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ARCHITETTURA<br />

biente Valgesta”. Un’offerta virtualmente<br />

quasi infinita che è ancora in una fase sperimentale<br />

dalla quale dovremo trarre utili<br />

indicazioni per capire bene su quali settori<br />

insistere maggiormente.<br />

D. In base solo alle meccaniche del ‘mercato’,<br />

cioè al numero di iscrizioni ad ogni<br />

corso?<br />

R. No, sicuramente non solo in base al<br />

numero di iscritti, perché il nostro compito<br />

è qualitativo e non solo quantitativo.<br />

Non è detto che un corso di laurea sia giusto<br />

solo perché ha molti iscritti, questo<br />

semmai significa solo che l’offerta risponde<br />

ad una domanda molto vasta. Vi sono<br />

infatti anche dei profili formativi di nicchia<br />

particolarmente importanti perché<br />

mantengono e continuano la tradizione e<br />

sicuramente saranno fondamentali anche<br />

per gestire il cambiamento in atto.<br />

D. A proposito di cambiamenti cosa pensa<br />

della nuova riforma delle Università?<br />

R. Non sono assolutamente contrario. La<br />

realtà didattica è oggi molto diversa e bisogna<br />

imparare a gestire le risorse in modo<br />

nuovo, facendone un bilancio di entrate/uscite<br />

che almeno sia in pareggio. Dovremmo<br />

permettere che chi voglia avere<br />

ruoli dirigenziali nella futura formazione<br />

faccia dei corsi di gestione: questo è un<br />

grandissimo sforzo per le Facoltà e stiamo<br />

muovendoci in questa direzione.<br />

D. Perché dice che è un grande sforzo?<br />

R. Perché i nostri “automatismi” fanno sì<br />

che al docente interessi soprattutto la giustezza<br />

delle esigenze culturali e tecniche<br />

specifiche. Il formatore oggi definisce un<br />

14<br />

52/04<br />

profilo e ne valuta i crediti: purtroppo a<br />

quel punto non è finito il percorso, ma si<br />

è solo all’inizio perché bisogna valutare<br />

anche le risorse a disposizione, specialmente<br />

nel caso in cui le risorse monetarie<br />

vengano da enti esterni. Deve essere chiaro<br />

che il budget non rappresenta una cifra<br />

astratta ma un flusso che va controllato e<br />

gestito. Eppure sembrerà strano ma non<br />

sono le Facoltà ma il mondo esterno ad<br />

avere una scarsissima dimestichezza con le<br />

Università perché non riesce a comprendere<br />

i vantaggi di accostarsi a noi con spirito<br />

attivo, di sponsor, sollecitatore di<br />

azioni formative e di ricerca.<br />

D. Eppure oramai è acclarato, e ribadito<br />

pressoché ovunque, come il mondo della<br />

professione sia indispensabile alle Facoltà<br />

per completare il profilo didattico degli<br />

studenti.<br />

R. Sì, ma si tratta di una percezione vera<br />

ma parziale e, in quanto parziale, in qualche<br />

modo arretrata. Negli USA per rimanere<br />

iscritti all’associazione degli architetti<br />

americani, ogni anno o al massimo ogni<br />

due anni, ogni architetto deve dimostrare<br />

di avere accumulato dei crediti formativi<br />

presso strutture che abbiano la possibilità<br />

di erogarli.<br />

D. Sembrerebbe un percorso inverso al<br />

nostro che propone un “ciclo” senza<br />

dubbio più intrigante e duraturo, nel<br />

quale il rapporto fra imparare e fare non<br />

si interrompe mai.<br />

R. È l’idea di un aggiornamento permanente.<br />

Noi ci stiamo affannando per portare<br />

un contributo dal mondo della pro-<br />

I N T E R V I S T A<br />

• Antonio Carbonati, La galleria<br />

Colonna in costruzione da piazza San<br />

Carlo, Roma, 1917<br />

Nella pagina a fianco:<br />

•Saturno Tosti, Paesaggio romano (Tre<br />

Fontane), zona ove sorgeràò<br />

l'esposizione mondiale del '41, 1937<br />

duzione a quello delle Università, ma in<br />

realtà dobbiamo comprendere come questo<br />

sforzo rappresenti solo metà del percorso.<br />

Insieme alla Regione Lazio ci stiamo<br />

attrezzando per offrire una serie di<br />

protocolli d’intesa che offrano agli architetti<br />

americani, nelle nostre Facoltà, questi<br />

corsi di aggiornamento.<br />

D. Tuttavia vi sono enormi differenze fra<br />

la realtà nordamericana e la nostra: laddove<br />

negli Stati Uniti vi è richiesta di<br />

nuove tecnologie, sorrette da un’industria<br />

in continua ricerca e da un mondo<br />

dell’edilizia che utilizza materiali “nuovi”,<br />

in Italia le nuove tecnologie si applicano<br />

solo alle grandi opere (e non sempre),<br />

mentre vi è una tradizione diffusa<br />

di grande qualità spaziale ed una sempre<br />

crescente richiesta di analoghe qualità<br />

per le nuove abitazione come per quelle<br />

già esistenti.<br />

R. Infatti è proprio questo quello che a<br />

noi viene richiesto in questi “supplementi<br />

di formazione” rivolti ad architetti<br />

americani con un elevato livello di esperienza<br />

professionale. Si parla ad esempio<br />

di tutto quello che è l’utilizzazione<br />

moderna dei materiali lapidei, del connubio<br />

fra tecnologia del metallo e della<br />

pietra, cose che sappiamo fare benissimo<br />

in Italia, basti pensare a Carrara o alle<br />

industrie di Tivoli.<br />

D. Non teme che riformarsi su modelli<br />

formativi americani porti alla fine a svilire<br />

i nostri valori più importanti guardando<br />

solo ai profitti economici più immediati?

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