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La foule dans la littérature italienne de la fin du xixème siècle.

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tel-00741783, version 1 - 15 Oct 2012<br />

1891, già solo per <strong>la</strong> scelta <strong>de</strong>l titolo, è un omaggio al maestro. Poi, quanto al<br />

metodo, è vero che il filtro <strong>de</strong>ll’antropologia criminale non può che mettere in risalto<br />

gli aspetti <strong>de</strong>vianti <strong>de</strong>l comportamento collettivo. Vi è quindi un pregiudizio forte,<br />

nei confronti <strong>de</strong>l<strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, causato dal carattere tutt’altro che neutro <strong>de</strong>l<strong>la</strong> disciplina che<br />

fornisce gli strumenti d’indagine.<br />

<strong>La</strong> presunta ten<strong>de</strong>nza al<strong>la</strong> <strong>de</strong>vianza <strong>de</strong>l<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> viene associata con <strong>la</strong> sua<br />

mancanza d’intelligenza. L’indivi<strong>du</strong>o, nel<strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, smarrisce <strong>la</strong> propria volontà<br />

indivi<strong>du</strong>ale, fon<strong>de</strong>ndo <strong>la</strong> propria intelligenza personale con quel<strong>la</strong> collettiva. Da<br />

persino tentata una spiegazione genetica <strong>de</strong>l<strong>la</strong> criminalità. Quanto alle altre teorie sul<strong>la</strong> criminalità<br />

riteniamo utile riportare, brevissimamente, almeno alcuni cenni sulle principali. Durkheim sostiene<br />

che alcune forme di <strong>de</strong>vianza <strong>de</strong>rivino dall’anomia, ovvero l’assenza di norme sociali. In questa<br />

circostanza l’indivi<strong>du</strong>o, disorientato, non riesce a distinguere le rivendicazioni legittime da quelle che<br />

vanno oltre <strong>la</strong> misura. Robert Merton riadatta <strong>la</strong> teoria di Durkheim, affermando però che <strong>la</strong> situazione<br />

di anomia <strong>de</strong>riva a sua volta dal contrasto fra <strong>la</strong> struttura culturale (che indica le mete da raggiungere)<br />

e quel<strong>la</strong> sociale (<strong>la</strong> distribuzione reale <strong>de</strong>lle opportunità). Il <strong>la</strong>voro legale e giustamente retribuito può<br />

essere consi<strong>de</strong>rato, per esempio, un dovere e un diritto per l’indivi<strong>du</strong>o. Ma l’immigrato senza<br />

permesso di soggiorno, di fatto, <strong>la</strong>vora in nero ed è sfruttato. Ne <strong>de</strong>riva una tensione (<strong>la</strong> teoria è <strong>de</strong>tta,<br />

appunto, «<strong>de</strong>l<strong>la</strong> tensione») fra il “dover essere” culturalmente accettato e <strong>de</strong>c<strong>la</strong>mato dalle istituzioni e<br />

“l’essere” <strong>de</strong>l<strong>la</strong> realtà. <strong>La</strong> teoria <strong>de</strong>l controllo sociale, di cui lo studioso americano Travis Hirschi è<br />

uno <strong>de</strong>gli esponenti più autorevoli, è più pessimistica. Essa ritiene che l’indivi<strong>du</strong>o non trasgredisca le<br />

norme perché frenato dal<strong>la</strong> sorveglianza, che agisce come <strong>de</strong>terrente in quanto fa corrispon<strong>de</strong>re<br />

conseguenze negative a comportamenti <strong>de</strong>vianti. <strong>La</strong> teoria <strong>de</strong>l<strong>la</strong> subcultura sostiene l’i<strong>de</strong>a che <strong>la</strong><br />

<strong>de</strong>vianza si apprenda nell’ambiente sociale in cui ci si forma (v. i <strong>la</strong>vori <strong>de</strong>gli studiosi americani <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> di Chicago, in partico<strong>la</strong>re Clifford Shaw e Henry McKay). Edwin H. Suther<strong>la</strong>nd ripren<strong>de</strong> tale<br />

teoria, affermando che il comportamento <strong>de</strong>viante non è né ereditario né appreso dall’attore sociale,<br />

bensì trasmesso attraverso <strong>la</strong> comunicazione con altre persone. Per <strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>ll’etichettamento (cfr.<br />

Edwin Lemert o Hower Becker) tutti gli indivi<strong>du</strong>i, più o meno vio<strong>la</strong>no qualche norma nel<strong>la</strong> loro vita.<br />

Solo quando l’indivi<strong>du</strong>o viene etichettato, bol<strong>la</strong>to come outsi<strong>de</strong>r, suscitando <strong>la</strong> reazione sociale,<br />

differisce veramente dall’indivi<strong>du</strong>o «normale». A questo punto si può distinguere fra <strong>de</strong>vianza<br />

primaria (vio<strong>la</strong>zione che ha agli occhi di chi <strong>la</strong> compie un’importanza marginale e viene presto<br />

dimenticate) e <strong>de</strong>vianza secondaria (quando <strong>la</strong> <strong>de</strong>vianza viene espressamente condannata dagli altri,<br />

tanto che l’outsi<strong>de</strong>r riorganizza <strong>la</strong> propria i<strong>de</strong>ntità e il proprio agire a partire dalle conseguenze<br />

<strong>de</strong>ll’azione <strong>de</strong>viante). In<strong>fin</strong>e, possiamo citare <strong>la</strong> teoria <strong>de</strong>l<strong>la</strong> scelta razionale, per <strong>la</strong> quale il criminale è<br />

una persona assolutamente «normale», che valuta i rischi <strong>de</strong>lle proprie azioni in re<strong>la</strong>zione ai possibili<br />

benefici.<br />

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