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ta che ci è stata trasmessa sull’impiego<br />
del tempo a sua disposizione<br />
concerne il regime alimentare di<br />
due pasti al giorno> 5 e chiarisce<br />
che si trattava di un vero pasto, con<br />
tanto di apparecchiatura e triclini,<br />
mentre i Romani – che pur mangiavano<br />
ben tre volte al giorno – facevano<br />
un solo pranzo, a partire dalle<br />
due o dalle tre del pomeriggio, e<br />
per il resto si accontentavano di<br />
spuntini e colazioni, anche in piedi.<br />
Scriveva Diodoro nel I secolo<br />
a.C.: 6.<br />
Salvatore Pezzella – paleografo<br />
e paleobotanico, appassionato<br />
studioso ed esperto di<br />
gastronomia storica – scriveva nel<br />
1985 che per capire come si nutrivano<br />
gli <strong>Etruschi</strong> bisogna rifarsi al v<strong>it</strong>-<br />
6<br />
to dei Romani, poiché l’agricoltura<br />
romana non è altro che una applicazione<br />
dell’insegnamento etrusco.<br />
Suggeriva inoltre di considerare le p<strong>it</strong>ture<br />
murali delle tombe collocate nelle<br />
zone di Chiusi, Cerveteri, Tarquinia<br />
ed Orvieto. A quest’ultima appartiene<br />
la fondamentale Tomba di<br />
Settecamini, presso Porano, scoperta<br />
nel 1863 da Domenico Golini, da<br />
cui prese il nome. Costru<strong>it</strong>a nel IV secolo<br />
per la famiglia Leine, nel tramezzo<br />
che separa in due parti la camera<br />
quadrangolare si trovano raffigurate<br />
sia la dispensa delle carni e<br />
della selvaggina – un bue, una lepre,<br />
un cerbiatto, due anatre e un ghiro 7<br />
5 Heurgon, 1992, p. 256.<br />
6 Diodoro, V, 40 c<strong>it</strong>ato in Heurgon, 1992,<br />
p. 257.<br />
7 Le p<strong>it</strong>ture, staccate nel 1950 e restaurate<br />
nel laboratorio del Museo Archeologico Nazionale<br />
di Firenze, dal 1982 sono esposte al<br />
Museo Archeologico Nazionale nel Palazzo<br />
Papale d’Orvieto. Cfr. Cenciaioli, 2002, p. 23.<br />
Cfr. anche: Pezzella, 1989, pp. 100-101 e<br />
Heurgon, 1992, pp. 258-263.