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P A E S A G G I O<br />
a cura di Lucio Carbonara e Barbara Pizzo<br />
In queste pagine diamo spazio a un<br />
progetto che si dimostra singolare<br />
quanto interessante, e sollecita considerazioni<br />
di ordine diverso: dall’approccio<br />
e dal metodo di lavoro adottato,<br />
alle forme di finanziamento.<br />
Si tratta del progetto di restauro delle mura<br />
del giardino di Ninfa, al quale si riconosce<br />
valore paesaggistico.<br />
Il ricorso ormai frequente alla nozione di<br />
“progetto di paesaggio” ne esige una definizione<br />
puntuale. Intendere qualsiasi progetto<br />
(dal giardino alla grande infrastruttura)<br />
come “progetto di paesaggio” significa<br />
accettare il principio secondo il quale<br />
“tutto è paesaggio”: di qui a sostenere che<br />
il paesaggio non esiste poiché non esiste<br />
una sua specificità, il passo è breve. Chi<br />
invece voglia superare una tale genericità<br />
e la conseguente perdita di identità dovrà<br />
accettare definizioni di paesaggio diverse<br />
per le diverse scale e per i diversi strumenti<br />
di intervento (politiche, piani, proget-<br />
24<br />
52/04<br />
Dal muro,<br />
al paesaggio<br />
Analisi del progetto di restauro delle mura del<br />
giardino di Ninfa, al quale si riconosce valore<br />
paesaggistico per il loro ruolo all’interno del contesto<br />
territoriale. Il paesaggio per capire il muro e,<br />
reciprocamente, il muro come interpretazione<br />
(“progetto”) di paesaggio.<br />
ti). Se ad ogni scala e ad ogni forma di intervento<br />
corrisponde un concetto di paesaggio,<br />
si potrà individuare un concetto<br />
unificatore sovraordinato nella stratificazione<br />
delle azioni e dei progetti, correlati a<br />
necessità e interessi diversi, portati avanti,<br />
secondo logiche più o meno convergenti a<br />
seconda delle epoche, dalla natura e dall’uomo.<br />
In questo senso, il paesaggio non<br />
può essere progettato, ma richiede di essere<br />
letto, compreso, interpretato.<br />
Il progetto presentato prevede il restauro<br />
di una cinta muraria alla quale nel tempo,<br />
specialmente per la sua appartenenza ad<br />
un sistema (quello composto dalle fortificazioni<br />
e dal giardino di Ninfa), è stato attribuito<br />
valore paesaggistico. L’approccio<br />
adottato per affrontare il tema e individuare<br />
problemi e soluzioni è quello paesistico,<br />
evidente laddove l’elemento mura<br />
viene valutato nelle sue relazioni sistemiche;<br />
esso è stato poi affiancato da una pro-<br />
Barbara Pizzo<br />
spettiva storica e da metodi di analisi e intervento<br />
propri del restauro.<br />
La scelta di restaurare le mura e riportarle a<br />
una immagine consolidata e condivisa, allo<br />
stato di fatto risalente ad una determinata<br />
epoca, è senza dubbio una scelta “progettuale”,<br />
gli strumenti e i metodi (analitici e<br />
operativi) sono quelli propri del restauro<br />
architettonico e in particolare del restauro<br />
paesaggistico (attenzione specifica viene<br />
dedicata al ruolo della vegetazione rispetto<br />
alla struttura muraria, nella sua immagine<br />
consolidata): la ragione che porta a parlare<br />
di valore paesaggistico dipende allora dal<br />
ruolo delle mura all’interno del contesto<br />
territoriale, nonché dall’approccio utilizzato<br />
(tipi e scala delle analisi, modi di intervento),<br />
infine dal ruolo che il progetto di<br />
un singolo elemento assume come interpretazione<br />
del contesto a cui appartiene.<br />
Il paesaggio per capire il muro, e reciprocamente,<br />
il muro come interpretazione (e,<br />
in questo senso, “progetto”) di paesaggio.