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medaglie devozionali & dintorni

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MEDAGLIE DEVOZIONALI & DINTORNI<br />

Paolo Pitotto<br />

Introduzione<br />

L’ampia diffusione delle <strong>medaglie</strong> portative o <strong>devozionali</strong> è dovuta al desiderio, presente in ogni<br />

epoca e in ogni civiltà, di portare sulla persona un simbolo di fede.<br />

Si tratta di oggetti metallici di piccole dimensioni, di forma per lo più rotonda e ovalare, ma anche<br />

ottagonale o a cuore, con figure ed iscrizioni sbalzate o incise. L’asse verticale è quasi sempre<br />

maggiore, ma vi sono alcuni esemplari in cui è più lungo quello orizzontale. Inizialmente erano in<br />

bronzo fuso, più raramente in rame, ottone, argento, oro, piombo, stagno e cera; in seguito sono state<br />

coniate in vari metalli o leghe, mentre dalla fine del 1800 la maggior parte di esse risulta in alluminio.<br />

Dotate di anellini, fori o appiccagnoli (trasversali o complanari), le <strong>medaglie</strong>tte <strong>devozionali</strong> venivano<br />

appese al collo mediante catenine o nastrini oppure fermate agli indumenti tramite piccole spille; nel<br />

primo caso rimanevano a diretto contatto con la cute e le sue secrezioni, mentre nel secondo venivano<br />

solitamente fissate alla maglia (di lana o di cotone) indossata sotto gli abiti, per lo più dalla parte<br />

sinistra per avere l’immagine più vicina al cuore. In molti casi la <strong>medaglie</strong>tta veniva apposta al<br />

momento della nascita o del battesimo, e per tradizione si portava fino all’età adulta, in ricordo del<br />

donatore e in segno di devozione verso il Santo protettore; in altri casi veniva appuntata per una sorta<br />

di “voto” verso la Madonna o un Santo cui si era chiesta una grazia.<br />

L’origine di queste <strong>medaglie</strong> può esser fatta risalire ai dischetti in bronzo che nell’antichità si<br />

acquistavano presso i santuari pagani, con la riproduzione del cervo della dea Artemide ad Efeso. I<br />

cristiani adottarono come oggetto devozionale gli “enclopi” appesi al collo, trasformandone<br />

radicalmente la rappresentazione in quanto le divinità vennero sostituite da immagini di suppellettili<br />

cristiane: crismon, croce, colomba, pesce, ancora ecc. In seguito vennero utilizzate delle vere<br />

<strong>medaglie</strong> paleocristiane, per lo più sotto forma di dischetti metallici (spesso con appiccagnolo<br />

complanare), usati come tessere battesimali o placchette cimiteriali, su cui venivano illustrati episodi<br />

della vita di Cristo, di martiri, di culto. Una delle più antiche testimonianze riguardo all’usanza delle<br />

<strong>medaglie</strong> <strong>devozionali</strong> risale a S. Genoveffa che nel V sec. ricevette da S. Germano di Auxerre, legato<br />

del Papa Celestino, una medaglia benedetta (nummum aerum Dei nutu allatum habentem signum<br />

crucis). L’impiego di queste <strong>medaglie</strong>tte ebbe poi grande diffusione a partire dal XVI sec., soprattutto<br />

in occasione degli anni santi e delle canonizzazioni; una seconda ondata espansiva si ebbe a metà ‘800<br />

con la medaglia miracolosa dell’Immacolata Concezione.<br />

Trattandosi di manufatti di produzione seriale, di piccole dimensioni e di materiale economico, non<br />

hanno mai attirato molto l’interesse di collezionisti e studiosi. Nella loro classificazione si incontrano<br />

spesso considerevoli difficoltà: talvolta infatti le <strong>medaglie</strong> sono anepigrafi oppure le inscrizioni sono<br />

scarsamente leggibili e la componente iconografica non è dirimente, poichè molti degli attributi sono<br />

comuni a più santi o beati. Ad esempio il nimbo (circonferenza attorno al capo) è stato dapprima<br />

riservato a Dio e al figlio di Dio, e poi è stato esteso alla Madonna, in quanto madre di Dio fatto<br />

uomo; in seguito gli artisti non hanno rispettato questa tradizione e lo hanno disegnato e inciso anche<br />

sui santi, che invece avrebbero dovuto avere l’aureola (disco o cerchio rotondo dietro la testa)<br />

Pertanto per una corretta schedatura di questi reperti sarebbe necessaria una approfondita e ampia<br />

conoscenza dell’arte sacra, dei cosiddetti “santini” e degli ex voto (cfr. Prevenzione e tutela del<br />

lavoratore – origini, prospettive e sviluppo nella cornice dei dipinti votivi, Direzione Regionale<br />

INAIL, Torino 2000), nonché della documentazione di archivio delle chiese e dei santuari.<br />

Secondo la tipologia, possono essere suddivise in mariane, cristologiche, relative al culto dei santi, dei<br />

beati, dei servi di Dio e dei venerabili (dei loro patronati e delle loro attività taumaturgiche), dei<br />

principali santuari, delle confraternite, degli anni santi giubilari e delle altre principali manifestazioni<br />

religiose. Esistono infine una serie di gettoni utilizzati in ambito religioso come para-monete (ad es. in<br />

chiesa per una candela o una sedia o per alimenti offerti in beneficenza); vengono poi trattate le<br />

<strong>medaglie</strong>, utilizzate come premio, che pur non collocandosi strettamente in questo gruppo, spesso<br />

svolgono azioni vicarie e complementari. Indipendentemente dal loro valore artistico, queste<br />

<strong>medaglie</strong>tte erano il prezioso talismano di persone angosciate dallo spettro della fame, della malattia<br />

(epidemie di peste, vaiolo, colera, scarlattina ecc.) e degli innumerevoli accidenti che rendevano


aleatoria l’esistenza (guerre, brigantaggio ecc.): costituivano insomma la forma visibile della<br />

speranza, che per molti era l’unico scudo da opporre al destino spesso avverso.<br />

Monsignor Loris F. Capovilla, riferendosi alle collezioni di <strong>medaglie</strong> lauretane, affermava che:<br />

“Questo accurato lavoro di recupero e di intarsio più che alla delizia degli occhi è destinato al<br />

nutrimento dello spirito. […] Le <strong>medaglie</strong> questo ed altro raccontano a nostra edificazione ed<br />

incoraggiamento. Beato chi le sa leggere”<br />

Si fa da ultimo un accenno agli agnus dei, <strong>medaglie</strong> <strong>devozionali</strong> in cera, vennero introdotte da<br />

Gregorio XIII durante l’anno santo del 1575, e distribuite ai romei. In un documento della camera<br />

apostolica “Rito e uso delle cere sacre volgarmente chiamate agnus dei” si legge che Leone XII<br />

benedicendo tali cere chiese a Dio di comunicare ad esse le seguenti proprietà: 1. concessione delle<br />

grazie richieste, 2. capacità di mettere in fuga i maligni spiriti, di dileguare i nembi, di acquietare i<br />

tuoni, di dissipare turbini, folgori e tempeste, 3. protezione da diaboliche frodi, insidie e tentazioni, 4.<br />

protezione della gravidanza, 5. protezione dalle disavventure, dalle pestilenze, dal morbo caduco, da<br />

tempeste, inondazioni, incendi, 6. assistenza dalla subitanea morte. Questi oggetti risultano di<br />

difficile conservazione, infatti basta esporli al sole perché si sciolgano<br />

Usura delle <strong>medaglie</strong> portative <strong>devozionali</strong><br />

Portate per molti anni, a volte per tutta la vita, queste <strong>medaglie</strong>tte andavano inevitabilmente incontro a<br />

fenomeni di usura per sfregamento con gli indumenti e per attrito con altre eventuali <strong>medaglie</strong>tte,<br />

catenine e rosari, o con l’orologio cui potevano essere attaccate.<br />

A questo fattore di consumo meccanico va aggiunto un altro importante elemento di natura chimica: il<br />

sudore. Questa sostanza organica, per lo più acida o neutra (Ph tra 4 e 7), viene emessa dalle<br />

ghiandole sudoripare disseminate su gran parte della superficie corporea (da 100 a 350 per cm 2 ); in<br />

particolari sedi del corpo (ascelle, palme delle mani e piante dei piedi) sono raggruppate in maggior<br />

numero, con possibilità di emissione particolarmente abbondante. L’attività delle ghiandole<br />

sudoripare si svolge in maniera discontinua e con ritmo regolato da stimoli centrali. Determinati<br />

gruppi ghiandolari reagiscono di preferenza ad alcune stimolazioni: ad esempio col calore la<br />

sudorazione è più spiccata alla fronte, al collo e al dorso, mentre un’emozione provoca sudorazione<br />

profusa alle ascelle e in sede palmo-plantare. La produzione di sudore è un importante elemento per la<br />

termoregolazione dell’organismo, e la sua quantità varia notevolmente in rapporto con la temperatura<br />

e l’umidità dell’ambiente, mentre la risposta agli stimoli emozionali è molto soggettiva, può essere<br />

anche molto intensa ma è solitamente limitata a brevi periodi di tempo.<br />

Le ghiandole sudoripare possono essere di due tipi: - eccrine, con sbocco del dotto direttamente sulla<br />

superficie cutanea - apocrine, con sbocco in prossimità di un follicolo pilifero e dell’annessa<br />

ghiandola sebacea; in questo secondo caso il sudore si mescola con il sebo ed i batteri presenti sulla<br />

pelle, decomponendo questa frazione lipidica, liberano acidi grassi che possono generare odori<br />

sgradevoli. Ogni giorno si secernono in media 850 ml di sudore, di cui il 70% è rappresentato da<br />

acqua, mentre il 30% è costituito da elettroliti, urea e creatinina, ac. lattico, ac. urico, ammoniaca e<br />

proteine germicide.<br />

A causa dell’azione combinata dell’attrito meccanico e del sudore le <strong>medaglie</strong>tte <strong>devozionali</strong>,<br />

solitamente sottili e di piccole dimensioni, subivano inevitabilmente una particolare forma di<br />

consunzione, acquistando il cosiddetto aspetto “lanato”, che è considerato indice di vecchiezza e<br />

garanzia di autenticità.<br />

Secondo alcune particolari usanze, le <strong>medaglie</strong>tte venivano anche buttate nel terreno in occasione<br />

delle rogazioni (processioni a scopo propiziatorio di un abbondante raccolto) o disseminate per terra<br />

in aperta campagna vicino alle edicole dedicate alla Madonna e ai Santi, o ancora poste in prossimità<br />

degli accessi ai campi o vicino ai cimiteri, per tenere buone le anime dei defunti. In questi casi gli<br />

oggetti subivano ulteriori aggressioni superficiali, benchè solitamente si trattasse di terreni incolti e<br />

quindi poco acidi perché privi di concimi e diserbanti.<br />

Miracoli & guarigioni<br />

Secondo la tradizione delle più antiche civiltà, l’arte medica veniva insegnata all’uomo direttamente<br />

dagli dei. Presso i Babilonesi si usava portare il malato al mercato, dove le persone che avevano<br />

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avuto la stessa patologia consigliavano i mezzi di guarigione (Erodoto, I, VI, 197) In Grecia il mitico<br />

medico Asclepio (Esculapio per i Romani) fu venerato come un Dio e gli furono eretti centinaia di<br />

templi. La sua arte fu tramandata ai figli Podalirio e Macaone (ricordati nell’Iliade come condottieri<br />

e medici) e alle figlie Igea e Panacea (che esercitarono nei templi). Altro grande medico greco fu<br />

Ippocrate (da cui deriva il famoso giuramento) che visse nell’Atene di Pericle. In allora la medicina si<br />

praticava nei templi, cui il malato accedeva solo dopo un periodo preparatorio basato su dieta,<br />

astinenza, abluzioni e purificazioni. A guarigione ottenuta il paziente riconoscente portava al tempio<br />

offerte ed oggetti fittili rappresentanti l’organo malato risanato. Questi ex-voto arcaici, esposti in gran<br />

numero sia al museo Wellcome di Londra sia al museo archeologico di Perugia, testimoniano la<br />

stretta connessione tra medicina, arte empirica e culto della divinità, nella ricerca e nell’aspettativa di<br />

guarigione, spesso propiziata dall’intercessione di una figura spirituale con potere taumaturgico. Nel<br />

Medioevo, la popolazione trovava sollievo spirituale e fisico nelle chiese e nei conventi, che oltre ad<br />

essere luoghi di culto erano anche centri attrezzati per la sosta, il riposo e la cura dei viandanti e dei<br />

pellegrini; tutte le più importanti vie di comunicazione erano inoltre disseminate di centri religiosi.<br />

Nei luoghi correlati alle apparizioni mariane o alla vita dei santi sono sorti importanti santuari, spesso<br />

collocati sulle cime di monti e colline, quasi che avvicinandosi al cielo si facilitasse anche<br />

l’elevazione dello spirito. In questi posti la presenza di reliquie (scheletri, abiti, strumenti di martirio)<br />

conferisce un’ulteriore valenza di sacralità. Vi è poi tutta una serie di luoghi riconosciuti come<br />

taumaturgici secondo la tradizione popolare, che si identificano spesso con il mistero di sorgenti, antri,<br />

caverne, per lo più già noti ad antiche civiltà e considerati sacri e miracolosi anche dalla religione<br />

pagana; alcuni vegetali, alcune sorgenti e alcune pietre erano ritenuti dotati di potere terapeutico. Il<br />

luoghi di guarigione sono di solito collocati in ambienti impregnati di sacralità e di misticismo, ed i<br />

fenomeni paranormali che in essi si verificano hanno un’eredità religiosa e mistica alle spalle, cioè un<br />

condizionamento culturale che coinvolge l’esperienza del sacro, dell’occulto e del soprannaturale<br />

La guarigione dalla malattia o la realizzazione di un evento fisiologico quale la gravidanza (con parto<br />

e allattamento) sono da sempre tra le richieste più frequenti da parte dei fedeli, che non solo<br />

rivolgono la loro preghiera ad un santo in possesso di determinati poteri taumaturgici ma spesso si<br />

recano nei cosiddetti luoghi “di guarigione”. In questi posti, che solo in Italia sono quasi 500, vi sono<br />

rituali da compiere (es. immergersi o bere l’acqua di una fonte, toccare una pietra, entrare in una<br />

grotta ecc.) che, secondo una tradizione popolare a volte antecedente al cristianesimo, propiziano la<br />

guarigione o preservano dalle malattie: alcuni luoghi sono genericamente indicati per tutte le malattie,<br />

mentre altri sono tradizionalmente consigliati solo per uno specifico male.<br />

Ancora nell’800 si pensava che in ospedale si andasse “per morire e non per guarire”, ed i parenti che<br />

facevano ricoverare gli anziani erano stigmatizzati come snaturati, tanto era scarsa la fiducia nella<br />

pubblica assistenza. I parti avvenivano per lo più in casa, e quelli in ospedale si associavano a nascite<br />

illegittime. Già dal ‘500 vennero costruiti da celebri architetti diversi grandi ospedali (S. Giacomo e S.<br />

Spirito a Roma, Pammatone a Genova, S. Maria Nova a Firenze, Incurabili a Napoli, Ca’ Granda a<br />

Milano) che potevano ospitare in lunghe corsie oltre 500 infermi a Roma, ma dato l’elevato rischio di<br />

contrarre malattie infettive l’assistenza ai degenti fu affidata a galeotti, mercenari e psicopatici, sino a<br />

quando non subentrarono i religiosi. In queste condizioni di arretratezza tecnica e scientifica, si<br />

comprende come gli ammalati facessero ricorso alla preghiera, alla mediazione dei santi e alla<br />

superstizione per cercare sollievo ai propri mali e raggiungere la guarigione. Si spiega dunque la<br />

diffusione di immagini sacre e <strong>medaglie</strong>tte <strong>devozionali</strong> con le effigi dei santi e della Madonna, talora<br />

con frammenti di preziose e venerate reliquie, che trasmettono a chi le porta poteri taumaturgici e<br />

protettivi. Nel Medioevo ed in particolare nel periodo delle Crociate si diffuse l’importazione dalla<br />

Terra Santa non solo di resti dei corpi dei santi, ma anche di loro presunti indumenti e scritti. Nel caso<br />

di Gesù Cristo, oltre alla Sindone giunsero una miriade di spine, chiodi, lance e frammenti di croce di<br />

cui la gran parte chiaramente falsi. Analoga situazione si verificò per la Vergine, di cui si venerano<br />

anche la cintura ed addirittura campioni di latte. Una delle prime ricercatrici di reliquie fu S. Elena,<br />

madre di Costantino, che si recò in Terra Santa alla ricerca di prove della passione di Cristo.<br />

Il canone 1281 del codice di diritto canonico stabilisce che una reliquia va considerata insigne quando<br />

sia presente il corpo intero del santo o almeno testa, braccia e gambe. Accanto a queste reliquiae<br />

insignes o primarie vi sono poi quelle non insignes (corpi privi di testa e membra), le notabiles (mani<br />

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e piedi) e le exiguae (dita e denti). Accanto a questo primo gruppo di reliquie dirette o primarie vi<br />

sono poi quelle indirette o secondarie, costituite da oggetti appartenuti ai santi oppure ottenute<br />

ponendo tessuti o altri oggetti a contatto con in resti del santo. Le reliquie relative alla passione di<br />

Cristo e alla Vergine sono dette maggiori, e non risentono delle suddivisioni precedenti; nel caso della<br />

Sindone e dei veli della Veronica tuttavia vennero realizzate reliquie secondarie (copie), sacralizzate<br />

dal contatto con l’originale. Il codice di diritto canonico così sintetizza la dottrina cattolica sulle<br />

reliquie dei santi: “E’ buona ed utile cosa invocare e supplicare i servi di Dio, che regnano con Cristo<br />

e venerare le loro reliquie ed immagini” (canone 1276). Inoltre prescrive che i resti venerati nelle<br />

chiese devono essere autenticati da un documento ufficiale di un vescovo, solitamente ordinario del<br />

luogo, o anche di altro ecclesiastico a cui sia stata concessa con indulto apostolico la facoltà di<br />

autenticarle (canone 1283). Tra le varie precisazioni, si dice che le reliquie non possono essere esposte<br />

se non chiuse o sigillate in qualche teca o custodia e che quelle dei beati non possono essere portate in<br />

processione senza speciale indulto e neppure possono essere esposte nelle chiese se non dove, per<br />

concessione della sede apostolica, se ne celebra l’ufficio e la messa (canone 1287); il canone 1289<br />

ricorda poi che è severamente proibito vendere le reliquie.<br />

Il culto delle reliquie creò ben presto situazioni paradossali e grottesche, dove il senso di realtà<br />

sfumava nella irrazionalità e nella superstizione: Federico il Savio di Sassonia aveva una collezione di<br />

5005 pezzi, equivalenti a 127.799 anni di indulgenze e l’arcivescovo Alberto di Brandeburgo, ne<br />

vantava 8933 con milioni di anni di indulgenza. Per Calvino ad inculcare il falso amore per questi<br />

documenti fu il demonio, e riguardo ai frammenti della croce, egli faceva rimarcare che i resti esibiti<br />

riempirebbero completamente la stiva di una nave.<br />

Fin dalle sue origini la Chiesa accettò il culto delle reliquie, e in particolare quelle dei martiri, anche<br />

se questa interpretazione non era condivisa da tutti (S. Agostino ad esempio sosteneva che alle reliquie<br />

spetta onore ma non venerazione) Nelle catacombe spesso i resti dei martiri venivano avvalorati dalla<br />

presenza del vaso di sangue all’interno del sepolcro (com’era appunto usanza fare per i martiri): per la<br />

credenza popolare queste reliquie possedevano un’energia mirabile (dynamis) ed una carica di grazia<br />

(charis) destinate a produrre la guarigione tramite effetti soprannaturali ovverosia miracoli (dal<br />

latino mirari , cioè fatto sorprendente che desta meraviglia e stupore)<br />

Secondo la Chiesa vi sono prodigi maggiori (resurrezione dei morti, guarigioni istantanee,<br />

moltiplicazione della materia) e prodigi minori (stigmatizzazione, guarigione delle malattie in cui sul<br />

fatto organico prevale quello somatico) La teologia ha elaborato alcuni metodi per giungere alla<br />

constatazione di un miracolo: -1. il fatto non deve essere effetto di una causa naturale -2. deve essere<br />

posto in relazione ad un agente soprannaturale (Dio, angelo, demonio) -3. se si dimostra una potenza<br />

infinita l’agente non può essere che Dio -4. il fenomeno deve continuare ad appartenere al<br />

soprannaturale anche nella prospettiva storica -5. l’evento deve poter avere una causa intelligente e<br />

libera, cioè essere effetto di una risposta ad una preghiera o all’intercessione di un santo. Poiché il<br />

tipo di miracolo maggiormente indicato è quello connesso con la guarigione, prima di parlare di<br />

guarigione miracolosa bisogna essere certi che :- a. vi sia diagnosi di patologia incurabile – b. vi sia<br />

inefficienza di ogni pratica terapeutica – c. la guarigione sia avvenuta in tempi brevissimi che si<br />

sottraggono ad ogni regola terapeutica – d. vi sia assenza del normale periodo di riacquisizione della<br />

funzione dell’organo sanato – e. vi sia recupero duraturo della funzione dell’organo guarito. Questi<br />

criteri oggettivi vennero elencati da Benedetto XIV nella sua opera “De servorum Dei beatificatione<br />

et beatorum canonisatione”. Secondo Freud invece per spiegare miracolo un non vi sarebbe nessun<br />

bisogno di tirare in ballo altre forze che non siano psichiche.<br />

Maria<br />

I principali santuari mariani solitamente sorgono su rovine di templi pagani, ed in essi la religione dei<br />

dogmi si incontra con quella dei bisogni e dei sentimenti, ponendo radici <strong>devozionali</strong> di enorme<br />

spessore emotivo e simbolico.<br />

In un celebre passo di Axel Mounthe, tratto dalla “Storia di S. Michele”, affiora in tutta la sua potenza<br />

la centralità del femminile nella devozione popolare italiana, diffusa in particolare nel sud e nelle<br />

isole: l’autore infatti fa dire ad un vecchio frate che Cristo doveva la sua reputazione unicamente al<br />

fatto di aver avuto la Madonna per madre.<br />

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Nel 431 il concilio di Efeso riconosce la maternità divina di Maria: Maria è la Madre di Dio<br />

(Théotokos).<br />

La Vergine è quasi sempre apparsa ai veggenti in ambito rurale: dall’Assunzione sino al 1400 ne sono<br />

state segnalate 38, 67 dal 1400 al 1600, 35 dal 1600 al 1800, e dal 1800 ad oggi altre 76. Le principali<br />

apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa sono: 1531 Guadalupe – 1830 Paris – 1842 Roma –<br />

1846 La Salette – 1858 Lourdes – 1871 Pontmain – 1876 Pellevoisin – 1879 Knock – 1917 Fatima –<br />

1932 Beauraing – 1933 Banneux – 1953 Siracusa.<br />

Come mater dolorosa Maria è stata paradigma di sofferenza e di speranza, con un’estrema varietà di<br />

appellativi (Assunta, Addolorata, Avvocata, Consolata, Immacolata, Stella mattutina, del Carmine,<br />

delle Grazie, del Perpetuo Soccorso, del Buon Consiglio ed infiniti altri in tutte le lingue), oltre a<br />

denominazioni che la caratterizzano in un hic et nunc antropologico territoriale. Vi sono poi tre<br />

denominazioni: Madonna, Vergine e Maria (Santa Maria è decisamente la più usata) che provocano<br />

una rideterminazione simbolica.<br />

Tra i numerosissimi patronati mariani meritano una menzione speciale quelli della Spagna, dove in<br />

pratica quasi tutti i capoluoghi di provincia, le diocesi e le comunità autonome sono posti sotto il<br />

patronato della Vergine, detta Nostra Signora, Santa Maria, Immacolata Concezione, Natività di<br />

Nostra Signora ecc. Si cita poi l’episodio delle cittadine di Monterchi, che negli anni ’50 si opposero<br />

al trasferimento della Madonna del Parto a Firenze, sostenendo che senza quel capolavoro di Piero<br />

della Francesca venivano meno il supporto e l’aiuto per superare il dolore del parto.<br />

La solennità dell’Assunta è la più antica delle feste mariane ed è di derivazione orientale: commemora<br />

l’ascesa in cielo della madre di Dio; si celebra a metà agosto e coincide con la pausa del lavoro nei<br />

campi, per cui viene posta in relazione con la fecondità della terra, strettamente connessa con quella<br />

femminile. L’Assunta in alcuni casi viene definita “dormiente”, riprendendo il nome della festività<br />

ortodossa “dormizione della genitrice di Dio”, in base all’interpretazione della morte come sonno che<br />

consente di entrare nella vera vita; in molte tradizioni popolari dell’Assunta vi è infatti una bara vuota,<br />

mentre in altre vi sono immagini della Vergine sospesa in cielo, con i piedi poggiati sopra una falce<br />

lunare, con il capo coronato di stelle. Questi ultimi particolari hanno un significato astronomico,<br />

legando la festa ad un passaggio cruciale dell’anno, che si lascia alle spalle i calori estivi. La festività<br />

dell’Assunta sostituì i rituali pagani in onore di Diana, dea della luna, dei boschi e della caccia,<br />

ereditando anche il ruolo protettivo dei boschi e dei raccolti, in coincidenza delle feriae augustae, da<br />

cui deriva il nostro termine Ferragosto.<br />

La Vergine Lauretana compare a partire dal XVII secolo su molte <strong>medaglie</strong> <strong>devozionali</strong>, classificabili<br />

in base al tipo di corona e di dalmatica, cioè la veste giustapposta sulla Madonna, che è stretta e<br />

lunga in quelle più vecchie e campaniforme in quelle più recenti. La corona rappresenta il trionfo<br />

sopra la morte e perciò sopra il peccato. Vista l’alta richiesta, spesso queste <strong>medaglie</strong>tte venivano<br />

prodotte anche in zecche periferiche molto distanti da Loreto, pur mantenendo caratteristiche<br />

iconografiche simili. Di conseguenza, così come per quelle in cui compare la scritta ROMA, non<br />

necessariamente l’indicazione del luogo o la tipologia sono indice di certezza rispetto al luogo di<br />

produzione (<strong>medaglie</strong> <strong>devozionali</strong> erratiche lauretane)<br />

Il culto della Consolata è legato al miracoloso rinvenimento della sua immagine, avvenuto nel 1104 ad<br />

opera di un cieco. È protettrice di Torino dal 1706, e ciò si lega strettamente a fattori politicoterritoriali,<br />

visto che i cittadini devoti si ritennero protetti dalla Madonna nel periodo dell’assedio<br />

francese. Nel 1730 venne inaugurata da Carlo Emanuele la Basilica di Superga, eretta in memoria del<br />

voto fatto da Vittorio Amedeo II alla Consolata prima della battaglia contro i Francesi. Dopo la<br />

battaglia vennero inoltre poste nella zona del combattimento (Lucento e Regio Parco) circa 200 stele<br />

votive in pietra con l’effigie della Consolata e la data 1706, alcune ancora visibili oggi. La Madonna<br />

della Consolata rivelò appieno la potenza del suo manto protettivo in occasione dell’epidemia di<br />

colera del 1835, allorché la municipalità fece voto di restaurare la cappella e di costruire una colonna<br />

ad ovest della chiesa (tuttora esistente) se Torino fosse stata risparmiata dal morbo. E poiché in effetti<br />

la città non fu colpita dal colera, si ebbe una enorme crescita della devozione alla Consolata, cui si<br />

richiedeva intercessione anche in caso di malattie infantili, di parti difficili e di infortuni sul lavoro,<br />

molto frequenti nell’industrializzata Torino dell’800 e testimoniati dai numerosi ex voto affissi.<br />

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Un altro famoso intervento miracoloso della Madonna risale al 1571, durante la battaglia di Lepanto:<br />

insieme a S. Marco patrono di Venezia, aiutò la flotta della Lega Santa creata da Pio V a sconfiggere<br />

la flotta ottomana, segnando il declino dell’influenza degli infedeli che minacciavano concretamente<br />

la culla della cristianità. Questo fatto segnò un ulteriore aumento della popolarità del culto di Maria,<br />

con particolare affermazione di devozioni popolari legate all’immagine di alcuni luoghi. Ad esempio<br />

alla fine del ‘600 i montanari della Valle Antigorio e Formazza, venuti a Bologna dal nord alla<br />

ricerca di lavoro (facchini e fornai), mantennero uno stretto legame con il loro paese di origine<br />

(Cravegna) dai cui alpeggi si poteva vedere il Monte Rosa. Si trattava di gente molto religiosa, che<br />

venerava profondamente l’icona della Vergine con Bambino, conosciuta come “Madonna di S. Luca”<br />

perché posta nel santuario eretto sul colle o monte della Guardia (così chiamato a ricordo delle milizie<br />

che un tempo vi stazionavano a difesa della città). Tale santuario é collegato alla città di Bologna da<br />

un famosissimo porticato della lunghezza di 3 miglia, formato da 627 archi, iniziato in occasione del<br />

Giubileo del 1675 ed alla cui costruzione contribuirono anche questi emigranti (es. facchini della<br />

dogana), che spesso si recavano sul piazzale per cercare di vedere, nelle giornate limpide, la sagoma<br />

famigliare del Monte Rosa all’orizzonte. La leggenda narra che la tavola della Madonna venne<br />

dipinta dall’evangelista Luca e portata a Bologna da un pellegrino, che l’aveva avuta a Costantinopoli<br />

dove era conservata nella chiesa di S. Sofia. Dall’agosto del 1433 questa icona iniziò le sue discese<br />

annuali in città per la festa dell’Ascensione, e fu oggetto di profonda venerazione quale portatrice di<br />

salvezza, speranza, amore, pace, serenità terrena e ultraterrena, toccando ogni anno due quartieri<br />

diversi, mentre erano fisse certe fermate e la benedizione notturna dal sagrato di S. Petronio. Dopo tali<br />

esposizioni, spesso la tavola della Madonna veniva ritirata nella chiesa dell’ospedale di S. Maria della<br />

Morte. Gli emigrati fecero poi fare dal Guercino, che abitò e tenne scuola al n. 3 di via S. Alò dal<br />

1642 al 1666, una copia della Madonna da inviare al paese di origine.<br />

La componente più significativa delle <strong>medaglie</strong> religiose mariane in alluminio o alluminio anodizzato<br />

è rappresentata dalla cosiddetta “medaglia miracolosa”, che deve la sua origine alle Apparizioni<br />

Mariane nella cappella di rue du Bac di Parigi nel 1830. Sabato 27 novembre 1830 la Vergine<br />

Immacolata apparve a Suor Caterina Labouré, delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli, e le<br />

affidò la missione di far coniare una medaglia portativa contenente l’invocazione “O Maria concepita<br />

senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi” sul diritto, con la Vergine stante appoggiata al<br />

globo che rappresenta il mondo e ogni singola anima, raggi sfolgoranti che fuoriescono dalle mani<br />

tese e che rappresentano le grazie sparse sulle persone che le hanno chieste; sul rovescio la lettera M<br />

sormontata da una croce posta su un’asta trasversale e al di sotto due cuori uno circondato da spine<br />

(Gesù) e l’altro trafitto da una spada (Maria), il tutto in cornice di 12 stelle pentafille. Questa medaglia<br />

indusse il Papa Pio IX che la arricchì di indulgenze a definire nel 1854 il dogma dell’Immacolata<br />

Concezione (Maria è stata concepita senza peccato = è nata senza il peccato originale), Leone XIII<br />

concesse il 23/07/1894 la festa della Milizia Mariana, Pio X approvò l’associazione da cui traggono<br />

origine anche le Figlie di Maria; dal 1927 a Filadelfia si celebra la novena perpetua del Lunedì e viene<br />

pubblicato un bollettino dell’Opera della Medaglia e Suor Caterina fu proclamata Santa da Pio XII nel<br />

1947. Esiste una variante, distribuita dal 1966 dalla Milizia Mariana, piazza Malpighi 9 Bologna, e<br />

dal Cenacolo Mariano di Borgonuovo di Pontecchio M., Bologna che presenta la scritta “O Maria<br />

concepita senza peccato prega per noi che a Te ricorriamo”. Padre Massimiliano Kolbe<br />

raccomandava poi di recitare l’aggiunta “e per quanti a Te non ricorrono, in particolare per i nemici<br />

della Chiesa, e per quelli che Ti sono raccomandati”.<br />

L’8 dicembre 1949 Pio XII proclamò la Virgo fidelis patrona del carabinieri, con motto “nei secoli<br />

fedele”, rafforzando la sinergia protettiva Vergine-Arma. Lo stesso pontefice nel 1950 definisce il<br />

dogma dell’Assunzione cioè della salita al cielo di Maria, riconoscendo quanto a livello popolare si<br />

festeggiava già da secoli e che dal Medioevo era diventata la più grande festa mariana.<br />

Gli angeli : spesso riprodotti sulle <strong>medaglie</strong> <strong>devozionali</strong>, hanno anch’essi un simbolismo. Sono divisi<br />

in nove cori, raggruppati in tre gruppi: consiglieri (1. serafini: rossi, con sei ali e spada fiammeggiante<br />

– 2. cherubini: azzurri, sei ali attorno ad una testa senza corpo – 3. troni: infocati e ocellati),<br />

governatori (1. dominazioni: scettro, corona o globo – 2. virtù: bacchetta e compiono miracoli – 3.<br />

potenze: scettro e bacchetta, combattono i demoni) e ministri (1. principati: costume da guerriero con<br />

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ascia e giavellotto – 2. arcangeli: in costume militare, spada e scudo – 3. angeli: messaggeri con<br />

areola, ali e un attributo simbolo della loro missione) Il nome degli arcangeli presenta alla fine le<br />

lettere EL (Dio) e infatti sono tutti theophori, cioè portatori di Dio. I sette arcangeli sono: Gabriele,<br />

nunzio, messaggero del lieto evento, rappresentato in abito diaconale con scettro, giglio, olivo e<br />

palma, e nella seconda apparizione a Maria con lucerna e lettera – Raffaele, medico, risanatore del<br />

cieco Tobit e fedele compagno di viaggio del figlio Tobia, che viene rappresentato con bisaccia,<br />

pisside in mano e grosso pesce appeso al bastone – Michele, il vittorioso, capo delle schiere angeliche,<br />

vincitore del dragone, rivestito di corazza, tunica scudo, lancia o spada, incensiere, labaro e bilancia<br />

per pesare le anime il giorno del giudizio – Uriele, forte alleato con spada di fuoco e fiamma sotto i<br />

piedi, è di guardia alle porte dell’Eden – Barachiele, ausiliario, porta il manto, e un mazzo di rose<br />

bianche, avrebbe preceduto gli israeliti nella colonna di fuoco durante la fuga dal deserto – Seatiele,<br />

oratore, si interpose perché Abramo immolasse un capro al posto del figlio Isacco, rappresentato a<br />

mani giunte in orazione – Iehudiele, rimuneratore, con corone e staffile, premio e castigo<br />

Santi Patroni & Beati<br />

Da sempre la Chiesa porta ad esempio figure di martiri, vescovi, eremiti, monaci, mistici, predicatori,<br />

missionari, taumaturghi, parroci, operatori sociali; proclamandoli Beati e Santi, li annovera come<br />

fratelli e sorelle d’eccezione, che in vesti e per cammini diversi hanno documentato un’assoluta<br />

dedizione al Vangelo. Sono pertanto dei modelli di perfezione, mediatori di grazia divina, cui i fedeli<br />

rivolgono fiduciosi le loro preghiere. Secondo alcuni i santi sono i successori degli eroi e degli dei, e<br />

la chiesa li ha utilizzati per poter comunicare con tutti. I santi guerrieri sono serviti per poter<br />

indirizzare la forza fisica e la conseguente protezione a fini devoti .<br />

Visto il perdurare dei mali (materialismo, egoismo, avidità, disuguaglianza, razzismo, sfruttamento,<br />

violenza, guerre ecc.) contro cui queste figure hanno combattuto con le sole armi della fede, della<br />

carità e della speranza, queste forme di culto e di devozione risultano sono ancora vive e attuali<br />

anche nel nostro tecnologico III millennio. Di recente “Famiglia Cristiana” ha promosso un<br />

sondaggio dal quale risulta che il 70% degli italiani porta con sé un santino o una <strong>medaglie</strong>tta; padre<br />

Pio risulta il santo più invocato (31%) seguito da S. Antonio (25%), Maria (9%) S. Francesco (7%) S.<br />

Rita (4%), S. Giuseppe (4%), Gesù (2%) mentre numerosi altri santi si attestano sull’1%. Questa<br />

rivista ha poi raccolto in una piccola enciclopedia di 13 volumi i santi più noti, ordinati secondo il<br />

giorno di festeggiamento; analoga iniziativa è stata intrapresa da “La Nazione”.<br />

Mentre i primi santi sono quasi sempre dei martiri, cessata la persecuzione dopo l’editto di Costantino<br />

essi vengono sostituiti da vescovi.<br />

Un posto di primo piano spetta in Italia ai numerosissimi santi patroni, che sono delle vere e proprie<br />

incarnazioni locali del soprannaturale, mediatori tra cielo e terra, garanti delle fortune municipali al<br />

punto da offuscare il culto della divinità suprema. Patrocinium significa anche reliquia, materia e al<br />

tempo stesso segno della protezione elargita. I potenti con il dono di un resto insigne, spesso<br />

recuperato in Terra Santa, ottennero uno strumento per la sacralizzazione del loro potere. Tutti<br />

cercarono la praesentia e la potentia di un resto importante, perché questo dava prestigio e rango. Il<br />

sepolcro dell’antico eroe fondatore della città venne sostituito dal corpo del santo, che assume anche<br />

una centralità di tipo urbanistico, influenzando gli itinerari delle processioni ed i pellegrinaggi. Essi<br />

sono così divenuti defensor civitatis, depositari di consuetudini e memorie. Sino al XII sec. la scelta<br />

del patrono e anche la sua canonizzazione erano locali, poi gradualmente vennero sempre più<br />

centralizzate. Sisto V nel 1588 istituisce la Congregazione dei Riti per standardizzare le<br />

canonizzazioni e nel 1630 il decreto pro patronis in posterum eligendis pose il patronato sotto lo<br />

stesso controllo. Con il Concilio Vaticano II per orientamento ecclesiologico o cristologico, ogni santo<br />

è il volto di Gesù, nonché incoronazione completa del santo Spirito. Nelle messe viene abolito il<br />

proprio, cioè la liturgia dedicata al santo locale, che diventa di memoria facoltativa. Il popolo invoca<br />

soprattutto guarigioni, perché la forza fisica è indice della capacità di lavoro e quindi di sussistenza.<br />

L’ex voto anatomico è il contrassegno che testimonia la guarigione attraverso lo strofinamento della<br />

parte malata. Il santo può non solo guarire ma anche fare ammalare della stessa malattia chi non<br />

rispetta il voto. La materia del profilo taumaturgico spesso è determinata dalle modalità di martirio.<br />

Fino al XVII sec. la medicina ufficiale associa pratiche terapeutiche e taumaturgia soprannaturale.<br />

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I santi patroni sono tra i toponimi maggiormente diffusi, ma anche i nomi di battesimo più ricorrenti,<br />

punti di repere geografici, storici e politico-sociali, denominatori comuni dell’unità del paese,<br />

soprattutto tra i ceti popolari. Goethe nel “Viaggio in Italia” diceva “ tutto considerato non c’è che da<br />

approvare che ci siano tanti santi; ogni credente può così scegliersi il proprio e rivolgersi con piena<br />

fiducia a quello che gli è più congeniale”. Tra il 1630 e il 1750 in Italia vengono eletti ben 410<br />

patroni, cifra che non ha riscontro in nessun altra nazione, con maggior densità in Umbria. Le<br />

esigenze elementari di protezione e consolazione, nella necessità di dare forma alla sete dell’anima e<br />

al dolore, hanno portato alla numerosa diffusione delle devozioni. Urbano VIII nel 1642 trasforma con<br />

il breve Pro observatione festorum la ricorrenza del patrono principale in festa di precetto, quindi in<br />

giorno festivo per i lavoratori con sacralizzazione dello spazio urbano nel dì di festa per antonomasia,<br />

in cui tutti mostrano il meglio di sé agli altri. L’arte cristiana dà alla dottrina un volto e una forma<br />

chiara, precisa e riconoscibile anche senza l’ausilio della componente epigrafica.<br />

Su alcune <strong>medaglie</strong> sono stati riprodotti i quattro Padri della Chiesa: S. Agostino, S. Ambrogio, S.<br />

Girolamo, S. Gregorio Magno, su altre i dottori della Chiesa, che così come i Padri necessitano di<br />

santità, ortodossia, scienza e consenso ecclesiastico. Mentre i padri sono necessariamente antichi (dei<br />

primi secoli) i dottori possono essere anche molto più recenti e debbono essere proclamati con decreto<br />

ufficiale o di un concilio o del sommo pontefice. Attualmente sono 33, elencati in ordine di nomina<br />

(tra il 1298 e il 1997) : S. Gregorio I Papa (S. Gregorio Magno), S. Ambrogio da Milano, S. Agostino<br />

d’Ippona (Doctor Gratiae), S. Girolamo, S. Giovanni Crisostomo, S. Basilio Magno, S. Gregorio<br />

Nazianzeno, S. Atanasio di Alessandria, S. Tommaso d’Aquino (Doctor Angelicus), S. Bonaventura<br />

da Bagnoregio (Doctor Seraphicus), S. Anselmo d’Aosta (Doctor Magnificus), S. Isidoro di Siviglia,<br />

S. Pietro Crisologo, S. Leone I Papa (S. Leone Magno), S. Pier Damiani, S. Bernardo di Chiaravalle<br />

(Doctor Mellifluus), S. Ilario di Poitiers, S. Alfonso Maria de’Liguori (Doctor Zelantissimus), S.<br />

Francesco di Sales, S. Cirillo di Alessandria (Doctor Incarnationis), S. Cirillo di Gerusalemme, S.<br />

Giovanni Damasceno, S. Beda il Venerabile, S. Efrem il Siriano, S. Pietro Canisio, S. Giovanni della<br />

Croce (Doctor Mysticus), S. Roberto Bellarmino, S. Alberto Magno (Doctor Universalis) S. Antonio<br />

da Padova (Doctor Evangelicus), S. Lorenzo da Brindisi (Doctor Apostolicus), S. Teresa d’Avila, S.<br />

Caterina da Siena, S. Teresa di Lisieux<br />

I 14 santi ausiliari solo occasionalmente vennero rappresentati in gruppo mentre ebbero<br />

singolarmente una vastissima diffusione, con attributi iconografici attinenti ai loro patronati: S.<br />

Acacio con la corona di spine, invocato contro il mal di testa – S. Barbara, con la torre e il Ciborio<br />

sormontato dall’Ostia, invocata contro il fulmine e la morte improvvisa, patrona dei minatori e degli<br />

artiglieri – S. Biagio, con due ceri incrociati, è invocato per le malattie della gola – S. Caterina, con la<br />

ruota spezzata, invocata saggia consigliera da studenti, filosofi e avvocati – S. Ciriaco, in abito da<br />

diacono, invocato contro le malattie degli occhi e le possessioni diaboliche – S. Cristoforo, con il<br />

Bambino Gesù sulle spalle, è invocato nelle tempeste, uragani, pestilenze e contro gli incidenti di<br />

viaggio – S. Dionigi, con la testa tagliata tra le mani, invocato contro le possessioni diaboliche – S.<br />

Egidio o Gillio, con la cocolla benedettina e un cervo a lato, invocato contro il mal caduco, il panico,<br />

la pazzia e i dolori notturni – S. Erasmo, con gli intestini attorcigliati all’argano, è invocato contro le<br />

malattie intestinali ed è patrono dei medici – S. Eustachio in abito da cacciatore con un cervo a lato,<br />

invocato contro il fuoco eterno e il temporale – S. Giorgio, nell’atto di uccidere il drago, è invocato<br />

contro le malattie erpetiche – S. Margherita, con il drago incatenato a lato, invocata contro il mal di<br />

reni a patrona delle partorienti – S. Pantaleone, con le mani inchiodate, è invocato per le malattie di<br />

consunzione ed è patrono dei medici – S. Vito o Guido, con la croce, è invocato contro la corea o<br />

ballo di S. Vito, la letargia e il morso delle bestie velenose e idrofobe.<br />

Vengono ora riportate notizie, particolarità e tradizioni popolari relative ad alcuni dei principali santi.<br />

Non si tratta di un elenco omogeneo né tanto meno esaustivo, che viene in parte integrato dalle notizie<br />

riportate nella bibliografie delle schede degli oggetti catalogati e illustrati.<br />

S. Aspreno – primo vescovo e patrono di Napoli, veniva invocato per la cura dell’emicrania e delle<br />

malattie osteo-articolari da cui derivò il nome commerciale dell’ASA (Aspirina)<br />

S. Ambrogio – nato a Treviri nel 339 e morto a Milano nel 387, fu eletto per acclamazione vescovo<br />

di Milano il 7 dicembre del 374. I suoi resti sono raccolti insieme a quelli di Gervasio e Protasio, che<br />

furono i primi patroni della città. L’importanza di questo santo nella storia di Milano risulta evidente,<br />

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visto che i milanesi sono detti anche ambrosiani. Egli modificò il rito introducendo quello<br />

ambrosiano, che prevedeva un avvento di 6 anziché 4 settimane, una quaresima più breve, e un<br />

battesimo per immersione anziché per infusione. Lottò contro l’eresia ariana.<br />

S. Andrea apostolo – le sue spoglie, trasportate da Costantinopoli ad Amalfi nel XIII sec.,<br />

emanavano la manna, utilizzata come rimedio per molti mali ed alla quale il Tasso nella<br />

Gerusalemme Liberata dedica un bellissimo sonetto.<br />

S. Antonio da Padova – questo frate francescano risulta tra i più famosi santi del mondo e la basilica<br />

di S. Antonio a Padova è un classico esempio di principio generativo dello spazio urbano. I santini<br />

merlettati mostrano S., Antonio da Padova circondato dai suoi miracoli, con ex voto provenienti da<br />

tutto il mondo. Circolano poi ancora i “brevi di S. Antonio” rettangoli di carta che da un lato<br />

presentano l’immagine del santo e dall’altro la formula esorcistica “ecce crucem domini fugite partes<br />

adversae vicit leo de tribu Juda radix David alleluja alleluja” (anche in epoca pagana vi erano<br />

formule propiziatorie, quali sator arepo tenet opera rotas) Il giglio presente come suo attributo<br />

secondo alcuni testimonia la potenza taumaturgica del ciclo morte-rinascita. Quando si perde un<br />

oggetto si recita un sequerio (= formula, dal latino siquaeris) “Santo Antonio dalla barba bianca,<br />

fammi trovare quello che manca” anche se in realtà la barba bianca è dell’abate Antonio (v. sotto),<br />

infatti spesso la tradizione popolare li confonde e li sovrappone anche da un punto di vista<br />

iconografico.<br />

S. Antonio abate – anacoreta egiziano del II secolo, era accompagnato dal porcello ed era noto per la<br />

capacità di guarire il fuoco di S. Antonio (herpes zoster). Secondo la leggenda egli prese il fuoco<br />

dall’inferno, come una sorta di Prometeo cristiano, nascondendolo all’interno del suo bastone grazie<br />

all’aiuto del maiale che distrasse i diavoli. Gabbando i diavoli, secondo le usanze contadine, si<br />

sconfiggevano anche miseria, malattia e fame. Nel XII sec. le spoglie del Santo vennero trasportate da<br />

Costantinopoli al Delfinato per sottrarle agli infedeli e venne fondato l’ordine dei Canonici regolari di<br />

S. Antonio che allevavano liberamente i maiali, lasciandoli circolare con un campanello a Tau sul<br />

collo; questi animali venivano macellati nei mattatoi annessi alla chiesa-ospedale per ricavare anche il<br />

lardo utilizzato contro il fuoco di S. Antonio. Sempre collegata al mondo rurale, oltre alla<br />

sacralizzazione del maiale, è la festa del santo del 17 gennaio, con l’accensione dei fuochi nei campi.<br />

Secondo la leggenda il 16 notte il santo passava nelle stalle, benedicendo i padroni che trattavano bene<br />

le bestie. A S. Daniele nel Friuli, zona di produzione dei famosi prosciutti, la chiesa principale è<br />

dedicata a S. Antonio abate ed è soprannominata la Sistina del Friuli.<br />

S. Bartolomeo – protettore dalle malattie della pelle perché scorticato vivo.<br />

S. Bernardino da Siena – nato a Massa Marittima l’8 settembre 1380 (giorno in cui si festeggia la<br />

natività di Maria), entrò nei frati minori francescani; nelle sue predicazioni insisteva sulla devozione<br />

al nome di Gesù e durante la messa distribuiva tra i fedeli delle tavolette con il simbolo IHS da<br />

baciare. A questo riguardo ebbe addirittura un processo per eresia, scontrandosi con il domenicano<br />

Manfredi da Vercelli che lo accusava di idolatria e superstizione. Noto per un trattato “Sui contratti e<br />

l’usura”, nel quale giustificava l’applicazione di moderati tassi di interesse sui capitali investiti da<br />

persone efficienti, responsabili e laboriose che si assumevano un rischio, sottolineando la necessità<br />

dell’uso sociale della ricchezza e condannando invece gli usurai e i biscazzieri. Rifiutò per ben tre<br />

volte la nomina a vescovo, accettando solo gli incarichi interni all’ordine per santa obbedienza. Morì<br />

all’Aquila nel 1444 e dalla sua bara continuò ad uscire sangue fino a quando le due fazioni che in città<br />

si stavano affrontando non si riappacificarono. Un quadro del Perugino lo ritrae mentre guarisce un<br />

soldato ferito in una rissa. E’ invocato contro le emorragie; si celebra il 20 maggio<br />

S. Biagio – decollato, dalle dita miracolose e protettore dal mal di gola. Santo medico appartenente<br />

alla categoria degli anargiri, cioè di coloro che curavano gratuitamente gli ammalati. Specializzato<br />

nell’orofaringe, il 3 febbraio, giorno della sua festa, nelle chiese i sacerdoti toccano la gola con olio<br />

benedetto e si mangiano pani a forma di dita per guarire la gola. Anche gli animali vengono protetti<br />

portando al collo un laccio rosso e a Roma nella chiesa soprannominata “S. Biagio alla pagnotta” si<br />

distribuivano pani che avevano la forma delle parti ammalate, veri e proprio ex voto anatomici,<br />

mentre a Milano venivano mangiate delle fette di panettone conservate dalla feste natalizie.<br />

S. Camillo – Camillo de Lellis (Bucchianico 1550 - Roma 1614), fondatore dell' ordine dei Chierici<br />

Regolari Ministri degli Infermi (Camilliani); patrono degli ammalati, degli infermieri e degli ospedali,<br />

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protettore della sanità militare; beatificato nel 1742, canonizzato nel 1746, si festeggia il 14 luglio.<br />

Dopo aver fatto il militare, nel 1575 abbracciò la vita religiosa diventando frate cappuccino, nel 1583<br />

fu ordinato sacerdote e aggiunse un quarto voto che prevedeva l’assistenza ai malati anche a rischio<br />

della propria vita.<br />

S. Carlo Borromeo – anch’esso vescovo di Milano, coprotettore della città con S. Ambrogio, vive la<br />

rifondazione post-conciliare di Trento contrastando lo scisma luterano. Nato nel 1538 ad Arona sul<br />

lago Maggiore, nipote di Pio IV, contribuì all’elezione del domenicano Pio V che rese operativa la<br />

riforma della chiesa, introducendo il breviario per unificare la liturgia e rendendo obbligatoria per i<br />

vescovi la residenza nella propria diocesi. A Milano fondò l’università di Brera affidata ai gesuiti e la<br />

facoltà di teologia. Combattè la peste del 1576, mori nel 1584, venne canonizzato nel 1610.<br />

S. Ciro – medico anargiro, esercitò ad Alessandria d’Egitto dove morì decollato all’inizio del IV<br />

secolo. Nel V sec. le reliquie furono trasportate a Menouthis presso Canapo dove sorse un santuario,<br />

che rivaleggiò con quello di Cosma e Damiano di Costantinopoli. Poi le spoglie giunsero a Roma<br />

nell’alto medioevo, e quindi a Napoli nella chiesa di Gesù nuovo, dove riposa tuttora nella cappella di<br />

S. Francesco del Geronimo, religioso del Seicento che guarì 11.000 persone strofinando le parti<br />

ammalate con le reliquie di Ciro. Dal 1776 è patrono di Portici.<br />

SS. Cosma e Damiano (medico & speziale) – dioscuri cristiani, gemelli, esercitarono come anargiri<br />

la medicina a Egea, già centro di culto di Esculapio. Come Castore e Polluce, protettori dell’arte<br />

medica e cerusica, ma coniugata alla carità cristiana. Fecero il primo trapianto d’organi innestando<br />

una gamba di pelle scura su una amputata. Martirizzati sotto Diocleziano, furono sepolti in Siria con<br />

Ciro. Al loro sepolcro guarì l’imperatore Giustiniano e il culto si propagò in oriente; nel loro<br />

santuario di Costantinopoli si praticava l’incubatio (attesa della guarigione) Papa Felice IV nel sesto<br />

secolo fece erigere a S. Cosma e Damiano un santuario a Roma ed a Firenze Cosimo de’ Medici,<br />

vista l’omonimia, commissionò al Beato Angelico una serie di dipinti dove sono raffigurati in veste<br />

rossa con fiale, spatole, bisturi e borsa per i farmaci. Patroni dei medici, divennero in seguito anche<br />

patroni dei farmacisti e dal XIII secolo dei barbieri e delle levatrici. Ad Isernia il 27 settembre si<br />

espongono le loro reliquie e vengono distribuiti dei falli in cera alle donne che hanno difficoltà<br />

riproduttive.<br />

S. Donato – decapitato, protegge dall’epilessia e dalle malattie mentali.<br />

S. Espedito – patrono dei postini e delle cause urgenti.<br />

S. Erasmo – invocato contro le coliche.<br />

S. Francesco – fondatore dei frati minori francescani (che per regola non giudicano gli altri ma solo<br />

sé stessi.) è uno dei santi più popolari, copatrono d’Italia con Caterina da Siena dal 18 giugno 1939.<br />

E’ il primo santo con stimmate, ricevute sul monte della Verna (Arezzo, dove fondò anche la sua<br />

congregazione): su mani e piedi le ferite dei chiodi della crocifissione, sul torace la ferita della lancia<br />

di Longino e sulla spalla le lesioni lasciate dal trasporto della croce. Questi segni, dopo sette secoli,<br />

sono comparsi anche sul confratello Padre Pio. Nel 1223 Francesco inventò il Presepio di Natale.<br />

Morì a 44 anni nel 1226 e dopo soli 2 anni venne proclamato santo da Gregorio IX.<br />

S. Gennaro – il sangue di Napoli: per i credenti è un evento miracoloso e la mancata liquefazione<br />

viene interpretata come grande flagello. Secondo i detrattori il fenomeno è un graziosissimo capitolo<br />

della chimica per tenere a bada un popolo di nulla-facenti, poiché l’accertamento scientifico<br />

trasformerebbe il mistero in impostura e la credenza in credulità.<br />

A Napoli nel ‘600 vi erano moltissime ampolle miracolose di numerosi santi. Secondo Goethe il<br />

ricorso al sangue, arcaico sugo della vita, viene fatto contro la morte e contro il diavolo. Nel 1631<br />

l’esposizione delle reliquie allontanò la lava del Vesuvio dalla città. Nel 1799, durante l’occupazione<br />

francese, la liquefazione fece definire il santo “spione di Dio che si fa giacobino” Nel 1527 è stata<br />

formata una deputazione del tesoro di S. Gennaro, che conta oggi 10 componenti scelti dal presidente<br />

della Repubblica su una rosa di nomi proposti da altri deputati; tale organismo è attualmente<br />

presieduto dal sindaco di Napoli.<br />

S. Giorgio – palestinese martirizzato nel 303, dal 1099 patrono di Genova e in seguito dell’Inghilterra<br />

su licenza concessa da Genova dietro pagamento di compenso in denaro. Dopo le crociate la croce di<br />

S. Giorgio compare anche sulla bandiera inglese e sul rovescio delle sterline il santo è magistralmente<br />

riprodotto da Pistrucci a cavallo mentre uccide il drago. Si tratta di una rivisitazione di un mito<br />

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pagano, in cui Perseo uccise la Medusa per salvare Andromeda e Eracle l’Idra di Lerna, mostro con<br />

corpo da serpente e molte teste.<br />

S. Giovanni Battista (battezzava nel fiume Giordano) – figlio del sacerdote Zaccaria e di Elisabetta,<br />

cugina della Vergine Maria, chiamato anche “il precursore” perché preparò la via a Gesù. Santo della<br />

notte di mezza estate, unica figura di cui si celebra la nascita (24/06) e la morte (29/08) Venne<br />

decollato da Erode Antipa ed ha assunto il patronato di numerose confraternite della misericordia, che<br />

portano come emblema la testa adagiata su un vassoio<br />

S. Giuseppe – modello di padre, patrono della Chiesa dall’8 dicembre 1870. La sua popolarità è<br />

testimoniata dal fatto che il suo nome risulta tra quelli più diffusi in Italia. Falegname, carpentiere,<br />

patrono dei lavoratori dal 1° maggio 1956.<br />

S. Lorenzo – patrono di Grosseto , venne arrostito su una graticola ed è invocato contro gli incendi e<br />

le scottature.<br />

S. Marco evangelista – custodito a Venezia, il suo vangelo è più autorevole degli altri perché scritto<br />

su racconti di Pietro. Fu successore di Pietro e Paolo, morì martire ad Alessandria d’Egitto dove dei<br />

mercanti veneziani lo sottrassero agli infedeli nascondendo i suoi resti in una cesta, sotto carne di<br />

maiale; le sue spoglie giunsero a Venezia il 31 gennaio dell’828. Il suo simbolo è il leone alato.<br />

Patrono dei vetrai e dei fabbricanti di ceste. Insieme alla Vergine fu protagonista della vittoria di<br />

Lepanto del 7 ottobre 1571 contro la flotta ottomana.<br />

S. Matteo evangelista – scrisse il suo libro il 60 d.C in armeno e venne poi tradotto in greco.<br />

Dapprima esattore, e successivamente al seguito di Gesù morì martire in Etiopia; nel IV sec. i resti<br />

giunsero a Velia e poi a Paestum, dove nel 1080 i Normanni gli dedicarono una nuova cattedrale per<br />

ingraziarsi il popolo. Tutte le vicende delle spoglie di Matteo ruotano intorno ad un topoi altamente<br />

simbolico, perché le due città erano il simbolo del paganesimo e della cultura greca ante-Socrate, con<br />

famosissimi santuari. Patrono di Salerno, noto anche lui per la manna o sacra rugiada.<br />

S. Michele arcangelo – arcangelo dell’Apocalisse, patrono dei cristiani, di Cuneo, Caltanissetta e dei<br />

mestieri che implicano l’uso della bilancia. Sul Gargano vi è un celebre santuario dal 490 d.C. per<br />

questo addetto alla pesatura delle anime, che ricorda molto da vicino alcune divinità pagane (Ermes,<br />

Mercurio per i latini) Contende al demonio le anime dei trapassati, che dopo la morte debbono<br />

attraversare il ponte di S. Giacomo sottile come un capello.<br />

S. Nicola – nel 1087 dei marinai baresi sottrassero le spoglie che si trovavano nella città di Mira<br />

assediata dagli infedeli e il suo corpo ora riposa in un santuario al centro di Bari, la cui gestione è stata<br />

di recente restituita alla Russia in occasione della visita di Putin. I pellegrini che andavano in Terra<br />

Santa non imbarcandosi da Venezia facevano due soste in Puglia : una a monte S. Angelo al santuario<br />

dell’arcangelo Michele e l’altra a Bari a quello di S. Nicola. I suoi resti emanano un olio che ha il<br />

potere di guarire numerose patologie, detto manna. Tra tutti i miracoli il più noto per straordinaria<br />

potentia è la resurrezione di tre bimbi, uccisi da un oste, fatti a pezzi e messi in salamoia. Da questo<br />

santo deriva nei paesi nordici la tradizione di S. Claus cioè di Babbo Natale . Amico dei bambini, il<br />

suo culto è tuttora molto diffuso nei paesi dell’est.<br />

S. Petronio – protettore di Bologna dal XIII sec. al posto di Pietro, ottavo vescovo di Bologna si<br />

rivelò anche abile amministratore costruendo case per i poveri e riproducendo nella città le sette<br />

chiese di Gerusalemme. I bolognesi sono detti anche petroniani, così come i napoletani partenopei<br />

dalla sirena Partenope. La chiesa di S. Petronio non è mai stata finita e presenta tuttora i mattoni a<br />

vista. Nonostante sia la chiesa più famosa della città, non è la cattedrale di Bologna ; è stata di<br />

proprietà della città fino al concordato del 1929, poi presa in carico dal Vaticano nel 1937 e<br />

consacrata solo il 3 ottobre 1954, 462 anni dopo la prima messa.<br />

S. Pietro & S. Paolo – come Romolo e Remo rifondano la Roma cristiana il 29 giugno, in<br />

coincidenza con un’ antica festa pagana. Pietro è un rozzo pescatore di anime, mentre Paolo è colto<br />

erudito e conoscitore della lingua greca, al quale la religione popolare attribuisce anche il potere di<br />

guarire dal veleno di serpenti e ragni. Gli individui immuni erano detti sanpaolari e nel meridione uno<br />

dei suoi appellativi era quello di “santu Paolo delle tarante”, in riferimento cosiddetto tarantolismo:<br />

malattia più simbolica che reale, derivante dal disagio esistenziale, curata con una terapia coreuticamusicale<br />

per cui il tarantolato ballava fino alla guarigione al ritmo frenetico della pizzica.<br />

11


S. Pio da Pietralcina (Benevento) – frate con le stigmate, (dal greco segno, puntura). come S.<br />

Francesco. A S. Giovanni Rotondo fondò la Casa Sollievo della sofferenza, focalizzando<br />

l’associazione tra corpo/anima, salvezza/salute, sanità/santità, già sviluppate da S. Giuseppe Moscati<br />

clinico di Napoli all’inizio del ‘900. Si festeggia il 23 giugno.<br />

S. Rocco – santo degli appestati, spesso raffigurato con un cane. Nato in Francia intorno al ‘300,<br />

morto a Roma nel 1317 all’età di 32 anni, guariva gli appestati con il solo segno della croce.<br />

Protettore di tutte le epidemie e propiziatore di buoni raccolti. In Italia le intitolazioni patronali sono<br />

numerosissime e molti comuni o frazioni portano il suo nome. Le reliquie, giunte a Venezia, resero<br />

famosissima la confraternita della scuola grande di S. Rocco, le cui sale vennero magistralmente<br />

affrescate da Tintoretto. Il santo è dipinto come pellegrino con la conchiglia di S. Giacomo, emblema<br />

del pellegrinaggio a Santiago di Compostela, cucito sul mantello, affiancato dal cane e con il bastone.<br />

S. Agata – patrona di Catania, delle balie, delle puerpere e dei pompieri. Martire cristiana del III<br />

secolo, si donò totalmente a Dio a 15 anni con la cerimonia della velatio; rifiutò di adorare gli dei<br />

pagani per cui fu sottoposta a tortura che culminò con lo strappo di una mammella; per questo viene<br />

invocata contro malattie del seno. Si narra che il suo velo fu usato spesso come scudo per proteggere<br />

la città dalla lava dell’Etna. Si festeggia dal 3 al 5 febbraio con processioni solenni in cui il feretro<br />

d’argento chiamato “a vara”, viene esposto insieme ad 11 enormi candelieri detti cannalore su cui<br />

sono scolpiti gli episodi salienti della sua vita. E’ una delle feste cattoliche più importanti a livello<br />

internazionale, considerata patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO nella categoria di beni<br />

immateriali di tipo etno-antropologico. Co-patrona di Malta.<br />

S. Anna – modello di virtù domestica, è una delle sante più popolari d’ Italia come prova l’enorme<br />

diffusione del culto e del nome, che deriva dall’ebraico Hannah (grazia) Madre di Maria, a parlare di<br />

lei sono soprattutto i vangeli apocrifi. Il suo culto assume grande popolarità dal medioevo e a fine<br />

‘500 Gregorio XIII la inserisce nel messale. Patrona elettiva delle puerpere, lavandaie e ricamatrici,<br />

fabbricanti di scope, corredi matrimoniali. e rigattieri. Come madre di Maria stella maris è anche una<br />

delle principali protettrici dei marinai. E’ istituto centrale dell’identità italiana della famiglia che<br />

comprende la presenza di tre generazioni, in cui Maria rappresenta il paradigma della mamma e S.<br />

Anna il modello ideale della nonna<br />

S. Apollonia – invocata contro il mal di denti, martire torturata con l’asportazione di tutti i denti.<br />

S. Barbara – protettrice di Rieti, patrona dei pompieri perché torturata con il fuoco e invocata contro i<br />

fulmini, per associazione simbolica con la folgore che incenerì il suo carnefice<br />

S. Caterina – nata a Siena nel 1347, mantellata domenicana, intellettuale senza saper né leggere né<br />

scrivere, venne nominata dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970. Per la sua vita ascetica e per la<br />

sua estrema debolezza fisica si parla anche della “santa anoressia” di Caterina da Siena<br />

S. Chiara – fondò il secondo ordine francescano, ed alla sua morte le consorelle si chiamarono<br />

clarisse. Papa Gregorio IX concesse a Chiara il privilegio della povertà, consistente nel non potere né<br />

dovere accettare alcuna proprietà, neppure in comune. La santa trascorse l’ultima parte della sua vita a<br />

letto, immobilizzata dal male, e mentre si doleva di non poter partecipare alla messa udì<br />

miracolosamente il canto dei monaci che salmodiavano nella basilica di S. Francesco e le si spalancò<br />

l’interno del tempio con al centro il presepe. Per questo motivo il 14 febbraio 1958 Pio XII proclamò<br />

S. Chiara patrona della TV ed in generale dei mezzi di comunicazione. Le si attribuiscono poteri<br />

taumaturgici contro le malattie della vista.<br />

S. Elisabetta di Ungheria (Bratislava 1207 – Marburgo 1231) – figlia di re Andrea II di Ungheria e<br />

di Gertrude di Merano, discendente di Carlo Magno. Patrona dell’ordine francescano secolare con S.<br />

Luigi di Francia, protettrice delle persone addette alla cura dei malati, delle opere di carità cattoliche e<br />

dei panettieri. Contemporanea di S. Francesco, seppe come lui spogliarsi di tutti i suoi beni materiali,<br />

rinunciando ai fasti di corte per assistere i poveri. Emblemi: cesto di pane, rose. Nel 2007, in<br />

occasione dell’8° centenario della nascita, le reliquie itineranti (peregrinatio reliquie) della santa<br />

hanno raggiunto anche il Piemonte<br />

S. Lucia – Patrona di Siracusa, ha potere taumaturgico contro le malattie della vista, perché le<br />

vennero strappati gli occhi. La collocazione del dies natalis intorno al solstizio induce ad associarla<br />

alla luce e alla vista ed il suo nome deriva proprio dalla parola latina lux. Questo filo etimologico<br />

spiega perché viene raffigurata con in mano il piatto che tiene i suoi occhi e con la lampada che allude<br />

12


alla sua virtù profetica. Si celebra il 13 dicembre, giorno in cui ancor oggi in molti paesi d’ Italia si<br />

predice il futuro. Essa rappresenta la personificazione cristiana del mito di Lucina, patrona degli<br />

occhi, della luce e della fecondità, intesa sia come gravidanza femminile che come raccolto della terra.<br />

S. Maria Francesca Alcanderina – (Napoli 1715 - 1791) nota come S. Vergine delle stimmate o<br />

delle cinque piaghe; a 16 anni si consacrò al Signore con la regola del terz' ordine francescano,<br />

secondo lo spirito di penitenza di S. Pietro d' Alcantare; beatificata nel 1843, canonizzata nel 1867;<br />

unica santa nata a Napoli e unica donna dell' Italia meridionale peninsulare canonizzata.<br />

S. Rita – detta “ santa degli impossibili”, la sua popolarità ha inizio nella catena dei monti Sibillini al<br />

confine tra Umbria e Marche, dove si trova Cascia. Il bollettino del santuario contiene una fitta serie<br />

di ringraziamenti per guarigioni inspiegabili, posti di lavoro trovati e di recente anche per l’uscita da<br />

stati depressivi. Accanto alla teca con le sue spoglie vi sono maglie di calciatori e ciclisti, mozziconi<br />

di sigarette, siringhe, ed ai fedeli vengono distribuiti frammenti di polvere di roccia del cosiddetto<br />

scoglio (pietra che porta impresse le orme dei piedi della santa) Da questo eremo la santa avrebbe<br />

spiccato un prodigioso volo notturno per entrare nel convento agostiniano di S. Maria Maddalena,<br />

dove le monache si erano rifiutate per tre volte di ammetterla. Fu canonizzata nel 1900<br />

S. Rosalia – detta “la Santuzza di Palermo”, la sua devozione risale al XII secolo. Il mito<br />

devozionale conosce una nuova fiammata in seguito alla scoperta del suo sepolcro, avvenuto il 15<br />

luglio 1624, e soprattutto grazie al fatto che dopo la processione dei suoi resti il 5 giugno 1625 si<br />

placò la pestilenza a Palermo. Si celebra dal 12 al 15 luglio di ogni anno<br />

S. Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo o Teresa di Francia – (Alençon 1873 - Lisieux 1897)<br />

carmelitana, beatificata nel 1923 canonizzata nel 1925, viene raffigurata sotto una pioggia di rose<br />

S. Teresa d’Avila – invocata contro le malattie di cuore, si celebra il 15 ottobre stata la prima donna<br />

ad ottenere il titolo di dottore della Chiesa (Paolo VI 1970)<br />

Anni Santi Giubilari – queste ricorrenze furono fin dai primi anni dei formidabili diffusori delle<br />

<strong>medaglie</strong> portative, fabbricate in gran quantità dai medagliari romani per i pellegrini che accorrevano<br />

a Roma da ogni parte del mondo per partecipare alla “Sagra della Perdonanza”.<br />

L’idea di un anno di purificazione e di remissione dei debiti viene da molto lontano: in Mesopotamia<br />

sin dal III millennio a.C. e in Siria dal II, venivano periodicamente promulgati editti di remissione che<br />

prevedevano l’esonero dal pagamento delle tasse e l’annullamento di contratti tra privati riguardanti<br />

debiti e pegni, al fine di ridistribuire la ricchezza. Anche nel popolo ebraico, secondo il Levitico (25, 8<br />

-13) la festa dell’espiazione chiude un ciclo settenario di anni sabbatici (sette volte sette) e consiste in<br />

una restituzione dei beni, in una liberazione delle persone ed in un riposo degli uomini e della terra. Il<br />

giubileo elimina quindi i debiti come il kippur cancella i peccati. Il termine jubilaeus deriva da<br />

jubilus, grido gioioso dei pastori usato da S. Girolamo nella Vulgata per tradurre l’ebraico yobel (=<br />

montone o capro) da cui sarebbe scaturito il senso traslato di corno, strumento usato dai sacerdoti per<br />

proclamare l’inizio dell’anno del Signore. I primi cristiani non erano particolarmente interessati al<br />

Levitico, considerato portatore di una legge ormai superata dall’avvento di Gesù. Essi si preparavano<br />

alla fine del mondo, prevista in un futuro molto prossimo (“il tempo è compiuto e il regno di Dio è<br />

vicino – scrive Marco 1, 2 – convertitevi e credete nel Vangelo”). Finchè la cultura cristiana conservò<br />

la tensione escatologica delle origini, non vi fu spazio per la ripresa delle periodizzazioni giubilari. e<br />

l’interesse per la tradizione giubilare riprende quota solo dopo il mille, quando viene meno l’ansia<br />

della fine del mondo. S. Bernardo nella predicazione itinerante effettuata per preparare la seconda<br />

crociata, assimilò l’indulgenza concessa ai crociati a un giubileo.<br />

Gli anni santi giubilari sono celebrazioni con radici molto antiche, riadattate alla tradizione cristiana<br />

oltre 700 anni fa da Bonifacio VIII, e perfezionate oltre 500 anni fa da Alessandro VI, con<br />

l’introduzione del rituale principale ovvero apertura e chiusura della Porta Santa: due papi accusati<br />

dai contemporanei di essere più attenti al potere materiale che spirituale. Nell’organizzazione dei<br />

giubilei l’unione di queste due dimensioni non è casuale, e fino al ‘900 essa è stata finalizzata a<br />

rafforzare la potenza simbolica ed economica del pontefice, unico a poter aprire ai credenti le porte<br />

del Paradiso attraverso le indulgenze, ribadendo in questo modo la centralità di Roma nella vita<br />

cristiana. Già nel Medioevo risultava in uso la remissione di tutti i peccati per coloro che si recavano<br />

nella basilica del Principe degli Apostoli, dapprima con cadenza centennale, ridotta in seguito a 50<br />

13


anni e poi a 25 per consentire di lucrare l’anno Santo a tutta la popolazione. Queste ricorrenze<br />

periodiche, correlate ad una sacralizzazione del tempo che deriva dalla sua calendarizzazione, quasi<br />

sempre di origine religiosa, fanno parte dell’innato desiderio dell’uomo di controllare l’universo. In<br />

questo modo si esorcizza un tempo continuo, omogeneo, informe e lo si collega con quello umano,<br />

segnato irreversibilmente dalla scansione nascita/ morte. Prima della riforma gregoriana del 1582,<br />

l’organizzazione del tempo in Europa non era uniforme: in Spagna l’anno iniziava il 1° gennaio, a<br />

Venezia il 1° marzo, in parte della Francia, Germania, Inghilterra e a Firenze il 25 maggio.<br />

La pratica del Giubileo venne favorita dalla diffusione del pellegrinaggio: a tale proposito il XIII<br />

secolo costituì un’epoca d’oro, con la nascita di due ordini religiosi (francescani e domenicani) che si<br />

proponevano appunto di vivere come itineranti, cioè in pellegrinaggio continuo. I due ordini, spesso<br />

contrapposti in una sorta di rivalità, pubblicizzavano i poteri taumaturgici dei loro confratelli in<br />

competizione tra loro, ma erano entrambi oggetto di critiche. I francescani per il loro voto di povertà<br />

(rappresentato da uno dei tre nodi del cordone che cinge il saio, mentre gli altri due simboleggiano<br />

obbedienza e castità) e per il rifiuto dell’etica mercantile venivano accusati di voler realizzare<br />

l’impossibile e di minacciare la stabilità sociale, mentre i domenicani venivano indicati come i<br />

difensori della ragione di stato. Dante nel Paradiso XI fa illustrare da S. Tommaso d’Aquino la<br />

diversità dei due ordini.<br />

I pellegrini più antichi, a dimostrazione dell’avvenuta redenzione dei peccati, tornavano da Roma<br />

ostentando dei pezzi di stoffa da portare al collo detti scapolari (sibilis cucullus) o delle pazienze<br />

(patientiae) formate da un quadrato di stoffa benedetta che si appendeva al collo per lo più sotto il<br />

giustacuore, ed in seguito con delle quadrangole cioè placchette in piombo uniface di circa 3 cm di<br />

lato, con rozze immagini dei SS. Pietro e Paolo, il presepe, il crocifisso, la deposizione, la Veronica, la<br />

natività e la morte del Redentore. Nel XVI sec. le quadrangole furono sostituite dalle prime <strong>medaglie</strong><br />

<strong>devozionali</strong> per pellegrini.<br />

I pellegrini romei si distinguevano perchè sul cappello, sul bastone o sul mantello portavano<br />

l’immagine della “Veronica”, mentre quelli di Compostela avevano una conchiglia e quelli della Terra<br />

Santa una palma. Già a quel tempo, all’interno della cultura cristiana, non mancavano gli oppositori di<br />

queste pratiche (“La salvezza va raggiunta per mezzo di una vita santa, non di luoghi santi” oppure<br />

“sono pochi quelli che per il fatto di andare in pellegrinaggio diventano più santi”). Dal ‘500 il<br />

pellegrinaggio diventò un rito collettivo rigorosamente organizzato dalle confraternite, quasi sempre<br />

collegate con strutture aventi sede a Roma che provvedevano al loro alloggiamento e sostentamento.<br />

Questi pellegrini giungevano in gruppo, con abiti, musiche e stendardi personalizzati.<br />

La perdita della fortezza di Acri alla fine del XIII secolo, aveva reso molto più pericoloso e costoso il<br />

viaggio in Terra Santa, per cui Roma spesso diventava meta finale del pellegrinaggio. La Chiesa<br />

inoltre, creando la possibilità per i fedeli di intervenire nel destino delle anime grazie alle indulgenze,<br />

rafforzava la centralità di Roma nella quale concentrava le reliquie (Sancta Sanctorum e Scala Santa)<br />

Dopo l’anno mille la devozione verso la Veronica di provenienza bizantina, accrebbe il ruolo di Roma<br />

città santa, mediante l’esposizione del venerdì santo e varie ostensioni private a personaggi illustri.<br />

Nel 1208 Innocenzo III istituì la processione del volto santo, in cui ogni prima domenica dopo<br />

l’Epifania l’immagine veniva portata da S. Pietro all’ospedale di S. Spirito. Niccolò IV nel 1289<br />

sostenne che la reliquia della Veronica era più importante di quella dell’apostolo Pietro e anche Dante,<br />

nel canto XXXI del Paradiso, descrive il trepidante arrivo al suo cospetto dei pellegrini. Nel corso del<br />

XIII secolo venne introdotto nella cultura cristiana un terzo luogo dell’Aldilà : il Purgatorio (eliminato<br />

di recente da Benedetto XVI), da cui ebbe origine la pratica delle indulgenze, già proposte da monaci<br />

itineranti irlandesi nel VI sec., che prevedevano una tariffa per ciascuna colpa e in cui il<br />

pellegrinaggio in Terra Santa costituiva la penitenza per i peccati più gravi. Spesso i pellegrini<br />

venivano trasportati via mare da Venezia, come ben descritto nel libro “Viaggio da Venezia al S.<br />

Sepolcro ed al Monte Sinai” di padre Noè (‘500). La credenza nel Purgatorio prende vigore anche<br />

grazie alla conferma di visioni mistiche e teorizzazioni teologiche, suggellando l’amore tra i vivi e i<br />

morti. Le prime indulgenze plenarie, dopo quelle concesse ai crociati, furono legate al pellegrinaggio<br />

alla Porziuncola di Assisi il 1° agosto e quella all’abbazia di Collemaggio dell’Aquila (perdonanza di<br />

Collemaggio) concessa da Celestino V il 1295, in analogia a quella concessa da Innocenzo III nel<br />

1208 a coloro che assistevano alla processione della Veronica.<br />

14


Giubileo 1300 – fu il primo anno santo, organizzato da Bonifacio VIII, che stabilì un periodismo<br />

centennale. Con la celebrazione giubilare riuscì ad assorbire le tensioni escatologiche aumentando la<br />

stabilità della chiesa e riducendo il numero di movimenti millenaristici presenti nella cultura<br />

protestante priva di tali scadenze. Bonifacio VIII venne molto criticato da Dante: fu il primo papa ad<br />

usare il proprio stemma famigliare come insegna della chiesa, e fece languire in prigione Jacopone da<br />

Todi. Egli amplificò il significato delle insegne pontificie con cui si fece ritrarre (chiavi = potere<br />

pontificio di aprire la porta del cielo, e tiara = simbolo di unità e potenza della chiesa) Il giorno di<br />

Natale del 1299 un’incredibile folla di pellegrini si recò ad assistere alle funzioni nella basilica di S.<br />

Pietro, per cancellare la macchia di tutte le colpe. Anche il 1° gennaio (in cui si celebrava l’ottava del<br />

Natale e la circoncisione del Signore) e il 17 gennaio, per la processione della Veronica, accorsero<br />

tantissimi pellegrini che per lucrare l’indulgenza dovevano visitare quotidianamente per 30 giorni S.<br />

Pietro e S. Paolo fuori le mura. Visti gli incidenti dovuti all’elevato numero di romei (per il<br />

sovraffollamento vi furono anche alcuni morti) durante le feste di Pasqua, di S. Pietro e di fine anno<br />

vennero ridotti i giorni di visita alle basiliche necessari ad ottenere il perdono. I pellegrini, nonostante<br />

fossero quasi sempre di umile classe sociale, erano molto disciplinati, tant’è che Dante nel XVIII<br />

canto dell’Inferno, descrive il loro attraversamento del ponte S. Angelo in due file ordinate. Vennero<br />

raccolti 17 milioni di fiorini, soprattutto con offerte di moneta spicciola, e si narra che due chierici<br />

rastrellavano quantità infinite di denaro presso l’altare di S. Paolo. Anche le botteghe di merciai,<br />

orefici, librai, venditori di immaginette fecero ottimi affari, sfruttando il desiderio del pellegrino di<br />

riportare a casa un ricordo. Sempre Dante, nel II canto del Purgatorio che si immagina scritto proprio<br />

nel 1300, parla di anime raccolte alla foce del Tevere.<br />

Giubileo 1350 – il giubileo sopravvisse nonostante l’esilio avignonese, che dal 1305 al 1377<br />

trasportò la sede pontificia in Francia. Cola di Rienzo ottenne una bolla con cui Clemente VI istituiva<br />

un giubileo a Roma, e per lucrare il giubileo poneva anche la visita di S. Giovanni in Laterano. La<br />

celebrazione fu funestata da pestilenze, e ad un forte terremoto che danneggiò la città il 9 settembre<br />

1349. Tuttavia l’entusiasmo di recarsi a Roma era contagioso, tanto da far scrivere da Petrarca<br />

all’amico Guglielmo di Pastrengo “Cosa fai? Non ti disponi a visitare Roma?”. Volontarie coordinate<br />

da Brigida di Svezia assisterono i pellegrini.<br />

Giubileo 1390 – conseguentemente allo scisma quarantennale iniziato nel 1378 in seguito al tentativo<br />

di riportare la sede papale da Avignone a Roma, papa Urbano VI residente a Roma proclamò la<br />

riduzione della cadenza giubilare a 33 anni, benché l’intervallo inizialmente proposto, e<br />

immediatamente dimezzato, fosse di cento anni. Il suo successore Bonifacio IX in un’atmosfera di<br />

forte ostilità con il papa di Avignone, si trovò ad affrontare l’assalto dei pellegrini in una città con non<br />

più di 25.000 abitanti che di notte veniva invasa dai lupi. Anche questo giubileo fu funestato dalla<br />

peste ma nonostante ciò le offerte furono abbondanti e permisero, detratto il 50% spettante al papa, la<br />

ristrutturazione delle basiliche.<br />

Giubileo del 1400 – proclamato dal papa di Avignone, vide affluire a Roma numerosi pellegrini che<br />

ricordavano il grande giubileo del ‘300 e la cadenza secolare mai abolita. Anche in questo caso si<br />

ripetè l’epidemia di peste con oltre 800 morti al giorno. Bonifacio IX, pur non proclamando il nuovo<br />

giubileo, di fatto prolungò quello del 1390 raccogliendone i frutti<br />

Giubileo 1423 – questo evento, scarsamente documentato dalle cronache, deriva da una scansione di<br />

33 anni. Fu celebrato nonostante le pessime condizioni dell’Urbe, in cui il Foro Romano era divenuto<br />

pascolo per greggi, assumendo il nome di Foro Vaccino e il Campidoglio, per analoghi motivi, quello<br />

di Monte Caprino. Questo anno Santo sanciva in ogni caso la fine dello scisma e il ritorno di Roma al<br />

centro della cristianità, con l’elezione di Martino V nel 1417. Vennero revocate le indulgenze e i<br />

giubilei fuori Roma concessi durante lo scisma<br />

Giubileo 1450 – con questa celebrazione si tornò all’antica scansione cinquantennale. Niccolò V, con<br />

la consulenza di Leon Battista Alberti, emanò il primo piano urbanistico della città, comprendente la<br />

ricostruzione delle basiliche patriarcali e altre importanti opere, finanziate proprio con le entrate<br />

giubilari, tra le quali il trasferimento della sede pontificia dal Laterano al Vaticano, e l’affresco della<br />

cappella privata del papa da parte del Beato Angelico. La grandiosità degli edifici e dei monumenti<br />

doveva servire a testimoniare l’opera dello stesso Dio. Durante l’anno vi furono frequenti ostensioni<br />

della Veronica e la canonizzazione di Bernardino da Siena. Nell’estate scoppiò la solita pestilenza e vi<br />

15


furono problemi di approvvigionamento di grano e farina per la grande affluenza di pellegrini, con<br />

morte di circa 170 persone affogate nel Tevere o calpestate per cedimento della spalletta di un ponte.<br />

Si contavano 1022 osterie con insegna e molte case private erano state trasformate in ostello, ma<br />

nonostante ciò molti pellegrini furono costretti a dormire sotto i porticati delle chiese o negli orti.<br />

Quell’anno il pontefice depositò presso i Medici l’incredibile cifra di 100.000 fiorini, che destinò in<br />

particolare per l’acquisto e la trascrizione di codici manoscritti, che costituirono il nucleo iniziale della<br />

Biblioteca Vaticana, la prima biblioteca pubblica del mondo, con oltre 5000 volumi.<br />

Giubileo 1475 – nel 1470 Paolo II ridusse l’intervallo a soli 25 anni, per mediare tra la scansione<br />

cinquantennale e quella di 33 anni, per cui Sisto IV celebrò questo giubileo revocando tutte le<br />

indulgenze plenarie concesse al di fuori di Roma, per accrescerne il valore. Venne ricostruito<br />

l’ospedale di S. Spirito in Sassia, e fu ristrutturata S. Maria del Popolo, con annesso ospedale<br />

agostiniano, S. Cosimato, S. Pietro in Montorio e SS. Apostoli (chiese francescane, nelle quali erano<br />

proibite le colonne), S. Sisto (chiesa domenicana), mentre in S. Pietro si fece edificare da Donatello<br />

un nuovo ciborio sull’altare maggiore. Venne inoltre costruito un nuovo ponte (ponte Sisto) sulle<br />

rovine di Pons Valentiniani. Fu il primo giubileo celebrato dopo l’invenzione della stampa, per cui la<br />

bolla venne stampata ed inviata ovunque, con relativi fogli di istruzione e guida della città A<br />

novembre la piena del Tevere aveva sommerso la città e S. Paolo fuori le Mura poteva essere<br />

raggiunta solo con le barche; analoga situazione si ripetè a gennaio con S. Pietro, mentre nei mesi<br />

successivi vi fu una scarsa affluenza a causa di una pestilenza. Dopo la presa di Costantinopoli da<br />

parte dei Turchi nel 1453, gli ottomani stavano avanzando in Europa, minacciando il Friuli.<br />

Giubileo 1500 – il papa Alessandro VI benedì la conquista dell’ America da parte degli spagnoli nel<br />

1493, inviando missionari nella nuova terra e tracciando una linea di demarcazione del territorio<br />

colonizzabile dagli spagnoli e dai portoghesi. Fu un papa molto nepotista, che ebbe 4 figli prima di<br />

diventare sarcerdote e 5 dopo, ai quali assegnò vantaggi e rendite senza alcun ritegno. A Firenze<br />

Savonarola si fece portavoce di una battaglia, sollecitando un concilio per deporre questo papa in<br />

quanto simoniaco, corrotto e infedele, e non risparmiò neppure la pratica delle indulgenze : “O quanto<br />

ancor più sciocchi sono ora coloro che s’empiono il collo di brevi e di cedolette di indulgenze, che<br />

sembrano proprio merciai che vanno alla fiera”. Com’è noto, per questi violenti attacchi il frate venne<br />

condannato al rogo… Alessandro VI, con il suo cerimoniere tedesco, Giovanni Burcardo, rinnovò la<br />

festa giubilare incentrandola sulla frase di Gesù : “Io sono la porta, chi entrerà attraverso di me sarà<br />

salvo….”, e pertanto aprì l’anno santo facendo cadere la muratura della Porta Santa della Basilica di<br />

S. Pietro, demolita in anticipo, nel Natale del 1499. Porta Santa – anche l’esistenza delle porte auree<br />

o porte sante delle 4 basiliche (S. Pietro, S. Giovanni in Laterano o Lateranense, S. Maria Maggiore o<br />

Liberiana, S. Paolo fuori le Mura o Ostiense) si perde nella tradizione, tuttavia dal 1500 grazie ad<br />

Alessandro VI essa assume a simbolo di festività giubilare, perché diventa la porta speciale che i<br />

pellegrini convenuti a Roma dovevano per forza varcare per iniziare le pie visite onde meritarsi il<br />

perdono. Terminate le celebrazioni giubilari le porte venivano murate sino alle successive. Queste<br />

porte venivano dapprima rappresentate con due colonne sovrastate da un timpano a cuspide, e<br />

successivamente con l’avvento del barocco con un timpano a lunetta circolare; in tempi più moderni<br />

sulle <strong>medaglie</strong> ufficiali prevalgono le forme barocche mentre su quelle private le neoclassiche.<br />

Venne inoltre realizzata una nuova via su progetto di Sangallo il Vecchio e di Bramante, che<br />

collegava il ponte S. Angelo al Vaticano; essa rappresenta la prima strada cerimoniale dell’ Europa<br />

moderna. Anche il carnevale fu celebrato con sfarzo e ostentazione, e accorsero soprattutto gli<br />

spagnoli, che con l’oro americano rifecero il soffitto a cassettoni di S. Maria Maggiore. Partecipò al<br />

giubileo anche lo scienziato polacco Niccolò Copernico. Nel 1506, papa Giulio II incaricò il<br />

Bramante di un radicale intervento di ricostruzione della basilica di S. Pietro, ed il suo successore<br />

Leone X, per far fronte alle immense spese, non seppe far di meglio che incrementare la vendita delle<br />

indulgenze, con la bolla Sacrosanctis Salvatoris.<br />

Giubileo 1525 – fu un giubileo sfortunato, dilaniato dalle pestilenze, dalle guerre e dallo scisma<br />

luterano scoppiato nel 1517, anno in cui il frate agostiniano Martin Lutero affisse sul portale della<br />

Chiesa di Wittenberg le 95 tesi che contrastavano il potere papale, l’esistenza del Purgatorio,<br />

rifiutavano le indulgenze e criticavano la destinazione del denaro raccolto con il sacro commercio. Si<br />

metteva pertanto in discussione la macchina di salvezza, ottenibile secondo i luterani soltanto<br />

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attraverso la responsabilità e la sincerità di ogni singolo cristiano. I principi tedeschi vedevano sempre<br />

più nella chiesa di Roma un vorace esattore delle tasse, che si impadroniva di molte delle loro risorse<br />

economiche attentando alla loro indipendenza attraverso la nomina di vescovi con giurisdizioni anche<br />

di tipo civile. Intanto il monaco domenicano Johann Tetzel continava a battere cassa con lo slogan<br />

“cade il soldin nella cassetta, sale l’anima in ciel benedetta !”. La lentezza con la quale procedeva la<br />

ricostruzione della basilica di S. Pietro, unita alle voci che il denaro delle indulgenze finisse nelle<br />

tasche della sorella di Leone X e che le pietre destinate al cantiere durante la notte venissero<br />

trasportate nel palazzo in costruzione di Giulio de’ Medici (futuro Clemente VII e nipote di Leone X),<br />

contribuirono ad alimentare il clima di scandalo e di ostilità che culminò nel saccheggio di Roma del<br />

1527 da parte dei Lanzichenecchi (eretici luterani agli ordini del cattolicissimo Carlo V), che<br />

profanarono tutte le sacralità con cui vennero a contatto. In seguito Lutero sposò una ex monaca.<br />

Giubileo 1550 – tutte le reliquie disperse vennero ritrovate al loro posto dai pellegrini,<br />

verosimilmente tramite sostituzioni con copie. Visto che il conclave si protrasse a lungo, l’anno santo<br />

venne proclamato il 24 febbraio dal neo-eletto Giulio III. Seguendo le indicazioni del Concilio di<br />

Trento, iniziato nel 1545, la vita religiosa venne riportata ad una più austera spiritualità: venne<br />

ufficialmente approvata la Compagnia di Gesù e fu rafforzata la funzione dell’Ufficio<br />

dell’Inquisizione Romana, fondata nel 1542 per il controllo sull’ortodossia. Dal 1548 era operativa la<br />

Trinità dei Pellegrini fondata da Filippo Neri; importante fu anche la fondazione dell’Ospedale di S.<br />

Maria della Pietà. Unica innovazione al rituale fu la decisione papale di estendere il pellegrinaggio<br />

alle “Sette chiese” pratica già suggerita da Filippo Neri. Le sette chiese, in cui erano conservate<br />

preziose reliquie, sono : S. Giovanni in Laterano (in passato sede dei pontefici - capelli e latte di<br />

Maria, camicia di Gesù), S. Pietro (sudario di Cristo con il volto santo, ferro della lancia che trafisse il<br />

costato), S. Paolo fuori le mura (catena con cui fu legato S. Paolo), S. Maria Maggiore (la prima<br />

chiesa di Roma edificata in onore della Vergine Maria), S. Lorenzo (graticola su cui venne bruciato il<br />

santo), S. Sebastiano (catacombe), S. Croce in Gerusalemme (ampolla con il sangue di Cristo, spugna<br />

imbevuta di aceto, due spine della corona e un chiodo della croce, uno dei 30 denari)<br />

Questo anno santo venne lucrato anche dal Vasari (celebre il suo quadro di S. Rocco conservato ad<br />

Arezzo nel quale vengono riportati tutti gli emblemi che fregiavano i cappelli, le vesti e i bastoni dei<br />

pellegrini) in compagnia di Michelangelo.<br />

Giubileo 1575 – le cronache del tempo osservano che tutti i pellegrini si mettevano in fila. La<br />

Compagnia della Trinità, fondata nel 1548 da Filippo Neri, provvide anche a distribuire appositi<br />

libretti con una sintesi della dottrina, e ospitò 70.000 pellegrini . La confraternita del Suffragio<br />

mobilitò 25.000 volontari impegnati nell’assistenza dei pellegrini e la chiesa di S. Luigi fece<br />

altrettanto per i francesi, quella di S. Giuliano per i fiamminghi e quella di S. Maria dell’Anima per i<br />

tedeschi. Questo anno santo vide la partecipazione di Carlo Borromeo. Dopo 50 anni dall’attacco<br />

sferrato dai Riformati, la chiesa ribadì la piena legittimità delle indulgenze romane contro le accuse<br />

calviniste e luterane. Nonostante la vittoria di Lepanto contro i Turchi del 1571, la cristianità era<br />

ancora dilaniata e l’impero ottomano si era riorganizzato rapidamente. La rinnovata devozione alle<br />

reliquie fu sottolineata dalla sistemazione della Scala Santa e del Sancta Sanctorum; nella ressa della<br />

cerimonia di apertura della Porta Santa morirono 17 persone. Il desiderio di possedere oggetti sacri fu<br />

esaudito da Gregorio XIII che fece preparare 250 grandi casse di <strong>medaglie</strong> in cera chiamate agnus dei,<br />

che offrì personalmente. Ad ogni pellegrino vennero distribuite indulgenze, <strong>medaglie</strong> e sacre<br />

immagini. Per l’iperafflusso la permanenza fu ridotta da 30 a 5 giorni e per la prima volta venne estesa<br />

la possibilità di guadagnare le indulgenze nei sei mesi dell’anno successivo. Particolare attenzione<br />

venne data ai catecumeni e ai neofiti, a coloro cioè che fuggivano dai paesi protestanti perdendo tutti i<br />

loro beni per farsi cattolici. La repressione non conobbe sosta : sempre più netta e intransigente portò<br />

a morte 38 persone contro le 27 del 1550. Particolare scalpore fece la conversione del pronipote di<br />

Calvino Etienne de la Favergue che divenne carmelitano.<br />

Giubileo 1600 – Clemente VIII per evitare disordini fece visitare le basiliche a giorni alterni da<br />

uomini e donne. Davanti a ogni basilica venne posto un obelisco a cui era legata un’indulgenza (10<br />

anni e 10 quarantene) che il confessato e comunicato otteneva passandovi davanti e pregando per la<br />

chiesa e per il santo padre. Il Caravaggio dipinse nella Cappella Cantarelli, l’allegoria della Chiesa<br />

rappresentata dall’approdo di una nave. Venne completata la gigantesca cupola di Michelangelo nella<br />

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asilica di S. Pietro. Il 17 febbraio a Campo dei Fiori venne celebrato l’epilogo di un famoso<br />

processo durato otto anni, quello a Giordano Bruno, frate domenicano accusato di eresia e di ateismo;<br />

a 52 anni salì gli scalini della pira dove venne arso vivo, e successivamente davanti alla basilica di S.<br />

Pietro bruciarono i suoi libri, quelli sull’arte della memoria e opere di cosmologia che per la prima<br />

volta parlavano di universo infinito. Ancora una volta gli irregolari di ieri, gli eredi dei numerosi<br />

martiri degli albori della Chiesa, si ersero al ruolo di scomunicatori, dimentichi delle proprie origini.<br />

Clemente VIII invitò 12 poveri alla sua mensa, servendoli personalmente, lavò i piedi e confessò<br />

numerosi pellegrini. Dal 1582 su invito di Gregorio XIII venne soppressa la Santa Veronica dal<br />

martirologio cristiano, e così pure fece Carlo Borromeo per il rito ambrosiano.<br />

Giubileo 1625 – indetto da Urbano VIII; la compagnia della Trinità ospitò 200.000 pellegrini. Si<br />

inaugurano l’interno della basilica di S. Pietro e la cappella Sistina, in cui gli affreschi di<br />

Michelangelo rappresentano la risurrezione della carne e la perfetta gioia delle anime di ritrovare<br />

finalmente il proprio corpo. Nel corso del giubileo venne dato particolare risalto alla festa della<br />

Madonna del Rosario (vittoria di Lepanto contro i Turchi, celebrata nella chiesa domenicana di S.<br />

Maria della Minerva) I missionari cominciavano a raccogliere successi grazie all’istituzione, nel<br />

1622, della propaganda fide.<br />

Giubileo 1650 – si svolse sotto il papato di Innocenzo X. Le tensioni tra i cristiani (cattolici e<br />

protestanti) si placarono con la pace di Westfalia del 1648. La chiesa di Roma, sicura della propria<br />

sopravvivenza e della propria forza, grazie anche al successo delle missioni in America e in Asia,<br />

celebrò la ritrovata tranquillità trasformandosi in città monumentale. Per Urbano VIII (morto nel<br />

1644) lo scopo dell’arte era di accrescere il culto e la venerazione, alimentando devozione e pietà,<br />

mentre per i suoi antagonisti la pompa di Roma e la sua grandiosità consistevano nella appariscenza<br />

della devozione. L’organizzazione confraternitale del pellegrinaggio giunse al suo apogeo, mentre<br />

calò in modo significativo nei giubilei successivi fino scomparire nel 1775. I visitatori della basilica di<br />

S. Pietro annotarono: “ All’entrata si rimane rapiti, è la più grande, la più magnifica e la più celebre di<br />

tutte le chiese del mondo”. Tutti desideravano portare a casa delle reliquie, per le quali era necessaria<br />

una richiesta ufficiale di un vescovo, da consegnare presso il custode delle reliquie desiderate. Molto<br />

ambiti erano anche i rosari, le <strong>medaglie</strong>, i medaglioni in cera benedetti dal papa (agnus dei) ai quali i<br />

pellegrini attribuivano poteri miracolosi di protezione e concessione di grazie. L’interesse principale<br />

era soprattutto per le indulgenze, per sé stessi, per famigliari amici e defunti; il formulario prevedeva<br />

però la possibilità di iscrivere solo 12 amici, oltre i parenti di primo grado. I romei lasciavano la città<br />

con un vero e proprio tesoro di oggetti benedetti dal papa o resi sacri poiché accostati alle reliquie più<br />

famose, quali ad esempio le catene di S. Pietro, conservate in S. Pietro in vincoli .Venne restaurata<br />

dal Borromini la basilica di S. Giovanni in Laterano. Nel corso del giubileo gli spagnoli celebrarono la<br />

resurrezione in piazza Navona, spendendo 12.000 scudi. Il martedì santo Innocenzo X visitò<br />

personalmente l’ospizio della confraternita della Trinità, lavando i piedi a 7 pellegrini. Partecipò<br />

all’anno santo anche l’infanta Margherita di Savoia, figlia di Carlo Emanuele II e Caterina d’Austria.<br />

Giubileo 1675 – venne stabilito che il marito poteva recarsi liberamente a Roma, mentre la moglie<br />

che compie il viaggio senza permesso del marito pecca mortalmente, ma se il viaggio è breve o il<br />

marito ha la possibilità di accompagnarla o di farla accompagnare esso peccherebbe gravemente se le<br />

negasse la licenza. L’ospizio della SS. Trinità si trovò a ricevere più di 2000 pellegrini e di 250<br />

pellegrine durante la settimana santa. Venne inaugurato il colonnato del Bernini, che costruì anche la<br />

scala Regia accanto a S. Pietro, le fontane dei 4 fiumi a piazza Navona, quella del Tritone, delle api,<br />

le statue del ponte S. Angelo ed altre cappelle e palazzi. I pellegrini poterono assistere al capolavoro<br />

effimero realizzato dai gesuiti davanti alla chiesa del Gesù, dove venne allestito uno scenario sontuoso<br />

come sfondo all’esposizione dell’Eucarestia. La regina di Svezia partecipò alla lavanda delle<br />

pellegrine e Clemente X pur sofferente il venerdì santo fece servire alla confraternita della SS. Trinità<br />

a sue spese una cena per 13.000 persone. Venne canonizzata Rosa da Lima, domenicana del Perù e<br />

prima santa americana, e due missionari, il domenicano Luis Bertrand e il francescano Francesco<br />

Solano.<br />

Giubileo 1700 – si svolse durante il papato di Innocenzo XII (deceduto il 27 settembre). Questa<br />

manifestazione perdette il potere di richiamare a Roma, come accadeva ai tempi di Dante, Petrarca,<br />

Vasari e Tasso, le classi colte europee ed italiane che si andavano secolarizzando. Il grand tour<br />

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(Roma, Firenze, Venezia) divenne un percorso culturale ed archeologico, in cui gli aspetti religiosi<br />

erano relegati a curiosità antropologiche (Richard Lassels, 1680: “Il fine del viaggiare è di fare un<br />

uomo saggio, esercitando lo spirito nei modi e nelle massime della nazione che ha civilizzato l’intero<br />

mondo e insegnato all’uomo la maturità”). Si pensava che la conoscenza delle rovine di Roma, delle<br />

sculture di Michelangelo e di Bernini, dei dipinti di Raffaello, Mantegna, del paesaggio toscano,<br />

offrisse una straordinaria esperienza estetica, tale da affinare la sensibilità intellettuale ed artistica del<br />

viaggiatore. Il cattolicesimo era additato come manifestazione di ignoranza, fanatismo e intolleranza.<br />

La Chiesa era impegnata contro gli eretici e gli illuministi, e si aprirono infuocati dibattiti riguardo al<br />

perdono ed alle indulgenze. Il Giansenismo, movimento filosofico-religioso nato in Francia che si<br />

accompagnava ad un deciso anti-assolutismo politico, caldeggiava una religiosità rigorosa e spirituale<br />

(essi vennero condannati nel 1713 con la bolla Unigenitus).<br />

Giubileo 1725 – Roma venne arricchita da due opere spettacolari: la fontana di Trevi e la scalinata<br />

che porta alla chiesa della Trinità dei Monti, che per sapiente alternanza tra rampa unica e tre rampe<br />

intrecciate doveva indurre alla meditazione sul dogma della Trinità. Papa Benedetto XIII, austero<br />

domenicano, preparò un editto con il quale vietava ai sacerdoti l’uso della parrucca ed ai laici il<br />

collarino. Tra le proteste generali vietò anche il gioco del lotto per tutta la durata del giubileo,<br />

favorendo così il lotto clandestino. Venne aperto il nuovo ospedale di S. Gallicano, per malati affetti<br />

da lebbra, tigna e rogna e per le malattie legate alla povertà ed alla sporcizia. L’unica festa celebrata<br />

nel corso giubileo fu quella per la liberazione di 370 schiavi, condotti a Roma dai padri mercenari.<br />

Giubileo 1750 – le polemiche si focalizzarono sull’eccessivo numero di feste che stavano abituando<br />

all’ozio i cristiani dello stato pontificio. Benedetto XIV fece restaurare la basilica di S. Maria<br />

Maggiore e destinò parte del ricavo del gioco del lotto all’assistenza dei pellegrini. Pur non toccando<br />

più le punte massime del ‘500 e ‘600, nel ‘700 aumentarono i pellegrini che arrivavano da lontano, e<br />

nelle celebrazioni di questo anno santo destarono molta curiosità 200 pellegrini armeni accompagnati<br />

dalle loro famiglie con le mogli velate. Il papa per rendere i riti più consoni alle devozioni canoniche,<br />

invitò a operare nella città sacra Leonardo di Porto Maurizio, che di fronte a migliaia di devoti e alla<br />

luce delle fiaccole il 27 dicembre 1750 piantò la croce nell’arena del Colosseo, che sei anni dopo<br />

veniva consacrato come chiesa pubblica e dedicato alla memoria di tutti i martiri cristiani. Il papa<br />

inoltre, nel corso di queste manifestazioni, fece sottolineare l’importanza di pagare le mercedi agli<br />

operai, iniziando ad inserire la chiesa nella questione sociale.<br />

Giubileo 1775 – il quadro sociale dei pellegrini è completamente mutato: il 99% è sostenuto<br />

dall’elemosina o a malapena riesce a pagare il costo della permanenza nella più stretta economia. La<br />

mistica della salvezza non ossessionava più gli uomini, come era avvenuto fino al secolo precedente. I<br />

Gesuiti caldeggiavano la benevolenza della Chiesa nei confronti dei peccatori, che si poteva anche<br />

tradurre in indulgenze. I Benedettini insistevano sul valore dell’elemosina. Le tesi lassiste ebbero<br />

sopravvento sul rigorismo giansenista imputato dell’indebolimento della carità, dell’affievolimento<br />

delle fede e della stessa rivoluzione francese. Pio VI concesse nel corso del giubileo frequentissimi<br />

indulti, per facilitare il conseguimento delle indulgenze da parte dei membri delle corporazioni delle<br />

arti e dei mestieri. Clemente XIV nel 1773 decretò la soppressione della compagnia di Gesù, che fece<br />

seguito alla cacciata dei Gesuiti iniziata in Portogallo e poi estesa agli altri paesi europei, conseguente<br />

all’eccessivo potere assunto da questo gruppo. Nel corso del giubileo venne eletto Pio VI, morto in<br />

esilio in Francia nel 1779 come prigioniero di stato della repubblica francese.<br />

Giubileo 1800 – il giubileo del centenario non potè essere proclamato, perché il papa era in esilio e<br />

trionfavano in tutta Europa la secolarizzazione e l’anticlericalismo.<br />

Giubileo 1825 – proclamato nel 1824 da Leone XII, secondo Stendhal radunò a Roma 400 mendicanti<br />

contro i 400.000 pellegrini di tutte le classi venuti in passato. L’ospizio della SS: Trinità accolse<br />

94.000 pellegrini In questo periodo le catacombe furono sottoposte a ricerche intensive di nuovi<br />

martiri, favorendo il culto di nuovi santi, poco documentati storicamente (clamoroso fu il caso di S.<br />

Filomena). Nel 1823 un terribile incendio distrusse quasi completamente la basilica di S. Paolo fuori<br />

le mura, l’unica delle 4 basiliche giubilari che avesse mantenuto la sua veste paleocristiana. La sera di<br />

Pasqua fu illuminata per la prima volta con il gas la cupola di S. Pietro, alla presenza delle principesse<br />

di casa Savoia, tra i pochi regnanti ad avere accettato l’invito del papa. I 10.000 soldati austriaci che<br />

tornavano dalla repressione dei moti del ’21 in Campania poterono lucrare il giubileo con la sola visita<br />

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di S. Pietro. Il 23 settembre entrò in Roma il brigante Gasparone con la sua banda, consegnatosi per la<br />

possibilità di perdono che gli concedeva la ricorrenza giubilare. Il 20 novembre vennero decapitati in<br />

piazza del Popolo Montanari e Targhini accusati di far parte di una setta politica clandestina. Il 99%<br />

dei pellegrini erano contadini dello stato della Chiesa e del reame di Napoli, e solo l’1% erano<br />

stranieri. Date le condizioni di indigenza di questi romei, visto che delle 11 confraternite addette<br />

all’ospitalità ne rimanevano solo 3 ridotte in miseria, il papa consentì di lucrare l’indulgenza con soli<br />

2 giorni di soggiorno anziché 15. Questo giubileo fu l’ultimo della Roma dei papi.<br />

Giubilei 1850-1875 – secondo quanto dichiarato da Pio IX non vennero celebrati per la luttuosa<br />

ragione dei tempi, anche se il papa promulgò ugualmente un perdono generale senza la necessità di<br />

compiere il viaggio a Roma. A partire dalla Rivoluzione Francese la chiesa si era trovata a<br />

confrontarsi non più con altri cristiani che mettevano in dubbio la via di salvezza (es. Lutero o i<br />

Giansenisti) ma con un numero sempre crescente di persone che mettevano in dubbio l’esistenza<br />

stessa di Dio. Nel 1850 Pio IX non celebrò l’anno santo per difficoltà materiali insormontabili, mentre<br />

nel 1875 diede disposizione di celebrarlo senza solennità nelle singole diocesi, come testimoniato da<br />

numerose <strong>medaglie</strong> private italiane e straniere.<br />

Giubileo 1900 – Leone XIII promulgò ugualmente l’anno santo anche se, trovandosi sotto<br />

dominazione nemica, non poteva più svolgere processioni e cerimonie pubbliche per le vie cittadine,<br />

così come nei precedenti giubilei. L’assassinio di Umberto I avvenuto il 29 luglio del 1900 e la<br />

negazione dei funerali religiosi solenni inasprì il clima e gli anticlericali ed i massoni celebrarono il III<br />

centenario del rogo di Giordano Bruno, con grande affluenza di pubblico nel cortile della Sapienza,<br />

dove già dal 1889 era stato innalzato un monumento al filosofo nolano. Venne inoltre organizzato un<br />

contropellegrinaggio laico per visitare il Pantheon, il Granicolo , Porta Pia e il Campidoglio,<br />

festeggiando con particolare solennità l’anniversario del 20 settembre, cioè della presa di Roma.<br />

L’unica nuova opera è stata la costruzione della chiesa di S. Anselmo sull’Aventino. Eccezionale<br />

concorso di popolo si verificò per la cerimonia di canonizzazione di Jean Baptiste de la Salle e di Rita<br />

da Cascia, nello stesso giorno in cui venne inaugurata l’illuminazione elettrica della basilica di S.<br />

Pietro Da questo giubileo cambia radicalmente la figura del pellegrino, che non svolge più il sacrificio<br />

di un viaggio disagevole ed isolato, ma attraverso i nuovi mezzi di trasporto e gli sconti ferroviari<br />

ottenuti dal Comitato per l’Anno Santo, appositamente costituito da Leone XIII (dal 40% all’80% a<br />

seconda delle dimensioni delle comitive), il pellegrinaggio si trasforma in turismo religioso, in cui i<br />

fedeli spesso giungono raggruppati in categorie professionali, aziendali, in associazioni ecc. In questo<br />

modo possono raggiungere Roma anche le donne e gli strati più poveri della popolazione, che non<br />

avrebbero avuto i mezzi finanziari né culturali per fare il viaggio da soli. Per il soggiorno, visto che le<br />

opere pie erano state secolarizzate ed i beni delle confraternite addette al ricevimento dei pellegrini<br />

incamerati dallo stato, gli istituti religiosi organizzarono nuove mense e posti letto. Questa<br />

trasformazione venne in seguito gestita da organizzazioni religiose quali ad es. i pellegrinaggi paolini.<br />

Nel 1900 i pellegrini furono poco meno di 400.000. Alla fine del Giubileo la stampa scrisse che il<br />

pellegrinaggio dimostra quale influenza determinante abbia sempre la Chiesa nella società italiana.<br />

Questi pellegrini danno la prova che il papato oggi è la maggior forza gerarchica del mondo.<br />

Giubileo 1925 – la bolla di indizione promulgata da Pio XI Infinita Dei misericordia proponeva come<br />

obiettivi il ritorno stabile alla pace e la conversione dei non credenti, in un clima molto difficile per la<br />

recente presa di potere di Mussolini e per la comparsa di un nuovo nemico, il comunismo. La Russia<br />

fu l’unico stato completamente assente dalle celebrazioni giubilari e dall’esposizione missionaria, poi<br />

trasformata in mostra permanente. Nel corso della celebrazione venne posta la prima pietra<br />

dell’università gregoriana. Si calcola un afflusso di circa 600.000 pellegrini. Per questo anno santo le<br />

ferrovie offrirono una tessera scontata che, oltre al viaggio a Roma e a sconti sui tram della capitale,<br />

includeva anche escursioni ad Assisi, Loreto e Pompei. La tessera serviva anche per accedere alle<br />

catacombe, per ritirare la medaglia-ricordo, il distintivo ed il vademecum del pellegrino. La folla<br />

delle grandi occasioni ha assistito alla canonizzazione di Teresa di Lisieux, nello stesso giorno in cui<br />

si inaugurò l’illuminazione elettrica della cupola di S. Pietro.<br />

Giubileo 1950 – indetto da Pio XII che propose il dogma dell’assunzione in cielo di Maria<br />

annunciato il 14 agosto; fu accolto con molto favore da Gustav Jung che benché protestante lo<br />

interpretò come l’inserimento di un elemento femminile accanto alla Trinità. La stampa comunista<br />

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scriveva “Dove sono i pellegrini? Mancia competente a chi li trova”. In ritardo, solo per Pasqua,<br />

venne terminata via della Conciliazione. Vi fu un afflusso di 2.500.000 pellegrini, con 300.000 accessi<br />

ai Musei vaticani. Da quel momento l’arte sacra non fa più parte del percorso penitenziale religioso,<br />

ma diventa oggetto di ammirazione estetica nei musei, dove confluirono anche le reliquie della Sancta<br />

Sanctorum che Leone X aveva riposto in una cavità sigillata della cappella, verificate da Leone XIII e<br />

da Pio X che nel 1907 le trasferì ai Musei Vaticani. Molti pellegrini iniziarono ad usare l’aereo,<br />

atterrando a Ciampino; 5000 motociclisti giunsero con le loro motociclette; i ciclisti del Giro d’Italia<br />

con Bartali e 300 mutilatini con Don Gnocchi. Data la folla (oltre 1 milione di fedeli), per la<br />

canonizzazione di Maria Goretti e la proclamazione del dogma di Maria in cielo, il papa fu costretto a<br />

celebrare direttamente sulla piazza. Poco prima della conclusione, Pio XII diede al mondo la notizia<br />

del ritrovamento della tomba del principe degli apostoli, proprio nei sotterranei dell’omonima basilica<br />

ad opera dell’archeologa Margherita Guarducci.<br />

Giubileo 1975 – (Paolo VI) a causa della crisi petrolifera non venne intrapresa nessuna nuova opera.<br />

Si calcola un afflusso di 8.700.000 persone. A causa di questo straordinaria folla venne addirittura<br />

innalzato un altare sul sagrato di S. Pietro e la cerimonia di apertura della Porta Santa venne trasmessa<br />

in mondovisione, con estensione dell’indulgenza plenaria anche a coloro che seguivano il rito<br />

attraverso radio e TV, dando inizio alla partecipazione virtuale alle cerimonie religiose. Nella dottrina,<br />

pur rimanendo il concetto di comunione dei santi e di un tesoro che la Chiesa può dispensare a sua<br />

intenzione, non venne più menzionato il Purgatorio, ed il premio dell’indulgenza non fu più<br />

quantificato in mesi o anni condonati, ma in una trasformazione interna del peccatore che arriva a<br />

comprendere la gravità del peccato. Queste novità minarono oggettivamente la ragion d’essere del<br />

giubileo, ed il cardinal Luciani, patriarca di Venezia, sull’Osservatore Romano riconobbe che spesso<br />

in passato sulle indulgenze vi erano stati degli abusi; egli fece notare che tuttavia l’indulgenza non è<br />

imposta a nessuno e che di per sé non è necessaria ad alcuno, ma nonostante ciò rimane cosa utile e<br />

bella. Secondo il nuovo orientamento, l’anno santo doveva portare ad un rinnovamento interiore e<br />

personale, in cui ognuno è chiamato a ripensare al senso della sua vita in questo mondo e non a quello<br />

dell’anima dopo la morte. Una mostra sui giubilei dal 1300 al 1975, aperta a Roma in quell’anno<br />

santo, ricostruendo le antiche radici ne sancì d’altra parte il carattere di passato storico. Il giubileo del<br />

1975 era ormai un’altra cosa, volta verso una totale spiritualizzazione e conseguente privatizzazione<br />

della religiosità, favorita dalla laicizzazione degli stati occidentali e della società moderna. Pur<br />

essendo stato ribadito anche nel Concilio Vaticano II che le indulgenze ricevute si possono anche<br />

applicare ai morti, questa pratica ebbe un forte declino per l’impossibilità di comperarle (da cui derivò<br />

il termine “lucrare”) con conseguente isolamento del mondo materiale.<br />

Giubileo 2000 – (Giovanni Paolo II) celebrato contemporaneamente a Roma e in terra Santa e nelle<br />

chiese di tutto il mondo, con l’intento di glorificare la Trinità, invitando alla partecipazione anche i<br />

seguaci di altre religioni e quanti sono lontani dalla fede in Dio. Vi furono due importanti novità:<br />

riguardo al perdono Giovanni Paolo II richiese la cancellazione dei debiti internazionali dei paesi del<br />

Terzo Mondo, con richiamo alla tradizione ebraica; le indulgenze vennero scollegate dalla donazione<br />

di denaro favorendo l’interiorizzazione e la personalizzazione della religione. E’ il giubileo della fine<br />

della guerra fredda e del comunismo, che di fatto ha aumentato il peso politico delle identità religiose<br />

dopo un secolo di secolarizzazione che aveva comportato un tendenziale appiattimento delle<br />

differenze. Il papa, anziché perdonare, ha chiesto lui stesso perdono a nome della chiesa per gli errori<br />

compiuti in passato dai suoi figli e dai suoi ministri (ad esempio perdono chiesto ai protestanti in<br />

Slovacchia e per la condanna di Galileo). Questa inversione della prassi giubilare si basa sempre sull’<br />

assunto teologico su cui era costruita l’elargizione del perdono e cioè sulla comunione dei santi. La<br />

Chiesa che esiste da 2000 anni si pone così come unica coscienza collettiva possibile di quella parte di<br />

mondo che si riconosce nella matrice cristiana, riassumendo il ruolo di guida culturale dell’occidente.<br />

Anni Santi straordinari o minori – di durata variabile (da pochi giorni fino ad un anno) indetti per<br />

impetrare l’aiuto divino in momenti particolarmente difficili per la chiesa o per promuovere solenni<br />

manifestazioni di culto, anche fuori dell’Urbe. Secondo il Bullarium Romanum si annoverano i<br />

seguenti anni santi straordinari: 1413 Alessandro V (dovette imporsi su due papi rivali, e chiuse lo<br />

scisma promettendo ai Romani di indire un giubileo straordinario) – 1518 Leone X (per la battaglia<br />

dell’ Ungheria contro i Turchi) – 1545 Paolo III (per la pace con i protestanti ed il buon esito del<br />

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concilio di Trento) – 1551 Giulio III (per la lotta contro la mezza luna) – 1554 Giulio III (per<br />

l’effimero ritorno dell’Inghilterra in seno alla chiesa di Roma), – 1555 Marcello II (per la lotta contro<br />

la mezza luna culminata con la vittoria di Lepanto) – 1560 Pio IV (per la prosecuzione del concilio di<br />

Trento) – 1566 Pio V (per l’unione dei fedeli e difesa della cristianità contro i Turchi) – 1571 Pio V<br />

(per la lotta contro la mezza luna culminata con la vittoria di Lepanto) – da Sisto V 1585 a tutto il<br />

‘700 ogni papa celebrò anche un giubileo straordinario di elezione – 1596 Clemente VIII (per la<br />

conservazione della fede cattolica in Francia) – 1599 Clemente VIII (per la conservazione della fede<br />

cattolica in Spagna) – 1605 Paolo V (per l’inizio del pontificato) – 1608 Paolo V (per l’elezione del<br />

patriarca dei maroniti) – 1609 Paolo V (per i fedeli della Polonia) - 1610 Paolo V (per i fedeli del<br />

Perù) – 1617-19 Paolo V (per i bisogni della chiesa) – 1621 Gregorio XV (per inizio pontificato) –<br />

1623 Gregorio XV (per i fedeli d’America) – 1627 Urbano VIII (per i fedeli etiopi) – 1628 Urbano<br />

VIII (per ringraziamento all’aiuto divino) – 1629 Urbano VIII (per l’aiuto dei cattolici dell’orbe) –<br />

1631 Urbano VIII (per le necessità della chiesa) – 1634 Urbano VIII (per allontanare i pericoli nella<br />

chiesa tedesca) – 1636 Urbano VIII (per l’aiuto divino) – 1638 Urbano VIII (per la pace in Italia e<br />

nelle isole adiacenti) – 1643 Urbano VIII (a gennaio e a dicembre per aiuto divino a Roma) –<br />

Innocenzo X: 1644 inizio pontificato, 1648 aiuto divino a Roma, 1654 a gennaio aiuto al Belgio,<br />

giugno alle Indie – Alessandro VII: 1655 inizio pontificato,1656 divino soccorso, 1661 aiuto contro i<br />

Turchi, 1663 divino soccorso, 1664 aiuto contro i Turchi – Clemente IX: 1664 inizio pontificato, 1669<br />

per la Francia e per l’aiuto contro i turchi febbraio a maggio per la repubblica Ragusina – Clemente X:<br />

1670 inizio pontificato, 1672 unione dei principi cristiano contro i Turchi, Innocenzo XI: 1681 per la<br />

chiesa, 1683 per l’aiuto contro i Turchi, Alessandro VIII: 1689 inizio pontificato – Innocenzo XII:<br />

1691 inizio pontificato, 1693-1695 pace tra i principi cristiani – Clemente XI: 1701 inizio pontificato,<br />

1706 pace tra i principi cristiani, 1715 aiuto contro i Turchi e felice esito delle armi venete –<br />

Innocenzo XIII: 1721 inizio pontificato – Benedetto XIII: 1724 per inizio pontificato, 1728 aiuto di<br />

Dio per Roma Italia ed isole, Clemente XII: 1730 inizio pontificato, 1732 aiuto di Dio a Roma Italia e<br />

isole, 1734 per la pace universale, 1739 per l’aiuto contro i turchi e contro la peste - Benedetto XIV:<br />

1740 inizio pontificato, 1744 per i cristiani dell’Italia e delle isole limitrofe che imploravano l’aiuto<br />

divino contro la peste, 1745 contro la minaccia della peste in Francia – Clemente XIII: 1758 inizio<br />

pontificato, – Clemente XIV 1769 per inizio pontificato – Pio VI 1782 per coloro che compiono<br />

buone opere dalla IV domenica di quaresima alla domenica delle palme, 1792 per le diocesi dello<br />

stato pontificio – Pio VII 1802 per il Concordato napoleonico – Pio VIII 1829 per inizio pontificato –<br />

Gregorio XVI 1832 inizio pontificato – Pio IX 1846 inizio pontificato, 1851 per compensare quello<br />

ordinario del 1850 non celebrato, 1854 dogma Immacolata Concezione, 1869 per il Concilio<br />

EcumenicoVaticano I – Leone XIII 1879 inizio pontificato, 1881 contro le calamità della chiesa, 1885<br />

pratica delle virtù cristiane, 1896 a gennaio per la Francia e per il XIV centenario del battesimo di<br />

Clodoveo, a luglio per il congresso eucaristico di Orvieto – Pio X 1904 50° anniversario del dogma<br />

dell’Immacolata, 1913 XVI° centenario editto di Costantino – Pio XI 1929 50° giubileo sacerdotale e<br />

della conciliazione, Pio XI 1933-34 19° centenario della redenzione del genere umano con solenne<br />

apertura della porta santa, da celebrare tutti i secoli nell’anno che finisce per 33 a ricordo dell’età di<br />

Gesù Cristo) – Paolo VI 1966 chiusura Concilio Ecumenico Vaticano II).<br />

Giubileo straordinario 1983 o della Redenzione – indetto da Giovanni Paolo II in occasione del<br />

1950° anniversario dalla morte e resurrezione di Cristo. Vide l’affluenza di oltre 10 milioni di<br />

pellegrini provenienti da tutti i continenti, e per la prima volta le catacombe furono inserite tra le mete<br />

ufficiali del giubileo. Il 16 ottobre Giovanni Paolo II affidò il mondo alla Madonna di Fatima. Per la<br />

domenica delle Palme il pontefice per la prima volta convocò a Roma i giovani, per parlare loro di<br />

Cristo in croce, morto, risorto e presente in mezzo a noi. Inaspettatamente giunsero a Roma per la<br />

messa in piazza S.Pietro oltre 300.000 ragazzi, cogliendo di sorpresa giornali e televisioni che non<br />

avevano previsto un afflusso così massiccio da parte di quella che veniva definita la generazione del<br />

disimpegno. Da questo evento scaturirono poi i successivi incontri internazionali (Le Giornate<br />

Mondiali della Gioventù o Festival della Speranza) e nacque il fenomeno dei “papa-boys” che giunse<br />

al culmine nel giubileo del 2000<br />

Giubilei straordinari locali – un giubileo straordinario particolare si celebra poi a Zaffaria, borgata<br />

di Messina, dal ‘400, negli anni in cui la festa dell’Annunziata che cade il 25 marzo coincide con il<br />

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sabato santo (l’ultimo fu nel 1989-90) Altri giubilei locali: S. Giacomo di Compostela quando il 25<br />

luglio cade di domenica (cfr.Leone XIII 1884), nella chiesa primaziale di Lione quando la festa di S.<br />

Giorgio cade il venerdì santo e quella del Corpus Domini coincide con la festa di S.Giovanni Battista<br />

(accade una volta ogni secolo). Nella chiesa di nôtre Dame di Le Puy quando l’annunciazione (25<br />

marzo) coincide con il venerdì santo<br />

Turismo religioso – le <strong>medaglie</strong> <strong>devozionali</strong> sono anche una testimonianza del cosiddetto turismo<br />

religioso, iniziato con l’anno santo del 1900 e andato via via sempre più sviluppandosi. Di recente la<br />

regione Piemonte, con un’apposita legge approvata all’unanimità, ha sponsorizzato lo sviluppo delle<br />

iniziative volte alla rivalutazione di tutti i centri <strong>devozionali</strong> piemontesi; lo stanziamento è stato di 1<br />

milione di euro per fare conoscere i santi sociali e i missionari del Piemonte, anche attraverso la<br />

realizzazione di filmati, musei multimediali ed etnografici, circuiti teatrali, recupero del patrimonio<br />

culturale artistico-religioso, sviluppo dell’organizzazione dell’accoglienza a basso costo e formazione<br />

di operatori specializzati. Il turismo religioso e più in generale il turismo culturale sta diventando<br />

trainante rispetto al tradizionale turismo balneare e montano. Questi interessi, impensabili sino a<br />

qualche anno fa, derivano anche dalla crescente digitalizzazione dei reperti e dei manoscritti più<br />

antichi, che hanno dato luogo ad un vero e proprio rinascimento digitale. Nel Lazio sono stati<br />

organizzati percorsi spirituali seguendo gli itinerari di S. Francesco da Assisi a Roma, passando per la<br />

valle reatina (il percorso unisce 10 santuari francescani) e in Umbria lungo la via Benedicti, che<br />

unisce Norcia a Montecassino. Sono poi state riscoperte : la via francigena, che parte da Canterboury,<br />

percorre la contea del Kent, arriva alla Manica, prosegue attraversando Francia e Svizzera, e nel<br />

cantone di Vaud entra in Italia attraverso la Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia<br />

Romagna e Toscana raggiungendo infine il Lazio, e quella che porta alla la tomba di S. Giacomo a<br />

Santiago di Compostela in Galizia, partendo dalla Francia. Con questi pellegrinaggi sono ricomparse<br />

anche le vesciche ai piedi e le tendiniti. L’Opera romana dei pellegrinaggi, in collaborazione con la<br />

compagnia aerea Mistral fondata da Bud Spencer nel 1981 e ora gestita dalle Poste Italiane, il 27<br />

agosto del 2007 ha fatto partire il primo volo Fiumicino-Lourdes, il santuario più visitato in assoluto<br />

con 7 milioni di presenze/anno di cui il 20% italiano. Anche se i voli sono iniziati da oltre 20 anni si<br />

tende ora ad offrire un servizio tutto compreso in cui viaggio e soggiorno di 5 giorni costano 600 euro.<br />

Ulteriori informazioni in merito agli organigrammi della chiesa ed alla gestione dei luoghi di culto<br />

possono essere desunte dagli annuari pontifici e dalla guida telefonica del Vaticano<br />

Fede e malattia – In medicina la valorizzazione dei fattori spirituali del paziente rappresenta il<br />

cosiddetto “fattore dimenticato”. Chi frequenta le corsie degli ospedali o le case dei pazienti avrà<br />

senz’altro notato l’esposizione di santini e immaginette sui comodini degli ammalati, o la presenza di<br />

<strong>medaglie</strong>tte sui loro indumenti. A questo proposito alcune recenti ricerche hanno dimostrato come la<br />

fede possa servire a combattere la depressione conseguente alla perdita della salute: ad esempio in<br />

alcune malattie cerebro-vascolari (ictus), cardiologiche (infarto) e neoplastiche (carcinoma<br />

mammario) la fede è risultata utile per contrastare questo tipo di reazione. Non è invece ancora chiaro<br />

se possa facilitare o accelerare la guarigione, e per proseguire nello studio i ricercatori hanno cercato<br />

di introdurre un sistema per misurare la fede. Benché l’Italia sia un paese cattolico, in cui vi sono<br />

parecchie cliniche e ospedali gestiti da religiosi, si è scoperto che nell’approccio clinico-anamnestico<br />

ai pazienti non veniva mai “misurata” la loro spiritualità; negli ospedali inglesi invece, si valuta<br />

normalmente anche la visione della vita, che viene definita a seconda dei casi “religiosa” (adesione ad<br />

una dottrina, a precetti, a regole o a partecipazioni comunitarie), “spirituale” (sentimento di chi pensa<br />

che vi sia una realtà superiore al di fuori di quella sensoriale e materialistica) o “filosofica”<br />

(esistenzialismo, umanesimo, libero pensiero e ateismo). Attualmente si pensa che un intervento<br />

riabilitativo globale del paziente non possa prescindere dalla valutazione del cosiddetto coping, cioè<br />

del suo processo di contrasto nei confronti della malattia: in questo ambito il religious coping<br />

parrebbe uno dei più validi strumenti di lotta che il malato abbia per opporsi alla patologia invalidante.<br />

Già 2000 anni fa si teneva in grande considerazione la componente spirituale dell’individuo, tanto che<br />

un imperatore pagano come il divino Adriano, noto per i suoi costumi liberi e disinibiti, sentì il<br />

bisogno di dedicare dei celebri versi alla sua anima “Animula, vagula, blandula// hospes, comesque,<br />

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corporis, // quo nunc abibis? in loca// pallidula, rigida, nudula, // nec ut soles dabis iocos.” (Anima<br />

piccolina mobile e blanda, // ospite del corpo e sua compagna, // ora dove te ne andrai ? In una landa//<br />

nuda, rigida, pallida, // né come fai sempre scherzerai”) Questo imperatore riuscì inoltre a sviluppare<br />

la conoscenza spirituale attraverso lo studio dei simboli, in quanto iniziato ai culti misterici in onore<br />

di Demetra e della figlia Persefone che si celebravano ad Eleusi (già luogo sacro della civiltà micenea<br />

nel XV sec. a.C.) e ai quali potevano accedere tutte le categorie sociali, purchè conoscessero il greco e<br />

non avessero commesso omicidi o sacrilegi. E’ infatti solo la conoscenza spirituale (ancor oggi<br />

impedita dal solo utilizzo di metodologie scientifiche razionalistiche) che consente all’uomo di<br />

tendere verso l’assoluto, a differenza della morale che è sempre relativa e particolare, in quanto varia<br />

secondo le latitudini, le epoche storiche e i gruppi sociali, tanto da aver fatto affermare a Pascal che<br />

“la vera morale si burla della morale” !<br />

-.-.-.-<br />

In questa pubblicazione vengono illustrati 2000 oggetti religiosi, costituiti da <strong>medaglie</strong> <strong>devozionali</strong>,<br />

ma anche commemorative e/o celebrative, onorificenze, distintivi, sigilli, tessere e gettoni.<br />

Di tutti gli oggetti, con diametro uguale o inferiore a 4,5 cm., sono stati riprodotti in scala 1:1 sia il<br />

diritto (O = obverse) sia il rovescio (R = reverse). Di ogni esemplare sono stati segnalati, quando noti,<br />

la data, il luogo di emissione, l’incisore e il metallo; vengono inoltre indicati il peso (W = weight), il<br />

diametro (D = diameter), lo spessore (T = thick), l’orientamento dei conii (H = hour), il numero di<br />

inventario (Inv. n°) il taglio (E = edge). Sono state poi descritte le leggende e le figure presenti sulle<br />

due facce, sono stati riportati alcuni dei principali riferimenti bibliografici, le varianti esistenti ed<br />

eventuali cenni storici.<br />

Il materiale è stato suddiviso in 4 sottogruppi: il primo relativo alle <strong>medaglie</strong> successive al 1800 (dal<br />

n. 1 al n.1378) – il secondo relativo alle <strong>medaglie</strong> fabbricate dal 500 al 1800 (dal n. 1379 al n.1754) –<br />

il terzo comprendente un oggetto votivo antecedente al 500 (n.1755), il quarto costituito da tessere,<br />

gettoni,, distintivi, onorificenze e <strong>medaglie</strong> celebrative di eventi associativi religiosi (dal n.1756 al<br />

n.2000). Purtroppo in alcuni casi non è stato possibile definire il luogo e/o il soggetto rappresentato.<br />

Quando oggetti simili sono apparsi in vendita, nelle note bibliografiche in calce alla scheda è stato<br />

indicato il corrispettivo catalogo d’asta. Dal CD è inoltre possibile estrarre e raggruppare le <strong>medaglie</strong><br />

secondo diversi criteri: ad esempio tutte le raffigurazioni di Maria, di Cristo, dei vari Santi, e Beati,<br />

oppure le <strong>medaglie</strong> delle confraternite, degli anni santi e dei principali santuari, o ancora quelle di un<br />

determinato ordine religioso, di un tipo metallo impiegato., di una certa data, di un luogo, di un<br />

incisore ecc.. In origine la ricerca doveva limitarsi alle <strong>medaglie</strong> <strong>devozionali</strong> prodotte da incisori per i<br />

quali era già attestata la produzione di gettoni. A questo riguardo, si è avuta una conferma che le<br />

botteghe dei medagliari spesso producevano anche gettoni e talora pesi monetari: oltre alle grandi<br />

ditte (v. ad esempio Johnson e Lorioli di Milano) è stata evidenziata la produzione di incisori più o<br />

meno noti, tra cui mi fa piacere ricordare il nome Olivieri e De Gregorio a Napoli e di Tua a Torino.<br />

Questo riscontro ci permette di affermare che nell’analisi stilistica dei gettoni e nella loro collocazione<br />

cronologica risultano utili anche le notizie che provengono da questa nicchia della medaglistica che<br />

studia appunto le <strong>medaglie</strong> <strong>devozionali</strong>.<br />

Le circa 4000 immagini di questa pubblicazione consentiranno di arricchire la mente, incantare gli<br />

occhi e riscaldare il cuore. Esse sono la testimonianza di garbo, armonia, pazienza, fede: valori<br />

preziosi e necessari anche oggi, insieme alla disponibilità e gratuità tanto care a Padre Secondo<br />

Pastore, cappuccino del Monte e caro amico di famiglia, di cui ricorre quest’anno il 24° anniversario<br />

della morte, avvenuta nel giorno dell’Assunta del 1984 per un tragico incidente alpinistico. Più volte<br />

Padre Provinciale, preside della Facoltà di Teologia del Cottolengo, docente di Escatologia (in Francia<br />

i suoi scritti furono giudicati i migliori dal tempo dell’Eminenza Grigia), apprezzato pittore e<br />

appassionato di montagna, Secondo era un esempio di operosità e di collaborazione nella vita del<br />

convento, in cui svolgeva anche le mansioni più umili (più volte sono stato accolto da lui mentre<br />

svolgeva personalmente le pulizie dei bagni comuni). A questa straordinaria figura di frate voglio<br />

dedicare questo mio faticoso lavoro di classificazione e di ricerca, che mi ha portato ad addentrami<br />

in un campo tanto interessante quanto difficile e lontano dalle mie attività abituali. Oltre a ricordare i<br />

valori proposti ed applicati da padre Secondo nella sua vita, mi fa piacere proporlo come artefice di un<br />

insolito evento prodigioso: il “miracolo preventivo”. All’epoca degli anni di piombo, quando<br />

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celebrava la messa delle 11 nella chiesa della Madonna di Campagna, con la sua parola, la sua<br />

sensibilità e la sua intelligenza riuscì a disarmare in modo pacifico e insperato numerosi affiliati alla<br />

lotta armata, evitando in questo modo il proliferare dei fatti di sangue propri di quel periodo.<br />

A smentita del detto secondo cui “gli occidentali sono liberi di dire quello che pensano perché non<br />

pensano a quello che non sono liberi di dire”, voglio perciò addentrarmi con profonda convinzione nel<br />

campo minato di una nuova attribuzione ad un frate minore francescano. I cappuccini - ordine che da<br />

sempre raccoglie più estimatori che cortigiani – oltre ad annoverare ben tre santi con le stigmate (S.<br />

Francesco, S. Maria Francesca Alcanderina e S. Pio) e l’apparizione mariana più eclatante della storia<br />

(a Caslpusterlengo la Madonna fu vista nel 1574 da oltre 4000 persone), potranno vantare così anche<br />

il capostipite di un nuovo ed importantissimo filone di miracoli!<br />

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