L'uomo e il cielo stellato - Astrocultura UAI
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con miglior corso e con migliore stella<br />
esce congiunta, e la mondana cera<br />
più a suo modo tempera e suggella.”<br />
Paradiso, canto 1, vv.40-45<br />
Le terzine vogliono esprimere, con più sottigliezza, che <strong>il</strong> sole si trovava in<br />
congiunzione con la costellazione dell’Ariete e cioè era l’equinozio di primavera<br />
(concetto già espresso nell’Inferno). C’è in questi versi <strong>il</strong> gusto dell’indovinello<br />
prezioso “quattro cerchi giunge con tre croci” e c’è la determinazione astronomica.<br />
Dante vuole determinare l’ora in cui dalla cima del Paradiso terrestre sta per<br />
spiccare <strong>il</strong> volo verso <strong>il</strong> <strong>cielo</strong>.<br />
Il sole, girando intorno alla terra, giunge ai mortali da diversi punti, ma la<br />
posizione migliore è quella in cui sorge nel punto dove quattro cerchi (l’equatore,<br />
l’orizzonte, l’eclittica e <strong>il</strong> coluro equinoziale) vengono a formare, intersecandosi, tre<br />
croci. Per evitare che si possa confondere con l’equinozio autunnale, Dante specifica<br />
che <strong>il</strong> sole sorge con la “migliore stella” , ossia la costellazione dell’Ariete.<br />
La maggior parte dei commentatori antichi e moderni ritiene che i quattro<br />
cerchi e le tre croci siano allegoricamente le quattro virtù cardinale e le tre virtù<br />
teologali a significare che <strong>il</strong> sole spirituale, Dio, splende più vivo là dove si trovano<br />
congiunte le sette virtù teologali.<br />
Buti e Bertagni distinguono anche la versificazione astronomica dalla poesia<br />
del <strong>cielo</strong>. La prima, essi scrivono, è complicata perché espressione di esigenze<br />
pratiche che devono indicare le tappe del viaggio e quindi più scientificamente<br />
costruita; l’ altra è semplice e immediata perché propria della poesia.<br />
Un esempio della poesia del <strong>cielo</strong> è riscontrab<strong>il</strong>e in questa terzina del<br />
paradiso, celebratissima:<br />
“quale nei plen<strong>il</strong>unii sereni<br />
trivia ride fra le ninfe eterne<br />
che dipingon lo ciel per tutti seni.”<br />
Paradiso, canto XXXIII,vv.25-27