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L’intera storia del genere umano non è che il 15% del<br />

tragitto per Alpha Centauri<br />

app<strong>un</strong>ti sparsi sui documentari inventati di Werner Herzog<br />

66<br />

Paolo De Guidi<br />

Ringraziamo la NASA per il suo senso poetico<br />

Scusi, per Parigi?<br />

Werner Herzog<br />

Una volta mentre dormivo ho pisciato addosso a mia sorella:<br />

ero convinto che fosse <strong>un</strong> albero<br />

Klaus Kinski<br />

«Ho segnato tutto, non preoccuparti. Sì, sì, ci vediamo tra poco a Dikaio. No nonno, non lo so<br />

di preciso, te l’ho detto che parto a piedi. A presto». A Werner fa male la gola e pulsa l’orecchio:<br />

ha dovuto urlare per farsi capire. D’altronde non è abituato, questa è la prima telefonata<br />

che fa in vita sua. È il 1959: ha 17 anni e sta per incamminarsi verso la Grecia. Suo nonno ci<br />

lavora come archeologo, ha deciso di fare lo stesso mestiere.<br />

Le immagini hanno <strong>un</strong>a forza icastica che le parole non possiedono e che impedisce loro di<br />

essere modificate con la stessa elasticità. La manomissione delle immagini è <strong>un</strong> procedimento<br />

meno semplice e meno libero ma che quando riesce dà risultati intensi ed incredibilmente<br />

suggestivi, potendosi avvalere di <strong>un</strong>a forza d’impatto moltiplicata, <strong>un</strong>a sorta di permanenza<br />

dell’eco. Il cinema è, o dovrebbe essere, il giocoliere delle immagini per eccellenza, quando<br />

non è troppo schiavo della sceneggiatura (come predica Greenaway). Pochi registi sanno<br />

sfruttare a dovere il potenziale esplosivo dell’incontro degli elementi costitutivi del cinema:<br />

testo, immagini, suono... Herzog è <strong>un</strong>o di questi, ed è talmente bravo che i suoi dosaggi degli<br />

elementi cinematografici danno spesso dei precipitati alchemici assolutamente nuovi, nonché<br />

<strong>un</strong> risultato pratico di <strong>un</strong> certo interesse: la verità.<br />

La spirale di Kinski è <strong>un</strong> raffinato procedimento meccanico che permetteva, in era pre-digitale,<br />

di cancellare la traccia sonora originale da <strong>un</strong>a pellicola per poter poi sovrapporne <strong>un</strong>’altra.<br />

L’operazione consiste nell’avvolgere la pellicola a spirale app<strong>un</strong>to, poi tirarla fortissimo, come<br />

a stracciarla, urlandogli a squarciagola <strong>un</strong>a serie ben precisa di insulti. Si pratica ormai sempre<br />

meno: solo alc<strong>un</strong>i laboratori di cinefili la adottano ancora, soprattutto in Svizzera – nel Canton<br />

Ticino – e in qualche bottega di puristi nei dintorni di Perugia.<br />

Herzog è <strong>un</strong> campione in questo gioco, forse il migliore. Ness<strong>un</strong>o sa utilizzare la realtà come<br />

lui («So di avere la capacità di articolare le immagini che giacciono nel nostro profondo e di<br />

renderle visibili»): sommozzatori diventano astronauti, pozzi di petrolio infiammati sono pagine<br />

dell’Apocalisse, orsi affamati come filosofi peripatetici, dirigibili adamantini. E il passaggio<br />

è sempre invisibile, sempre non detto: è il prestigio. Girare film con pezzi di altri film, assemblare<br />

diversi piani narrativi e figurativi, inventare la realtà e razionalizzare scientificamente la<br />

finzione, applicare filtri e giocare con le molteplici facce di <strong>un</strong>’immagine; o, come ha detto <strong>un</strong>o

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