La vita psichica come vita giuridica - Associazione Psicoanalitica ...

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Giacomo B. Contri, Giulietta e Romeo
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Dire che i santi non si muovono vuole dire che il Paradiso è
popolato di imbecilli. Giulietta e Romeo parlano il linguaggio
dell’autismo: i santi non hanno moto e legge di moto.
Quindi Romeo bacia Giulietta e introduce il riferimento al
peccato:
«Ecco le tue labbra hanno purgato le mie del loro peccato».
e Giulietta:
«Allora il peccato che esse hanno tolto alle vostre è rimasto sulle mie».
frase che indica esattamente quello che succede: che essi, fino
alla fine, non capiscono che cosa succede. Infatti Romeo, in
questo va e vieni, recita:
«Il peccato dalle mie labbra? O colpa dolcemente rimproverata! Rendimi
dunque il mio peccato!»
Sembra un dialogo, ma non lo è affatto, così come non è
affatto un galante pretesto per essere nuovamente baciato. La
sola cosa che circola è il peccato e è un peccato stupido perché
essi non sanno neppure in che cosa consiste. Che il peccato sia
l’innamoramento ossia come è cominciata la storia, è il pensiero
di cui sono incapaci.
Altro tratto patologico è rappresentato dal rinnegamento, che
– fin dall’inizio – Romeo denuncia attraverso la sua melanconia,
con giuste definizioni del tipo:
«Questa tristezza, melanconia, consiste nell’essere di troppo io stesso
alla mia mesta persona»
E Shakespeare intelligentemente fa aggiungere:
«(non dirò quanto veritiero)».
Più avanti Romeo riconosce che, dopo tutto, l’innamoramento
è molto vicino all’odio, ma attribuisce tutto ciò all’amore, che
definisce con una serie di opposizioni:
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