Calogero Rasa - Cerda nuova compagnia
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Calabretta Natale G.<br />
Piccolo Talmud<br />
Dio conta le lacrime della donna che sei:<br />
nell’incanto, l’amore turbato<br />
dall’inconsulto destino<br />
di compagna di uomo soldato<br />
dai fragili sogni calpestati e sparati<br />
dalle guance commosse di ricordi aggrediti<br />
e di mai osate speranze,<br />
come è d’uso tra la povera gente.<br />
Dio, ora, da di me e delle tue attese celate,<br />
della trincea di fango e di urina,<br />
del dolore fermato nel freddo,<br />
e nella gravità dei gesti miei, che non volli mai,<br />
mi sorprende, nella tregua reclinata del ritorno,<br />
grato al tuo pianto,<br />
intenerito e non belligerante<br />
come fiore deposto scosso e tremante<br />
al vento storpio di un inverno ormai sconfitto.<br />
Strategia<br />
Considero che presto insisterò per dirti parole.<br />
Ho un piano: comincerò con non guardarti.<br />
Nuova cecità si sommerebbe ad altre omissioni<br />
eppure, potrebbe non bastare.<br />
D’altra parte, so già che il discorso architettato non reggerà<br />
crollando senza rimedio alla tua immutata sorpresa.<br />
Ogni volta uguale.<br />
Allarmato cercherò di non allarmarti: minimizzando.<br />
Tradirò le intenzioni di una carezza,<br />
come quelle dedicate ai figli di parenti o conoscenti,<br />
e questa simulazione, rassicurandoti, mi assolverà ancora<br />
e sarà come precipitare,<br />
riuscendo, al più, ad incrinare quella storia d’amore<br />
che avrei voluto distruggere senza contemplarne il dolore.