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generatore del romanzo. Durante la scrittura, Bolaño intrattenne <strong>un</strong>o scambio epistolare con<br />

Sergio Gonzáles Rodríguez, poi autore di Ossa nel deserto (Adelphi, 2006), agghiacciante<br />

libro-inchiesta sul ginocidio di Cd Juárez. Investigare su queste vicende in Messico risulta<br />

estremamente pericoloso, molti giornalisti sono stati uccisi, lo stesso Gonzáles Rodríguez ha<br />

subito attentati e minacce. Bolaño lo trasformerà in <strong>un</strong> personaggio del romanzo, e scriverà:<br />

«Ossa nel deserto non è solo <strong>un</strong>a fotografia del male e della corruzione in Messico, ma anche<br />

<strong>un</strong>a metafora dell’incerto futuro di tutto il Latinoamerica». Fate sparirà dalla narrazione alla<br />

fine di questo tomo incompleto e della parte a lui dedicata: lo lasciamo di fronte all’immagine<br />

mitologica del «gigante» accusato degli omicidi (ironicamente innocente) che il giornalista va a<br />

intervistare in carcere. Ma la sua figura sarà quasi “continuata” dal personaggio Sergio Gonzáles<br />

nella parte più tremendamente geniale del<br />

romanzo, da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di vista narrativo. Ma<br />

ancora non è possibile leggerla in italiano. Per<br />

cui ve ne parlerò <strong>un</strong>’altra volta.<br />

Mi piacerebbe concludere questa misera<br />

recensione, citando il tabardiano Achille<br />

Castaldo, che sul blog della rivista, e non<br />

solo, m’aveva in-citato a scrivere ciò che mi<br />

appresto a chiudere: «resta l’aver stanato il<br />

mostro, aver costretto l’occhio che scavalca il<br />

torrente dei caratteri a posare sui corpi inermi<br />

delle donne assassinate e abbandonate nel<br />

deserto. Aver costretto il lettore a fermarsi in<br />

<strong>un</strong>a assurda città di frontiera, ormai definitiva<br />

Juva, 2007<br />

88<br />

città dell’uomo consacrata al vuoto che la<br />

circonda; dove non è possibile fidarsi di alc<strong>un</strong><br />

essere umano; soprattutto non di se stessi, né delle “voci”: “così tutto ci tradisce, compresa la<br />

curiosità e l’onestà e quello che abbiamo molto amato. Sì, disse la voce, ma consolati, in fondo<br />

è divertente”».<br />

Resta il valore della narrazione come possibilità proliferante di ricerca, di critica, d’investigazione<br />

della molteplicità, e dell’orrore – che è orrore proprio perché «isola» le relazioni, le<br />

interrompe, violentemente. Bolaño, come i suoi detective selvaggi, fa parte di quella «tribù che<br />

non cessa di indagare, di investigare, di riferire tutte le storie».<br />

«¿Tú te ocuparás de todo?», verrà detto a pagina 1116 ad Archimboldi: si occuperà di tutto lui?<br />

eugenio.santangelo@gmail.com

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