un articolo
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marzo ’08<br />
L’espressione «opera fiorentina» rese <strong>un</strong> gran servizio a Swann. Gli permise, quasi come <strong>un</strong> attestato, di far entrare<br />
l’immagine di Odette in <strong>un</strong> mondo di fantasie in cui non aveva avuto accesso fino a quel momento e dove si impregnò<br />
di nobiltà. E, mentre la visione puramente carnale che aveva avuto di questa donna, rinnovando continuamente<br />
i dubbi sulla qualità del viso, del corpo e di tutta la sua bellezza, appannava il suo amore, quei dubbi furon<br />
dissolti, quell’amore consolidato quando ebbe come base i dati di <strong>un</strong>’estetica certa».<br />
L’estetica certa, la forma che Swann ha proiettato su Odette, rivela la natura aprioristica della<br />
sua operazione: rifiutando alla donna <strong>un</strong> intero orizzonte di tradizione (credenza, conoscenza,<br />
esperienza) si è fatalmente esposto all’errore. Il cortocircuito che si instaura fra la sua «lettura»<br />
di Odette e ciò che realmente Odette è lo condurrà al culmine della disperazione, dove,<br />
niente di strano, comincerà a fantasticare della morte di lei: solo nella morte infatti Odette<br />
riacquisterebbe quella fissità da «opera fiorentina» che Swann gli aveva cucito addosso.<br />
Quella doppia contaminazione, che avevamo riconosciuto come fondamentale nella relazione<br />
critica, si rivela qui fallimentare perché <strong>un</strong>o dei due Sistemi (Swann e Odette) che avrebbero<br />
dovuto vicendevolmente contaminarsi, è rimasto inesorabilmente chiuso. Per apparente<br />
paradosso è proprio la volontà di Swann di restare incontaminato ad esporlo ai pericoli della<br />
contaminazione: se fosse stato disposto ad aprirsi all’Altro, se fosse cioè stato disposto a<br />
riconoscere la sua presa di Odette come <strong>un</strong>a relazione provvisoria e doppiamente determinata,<br />
necessario preludio ad <strong>un</strong>a reciproca trasformazione, il suo Sistema chiuso di partenza non<br />
si sarebbe più dato come tale, non avrebbe cioè letto lo scarto fra la sua immagine di Odette<br />
e la vera Odette sotto la luce dell’ambiguità, del compromesso, della contraddizione, poiché<br />
sarebbe stato privo di qualsiasi idea pregressa di chiusura e di purezza.<br />
Swann sostituisce se stesso all’oggetto da interpretare, fa l’interprete più forte del testo:<br />
questo il suo errore.<br />
Riconoscere <strong>un</strong>o dei due elementi come superiore all’altro conduce ad <strong>un</strong>a parodia della relazione<br />
critica. Anche l’errore opposto infatti, la cognizione di <strong>un</strong> testo superiore a l’interprete, è<br />
foriera di sventure. Se la contaminazione reciproca si svela come assenza di contaminazione e<br />
inno all’apertura, la contaminazione <strong>un</strong>ilaterale espone quello dei due membri non disposto a<br />
farsi contaminare ai rischi della stessa contaminazione.<br />
Nel secondo caso però è l’azione del personaggio contaminato che svela il ridicolo della<br />
posizione ieratica e inattaccabile dell’altra parte in causa. Personaggi buffi come Don Chisciotte,<br />
Madame Bovary, l’Odisseo pascoliano (ma l’elenco è interminabile) sintetizzano bene<br />
la questione: l’assoluta fedeltà all’Idea (cavalleresca, basso-romantica, epica) detta in loro<br />
tipologie di vita e li blocca in <strong>un</strong>a posizione che per quanto tragica non può com<strong>un</strong>que non apparire<br />
ridicola. Il loro modello (l’oggetto – la teoria – che hanno di fronte e che devono interpretare)<br />
li schiaccia. Sono lettori troppo deboli, si fanno sopraffare dal testo e diventano tutt’<strong>un</strong>o<br />
con esso. Anche in questo caso la contaminazione è d<strong>un</strong>que settaria: viene contaminato solo il<br />
personaggio e non la teoria, ma è per l’app<strong>un</strong>to ciò a esporre la seconda, che si è manifestata<br />
come incontaminabile, ad <strong>un</strong>a condizione caricaturale.<br />
mimmo.cangiano@libero.it<br />
il diavoletto di Maxwell 59