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LLL III B R I<br />

Il libro entra di fatto nella<br />

discussione sulla ricerca di<br />

metodi e fattori che<br />

garantiscono la qualità,<br />

raccogliendo contributi<br />

scientifici e tecnici dei due ultimi<br />

convegni nazionali AUDIS, il<br />

primo organizzato a Napoli il<br />

22 e 23 marzo del 2002, dal<br />

titolo “La qualità urbana e<br />

architettonica nel recupero delle<br />

aree dismesse”; il secondo<br />

organizzato a Firenze il 28<br />

febbraio 2003, dal titolo “Chi<br />

salva l’area è a metà<br />

dell’opera. Aree dismesse: le<br />

ricadute socio-economiche del<br />

recupero”.<br />

A due anni dalla pubblicazione<br />

del primo volume, che raccoglie<br />

gli atti dei convegni AUDIS<br />

1999/2000, questo secondo<br />

volume, oltre a fornire i risultati<br />

sviluppatisi negli ultimi incontri<br />

che hanno visto la<br />

partecipazione di studiosi,<br />

specialisti che operano in<br />

diversi ambiti amministrativi,<br />

scientifici, professionali e<br />

imprenditoriali sul tema delle<br />

aree dismesse, restituisce un<br />

quadro generale sugli effetti che<br />

gli interventi di riqualificazione<br />

hanno sulla città e sulla loro<br />

incisività sulla qualità della vita<br />

urbana.<br />

Organizzato in tre sezioni, in<br />

ragione degli obiettivi prioritari<br />

perseguiti da AUDIS (soluzioni<br />

di intervento innovative,<br />

osservatorio nazionale sulle<br />

aree dismesse), il testo percorre<br />

la complessità delle azioni di<br />

recupero di aree dismesse sotto<br />

i diversi profili che le<br />

caratterizzano: le motivazioni di<br />

sviluppo socio-economico, gli<br />

aspetti funzionali, spaziali,<br />

urbanistici, le relazioni con<br />

l’ambiente, le dimensioni<br />

economiche, normativoprocedurale-strumentale<br />

e le<br />

implicazioni sociali degli<br />

interventi, mettendone in luce gli<br />

aspetti fondamentali e le<br />

questioni da risolvere.<br />

La prima parte, Quale successo<br />

per le aree dismesse? Riflessioni<br />

46<br />

46/03<br />

a confronto, è dedicata ad una<br />

serie di considerazioni<br />

trasversali sull’efficacia di alcuni<br />

strumenti (società miste, STU,<br />

Agenzie), sulla ricerca di<br />

investitori no profit, come la<br />

Banca europea di investimenti,<br />

sulla storia dello sviluppo<br />

urbano degli ultimi anni, sulla<br />

partecipazione, sulle esperienze<br />

di recupero “dal basso” e sulla<br />

responsabilità sociale degli<br />

interventi.<br />

La seconda parte, “Proposte di<br />

metodo per conoscere e<br />

trasformare le aree dismesse” è<br />

incentrata su alcune esperienze<br />

di metodo al fine di fornire un<br />

quadro conoscitivo unitario<br />

delle diverse tendenze in atto<br />

riguardo la trasformazione delle<br />

aree dismesse.<br />

Infine la terza parte, Esperienze<br />

di recupero delle aree dismesse<br />

tra sviluppo economico,<br />

riqualificazione urbana e<br />

bisogni sociali, riguarda alcuni<br />

casi di studio, analizzati<br />

secondo le specificità<br />

dell’intervento in relazione ai<br />

relativi contesti urbani e<br />

territoriali. I casi descritti<br />

riguardano le città di: Bergamo,<br />

Berlino, Firenze, Milano,<br />

Modena, Napoli, Roma,<br />

Rovereto, Sesto San Giovanni,<br />

Venezia.<br />

Il volume si chiude con una<br />

bibliografia ragionata, a cura<br />

di Dennis Wellington, sui temi<br />

connessi al recupero e alla<br />

riqualificazione delle aree<br />

dismesse, articolata in sezioni<br />

diverse, a partire dalla seconda<br />

metà degli anni Ottanta ad<br />

oggi.<br />

Il libro rappresenta un utile<br />

riferimento per lo sviluppo e<br />

rilancio delle città e delle forze<br />

economiche e sociali che in essa<br />

operano, offrendo riflessioni<br />

importanti, necessariamente<br />

aperte, che suggeriscono nuove<br />

ipotesi di ricerca e di intervento<br />

sulla realtà urbana e territoriale<br />

delle aree dismesse.<br />

Antonella Valitutti<br />

Metamorph:<br />

Architetture 1965/2003<br />

<strong>Edizioni</strong> Kappa, Roma 2003<br />

pp. 400 - illustrazioni b/n<br />

e colore - italiano/inglese<br />

“Caos e metamorfosi sono temi<br />

costanti delle strategie del<br />

pensiero contemporaneo.<br />

Possiamo registrarli sin dagli<br />

anni Sessanta<br />

nell’atteggiamento di filosofi,<br />

architetti, studiosi che,<br />

parallelamente ai mutamenti<br />

della città, hanno svolto analisi<br />

ed elaborato proposte inclusive<br />

delle categorie della<br />

trasformazione nella<br />

conoscenza del mondo<br />

attuale”.<br />

Così Gabriele De Giorgi<br />

introduce il tema fondante la<br />

ricerca del gruppo Metamorph,<br />

sviluppata insieme con<br />

Alessandra Muntoni e Marcello<br />

Pazzaglini fin dagli anni<br />

dell’Università. Non sono<br />

ancora laureati quando, nel<br />

1965, Marcatrè pubblica il<br />

loro saggio-progetto “Un<br />

pattern metamorfico per la<br />

città”, redatto con Paolo<br />

Angeletti, Maria Letizia<br />

Conforto e Gaia Remiddi, che<br />

all’epoca facevano parte del<br />

gruppo. In quel lavoro e nelle<br />

tesi di laurea<br />

(emblematicamente seguite da<br />

Bruno Zevi e Paolo Portoghesi<br />

in veste di relatore e<br />

correlatore) sono già presenti<br />

tutte le componenti del loro<br />

repertorio d’indagine che<br />

relaziona inscindibilmente la<br />

speculazione teorica con la<br />

pratica politica, l’operatività<br />

didattica con quella<br />

progettuale. Il loro indirizzo di<br />

ricerca si orienta da subito<br />

verso lo strutturalismo<br />

linguistico applicato allo<br />

spazio architettonico,<br />

coniugando morfologie<br />

organiche e ascendenze<br />

costruttiviste, passionalità<br />

espressionista e rigore neoplastico,<br />

fluidità barocca e<br />

valenze futuriste. Anche se le<br />

tematiche erano comuni ad<br />

altri gruppi delle neoavanguardie<br />

operanti in Italia,<br />

originale è la metodologia<br />

seguita, che esalta la<br />

prospettiva critica e la tensione<br />

utopica, sia attraverso gli<br />

scritti, sia attraverso i progetti.<br />

È sufficiente un rapido sguardo<br />

agli indici di Metamorfosi,<br />

Quaderni di architettura,<br />

rivista da loro fondata nel<br />

1985, per averne piena<br />

conferma. La pubblicazione,<br />

curata come questa<br />

monografia dagli stessi<br />

esponenti del gruppo,<br />

documenta una pluralità di<br />

esperienze teorico-progettuali<br />

di forte spessore sperimentale,<br />

che dopo quarant’anni<br />

risultano in perfetta sintonia<br />

con il dibattito contemporaneo.<br />

Una ricerca tendente, già nella<br />

prima fase, ad interpretare il<br />

metamorfismo in termini<br />

sistemici (Città come sistema di<br />

servizi, 1977), facendo<br />

interagire la psicologia della<br />

forma con la linguistica e,<br />

contemporaneamente,<br />

mostrando come, a livello<br />

strutturale, i diversi specifici<br />

campi si integrino. La fusione<br />

dei due indirizzi crea la<br />

complessità metamorfica, i<br />

“pattern di relazione”, i ritmi<br />

spazio-temporali. Metamorfosi<br />

concepita, dunque, come<br />

valore percettivo e psicologico<br />

dello spazio, come<br />

interrelazione tra macrocosmo<br />

e microcosmo, come<br />

interscambio tra ruoli e

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