Il Trottatore Giugno 2010 - Associazione Nazionale Allevatori del ...

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se vuoi possiamo anche definirla gergo, della realtà delle corse nonché dei meccanismi delle scommesse. Penso che la corsa non sia emotivamente vivibile senza l’indispensabile componente della scommessa. Con altrettanta franchezza direi che sono gli stessi operatori dell’ippica a non volere – certamente essendone inconsapevoli – che le corse diventino uno sport popolare se non si decidono a mutare gli orari. Il primo approccio con le corse non lo vedi in un giorno feriale, quando c’è poca gente ed un’aria del tutto particolare. L’ippodromo è fatto per un grande pubblico che si muove, partecipa, tifa, si accende e possibilmente passi alla cassa. Ma per avere questo pubblico, se non si tratta dei week-end, l’orario delle 14,30 mal si concilia con l’affluenza del pubblico che noi desidereremo e coincide soltanto con gli interessi di ristrette categorie. Sono del parere che studiando altre fasce orarie si possa contare su un pubblico nuovo e più numeroso. E’ ovvio che ciò comporta indagini, ripetute prove e riprove, nell’arco di alcuni mesi. Le società di corse fanno davvero il possibile per attirare la gente? Dovrebbe essere un impegno per tutte le società rendere l’ospitalità di buon livello e i servizi davvero efficienti, ma che dire? Alcune lo fanno, altri lo fanno meno. Il livello generale, comunque, va elevato. E’ quanto si augurano i frequentatori dei campi di corsa. Vi sono società che spiccano per intraprendenza e fantasia. E’ il caso della Cesenate che addirittura sta realizzando un interland ricreativo e sportivo che suscita ammirazione in Italia e all’estero. Vorrei citare la buona accoglienza che Pisa riserva ai suoi ospiti e, con l’efficienza, l’eleganza dell’impianto varesino; in genere sono gli ippodromi provinciali i più caldi e i più rispettosi del pubblico, mentre quelli metropolitani, i cui problemi sono sicuramente più complessi dal punto di vista del campione di società che li frequenta, della loro diversa realtà ponderale rispetto alle attrazioni o comunque ai diversivi che offre una metropoli, stentano ancora a trovare un loro look ed un loro trend operativo. Hai parlato di un’ippica nuova che sta venendo fuori giorno per giorno: vi sono gli uomini preparati in grado di gestire con gradualità e saggezza fermenti e sviluppi? Vi sono anche se ancora c’è confusione di idee e non si ha la visione esatta delle prospettive comuni. Qualcuno vorrebbe riservare solo a sé le aree del mercato. E’ come se nella realtà di oggi una casa automobilistica nazionale pretendesse una riserva di mercato solo per essa. Ci si è accorti che anche in concorrenza con altre, fra l’altro estremamente agguerrite, essa può disporre di una ampissima area del mercato e convivere, prosperare insieme agli altri anche offrendo, sotto l’effetto della concorrenza, un migliore prodotto al consumatore. In altri termini, vorrei dire che chi si ostina oggi a difendere con caparbietà interessi puramente particolari, conduce 54 un’operazione sbagliata perché contribuisce ad una ristrettezza di mercato che è nociva per tutti; ritengo che nell’ippica vi possano coesistere interessi alternativi e concorrenziali e al tempo stesso utilmente complementari. Forse ad una visione unicamente settoriale, con i conseguenti inevitabili litigi e contrasti, ha contribuito la legge Mangelli, che dando tranquillità ai vari settori ne ha assopito le capacità imprenditoriali e creative provocando al tempo stesso quei nazionalismi di confine, di cui la storia, anche recente, ha fatto definitivamente piazza pulita. E passiamo all’estero: che cosa l’ippica italiana ha in più rispetto agli altri Paesi? L’ippica italiana è come una bella donna appetibile, affascinante, doviziosa che però non sa muoversi, è indolente sul piano pratico, non riesce a trarre il giusto profitto dalle risorse suggestive di cui è dotata. All’estero le cose stanno diversamente: poche apparenze e più sostanza. Meno chiacchiere e più fatti. Meno burocrazia e maggiore capacità imprenditoriale. Mi riferisco alla Francia, alla Svezia, alla Finlandia, agli Stati Uniti e all’Inghilterra, dove gli uomini dell’ippica sanno quello che vogliono e non mollano prima di raggiungere i loro obiettivi. Se uno non ce la fa da solo, cerca soci, compagni di cordata. L’individualismo è considerato un pregiudizio, a meno che non si abbiano enormi poteri discrezionali e ricchezze senza fondo. Questi Paesi sono organizzati in modo che le decisioni sono rapide e, quindi, efficaci, mentre noi siamo bravi nell’arte del rimando, del pensarci, del non fare oggi quello che si può fare domani. Tanto c’è la legge che ci protegge, la poltrona è sicura, i rischi sono marginali, il monte premio è sempre rigoglioso. Ma bisogna stare attenti. C’è più d’una probabilità che la stagione delle vacche grasse possa finire. L’appuntamento coi nuovi mercati europei è vicino ed incombe il rischio di un pesante allineamento coi nostri partners d’oltre frontiera. Come è noto, l’Italia può disporre di premi al traguardo molto consistenti perché ha da fare con un fisco molto benevolo, un prelievo del 4,99 contro il 22 per cento, per esempio della Francia. Siamo dunque alla vigilia di grosse novità, di fronte alle quali è bene farci trovare preparati ed agguerriti. Stando così le cose, per quanto sereno tu possa essere, il tuo distacco priverà l’UNIRE di un esperto e di un lottatore di prestigio e di valore … Nessuno è indispensabile. Io ho cominciato a lavorare nel cinema. Ero l’assistente del presidente dell’ Universalia, la casa di produzione che realizzò, tra gli altri film, Fabiola con Michele Morgan, La bellezza del diavolo di Renè Claire e quella Terra trema di Luchino Visconti che è uno dei capitoli più belli della storia del cinema. Era un’attività che mi soddisfaceva e mi impegnava. Così come mi ha sempre impegnato e soddisfatto l’ippica. A ogni cosa il suo tempo. La sola identificazione che conta è quella con sé stessi.
CULTURA Il cavallo in libreria e al cinema di Barbara Sarri Un libro: A CAVALLO Questo mese vi presentiamo un manuale rivolto ai più piccoli. Pubblicato da Equitare nel 2006 il volume coloratissimo dedicato ai ragazzi: A cavallo! Lezioni di equitazione per i più giovani, di Heike Lebherz, curato nell’edizione italiana da Giovanni Gamberini. “Vuoi imparare ad andare a cavallo? Buona idea! I cavalli sono animali meravigliosi, intelligenti e sensibili. Questo libro ti insegnerà a conoscerli, a capire il loro comportamento, a trattarli nel modo adatto. Ti guiderà, passo per passo, dalle prime lezioni di equitazione fino alle passeggiate in campagna. Vedrai, ti piacerà!” Così viene introdotto questo volume rivolto anche agli hippobabbi e hippomamme. “Vostro figlio vi ha chiesto di iniziare un corso di equitazione? Questo libro vi spiega come scegliere la scuola migliore, valutando tutti gli aspetti importanti. Incoraggiate vostro figlio: non imparerà soltanto ad andare a cavallo, ma si farà nuovi amici, vivrà a contatto con la natura, sperimenterà la bellezza del rapporto con un animale speciale: il cavallo!” Una guida davvero completa, piena di utili illustrazioni, fotografie, disegni. Non mancano curiosità per i giovani amanti del cavallo e informazioni su come imparare a convivere con questo fantastico animale. Troverete ginnastica e volteggio da praticare prima di montare a cavallo, le nozioni tecniche di base sugli aiuti, i giochi a cavallo, le passeggiate col pony. Non mancano consigli su come mantenere in salute il nostro prezioso amico e per la scelta della scuola e dell’istruttore. Per comprendere pienamente la sua natura, anche qualche nozione sul comportamento e la psicologia, insomma un libro davvero prezioso e divertente da sfogliare e leggere per tutti! Titolo: A cavallo! Editore: Equitare Autore: Heike Lebherz Prezzo: 20,00 euro Anno di pubblicazione: 2006 55
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Pubblicazione mensile dell’A.N.A.
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