Sagra delle Castagne - Pro loco di San Giovanni Ilarione
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africana come la tua <strong>di</strong>ocesi, ama la vita dei giovani<br />
americani come ami la tua, mi ha creato dentro <strong>di</strong> me<br />
una <strong>di</strong>mensione universale concreta; io sentivo che ogni<br />
vescovo era mio fratello, è stato in questa occasione che<br />
un vescovo americano <strong>di</strong> una regione <strong>di</strong> Chicago mi ha<br />
fatto un depliant in inglese riguardante la missione, che<br />
ho ancora in Brasile, mi ha dato un orologio da polso,<br />
perché lui aveva lo stesso mio stemma, “ubi caritas<br />
deus”, eravamo quattro vescovi con lo stesso stemma.<br />
Ecco l’ecumenismo: come amare le altre religioni, altri<br />
movimenti, bud<strong>di</strong>sti, mussulmani, come fratelli tuoi.<br />
Mario: Ad esempio, tu quando sei andato missionario<br />
sei andato là con lo spirito <strong>di</strong> convertirli o <strong>di</strong> vivere con loro?<br />
Angelo: Vivere con loro. Mai avuto l’idea <strong>di</strong><br />
imporre qualcosa, anche perché non avevo la struttura<br />
io; io sono nato qui conta<strong>di</strong>no ed ho conservato la mia<br />
realtà antropologica, sociologica conta<strong>di</strong>na, ho sempre<br />
avuto una comprensione, tanto che il nunzio apostolico<br />
Baggio vicentino quando sono andato al concilio mi<br />
ha mandato una lettera: - Don Angelo ricordati che sei<br />
vescovo, comportati da vescovo, non solo da missionario,<br />
la tua <strong>di</strong>gnità, il vestire - perché aveva capito che io ero<br />
un poco sinistroide e aveva questa paura.<br />
Il concilio mi ha aiutato a vivere l’ottimismo, come<br />
la Madonna che <strong>di</strong>ce “L’onnipotente fa in me cose<br />
belle”, io ho imparato ad essere ottimista, lo ero già<br />
per natura, non sei tu che fai, Dio ti ha dato questa<br />
funzione, questa attività <strong>di</strong> vescovo per amare non per<br />
comandare, è <strong>di</strong>fficile, devi prendere decisioni; ogni<br />
vescovo che parlava, dalla Corea all’Australia, sentivi<br />
sempre una speranza, una gioia nel cuore, sentivi che<br />
la Trinità non è solo Dio padre, Dio figlio e Spirito<br />
<strong>San</strong>to, la Trinità era presente, da questo ottimismo è<br />
nata anche l’unità, quello che era importante fra tante<br />
77ª SAGRA <strong>delle</strong> CASTAGNE<br />
11-15 ottobre 2012<br />
nazioni. C’era un vescovo <strong>delle</strong> isole Salomone, anche<br />
lui là sperduto senza comunicazioni, senza telefono, la<br />
gioia <strong>di</strong> Dio che mi ama. Ottimismo e unità. Da questa<br />
amicizia riconosceranno che siete miei <strong>di</strong>scepoli, non<br />
per le opere che fate, ma per quello che vivete e che<br />
amate.<br />
Mario: Ce l’hai ancora questo ottimismo?<br />
Angelo: Sì, sempre, sempre. Forse l’ho ricevuto dalla<br />
mia mamma, che quando sono andato in missione, mi<br />
ha detto: - Se Dio ti chiama, tu vai con gioia -; anche<br />
<strong>Giovanni</strong> XXIII: - Se Dio ti chiama, ti ha fatto vescovo<br />
che non avevi mai pensato, vuol <strong>di</strong>re che Dio ti ama<br />
-. Con questo ottimismo, ho capito che bisognava<br />
scoprire nelle persone il positivo <strong>di</strong> Dio, non il negativo<br />
in ogni persona umana; io dal Concilio sono tornato<br />
a casa con questo. Tant’è vero che dopo, prima che<br />
terminasse il concilio, durante una vacanza sono andato<br />
in Svizzera che non sapevo una parola <strong>di</strong> tedesco ma<br />
avevo conosciuto un padre e allora sono andato là in<br />
Svizzera da solo; mi ricordo, sono arrivato a Zurigo e in<br />
treno sono andato da Mons. Rossi, nella sua parrocchia<br />
nella zona tedesca; il concilio ti ha trasmesso una serie<br />
<strong>di</strong> attività, <strong>di</strong> realtà umane meravigliose.<br />
Mario: Il tuo ottimismo si è scontrato con la realtà dove<br />
poi sei andato a fare il missionario?<br />
Angelo: Sì, si è scontrato e non si è scontrato perché<br />
io sono andato a Belen il 24 <strong>di</strong>cembre 1965 e la prima<br />
cosa bella che ho visto che ha lasciato là un gesuita,<br />
fratello Rolando, è che doveva terminare una casa <strong>di</strong><br />
gesuiti che ancora c’è oggi dove vivo: era coperta, non<br />
ha lasciato là sol<strong>di</strong>, ho trovato un grande commerciante<br />
<strong>di</strong> Belen il quale ha dato tutto il materiale per costruire<br />
la casa, io quando sono ritornato ho portato in Brasile<br />
(mi ricordo ancora perché me li ha dati il generale padre<br />
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