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La vita psichica come vita giuridica - Associazione Psicoanalitica ...

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18<br />

Maria Delia Contri, Una cena molto elaborata<br />

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––<br />

In fondo, questo mio addormentarmi – a parte la stanchezza cui si<br />

aggiunge il vino bevuto in cucina – è una specie di sfregio per gli in<strong>vita</strong>ti.<br />

Questo è lo schema ripetitivo delle cene che si sente in dovere<br />

di dare con una certa frequenza, perché il marito lo desidera e gli<br />

amici se lo aspettano, senza altro scopo che l’esibizione di una<br />

perfezione astratta, senza che prenda corpo per lei –<br />

concretamente – il godimento di nessuno: né il proprio né quello<br />

di altri. Si tratta dunque dell’esibizione di un’astratta capacità di<br />

lavorare, la dimostrazione di saper fare le cose <strong>come</strong> si deve. È<br />

una specie di far finta di lavorare, molto più faticoso che lavorare<br />

davvero, perché poi bisogna anche lavorare. Quindi c’è<br />

sdoppiamento, 3 con un resto – il giorno dopo – di angoscia, di<br />

senso di non esistenza e di vuoto. Lei stessa si ricorda che anche<br />

in casa sua, da ragazza, c’era una domestica che, finito di servire<br />

in tavola, si metteva in cucina, beveva e si addormentava.<br />

È interessante che questa paziente – signora di nascita<br />

(nonostante il fatto che questo atteggiamento abbia finito per<br />

abbassare anche il suo livello economico) – di fatto si riduca a un<br />

lavoro da serva, senza godimento alcuno; mentre Babette – che è<br />

una persona di servizio – si muove in questo rapporto <strong>come</strong> una<br />

signora. E del resto, questa persona da ragazza aveva<br />

effettivamente avuto qualche episodio di tipo anoressico, pur<br />

senza esserci caduta in modo tale da rendere stabile questo<br />

sintomo. 4<br />

3 Infatti, conversando con l’amico che le imbandisce dei racconti da lei<br />

stessa ritenuti interessanti, si sente costretta a esibire la propria attenzione<br />

anziché ascoltare con interesse e con godimento, compiendo un sopralavoro<br />

faticoso ed estenuante di aggettivi: «Interessante! Sublime! Stupendo!»<br />

4 Confrontando a questo proposito la qualità e l’arte del pranzo preparato<br />

da Babette con la qualità dei pranzi preparati da questa signora, GIACOMO B.<br />

CONTRI domanda se la sua patologia arriva a incidere, malgrado l’apparenza,<br />

sulla qualità del pranzo stesso, proprio perché ciò che conta, infine, sono i<br />

risultati. MARIA DELIA CONTRI osserva allora che essa, nella descrizione delle<br />

cene da lei organizzate, non usa mai dire: «Quella sera ho fatto una cosa che è<br />

piaciuta moltissimo»; al contrario essa dice piuttosto: «Sono molto ammirata<br />

per queste cene così splendide e perfette». Lo splendore e la perfezione sono<br />

propri dell’anoressico, che si veste molto bene, però poi che cosa si mangi<br />

effettivamente...<br />

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