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Abstract Introduzione – consiste in una breve presentazione dell’argomento trattato nella tesi, insieme ad una succinta spiegazione della terminologia adottata Breve sguardo sull’élite dell’esilio romeno in Italia del secolo scorso – capitolo in cui mi occupo della ricezione e dell’impatto che alcuni scrittori romeni hanno avuto in Italia, cercando di mettere in rilievo il loro contributo agli scambi interculturali tra i nostri paesi. Qualche nome significativo per illustrare il tipo di rapporti che hanno formato il tessuto dell’interculturalità prima del 1989 – capitolo centrale in cui prendo come esempi rappresentativi quei personaggi che si sono distinti nella loro attività scientifica o letteraria per la capacità di creare rapporti culturali che hanno trovato uno spazio privilegiato e che hanno resisto nel tempo. Gheorghe Caragaţă. Comnène N. P. (Nicolae Petrescu). Eugenio Coseriu. Ioan Petru Culianu. Mircea Elide. Ioan Guţia. Alexandru Niculescu. Mircea Popescu Conclusione – breve riassunto delle considerazioni personali contenute nella tesi e occasione di sottolineare le caratteristiche dell’emigrazione romena fino al 1989 messa al confronto con quella del dopo ’89. Documenti allegati: Documento 1: Non esistono più rifugi – un articolo di Octavian Paler – traduzione di un articolo che mi è sembrato significativo per la ricezione del fenomeno di emigrazione in Romania da parte di uno degli intellettuali di rilievo del mio paese. Documento 2: La presenza della letteratura romena in Italia 1989-2001 – di Bruno Mazzoni e Ioan Guţia – è un contributo che ho ritenuto necessario aggiungere per illustrare con una parte pratica l’apporto degli scrittori romeni e italiani nel tessere relazioni culturali a partire delle traduzioni di opere letterarie, ma non solo. Si tratta sempre del tema della presenza, in Italia, nel corso dei primi otto decenni del secolo scorso, della Romania tout court, intervento che consente di apprezzare non soltanto la ricezione e l’impatto degli scrittori romeni e delle loro opere letterarie sul terreno della cultura italiana, ma è anche occasione di cogliere e valutare l’insieme delle relazioni che ha marcato l’interesse reciproco tra i due paesi. Bibliografia 2
Introduzione Il presente lavoro si propone di affrontare i temi relativi a un certo tipo di immigrazione noto comunemente sotto il nome di diaspora - in quanto dispersione di un popolo che lascia la terra d'origine migrando in varie direzioni perché perseguitato e oppresso - benché, parlando della realtà dell’emigrazione romena, forse il termine più adatto sarebbe quello di esilio. L’identità di ogni cultura si è costruita solo mediante un confronto, spesso conflittuale. Partendo della premessa che nessuna cultura, per quanto si sia mostrata raffinata nelle sue espressioni o per quanto si sia estesa nei tempi e nei territori conquistati, può arrogarsi il diritto di una priorità cronologica o quello di una superiorità qualitativa. 1 , possiamo essere sicuri che ogni cultura è il risultato di scambi culturali, dunque di intercultura, di mediazioni con culture diverse. Tanto più trovo sia valida quest’ipotesi quando si tratta, come vuole un luogo comune, di due culture molto legate tra di loro tramite radici comuni, quali la lingua, la religione, oppure momenti della storia stessa italiana e romena (il termine stesso rinvia alla Romània). In verità, non ci sarebbe neanche bisogno di rincorrere al classico rapporto di parentela di cui alcuni vanno molto fieri. Basterebbe rifarci di nuovo al testo sopra menzionato e ricordare che il rapporto tra le identità non è, o almeno non dovrebbe essere, semplicemente la giustapposizione di identità radicalmente diverse, ciascuna delle quali intesa come realtà separata, indipendente; non è neanche un rapporto di omologazione, in cui tutti gli elementi distintivi sono attenuati o cancellati, ma un rapporto più sano, di interconnessione, in cui ciascuna identità viene prodotta dall’alterità, con cui si trova in un rapporto continuo e costante. Quindi non una forma di esclusione, ma di intreccio: 1 Cfr. Giangiorgio Pasqualotto, Incontro di sguardi, cap. Intercultura e globalizzazione, Padova, Unipress, 2002, p. 53. 3
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