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Calogero Rasa - Cerda nuova compagnia

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orecchie, dalla pelle senza chiedere permesso, implacabili tutte le volte si impossessavano del suo senno e del cuore<br />

infondendole quel precario ma unico coraggio che la spingeva a fendere il giorno come l’aratro la terra. In uno stato di<br />

trance passò le successive tre ore svolgendo il proprio lavoro finché riapparvero quelle cifre familiari, inaspettatamente<br />

temporeggiò nel rispondere, non sapeva che dire, si sentiva come a quindici anni, trepidante ed insicura ma alla fine le<br />

esplose dalla gola la voce – Matteo…ciao Matteo, come stai?<br />

Matteo la conosceva abbastanza bene, dopotutto, e non tardò a soccorrerla – ciao bellezza, stasera esci con me? – Dio<br />

da quanto tempo non sentiva quel velluto di parole, da quanto qualcuno non riusciva a farle fare un sorriso con un<br />

semplice, banale invito – non perderei quest’appuntamento per nulla al mondo – Virginia sorprese se stessa<br />

nell’ascoltarsi tranquilla e l’unico pensiero che ebbe, terminata la conversazione con Matteo, fu di andare da Gaia, per<br />

lei la sola vera fonte di saggezza. Quando l’amica la vide intuì un turbamento diverso dall’inquietudine che<br />

l’attanagliava nell’ultimo periodo e non appena Virginia terminò di vomitarle le sue ultime dodici ore reagì stupita –<br />

non vedo che problema ci sia nel cenare con Matteo! – nel silenzio dell’attesa le orecchie di Gaia sentirono la frase che<br />

mai avrebbero creduto di ascoltare – lui non sa della mia omosessualità.<br />

La sera sparse un odore frizzante nell’aria che Virginia non sentiva da tempo, seduta ad un tavolo con l’unico uomo<br />

della sua vita aveva l’impressione di vivere in un film, “perché gli ho celato la verità?”, questa domanda la restava<br />

sospesa in testa come una melodia che non trova il proprio compositore; lui le accarezzava il viso con il suo sguardo<br />

vivace, quante volte lei era stata complice di quel sorriso furbo ma ora si sentiva ingannatrice e bugiarda, non poteva<br />

continuare a far finta di niente. Matteo sferrò il primo chiedendole che fine avesse fatto quel fidanzato così misterioso<br />

da non essersi mai presentato in cinque anni e gli bastò la piccola inclinazione della bocca di Virginia per capire di aver<br />

fatto la domanda sbagliata ma lei non gli diede il tempo di rimediare rispondendo – è uscito dalla mia vita perché<br />

riusciva a far venire fuori solo il peggio di me. Quel tono di voce era nuovo per lui, così fermo, deciso, da donna adulta<br />

– sai, Matteo, credo che dovresti conoscere almeno il nome anche se forse non ti piacerà: si chiama Maria. Il suono di<br />

quelle lettere gli arrivò come un proiettile alle orecchie e solo in quell’istante capì quanto aveva rischiato di perderla,<br />

mentre lui collezionava notti di piacere e frugali amori lei amava un’altra senza paure, senza condizioni, senza regole e<br />

sapeva bene quanto Virginia riuscisse a toccare le più intime corde dell’animo.<br />

Si guardarono per lunghi minuti silenziosi in un reciproco timore di ferirsi, finché riaffiorò l’antica complicità e l’adulta<br />

consapevolezza di non essersi mai persi, di non essersi, in fondo, mai traditi.

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