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Argentovivo - febbraio 2009 - Spi-Cgil Emilia-Romagna

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<strong>Argentovivo</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2009</strong><br />

28<br />

“Tutti mi consideravano<br />

una straniera nel mio paese”<br />

Anna Guerzoni<br />

Nata a Caracas (Venezuela) nel 1960,<br />

da padre italiano (originario di Medolla,<br />

in provincia di Modena, nel 1925) e<br />

madre venezuelana. Lei racconta la<br />

storia di emigrazione di questo padre<br />

e i motivi per cui lei stessa, a un certo<br />

punto della sua vita, ha deciso di venire<br />

in Italia, lasciando la sua famiglia<br />

d’origine.<br />

Mio papà è emigrato dopo la guerra. Lui è<br />

nato a Medolla in via Statale, ma all’età di<br />

2 anni la sua famiglia si è trasferita a Villa<br />

Gardè di S.Felice sul Panaro in una casa<br />

del 1520, bellissima, che si chiamava “La<br />

Torretta”.<br />

Dopo la guerra c’era molta povertà e molta<br />

fame, perché erano una famiglia numerosa,<br />

così i suoi cugini sono emigrati una parte<br />

in Australia e una parte in Argentina.<br />

Mio padre ha preso una nave ed è andato<br />

in Argentina a trovare i suoi cugini e per<br />

quattro anni ha lavorato nella raccolta<br />

delle patate e dei pomodori. Infatti non<br />

mangiava mai né patate né pomodori<br />

perché diceva che per quattro anni aveva<br />

mangiato solo quello.<br />

Negli anni ’50 aveva sentito da suoi amici<br />

Italiani, i quali facevano parte di una<br />

colonia che già c’era in Argentina, che in<br />

Venezuela c’era l’oro e il petrolio. Così lui<br />

con uno dei suoi amici ha cominciato a far<br />

la salita dell’Argentina, ha attraversato<br />

I temi della memoria<br />

diversi paesi fino a che è arrivato in Venezuela.<br />

In Venezuela però l’oro e il petrolio<br />

non è che lo ha trovato, anzi ha patito<br />

veramente la fame. Mangiava pane con<br />

banane, perché questo gli riempiva molto<br />

lo stomaco. Quando aveva finito i soldi<br />

per pagare la camera che aveva preso per<br />

dormire, e quando si era mangiato l’ultima<br />

banana e l’ultimo baulino di pane,<br />

il giorno dopo per fortuna ha trovato un<br />

lavoro come giardiniere in un grande palazzo<br />

e lì lavorava mia madre che faceva<br />

le pulizie.<br />

In un anno e mezzo si sono conosciuti meglio,<br />

si sono sposati e sono diventati i custodi<br />

di questo palazzo per sei anni.<br />

(…)<br />

Mio padre mi diceva sempre che loro erano<br />

considerati come quelli che toglievano il<br />

lavoro ai venezuelani e venivano chiamati<br />

“i monsiu” e lui di questo ha sofferto moltissimo.<br />

Mi ricordo che quando la polizia ci fermava<br />

per fare dei controlli, poiché era uno<br />

straniero, gli chiedevano la “tangente” e<br />

se lui non pagava potevano inventare delle<br />

infrazioni che lo portavano, al limite, anche<br />

in carcere. Ad un suo amico che non<br />

ha voluto pagare, lo hanno messo in prigione<br />

per due giorni perché hanno inventato<br />

una falsa infrazione.<br />

Quando io ho detto a mio padre che volevo<br />

venire in Italia gli è venuto quasi un infarto<br />

e mi ha detto: “Che cosa vai a fare<br />

l’immigrata in Italia? Ho già vissuto io sulla<br />

mia pelle questa condizione, allora non<br />

hai imparato nulla da me, della mia esperienza<br />

di emigrante”.<br />

(…)<br />

Io sono venuta in Italia il 4 <strong>febbraio</strong> 1994.<br />

Era un anno molto critico in Venezuela: sei<br />

mesi dopo che sono partita, 12 banche sono<br />

fallite, compresa la banca Italo-Venezuelana,<br />

dove noi avevamo i nostri risparmi.<br />

Nel settembre del 1982 il Venezuela ha iniziato<br />

una crisi di depressione, c’è stata una<br />

svalutazione della moneta e ci sono stati<br />

molti problemi economici. Nel 1994 i banchieri<br />

sono scappati a Miami con i soldi dei<br />

venezuelani e il governo non aveva coperto<br />

i risparmi delle persone, neanche la banca<br />

Italo-Venezuelana aveva i soldi garantiti,<br />

perciò tante persone hanno perso tutti i<br />

loro risparmi.<br />

Io mi trovavo sola in Venezuela, ero stata<br />

sposata, ma avevo divorziato da alcuni<br />

anni. Lavoravo in un’azienda, ma<br />

non vedevo un futuro positivo e tutti mi<br />

consideravano una straniera nel mio<br />

paese ed io stessa mi sentivo tale. Lo<br />

stipendio non era molto alto, la copertura<br />

sanitaria non esisteva, bisognava<br />

farsi un’assicurazione privata molto<br />

costosa, la mia solitudine mi portava<br />

a lavorare tanto, dalle 6,30 del mattino<br />

alle 10 di sera e non avevo una vita sociale.<br />

Inoltre la mia capo-ufficio, di soli<br />

42 anni, in quel periodo morì d’infarto,<br />

perché anche lei come me lavorava<br />

tantissimo. Io mi sono spaventata ed ho<br />

pensato che anche a me poteva capitare<br />

la stessa cosa.<br />

Nel mio Paese non mi sentivo sicura, c’era<br />

molta delinquenza, non ti potevi fidare<br />

della polizia e soltanto nella capitale nel<br />

fine settimana c’erano un’ottantina di<br />

morti, in conclusione mancava ordine nel<br />

mio Paese.<br />

Così per tutti questi motivi, quando una<br />

signora italiana mi ha proposto di venire<br />

in Italia, ho acquistato un biglietto aereo<br />

aperto con validità un anno ed il 4 <strong>febbraio</strong><br />

1994 sono partita.

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