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impianti farmaci antiblastici verniciatura liquidi infiammabili

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Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003, conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1 - DCB Roma - Supplemento al n. 12 del 17 giugno 2008 di Ambiente&Sicurezza<br />

maggio/giugno 2008<br />

3<br />

VERNICIATURA<br />

Incendio ed esplosione: ridurre i rischi<br />

durante l’applicazione del prodotto<br />

IMPIANTI<br />

L’approccio dell’analisi RAMS<br />

sull’affidabilità dei sistemi tecnologici<br />

FARMACI ANTIBLASTICI<br />

La tecnologia dell’isolatore<br />

per la manipolazione in sicurezza<br />

LIQUIDI INFIAMMABILI<br />

Tra rischio chimico e di incendio<br />

quale valutazione per la pericolosità?


In questo<br />

numero<br />

Sommario<br />

PROCESSIESISTEMI<br />

n IN APERTURA<br />

Analisi RAMS<br />

L’applicazione specifica<br />

ai sistemi tecnologici<br />

di Emanuele Salvador<br />

Nata al fine di migliorare gli aspetti di affidabilità, di disponibilità, di manutenzione<br />

e di sicurezza degli <strong>impianti</strong> industriali, l’analisi RAMS si rivela molto utile<br />

nell’individuare le criticità degli stessi e gli opportuni interventi per eliminarle.<br />

Questa metodologia di analisi permette di valutare a priori i parametri affidabilistici<br />

dei componenti e dei sistemi, ottimizzando gli interventi di manutenzione<br />

e di pianificazione delle eventuali modifiche <strong>impianti</strong>stiche.<br />

PAGINA 10<br />

n Cabine di <strong>verniciatura</strong><br />

Incendio ed esplosione: ridurre i rischi<br />

in fase di applicazione del prodotto<br />

di Casto di Girolamo e Vincenzo Riganti<br />

Le cabine di <strong>verniciatura</strong>, destinate al trasferimento, in sicurezza, di un prodotto<br />

verniciante da un dispositivo di erogazione alla superficie da trattare, può essere<br />

singola o associata a spazi di appassimento a ventilazione<br />

forzata. Durante le fasi operative di questo passaggio, le<br />

sostanze vernicianti utilizzate possono produrre emissioni<br />

pericolose, creando atmosfere <strong>infiammabili</strong>, se non<br />

esplosive. Sono presentate le modalità di valutazione del<br />

rischio di incendio e di esplosione e le misure necessarie<br />

per la loro prevenzione.<br />

PAGINA 22<br />

n Spazi confinati<br />

Analisi del rischio e modalità operative<br />

per lavorare in sicurezza sulle navi<br />

di Ennio Garro<br />

Progettati per non essere continuamente occupati dai<br />

lavoratori, gli spazi confinati sono caratterizzati da una<br />

scarsa ventilazione naturale, da difficoltà di accesso e da<br />

dimensioni a volte limitate. Queste peculiarità sono la causa principale dei<br />

potenziali rischi che potrebbero presentarsi nelle operazioni e nei lavori che si<br />

svolgono al loro interno, che devono essere sempre svolti in seguito a una<br />

opportuna analisi dei rischi e secondo precise prescrizioni.<br />

PAGINA 34<br />

6 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com


n Seghe circolari<br />

Manomissioni delle protezioni: come vigilare in cantiere<br />

di Eginardo Baron<br />

La sega circolare, certamente una delle attrezzature più<br />

pericolose tra quelle utilizzate in un cantiere edile, è<br />

spesso causa di numerosi infortuni comportanti l’amputazione<br />

di parte o di tutte le dita della mano. Proprio a causa<br />

delle sua pericolosità, questo utensile deve essere utilizzato<br />

solo se munito di una cuffia registrabile. Da una<br />

indagine degli ispettori dell’ASL di Roma è stato appurato che spesso, però, gli<br />

addetti all’uso dell’apparecchiatura tendono a rimuovere la protezione di sicurezza<br />

per ottenere una maggiore precisione di taglio. È opportuno, quindi, far capire<br />

all’operatore la necessità di lavorare seguendo tutte le procedure di sicurezza,<br />

fornendo anche le soluzioni ottimali per un lavoro di alta qualità.<br />

PAGINA 45<br />

n Farmaci <strong>antiblastici</strong><br />

L’adozione di un isolatore<br />

per la manipolazione in sicurezza<br />

di Andrea Bocchieri e Gianluca Benedetti<br />

Generalmente, all’interno di un’azienda ospedaliera,<br />

ogni unità operativa gestisce individualmente la manipolazione<br />

degli <strong>antiblastici</strong> necessari, esponendo un numero<br />

molto elevato di operatori ai pericoli intrinseci di queste<br />

sostanze. L’azienda ospedaliera di Busto Arsizio ha centralizzato l’attività di<br />

preparazione in una unità <strong>farmaci</strong> <strong>antiblastici</strong> (UFA), nella quale personale adeguatamente<br />

formato e con dispositivi sicuri e idonei prepara i <strong>farmaci</strong> chemioterapici<br />

per i diversi reparti dell’ospedale. Saranno analizzate, oltre alla tecnologia impiegata,<br />

l’analisi dei rischi e le misure adottate per la loro eliminazione. PAGINA 53<br />

n Liquidi <strong>infiammabili</strong><br />

Tra rischio chimico e di incendio<br />

come si valuta la pericolosità?<br />

di Luigi Soardo<br />

Quotidianamente utilizzati nelle attività operative, i <strong>liquidi</strong><br />

<strong>infiammabili</strong> e combustibili, come solventi, lubrificanti, combustibili, inchiostri,<br />

reagenti chimici di laboratorio ecc., hanno bisogno di essere gestiti in modo<br />

opportuno al fine di prevenire l’accadimento di infortuni e di incidenti. Generalmente,<br />

la valutazione dei rischi per l’impiego di queste sostanze è integrata<br />

all’interno dell’analisi del rischio incendio o di quello chimico. Nonostante la<br />

pericolosità delle sostanze <strong>infiammabili</strong> non sia, comunque, trascurata nell’ambito<br />

della VdR, è necessaria una specifica analisi di questo aspetto e la predisposizione<br />

di opportune procedure operative e di buone pratiche gestionali.<br />

PAGINA 61<br />

n Estintori e bombole<br />

Gas utilizzati per l’antincendio: il trasporto su strada in sicurezza<br />

di Marco Albanese<br />

I mezzi e i sistemi antincendio sono caratterizzati, oltre che dalla progettazione e<br />

dalla ricerca di tecnologie con prestazioni sempre più alte, anche da altri aspetti<br />

molto importanti sul piano della sicurezza, quali il trasporto su strada di estintori<br />

e di bombole di gas impiegate nei sistemi fissi di estinzione. Per<br />

queste operazioni è necessario rispettare le disposizioni previste<br />

nell’accordo ADR, per il quale, tra le diverse cose, è necessario<br />

adempiere agli obblighi inerenti alla documentazione, alle<br />

disposizioni per il conducente, ai dispositivi di protezione, alla<br />

preparazione e all’etichettatura delle merci.<br />

PAGINA 70<br />

lavoro sicuro<br />

7


n Amianto e lane minerali<br />

Come limitare il rischio nell’utilizzo<br />

attraverso un confronto incrociato<br />

LEAZIENDEDELNUMERO3<br />

8<br />

Nome Azienda Nome Prodotto Pagina<br />

ROSSINI<br />

TRADING SpA<br />

8 CERTIQUALITY Srl<br />

8<br />

8<br />

8<br />

BASE<br />

PROTECTION Srl<br />

COMASEC ITALIA<br />

Srl<br />

TECNEL SYSTEM<br />

SpA<br />

Calzature da lavoro<br />

II<br />

copertina 7<br />

III<br />

copertina 7<br />

IV<br />

copertina 7<br />

Marigold Industrial 3 7<br />

4 7<br />

8 IPAF 5 7<br />

8<br />

8<br />

8<br />

di Damiano Romeo e Luca Vegetti<br />

La pericolosità delle lane minerali in edilizia, assimilabile a<br />

quella dell’amianto, è legata a due aspetti, uno geometrico,<br />

in funzione delle dimensioni delle fibre e, di conseguenza,<br />

della capacità di penetrare negli alveoli polmonari,<br />

e l’altro nella persistenza nel tempo una volta penetrate<br />

nell’organismo. Se sono presenti entrambe queste condizioni<br />

la sostanza potrebbe risultare cancerogena; è quindi<br />

necessario comprendere come questa peculiarità può influenzare la gestione del<br />

materiale all’interno delle diverse fasi operative di un cantiere edile. PAGINA 79<br />

PRODOTTIESOLUZIONI<br />

n Sistema Bruco ®<br />

Una tecnologia innovativa per bonificare i serbatoi interrati<br />

di Micaela Pivi e Roberta Sapio PAGINA 88<br />

TECNOLOGIE&PRODOTTI<br />

n Schede tecniche DA PAGINA 91<br />

DRAEGER SAFETY<br />

ITALIA SpA<br />

AEARO Srl<br />

Safety solution ­<br />

Pompiere<br />

12 7<br />

Marcus Gronholm 30 7<br />

Lite­Com Pro­Headset –<br />

Comunicazione senza fili<br />

49 7<br />

8 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com


8<br />

8<br />

www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com<br />

Direttoreresponsabile:<br />

FRANCESCODEMURO<br />

Responsabile di redazione:<br />

Massimo Cassani<br />

Coordinamento editoriale:<br />

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Redazione: Katia Rebucini (02/30223067)<br />

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IL SOLE 24 ORE S.p.A.<br />

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CLAUDIO CALABI<br />

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novembre 1998.<br />

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Via Monte Rosa, 91 ­ 20149 Milano.<br />

Direzione, redazione: Via Monte Rosa, 91 ­ 20149<br />

Milano ­ Fax 02/30223992.<br />

lavoro sicuro<br />

AEARO Srl<br />

Fuel Polarizzato – occhiali 54 7<br />

Peltor G2000 Solaris<br />

elmetto<br />

75 7<br />

8 RIVAL Srl Guanti da lavoro Showa 20 7<br />

8 COFRA Srl Malaga ­ Fralklin 21 7<br />

8 SIMETEL Srl Sistemi anticaduta soll 33 7<br />

8<br />

8<br />

KIEPE ELECTRIC<br />

SpA<br />

FIERA MILANO<br />

TECH SpA<br />

Skylotec ­ protezione<br />

anticaduta<br />

44 7<br />

51 7<br />

8 KIMBERLY­CLARK KleenGuard 52 7<br />

8 UNIVET Srl<br />

X Generation Modello<br />

5X3 – Occhiali protezione<br />

60 7<br />

8 SIRTEL Srl Lanterna serie HR 69 7<br />

8<br />

8<br />

BOLOGNA FIERE<br />

SpA<br />

RECOM<br />

INDUSTRIALE Srl<br />

87 7<br />

90 7<br />

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9


Analisi<br />

L’applicazione specifica<br />

ai sistemi tecnologici<br />

n di Emanuele Salvador, Divisione Consulenza - Modulo Uno SpA<br />

Utile nell’individuare le criticità di un impianto industriale e i possibili interventi per<br />

eliminarle, l’applicazione dell’analisi RAMS consente di migliorare gli aspetti di affidabilità,<br />

di disponibilità, di manutenzione e di sicurezza degli <strong>impianti</strong> stessi. Questa<br />

metodologia di analisi permette di valutare a priori i parametri affidabilistici dei<br />

componenti e dei sistemi, sia in fase di progetto sia sull’esistente, ottimizzando gli<br />

interventi di manutenzione e di pianificazione delle modifiche <strong>impianti</strong>stiche che<br />

possono rendersi necessarie per incrementare la funzionalità e la disponibilità dell’impianto<br />

produttivo. La sua applicazione può essere schematizzata in diverse fasi.<br />

RAMS


PROCESSI E SISTEMI•SICUREZZA IMPIANTI<br />

L’Analisi RAMS (Reliability, Availability, Maintainability<br />

and Safety - affidabilità, disponibilità, manutenibilità e<br />

sicurezza) è uno strumento che, sia preventivamente (in<br />

fase di progetto) sia su <strong>impianti</strong> esistenti (al fine del loro<br />

miglioramento), consente di valutare le prestazioni di un<br />

sistema tecnologico complesso.<br />

L’obiettivo dell’applicazione dell’analisi<br />

RAMS a un impianto industriale,<br />

esistente o in fase di progetto,<br />

o a una singola macchina è quello<br />

di individuare le criticità presenti e i<br />

possibili interventi al fine di migliorarne<br />

gli aspetti di affidabilità, disponibilità,<br />

manutenzione e sicurezza.<br />

Infatti, le implicazioni tecnico-economiche,<br />

connesse all’affidabilità, alla<br />

disponibilità e alla sicurezza di funzionamento<br />

dei sistemi e dei loro componenti,<br />

hanno ormai reso evidente che i<br />

fattori di ridondanza o di sicurezza non<br />

sono più sufficienti ad assicurare, da<br />

soli, i parametri di affidabilità richiesti<br />

se non derivano da analisi ad hoc.<br />

Queste problematiche hanno portato,<br />

quindi, allo sviluppo e alla sempre<br />

maggiore applicazione delle metodologie<br />

RAMS, che permettono di<br />

valutare a priori i parametri affidabilistici<br />

dei componenti e dei sistemi,<br />

individuando:<br />

l in fase progettuale, gli eventuali<br />

punti deboli e le opportune modifiche;<br />

l su sistemi esistenti, i componenti<br />

e i processi più critici per l’affidabilità<br />

del sistema al fine di concentrare<br />

su di essi le attività di manutenzione<br />

e di monitoraggio.<br />

Limitata e generalmente confinata,<br />

fino a pochi anni fa, ad applicazioni<br />

coinvolgenti grandi settori industriali<br />

(quali l’aerospaziale, l’energetico,<br />

il petrolchimico), i quali necessitano<br />

della verifica di requisiti RAMS<br />

per motivi contrattuali o di importanti<br />

modifiche <strong>impianti</strong>stiche/gestionali,<br />

la diffusione delle analisi<br />

RAMS si sta via via allargando a realtà<br />

lavoro sicuro<br />

industriali esistenti, ponendosi come<br />

attività parallela alla progettazione<br />

al fine di ottimizzarne i processi<br />

dal punto di vista affidabilistico.<br />

È opportuno, quindi, evidenziare<br />

le potenzialità legate ai primi tre<br />

aspetti dell’acronimo RAMS, l’affidabilità<br />

(R), la disponibilità (A) e la<br />

manutenibilità (M).<br />

Gli aspetti legati alla sicurezza (S),<br />

mediante la stima del rischio, ossia la<br />

valutazione di quanto il sistema è distante<br />

dalle condizioni di tutela per<br />

l’operatore, per la popolazione e per<br />

l’ambiente (requisiti del cliente o<br />

normativi), benché strettamente<br />

correlati ai tre precedenti, meritano<br />

certamente una trattazione a se stante,<br />

sia per la vastità del campo coinvolto,<br />

sia per la differenza nei modelli<br />

utilizzati per la modellazione dei<br />

fenomeni incidentali (jet fire, pool<br />

fire, esplosioni confinate e non ecc.).<br />

È importante presentare una metodologia<br />

generale di applicazione di<br />

un progetto RAM a una realtà industriale<br />

esistente o in fase di progetto;<br />

contestualmente, sarà presentata<br />

l’applicazione della valutazione<br />

dell’affidabilità e della disponibilità<br />

di sistemi a rete per la distribuzione<br />

di fluidi (reti di teleriscaldamento).<br />

Le peculiarità dei sistemi a rete, generalmente<br />

caratterizzati da un alto<br />

rateo di cambiamento, dovuto al<br />

continuo miglioramento e ampliamento,<br />

ne rende significativa l’applicazione<br />

per evidenziare le potenzialità<br />

dell’analisi sia in fase di progetto<br />

sia in fase di esercizio, anche<br />

su sistemi molto complessi e dotati<br />

di elevata dinamicità strutturale.<br />

Finalità di un progetto RAM<br />

I risultati attesi dall’applicazione<br />

di analisi RAM a un impianto industriale<br />

possono essere riassunti,<br />

quindi, in:<br />

l valutazione dell’affidabilità/disponibilità<br />

dello stabilimento nel<br />

suo complesso;<br />

l valutazione dell’affidabilità/disponibilità<br />

delle unità in cui lo stabilimento<br />

è stato suddiviso;<br />

l valutazione delle criticità legate<br />

ai singoli componenti e loro influenza<br />

sul sistema; lo scopo è di<br />

individuare i componenti critici<br />

del sistema, ossia i componenti<br />

che più di frequente sono responsabili<br />

per l’inaffidabilità/indisponibilità<br />

del sistema e definire un<br />

ordine di priorità al fine di indirizzare<br />

meglio eventuali interventi<br />

<strong>impianti</strong>stici o manutentivi;<br />

l individuazione delle modalità di<br />

guasto di componenti o di gruppi<br />

di componenti che fanno perdere<br />

la funzionalità del sistema;<br />

l indicazioni, sulla base delle valutazioni<br />

dei parametri precedenti,<br />

circa il miglioramento delle prestazioni<br />

affidabilistiche dello stabilimento.<br />

L’analisi RAM permette di verificare<br />

la validità delle prestazioni attese,<br />

nel tempo, dei componenti o del sistema;<br />

questo avviene attraverso<br />

l’utilizzo di metodologie probabilistiche<br />

e/o deterministiche in grado<br />

di valutare determinati parametri<br />

(si veda la tabella 1).<br />

Gli obiettivi conseguibili per mezzo<br />

di un’analisi RAM possono essere<br />

riassunti in:<br />

l descrizione e modellazione del sistema<br />

come insieme “integrato”<br />

di sottosistemi costituiti, a loro<br />

volta, da componenti in grado di<br />

guastarsi (tra i componenti possono<br />

essere considerati anche il fattore<br />

umano e il software);<br />

l individuazione precisa delle funzioni<br />

del sistema, dei sottosistemi<br />

e dei componenti, in modo da indi-<br />

13


Affidabilità:<br />

Disponibilità:<br />

Manutenibilità:<br />

Indici di criticità:<br />

MTTR (Mean Time To Repair ­<br />

tempo medio alla riparazione):<br />

MTTF (Mean Time To Failure ­<br />

tempo medio al guasto):<br />

MTBF (Mean Time Between Failures<br />

­ tempo medio tra due guasti):<br />

Rateo di guasto:<br />

Ratei di riparazione:<br />

Tempo di missione:<br />

viduare i componenti o i sottosistemi<br />

indispensabili, le ridondanze, la<br />

presenza di sistemi in attesa<br />

(stand-by), la presenza di sistemi<br />

di controllo e di protezione in logica<br />

maggioritaria (2/3, 3/4 ecc.);<br />

l individuazione di componenti o di<br />

gruppi di componenti e relativi<br />

modi di guasto che, se intervengono,<br />

fanno perdere la funzionalità<br />

del sistema;<br />

l individuazione dei componenti<br />

critici del sistema, ossia dei componenti<br />

che più di frequente sono<br />

responsabili per l’inaffidabilità o<br />

l’indisponibilità del sistema;<br />

l definizione di un ordine di priorità<br />

sui componenti critici al fine di<br />

indirizzare meglio la progettazione<br />

e la manutenzione;<br />

TABELLA1<br />

ALCUNIINDICATORITIPICIDELL’ANALISIRAMS*<br />

l definizione di un ordine di priorità<br />

sui componenti critici, finalizzata<br />

a ottimizzare le risorse economiche<br />

necessarie per migliorare il sistema<br />

(al fine di indirizzare meglio<br />

la progettazione e la manutenzione);<br />

l stima di affidabilità e/o di disponibilità<br />

del sistema, al fine di soddisfare<br />

i requisiti imposti, oppure<br />

confrontare soluzioni alternative<br />

(requisiti del cliente);<br />

l individuazione di suggerimenti<br />

progettuali atti a migliorare le caratteristiche<br />

di affidabilità del sistema<br />

(sostituzione di componenti,<br />

ridondanze, separazioni, diversificazioni,<br />

modifiche delle procedure<br />

di gestione);<br />

l stima dei tempi di test ottimali al<br />

PROCESSI E SISTEMI•SICUREZZA IMPIANTI<br />

probabilità che un componente o un sistema svolga correttamente la funzione per cui è stato<br />

costruito senza subire alcun guasto in un intervallo di tempo assegnato, date le condizioni<br />

ambientali e di processo in cui opera (l’affidabilità caratterizza efficacemente, quindi, i<br />

componenti/sistemi non riparabili).<br />

probabilità che un componente o un sistema sia funzionante in un dato istante di tempo, sotto<br />

determinate condizioni di uso e di manutenzione, indipendentemente dal ciclo di guasti e di<br />

riparazioni precedentemente subite (la disponibilità caratterizza efficacemente, quindi, i<br />

componenti/sistemi riparabili).<br />

probabilità che un guasto sia riparato entro un tempo specificato, quando tutte le azioni di<br />

riparazione sono effettuate secondo procedure definite.<br />

definiti a livello dei singoli componenti, al fine di valutarne il contributo all’indisponibilità e/o alla<br />

perdita di produzione globale.<br />

rappresenta il tempo che mediamente trascorre dall’istante in cui il modo di guasto si verifica<br />

all’istante in cui il modo di guasto è eliminato mediante riparazione o sostituzione del<br />

componente. In questo intervallo di tempo sono compresi i tempi necessari per effettuare la<br />

diagnosi, la riparazione, riavviare il sistema ed, eventualmente, testarlo prima di rimetterlo in<br />

esercizio.<br />

rappresenta il tempo che il componente mediamente trascorre senza che si verifichi il modo di<br />

guasto considerato.<br />

rappresenta la somma di MTTF e MTTR per il modo di guasto considerato.<br />

probabilità per unità di tempo che il componente si guasti tra t e t + dt, ammesso che sia<br />

sopravvissuto fino a t (si veda la figura 8).<br />

probabilità per unità di tempo che il componente sia riparato tra t e t + dt, ammesso che fosse<br />

guasto al tempo t.<br />

intervallo di tempo nel quale sono valutati i parametri affidabilistici del sistema. Generalmente,<br />

coincide con un periodo di tempo rappresentativo del funzionamento del sistema scelto dal<br />

gestore o insieme all’analista RAMS; per ogni sistema, è possibile valutare gli indicatori<br />

affidabilistici di interesse relativamente a più tempi di missione, al fine di valutare l’andamento<br />

nel tempo delle prestazioni del sistema.<br />

* Principali parametri/indicatori utilizzati per la verifica del raggiungimento dei risultati derivanti dall’applicazione di un’analisi RAMS.<br />

fine di pianificare o di organizzare la<br />

manutenzione preventiva minimizzando<br />

l’indisponibilità del sistema;<br />

l determinazione della migliore politica<br />

di manutenzione in base alle<br />

caratteristiche proprie del sistema<br />

in esame.<br />

Le metodologie RAM permettono di<br />

garantire, quindi, la tenuta dei sistemi/prodotti<br />

nell’arco del tempo<br />

e di prevenire i rischi associati al<br />

loro degradamento, nei quali possono<br />

essere coinvolti fattori sia umani<br />

sia ambientali.<br />

Attività per implementare<br />

un progetto RAM<br />

Le attività previste per l’applicazione<br />

di un progetto di analisi RAM possono<br />

essere riassunte in più fasi.<br />

14 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com


PROCESSI E SISTEMI•SICUREZZA IMPIANTI<br />

Fase I<br />

La prima fase di un’analisi RAM consiste<br />

nell’individuare la struttura del<br />

sistema, mediante la descrizione<br />

dello stesso come insieme integrato<br />

di macro-unità, a loro volta costituite<br />

da componenti in grado di guastarsi.<br />

A questo scopo risulta indispensabile,<br />

pertanto, un’attività a stretto<br />

contatto con i gestori dell’impianto<br />

(per mezzo di riunioni tecniche) e il<br />

reperimento di tutte le informazioni<br />

tecniche indispensabili all’analisi.<br />

L’individuazione delle funzioni del<br />

sistema, dei sotto-sistemi e dei<br />

componenti rappresenta una premessa<br />

indispensabile per la seconda<br />

fase dell’analisi.<br />

Applicazione<br />

La conoscenza della struttura di un<br />

sistema a rete si traduce nell’acquisizione<br />

degli schemi della rete rappresentanti<br />

la sua magliatura, nelle caratteristiche<br />

dei sistemi di produzione<br />

e pompaggio dell’acqua, nelle<br />

caratteristiche geometriche delle tubazioni<br />

(diametri, lunghezze ecc.).<br />

Insieme a queste caratteristiche geometrico-strutturali<br />

si acquisiscono i<br />

dati relativi alle utenze e alle esigenze<br />

in termini di portate e potenze del<br />

fluido (si veda la figura 1).<br />

Fase II<br />

Acquisita una conoscenza approfondita<br />

dei processi in atto nel sistema<br />

da analizzare, l’analista RAMS può<br />

iniziare l’attività di modellazione,<br />

volta alla stima dell’affidabilità/disponibilità<br />

del sistema, che significa<br />

sostanzialmente stimare il tempo<br />

medio al guasto (MTTF) e il tempo<br />

medio alla riparazione (MTTR), al fine<br />

di soddisfare requisiti imposti dal<br />

cliente oppure confrontare soluzioni<br />

alternative.<br />

Applicazione<br />

Senza entrare nel dettaglio di quelle<br />

che sono le specificità di questi sistemi,<br />

occorre comunque ricordare<br />

lavoro sicuro<br />

5 Figura 2 – Processo di schematizzazione di una rete di distribuzione<br />

che esistono varie problematiche<br />

legate all’analisi affidabilistica di<br />

un sistema a rete, che è generalmente<br />

molto complesso dal punto di<br />

vista dell’interdipendenza tra il<br />

guasto dei componenti e il comportamento<br />

fisico del sistema (a causa<br />

dei legami tra la geometria del sistema<br />

e la termofluidodinamica<br />

correlata allo stesso), della complessità<br />

e dell’elevato numero di<br />

configurazioni operative, della dinamicità<br />

strutturale e dell’elevata<br />

distribuzione geografica (quella di<br />

un ambito cittadino).<br />

La fase di modellazione parte dalla<br />

schematizzazione del sistema che,<br />

in questo caso particolare, fa uso di<br />

strutture matriciali al fine di rappresentare<br />

la magliatura della rete (si<br />

veda la figura 2).<br />

È importante ricordare, a questo<br />

punto, che ogni tipologia di sistema<br />

da analizzare richiederà un approccio<br />

diverso da parte dell’analista<br />

RAMS, per applicare il metodo (o i<br />

metodi) che meglio si addice alle ca-<br />

ratteristiche del sistema, utilizzando<br />

software commerciali, quando<br />

possibile o richiesto, o sviluppando<br />

codici ad hoc per andare incontro<br />

alle esigenze derivanti dall’analisi<br />

di affidabilità.<br />

Creato il modello della rete (si veda<br />

la figura 3), occorre raccogliere i dati<br />

affidabilistici da utilizzare nelle<br />

5 Figura 1 – Posa delle tubazioni di<br />

una rete di teleriscaldamento<br />

15


simulazioni (si veda la tabella 2), in<br />

particolare, ratei di guasto e di riparazione,<br />

nonché il tempo, o i tempi,<br />

di missione per i quali si vogliono valutare<br />

le prestazioni affidabilistiche<br />

del sistema. Qualora questi dati non<br />

fossero disponibili, o lo fossero solo<br />

in parte, occorre fare riferimento a<br />

banche dati affidabilistiche o ricavarli<br />

con opportune metodologie.<br />

La raccolta dei dati (intervalli di<br />

tempo fra i guasti, durata dei tempi<br />

di riparazione ecc.) da parte del gestore<br />

del sistema rappresenta, certamente,<br />

un aspetto importante<br />

nell’implementazione di un progetto<br />

RAM ed è uno degli aspetti ai quali<br />

l’analista RAMS deve dare maggiore<br />

enfasi per generare una “cultura”<br />

affidabilistica nel gestore della rete<br />

e, più in generale, dell’unità produttiva<br />

oggetto dell’analisi, e per poter<br />

disporre di dati sempre più accurati<br />

per la modellazione del sistema.<br />

Fase III<br />

L’individuazione di suggerimenti<br />

progettuali e/o gestionali necessari<br />

a migliorare le caratteristiche di af-<br />

Tratto<br />

5 Figura 3 – Schema di una rete di<br />

distribuzione<br />

fidabilità del sistema costituisce la<br />

fase finale, nonché l’obiettivo principale,<br />

dell’analisi, da presentare e<br />

discutere con i gestori dello stabilimento,<br />

o con i progettisti dell’impianto,<br />

al fine di metterli al corrente<br />

dei possibili miglioramenti conseguibili<br />

dall’implementazione di<br />

questi risultati.<br />

Applicazione<br />

In base alle metodologie utilizzate,<br />

TABELLA2<br />

ESEMPIODIRACCOLTADATIPERLARETE<br />

Lunghezza<br />

(m)<br />

Diametro<br />

(m)<br />

Rateo<br />

di guasto λ<br />

[1/h]<br />

Rateo<br />

di riparazione<br />

μ [1/h]<br />

1 457.20 0.3048 4.57E­03 2.00E­01<br />

2 304.80 0.2032 3.05E­03 8.00E­01<br />

3 365.76 0.2540 3.66E­03 3.00E­01<br />

4 609.60 0.2540 6.10E­03 4.00E­01<br />

5 853.44 0.2032 8.53E­03 3.00E­01<br />

6 335.28 0.2032 3.35E­03 1.00E­01<br />

7 304.80 0.2032 3.05E­03 3.00E­01<br />

8 762.00 0.2032 7.62E­03 1.00E­01<br />

9 247.19 0.2032 2.47E­03 1.00E­01<br />

10 396.24 0.1524 3.96E­03 1.00E­01<br />

11 304.80 0.1524 3.05E­03 7.00E­01<br />

12 335.28 0.1524 3.35E­03 1.00E­01<br />

13 304.80 0.1524 3.05E­03 2.00E­01<br />

14 548.64 0.1524 5.49E­03 1.00E­01<br />

15 335.28 0.1524 3.35E­03 6.00E­01<br />

…. ……….. …….. ………… ……..<br />

PROCESSI E SISTEMI•SICUREZZA IMPIANTI<br />

ai software o ai codici sviluppati, i<br />

risultati dell’analisi possono fornire<br />

diversi tipi di indicazioni su come<br />

intervenire per migliorare le prestazioni<br />

affidabilistiche del sistema (si<br />

veda la figura 4).<br />

Nel caso delle reti di teleriscaldamento,<br />

un’informazione importante,<br />

che è opportuno poter ricavare<br />

dai risultati dell’analisi, riguarda<br />

l’influenza dei guasti dei componenti<br />

sull’affidabilità e sulla disponibilità<br />

del servizio erogato ai clienti<br />

della rete.<br />

Questo consente di pianificare interventi<br />

mirati, con l’introduzione<br />

di ridondanze su componenti critici,<br />

nuove linee di distribuzione in zone<br />

deboli della rete ecc.<br />

Opportunità<br />

Le principali opportunità derivanti<br />

dall’applicazione delle analisi RAM e,<br />

più in generale, delle analisi RAMS,<br />

riguardano:<br />

l i costi di gestione - l’affidabilità<br />

coinvolge sia il costo di acquisto<br />

sia quello di manutenzione di un<br />

bene. La valutazione dell’impiego<br />

di materiali o di processi più affidabili<br />

si rende necessaria al fine di<br />

ottimizzare le risorse disponibili e<br />

di mirare gli investimenti al fine di<br />

ridurre i costi di gestione;<br />

l la soddisfazione del cliente - la<br />

mancata fornitura di prodotti/servizi<br />

nei tempi stabiliti è spesso<br />

fonte di insoddisfazione da parte<br />

del cliente;<br />

l la gestione delle risorse - la diminuzione<br />

dei guasti dei componenti<br />

e dei loro effetti sull’impianto<br />

permette di diminuire la quantità<br />

di risorse che deve essere dedicata<br />

alla gestione delle situazioni di<br />

inefficienza causate dai guasti;<br />

l la capacità di vendere prodotti<br />

e/o servizi - la maggiore affidabilità<br />

dei componenti permette di<br />

aumentare la soddisfazione dei<br />

clienti e di ottenere una maggiore<br />

visibilità sul mercato;<br />

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PROCESSI E SISTEMI•SICUREZZA IMPIANTI<br />

l la sicurezza - la gestione in sicurezza<br />

di un impianto produttivo<br />

non può prescindere da una corretta<br />

e completa conoscenza delle<br />

possibili deviazioni dal corretto<br />

funzionamento al quale può essere<br />

soggetto e delle criticità in esso<br />

presenti;<br />

l la manutenibilità dell’impianto -<br />

una più approfondita conoscenza<br />

delle dinamiche dei processi di<br />

guasto/riparazione dell’impianto<br />

permette una più efficace manutenzione<br />

dell’impianto e una migliore<br />

gestione del magazzino ricambi;<br />

l la qualità - come espresso nella<br />

norma UNI ISO 9000:2005 «la qualità<br />

è la capacità di un insieme di<br />

caratteristiche inerenti ad un prodotto,<br />

sistema, o processo di ottemperare<br />

a requisiti di clienti e<br />

di altre parti interessate». Questa<br />

qualità è espressa, nei sistemi industriali,<br />

da caratteristiche valutabili<br />

con tecniche deterministiche<br />

e/o probabilistiche. Le caratteristiche<br />

deterministiche sono<br />

rappresentate da specifiche prestazioni<br />

richieste, la cui conformità<br />

è generalmente valutata in fase<br />

di collaudo degli <strong>impianti</strong>; le caratteristiche<br />

probabilistiche devono<br />

essere valutate con metodologie<br />

opportune.<br />

Applicazione di analisi RAMS<br />

ad altre realtà industriali<br />

L’applicazione presentata, relativa<br />

all’analisi di affidabilità di sistemi a<br />

rete, rappresenta una delle tante<br />

applicazioni che possono essere fatte<br />

dell’analisi RAMS.<br />

A titolo di esempio, si ricordano le<br />

applicazioni su <strong>impianti</strong> esistenti (si<br />

veda la figura 5) o in fase di progetto,<br />

le applicazioni specifiche su<br />

macchine industriali e le applicazioni<br />

in ambito ferroviario.<br />

Relativamente all’analisi di affidabilità/disponibilità<br />

di <strong>impianti</strong> in fase<br />

progettuale, l’attività consiste<br />

lavoro sicuro<br />

5 Figura 4 – Esempio di possibile output di un modello di valutazione<br />

affidabilistica per sistemi a rete<br />

nella creazione di un modello ad hoc<br />

dell’impianto, per ricavarne determinati<br />

parametri richiesti dal cliente<br />

o stabiliti insieme all’analista<br />

RAMS; tipicamente, è necessario verificare<br />

che l’impianto soddisfi alcuni<br />

requisiti RAMS e, se questo non<br />

accade, indicare dove e come intervenire<br />

in fase di progetto. Per fare<br />

questo sono necessari, prima della<br />

costruzione vera e propria del mo-<br />

dello, incontri con i progettisti dell’impianto<br />

al fine di arrivare a una<br />

conoscenza approfondita delle logiche<br />

di funzionamento dell’impianto<br />

da analizzare.<br />

Gli strumenti per realizzare questa<br />

analisi possono essere software specialistici,<br />

richiesti dal committente,<br />

o codici creati appositamente sulla<br />

base di esigenze specifiche.<br />

La stessa tipologia di analisi può es-<br />

5 Figura 5 – La complessità di un impianto industriale richiede tecniche di<br />

modellazione in grado di gestire un elevato numero di componenti<br />

fortemente interagenti tra loro<br />

17


5 Figura 6 – Particolare di modello di impianto industriale<br />

sere applicata a <strong>impianti</strong> esistenti<br />

con lo scopo di ottimizzarne i processi<br />

dal punto di vista affidabilistico.<br />

Tra le applicazioni su macchinari industriali,<br />

quali torni, macchine per<br />

lavorazioni particolari ecc., l’analisi<br />

deve essere tarata sulle esigenze<br />

specifiche del cliente (ottimizzazione<br />

della produzione, riduzione dei<br />

fermi macchina, riduzione degli<br />

scarti ecc.).<br />

In generale, questa analisi dovrebbe<br />

prevedere, comunque, la raccolta di<br />

dati storici sul campo, mediante il<br />

monitoraggio dei principali parametri<br />

RAMS, la suddivisione della mac-<br />

china nei sistemi principali, un’analisi<br />

FMECA di affidabilità e manutenibilità<br />

dei sistemi maggiormente<br />

critici nonché la modellazione dei<br />

sottosistemi individuati sulla base<br />

dei dati affidabilistici raccolti (si veda<br />

la figura 6).<br />

I risultati di queste analisi consentono<br />

di ottimizzare le attività di manutenzione,<br />

di definire gli opportuni<br />

parametri per il monitoraggio della<br />

macchina e di definire le linee guida<br />

e le politiche di manutenzione.<br />

Si ricordano, infine, le applicazioni<br />

in ambito ferroviario, ormai presenti<br />

da anni e oggetto di svariate<br />

5 Figura 7 – Rappresentazione a “vasca da bagno” del rateo di guasto<br />

PROCESSI E SISTEMI•SICUREZZA IMPIANTI<br />

norme di carattere sia trasversale<br />

(quali la IEC 61508, standard europeo<br />

che definisce i criteri di progettazione<br />

e di gestione dei sistemi<br />

elettrici, elettronici ed elettronici<br />

programmabili nei diversi settori industriali<br />

in cui possono presentarsi<br />

rischi per le persone, l’ambiente e di<br />

perdita economica) sia specifico (come<br />

la norma CEI EN 50126 in materia<br />

di analisi RAMS per applicazioni ferroviarie,<br />

tranviarie, filotranviarie e<br />

metropolitane, o la norma CEI EN<br />

50129 per i sistemi elettronici correlati<br />

con la sicurezza per le applicazioni<br />

del segnalamento ferroviario).<br />

Conclusioni<br />

I destinatari di un intervento di analisi<br />

RAMS sono tutte le attività industriali<br />

caratterizzate da un processo<br />

di produzione, costituito da numerosi<br />

componenti (valvole, pompe,<br />

tubazioni ecc.) tra loro interagenti e<br />

per i quali non è possibile individuare,<br />

in modo diretto, quali siano gli<br />

elementi più critici e, quindi, come<br />

indirizzare eventuali interventi.<br />

Infatti, in queste realtà produttive,<br />

benché siano presenti elevate capacità<br />

nei singoli reparti dello stabilimento,<br />

mancano generalmente gli<br />

strumenti o le competenze adatti<br />

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PROCESSI E SISTEMI•SICUREZZA IMPIANTI<br />

FMEA/FMECA (failure<br />

mode, effects and criticality<br />

analysis):<br />

FTA (Fault Tree Analysis):<br />

ETA (Event Tree Analysis):<br />

Analisi “What­if”:<br />

HAZOP (HAZard and<br />

OPerability):<br />

lavoro sicuro<br />

TABELLA3<br />

ALCUNEMETODOLOGIETIPICHEDELL’ANALISIRAMS*<br />

applicata per l’analisi sistematica delle modalità di guasto di ogni componente dell’impianto/sistema,<br />

l’analisi permette di:<br />

l evidenziare e correggere le debolezze di un prodotto in fase di progettazione;<br />

l evidenziare e correggere le fasi di processo che generano difetti nel prodotto;<br />

l individuare le cause che possono originare il guasto di uno specifico componente e degli effetti che<br />

questi guasti possono provocare sul sistema di cui fanno parte;<br />

l individuare le situazioni in cui il guasto costituisce fonte di criticità diretta o elemento fonte di altre<br />

criticità per il sistema.<br />

Questa metodologia consente di esaminare tutte le modalità di guasto per una determinata<br />

configurazione di funzionamento del sistema. Per ognuna di queste modalità di guasto si individuano,<br />

quindi, gli effetti sul sistema, i possibili metodi di rilevazione e le eventuali contromisure da adottare;<br />

l’analisi FMECA permette di effettuare una prima valutazione qualitativa dell’affidabilità del sistema.<br />

Con questa analisi, che si basa sulle possibili modalità di guasto dei singoli componenti di un impianto, è<br />

possibile individuare quelle situazioni in cui il guasto costituisce fonte di criticità diretta per il sistema.<br />

la tecnica degli alberi dei guasti (FTA) è utilizzata per rappresentare le possibili combinazioni di modi di<br />

guasto dei componenti in un particolare sistema.<br />

Le analisi effettuate con questa metodologia permettono di determinare:<br />

– l’affidabilità e la disponibilità del sistema;<br />

– la probabilità di malfunzionamento di un sistema a partire dalle probabilità di guasto dei componenti;<br />

– le combinazioni di guasti che da sole portano all’evento indesiderato e la relativa probabilità di<br />

accadimento;<br />

– la criticità dei componenti del sistema.<br />

Gli alberi dei guasti rappresentano una tecnica molto potente, indispensabile in presenza di sistemi<br />

ridondati dove il guasto multiplo è importante; permettono una definizione univoca e quantitativa della<br />

criticità dei componenti e una valutazione dell’affidabilità e della disponibilità del sistema.<br />

l’analisi tramite alberi degli eventi (ETA – si veda la figura 9) permette di individuare le possibili sequenze<br />

incidentali che si generano a partire da un evento indesiderato (deviazione dal normale funzionamento)<br />

e le relative frequenze di accadimento.<br />

L’utilizzo di questa metodologia permette di individuare le debolezze dei sistemi di sicurezza e la<br />

conseguente ottimizzazione nell’intervento sul sistema.<br />

l’analisi What­if, implementata sia in fase di progetto sia di conduzione dell’impianto, rappresenta una<br />

tecnica per l’analisi sistematica di singole apparecchiature dell’impianto, al fine di:<br />

– individuare le sorgenti di rischio e la loro classificazione;<br />

– proporre soluzioni alternative e metodologie volte alla mitigazione delle conseguenze.<br />

si tratta di tecniche per lo studio delle deviazioni nelle procedure operative e nei processi di lavorazione, per:<br />

– l’identificazione sistematica delle cause e delle conseguenze dovute alle possibili deviazioni dei<br />

parametri operativi del processo dai valori previsti di progetto;<br />

– la definizione delle azioni da intraprendere per l’evidenziazione e il contenimento delle conseguenze.<br />

Questa metodologia, con un approccio simile alla FMECA ma adatta, in particolare, per studiare le<br />

deviazioni nelle procedure operative, nelle procedure software e nei processi di lavorazione, è applicabile<br />

sia in fase di progetto sia di conduzione dell’impianto.<br />

valutazione di affidabilità e di disponibilità di componenti e di sistemi mediante l’utilizzo di software di<br />

simulazione commerciali o appositamente sviluppati in base a esigenze specifiche.<br />

Analisi mediante modelli<br />

di calcolo:<br />

* Principali strumenti che possono essere utilizzati per la conduzione di analisi RAMS.<br />

per valutare le criticità presenti nel<br />

processo e individuare le deviazioni<br />

che portano a fermi macchina e a<br />

mancata produzione, mentre si opera<br />

generalmente a guasto avvenuto<br />

(manutenzione correttiva) o con<br />

fermi macchina attuati a intervalli<br />

prefissati e regolari, indipendentemente<br />

dal verificarsi di guasti (manutenzione<br />

preventiva), con conseguente<br />

riduzione della produttività<br />

del sistema.<br />

In fase progettuale, invece, sono<br />

sempre più spesso inseriti i concetti<br />

derivanti dall’analisi RAMS per<br />

quanto riguarda il miglioramento<br />

delle prestazioni affidabilistiche<br />

dell’impianto, strettamente legate<br />

agli aspetti manutentivi dello stesso<br />

e, quindi, alla sua manutenibilità.<br />

La manutenibilità è la facilità con la<br />

quale è possibile eseguire gli interventi<br />

di verifiche di funzionamento,<br />

di manutenzione preventiva e cor-<br />

rettiva e quelli dovuti ai cosiddetti<br />

lavori maggiori (condotti durante le<br />

fermate parziali o totali) sulle apparecchiature<br />

presenti in un impianto.<br />

Oltre alle fasi di progettazione, di costruzione<br />

e di avviamento, che rappresentano<br />

gli investimenti iniziali, è<br />

necessario tenere conto, quindi, anche<br />

delle fasi di esercizio, di manutenzione<br />

e di dismissione nelle quali<br />

si concentra la parte più consistente<br />

dei costi. È per questo motivo che gli<br />

19


5 Figura 8 – Struttura tipica di un albero degli eventi<br />

aspetti di operabilità e manutenibilità<br />

di un impianto devono essere tenuti<br />

in debita considerazione a partire<br />

dalla fase di progettazione.<br />

L’analisi RAMS si pone, quindi, come<br />

strumento necessario al fine di ottimizzare<br />

gli interventi di manutenzione<br />

e di pianificare eventuali mo-<br />

Immagini e schemi su gentile concessione di Modulo Uno SpA.<br />

PROCESSI E SISTEMI•SICUREZZA IMPIANTI<br />

difiche <strong>impianti</strong>stiche che si rendessero<br />

necessarie per incrementare<br />

l’affidabilità e la disponibilità dell’impianto<br />

produttivo. l<br />

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Destinata al<br />

trattamento esterno<br />

delle superfici di<br />

legno, di metallo, di<br />

plastica ecc., la<br />

cabina<br />

di <strong>verniciatura</strong><br />

può essere singola o<br />

associata a spazi<br />

di appassimento a<br />

ventilazione forzata.<br />

È compito del<br />

fabbricante valutare<br />

tutti i pericoli che,<br />

prevedibilmente,<br />

potrebbero<br />

presentarsi nelle<br />

diverse fasi di<br />

funzionamento,<br />

dovuti soprattutto<br />

all’impiego dei<br />

prodotti di<br />

rivestimento <strong>liquidi</strong><br />

applicati a spruzzo,<br />

inclusi i solventi<br />

organici e i diluenti.<br />

Sono presentate le<br />

modalità di<br />

valutazione del<br />

rischio di incendio e<br />

di esplosione e le<br />

misure necessarie per<br />

la loro prevenzione.<br />

PROCESSI E SISTEMI•VERNICIATURA DI SUPERFICI<br />

Cabine di <strong>verniciatura</strong><br />

Incendio ed esplosione: ridurre i rischi<br />

in fase di applicazione del prodotto<br />

■ di Casto Di Girolamo e Vincenzo Riganti, Università dell’Insubria<br />

Una cabina di <strong>verniciatura</strong> individua il luogo nel quale può<br />

avvenire il trasferimento, in sicurezza, di un prodotto<br />

verniciante da un dispositivo di erogazione alla superficie<br />

da trattare. Il trattamento superficiale, mediante prodotti<br />

vernicianti <strong>liquidi</strong> (pitture, lacche, vernici, impregnanti,<br />

lucidanti, compresi solventi e diluenti ecc.) o in polvere,<br />

può essere svolto in cabine di <strong>verniciatura</strong> singola o<br />

cabine comprensive di sezioni di <strong>verniciatura</strong> e di spazio<br />

di appassimento a ventilazione forzata.<br />

Il fabbricante degli <strong>impianti</strong> destinati<br />

all’applicazione di prodotti vernicianti<br />

<strong>liquidi</strong>, utilizzati per il trattamento<br />

di superfici di legno, di metallo,<br />

di plastica ecc., ha l’obbligo di<br />

valutare tutti i pericoli ritenuti significativi<br />

e pertinenti alla sicurezza<br />

nelle condizioni di funzionamento<br />

prevedibile degli stessi, comprese le<br />

fasi di montaggio e di smontaggio,<br />

anche in situazioni anormali ipotizzabili.<br />

Proprio i pericoli, le situazioni e<br />

gli eventi pericolosi per questo tipo di<br />

macchinario sono elencati nella corrispondente<br />

norma tecnica di riferimento<br />

[1] ; quest’ultima ha definito<br />

una cabina di <strong>verniciatura</strong> come un<br />

«Insieme di componenti collegati<br />

quali la ventilazione forzata per<br />

mezzo di una o più ventole; filtro a<br />

secco e/o sistemi di lavaggio ad umido,<br />

dispositivi di misurazione e di comando,<br />

impianto di riscaldamento<br />

dell’aria di ventilazione, dispositivi<br />

automatici antincendio, dispositivi<br />

di allarme, apparecchiature elettriche,<br />

riunite all’interno o in una<br />

struttura parzialmente o totalmente<br />

chiusa (delimitata da pareti, definita<br />

spazio) per la lavorazione controllata<br />

di prodotti vernicianti <strong>liquidi</strong><br />

applicati a spruzzo». Questi insiemi<br />

costruttivi, nei quali avviene l’applicazione<br />

controllata di sostanze <strong>infiammabili</strong>,<br />

devono essere progettati,<br />

eserciti e mantenuti in modo da<br />

ridurre al minimo le loro emissioni,<br />

sia nel funzionamento normale sia in<br />

quello anormale, con riferimento alla<br />

frequenza, alla durata e alla quantità<br />

delle emissioni in gioco. In questo<br />

ambito, il compito del fabbricante è<br />

quello di esaminare, tra l’altro, le<br />

parti di trattamento superficiale, le<br />

apparecchiature ausiliarie e i relativi<br />

dispositivi, dai quali può verificarsi<br />

un’emissione di sostanze <strong>infiammabili</strong>,<br />

e prendere in considerazione<br />

l’ipotesi, quindi, di modificare il progetto<br />

e la costruzione dell’impianto<br />

[1] UNI EN 12215, «Impianti di <strong>verniciatura</strong> – Cabine di <strong>verniciatura</strong> per l’applicazione di prodotti<br />

vernicianti <strong>liquidi</strong> – Requisiti di sicurezza», luglio 2005.<br />

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PROCESSI E SISTEMI•VERNICIATURA DI SUPERFICI<br />

al fine di minimizzare la probabilità e<br />

la frequenza di queste emissioni, la<br />

quantità e la portata delle emissioni<br />

di sostanze <strong>infiammabili</strong> rilasciate<br />

durante la lavorazione. Saranno trattati<br />

specificamente i requisiti di sicurezza<br />

e le misure tecniche adottabili<br />

per evitare o ridurre il rischio di incendio<br />

e di esplosione delle cabine e<br />

degli <strong>impianti</strong> di <strong>verniciatura</strong> nei<br />

quali sono utilizzati prodotti di rivestimento<br />

<strong>liquidi</strong> applicati a spruzzo,<br />

inclusi i solventi organici e i diluenti.<br />

Normativa di riferimento<br />

Il regolamento di attuazione delle direttive<br />

comunitarie riguardanti le<br />

macchine [2] , nell’Allegato I, RES,<br />

tratta non solo i pericoli di natura<br />

meccanica ma impone, in particolare,<br />

misure di protezione anche riguardo<br />

ai rischi d’incendio e di esplosione,<br />

precisando, ai requisiti 1.5.6 e<br />

1.5.7, che «La macchina deve essere<br />

progettata e costruita in modo da<br />

evitare qualsiasi rischio d’incendio,<br />

di surriscaldamento o di esplosione,<br />

provocato dalla macchina stessa o da<br />

gas, <strong>liquidi</strong>, polveri, vapori ed altre<br />

sostanze prodotti utilizzati dalla<br />

macchina». Allo scopo di evitare il<br />

rischio esplosione, è precisato che,<br />

«A tal fine, il fabbricante prenderà<br />

le misure necessarie per:<br />

l evitare una concentrazione pericolosa<br />

dei prodotti;<br />

l impedire l’infiammazione dell’atmosfera<br />

esplosiva;<br />

l ridurre le conseguenze di un’eventuale<br />

esplosione in modo che non<br />

abbia effetti pericolosi sull’ambiente<br />

circostante.<br />

Se il fabbricante prevede l’utilizzazione<br />

della macchina in un’atmosfera<br />

esplosiva, saranno prese le medesime<br />

precauzioni. Il materiale elettrico<br />

di queste macchine deve<br />

lavoro sicuro<br />

essere conforme, per i rischi di<br />

esplosione, alle direttive comunitarie<br />

specifiche di riferimento».<br />

Tra queste ultime direttive, proprio<br />

la 94/9/CE, altrimenti nota come direttiva<br />

ATEX 100a, si riferisce agli<br />

aspetti costruttivi e progettuali di apparecchi,<br />

di sistemi di protezione, di<br />

componenti, di dispositivi di sicurezza,<br />

di controllo e di regolazione destinati<br />

a essere utilizzati in atmosfera<br />

potenzialmente esplosiva [3] ; si può<br />

affermare che quest’ultima, prevedendo<br />

requisiti specifici e particolareggiati<br />

aventi lo scopo di evitare, limitare<br />

e/o ridurre i rischi derivanti<br />

da atmosfere esplosive, prevale sulla<br />

direttiva 98/37/CE, relativa alle<br />

macchine, quando si deve trattare la<br />

protezione contro l’esplosione in presenza<br />

di atmosfera potenzialmente<br />

esplosiva. Quindi, in questo caso, la<br />

direttiva 94/9/CE subentra alla “direttiva<br />

macchine” in relazione al contenuto<br />

dei requisiti essenziali e delle<br />

procedure di avviamento più adegua-<br />

te al rischio, precisando, tuttavia,<br />

che alcune macchine destinate a operare<br />

in atmosfera esplosiva ne sono<br />

comunque escluse e rientrano, pertanto,<br />

nella direttiva 98/37/CE [4] .<br />

In ambito comunitario è stato chiarito<br />

che, se la macchina presenta sorgenti<br />

di accensione potenziali, si applica<br />

sia la “direttiva macchine” sia<br />

la direttiva ATEX 94/9/CE.<br />

Nella pratica applicativa, per quel<br />

che concerne la valutazione dei rischi<br />

di esplosione, possono esistere<br />

dei collegamenti tra le due direttive,<br />

in particolare può accadere che:<br />

l la macchina non sia destinata a<br />

funzionare in atmosfera potenzialmente<br />

esplosiva; in questo caso,<br />

ai fini della valutazione dei rischi<br />

di esplosione, non trova applicazione<br />

la direttiva 94/9/CE in<br />

quanto si tratta di rischio di esplosione<br />

della macchina derivante<br />

dalle sostanze lavorate o prodotte<br />

e ai parametri operativi della medesima<br />

macchina;<br />

5 Figura 1 – Gruppo di cabine di <strong>verniciatura</strong> a velo d’acqua pressurizzato ad<br />

aria calda con riciclatore d’acqua e locali di essiccazione<br />

[2] La cosiddetta “direttiva macchine”, 98/37/CE, è stata recepita in Italia mediante il D.P.R. 24 luglio 1996, n. 459, «Regolamento per l'attuazione delle<br />

Direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine».<br />

[3] Per approfondimenti, si veda il D.P.R. 23 marzo 1998, n. 126, riguardante il regolamento recante norme per l’attuazione della direttiva 94/9/CE in<br />

materia di apparecchi e di sistemi di protezione destinati a essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva.<br />

[4] In generale, si tratta di macchine e di sistemi di protezione nei quali il pericolo di esplosione è dovuto esclusivamente alla presenza di materiali<br />

esplosivi o di sostanze chimiche instabili.<br />

23


5 Figura 2 – Esterno di cabina di <strong>verniciatura</strong> con quadro di controllo<br />

l la macchina sia destinata dal fabbricante<br />

all’utilizzo in atmosfera<br />

esplosiva; in questo caso le due<br />

direttive comunitarie si applicano<br />

congiuntamente; le macchine destinate<br />

a operare in atmosfera<br />

esplosiva devono rispettare, pertanto,<br />

i requisiti essenziali di sicurezza<br />

della direttiva 98/37/CE e i<br />

requisiti specifici della direttiva<br />

94/9/CE, come si può dedurre, tra<br />

l’altro, dall’art. 1, paragrafo 4,<br />

“direttiva macchine”. In tal caso,<br />

pertanto, il costruttore della macchina<br />

destinata al funzionamento<br />

in atmosfera esplosiva dovrà classificare<br />

la propria macchina in una<br />

delle tre categorie del gruppo II [5]<br />

(industrie di superficie), previste<br />

all’art.1, direttiva 94/9/CE.<br />

In ogni caso, l’impianto di <strong>verniciatura</strong><br />

deve essere munito di marcatura<br />

CE e di attestazione di conformità<br />

ai sensi degli artt. 8 e 10, direttiva<br />

98/37/CE; il produttore deve predisporre<br />

il fascicolo tecnico previsto<br />

dalla direttiva, nonché il manuale di<br />

installazione, di uso e di manuten-<br />

zione; questo manuale, con i relativi<br />

disegni esplicativi, deve essere consegnato<br />

all’utilizzatore per ogni singola<br />

fornitura; deve contenere gli<br />

schemi dei circuiti di comando e le<br />

istruzioni necessarie per l’installazione,<br />

la messa in funzione, i controlli<br />

e la manutenzione, preventiva<br />

e correttiva, dell’impianto di <strong>verniciatura</strong><br />

stesso.<br />

Tipologie di <strong>impianti</strong><br />

di <strong>verniciatura</strong><br />

Le cabine di <strong>verniciatura</strong> manuali<br />

possono essere suddivise, in relazione<br />

alla presenza di aperture, come<br />

cabine a spruzzo aperte o chiuse.<br />

Quest’ultime sono quelle cabine di<br />

<strong>verniciatura</strong> totalmente chiuse su<br />

tutti i lati durante il processo di<br />

spruzzatura, a eccezione delle aperture<br />

necessarie per l’ingresso e<br />

l’uscita, dal medesimo spazio, dei<br />

pezzi in lavorazione e i condotti per<br />

la ventilazione della cabina; invece,<br />

sono classificate come cabine di <strong>verniciatura</strong><br />

aperte, in alto o frontalmente,<br />

quelle che non risultano to-<br />

PROCESSI E SISTEMI•VERNICIATURA DI SUPERFICI<br />

talmente chiuse durante il processo<br />

di spruzzatura. A loro volta, le cabine<br />

di <strong>verniciatura</strong> manuali possono<br />

essere suddivise in cabine ad acqua<br />

e cabine a secco; queste ultime sono<br />

cabine nelle quali l’abbattimento<br />

dell’overspray [6] è effettuato mediante<br />

filtri a secco, mentre, per<br />

quelle ad acqua, il medesimo abbattimento<br />

avviene mediante velo<br />

d’acqua o sistema di lavaggio a umido<br />

(si vedano le figure 1, 2, 3 e 4).<br />

Inoltre, si considera cabina combinata<br />

di <strong>verniciatura</strong> ed essiccazione<br />

quell’insieme di componenti collegati<br />

tra loro nei quali il processo di<br />

spruzzatura e di essiccazione del<br />

prodotto verniciante liquido è effettuato<br />

in uno spazio completamente<br />

chiuso. In particolare, la fase di essiccazione<br />

e/o di indurimento del<br />

prodotto liquido è realizzata in<br />

un’area separata (si vedano le figure<br />

5, 6, 7 e 8) dal locale di applicazione<br />

della vernice, dotato di un<br />

adeguato sistema di ventilazione<br />

forzata che allontani rapidamente<br />

le sostanze aerodisperse.<br />

Incendio ed esplosione<br />

da solventi volatili<br />

In una cabina di <strong>verniciatura</strong>, il pericolo<br />

di incendio può derivare, per<br />

esempio, da:<br />

l accensione di vernici <strong>infiammabili</strong><br />

o depositi di vernice all’interno<br />

della cabina di <strong>verniciatura</strong>, nei<br />

condotti di scarico e nelle unità di<br />

filtrazione;<br />

l guasto delle tubazioni o dei raccordi<br />

per i prodotti vernicianti <strong>liquidi</strong><br />

o per solventi o combustibili<br />

<strong>liquidi</strong> con fuoriuscita di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong><br />

all’interno della cabina<br />

di <strong>verniciatura</strong>;<br />

l accensione degli stracci di pulizia<br />

imbevuti di solventi;<br />

l autoaccensione determinata dalle<br />

[5] Apparecchi, macchine, dispositivi ecc. per luoghi con atmosfera potenzialmente esplosiva, diversi dalle miniere e dai loro <strong>impianti</strong> di superficie<br />

soggetti a rischi derivanti da grisù.<br />

[6] Parte di prodotto verniciante a solvente che non si deposita sulla superficie sottoposta a trattamento di <strong>verniciatura</strong>. L’overspray è costituito da una<br />

parte volatile (solventi del prodotto verniciante) e da una parte solida (resine e pigmenti).<br />

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PROCESSI E SISTEMI•VERNICIATURA DI SUPERFICI<br />

5 Figura 3 – Cabina combinata con camera di essiccazione<br />

reazioni chimiche tra i diversi tipi<br />

di prodotti vernicianti <strong>liquidi</strong>;<br />

l apparecchiature elettrostatiche,<br />

dispositivi azionati in modo scorretto<br />

o anomalie di funzionamento<br />

del sistema di comando che provocano<br />

un arco elettrico tra i pezzi<br />

da verniciare e le parti del macchinario<br />

ad alta tensione. Di conseguenza,<br />

gli archi elettrici possono<br />

provocare l’accensione delle nebulizzazioni<br />

di vernice; questo potrebbe<br />

avvenire in particolare nell’installazione<br />

che utilizza robot o<br />

macchine automatizzate;<br />

l dispositivi di riscaldamento capaci<br />

di generare l’accensione dei solventi.<br />

Invece, può esservi pericolo di esplosione<br />

quando la concentrazione delle<br />

sostanze <strong>infiammabili</strong> nell’aria<br />

supera il limite inferiore di esplosione<br />

(LEL – Lower Explosion Limit) e se<br />

sia presente un’effettiva sorgente di<br />

accensione quale, per esempio, una<br />

superficie molto calda, scintille di<br />

origine meccanica generate, per<br />

esempio, da ventole o da trasportatori,<br />

scintille di natura elettrica,<br />

scariche elettrostatiche ecc.<br />

Quindi, i principali solventi volatili<br />

utilizzati nelle cabine di verniciatu-<br />

lavoro sicuro<br />

ra possono determinare rischio di incendio<br />

e/o di esplosione. I tradizionali<br />

solventi utilizzati sono il toluene<br />

e gli xileni, soli o in miscela; a<br />

questi devono essere aggiunti<br />

l’1-butanolo e altri composti che si<br />

incontrano meno frequentemente<br />

ma che sono utilizzati, tuttavia, nella<br />

pratica industriale quali il 2-butossietanolo,<br />

l’estere etilico dell’acido<br />

acetico, lo stesso acido acetico,<br />

il<br />

4-idrossi-4-metilpentan-2-one ecc.<br />

I parametri indicativi della pericolosità<br />

di questi composti, ai fini dell’incendio<br />

e/o dell’esplosione, sono<br />

sostanzialmente:<br />

l il punto di <strong>infiammabili</strong>tà, temperatura<br />

alla quale un liquido<br />

emette vapori in quantità tale da<br />

formare con l’aria una miscela capace<br />

di bruciare se viene a contatto<br />

con una fiamma; è una caratteristica<br />

peculiare dei <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong><br />

sulla base della quale sono<br />

classificati;<br />

l la temperatura di autoaccensione,<br />

è la più bassa temperatura alla<br />

quale la sostanza in esame, miscelata<br />

con l’aria, si infiamma alle<br />

condizioni definite nel metodo di<br />

prova. L’auto<strong>infiammabili</strong>tà dei<br />

gas e dei vapori è determinata utilizzando<br />

l’apparecchiatura descritta<br />

nella IEC-79-4;<br />

l l’intervallo di <strong>infiammabili</strong>tà è<br />

l’intervallo di concentrazione compreso<br />

fra il limite minimo e il limite<br />

massimo di esplosione. I limiti minimo<br />

e massimo di esplosione sono<br />

quei limiti di concentrazione del<br />

gas infiammabile, in miscela con<br />

l’aria, ai quali non si verifica la propagazione<br />

della fiamma. Il limite<br />

inferiore è particolarmente significativo<br />

ed è indicato anche come<br />

LEL. Nella tabella 1 si riportano<br />

questi valori per i più comuni solventi<br />

utilizzati.<br />

Per le miscele, il calcolo del LEL si<br />

può effettuare tramite la legge di Le<br />

Chatelier<br />

LEL mix = 1/<br />

dove:<br />

LEL mix = limite inferiore di esplodibilità<br />

della miscela espresso in %<br />

volume;<br />

LEL i = limite inferiore di esplodibilità<br />

del componente infiammabile iesimo<br />

espresso in % volume;<br />

y i = frazione molare o volumica del<br />

componente i-esimo;<br />

Per generare un’esplosione da gas o<br />

da vapori, occorre che siano soddisfatte<br />

tutte le seguenti condizioni:<br />

1. la sostanza è infiammabile;<br />

2. la sostanza ha un giusto grado di<br />

dispersione;<br />

3. la concentrazione della sostanza<br />

in aria è compresa tra il limite inferiore<br />

di esplodibilità (LEL) e il limite<br />

superiore di esplodibilità (UEL);<br />

4. l’atmosfera esplosiva è significativa<br />

e supportata da comburente<br />

(per esempio, l’ossigeno dell’aria);<br />

5. è presente una sorgente di innesco,<br />

con energia minima di innesco<br />

sufficiente.<br />

Se una sola delle condizioni da 1 a 4<br />

dovesse mancare, nell’ambiente<br />

considerato non si possono formare<br />

atmosfere esplosive pericolose.<br />

25


Se, invece, manca l’innesco l’esplosione<br />

non può avvenire. Ne scaturisce<br />

che le misure di prevenzione si<br />

basano sull’eliminazione di una o<br />

più delle condizioni elencate.<br />

Misure<br />

di sicurezza antincendio<br />

Per dare attuazione alle misure di<br />

protezione antincendio, è necessario<br />

che le cabine di <strong>verniciatura</strong> destinate<br />

a processare sostanze organiche<br />

<strong>infiammabili</strong> siano equipaggiate<br />

con un sistema antincendio,<br />

manuale o automatico, che dipende<br />

dalle dimensioni delle stesse, dalla<br />

presenza o meno dell’operatore e<br />

dal livello di rischio d’incendio.<br />

Le cabine di <strong>verniciatura</strong> automatica<br />

nelle quali è eseguita la <strong>verniciatura</strong><br />

elettrostatica devono essere equipaggiate<br />

con un dispositivo antincendio<br />

automatico (si veda la figura 7).<br />

Tutte le cabine di <strong>verniciatura</strong> automatica<br />

devono essere equipaggiate<br />

con un dispositivo automatico di segnalazione<br />

incendi (si veda la figura<br />

8); in caso di incendio, la ventilazione<br />

forzata deve essere arrestata automaticamente,<br />

l’alimentazione di<br />

prodotto verniciante liquido deve<br />

essere interrotta e, dove possibile,<br />

le serrande antincendio devono essere<br />

chiuse.<br />

Allo scopo di impedire la rapida propagazione<br />

dell’incendio, tutti gli<br />

elementi della struttura della cabina<br />

e dell’equipaggiamento devono<br />

essere conformi ai requisiti di prevenzione<br />

incendio e di protezione<br />

delle macchine descritti nella norma<br />

armonizzata di riferimento [7] . Inoltre,<br />

non devono essere <strong>infiammabili</strong><br />

alcuni elementi costitutivi, quali:<br />

l gli elementi strutturali fissi (pareti,<br />

soffitto);<br />

l i pavimenti e le grate;<br />

l gli elementi mobili (porte di caricamento<br />

e per il personale, cancelli<br />

ecc.);<br />

l i condotti di ventilazione e i camini<br />

che non influenzano la resistenza<br />

al fuoco dell’eventuale parete<br />

attraversata;<br />

l il materiale di isolamento ecc.<br />

Inoltre, i materiali per la costruzione<br />

delle superfici interne, dei dispositivi<br />

di fissaggio, dei tubi di scarico<br />

ecc. devono essere non combustibili<br />

e le loro proprietà di resistenza al<br />

fuoco non devono cambiare durante<br />

il normale funzionamento.<br />

Nel caso in cui sia stato installato un<br />

sistema antincendio automatico,<br />

[7] UNI EN 13478, «Sicurezza del macchinario – Prevenzione e protezione dal fuoco», aprile 2005.<br />

PROCESSI E SISTEMI•VERNICIATURA DI SUPERFICI<br />

TABELLA 1<br />

PARAMETRI INDICATIVI DELLA PERICOLOSITÀ DI ALCUNI SOLVENTI<br />

Sostanza<br />

Punto di <strong>infiammabili</strong>tà<br />

°C<br />

Temperatura<br />

di autoaccensione °C<br />

Intervallo di esplosività<br />

% volume in aria<br />

Toluene 4 535 1,2 ­ 7,1<br />

o­Xilene 32 463 0,9 ­ 6,7<br />

m­Xilene 27 527 1,1 ­ 7,0<br />

p­Xilene 25 525 1,0 ­ 7,6<br />

1­butanolo 29 345 1,4 ­ 14,3<br />

2­butossietanolo 61 238 1.1 ­ 12.7<br />

4­Idrossi­4­ etilpentan­2­one 58 640 1,8 ­ 6,9<br />

Acido acetico 39 427 5,4 ­ 16<br />

Etere acetico<br />

Miscela:<br />

­ 4 427 2,2 ­ 11,5<br />

m­Xilene 70%, Etilbenzene 20%<br />

o e p­Xileni a 100%<br />

29 465 1,7 ­ 7,6<br />

deve essere predisposto un dispositivo<br />

sonoro che avverta l’operatore<br />

prima dell’emissione delle sostanze<br />

pericolose necessarie per l’estinzione.<br />

In generale, le misure antincendio devono<br />

soddisfare i seguenti requisiti:<br />

l i dispositivi di riscaldamento installati<br />

nella cabina di <strong>verniciatura</strong><br />

non devono infiammare le nebulizzazioni<br />

della vernice e i vapori<br />

dei solventi;<br />

l le parti del generatore d’aria devono<br />

essere installate all’esterno dell’area<br />

di <strong>verniciatura</strong> (inclusi i condotti<br />

per l’aria di scarico che contiene<br />

nebulizzazioni di vernice).<br />

In modo particolare, per quanto<br />

concerne gli <strong>impianti</strong> non inseriti in<br />

cicli produttivi automatici quali, per<br />

esempio, quelli utilizzati nell’industria<br />

del mobile o posti a servizio di<br />

autocarrozzerie, normalmente<br />

l’operazione di <strong>verniciatura</strong> deve<br />

essere eseguita all’interno della cabina,<br />

da personale appositamente<br />

formato e preposto alla mansione<br />

specifica. Invece, l’essiccazione automatica,<br />

eseguita a temperature<br />

non superiori a 80-100 °C, è rigorosamente<br />

svolta in assenza di persone<br />

all’interno della cabina e con esclu-<br />

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PROCESSI E SISTEMI•VERNICIATURA DI SUPERFICI<br />

sione di contestuale spruzzatura di<br />

vernici <strong>infiammabili</strong> o combustibili.<br />

Il riscaldamento dell’aria di processo,<br />

integralmente di rinnovo durante<br />

la fase di spruzzatura e di passivazione<br />

e con possibilità di parziale<br />

ricircolo durante l’essiccazione, avviene<br />

tramite un gruppo termo-ventilante<br />

funzionate con bruciatore<br />

alimentato da combustibile liquido<br />

o gassoso.<br />

In questo ambito valgono le disposizioni<br />

di prevenzione incendi [8] , le<br />

quali precisano che, per l’insieme<br />

apparecchio termico e cabina forno:<br />

l non è consentita l’installazione<br />

dell’insieme stesso in locali a uso<br />

non esclusivo, dove sono svolte,<br />

quindi, lavorazioni che possono<br />

presentare elementi di rischio non<br />

compatibili con la presenza dell’impianto<br />

di <strong>verniciatura</strong> (quali,<br />

per esempio, la saldatura, il taglio,<br />

le operazioni che comportano<br />

riscaldamento di materiali<br />

ecc.);<br />

l deve essere possibile intercettare,<br />

a monte della cabina stessa, il<br />

flusso di aria calda di mandata, nei<br />

casi in cui la cabina forno sia ubicata<br />

all’interno di un locale non a<br />

uso esclusivo. Il tutto deve avvenire<br />

predisponendo l’intervento di<br />

una serranda tagliafuoco comandata<br />

da un dispositivo termico, opportunamente<br />

tarato. Inoltre, il<br />

generatore termico deve essere<br />

munito di dispositivo automatico<br />

che consenta, in caso di intervento<br />

della serranda tagliafuoco,<br />

l’espulsione all’esterno dell’aria<br />

calda proveniente dall’apparecchio;<br />

l’intervento della serranda<br />

tagliafuoco deve determinare automaticamente<br />

lo spegnimento<br />

del bruciatore.<br />

lavoro sicuro<br />

5 Figura 4 – Interno di una cabina di <strong>verniciatura</strong><br />

Classificazione<br />

delle zone pericolose<br />

In generale, nella maggior parte delle<br />

applicazioni industriali, viste le variabili<br />

di processo in gioco, i guasti prevedibili,<br />

l’estensione degli <strong>impianti</strong>, la<br />

natura delle sostanze utilizzate ecc,<br />

non è facile garantire che non vi possa<br />

essere mai la presenza di atmosfera<br />

esplosiva. È altrettanto difficile garantire<br />

che un macchinario o una costruzione<br />

non sia mai una sorgente di<br />

accensione; basti pensare che, generalmente,<br />

le attrezzature elettriche<br />

costituiscono sempre una sorgente di<br />

accensione potenziale. Nelle situazioni<br />

in cui la probabilità di presenza di<br />

atmosfera esplosiva è elevata, è necessario<br />

affidarsi all’uso di prodotti o<br />

di costruzioni che abbiano una modestissima<br />

probabilità di divenire sorgenti<br />

di accensione attive ed efficaci.<br />

Proprio mediante la cosiddetta classificazione<br />

dei luoghi o delle aree<br />

pericolose, è analizzato e classificato<br />

l’ambiente nel quale possono for-<br />

marsi atmosfere esplosive a causa<br />

della presenza di gas, di vapori <strong>infiammabili</strong><br />

e di polveri combustibili,<br />

al fine di facilitare la corretta scelta<br />

e l’installazione di costruzioni, di<br />

apparecchi ecc., che garantiscano il<br />

funzionamento in sicurezza nei luoghi<br />

considerati. Al fine di consentire,<br />

in questo ambito, la classificazione<br />

delle zone pericolose, la norma UNI<br />

EN 12215 ha stabilito che per:<br />

a) «Valori della concentrazione di sostanze<br />

<strong>infiammabili</strong> inferiori del 25%<br />

del LEL: il volume interno della cabina<br />

di <strong>verniciatura</strong>, incluse le condotte<br />

per il ricircolo e lo scarico dell’aria<br />

e i volumi esterni entro una distanza<br />

di 1 m dalle aperture permanenti, è<br />

classificato come zona 2 [9] ;<br />

b) Valori della concentrazione di sostanze<br />

<strong>infiammabili</strong> compresi tra il<br />

25% e il 50% del LEL: il volume interno<br />

della cabina di <strong>verniciatura</strong>, incluse le<br />

condotte per il ricircolo e lo scarico<br />

dell’aria, è classificato come zona<br />

1 [10] . I volumi esterni entro una distan-<br />

[8] Per ulteriori informazioni si veda la lettera-circolare del Ministero dell’Interno 7 marzo 2003, prot. n. P324/4147 sott.12, «Impianti di <strong>verniciatura</strong><br />

utilizzanti vernici <strong>infiammabili</strong> o combustibili».<br />

[9] Luogo in cui è improbabile che un’atmosfera esplosiva, costituita da una miscela con aria di sostanze <strong>infiammabili</strong> sotto forma di gas, di vapore o di<br />

nebbia, si presenti durante il normale funzionamento, ma che, se si presenta, persiste solo per un breve periodo (punto 6.3.2, EN 1127-1:1997).<br />

[10] Luogo in cui è improbabile che un’atmosfera esplosiva, costituita da una miscela con aria di sostanze <strong>infiammabili</strong> sotto forma di gas, di vapore o di<br />

nebbia, si presenti occasionalmente durante il funzionamento normale (punto 6.3.2, EN 1127-1:1997).<br />

27


5 Figura 5 – Interno di una camera di essiccazione a ventilazione forzata<br />

za di 1 m dalle aperture permanenti<br />

sono classificati come zona 2 [11] ».<br />

Per le apparecchiature fuori cabina, è<br />

necessario valutare, come sorgenti di<br />

accensione, gli apparecchi e i sistemi<br />

per la movimentazione dei prodotti in<br />

ingresso-uscita in cabina, come, per<br />

esempio, i nastri trasportatori o le<br />

rulliere, in quanto possono ricadere in<br />

zona 2. Pertanto, è necessario che il<br />

fabbricante produca un documento di<br />

valutazione del pericolo di accensione<br />

da includere nella documentazione<br />

tecnica. In conformità ai requisiti<br />

per gli apparecchi della categoria 3 [12]<br />

(gruppo II), la valutazione deve considerare<br />

tutte le potenziali sorgenti di<br />

accensione efficaci o che possono diventare<br />

efficaci durante il normale<br />

funzionamento del trasportatore;<br />

poiché, in questo caso, il trasportatore<br />

non deve soddisfare, necessariamente,<br />

i requisiti della categoria 1 [13]<br />

(gruppo II), possono essere trascurate<br />

le sorgenti di accensione potenziale<br />

in seguito a disfunzioni rare.<br />

Nel caso, infine, sia necessario predisporre<br />

un’automazione all’interno<br />

della cabina, anche in questo caso<br />

è il fabbricante dell’apparecchio<br />

destinato a essere utilizzato in zone<br />

pericolose che deve condurre<br />

un’analisi del rischio allo scopo di<br />

individuare le sorgenti di accensione<br />

potenziali e determinare il numero<br />

di guasti oltre il quale la sorgente<br />

di accensione diventa efficace.<br />

Inoltre, deve applicare, a ogni<br />

sorgente di accensione efficace, le<br />

misure di sicurezza ritenute idonee<br />

in relazione alla categoria attribuita<br />

all’apparecchio stesso.<br />

Nel caso dell’inserimento di un’automazione<br />

in cabina, quindi, questa<br />

deve essere progettata e costruita<br />

secondo la buona pratica di progettazione<br />

tecnica e deve essere sottoposta<br />

a una valutazione del pericolo<br />

di accensione; deve risultare compatibile<br />

con il tipo di zona pericolosa<br />

assegnata all’interno della cabina,<br />

in modo da evitare che i compo-<br />

PROCESSI E SISTEMI•VERNICIATURA DI SUPERFICI<br />

nenti elettrici e non elettrici non<br />

inneschino l’atmosfera pericolosa.<br />

Misure di sicurezza<br />

contro l’esplosione<br />

In questo ambito, i pericoli da esplosione<br />

potrebbero verificarsi se è superato<br />

il limite inferiore di esplosione<br />

(LEL) delle sostanze <strong>infiammabili</strong><br />

utilizzate o rilasciate e se è presente,<br />

contemporaneamente, una sorgente<br />

di accensione. Pertanto, le<br />

misure di sicurezza adottabili sono<br />

rivolte principalmente a:<br />

l ridurre la concentrazione in aria di<br />

sostanze <strong>infiammabili</strong> al di sotto<br />

del LEL;<br />

l eliminare le sorgenti di emissione;<br />

l eliminare o ridurre le sorgenti di<br />

accensione.<br />

Come ovvio, la misura di protezione<br />

più immediata consiste nella limitazione<br />

della concentrazione di sostanze<br />

<strong>infiammabili</strong> presenti in aria,<br />

prendendo in considerazione la miscela<br />

di solventi e il picco di emissione<br />

in qualsiasi uso prevedibile.<br />

Questo può essere realizzato mediante<br />

un idoneo impianto di ventilazione<br />

forzata, che diluisca il prodotto<br />

infiammabile e ne riduca la concentrazione<br />

in aria al di sotto del LEL.<br />

La ventilazione forzata non deve<br />

consentire, quindi, che si formino<br />

sacche di sostanze <strong>infiammabili</strong> a livelli<br />

maggiori della concentrazione<br />

massima ammissibile. Le cabine di<br />

<strong>verniciatura</strong> devono essere provviste<br />

di un dispositivo di interblocco della<br />

ventilazione forzata e le operazioni<br />

di riscaldamento e spruzzatura dei<br />

vernicianti.<br />

In particolare, riguardo alla fase di<br />

essiccazione, è ammesso il ricircolo<br />

parziale dell’aria presente in cabina<br />

a condizione che il costruttore forni-<br />

[11] Luogo in cui è improbabile che un’atmosfera esplosiva, costituita da una miscela con aria di sostanze <strong>infiammabili</strong> sotto forma di gas, di vapore o di<br />

nebbia, si presenti durante il normale funzionamento, ma che, se si presenta, persiste solo per un breve periodo (.6.3.2; EN 1127-1:1997).<br />

[12] Gli apparecchi di questa categoria sono destinati a essere utilizzati in luoghi in cui è improbabile che si presentino atmosfere esplosive causate da<br />

miscele di aria e di gas, vapori o nebbie oppure, se si presentano, è probabile che questo si verifichi soltanto raramente e per un breve periodo (punto<br />

3.2.5, EN 13463-1:2001).<br />

[13] Gli apparecchi di questa categoria sono destinati a essere utilizzati in luoghi in cui sono presenti continuamente, per lunghi periodi o frequentemente,<br />

atmosfere esplosive causate da miscele di aria e di gas, di vapori o di nebbie (punto 3.2.3, EN 13463-1:2001).<br />

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PROCESSI E SISTEMI•VERNICIATURA DI SUPERFICI<br />

5 Figura 6 – Interno di una camera di essiccazione a ventilazione forzata<br />

sca specifiche istruzioni tecniche<br />

atte a garantire che durante le lavorazioni,<br />

eseguite in conformità a<br />

quanto indicato nel manuale d’uso,<br />

la concentrazione delle sostanze <strong>infiammabili</strong><br />

non superi il 10% del limite<br />

inferiore di <strong>infiammabili</strong>tà. Questo<br />

limite deve essere valutato con<br />

riferimento al solvente con il più<br />

basso valore del limite inferiore di<br />

<strong>infiammabili</strong>tà, tenendo conto,<br />

inoltre, delle temperature massime<br />

raggiungibili nella fase di ricircolo<br />

dell’aria; in alternativa, deve essere<br />

installato, all’interno della cabina,<br />

un rivelatore di miscele <strong>infiammabili</strong><br />

tarato al 25% del più basso limite<br />

inferiore di <strong>infiammabili</strong>tà dei solventi,<br />

il cui intervento determini:<br />

l l’emissione di un segnale di allarme<br />

ottico e acustico all’esterno<br />

della cabina;<br />

l il blocco del ricircolo dell’aria in<br />

cabina;<br />

l l’espulsione all’esterno dell’aria<br />

in essa presente e il lavaggio della<br />

cabina con aria fresca di rinnovo.<br />

Le vigenti disposizioni di prevenzione<br />

incendi dispongono che, al fine di<br />

garantire l’affidabilità dell’impianto<br />

lavoro sicuro<br />

di rivelazione di miscele <strong>infiammabili</strong><br />

e dei sistemi a esso asserviti, dovrà<br />

esserne previsto il controllo almeno<br />

ogni sei mesi da parte di personale<br />

qualificato, da annotare sul registro<br />

di cui all’art. 5, D.P.R. n. 37/1998 [14] .<br />

Inoltre, poiché, in generale, l’atmosfera<br />

esplosiva esiste solamente se è<br />

presente un gas o un vapore infiammabile<br />

in miscela con l’aria, è necessario<br />

stabilire se, nello spazio cabina<br />

considerato, possano essere<br />

presenti queste sostanze <strong>infiammabili</strong><br />

e, in particolare, è indispensabile<br />

considerare ogni parte dell’impianto<br />

come una possibile sorgente<br />

di emissione, poiché queste apparecchiature,<br />

che contengono i gas e i<br />

vapori <strong>infiammabili</strong>, possono risultare<br />

non a tenuta totale. Quindi,<br />

un’ulteriore misura protettiva può<br />

essere quella mediante la quale è<br />

eliminata la probabilità che possa<br />

formarsi l’atmosfera esplosiva, eliminando,<br />

già in fase di progettazione<br />

della cabina, le sorgenti interne<br />

di emissione di sostanze <strong>infiammabili</strong><br />

quali, per esempio, le guarnizioni<br />

delle giunzioni, i raccordi smontabili,<br />

le tubazioni flessibili, gli spur-<br />

5 Figura 7 – Sistema antincendio di<br />

spegnimento automatico<br />

ghi e i sistemi di scarico ecc. In<br />

particolare, devono essere prese<br />

particolari precauzioni affinché siano<br />

eliminate le eventuali perdite di<br />

gas combustibili.<br />

Infine, per quanto riguarda, invece,<br />

le modalità di eliminazione o di riduzione<br />

delle sorgenti di innesco, è necessario<br />

premettere che l’atmosfera<br />

esplosiva può essere innescata da<br />

una forma qualsiasi di energia come,<br />

per esempio, quella elettrica, meccanica,<br />

termica ecc.; al fabbricante<br />

spetta l’obbligo di individuare, mediante<br />

l’analisi di rischio, tutte le<br />

sorgenti di accensione potenziali e,<br />

di conseguenza, decidere quali siano<br />

le misure più adeguate da adottate<br />

per evitare che diventino sorgenti<br />

efficaci. A tal fine, la progettazione<br />

e la selezione dell’equipaggiamento<br />

elettrico e non elettrico devono assicurare<br />

che le sorgenti di accensione<br />

siano eliminate in ogni parte dell’impianto<br />

nel quale sono classificate<br />

aree con pericolo d’esplosione.<br />

Se l’equipaggiamento elettrico e<br />

non elettrico è implementato conformemente<br />

alle istruzioni fornite<br />

dal fabbricante, allora il sistema nel<br />

suo complesso può rientrare nella<br />

medesima categoria di protezione.<br />

L’equipaggiamento elettrico, in particolare,<br />

nel caso sia installato:<br />

l in zona 1, deve rientrare almeno<br />

nella categoria 2 (gruppo II);<br />

l in zona 2, deve rientrare almeno<br />

[14] Per ulterioridettaglisi vedal’art.5,D.P.R.12gennaio 1998,n.37,«Regolamento per lasemplificazionedei procedimenti relativi allaprevenzioneincendi».<br />

29


5 Figura 8 – Particolare dell’impianto<br />

di rilevazione ed estinzione incendio<br />

nella categoria 3 (gruppo II).<br />

Relativamente ai dispositivi di protezione<br />

adottabili per le cabine di <strong>verniciatura</strong>,<br />

la norma tecnica di riferimento<br />

ha previsto una distinzione:<br />

1. se la concentrazione di solventi<br />

<strong>infiammabili</strong> è maggiore o uguale al<br />

25% del LEL, la cabina deve essere<br />

equipaggiata con dispositivi di sfogo<br />

per l’esplosione;<br />

2. se la concentrazione è maggiore o<br />

uguale al 50% del LEL, la cabina deve<br />

essere equipaggiata con un dispositivo<br />

di misurazione della concentrazione<br />

che arresta l’alimentazione di<br />

sostanze <strong>infiammabili</strong>.<br />

Quando non sia possibile realizzare<br />

tutte queste precauzioni, devono<br />

essere adottate misure preventive e<br />

protettive tali da ridurre la probabilità<br />

di contemporanea presenza di<br />

atmosfera esplosiva e sorgente di innesco,<br />

rendendo non significativo o<br />

trascurabile il livello di rischio connesso<br />

con l’esercizio di questi <strong>impianti</strong><br />

di <strong>verniciatura</strong>.<br />

Informazioni per l’uso<br />

L’impianto di <strong>verniciatura</strong> deve essere<br />

munito di marcatura CE e di<br />

attestato di conformità ai sensi della<br />

direttiva 98/37/CE, concernente<br />

il ravvicinamento delle legislazioni<br />

degli Stati membri relative alle macchine.<br />

Il costruttore ha l’obbligo di<br />

predisporre il fascicolo tecnico previsto<br />

dalle direttive comunitarie,<br />

nonché il manuale di installazione,<br />

di uso e di manutenzione; questo<br />

30<br />

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PROCESSI E SISTEMI•VERNICIATURA DI SUPERFICI<br />

manuale, con i relativi disegni esplicativi,<br />

deve essere consegnato all’utilizzatore<br />

per ogni singola fornitura;<br />

deve contenere gli schemi e le<br />

istruzioni necessarie (nonché gli altri<br />

accorgimenti tecnici adottati e<br />

ritenuti utili in materia di sicurezza)<br />

per l’installazione, la messa in funzione,<br />

la regolazione, il montaggio e<br />

lo smontaggio, i controlli e la manutenzione<br />

dell’impianto di <strong>verniciatura</strong>.<br />

In relazione ai pericoli di<br />

esplosione e di incendio, il manuale<br />

delle istruzioni per l’uso deve riportare,<br />

tra l’altro, alcune indicazioni<br />

principali:<br />

l proibire l’immagazzinamento delle<br />

sostanze <strong>infiammabili</strong> o dei loro<br />

contenitori vuoti oppure di altri<br />

materiali che sono stati a contatto<br />

con questi prodotti (stracci, carta<br />

ecc.) nella cabina di <strong>verniciatura</strong> e<br />

davanti alle porte;<br />

l proibire l’uso, nella cabina di <strong>verniciatura</strong>,<br />

di prodotti alogenati<br />

per la pulizia;<br />

l proibire l’uso, nella cabina di <strong>verniciatura</strong>,<br />

di fiamme vive, di oggetti<br />

incandescenti, di equipaggiamenti o<br />

articoli in grado di generare scintille<br />

(attrezzi, equipaggiamenti ecc);<br />

l esporre un cartello “Vietato fumare”<br />

su tutte le porte d’entrata della<br />

cabina di <strong>verniciatura</strong>, all’interno<br />

e all’esterno oppure sulle pareti<br />

esterne della cabina di <strong>verniciatura</strong><br />

aperta frontalmente;<br />

l mettere l’apparecchiatura antincendio<br />

portatile e di dimensione<br />

adatta in posizioni sicure e facili<br />

da raggiungere;<br />

l in caso di inizio di incendio, arrestare<br />

immediatamente la ventilazione<br />

forzata (se installata) e<br />

chiudere le serrande antincendio;<br />

l tipi e quantità massima di solventi<br />

<strong>infiammabili</strong> contenuti nel prodotto<br />

verniciante applicato in<br />

un’ora e tutti gli altri requisiti di<br />

lavoro sicuro<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

l Decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n.126, «Regolamento<br />

recante norme per l’attuazione della direttiva 94/9/CE in materia di<br />

apparecchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in<br />

atmosfera potenzialmente esplosiva»;<br />

l Norma UNI EN 1539, «Essiccatoi e forni nei quali si sviluppano sostanze<br />

<strong>infiammabili</strong> - Requisiti di sicurezza», giugno 2003;<br />

l Commissione delle Comunità Europee, «Guida all’applicazione della Direttiva<br />

99/92/CE», Bruxelles (B), 2003;<br />

l Norma UNI EN 13463-1, «Apparecchi non elettrici per atmosfere potenzialmente<br />

esplosive – Metodo di base e requisiti», marzo 2003;<br />

l Norma CEI EN 60079-10, «Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per<br />

la presenza di gas», gennaio 2004;<br />

l Norma UNI EN 12215, «Impianti di <strong>verniciatura</strong> - Cabine di <strong>verniciatura</strong> per<br />

l’applicazione di prodotti vernicianti <strong>liquidi</strong> – Requisiti di sicurezza», luglio 2005;<br />

l Commissione delle Comunità Europee, «Guida all’applicazione della Direttiva<br />

94/9/CE», seconda edizione, Bruxelles (B), luglio 2005;<br />

l di Vincenzo Riganti, «Dispense del corso di Organizzazione e Gestione della<br />

Sicurezza Aziendale», parte prima, aspetti generali, edizione 2006.<br />

l AA.VV., «Legislazione e classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione»,<br />

edizioni TNE, marzo 2007.<br />

sicurezza che limitano l’uso. In caso<br />

di cambio d’uso, gli utilizzatori<br />

devono verificare che non si verifichino<br />

i pericoli aggiuntivi;<br />

l limiti di temperatura dell’aria all’interno<br />

della cabina di <strong>verniciatura</strong><br />

durante la fase di applicazione;<br />

l calo di pressione massimo ammissibile<br />

attraverso il sistema di filtrazione<br />

ecc.<br />

Sistemi di protezione<br />

contro l’esplosione<br />

Le misure contro l’esplosione sono<br />

adottate qualora i sistemi di limitazione<br />

della concentrazione di sostanze<br />

<strong>infiammabili</strong> e le modalità di<br />

innesco non siano applicabili o possano<br />

fallire; in questo caso, devono essere<br />

adottate misure tecniche contro<br />

la propagazione dell’esplosione.<br />

Tra i dispositivi più comuni utilizzati<br />

per la protezione contro le esplosioni<br />

interne di cabine e di essiccatoi sono<br />

sicuramente degni di nota i mezzi di:<br />

l scarico o sfogo dell’esplosione;<br />

l soppressione o repressione dell’esplosione.<br />

Un dispositivo di sfogo dell’esplosione<br />

utilizza il principio mediante il<br />

quale lo scarico di miscele combuste<br />

e non combuste e dei gas di combustione<br />

è utilizzato per abbassare la<br />

sovrappressione interna dovuta all’esplosione;<br />

questo si ottiene mediante<br />

opportune aperture [15] sufficienti<br />

a prevenire la distruzione dell’apparecchiatura,<br />

dei sistemi di<br />

protezione e dei componenti.<br />

In tal modo, quindi, l’apertura di<br />

scarico, che è aperta al momento<br />

opportuno, limita le conseguenze<br />

dovute alla sovrappressione interna,<br />

ma, chiaramente, non impedisce<br />

che avvenga l’esplosione. I sistemi di<br />

sfogo della pressione devono essere<br />

installati in modo tale da escludere il<br />

rischio di danni per gli operatori derivanti<br />

dal processo di scarico dell’esplosione<br />

in locali di lavoro; per<br />

questo motivo, lo scarico stesso deve<br />

essere predisposto in area sicura<br />

verificando che le persone non siano<br />

messe in pericolo dall’onda di pressione,<br />

dai detriti, dalle fiamme ecc.,<br />

e adottando, inoltre, misure organizzative<br />

per la restrizione dell’accesso<br />

del personale all’area stessa.<br />

Inoltre, devono essere considerati<br />

anche i possibili effetti nell’ambien-<br />

[15] Dischi di scoppio, pannelli di esplosione o porte di esplosione, per esempio, possono essere usati come dispositivi di sfogo dell’esplosione. Le valvole<br />

di sicurezza, invece, non sono adatte per questo scopo.<br />

31


te lavorativo dovuti all’espulsione<br />

dei prodotti dell’esplosione. La progettazione<br />

dei dispositivi di scarico<br />

dell’esplosione può essere effettuata<br />

mediante il documento normativo<br />

ANSI/NFPA 68, «Venting of deflagrations»,<br />

ovvero mediante prove sperimentali.<br />

I sistemi di soppressione dell’esplosione<br />

sono impiegati per annullare<br />

le esplosioni sia di gas sia di polveri;<br />

questi sistemi sono costituiti, principalmente,<br />

da un contenitore riem-<br />

pito con un agente estinguente, un<br />

sensore capace di rilevare l’esplosione<br />

fin dal suo primo insorgere e<br />

da una unità di comando e di controllo.<br />

Al momento della rilevazione<br />

dell’esplosione l’unità di controllo e<br />

di comando attiverà il soppressore<br />

che produrrà la dispersione (iniezione)<br />

della sostanza inibitrice [16] nell’area<br />

dove si è formato il fronte di<br />

fiamma, soffocando, in questo modo,<br />

l’esplosione. Contrariamente ai<br />

dispositivi di scarico della pressione<br />

[16] Sono utilizzate polveri, sostanze chimiche, acqua o una combinazione di questi prodotti.<br />

PROCESSI E SISTEMI•VERNICIATURA DI SUPERFICI<br />

di esplosione, gli effetti dell’esplosione<br />

restano limitati all’interno<br />

dell’apparecchio, dei sistemi di protezione<br />

e dei componenti; a seconda<br />

del modello utilizzato, la sovrappressione<br />

di esplosione può essere<br />

ridotta sino a circa 20 kPa. Per la<br />

progettazione dei sistemi di soppressione<br />

dell’esplosione si può fare<br />

riferimento ai documenti normativi<br />

NFPA 69, «Explosion prevention systems»,<br />

ovvero alla EN 14373,<br />

«Explosion suppression systems». l<br />

Immagini a cura di Casto Di Girolamo su gentile concessione della Poliform SpA.<br />

La riproduzione degli stralci della norma UNI EN12215 è stata autorizzata da UNI Ente Nazionale Italiano di<br />

Unificazione – Via Sannio 2, 20137 Milano – www.uni.com – uni@uni.com.<br />

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La scarsa<br />

ventilazione naturale,<br />

le difficoltà di<br />

accesso, le dimensioni<br />

a volte limitate che<br />

caratterizzano gli<br />

spazi confinati sono<br />

fonte di potenziali<br />

pericoli nelle<br />

operazioni e nei<br />

lavori che si svolgono<br />

al loro interno.<br />

Pertanto, queste<br />

attività devono<br />

essere considerate<br />

attività ad alto<br />

rischio. A bordo delle<br />

navi questi spazi sono<br />

molteplici e sono<br />

frequenti operazioni<br />

con accesso di<br />

persone. Per<br />

garantire la sicurezza<br />

portuale e la salute<br />

dei lavoratori, queste<br />

attività devono<br />

essere svolte, dopo<br />

una preventiva<br />

analisi dei rischi,<br />

seguendo rigorose<br />

prescrizioni operative<br />

e di sicurezza.<br />

PROCESSI E SISTEMI•SPAZI CONFINANTI<br />

Spazi confinati<br />

Analisi del rischio e modalità operative<br />

per lavorare in sicurezza sulle navi<br />

n di Ennio Garro, Capitano di Fregata, Capitaneria di Porto di Siracusa<br />

Gli spazi chiusi o confinati sono spazi che non sono stati<br />

progettati per essere continuamente occupati dai lavoratori,<br />

presentano un numero limitato di aperture per<br />

l’entrata e l’uscita delle persone e hanno una sfavorevole<br />

ventilazione naturale.<br />

Le attività lavorative svolte all’interno<br />

di questi spazi devono essere<br />

considerate ad alto rischio, analogamente<br />

alle attività svolte negli <strong>impianti</strong><br />

industriali dove sono presenti<br />

prodotti chimici, energia elettrica o<br />

elastica e dove diventa difficile il<br />

controllo di tutti i rischi. In questi<br />

spazi è alta la probabilità di trovare<br />

un’atmosfera inquinata e/o povera<br />

di ossigeno che può provocare intossicazione<br />

o asfissia, con conseguenze<br />

anche mortali per le persone se<br />

non soccorse in tempo utile; inoltre,<br />

proprio le caratteristiche di questi<br />

spazi rendono estremamente difficoltose<br />

le operazioni di soccorso.<br />

A bordo delle navi si riscontrano<br />

molti di questi spazi, alcuni sono dedicati<br />

al carico, le stive o le cisterne,<br />

in altri possono essere installate<br />

macchine o depositati fluidi di bordo,<br />

tunnel degli assi, cisterne per il<br />

carburante, per la zavorra e per le<br />

acque, altri possono costituire loro<br />

stessi parte di macchine o delle<br />

strutture della nave, carter dei motori,<br />

doppi fondi, cofferdams. Ai fini<br />

dell’operatività delle navi, periodicamente<br />

è necessario l’accesso degli<br />

uomini in questi spazi sia per motivi<br />

operativi, quali il controllo dello<br />

stato di pulizia delle stive e delle<br />

cisterne, sia per la manutenzione<br />

delle macchine installate, per<br />

l’ispezione o per la manutenzione<br />

delle strutture della nave. I potenziali<br />

rischi devono essere preventivamente<br />

valutati e devono essere individuate<br />

le precauzioni di sicurezza<br />

da adottare prima dell’accesso e durante<br />

la permanenza delle persone.<br />

Nel caso in cui si effettuino lavori<br />

meccanici, inoltre, devono essere<br />

individuate le procedure dell’esecuzione<br />

dei lavori, anche in relazione<br />

alla particolare geometria degli spazi<br />

interessati e di quelli adiacenti e<br />

devono essere prescritte le relative<br />

precauzioni di sicurezza da adottare<br />

durante i lavori.<br />

Il quadro normativo<br />

Già negli anni ’50 la normativa aveva<br />

imposto particolari misure di cautela<br />

per i lavori a rischio, quali sono i lavori<br />

in spazi confinati; successivamente,<br />

sono state emanate anche specifiche<br />

norme riguardanti i lavori in<br />

spazi chiusi a bordo delle navi. La<br />

tabella 1 riporta una sintesi del quadro<br />

normativo essenziale inerente a<br />

questa tipologia di lavori e ulteriori<br />

indicazioni per operazioni e lavori<br />

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PROCESSI E SISTEMI•SPAZI CONFINANTI<br />

specifici sono disponibili anche in regolamenti<br />

internazionali quali, per<br />

esempio, «Criteria for a Recommend<br />

Standard Working in confined spaces»<br />

predisposti dal NIOSH – USA (National<br />

Institute for Occupational Safety<br />

and Health) o nei codici IMO (International<br />

Marittime Organization -<br />

London).<br />

L’accesso delle persone<br />

in spazi confinati<br />

L’applicazione della normativa comporta<br />

che l’accesso delle persone in<br />

uno spazio confinato di bordo, per<br />

motivi operativi o commerciali, come<br />

ispezioni visive o lavori meccanici,<br />

implica sempre una serie di fasi<br />

operative, quali:<br />

l la completa rimozione dei residui<br />

dell’ultimo prodotto contenuto;<br />

l il lavaggio dello spazio vuoto secondo<br />

quanto previsto dai manuali<br />

operativi della nave;<br />

l l’isolamento completo del locale<br />

dalle rimanenti strutture e/o <strong>impianti</strong><br />

di bordo;<br />

l l’apertura all’atmosfera mediante<br />

rimozione di passi d’uomo, di<br />

bocchelli ecc.;<br />

l la ventilazione della cisterna con<br />

ventilatori portatili di potenza<br />

idonea.<br />

Al completamento di queste operazioni,<br />

il locale è pronto per essere<br />

ispezionato per accertarne l’idoneità<br />

all’ingresso delle persone.<br />

L’International Maritime Organization,<br />

nel BC Code (codice relativo al<br />

trasporto dei carichi solidi alla rinfusa),<br />

ha individuato, per questa ispezione,<br />

una competent person, allo<br />

stesso modo il decreto dirigenziale<br />

31 ottobre 2007, n. 1077, ha indicato<br />

una persona competente e il D.Lgs.<br />

n. 272/1999 ha indicato un consulente<br />

chimico di porto (professionisti<br />

laureati in chimica, in chimica<br />

industriale, in ingegneria chimica<br />

che svolgono la loro attività all’interno<br />

dei porti, nel rispetto delle rispettive<br />

competenze professionali).<br />

lavoro sicuro<br />

TABELLA1<br />

QUADRONORMATIVODIRIFERIMENTO<br />

Provvedimento Riferimento<br />

D.P.R. n. 547/1955, «Norme per la<br />

prevenzione degli infortuni nel lavoro»<br />

D.P.R. n. 303/1956, «Norme per l’igiene<br />

del lavoro»<br />

D.P.R. n. 164/1956, «Norme per la<br />

prevenzione degli infortuni nel lavoro nelle<br />

costruzioni»<br />

D.Lgs. n. 624/1996, «Attuazione della<br />

direttiva 92/91/CEE relativa alla sicurezza<br />

e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive<br />

per trivellazione e della direttiva 92/<br />

104/CEE relativa alla sicurezza e salute dei<br />

lavoratori nelle industrie estrattive a cielo<br />

aperto e sotterranee»<br />

D.Lgs. n. 272/1999, «Adeguamento della<br />

normativa sulla sicurezza e salute dei<br />

lavoratori nell'espletamento di operazioni e<br />

servizi portuali, nonchè di operazioni di<br />

manutenzione, riparazione e trasformazione<br />

delle navi in ambito portuale, a norma<br />

della legge 31 dicembre 1998, n. 485»<br />

D.D. 31 ottobre 2007, n. 1077, «Aggiornamento<br />

delle norme di sicurezza per il<br />

trasporto marittimo alla rinfusa di carichi solidi<br />

allegate al decreto del ministro della marina<br />

mercantile del 22 luglio 1991 e procedure<br />

amministrative per il rilascio dell’autorizzazione<br />

all’imbarco e trasporto marittimo e per il<br />

nulla osta allo sbarco dei carichi medesimi»<br />

Se la nave è in navigazione, la persona<br />

competente potrà essere il comandante<br />

oppure un ufficiale designato<br />

e addestrato dal comandante<br />

stesso; se la nave è in porto, la valutazione<br />

preliminare dei potenziali rischi<br />

per l’ingresso delle persone e<br />

dei lavoratori potrà essere effettuata<br />

da un consulente chimico di porto.<br />

Nell’effettuare la stima, il professionista<br />

prenderà in considerazione:<br />

l la natura degli ultimi prodotti contenuti,<br />

è necessario considerare<br />

almeno gli ultimi due;<br />

Art. 8, «Vie di circolazione, zone di<br />

pericolo, pavimenti e passaggi»;<br />

Art. 236, «Lavori entro tubazioni, canalizzazioni,<br />

recipienti e simili nei quali possono<br />

esservi gas, vapori tossici od asfissianti»;<br />

Art. 237, «Lavori entro tubazioni, canalizzazioni<br />

e simili nei quali possono esservi gas,<br />

vapori, polveri <strong>infiammabili</strong> od esplosivi».<br />

Art. 25, «Lavori in ambienti sospetti di<br />

inquinamento».<br />

Art. 15, «Presenza di gas negli scavi».<br />

Art. 43, «Disposizioni sui rischi di esplosione,<br />

di incendio e da atmosfere nocive».<br />

Art.12, «Locali chiusi a bordo delle navi»;<br />

Art. 13, «Lavoro in stiva»;<br />

Art. 25, «Precauzioni per i lavoratori per<br />

le operazioni relative a merci alla rinfusa<br />

solide e merci pericolose»;<br />

Art. 46, «Misure di prevenzione in caso di<br />

uso di miscele ossiacetileniche, della fiamma<br />

ossidrica, della saldatura elettrica e<br />

sicurezza nelle operazioni di ossitaglio»;<br />

Art.48,«Lavoriinlocalichiusieangusti»;<br />

Art. 49, «Lavori entro cisterne, casse, depositi<br />

di combustibile, doppi fondi e locali simili».<br />

Appendice 7, «Disposizioni per l’ingresso<br />

in spazi chiusi a bordo delle navi».<br />

l la geometria del locale e le condizioni<br />

di ventilazione naturale;<br />

l il tipo di isolamento del locale dai<br />

locali adiacenti o, comunque, con<br />

esso interconnessi (ciecature,<br />

completa chiusura delle valvole di<br />

intercettazione ecc.);<br />

l il tipo e il numero dei lavaggi effettuati;<br />

l la durata della ventilazione e le<br />

caratteristiche dei mezzi usati;<br />

l il tenore di ossigeno e di gas o dei<br />

vapori <strong>infiammabili</strong> o tossici, qualora<br />

quest’ultimo parametro rien-<br />

35


Personale<br />

addestrato formato<br />

e informato delle<br />

operazioni<br />

Spazio illuminato<br />

e utilizzo degli<br />

adeguati DPI<br />

Procedure<br />

di soccorso<br />

previamente<br />

concordate<br />

SCHEMA1<br />

CONDIZIONIDISICUREZZA<br />

NELCASODIRISCHIOMINIMO<br />

Analisi del rischio<br />

specifica redatta<br />

dal perito chimico<br />

di porto competente<br />

tri nei rischi potenziali stimati,<br />

per esempio, se almeno uno degli<br />

ultimi due prodotti era una sostanza<br />

infiammabile o nociva; i valori<br />

saranno valutati in diversi punti<br />

dello spazio ritenuti significativi<br />

dal professionista al fine di permettere<br />

un valida perizia dell’atmosfera<br />

dello spazio.<br />

Il rischio stimato per l’accesso e la<br />

permanenza delle persone potrà essere<br />

assegnato in funzione di tre classi:<br />

l rischio minimo per l’accesso e per<br />

tutta la permanenza delle persone<br />

nel locale;<br />

l rischio inizialmente minimo per<br />

l’accesso delle persone nel locale,<br />

ma che potrebbe sostanzialmente<br />

incrementare in relazione alle condizioni<br />

del locale o alle operazioni o<br />

ai lavori da effettuare all’interno;<br />

RISCHIO MINIMO<br />

PER L’ACCESSO<br />

E LA PERMANENZA<br />

NEL LOCALE<br />

Apparecchiatura di<br />

soccorso e rianimazione<br />

posizionata all’ingresso<br />

e pronta all’uso<br />

Misurazione<br />

del contenuto<br />

di ossigeno<br />

(21% volume)<br />

Ventilazione<br />

continua durante<br />

la permanenza<br />

delle persone<br />

Presenza di gas o<br />

vapori <strong>infiammabili</strong><br />

< 1 % LEL<br />

Presenza di gas o<br />

vapori tossici<br />

< TLV<br />

Presidio esterno<br />

in continuo<br />

contatto con le<br />

persone all’interno<br />

l rischio certo per l’accesso delle<br />

persone nel locale.<br />

Le generiche precauzioni di sicurezza<br />

da adottare, in relazione al tipo<br />

di rischio, sono:<br />

l nel caso di un rischio minimo (si<br />

veda lo schema 1), si dovrà prevedere<br />

che:<br />

– prima dell’accesso delle persone<br />

sia effettuata, a cura del personale<br />

di bordo addestrato allo<br />

scopo, una misura del contenuto<br />

di ossigeno che deve risultare<br />

pari al 21% in volume e, qualora<br />

la valutazione dei rischi potenziali<br />

abbia evidenziato la possibilità<br />

della presenza di gas o di<br />

vapori <strong>infiammabili</strong> o tossici, sarà<br />

necessario verificare anche<br />

l’assenza di questi prodotti tenendo<br />

conto che il Low Explosion<br />

PROCESSI E SISTEMI•SPAZI CONFINANTI<br />

Limit [1] (LEL), limite inferiore di<br />

esplosività, deve sempre essere<br />

inferiore all’1%, mentre il contenuto<br />

di gas tossici deve sempre<br />

essere inferiore al limite di esposizione<br />

a gas o a vapori tossici<br />

dettato dagli standard nazionali<br />

o internazionali, valori del TLV,<br />

Treshold Limit Value [2] ;<br />

– prima dell’accesso nello spazio,<br />

sia attivata un’adeguata ventilazione<br />

da mantenere sia per tutto<br />

il tempo di permanenza delle persone<br />

all’interno, sia durante le<br />

pause temporanee; prima di rientrare<br />

dopo una pausa sarà comunque<br />

effettuato un nuovo controllo<br />

dell’atmosfera dello spazio;<br />

– all’esterno del locale sia sempre<br />

presente una persona in continuo<br />

contatto, visivo o a mezzo di un<br />

adeguato e testato sistema di comunicazione,<br />

con le persone all’interno;<br />

nel caso di rottura del<br />

sistema di ventilazione, questo<br />

addetto provvede a fare uscire<br />

immediatamente tutte le persone<br />

dal locale. Nell’eventualità di<br />

un’emergenza, la persona darà<br />

l’allarme, ma nessuno potrà entrare<br />

nello spazio prima che siano<br />

arrivati gli aiuti e che la situazione<br />

sia stata giudicata tale da permettere<br />

di effettuare, in sicurezza,<br />

le operazioni di soccorso;<br />

– all’ingresso dello spazio sia posizionata<br />

un’apparecchiatura di<br />

soccorso e di rianimazione pronta<br />

all’uso e il cui funzionamento<br />

sia stato testato immediatamente<br />

prima dell’accesso;<br />

– siano state concordate, tra le<br />

persone all’esterno e all’interno<br />

del locale, le procedure per il<br />

soccorso;<br />

– le persone, sia all’interno sia all’esterno,<br />

siano equipaggiate con<br />

gli adeguati dispositivi individua-<br />

[1] Low Explosion Limit, LEL, limite inferiore di esplosività di una sostanza è la minima concentrazione di gas o vapore in miscela con aria dove un<br />

innesco,per esempio una scintilla, provoca l’accensione della miscela.<br />

[2] Threshold Limit Value ,TLV, ovvero “valore limite di soglia”, rappresenta una soglia di concentrazione - generalmente espressa in parti per milione,<br />

ppm – di una data sostanza pericolosa nell'aria, al di sotto della quale vi è sicurezza per “quasi tutte” le persone esposte.<br />

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PROCESSI E SISTEMI•SPAZI CONFINANTI<br />

li di protezione e che lo spazio sia<br />

adeguatamente illuminato;<br />

– il personale sia adeguatamente<br />

addestrato, formato, informato<br />

delle specifiche operazioni;<br />

– nel caso in cui le operazioni siano<br />

interrotte per un certo tempo,<br />

per esempio, per più di 48 ore,<br />

per la ripresa dei lavori sarà necessaria<br />

una nuova valutazione<br />

del rischio da parte del consulente<br />

chimico di porto competente;<br />

l nel caso in cui sia stimato un rischio<br />

inizialmente minimo per l’accesso<br />

delle persone ma che sia suscettibile<br />

di incrementare durante l’effettuazione<br />

delle operazioni, come<br />

potrebbe accadere, per esempio,<br />

in lavori meccanici con l’uso di<br />

fiamma, saranno indicate e messe<br />

in atto procedure di esecuzione dei<br />

lavori idonee a contenere il rischio<br />

specifico entro limiti accettabili e,<br />

comunque, potranno essere previste<br />

delle ispezioni periodiche da<br />

parte del competente perito chimico<br />

del porto al fine di effettuare<br />

nuove valutazioni del rischio apportando,<br />

eventualmente, le opportune<br />

modifiche e/o integrazioni<br />

alle procedure o alle prescrizioni<br />

di sicurezza;<br />

l nel caso sia stimato un rischio certo<br />

per la salute e la vita delle persone,<br />

per esempio, il caso dell’ingresso<br />

di uomini in una cisterna<br />

che contenga i residui dell’ultimo<br />

carico nocivo trasportato, vi si potrà<br />

accedere solo se non è possibile<br />

risolvere il problema in modo<br />

diverso o se l’accesso sia importante<br />

per la salvaguardia di vite<br />

umane, dell’ambiente e della nave.<br />

Pertanto, potranno essere effettuate<br />

ulteriori analisi del rischio<br />

valutando soluzioni alternative<br />

e, comunque, pianificando<br />

solo le operazioni essenziali con<br />

l’impiego del minimo numero di<br />

persone compatibilmente con il<br />

compito da svolgere e, in questo<br />

caso, l’accesso delle persone do-<br />

lavoro sicuro<br />

Personale<br />

equipaggiato con DPI,<br />

imbracatura di emergenza,<br />

cavi di sicurezza<br />

Presidio esterno<br />

in continuo<br />

contatto con le<br />

persone all’interno<br />

Personale<br />

addestrato formato<br />

e informato<br />

delle operazioni<br />

SCHEMA2<br />

CONDIZIONIDISICUREZZA<br />

NELCASODIRISCHIOCERTO<br />

vrà comunque essere autorizzato<br />

dall’autorità marittima competente,<br />

su conforme parere dei Vigili<br />

del Fuoco e sentita la AUSL. Le<br />

precauzioni di sicurezza da adottare<br />

(si veda lo schema 2) dovranno<br />

comunque prevedere che:<br />

– per l’accesso nello spazio siano<br />

utilizzati idonei dispositivi portatili<br />

per la protezione delle vie<br />

respiratorie, quali l’autorespiratore<br />

o, se ritenuta più idonea,<br />

una maschera con tubo a rifornimento<br />

di aria, e le operazioni potranno<br />

essere effettuate da personale<br />

specializzato e idoneamente<br />

addestrato e informato<br />

delle operazioni da compiere;<br />

– le persone che entrano nel locale<br />

indossino un adeguato abbigliamento<br />

protettivo, l’imbracatura<br />

di emergenza, i cavi di sicurezza;<br />

– all’ingresso dello spazio sia posizionata<br />

un’apparecchiatura di<br />

soccorso e di rianimazione pron-<br />

Dispositivi portatili<br />

per la protezione<br />

delle vie respiratorie,<br />

autorespiratore<br />

RISCHIO CERTO<br />

PER LA SALUTE<br />

O LA VITA<br />

DEL PERSONALE<br />

Apparecchiatura di<br />

soccorso e rianimazione<br />

posizionata all’ingresso<br />

e pronta all’uso<br />

Precauzioni<br />

di sicurezza aggiuntive<br />

previste da specifica<br />

analisi del rischio<br />

Analisi del rischio<br />

specifica redatta dal<br />

perito chimico di porto<br />

competente<br />

Procedure per il<br />

soccorso previamente<br />

concordate e squadra<br />

di emergenza pronta<br />

all’intervento<br />

ta all’uso e il cui funzionamento<br />

sia stato testato immediatamente<br />

prima dell’accesso nel locale;<br />

– siano state concordate, tra le<br />

persone all’esterno e all’interno<br />

del locale, le procedure per il<br />

soccorso e, comunque, all’esterno<br />

del locale, sia presente una<br />

squadra di emergenza pronta a<br />

intervenire;<br />

– all’esterno del locale sia sempre<br />

presente una persona che, per<br />

quanto possibile, sia in continuo<br />

contatto visivo con le persone<br />

all’interno e pronta a dare l’allarme<br />

in caso di emergenza. In<br />

questo caso, l’analisi del rischio<br />

dovrà anche prevedere se la<br />

squadra di emergenza potrà intervenire<br />

subito oppure dovrà<br />

aspettare l’arrivo degli aiuti e<br />

che la situazione sia stata giudicata<br />

tale da permettere di effettuare<br />

in sicurezza le operazioni<br />

di soccorso.<br />

37


Certificato di<br />

RIQUADRO1<br />

MODELLODICERTIFICATODIGASFREE<br />

«libera da gas» (gas free)<br />

«non pericolosità»<br />

NAVE ………………………………… Località e data ………………………………………………………<br />

Armatore ……………………… Nazionalità ………………… Stazza lorda ………………………<br />

Ufficiale che ha assistito al sopralluogo …………………………. Altezza .………………<br />

Scopo degli accertamenti …………………………………………………………………………………<br />

Ultimo carico ……………………………………………………………………………………………………<br />

IL SOTTOSCRITTO CONSULENTE CHIMICO DI PORTO<br />

l viste le norme di legge e i relativi Regolamenti vigenti in materia, nonché<br />

le ordinanze di Polizia Marittima in vigore nel porto di ………………………………<br />

l presa conoscenza della domanda del Comandante della nave suddetta,<br />

intesa a ottenere dall’Autorità Marittima l’autorizzazione all’esecuzione<br />

delle seguenti operazioni ………………………………………………………………………………<br />

…………………………………………………………………………………………………………………………<br />

DICHIARA<br />

Sotto la propria responsabilità, di avere personalmente effettuato i<br />

necessari controlli, ottenendo i seguenti risultati:<br />

A – ACCERTAMENTI A BORDO<br />

Locali visitati Stato di pulizia e degassificazione Grado di pericolosità<br />

B – GIUDIZIO DEFINITIVO<br />

1) Operazioni autorizzabili: ………………………………………………………………………………<br />

2) Prescrizioni cautelative: ………………………………………………………………………………<br />

……………………………………………………………………………………………………………………………<br />

……………………………………………………………………………………………………………………………<br />

3) Apparato di propulsione della nave: ……………………………………………………………<br />

4) Validità del presente certificato: fini alle ore ………………… del …………………<br />

AVVERTENZE<br />

1) Il presente certificato si rilascia per le sole operazioni in esso specificate;<br />

nessun altro lavoro potrà essere effettuato senza un nuovo certificato.<br />

2) Il presente certificato è rilasciato a valvole e tubazioni chiuse; ha valore<br />

cioè fino a che le cisterne e gli altri locali di bordo si trovino nelle identiche<br />

condizioni in cui si trovavano al momento della visita. Qualunque cambiamento<br />

di condizioni dovuto a movimento di acqua di zavorra o di<br />

combustibili, ad apertura o smontaggio di tubazioni, valvole, pompe ecc.<br />

richiederà nuovi accertamenti nei locali interessati. Tutti i lavori che<br />

richiedono calore devono essere sospesi durante ogni operazione sopra<br />

citata e non ripresi fino a che un nuovo accertamento stabilisca la<br />

possibilità di continuazione.<br />

Chimico di porto<br />

……………………<br />

ANNOTAZIONI DELL’AUTORITÀ MARITTIMA: ………………………………………………………<br />

………………………………………… lì, ………………………………… ore …………………………………<br />

Per ricevuta:<br />

Il capitano della nave ………………………………………………………<br />

IL COMANDANTE DEL PORTO<br />

……………………………………………<br />

PROCESSI E SISTEMI•SPAZI CONFINANTI<br />

Le precauzioni di sicurezza indicate<br />

sono gli accorgimenti minimi che bisognerà,<br />

sempre e comunque, rispettare<br />

per l’accesso e la permanenza<br />

delle persone negli spazi chiusi e alle<br />

quali devono sempre essere aggiunte<br />

tutte le altre prescrizioni cautelative<br />

che la specifica analisi del rischio indicherà<br />

come opportune; inoltre, nel<br />

caso dell’esecuzione di lavori, la relativa<br />

analisi del rischio fornirà le<br />

specifiche modalità operative e le<br />

precauzioni aggiuntive di sicurezza.<br />

Quando la nave si trova in navigazione,<br />

il comandante sarà il responsabile<br />

di tutte le operazioni, i lavori, le<br />

modalità operative, le norme di sicurezza;<br />

di norma, anche in relazione<br />

ai mezzi a disposizione, si cerca di<br />

effettuare solo le operazioni urgenti<br />

o di emergenza e si cerca sempre di<br />

rimandare all’arrivo in porto ogni lavoro<br />

che sia tecnicamente rinviabile.<br />

Quando la nave si trova in porto, il<br />

consulente chimico competente indicherà,<br />

a seguito di sopralluogo,<br />

nella propria relazione peritale riportata<br />

nel certificato di non pericolosità<br />

o di gas free (si veda il riquadro<br />

1), la classe del rischio stimato,<br />

le operazioni e/o i lavori che<br />

possono essere effettuati.<br />

Per l’ingresso delle persone in spazi<br />

chiusi e bonificati (si vedano le figure<br />

1, 2 e 3), il certificato sarà recepito<br />

dal comandante della nave che<br />

organizzerà le operazioni nel rispetto<br />

di quanto indicato dal professionista.<br />

Per l’effettuazione dei lavori<br />

con uso di fiamma (si veda la figura<br />

4), il certificato sarà presentato all’autorità<br />

marittima competente, a<br />

corredo della documentazione prevista<br />

dalle ordinanze locali, per la<br />

richiesta dell’autorizzazione dei lavori<br />

(si veda il riquadro 2) e, comunque,<br />

prima dell’accesso delle persone<br />

nello spazio, sarà compilato a cura<br />

del bordo il permesso di accesso<br />

in spazi chiusi asserito dal comandante<br />

della nave (si veda il riquadro<br />

3). Per l’accesso delle persone nelle<br />

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PROCESSI E SISTEMI•SPAZI CONFINANTI<br />

5 Figura 1 – Locali chiusi a bordo<br />

5 Figura 4 – Lavori con uso di fiamma<br />

stive durante le operazioni di sbarco<br />

delle merci solide alla rinfusa, poiché<br />

questi spazi, anche se molto ampi,<br />

sono dotati di un’unica apertura<br />

(il portellone) che non sempre consente<br />

una sufficiente aerazione del<br />

locale (si vedano le figure 5 e 6),<br />

possono essere presenti consistenti<br />

rischi per l’ingresso e l’operatività<br />

delle persone, specie per quelle<br />

merci (si veda il riquadro 4), che possono<br />

provocare impoverimento di<br />

ossigeno o rilasciare gas <strong>infiammabili</strong><br />

o tossici. D’altra parte, le operazioni<br />

di sbarco e di pulizia delle stive<br />

comportano sempre l’accesso delle<br />

persone (si veda la figura 7) e l’imbarco<br />

di grossi mezzi, quale una pala<br />

meccanica, agganciati e calati (si<br />

vedano le figure 8, 9 e 10) per il completo<br />

svuotamento e la pulizia. In<br />

questo modo, la nave vuota di carico<br />

è pronta a salpare (si veda la figura<br />

11). Pertanto, è necessario che, pri-<br />

lavoro sicuro<br />

5 Figura 2 – Stive della nave<br />

5 Figura 3 – Doppio fondo della nave<br />

RIQUADRO 2<br />

MODELLO DI ISTANZA PER L’AUTORITÀ MARITTIMA<br />

NEL CASO DI LAVORI CON USO DELLA FIAMMA<br />

39


PROCESSI E SISTEMI•SPAZI CONFINANTI<br />

RIQUADRO3<br />

MODELLODIPERMESSOPERL’INGRESSOINSPAZICHIUSI<br />

Questo permesso è relativo all’ingresso all’interno di spazi chiusi e deve essere compilato dal comandante o da un<br />

ufficiale responsabile o dalla persona o dal capo della squadra entrante nello spazio.<br />

Generalità<br />

Posizione/Nome dello spazio chiuso …………………………………………………………………………………………<br />

Motivo dell’ingresso ……………………………………………………………………………………………………………………<br />

Questo permesso è valido dalle ore: ……………………. Data ……………………………………<br />

Alle ore: ……………………… Data ……………………………………<br />

(Vedere nota 1)<br />

Sezione 1 – Preparazione prima dell’ingresso<br />

(Controllo del comandante o da persona responsabile nominata)<br />

l Lo spazio è stato adeguatamente ventilato?<br />

l Lo spazio è stato segregato scollegando o isolando tutte le connessioni effettuate con tubi<br />

o valvole e tutte le apparecchiature elettriche?<br />

l Lo spazio, dove necessario, è stato pulito?<br />

l Sono stati eseguiti i controlli dell’atmosfera e si è verificato che lo spazio chiuso è sicuro<br />

per l’ingresso delle persone? (vedere nota 2)<br />

l Letture dei valori dell’atmosfera prima di entrare:<br />

– Ossigeno …………………. %vol. (21%) Da: .…………………………………<br />

– Idrocarburi ………………. % LFL (meno dell’1%)<br />

– Gas tossici ………………. ppm (gas specifico e PEL) Ora: …………………………………<br />

(Vedere nota 3)<br />

l Sono stati predisposti frequenti controlli dell’atmosfera da effettuarsi durante la permanenza<br />

all’interno e durante le pause del lavoro?<br />

l È stata predisposta la ventilazione continua dello spazio chiuso durante l’intera permanenza<br />

all’interno e durante le pause di lavoro?<br />

l Gli accessi e l’illuminazione sono adeguati?<br />

l All’ingresso sono pronte per un uso immediato le apparecchiature di soccorso e di rianimazione?<br />

l È stata designata una persona responsabile che resti all’ingresso dello spazio?<br />

l L’ufficiale di guardia (sul ponte, in sala macchine, nella centrale di controllo del carico)<br />

è stato avvisato dell’ingresso pianificato?<br />

l È stato approntato un sistema di comunicazione e sono stati concordati segnali di emergenza?<br />

l Sono state stabilite procedure di emergenza e di evacuazione e sono state recepite da tutto<br />

il personale coinvolto nell’operazione di ingresso?<br />

l Tutto l’equipaggiamento utilizzato è in buone condizioni di funzionamento ed è stato ispezionato<br />

prima di entrare?<br />

l Tutto il personale è vestito ed equipaggiato in modo adeguato?<br />

Sezione 2 – Controlli prima dell’ingresso<br />

(Controllato dalla persona o dal capo della squadra che entra)<br />

l Ho ricevuto le istruzioni e il permesso dal comandante o da persona responsabile nominata<br />

per entrare nello spazio chiuso<br />

l La sezione 1 di questo permesso è stata compilata in maniera completa dal comandante<br />

o da persona responsabile nominata<br />

l Ho concordato e recepito le procedure per le comunicazioni<br />

l Mi sono accordato per fornire un rapporto ogni…….minuti<br />

l Sono state concordate e recepite le procedure di emergenza e di evacuazione<br />

l Sono consapevole che deve essere abbandonato immediatamente lo spazio in caso<br />

di interruzione della ventilazione o se l’analisi dell’atmosfera mostri una variazione<br />

dei valori di sicurezza stabiliti<br />

Sezione 3 – Apparato per la respirazione ad altro equipaggiamento<br />

(Controllato sia dal comandante o da persona responsabile nominata sia dalla persona che entra)<br />

l Coloro che stanno per entrare sono esperti nell’uso dell’apparato per la respirazione che deve<br />

essere usato<br />

l L’apparato per la respirazione è stato controllato come segue: indicatore e capacità<br />

Sì No<br />

Sì No<br />

Sì No<br />

della riserva di aria ………………………<br />

l allarme sonoro di bassa pressione ………………………<br />

l maschera facciale – in condizioni di pressione positiva e a tenuta ………………………<br />

l Gli strumenti di comunicazione sono stati verificati e sono stati concordati i segnali di emergenza<br />

l Tutto il personale entrante nello spazio è stato equipaggiato con imbracature e, dove possibile,<br />

con cavi di sicurezza<br />

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PROCESSI E SISTEMI•SPAZI CONFINANTI<br />

Le sezioni 1, 2 e 3 vanno firmate dopo la compilazione da:<br />

Comandante o persona responsabile nominata ……………………… Data ……………………… Ora …………………<br />

Persona responsabile supervisione all’ingresso ……………………… Data ……………………… Ora …………………<br />

Persona o capo della squadra che entra ………………………………… Data ……………………… Ora …………………<br />

Sezione 4 – Personale entrante<br />

(Completato dalla persona responsabile supervisore all’ingresso)<br />

Nome Ora di ingresso Ora di uscita<br />

Sezione 5 – Completamento del lavoro<br />

(Completato dalla persona responsabile supervisore all’ingresso)<br />

l Lavoro completato Data …………………… Ora ……………………….<br />

l Area assicurata contro un eventuale ingresso Data …………………… Ora ……………………….<br />

l L’ufficiale di guardia è stato debitamente informato Data …………………… Ora ……………………….<br />

Le sezioni 4 e 5 devono essere firmate dopo la compilazione da:<br />

Personale responsabile supervisore all’ingresso Data …………………… Ora ……………………….<br />

Questo permesso è invalidato qualora la ventilazione nello spazio dovesse interrompersi o se una delle condizioni<br />

poste nella check list dovesse venire meno<br />

Note:<br />

1. Il permesso deve contenere una chiara indicazione riguardante il suo massimo periodo di validità.<br />

2. Al fine di ottenere un risultato rappresentativo delle condizioni dell’atmosfera dello spazio interessato, i<br />

campionamenti devono essere effettuati a diversi livelli e attraverso più aperture possibili. La ventilazione deve<br />

essere interrotta circa 10 minuti prima delle analisi dell’aria da effettuarsi prima dell’ingresso.<br />

3. L’analisi per specifici contaminanti tossici, come benzene o idrogeno solforato, deve essere condotta in funzione<br />

della natura delle merci che sono state stivate in precedenza nello spazio interessato.<br />

ma dell’accesso delle persone, sia<br />

effettuato un sopralluogo, da parte<br />

del consulente chimico di porto<br />

competente, per effettuare la stima<br />

del rischio e indicare, anche in relazione<br />

al tipo di carico, le condizioni<br />

di arrivo, la geometria delle stive, le<br />

precauzioni di sicurezza da adottare<br />

durante le operazioni.<br />

Sintesi<br />

delle procedure operative<br />

Le procedure da seguire per l’accesso<br />

delle persone negli spazi chiusi di<br />

bordo sono normalmente analoghe<br />

in tutti i porti; possono variare, invece,<br />

le procedure per l’esecuzione<br />

dei lavori all’interno degli spazi<br />

chiusi che, in relazione alle diverse<br />

realtà portuali, possono seguire differenti<br />

procedure stabilite dalle ordinanze<br />

emesse dalle locali autorità<br />

marittime e portuali che recepiscono<br />

le normative nazionali e internazionali,<br />

adattandole alle realtà locali,<br />

al fine di garantire più alti livelli<br />

di sicurezza nel singolo porto.<br />

lavoro sicuro<br />

Le ordinanze locali delle capitanerie<br />

di porto e delle autorità portuali sono<br />

reperibili nei relativi siti on line e<br />

facilmente consultabili da chiunque<br />

abbia l’esigenza; al contrario, le<br />

procedure generali dettate dalle<br />

normative nazionali e internazionali<br />

sono comuni a tutti i porti e sono<br />

sintetizzate nella tabella 2.<br />

Conclusioni<br />

I lavori negli spazi confinati a bordo<br />

delle navi sono genericamente ascrivibili<br />

alle seguenti tipologie:<br />

l accesso in spazi chiusi e bonificati<br />

per effettuare lavori meccanici a<br />

caldo sulle strutture o sulle macchine;<br />

l accesso in spazi non bonificati;<br />

l accesso in spazi chiusi e bonificati<br />

ai fini della ispezione visiva delle<br />

strutture e/o delle macchine;<br />

l accesso negli spazi adibiti al carico,<br />

quali stive o cisterne, per motivi<br />

commerciali od operativi<br />

(ispezione del carico solido, pulizia<br />

delle stive e delle cisterne).<br />

5 Figura 5 – Nave carboniera<br />

5 Figura 6 – Sbarco di nave carboniera<br />

41


5 Figura 7 – Accesso delle persone<br />

nella stiva della nave carboniera<br />

5 Figura 10 – Completamento dello<br />

sbarco di una nave carboniera<br />

RIQUADRO4<br />

ELENCODIMATERIALIINGRADODICAUSARE<br />

IMPOVERIMENTODIOSSIGENO<br />

1. granaglie, derivati e residui della loro lavorazione (come crusca, malto e<br />

granofrantumati o farina), luppolo, scarti di malto e malto spento;<br />

2. semi oleosi interi o residui di produzione (come residui di spremitura,<br />

panelli, farina oleosa e panelli oleosi);<br />

3. copra;<br />

4. legno sotto forma di imballaggi in legno, tronchi, polpa di legno, assi<br />

(travi e altri tipi di assi di legno), trucioli di legno, residui di piallatura,<br />

cellulosa in pellets e segatura;<br />

5. iuta, canapa, lino, sisal, capoc, cotone e altre fibre vegetali (come<br />

sparto/erba spagnola, fieno, paglia ecc.), sacchi vuoti, residui di cotone,<br />

fibre animali, tessuti animali e vegetali, residui di lana e stracci;<br />

6. farina di pesce e scarti di pesce;<br />

7. guano;<br />

8. minerali e concentrati di zolfo;<br />

9. carbone di legna, carbone e prodotti derivati;<br />

10. ferro ridotto (DRI);<br />

11. ghiaccio secco;<br />

12. residui e trucioli metallici, schiumature di ferro, residui metallici di<br />

tornitura, alesatura, trapanatura, sbarbatura, riempimento e taglio;<br />

13. rottami metallici.<br />

PROCESSI E SISTEMI•SPAZI CONFINANTI<br />

5 Figura 8 e 9 – Imbarco di una pala meccanica nella stiva di una nave<br />

carboniera<br />

5 Figura 11 – Nave carboniera in<br />

partenza<br />

Quando la nave è in navigazione, tutte<br />

queste operazioni e lavori devono<br />

essere effettuati nel rispetto di<br />

quanto stabilito nei piani operativi<br />

della nave, delle raccomandazioni<br />

dei codici IMO, per quanto applicabili,<br />

e, per le navi battenti bandiera<br />

italiana, nel rispetto delle norme<br />

previste dal D.Lgs. n. 271/1999; il<br />

comandante della nave sarà il responsabile<br />

della sicurezza di tutte le<br />

operazioni. Quando la nave si trova<br />

in porto, per motivi commerciali, o<br />

nei cantieri di riparazione navale,<br />

per la manutenzione, tutte queste<br />

operazioni devono essere effettuate<br />

nel rispetto del D.Lgs. n. 272/1999,<br />

dell’appendice 7, decreto dirigenziale<br />

31 ottobre 2007, n. 1077, delle<br />

ordinanze delle autorità marittime<br />

locali. Il disposto di queste normative<br />

comporta che l’accesso in spazi<br />

chiusi e nelle stive del carico potrà<br />

essere effettuato a seguito di sopralluogo<br />

effettuato da una persona<br />

competente, un consulente chimico<br />

di porto che effettuerà una completa<br />

valutazione dei rischi prima dell’accesso<br />

delle persone e indicherà le<br />

specifiche modalità operative e le<br />

prescrizioni di sicurezza da adottare<br />

per le operazioni; per i lavori con uso<br />

di fiamma, invece, sarà necessaria<br />

anche una specifica autorizzazione<br />

dell’autorità marittima locale concessa<br />

su conforme parere dei Vigili<br />

del Fuoco e sentita la AUSL. l<br />

42 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com


PROCESSI E SISTEMI•SPAZI CONFINANTI<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

lavoro sicuro<br />

TABELLA2<br />

TABELLARIEPILOGATIVADELLEPROCEDUREOPERATIVEGENERALI<br />

PERLASICUREZZADELL’ACCESSODELLEPERSONE<br />

EDEILAVORIDAEFFETTUAREINSPAZICHIUSIABORDODELLENAVI<br />

Prima dell’accesso delle persone in uno<br />

spazio confinato di bordo è necessario<br />

rimuovere i residui, isolarlo, lavarlo, aprire<br />

i passi d’uomo, ventilarlo. Al termine di<br />

queste operazioni, il locale è pronto per<br />

accertarne l’idoneità per l’accesso delle<br />

persone.<br />

L’idoneità è accertata da una persona<br />

competente che in navigazione è il<br />

comandante, in porto è un consulente<br />

chimico di porto che effettua l’analisi del<br />

rischio e rilascia il certificato di gas free<br />

indicando le procedure di sicurezza da<br />

adottare nelle operazioni. Prima di entrare<br />

nello spazio, il comandante deve sottoscrivere<br />

il permesso di accesso in spazi chiusi.<br />

Per l’effettuazione di lavori con uso di<br />

fiamma, il certificato di gas free sarà<br />

presentato a corredo dell’istanza all’autorità<br />

marittima che, su conforme parere dei<br />

Vigili del Fuoco e sentita la AUSL, ne<br />

autorizza l’esecuzione.<br />

Le stive con carico solido alla rinfusa sono<br />

sottoposte a ventilazione naturale già<br />

prima dell’ormeggio della nave e durante<br />

le prime operazioni di sbarco.<br />

Prima dell’accesso delle persone, un perito<br />

chimico di porto effettuerà l’analisi del<br />

rischio e indicherà le precauzioni di sicurezza<br />

da adottare per l’accesso delle<br />

persone e dei mezzi meccanici da usare<br />

per lo sbarco della merce.<br />

La discarica della nave sarà così completata<br />

a fine scaricazione, la nave è pronta a<br />

salpare.<br />

Immagini a cura di Leonardo Nota.<br />

43


Causa di numerosi<br />

infortuni comportanti<br />

il taglio di parte o di<br />

tutte le dita, la sega<br />

circolare è una delle<br />

attrezzature più<br />

pericolose nel<br />

cantiere edile.<br />

Proprio per questa<br />

sua pericolosità deve<br />

essere utilizzata solo<br />

se munita di una<br />

solida cuffia<br />

registrabile che<br />

protegge il lavoratore<br />

dal contatto<br />

accidentale con la<br />

lama e dalle schegge<br />

proiettate durante la<br />

lavorazione. In molti<br />

casi, però,<br />

l’attrezzatura è<br />

utilizzata in modo<br />

improprio con<br />

l’esclusione delle<br />

protezioni. È<br />

necessario far capire<br />

all’addetto, quindi, le<br />

ragioni del lavorare<br />

adottando opportune<br />

procedure, fornendo<br />

anche le soluzioni<br />

ottimali per un lavoro<br />

di alta qualità.<br />

lavoro sicuro<br />

PROCESSI E SISTEMI•ATTREZZATURE<br />

Seghe circolari<br />

Manomissioni delle protezioni:<br />

come vigilare in cantiere<br />

n di Eginardo Baron, servizio PISL ASL RM/B, Roma<br />

Una delle attrezzature tra le più pericolose del cantiere è<br />

sicuramente la sega circolare, causa di numerosi infortuni<br />

comportanti l’amputazione di parte o di tutte delle dita<br />

per contatti accidentali con il disco di taglio. In numerose<br />

ispezioni da parte dell’ASL di Roma, la protezione di<br />

queste macchine risultava essere di metallo e l’altra metà<br />

di plastica rigida; tranne che in un’unica occasione, in<br />

tutti i controlli la protezione della lama risultava bloccata<br />

in alto lasciando completamente scoperta tutta la parte<br />

pericolosa del disco.<br />

Dopo una prima fase di studio inerente<br />

alle caratteristiche delle protezioni,<br />

si è proseguito con una analisi<br />

delle motivazioni per le quali i<br />

lavoratori manomettevano il dispositivo<br />

di protezione della macchina<br />

cercando di individuare anche le giustificazioni<br />

della tolleranza in merito<br />

dei datori di lavoro e dei preposti.<br />

Al servizio di una ASL del Comune di<br />

Roma, ogni anno pervengono dalla<br />

magistratura da tre a cinque deleghe<br />

per indagini su infortuni che<br />

hanno comportato l’amputazione<br />

delle dita o di parte di esse per essere<br />

venuti a contatto con il disco di<br />

taglio della sega circolare da cantiere<br />

durante la preparazione del legname<br />

(si veda la figura 1).<br />

Nel corso dell’anno 2006 sono state<br />

eseguite poco meno di cento visite<br />

in cantieri di edilizia abitativa, quasi<br />

tutte nella fase delle opere del cemento<br />

armato, ed è stata posta una<br />

particolare attenzione sulle attrezzature<br />

di questo genere. La metà<br />

delle seghe circolari a disco si pre-<br />

sentava con protezione metallica e<br />

l’altra metà con protezione di plastica<br />

rigida.<br />

Di tutte le attrezzature, una sola<br />

presentava la cuffia regolarmente<br />

abbassata sul banco di taglio, tutte<br />

le altre presentavano la protezione<br />

sempre bloccata in alto, in una posizione<br />

tale da lasciare scoperta tutta<br />

la parte pericolosa del disco. In alcuni<br />

casi il bloccaggio era realizzato<br />

forzando il sistema perno-cerniera,<br />

in altri inserendo una zeppa fra il<br />

margine inferiore della cuffia e quello<br />

superiore del coltello divisore.<br />

Nel corso delle prime ispezioni, sono<br />

state osservare le caratteristiche<br />

delle protezioni, successivamente<br />

si è cercato di capire le motivazioni<br />

che spingevano i lavoratori<br />

a manomettere questo dispositivo<br />

di protezione della macchina, cercando<br />

di capire, contemporaneamente,<br />

le giustificazioni per le quali<br />

i datori di lavoro o i preposti tollerassero<br />

questa evidente e arbitraria<br />

manomissione.<br />

45


Le caratteristiche<br />

delle protezioni<br />

Le protezioni in metallo sono costituite<br />

generalmente da rozzi scatolati<br />

di un leggero lamierino di acciaio<br />

che si deforma e si svergola facilmente<br />

nei continui spostamenti dell’attrezzatura.<br />

Le cerniere e gli altri<br />

elementi di queste protezioni me-<br />

talliche si ossidano e sono soggetti a<br />

una rapida usura. Questo ne compromette<br />

in breve tempo la funzionalità<br />

e l’ergonomia, favorendone<br />

la manomissione. Questa segnalazione<br />

è diretta anche ai comitati regionali<br />

macchine affinché esaminino<br />

la regolarità di questi particolari.<br />

Sarebbe preferibile proibirne la pro-<br />

5 Figura 1 – Comuni elementi di carpenteria in legno con accessorio spingipezzo<br />

5 Figura 2 – Taglio di un’asse di legno<br />

PROCESSI E SISTEMI•ATTREZZATURE<br />

duzione, almeno nelle caratteristiche<br />

con le quali generalmente si<br />

presentano.<br />

Le protezioni in plastica rigida sono<br />

costituite da policarbonato e presentano<br />

migliori prestazioni riguardo<br />

agli inconvenienti presentati,<br />

con una modestissima manutenzione<br />

si mantiene scorrevole il punto di<br />

cerniera della protezione e la superficie<br />

dello scivolo sotto il quale passa<br />

il pezzo da tagliare. La caratteristica<br />

indeformabilità del materiale<br />

non ne permette svergolamenti, nel<br />

senso che, se le sollecitazioni alle<br />

quali è sottoposto vanno oltre il<br />

comportamento elastico, il materiale<br />

si rompe e a quel punto occorre<br />

sostituire il pezzo.<br />

Sul mercato si trovano protezioni<br />

anche più resistenti in materiale misto<br />

acciaio-policarbonato, con contrappesi<br />

sulla parte opposta per favorirne<br />

il sollevamento (si veda la<br />

figura 2); questa potrebbe essere sicuramente<br />

una soluzione preferibile,<br />

poiché conferisce una maggiore<br />

robustezza della protezione bilanciandone<br />

la maggiore pesantezza<br />

con un opposto contrappeso.<br />

Le interviste ai lavoratori<br />

e i riscontri oggettivi<br />

Per quanto riguarda, invece, le modalità<br />

di lavorazione che potrebbero<br />

influire sulla manomissione della<br />

protezione, la situazione è un po’ più<br />

complessa. Le interviste ai lavoratori<br />

sulle possibili motivazioni che li<br />

portano alla rimozione del riparo<br />

evidenziano, in primo luogo, che solo<br />

la visione diretta del disco e dell’attacco<br />

di taglio, possibile unicamente<br />

con la protezione alzata, permette<br />

la necessaria precisione di<br />

lavorazione.<br />

In prima approssimazione, la giustificazione<br />

può sembrare ragionevole.<br />

Sarebbe inopportuno negare che<br />

la visione del disco durante l’accostamento<br />

del pezzo alla zona di taglio<br />

produca una misura più precisa.<br />

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fig3.pdf 22-05-2008 15:51:57<br />

PROCESSI E SISTEMI•ATTREZZATURE<br />

5 Figura 3 – Asse di grande spessore<br />

che si impunta contro la slitta<br />

In realtà, una breve riflessione tecnica<br />

svela che questa è una motivazione<br />

di comodo. Infatti, la precisione<br />

della misura è collegata alla tolleranza<br />

e la tolleranza richiesta ai<br />

pezzi di legname per realizzare la<br />

carpenteria di cantiere è sicuramente<br />

superiore al mezzo centimetro.<br />

Con la cuffia regolarmente poggiata<br />

sul piano di scorrimento del pezzo<br />

sono stati eseguiti, davanti a gruppi<br />

di lavoratori, numerosi tagli di comune<br />

legname da carpenteria sul<br />

quale era stata tracciata la misura<br />

da ottenere. Nella dimostrazione<br />

non si è mai verificato un errore di<br />

taglio superiore ai tre millimetri. In<br />

alcuni casi l’esperienza è stata spinta<br />

fino al paradosso, una volta segnato<br />

il pezzo e traguardata accuratamente<br />

la direzione di avanzamento<br />

a una distanza di circa mezzo<br />

metro dal banco, con la macchina<br />

disattivata, sono stati simulati alcuni<br />

tagli con gli occhi bendati. Anche<br />

in questo caso i risultati sono stati<br />

soddisfacenti; la verifica dell’accostamento<br />

del pezzo da tagliare ai<br />

denti del disco dava uno scostamento<br />

massimo di un centimetro e mezzo<br />

della linea di taglio da quella di<br />

misura.<br />

Taglio di murali<br />

Disconosciuta questa necessità fittizia<br />

di precisione, i lavoratori hanno<br />

lamentato un’altra difficoltà, qualche<br />

volta la spinta del pezzo da tagliare<br />

contro lo scivolo non riesce a<br />

lavoro sicuro<br />

5 Figura 4 – Taglio di un’asse di notevole spessore<br />

svolgere la sua funzione di alzare la<br />

cuffia della protezione e questo accade<br />

quando il pezzo è di notevole<br />

spessore come accade per i cosiddetti<br />

murali.<br />

Anche in questo caso sono state condotte<br />

esperienze dirette. Effettivamente<br />

su dieci tagli di murali ben sei<br />

volte la spinta del pezzo non è riuscita<br />

a sollevare in modo completo<br />

la protezione e il pezzo è rimasto<br />

bloccato sul piano di scorrimento (si<br />

veda la figura 3). Ma, ripetendo le<br />

prove dopo una modesta manutenzione<br />

dello scivolo, il numero di pezzi<br />

che non riuscivano ad alzare la<br />

protezione diminuiva da sei a tre.<br />

Quindi, anche questo problema è stata<br />

ricondotto agli inconvenienti e agli<br />

imprevisti di una normale lavorazione<br />

per i quali rimane l’obbligo di non<br />

rimuovere i dispositivi di sicurezza.<br />

Tuttavia, anche se minimizzato dall’esperienza<br />

e dal fatto che il taglio<br />

di assi di notevole spessore è molto<br />

meno frequente rispetto al taglio<br />

[1] Lo spingipezzo è arnese di ausilio sempre in dotazione, insieme ad altri accessori, alle seghe circolari da cantiere.<br />

degli altri elementi che non presentano<br />

inconvenienti, il problema è<br />

reale e, quindi, occorre trovare una<br />

soluzione. Questa soluzione, nel rispetto<br />

della prevenzione infortuni,<br />

è molto semplice e può essere messa<br />

in atto impugnando lo spingipezzo [1]<br />

e, agendo con esso sullo scivolo, si<br />

procede al diretto sollevamento<br />

della cuffia mentre con l’altra mano<br />

si sistema il pezzo da tagliare sotto<br />

la protezione (si veda la figura 4). A<br />

questo punto, si spinge il pezzo normalmente<br />

e si procede al taglio. Se il<br />

pezzo è di notevole lunghezza, da<br />

non poter essere manipolato con<br />

una sola mano (ma questo accade<br />

raramente), l’operatore deve essere<br />

ausiliato da un altro lavoratore (si<br />

veda la figura 5).<br />

Rifilatura di assi lunghe<br />

L’ultima esigenza, di cui si è venuti a<br />

conoscenza nell’esperienza di cantiere<br />

e che rimane fuori dalla cosiddetta<br />

normalità del taglio a misura<br />

47


di assi di spessore e lunghezza ridotti,<br />

si ha nella realizzazione delle<br />

sponde delle casseformi delle travi<br />

ribassate (o a cassetta, o travi fonde,<br />

si veda la figura 1) quando si<br />

debbono rifilare a misura assi lunghe<br />

fino a quattro metri. Anche in questo<br />

caso, i lavoratori sostengono che<br />

la precisione della rifilatura è possibile<br />

solo se si traguarda continua-<br />

5 Figura 5 – Taglio di un’asse di notevole spessore e lunghezza<br />

5 Figura 6 – Rifilatura di un’asse con la guida metallica<br />

PROCESSI E SISTEMI•ATTREZZATURE<br />

mente con l’occhio l’attacco di taglio<br />

tenendo la cuffia sollevata,<br />

mentre la parte dell’asse che avanza<br />

verso il disco viene mantenuta a<br />

battuta su un chiodo piantato su una<br />

rozza guida artigianale costituita da<br />

una tavola sagomata artigianalmente.<br />

Ma anche in questo caso si dimostra<br />

facilmente che l’ausilio della<br />

guida meccanica, anch’essa in dotazione<br />

alla macchina (si veda la figura<br />

6) permetterebbe il massimo della<br />

precisione e della sicurezza. Anche<br />

in questo caso le ragioni di un<br />

comportamento non corretto si trovano<br />

in contesti banali:<br />

l la guida metallica raramente è a<br />

corredo dell’attrezzatura, perché<br />

l’accessorio si perde nei continui<br />

spostamenti dell’attrezzatura;<br />

l la guida artigianale si compone in<br />

breve tempo e si applica sul tavolo<br />

della sega senza necessità di stringere<br />

viti o galletti.<br />

La sagomatura<br />

dei piccoli pezzi<br />

Superati questi pregiudizi si evidenzia,<br />

infine, un’altra esigenza di produzione<br />

che condiziona le limitate<br />

modalità di uso di questa spartana<br />

attrezzatura. In alcuni metodi di costruzione<br />

delle casseforme è necessaria<br />

una notevole quantità dei cosiddetti<br />

cunei di legno (o gugni, si<br />

veda la figura 1) da utilizzare come<br />

elementi di contrasto, per bloccare<br />

o eliminare giochi e movimenti di<br />

altre superfici della carpenteria.<br />

I lavoratori lamentano che la cuffia<br />

di protezione abbassata non permetterebbe<br />

di realizzare questi elementi<br />

di modeste dimensioni.<br />

Ma in questo caso il problema è un<br />

altro, utilizzare la sega circolare di<br />

cantiere per produrre i cunei è come<br />

voler realizzare sagome di lamiera<br />

con una cesoia per tondini.<br />

Le istruzioni della sega circolare da<br />

cantiere prescrivono di eseguire le<br />

lavorazioni tenendo il pezzo con entrambe<br />

le mani e a una distanza con-<br />

48 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com


veniente dalla lama (circa 20 cm per<br />

lato); quando questo non è possibile<br />

devono essere utilizzate attrezzature<br />

accessorie (spingipezzi, bacchette<br />

ecc.) per spingere e guidare il<br />

pezzo verso la lama.<br />

Ma nel caso dei cunei lo spingipezzo<br />

non sarebbe idoneo perché eserciterebbe<br />

una pressione su una superficie<br />

inclinata, con azione poco efficace<br />

ai fini di una sicura guida verso<br />

il disco di taglio. Inoltre, per la posizione<br />

sghemba del pezzo da tagliare,<br />

il bordo della tavola urta in maniera<br />

irregolare sullo scivolo della<br />

protezione del disco, con componenti<br />

laterali non trascurabili che<br />

danno luogo a un doppio inconveniente:<br />

l ostacolano il regolare movimento<br />

verso l’alto della cuffia, necessario<br />

al passaggio del pezzo;<br />

l spingono la cuffia contro la superficie<br />

laterale del disco.<br />

Anche questi inconvenienti conducono,<br />

purtroppo, a una frequente<br />

manomissione della protezione, in<br />

questo caso ancor più pericolosa per<br />

la vicinanza delle mani alla lama dovuta<br />

alle dimensioni ridotte dell’elemento<br />

da produrre.<br />

La sega circolare da cantiere non deve<br />

essere usata per lavorare piccoli<br />

pezzi e, tanto meno, presenta garanzie<br />

di sicurezza sufficienti per tagliare<br />

piccoli pezzi di forma prismatica<br />

quali sono i cunei.<br />

Queste lavorazioni non devono essere<br />

eseguite in cantiere, ma realizzate<br />

a livello industriale dove i tagli<br />

possono essere programmati con<br />

macchine idonee e sistemi automatici<br />

(si veda la figura 1).<br />

Conclusioni<br />

Con una semplice ricerca e con alcune<br />

interviste si è potuto escludere<br />

che la manomissione della protezione<br />

della sega circolare non abbia<br />

motivazioni strettamente tecniche<br />

ma solo comportamentali. Il legname<br />

può essere agevolmente lavora-<br />

lavoro sicuro<br />

49


to in sicurezza con alcuni accorgimenti<br />

tecnici e organizzativi:<br />

l installare sul disco protezioni in<br />

policarbonato bilanciate da un<br />

contrappeso;<br />

l avere cura di registrare inizialmente<br />

i componenti secondo le<br />

istruzioni del costruttore;<br />

l eseguire una manutenzione [2] sui<br />

componenti per permettere alla<br />

cuffia di sollevarsi senza problemi<br />

tramite la semplice spinta del pezzo<br />

da tagliare;<br />

l accompagnare l’attrezzatura con<br />

tutti gli accessori nei continui spostamenti<br />

di cantiere;<br />

l fare realizzare, da parte di ditte<br />

specializzate, i piccoli pezzi a forma<br />

di cuneo o altri pezzi speciali.<br />

Rimane ancora da capire quali sono i<br />

motivi che spingono i lavoratori a<br />

manomettere le protezioni del disco<br />

anche nel caso in cui queste protezioni<br />

si dimostrano funzionali.<br />

Alla base si ritrova la scarsa percezione<br />

del rischio dei lavoratori e la<br />

tendenza di questi a lavorare senza<br />

schemi, paletti, vincoli, illudendosi<br />

di poter lavorare più in fretta.<br />

Ma si riscontra, purtroppo, anche<br />

una diffusa e colpevole tolleranza<br />

dei datori di lavoro e dei preposti<br />

che non contrastano questi due vizi<br />

di comportamento dei lavoratori.<br />

Il largo e diffuso utilizzo della sega<br />

circolare è dovuto alla sua leggerezza<br />

e al modesto ingombro che consentono<br />

di spostare questa attrezzatura<br />

con estrema facilità da un ambiente<br />

di lavoro all’altro. Queste sue caratteristiche<br />

di notevole versatilità vengono<br />

confuse ed estese, purtroppo, a<br />

una versatilità di prestazioni di taglio<br />

e a una promiscuità di utilizzo da parte<br />

di qualsiasi lavoratore, mentre dovrebbe<br />

accadere esattamente l’opposto.<br />

Infatti, poiché la semplicità<br />

generale dell’attrezzatura si estende<br />

anche alla essenzialità delle protezioni<br />

di sicurezza, le prestazioni di<br />

taglio dovrebbero essere limitate a<br />

quelle basilari e se ne dovrebbe permettere<br />

l’uso solo da parte di personale<br />

appositamente formato, con<br />

prescrizioni chiare per evitare operazioni<br />

pericolose.<br />

È opportuno fare capire e recepire,<br />

ai datori di lavoro e ai preposti, co-<br />

PROCESSI E SISTEMI•ATTREZZATURE<br />

me scelte semplici comporterebbero<br />

un netto miglioramento delle condizioni<br />

lavorative, sia dal punto di<br />

vista della tutela della salute e della<br />

sicurezza del lavoratore sia dal punto<br />

di vista del guadagno dell’impresa.<br />

È importante che questi soggetti:<br />

l scelgano sul mercato componenti<br />

e macchine più sicure e funzionali;<br />

l ragionino con i lavoratori, spiegando<br />

loro e convincendoli che<br />

certe lavorazioni sono possibili rispettando<br />

le regole;<br />

l capiscano che, in termini di produzione,<br />

nella stragrande maggioranza<br />

dei casi il tempo guadagnato<br />

lavorando senza protezioni è zero<br />

e che, in alcuni casi, è sufficiente<br />

compiere un movimento in più e<br />

sollevare la cuffia con l’apposito<br />

attrezzo spingipezzi per evitare un<br />

grave infortunio.<br />

Sicuramente, questo è un problema<br />

di cultura. Occorre innalzare il livello<br />

di attenzione e non deve più esistere<br />

la tolleranza quando è in gioco l’incolumità<br />

dei lavoratori, soprattutto<br />

quando questa tolleranza accetta<br />

pregiudizi e abitudini pericolosi. l<br />

[2] Occorre mantenere lubrificata la cerniera, controllare la regolarità della superficie dello scivolo e stendere su di essa un leggero strato di grasso un paio di<br />

volte al giorno (ovviamente, a macchina ferma).<br />

Immagini a cura di Paola Baron.<br />

50 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com


All’interno di una<br />

azienda ospedaliera,<br />

generalmente, ogni<br />

unità operativa che<br />

ha la necessità di<br />

somministrare<br />

<strong>farmaci</strong> <strong>antiblastici</strong>,<br />

gestisce la<br />

manipolazione<br />

individualmente,<br />

esponendo un elevato<br />

numero di lavoratori<br />

ai pericoli intrinseci<br />

di queste sostanze. Al<br />

fine di limitare<br />

questa esposizione, è<br />

possibile<br />

centralizzare questa<br />

attività in un’unica<br />

unità operativa,<br />

l’unità <strong>farmaci</strong><br />

<strong>antiblastici</strong> (UFA),<br />

nella quale personale<br />

formato e con<br />

dispositivi e<br />

tecnologie sicure<br />

prepara i <strong>farmaci</strong><br />

chemioterapici per i<br />

diversi reparti<br />

dell’ospedale.<br />

lavoro sicuro<br />

PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />

Farmaci <strong>antiblastici</strong><br />

L’adozione di un isolatore<br />

per la manipolazione in sicurezza<br />

■ di Andrea Bocchieri, Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione<br />

presso l’Azienda Ospedaliera di Busto Arsizio – Professore<br />

della Laurea Specialistica in Ingegneria Biomedica dell’Università<br />

degli Studi di Pavia, e Gianluca Benedetti, Specializzando<br />

in Ingegneria Clinica presso l’Azienda Ospedaliera di<br />

Busto Arsizio – Laureato Specialista presso la Facoltà di Ingegneria<br />

Biomedica dell’Università degli Studi di Pavia<br />

I decreti del Ministero della Salute e le linee guida della<br />

Regione Lombardia competenti in materia di <strong>farmaci</strong><br />

chemioterapici <strong>antiblastici</strong> hanno indicato, alle strutture<br />

sanitarie, chiari requisiti per quanto concerne i luoghi di<br />

lavoro, le risorse umane e i materiali, le procedure e la<br />

gestione delle emergenze. La gestione in sicurezza del<br />

processo è essenziale principalmente perché la maggior<br />

parte dei <strong>farmaci</strong> più frequentemente manipolati hanno,<br />

insieme a quelli positivi, effetti nocivi per la salute, fra<br />

cui effetti cancerogeni, vescicanti e allergizzanti.<br />

Le manipolazioni dei <strong>farmaci</strong> (stoccaggio,<br />

preparazione, trasporto, gestione<br />

dei reflui ed emergenze) e le<br />

somministrazioni devono essere attuate<br />

nel rispetto della sicurezza e<br />

della salute dei pazienti, degli operatori<br />

e dei terzi che sono coinvolti,<br />

di fatto o in potenza, nel processo.<br />

Il numero di pazienti che vengono<br />

sottoposti a trattamenti a base di<br />

<strong>farmaci</strong> chemioterapici <strong>antiblastici</strong><br />

è in continuo aumento. Si incrementa<br />

anche il numero di operatori che<br />

manipolano questi <strong>farmaci</strong> e i tipi di<br />

procedure da attuare. Il mercato<br />

farmaceutico e le biotecnologie offrono<br />

soluzioni sempre più specifiche<br />

al fine di consentire, già oggi e<br />

sempre più in futuro, l’attuazione di<br />

trattamenti chemioterapici dedicati<br />

sia a specifiche patologie sia a pazienti<br />

con limitazioni all’assunzione<br />

di <strong>farmaci</strong> (quali i cardiopatici o i<br />

diabetici).<br />

Al fine di gestire al meglio la manipolazione<br />

di questi <strong>farmaci</strong>, i decreti<br />

e le linee guida in materia di <strong>farmaci</strong><br />

<strong>antiblastici</strong> hanno previsto che<br />

le strutture sanitarie attuino la centralizzazione<br />

delle attività di manipolazione<br />

creando le cosiddette UFA<br />

(Unità Farmaci Antiblastici).<br />

L’Azienda ospedaliera di Busto Arsizio,<br />

in linea con le previsioni normative, ha<br />

progettato e sta completando l’UFA<br />

nel presidio di Busto Arsizio mentre in<br />

quello di Saronno, già dalla metà del<br />

2007, è stata realizzata la centralizzazione<br />

con l’impiego dell’innovativa<br />

tecnologia dell’isolatore. Questo è<br />

uno degli unici due modelli presenti<br />

oggi in Italia e, se correttamente impiegato,<br />

pone l’operatore in condizioni<br />

di elevato isolamento e sicurezza.<br />

53


Il trattamento oncologico<br />

L’aumento di malattie neoplastiche<br />

e lo sviluppo della ricerca porta numerosi<br />

pazienti oncologici al bisogno<br />

di un trattamento farmacologico<br />

con chemioterapici <strong>antiblastici</strong>.<br />

Il loro utilizzo in ospedale è ormai<br />

diventato attività routinaria, non<br />

solo nei reparti strettamente oncologici,<br />

ma anche in altre numerose<br />

unità operative.<br />

Secondo lo IARC (International Agency<br />

for Research on Cancer), i <strong>farmaci</strong><br />

<strong>antiblastici</strong> possono essere classificati<br />

in base alla loro pericolosità intrinseca<br />

e, precisamente, in “cancerogeni”,<br />

“probabili cancerogeni”,<br />

“possibili cancerogeni”, e ancora<br />

“non classificabili come cancerogeni”<br />

e “probabili non cancerogeni”. A<br />

prescindere da questa pericolosità<br />

intrinseca, diversi <strong>farmaci</strong> sono dotati,<br />

inoltre, di proprietà vescicanti,<br />

irritanti e allergizzanti.<br />

La salvaguardia e la salute degli operatori<br />

sanitari impegnati nella manipolazione<br />

di sostanze classificate come<br />

pericolose è, nella realtà di una<br />

struttura ospedaliera, un aspetto<br />

sempre più critico e dibattuto e sul<br />

quale è bene soffermarsi a riflettere.<br />

La normativa ministeriale di riferimento<br />

è il «Documento di Linee Guida<br />

per la sicurezza e la salute dei<br />

lavoratori esposti a chemioterapici<br />

<strong>antiblastici</strong> in ambiente sanitario»,<br />

dell’agosto 1999; in questo provvedimento<br />

sono definite le misure, le<br />

responsabilità, il sistema di protezione<br />

ambientale, la gestione di<br />

contaminazioni accidentali e lo<br />

smaltimento dei medicinali atti ad<br />

assicurare la tutela della salute degli<br />

operatori in ambiente sanitario.<br />

La fase più critica nella manipolazione<br />

degli <strong>antiblastici</strong> è quella della<br />

preparazione, ovvero della diluizione<br />

di questi <strong>farmaci</strong>, in quanto si<br />

registra il massimo livello di esposizione<br />

per l’operatore. L’obiettivo<br />

della normativa è quello di centralizzare<br />

l’attività di preparazione in<br />

54<br />

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PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />

5 Figura 1 – Isolatore 5 Figura 2 – Precamera di ingresso e di uscita<br />

un’unica unità operativa denominata<br />

UFA, nella quale personale adeguatamente<br />

formato e con dispositivi<br />

e tecnologie sicure e idonee prepara<br />

i <strong>farmaci</strong> chemioterapici per i<br />

vari reparti dell’ospedale; in questi<br />

ultimi, di conseguenza, rimarrebbe<br />

solo l’operazione di somministrazione<br />

in cui può essere minore il rischio<br />

di esposizione.<br />

Una UFA nasce, infatti, con lo scopo<br />

di poter gestire e controllare in maniera<br />

più efficace un’unica “fonte di<br />

rischio” piuttosto che avere una<br />

molteplicità di siti di preparazione<br />

nelle varie unità operative e, di conseguenza,<br />

una dispersione di controllo<br />

del rischio.<br />

Presso il presidio ospedaliero di Saronno,<br />

facente parte dell’Azienda<br />

Ospedaliera di Busto Arsizio, ogni<br />

reparto aveva il proprio sito di preparazione,<br />

il proprio personale, i<br />

propri dispositivi.<br />

Dalla metà del 2007 è stata attivata<br />

l’UFA presso il Dipartimento di Farmacia<br />

dell’Azienda, al cui interno è stata<br />

adottata la tecnologia dell’isolatore.<br />

L’oncologia del presidio ospedaliero,<br />

la <strong>farmaci</strong>a aziendale e il servizio di<br />

prevenzione e protezione hanno for-<br />

lavoro sicuro<br />

nito un ruolo di supporto nella gestione<br />

di questo nuovo sito, la cui<br />

recente e differente operatività deve<br />

confrontarsi con le problematiche<br />

proprie di un nuovo modo di lavorare,<br />

innovativo dal punto di vista tecnologico,<br />

organizzativo e funzionale.<br />

A questo proposito, il servizio prevenzione<br />

e protezione, effettuata<br />

un’attenta e dettagliata analisi dei<br />

processi lavorativi, delle condizioni<br />

dei locali e dei dispositivi in dotazione,<br />

ha previsto una serie di misure<br />

correttive e preventive<br />

atte a<br />

beneficiare dei<br />

livelli di sicurezza<br />

ottenibili con<br />

l’isolatore.<br />

Inoltre sono state<br />

analizzate le<br />

casistiche e le<br />

modalità che<br />

possono portare<br />

a infortuni sul<br />

lavoro o che possono<br />

arrecare<br />

danni, a breve e<br />

lungo termine,<br />

per gli operatori<br />

esposti.<br />

La valutazione del rischio per i lavoratori<br />

sanitari è stata prevista e sviluppata<br />

all’interno del documento di<br />

valutazione dei rischi dell’azienda<br />

ospedaliera. A tal fine, si è proceduto<br />

con la definizione di un modello per<br />

la valutazione della congruità e della<br />

eventuale distanza fra le previsioni<br />

della normativa ministeriale di riferimento<br />

con le caratteristiche ambientali,<br />

le modalità operative, la gestione<br />

degli eventi avversi e l’aggiornamento<br />

continuo degli operatori.<br />

5 Figura 3 – Dettaglio di un’operazione di diluizione di un<br />

farmaco antiblastico<br />

55


Il modello algoritmico è stato modificato<br />

in alcune delle sue parti per permetterne<br />

l’applicazione al caso specifico<br />

di Saronno, in quanto unico<br />

luogo in cui non si hanno le classiche<br />

cappe a flusso laminare verticale ma<br />

l’isolatore; quest’ultimo prevede,<br />

infatti, alcune modifiche alle normali<br />

procedure di preparazione dei <strong>farmaci</strong><br />

<strong>antiblastici</strong>.<br />

La tecnologia<br />

L’isolatore consente la manipolazione<br />

di <strong>farmaci</strong> <strong>antiblastici</strong> all’interno<br />

di un ambiente in grado di mantenere<br />

la sterilità (si veda la figura 1).<br />

Tutte le operazioni di diluizione so-<br />

5 Figura 4 – Precamera di uscita<br />

collegata direttamente al sacco per<br />

i rifiuti<br />

no eseguite all’interno<br />

di una<br />

camera a flusso<br />

laminare completamenteisolatadall’esterno.<br />

L’operatore può<br />

operare da seduto<br />

ed è completamenteisolato<br />

dal principio<br />

attivo che<br />

manipola, sia<br />

nella sua forma liquida che in quella<br />

aerodispersa.<br />

L’isolatore è dotato di caratteristiche<br />

di sicurezza non riscontrabili sulle<br />

normali cappe di manipolazione a<br />

flusso laminare. La sua installazione<br />

consente, inoltre, l’adozione di ambienti<br />

con classificazione meno rigida<br />

e riduce sensibilmente gli ausili<br />

protettivi che, altrimenti, il personale<br />

dovrebbe indossare in aggiunta.<br />

La configurazione prevede una camera<br />

di lavoro a flusso laminare,<br />

nella quale possono essere eseguite<br />

le operazioni di preparazione delle<br />

sostanze in siringhe, sacche o flaconi.<br />

L’introduzione e l’estrazione dei<br />

materiali è possibile senza alterare<br />

la sterilità all’interno della camera<br />

di lavoro attraverso una precamera<br />

di ingresso (si veda la figura 2) e una<br />

precamera di uscita (si veda la figura<br />

2).<br />

L’operatore svolge tutte le operazioni<br />

di manipolazione attraverso<br />

guanti protettivi collegati alle tre<br />

camere della cappa tramite opportune<br />

flangie che ne garantiscono<br />

l’isolamento dall’ambiente esterno.<br />

Le tre camere sono dotate di un<br />

sistema che non permette l’apertura<br />

di una camera se quella adiacente<br />

è ancora aperta; quindi, con questo<br />

sistema di sicurezza è sempre<br />

salvaguardata la sterilità. Prima di<br />

iniziare a lavorare, il materiale occorrente<br />

per la diluizione (<strong>farmaci</strong>,<br />

accessori, consumabili) è posto nel-<br />

5 Figura 5 – Guanti protettivi<br />

PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />

la precamera di ingresso e di qui<br />

portato nella camera centrale. Nella<br />

camera centrale, grazie anche a<br />

ulteriori dispositivi atti alla diluizione,<br />

sono svolte tutte le operazioni<br />

di manipolazione del farmaco.<br />

Ultimata questa operazione, si spostano<br />

i <strong>farmaci</strong> diluiti nella precamera<br />

di uscita, per l’estrazione dall’isolatore,<br />

e si attuano le conseguenti<br />

fasi di chiusura e di<br />

etichettatura per il trasporto ai reparti<br />

di destinazione.<br />

Il transito dei materiali all’interno<br />

dell’isolatore ha, quindi, un percorso<br />

obbligato, da destra verso sinistra,<br />

favorendo una razionale organizzazione<br />

del lavoro giornaliero.<br />

Attraverso le ampie vetrate è possibile<br />

tenere sotto controllo, da vicino<br />

e con la massima protezione,<br />

tutte le fasi della preparazione (si<br />

veda figura 3). Al di sotto della precamera<br />

di uscita vi è un collegamento<br />

diretto con il box dei rifiuti,<br />

opportunamente isolato dall’esterno<br />

(si veda la figura 4).<br />

Il caso di Saronno<br />

A Saronno, prima dell’avvio dell’UFA,<br />

ogni unità operativa/dipartimento in<br />

cui si utilizzavano <strong>farmaci</strong> <strong>antiblastici</strong><br />

aveva il proprio sito di preparazione,<br />

il proprio personale, i propri dispositivi;<br />

la situazione non era semplice<br />

da gestire e il personale esposto<br />

era maggiore per la replicazione delle<br />

attività. In sede di pianificazione<br />

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PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />

Cyclophosphamide (Cytoxan)<br />

20.0 mg/ml (20.000 ppm)<br />

Doxorubicin Hydrochloride<br />

2.0 mg/ml (2.000 ppm)<br />

5­Fluorouracil 50.0 mg/ml<br />

(50.000 ppm)<br />

Methotrexate 25.0 mg/ml<br />

(25.000 ppm)<br />

Vincristine Sulfate 1.0 mg/ml<br />

(1.000 ppm)<br />

Daunorubicin Hydrochloride<br />

5.0 mg/ml (5.000 ppm)<br />

dell’UFA, non essendo presenti le<br />

condizioni, conformemente alla normativa,<br />

per la realizzazione di un sito<br />

dedicato alla preparazione di <strong>antiblastici</strong><br />

con le normali cappe a flusso<br />

laminare, è stato deciso di installare<br />

un isolatore.<br />

Questa tecnologia è stata analizzata,<br />

quindi, cercando di trovare oggettive<br />

e articolate risposte in merito<br />

ai livelli di garanzia di completo<br />

isolamento dell’ambiente e dell’operatore,<br />

fermo restando il principio<br />

per cui l’isolatore, di per sé,<br />

non è sufficiente a raggiungere la<br />

totale separazione fra il personale e<br />

l’agente pericoloso, se non affiancato<br />

da un adeguato addestramento<br />

e appropriate norme comportamentali<br />

degli operatori<br />

che lo utilizzano.<br />

Fra gli aspetti<br />

basilari per il<br />

corretto utilizzo<br />

dell’isolatore e<br />

per la protezionedell’operatore,<br />

si rileva<br />

l’utilizzo dei<br />

guanti che permettono<br />

di manipolare,<br />

in maniera<br />

sicura, i<br />

lavoro sicuro<br />

TABELLA1<br />

PROVEDIRESISTENZASUIGUANTI<br />

Minuti<br />

5 Figura 6 – Precamera di ingresso<br />

(Avg.)<br />

Ug/cm2/min.<br />

<strong>farmaci</strong> all’interno delle tre camere<br />

(si veda la figura 5).<br />

L’operatore è tenuto a controllarne<br />

lo stato prima di ogni utilizzo; devono<br />

essere integri, privi di tagli o di<br />

deformazioni e opportunamente inseriti<br />

nelle guaine delle flangie. Allo<br />

stesso tempo, è necessario essere<br />

informati sulle proprietà fisiche degli<br />

stessi e sulla loro durata;<br />

a questo proposito, i<br />

guanti devono essere<br />

sempre accompagnati da<br />

un libretto di istruzioni o,<br />

comunque, un certificato<br />

che ne indichi le proprietà.<br />

In questa documentazione,<br />

devono essere riportate<br />

le condizioni di<br />

Altre osservazioni<br />

Nessuna rottura fino a 480 minuti 0 Nessun degradamento o rigonfiamento<br />

Nessuna rottura fino a 480 minuti 0 Nessun degradamento o rigonfiamento<br />

Nessuna rottura fino a 480 minuti 0 Nessun degradamento o rigonfiamento<br />

Nessuna rottura fino a 480 minuti 0 Nessun degradamento o rigonfiamento<br />

Nessuna rottura fino a 480 minuti 0 Nessun degradamento o rigonfiamento<br />

Nessuna rottura fino a 480 minuti 0 Nessun degradamento o rigonfiamento<br />

utilizzo, la durata del guanto, i <strong>farmaci</strong><br />

e le sostanze verso cui garantiscono<br />

la protezione e la durata della<br />

stessa.<br />

L’operatore non deve usare dei guanti<br />

che non soddisfino tutte le condizioni,<br />

né guanti sprovvisti di manuale<br />

o di certificazione. Inoltre, è necessario<br />

chiarire se questi siano perso-<br />

5 Figura 7 – Precamera di uscita con dettaglio<br />

del collegamento al box dei rifiuti<br />

57


nali per lo specifico operatore o meno,<br />

al fine di garantirne adeguate<br />

condizioni igieniche. I guanti in dotazione<br />

nel presidio di Saronno sono in<br />

nitrile bianco o in butadile e in possesso<br />

di documentazione che ne attesta<br />

la resistenza a svariati <strong>farmaci</strong><br />

<strong>antiblastici</strong> (quali il ciclofosfamide,<br />

la dacarbazina, la vincristina, la doxorubicina,<br />

il metotrexato, l’etoposide<br />

ecc.) per una durata di circa 480<br />

minuti, quindi, 8 ore. Pertanto, è<br />

stata prevista la regola di cambiare i<br />

guanti ogni 3 giorni lavorativi, in<br />

quanto è stato calcolato che il carico<br />

di lavoro di 3 giorni è riconducibile a<br />

circa 8 ore, trascorse le quali l’operatore<br />

non è più totalmente protetto<br />

dal rischio di esposizione. Nella tabella<br />

1 è riportato un estratto delle<br />

prove di resistenza dei guanti utilizzati<br />

nei confronti di alcuni <strong>farmaci</strong><br />

<strong>antiblastici</strong>.<br />

Inizialmente, solo nella cappa centrale<br />

di manipolazione si utilizzavano<br />

guanti in neoprene pesante di colore<br />

nero, certamente più sicuri e resi-<br />

5 Figura 9 – Sacchetti in cui inserire i <strong>farmaci</strong><br />

preparati<br />

stenti dei precedenti,<br />

essendo<br />

più spessi e<br />

avendo un monte<br />

ore di durata<br />

più prolungato,<br />

ma caratterizzati<br />

da una notevole<br />

perdita di sensibilità<br />

da parte<br />

dell’operatore<br />

che li utilizza.<br />

L’operatore si<br />

trovava ad avere,<br />

infatti, una<br />

manualità molto<br />

ridotta , quindi,<br />

nelle condizioni<br />

di commettere più facilmente degli<br />

incidenti di sversamento o di spandimento.<br />

Per queste ragioni, è stato<br />

deciso di prevedere l’abbandono<br />

progressivo di questi guanti, raggiungendo<br />

il compromesso di utilizzare i<br />

guanti in nitrile o butadile, più fini e<br />

meno resistenti, cambiandoli, però,<br />

con maggiore frequenza.<br />

Altro aspetto da tenere in<br />

considerazione è la funzione<br />

delle due precamere<br />

e quanto queste, effettivamente,<br />

fungano da “filtro”<br />

verso quello che entra<br />

ed esce dall’isolatore.<br />

La precamera di ingresso<br />

(si veda la figure 6) deve<br />

permettere l’immissione<br />

PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />

5 Figura 8 - Operatrice che prepara un farmaco tramite<br />

l’isolatore<br />

5 Figura 10 – Contenitore per il trasporto<br />

all’interno dell’isolatore di tutto il<br />

necessario per la preparazione; una<br />

corretta procedura deve prevedere<br />

che il materiale inserito non sia contaminato<br />

e sia adeguatamente inattivato<br />

al fine di non abbassare i livelli<br />

di sterilità della camera centrale<br />

di preparazione.<br />

Analogo ragionamento deve essere<br />

fatto per quanto concerne la camera<br />

di sinistra.<br />

Successivamente alla diluizione del<br />

farmaco, il contenitore dello stesso<br />

(flebo ecc.) deve essere inattivato<br />

prima di essere trasferito nella camera<br />

di uscita, in quanto lo stesso<br />

potrebbe essere contaminato.<br />

Il materiale che deve essere smaltito,<br />

una volta portato nella precamera<br />

di uscita (riportata<br />

in figura<br />

7), deve<br />

essere depositato<br />

nell’apposito<br />

box utilizzando<br />

il collegamento<br />

diretto posizionato<br />

nella parte<br />

inferiore di questa<br />

camera.<br />

Il materiale da<br />

smaltire (rifiuto)<br />

può essere<br />

eliminato anche<br />

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PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />

estraendolo tramite lo sportello superiore<br />

della camera di sinistra; si<br />

crea, così, una potenziale fonte di<br />

rischio per l’esterno e, pertanto, si<br />

rende necessario, in tal caso, posizionare<br />

all’interno della camera<br />

centrale di lavoro un contenitore a<br />

tenuta ermetica apposito per i rifiuti<br />

citostatici, con lo scopo di limitare il<br />

rischio da esposizione nella fase di<br />

estrazione e di smaltimento.<br />

Non deve essere sottovalutata, inoltre,<br />

la formazione/informazione che<br />

un operatore deve possedere nell’utilizzare<br />

l’isolatore (si veda la figura<br />

8). Come primo punto è opportuno<br />

sottolineare l’importanza della<br />

presenza del manuale di istruzioni<br />

dell’apparecchiatura che, per legge,<br />

deve essere fornito dal produttore<br />

in lingua italiana e che l’operatore<br />

deve conoscere e applicare. Nel<br />

manuale di istruzioni sono previste,<br />

infatti, una serie di procedure, a livello<br />

di funzionamento routinario e<br />

di manutenzione, che risultano a carico<br />

del personale dell’azienda ospedaliera.<br />

La società fornitrice del sistema<br />

è chiamata in causa solo per<br />

malfunzionamenti o per la prevista<br />

manutenzione preventiva.<br />

Una volta preparati, i presidi che<br />

contengono i <strong>farmaci</strong>, come, per<br />

esempio, le flebo, sono posti in appositi<br />

sacchetti, che nel caso di <strong>farmaci</strong><br />

fotosensibili non sono trasparenti,<br />

e portati nei reparti di interesse<br />

tramite contenitori sigillati e<br />

trasparenti, onde poter tenere sempre<br />

sotto controllo il contenuto (si<br />

vedano le figure 9 e 10). I sacchetti<br />

sono corredati di un foglio-paziente<br />

in cui sono indicate tutte le indicazioni<br />

necessarie per la tracciabilità,<br />

a partire dalla prescrizione.<br />

Il modello per la valutazione<br />

del rischio<br />

L’applicazione di un modello teorico<br />

di valutazione del rischio da<br />

esposizione per gli operatori ha<br />

permesso, al servizio di prevenzio-<br />

lavoro sicuro<br />

ne e protezione, di ipotizzare un<br />

livello di rischio non elevato che<br />

ricade all’interno dell’intervallo di<br />

attenzione. Non è stato possibile<br />

applicare direttamente lo stesso algoritmo<br />

sviluppato dall’Azienda<br />

per la valutazione del rischio degli<br />

altri siti di manipolazione dei <strong>farmaci</strong>,<br />

quelli dotati di cappe a flusso<br />

laminare e di <strong>impianti</strong> ben più articolati,<br />

poiché è basato sulle specifiche<br />

richieste della normativa vigente<br />

che non rimandano alla tecnologia<br />

dell’isolatore.<br />

Si è enfatizzata l’attenzione verso<br />

l’aspetto formativo poiché, in assenza<br />

delle ulteriori protezioni dei<br />

locali, risulta basilare un’adeguata<br />

preparazione all’uso dell’isolatore e<br />

alla gestione delle emergenze; senza<br />

questa potrebbero venire meno<br />

le condizioni di sicurezza e di isolamento<br />

assicurate. A questo proposito,<br />

per tutti gli operatori sono già<br />

stati previsti e pianificati corsi di<br />

formazione, informazione e addestramento<br />

che saranno svolti nel secondo<br />

trimestre del 2008.<br />

In parallelo a tutte le analisi e le<br />

azioni preventive e correttive, è opportuno<br />

ricordare il ruolo della medicina<br />

preventiva dei lavoratori.<br />

Sulla base del decreto 12 luglio<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Luciano Villa, Antiblastici: rischio riproduttivo e cancerogeno, Tecnica<br />

Ospedaliera, 106-115, settembre 2006;<br />

Luciano Villa, Operatori esposti: <strong>farmaci</strong> <strong>antiblastici</strong>, Tecnica Ospedaliera,<br />

82-89, novembre 2006;<br />

Luciano Villa, Procedure di sicurezza per prevenire i rischi da chemioterapici<br />

<strong>antiblastici</strong>, Tecnica Ospedaliera, 118-127, settembre 2002;<br />

Ministero della Sanità, «Documento di Linee Guida per la sicurezza e la<br />

salute dei lavoratori esposti a chemioterapici <strong>antiblastici</strong> in ambiente<br />

sanitario», agosto 1999;<br />

Decreto Regione Lombardia n. 31139 del 11/12/2001 «Linee Guida sui<br />

chemioterapici <strong>antiblastici</strong>».<br />

Decreto legislativo n. 626/1994, Titolo VII, «Protezione da agenti cancerogeni<br />

mutageni»;<br />

Decreto del Ministero della Salute n. 155/2007, «Registri e cartelle sanitarie<br />

dei lavoratori esposti durante il lavoro ad agenti cancerogeni»;<br />

I chemioterapici: tossicità, manipolazione e rischi per il personale<br />

professionalmente esposto, in infermieri.com;<br />

Comecer S.p.a., Isolatore sterile per la manipolazione ed il frazionamento<br />

di <strong>farmaci</strong> citostatici, Manuale d’uso e manutenzione.<br />

2007, n. 155, «Registri e cartelle sanitarie<br />

dei lavoratori esposti durante<br />

il lavoro ad agenti cancerogeni»,<br />

è prevista l’intensificazione della<br />

sorveglianza sanitaria e una stretta<br />

collaborazione fra il datore di lavoro<br />

e il medico competente. Questi soggetti<br />

devono adempiere la stesura e<br />

la compilazione di tutte le cartelle<br />

sanitarie e di rischio specifiche per<br />

ogni operatore esposto, nonché la<br />

realizzazione e l’aggiornamento del<br />

registro degli esposti. Tutta questa<br />

documentazione, con le eventuali<br />

modifiche, deve essere costantemente<br />

comunicata all’ISPESL e all’organo<br />

di vigilanza competente<br />

per territorio, in analogia con le previsioni<br />

in essere per il personale<br />

esposto alle radiazioni ionizzanti.<br />

Venire meno alle procedure per lavorare<br />

in sicurezza e in salvaguardia<br />

della salute degli operatori può portare<br />

a danni per gli stessi. Nella letteratura<br />

scientifica sono stati registrati,<br />

infatti, alcuni casi di aborto<br />

spontaneo, nei primi quattro mesi di<br />

gravidanza, in operatrici sanitarie<br />

che lavoravano a contatto con questi<br />

<strong>farmaci</strong> senza gli adeguati dispositivi<br />

di protezione. Alcuni <strong>farmaci</strong><br />

hanno proprietà vescicanti, irritanti<br />

e allergizzanti, responsabili di effet-<br />

59


ti tossici immediati su cute e mucose<br />

di parti non protette mediante idonei<br />

dispositivi di protezione. Raramente<br />

si verificano effetti tossici di<br />

tipo sistemico. Gli effetti tossici tardivi<br />

sono i più gravi e preoccupanti<br />

perché irreversibili e difficilmente<br />

evidenziabili, per il lungo tempo che<br />

intercorre tra il periodo di esposizione<br />

e la comparsa di eventi morbosi.<br />

Conclusioni<br />

Il progresso e l’innovazione tecnologica<br />

appaiono carte vincenti nella<br />

gestione della pratica ospedaliera<br />

ma, a un’analisi più attenta dell’operatività,<br />

non trovano il riscontro<br />

atteso se non accompagnati anche<br />

dal fattore uomo. La manipolazione<br />

dei <strong>farmaci</strong> <strong>antiblastici</strong> può<br />

avvenire attraverso le apparecchiature<br />

più all’avanguardia, nei locali<br />

più sicuri e attrezzati, ma se non<br />

sono affiancati dalle corrette modalità<br />

operative e comportamentali<br />

dell’operatore, non è possibile, comunque,<br />

eliminare o quantomeno<br />

contenere il rischio da esposizione.<br />

Grazie al modello teorico di valutazione<br />

adottato è stato possibile<br />

mettere maggiormente alla luce<br />

questo aspetto. Infatti, tramite il<br />

protocollo di valutazione delle specifiche<br />

emanate dalla normativa vigente,<br />

con l’adattamento delle<br />

stesse al caso dell’isolatore, si è potuto<br />

concludere con una classificazione<br />

del rischio presente nell’unità<br />

operativa valutata.<br />

Nel caso specifico dell’utilizzo dell’isolatore,<br />

l’operatore deve necessariamente:<br />

l avere letto e compreso il manuale<br />

di istruzioni;<br />

PROCESSI E SISTEMI•SOSTANZE PERICOLOSE<br />

l essere a conoscenza delle disposizioni<br />

impartite sulla sicurezza personale,<br />

in particolare attenendosi<br />

alle norme vigenti in materia di<br />

sicurezza sul lavoro;<br />

l essere a conoscenza delle sostanze,<br />

di come manipolarle e lavorarle,<br />

del pericolo e dei danni che<br />

potrebbero causare;<br />

l sapere gestire un’emergenza.<br />

È proprio dall’unione di tutte queste<br />

componenti che si realizza una<br />

vera e propria eccellenza nel progetto<br />

di centralizzazione di preparazione<br />

di <strong>farmaci</strong> <strong>antiblastici</strong> e nell’adozione<br />

di un isolatore; un’UFA<br />

così ideata e condotta costituisce<br />

un luogo sicuro, efficiente e all’avanguardia,<br />

non solo per gli operatori<br />

che vi lavorano, ma anche per<br />

i destinatari dei <strong>farmaci</strong> che vi si<br />

preparano. l<br />

Le figure 1, 2 e 5 su gentile concessione della COMECER SpA.<br />

Le figure 3, 4, 6, 7, 8, 9 e 10 sono a cura del Servizio di prevenzione e protezione dell’Azienda Ospedaliera di<br />

Busto Arsizio.<br />

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La valutazione dei<br />

rischi per l’impiego di<br />

sostanze <strong>infiammabili</strong><br />

e combustibili è<br />

generalmente inclusa<br />

all’interno della<br />

valutazione del<br />

rischio incendio.<br />

Alcune linee guida<br />

regionali prevedono<br />

di considerare gli<br />

aspetti di pericolosità<br />

dei <strong>liquidi</strong><br />

<strong>infiammabili</strong><br />

all’interno della<br />

valutazione del<br />

rischio chimico.<br />

Pertanto, anche se la<br />

pericolosità delle<br />

sostanze <strong>infiammabili</strong><br />

non è di certo<br />

trascurata<br />

nell’ambito del DVR,<br />

è necessaria<br />

un’analisi specifica su<br />

questo aspetto, così<br />

come è opportuna la<br />

predisposizione di<br />

procedure operative e<br />

di buone pratiche<br />

gestionali.<br />

lavoro sicuro<br />

PROCESSI E SISTEMI•LIQUIDI INFIAMMABILI<br />

Liquidi <strong>infiammabili</strong><br />

Tra rischio chimico e di incendio<br />

come si valuta la pericolosità?<br />

■ di Luigi Soardo, Ingegneria della Sicurezza<br />

Liquidi <strong>infiammabili</strong> e combustibili sono quotidianamente<br />

impiegati nelle attività operative come combustibili,<br />

semilavorati e ingredienti, solventi, lubrificanti, inchiostri,<br />

reagenti chimici di laboratorio ecc.<br />

La corretta gestione di questi materiali può prevenire<br />

l’accadimento di infortuni e di incidenti nonché di danni<br />

ambientali alle strutture e all’attività condotta nel sito.<br />

Queste sostanze sono classificate,<br />

tipicamente, secondo il loro grado di<br />

pericolosità, basato sul punto di <strong>infiammabili</strong>tà<br />

e sul punto d’ebollizione<br />

del liquido. Queste proprietà definiscono<br />

il corretto impiego e i requisiti<br />

necessari per lo stoccaggio.<br />

Nella tabella 1 è rappresentata una<br />

classificazione di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong><br />

e combustibili tipici, basata sulle<br />

proprietà peculiari delle sostanze.<br />

Aspetti normativi<br />

La normativa di prevenzione incendi,<br />

applicabile nell’ambito della gestione<br />

dei <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong>, è<br />

ampia e variegata e disciplina molteplici<br />

situazioni di rischio specifico<br />

oltre a quelle di carattere generale<br />

(si veda la tebella 2).<br />

La tabella 3 riporta le disposizioni<br />

più significative nell’ambito della<br />

normativa quadro di prevenzione incendi,<br />

relativa alla gestione dei <strong>liquidi</strong><br />

<strong>infiammabili</strong>.<br />

Individuazione<br />

e valutazione del rischio<br />

Il D.Lgs. n. 626/1994, ora abrogato e<br />

sostituito dal D.Lgs. n. 81/2008, co-<br />

siddetto Testo unico sicurezza, ha<br />

imposto al datore di lavoro, in relazione<br />

alla natura dell’attività dell’azienda,<br />

l’obbligo di valutare tutti<br />

i rischi per la sicurezza e la salute dei<br />

lavoratori.<br />

La valutazione dei rischi, nell’ambito<br />

della gestione di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong><br />

e combustibili, dovrebbe considerare<br />

la probabilità di danno alle<br />

persone, alla proprietà e all’attività<br />

dell’azienda e anche verso l’ambiente<br />

e la comunità circostante.<br />

Nell’identificazione dei pericoli per<br />

la presenza di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> o<br />

combustibili, le considerazioni da<br />

adottare dovrebbero includere almeno:<br />

l le proprietà fisiche e chimiche dei<br />

<strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> o combustibili<br />

presenti nel sito;<br />

l le schede di sicurezza di queste<br />

sostanze e ogni altra informazione<br />

pertinente;<br />

l la locazione fisica delle sostanze<br />

(per valutare l’impatto sulle proprietà<br />

circostanti);<br />

l la planimetria del sito (per valutare<br />

le separazioni e le distanze);<br />

l le prassi operative che prevedono<br />

61


l’impiego di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> o<br />

combustibili;<br />

l ogni possibile interazione tra i <strong>liquidi</strong><br />

<strong>infiammabili</strong> o combustibili<br />

immagazzinati nel sito con le<br />

strutture circostanti o gli altri prodotti<br />

chimici presenti nel sito;<br />

l l’analisi pregressa degli incidenti<br />

occorsi nel sito.<br />

Il processo di gestione del rischio,<br />

dovrebbe svilupparsi attraverso le<br />

fasi illustrate nello schema 1.<br />

Nella tabella 4 è rappresenta una<br />

possibile matrice per determinare il<br />

livello di rischio presente e la tempistica<br />

delle azioni necessarie da intraprendere<br />

o da pianificare al fine<br />

di ottenere la sua mitigazione.<br />

La tabella 5 illustra un esempio di<br />

individuazione e di valutazione dei<br />

rischi per la gestione di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong><br />

o combustibili presenti<br />

all’interno del sito.<br />

Misure precauzionali<br />

e di controllo<br />

Indipendentemente dalle disposizioni<br />

legislative applicabili, la predisposizione<br />

di un efficace programma<br />

di prevenzione permette di mantenere<br />

sotto controllo le tipologie di<br />

rischio derivanti dalla manipolazione<br />

e dallo stoccaggio di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong><br />

come, per esempio, il<br />

PROCESSI E SISTEMI•LIQUIDI INFIAMMABILI<br />

monitoraggio periodico finalizzato<br />

alla valutazione di eventuali sversamenti<br />

o spandimenti di <strong>liquidi</strong>, allo<br />

sviluppo di vapori e al controllo dell’elettricità<br />

statica. La tabella 6 riporta<br />

esempi non esaustivi di buone<br />

pratiche, per la gestione di <strong>liquidi</strong><br />

<strong>infiammabili</strong> o combustibili, presenti<br />

all’interno del sito. Nella tabella 7<br />

è presentato un esempio di istruzione<br />

operativa-informativa per la gestione<br />

di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> e combustibili,<br />

mentre la figura 1 riporta<br />

esempi di misure preventive e protettive<br />

applicabili nell’ambito della<br />

gestione dei <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> e<br />

combustibili. l<br />

TABELLA1<br />

CLASSIFICAZIONEDEILIQUIDIINFIAMMABILIPERILTRASPORTODIMERCI<br />

(Globallyharmonizedhazardclassificationsystem­Classification<br />

andlabellingofchemicals­U.N.2007)<br />

Classe<br />

di pericolo<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

Criterio Elementi di comunicazione del pericolo<br />

Punto di <strong>infiammabili</strong>tà < 23°C e<br />

punto di ebollizione iniziale < 35°C<br />

Punto di <strong>infiammabili</strong>tà < 23°C e<br />

punto di ebollizione iniziale > 35°C<br />

Punto di <strong>infiammabili</strong>tà > 23°C e <<br />

60°C<br />

Punto di <strong>infiammabili</strong>tà > 60°C e <<br />

93°C<br />

Simbolo<br />

Frase Pericolo<br />

Rapporto<br />

di pericolo<br />

Simbolo<br />

Liquido e vapore<br />

estremamente infiammabile<br />

Frase Pericolo<br />

Rapporto<br />

di pericolo<br />

Simbolo<br />

Liquido e vapore<br />

altamente infiammabile<br />

Frase Attenzione<br />

Rapporto<br />

di pericolo<br />

Simbolo<br />

Liquido e vapore<br />

infiammabile<br />

Frase Attenzione<br />

Rapporto<br />

di pericolo<br />

Liquido combustibile<br />

Esempi<br />

di Sostanze<br />

l acetaldeide<br />

l etere di etile<br />

l cloruro di metile<br />

l MEK<br />

l acetonitrile<br />

l acetone<br />

l alcole etilico<br />

l metanolo<br />

l n­Esano<br />

l gasolio<br />

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­<br />

l cherosene<br />

l diesel


PROCESSI E SISTEMI•LIQUIDI INFIAMMABILI<br />

TABELLA2<br />

CLASSIFICAZIONEDELLESOSTANZEEDEIPREPARATIPERICOLOSI<br />

(Etichettaturasostanzepericolose:riepilogodellasimbologiaspecifica<br />

diriferimentosuicontenitorideiprodotti)<br />

Categoria di pericolo Tipologia del rischio Misure preventive da osservare<br />

Facilmente<br />

infiammabile (F)<br />

Estremamente<br />

infiammabile (F+)<br />

Esplosivo (E)<br />

Corrosivo (C)<br />

Comburente (O)<br />

Irritante (Xi)<br />

Tossico (T)<br />

Molto tossico (T+)<br />

Nocivo (Xn)<br />

Pericoloso<br />

per l’ambiente (N)<br />

Sensibilizzanti<br />

Cancerogeni<br />

Mutageni<br />

Tossici per il ciclo<br />

riproduttivo<br />

lavoro sicuro<br />

A contatto con l’aria a temperatura normale, senza<br />

ulteriore apporto di energia, può riscaldarsi e infiammarsi.<br />

Allo stato solido può facilmente infiammarsi per rapida<br />

azione di una sorgente di accensione e continuare a<br />

bruciare o a consumarsi anche dopo l’allontanamento<br />

della sorgente di accensione. Allo stato liquido ha punto<br />

di <strong>infiammabili</strong>tà inferiore a 21°C. Allo stato gassoso si<br />

infiamma a contatto con l’aria a pressione normale,<br />

ovvero: a contatto con l’acqua umida sprigiona gas<br />

facilmente infiammabile in quantità pericolose.<br />

Può esplodere per effetto della fiamma o che è sensibile<br />

agli urti e agli attriti più del dinitrobenzene.<br />

A contatto con i tessuti vivi, può esercitare su di essi<br />

un’azione distruttiva.<br />

A contatto con altre sostanze, soprattutto se <strong>infiammabili</strong>,<br />

provoca una forte reazione esotermica.<br />

Pur non essendo corrosivo, può produrre al contatto<br />

immediato, prolungato o ripetuto con la pelle e le<br />

mucose una reazione infiammatoria.<br />

Per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea può<br />

comportare rischi gravi, acuti o cronici, o anche la<br />

morte.<br />

Per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea può<br />

comportare rischi di gravità limitata.<br />

Può essere nocivo per gli ecosistemi, lo strato di ozono<br />

e l’ambiente in generale.<br />

Sostanze o preparati che, in caso di inalazione, ingestione<br />

o penetrazione cutanea, possono dar luogo a una<br />

reazione di ipersensibilizzazione per cui una successiva<br />

esposizione alla sostanza o al preparato produce effetti<br />

nefasti caratteristici.<br />

Sostanze o preparati che, in caso di inalazione, ingestione<br />

o penetrazione cutanea, possono provocare il cancro o<br />

aumentarne la frequenza.<br />

Sostanze o preparati che, in caso di inalazione, ingestione<br />

o penetrazione cutanea, possono produrre difetti genetici<br />

o ereditari o aumentarne la frequenza.<br />

Sostanze o preparati che, in caso di inalazione, ingestione<br />

o penetrazione cutanea, possono provocare, o rendere<br />

più frequenti, effetti nocivi non ereditari nella prole o<br />

danni a carico della funzione o delle capacità riproduttive<br />

maschili e femminili.<br />

ð Conservare i prodotti in un locale ben ventilato.<br />

ð Non utilizzarli mai vicino a una fonte di calore, a una<br />

superficie calda, in prossimità di scintille o di fiamma<br />

non protetta.<br />

ð Non fumare!<br />

ð Evitare il surriscaldamento, gli urti; proteggere dai<br />

raggi solari. Non conservarlo mai vicino a fonti di<br />

calore, lampade, radiatori.<br />

ð Divieto assoluto di fumare!<br />

ð Conservare i prodotti nell’imballo originale perfettamente<br />

chiusi.<br />

ð Proteggere gli occhi, la pelle ecc. contro gli schizzi:<br />

fare attenzione quando si travasa o si versa il<br />

prodotto.<br />

ð Non indossare indumenti di nylon e tenere sempre a<br />

portata di mano un estintore durante il periodo di<br />

utilizzazione di prodotti <strong>infiammabili</strong>. Conservare i prodotti<br />

<strong>infiammabili</strong> (F) lontano da quelli comburenti (O).<br />

ð Utilizzare sempre occhiali e guanti protettivi.<br />

ð L’igiene è fondamentale: dopo l’uso lavarsi perfettamente<br />

la faccia e le mani. Come intervento di<br />

emergenza, è efficace la risciacquatura abbondante<br />

per 10 minuti. I prodotti corrosivi sotto forma di<br />

aerosol sono particolarmente pericolosi.<br />

ð Per evitare qualsiasi contatto con la pelle, utilizzare i<br />

mezzi di protezione: guanti, maschera, tuta ecc.<br />

ð Osservare le norme igieniche: lavarsi le mani, non<br />

mangiare o fumare durante il lavoro.<br />

ð Eliminare il prodotto o i residui analogamente ai<br />

rifiuti pericolosi.<br />

ð Evitare la contaminazione dell’ambiente con uno<br />

stoccaggio adeguato.<br />

ð Per evitare qualsiasi contatto con la pelle, utilizzare i<br />

mezzi di protezione: guanti, maschera, tuta, ecc.<br />

ð Osservare le norme igieniche: lavarsi le mani, non<br />

mangiare o fumare durante il lavoro.<br />

63


PROCESSI E SISTEMI•LIQUIDI INFIAMMABILI<br />

TABELLA2<br />

DISPOSIZIONISIGNIFICATIVEDIPREVENZIONEINCENDINELL’AMBITO<br />

DELLAGESTIONEDEILIQUIDIINFIAMMABILI<br />

Norma Titolo Contenuto<br />

D.M.<br />

«Determinazione delle attività soggette alle visite I depositi e le industrie pericolose soggette alle visite e ai controlli di<br />

27 settembre 1965 di prevenzione incendi»<br />

prevenzione incendi, nonché la periodicità di conduzione delle visite.<br />

D.M.<br />

16 febbraio 1982<br />

«Modificazioni del DM 27 settembre 1965,<br />

concernente la determinazione delle attività<br />

soggette alle visite di prevenzione incendi»<br />

Individua le 97 attività soggette al controllo da parte dei Vigili del Fuoco<br />

e ne stabilisce la periodicità.<br />

D.M.<br />

10 marzo 1998<br />

«Criteri generali di sicurezza antincendio e per<br />

la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro»<br />

Fissa i criteri per la valutazione dei rischi di incendio nei luoghi di lavoro e<br />

individua le misure di prevenzione e di protezione antincendio da porre in<br />

atto per soddisfare quanto richiesto dal D.Lgs. n. 626/1994.<br />

D.M.<br />

20 ottobre 1998<br />

«Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di<br />

sicurezza relativi ai depositi di <strong>liquidi</strong> facilmente<br />

<strong>infiammabili</strong> e/o tossici»<br />

Fissa i criteri e le metodologie per le analisi e le valutazioni del contenuto delle<br />

“Notifiche” e delle “Dichiarazioni” relative ai depositi di <strong>liquidi</strong> facilmente<br />

<strong>infiammabili</strong> e/otossici (industrie a rischio di incidenti rilevanti).<br />

Fissa i criteri di sicurezza per la progettazione, la costruzione,<br />

l’installazione e l’esercizio dei depositi di soluzioni idroalcoliche di alcole<br />

etilico, tenendo presente i seguenti obiettivi:<br />

D.M.<br />

18 maggio 1995<br />

«Regola tecnica di prevenzione incendi per la<br />

progettazione, costruzione ed esercizio dei depositi<br />

di soluzioni idroalcoliche»<br />

«Approvazione della regola tecnica di prevenzione<br />

l limitare il rischio dell’insorgere di un incendio;<br />

l consentire l’allontanamento del personale dalla zona di deposito<br />

eventualmente colpita dall’incendio;<br />

l evitare la propagazione dell’incendio all’esterno dell’unità di deposito<br />

o della zona interessata;<br />

l evitare la dispersione dell’eventuale prodotto fuoriuscito dai contenitori;<br />

l consentire un agevole intervento dei soccorritori.<br />

incendi per l’installazione e l’esercizio di depositi di<br />

D.M.<br />

gasolio per autotrazione a uso privato, di capacità<br />

12 settembre 2003 geometrica non superiore a 9 m3 Disciplina l’installazione e l’esercizio di depositi di gasolio per autotrazione,<br />

a uso privato, di capacità geometrica complessiva non superiore a 9<br />

, in contenitori­ m<br />

distributori rimovibili per il rifornimento di automezzi<br />

destinati all’attività di autotrasporto»<br />

3 , in contenitori­distributori rimovibili per il rifornimento di automezzi<br />

destinati all’attività di autotrasporto.<br />

PROBABILITÁ<br />

TABELLA3<br />

MATRICEPERLADETERMINAZIONEDELLIVELLODIRISCHIOASSOCIATO<br />

ALL’IMPIEGODILIQUIDIINFIAMMABILIECOMBUSTIBILI<br />

MOLTO PROBABILE<br />

Potrebbe succedere<br />

frequentemente<br />

PROBABILE<br />

Potrebbe succedere<br />

occasionalmente<br />

IMPROBABILE<br />

Potrebbe succedere,<br />

ma raramente<br />

Morte/disabilità<br />

o malattia permanente<br />

Danno ambientale<br />

catastrofico<br />

CONSEGUENZA/DANNO<br />

Malattia a lungo termine<br />

o serio infortunio<br />

Danno ambientale<br />

esteso/a lungo termine<br />

Sorveglianza medica<br />

e diversi giorni<br />

di assenza dal lavoro<br />

Danno ambientale<br />

esteso/a breve termine<br />

Primo soccorso/nessuna<br />

assenza dal lavoro<br />

Danno ambientale<br />

minimo/localizzato<br />

ALTO ALTO ALTO MEDIO<br />

ALTO ALTO MEDIO MEDIO<br />

ALTO MEDIO MEDIO BASSO<br />

MOLTO IMPROBABILE<br />

Potrebbe succedere,<br />

ma probabilmente non<br />

succederà mai<br />

MEDIO MEDIO<br />

LIVELLO DI RISCHIO<br />

BASSO BASSO<br />

ALTO RISCHIO ALTO (intraprendere immediate azioni correttive)<br />

MEDIO RISCHIO MEDIO (intraprendere azioni correttive al più presto possibile)<br />

BASSO RISCHIO BASSO (monitorare il rischio e intraprendere azioni se necessario)<br />

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PROCESSI E SISTEMI•LIQUIDI INFIAMMABILI<br />

MONITORARE E RIVEDERE<br />

Monitorare l’efficacia<br />

di tutte le fasi per assicurare<br />

che tutti i rischi siano<br />

adeguatamente gestiti.<br />

lavoro sicuro<br />

SCHEMA1<br />

PROCESSOGESTIONALEDIVALUTAZIONEDELRISCHIO<br />

IDENTIFICARE I RISCHI<br />

Identificare dove, quando, perché e come potrebbero svilupparsi nel sito eventi tali<br />

da causare un possibile rischio di danno alle persone, alla proprietà e all’ambiente.<br />

5<br />

1<br />

GESTIONE<br />

DEL RISCHIO<br />

4 3<br />

TRATTARE I RISCHI<br />

Sviluppare strategie o piani di azioni per minimizzare il livello di<br />

rischio all’interno del sito, per limitare o azzerare le potenziali<br />

conseguenze di danno alle persone, alla proprietà e all’ambiente.<br />

2<br />

ANALIZZARE I RISCHI<br />

Identificare e valutare<br />

i controlli esistenti.<br />

Considerare le conseguenze<br />

e le probabilità di determinare<br />

differenti livelli di rischio.<br />

VALUTARE I RISCHI<br />

Valutare l’adozione di ulteriori misure preventive<br />

al fine di eliminare o di ridurre i rischi presenti a<br />

un livello accettabile.<br />

FIGURA1<br />

ESEMPIDIMISUREPREVENTIVEEPROTETTIVENELL’AMBITO<br />

DELLAGESTIONEDEILIQUIDIINFIAMMABILIECOMBUSTIBILI<br />

a. Armadio di sicurezza b. Impianto sprinkler c. Sprinkler<br />

d. Sistemi di contenimento di serbatoi di<br />

stoccaggio<br />

e. Ventilazione di locali di stoccaggio.<br />

Fuori terra: ventilazione naturale. Interrati:<br />

ventilazione artificiale<br />

f. Protezione dei recipienti contro influssi<br />

termici eccessivi<br />

65


TABELLA4<br />

INDIVIDUAZIONEEVALUTAZIONERISCHI–LIQUIDIINFIAMMABILI<br />

ECOMBUSTIBILI<br />

Misure di tutela esistenti Ulteriori misure<br />

NOTE<br />

Livello di rischio<br />

Sorveglianza sanitaria<br />

Procedure<br />

Informazione<br />

Fattori<br />

di rischio<br />

Misure<br />

di protezione<br />

Misure<br />

di prevenzione<br />

PERICOLI (Salute/<br />

Ambiente/Proprietà)<br />

ATTIVITÀ/<br />

STRUTTURA/<br />

SOSTANZA<br />

BASSO<br />

­<br />

l IO XX<br />

Sicurezza accessoimpianto<br />

l Informativa<br />

autotrasportatori<br />

l Kit per gli<br />

sversamenti<br />

l Spegnere il motore<br />

durante le<br />

operazioni<br />

l Segnaletica specifica<br />

l Emissioni nocive<br />

l Perdite di combustibile<br />

l Salute<br />

l Ambiente<br />

Automezzi in ingresso<br />

per le operazioni<br />

di caricoscarico<br />

merci<br />

Livello di rischio<br />

accettabile.<br />

Nessuna ulteriore<br />

azione da<br />

intraprendere<br />

per ridurre il rischio<br />

MEDIO<br />

l Spegnere il motore<br />

durante le<br />

operazioni<br />

l Segnaletica specifica<br />

di non fumare<br />

l Salute<br />

l Proprietà<br />

l Ambiente<br />

Operazioni di rifornimento<br />

di<br />

combustibile ai<br />

veicoli aziendali<br />

PROCESSI E SISTEMI•LIQUIDI INFIAMMABILI<br />

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­<br />

l IO XX<br />

Manutenzione<br />

impianto erogazione<br />

l IO XX<br />

Evacuazione<br />

l DPI<br />

l Incendio<br />

l Estintori<br />

l Idranti<br />

l Incendio<br />

BASSO<br />

­<br />

l IO XX<br />

Prodotti chimici<br />

l DPI<br />

l Incendio<br />

l DPI (mascherina,<br />

guanti)<br />

l Estintori<br />

l Idranti<br />

l Cappe/sistemi<br />

di aspirazione<br />

l Armadi di sicurezza<br />

per lo<br />

stoccaggio dei<br />

prodotti<br />

l Inalazione vapori<br />

l Incendio<br />

l Salute<br />

l Proprietà<br />

Analisi di laboratorio<br />

BASSO<br />

­<br />

l IO XX<br />

Prodotti chimici<br />

l DPI<br />

l Incendio<br />

l Estintori<br />

l Idranti<br />

l Stoccaggio in<br />

luogo idoneo<br />

ad accesso controllato<br />

l Incendio<br />

l Proprietà<br />

l Ambiente<br />

Stoccaggio gasolio<br />

per gruppo<br />

elettrogeno<br />

Acquisto armadi<br />

di sicurezza per<br />

lo stoccaggio<br />

ALTO<br />

­<br />

l IO XX<br />

Prodotti chimici<br />

l DPI<br />

l Incendio<br />

l Estintori<br />

a CO2<br />

l Incendio<br />

l Salute<br />

l Proprietà<br />

l Ambiente<br />

Stoccaggio<br />

inchiostri


PROCESSI E SISTEMI•LIQUIDI INFIAMMABILI<br />

Controlli antincendio:<br />

lavoro sicuro<br />

TABELLA5<br />

BUONEPRATICHEPERLAGESTIONEDEILIQUIDI<br />

INFIAMMABILIECOMBUSTIBILI<br />

REQUISITO BUONA PRATICA<br />

Controllo sorgenti di ignizione:<br />

Gestione dei materiali pericolosi:<br />

Gestione dei rifiuti:<br />

Stoccaggio di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong>:<br />

Attrezzature:<br />

Sistemi elettrici:<br />

Controllo dell’elettricità statica:<br />

Sistemi di ventilazione:<br />

Drenaggio e contenimento:<br />

il sito deve essere conforme ai requisiti antincendio previsti per le attività svolte.<br />

Tra questi sono applicabili, alle attività svolte, relativamente allo stoccaggio e alla<br />

manipolazione di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong>:<br />

l il rispetto dei carichi di incendio contenuti all’interno del certificato di prevenzione<br />

incendi (CPI), riducendo o evitando lo stoccaggio di materiali di imballaggio in prossimità<br />

delle aree/locali di stoccaggio e di manipolazione;<br />

l il controllo periodico dei sistemi e delle attrezzature antincendio;<br />

l l’addestramento periodico del personale.<br />

l immagazzinare e usare <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> nelle aree designate, costruite ed equipaggiate<br />

con <strong>impianti</strong> e attrezzature adeguatamente classificate;<br />

l non manipolare <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> all’esterno di sistemi chiusi in presenza di fiamme<br />

libere o di altre sorgenti di ignizione;<br />

l tenere i contenitori di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> o di rifiuti <strong>infiammabili</strong> chiusi quando non<br />

impiegati;<br />

l pulire immediatamente perdite di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> e controllare lo sviluppo dei vapori<br />

per evitare potenziali scintille dalle sorgenti di ignizione;<br />

l proibire o limitare le attività con lavori a caldo entro 10 metri dalle aree di stoccaggio e di<br />

manipolazione di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong>.<br />

l elaborare procedure e specifiche istruzioni relativamente alla gestione dei materiali<br />

pericolosi, incluse le operazioni di stoccaggio e di manipolazione e quelle di carico e<br />

scarico dei serbatoi;<br />

l addestrare periodicamente il personale;<br />

l elaborare procedure e specifiche istruzioni per prevenire e controllare sversamenti<br />

accidentali e il trasporto di sostanze pericolose.<br />

l depositare i rifiuti in contenitori idonei opportunamente etichettati;<br />

l elaborare procedure e specifiche istruzioni per prevenire e controllare sversamenti<br />

accidentali e il trasporto di rifiuti pericolosi.<br />

l immagazzinare piccole quantità di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> quali prodotti chimici di manutenzione,<br />

inchiostri e solventi, reagenti di laboratorio, in appositi armadi di sicurezza;<br />

l contrassegnare ed etichettare le zone e i locali di stoccaggio con idonea cartellonistica di<br />

pericolo e di divieto;<br />

l l’immagazzinaggio di rilevanti quantità di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> deve soddisfare i requisiti<br />

legislativi previsti come, per esempio, sistemi di separazione da altri locali e sistema<br />

interno di rivelazione per la presenza di vapori, sistema di estrazione antideflagrante in<br />

caso di emergenza.<br />

l tutte le attrezzature motorizzate, come carrelli elevatori e macchine lavapavimenti,<br />

devono essere classificate per l’impiego in aree dove sono presenti vapori <strong>infiammabili</strong><br />

nelle normali condizioni;<br />

l analisi di corrosione di tubazioni, pompe e <strong>impianti</strong> di processo/sevizio;<br />

l frequente manutenzione e verifica di tutti i dispositivi automatici di sicurezza sulle<br />

apparecchiature di processo e di servizio.<br />

l tutti i sistemi elettrici devono essere adeguatamente classificati e manutenuti conformemente<br />

ai requisiti legislativi previsti;<br />

l analisi termografiche da effettuare sulle apparecchiature elettriche e su specifici sistemi di<br />

processo soggetti a usura/surriscaldamento.<br />

tutte le attrezzature metalliche, come serbatoi, tubazioni ecc., devono essere elettricamente<br />

collegate a terra, per prevenire l’accumulo di elettricità statica.<br />

prevedere l’installazione di sistemi meccanici di ventilazione per le aree dove sono<br />

immagazzinati e manipolati <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong>;<br />

ubicare i canali degli sbocchi di ventilazione in modo che l’aria di scarico possa essere<br />

espulsa senza creare problemi.<br />

adeguati sistemi di drenaggio e contenimento devono essere previsti per rimuovere e<br />

contenere sversamenti accidentali di <strong>liquidi</strong> <strong>infiammabili</strong> e dell’acqua fuoriuscita dai sistemi di<br />

protezione eventualmente presenti (sprinklers ecc.).<br />

67


SALUTE<br />

AMBIENTE<br />

PROPRIETÀ<br />

SPANDIMENTI<br />

INCENDIO<br />

TABELLA6<br />

IMPIEGODILIQUIDIINFIAMMABILI<br />

PROCESSI E SISTEMI•LIQUIDI INFIAMMABILI<br />

Pericoli – fattori di rischio Istruzioni di protezione e di sicurezza<br />

Facilmente/<br />

estremamente<br />

infiammabile<br />

Emissioni<br />

da incendi<br />

Pericolo<br />

di incendio<br />

Irritante/<br />

nocivo<br />

Etichettatura<br />

per trasporto<br />

materiali<br />

Blocco<br />

dell’attività<br />

GESTIONE DELLE EMERGENZE<br />

l segnalare ogni situazione anomala<br />

come perdite di <strong>liquidi</strong> da automezzi,<br />

serbatoi, contenitori, alla Squadra di<br />

Emergenza sversamenti accidentali;<br />

l bloccare le perdite se non sussiste<br />

pericolo, cercando possibilmente di<br />

arginare e di raccogliere la sostanza<br />

fuoriuscita con i mezzi disponibili in<br />

dotazione o presenti sul luogo.<br />

l nei limiti della propria incolumità<br />

personale e con l’aiuto di qualcuno,<br />

adoperarsi per contenere o limitare i<br />

danni;<br />

l radunare la squadra di emergenza<br />

per predisporre l’intervento di spegnimento.<br />

MANIPOLAZIONE<br />

STOCCAGGIO<br />

CONTROLLO DELL’ESPOSIZIONE/<br />

PROTEZIONE PERSONALE<br />

l leggere le istruzioni riportate sull’etichetta e<br />

sulla scheda di sicurezza specifica;<br />

l assicurarsi che sia garantita una adeguata<br />

ventilazione;<br />

l indossare i necessari dispositivi di protezione<br />

individuale;<br />

l mantenere i prodotti lontano da fonti di<br />

calore o sorgenti di ignizione;<br />

l accertarsi della disponibilità dei mezzi di<br />

estinzione;<br />

l manipolare i prodotti in piccole quantità se<br />

possibile;<br />

l chiudere ermeticamente i recipienti.<br />

l assicurarsi che i contenitori di prodotti siano<br />

adeguatamente immagazzinati;<br />

l contrassegnare i locali di stoccaggio con la<br />

specifica segnaletica;<br />

l stoccare i prodotti solamente in contenitori<br />

approvati;<br />

l tenere lontano qualsiasi materiale incompatibile;<br />

l proteggere i contenitori contro danneggiamenti<br />

fisici;<br />

l accertarsi del collegamento a terra dei contenitori<br />

metallici.<br />

l eseguire periodicamente i controlli pianificati<br />

(concentrazione di esposizione alle sostanze<br />

utilizzate, dispositivi di rilevazione, sistemi di<br />

contenimento, efficacia DPI ecc.);<br />

l evitare la vicinanza o l’esposizione diretta dei<br />

prodotti con sorgenti di calore;<br />

l effettuare i travasi in locali adeguatamente<br />

ventilati o sotto cappa;<br />

l maneggiare con cura i contenitori;<br />

l accertarsi della presenza dei dispositivi di<br />

emergenza.<br />

Figure 1.e e 1.f sono estratte dal documento SUVA, Lista di controllo. Stoccaggio di <strong>liquidi</strong> facilmente<br />

<strong>infiammabili</strong>. Codice 67071.i.<br />

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Oggetto di ricerche<br />

approfondite,<br />

la lotta agli incendi<br />

ha da sempre una<br />

importanza rilevante<br />

sia per il comparto<br />

civile sia industriale.<br />

Oltre che dalla<br />

progettazione e dalla<br />

ricerca di nuove<br />

tecniche, i mezzi<br />

e i sistemi<br />

antincendio sono<br />

caratterizzati anche<br />

da altri aspetti molto<br />

importanti, quali la<br />

movimentazione<br />

di estintori<br />

e di bombole di gas<br />

impiegate nei sistemi<br />

fissi di estinzione,<br />

per il cui trasporto<br />

su strada è<br />

necessario rispettare<br />

le disposizioni<br />

specificate<br />

nell’accordo ADR.<br />

PROCESSI E SISTEMI•TRASPORTO ESTINTORI<br />

Estintori e bombole<br />

Gas utilizzati per l’antincendio:<br />

il trasporto su strada in sicurezza<br />

n di Marco Albanese, responsabile Ufficio Salute, Sicurezza e<br />

Ambiente - Rimessaggio del Tirreno S.r.l.<br />

In tutti i Paesi sviluppati, la lotta contro gli incendi<br />

continua a essere oggetto di ricerche approfondite, in<br />

quanto ha assunto, in ambito sia civile sia industriale, una<br />

rilevanza di primaria importanza e in costante aumento.<br />

Per questa ragione particolare attenzione è rivolta alla<br />

progettazione dei sistemi, delle attrezzature, dei componenti<br />

e delle sostanze utilizzate in questo comparto. Allo<br />

stesso modo sono studiate e sperimentate nuove tecniche<br />

di installazione e di manutenzione per garantire nel tempo<br />

la maggiore efficienza delle diverse apparecchiature.<br />

Tuttavia, la vita dei mezzi e dei sistemi<br />

per la lotta contro gli incendi<br />

è caratterizzata anche da altri<br />

aspetti rilevanti come la movimentazione<br />

e il trasporto dei vari componenti<br />

e degli agenti estinguenti<br />

impiegati. In effetti, nel comparto<br />

antincendio, vi è un notevole impiego<br />

di gas la cui movimentazione<br />

riveste un ruolo molto importante.<br />

Prevalentemente si tratta di aspetti<br />

legati al trasporto degli estintori<br />

d’incendio e a quello delle bombole<br />

contenenti gas utilizzati nei sistemi<br />

fissi di estinzione incendi (si veda la<br />

figura 1). Di fatto, per le fasi relative<br />

alla loro movimentazione, è necessario<br />

rispettare le norme inerenti<br />

all’autotrasporto di cose (codice<br />

civile, codice della strada,<br />

norme sul trasporto stradale nazionale<br />

e internazionale, direttive e<br />

regolamenti comunitari ecc.) e<br />

quelle definite dall’accordo ADR<br />

che regola il trasporto di merci pericolose<br />

su strada.<br />

Accordo ADR<br />

Le norme definite dall’accordo ADR<br />

(Accord Dangereuses Route) hanno<br />

disciplinato:<br />

l la classificazione delle sostanze<br />

pericolose in riferimento al trasporto<br />

su strada;<br />

l la determinazione e la classificazione<br />

come pericolose delle singole<br />

sostanze;<br />

l le condizioni e le caratteristiche<br />

dell’imballaggio e dei contenitori;<br />

l le caratteristiche costruttive e gli<br />

equipaggiamenti dei veicoli adibiti<br />

al trasporto di merci pericolose;<br />

l i documenti di viaggio;<br />

l i requisiti dei soggetti coinvolti<br />

nelle operazioni di trasporto (conducenti)<br />

e di movimentazione.<br />

Per quanto concerne l’aspetto pratico<br />

è possibile riassumere che, ai<br />

sensi delle norme definite dall’accordo<br />

ADR per il trasporto delle merci<br />

pericolose, è necessario adempiere<br />

agli obblighi che riguardano:<br />

l la documentazione per il trasporto;<br />

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PROCESSI E SISTEMI•TRASPORTO ESTINTORI<br />

l le disposizioni da impartire al conducente<br />

e la loro formazione;<br />

l i dispositivi di protezione che devono<br />

essere utilizzati;<br />

l gli equipaggiamenti dei veicoli;<br />

l la preparazione e l’etichettatura<br />

delle merci.<br />

È opportuno ricordare che l’accordo<br />

ADR ha previsto specifici casi di esenzione<br />

dal rispetto delle norme in esso<br />

contenute. Queste esenzioni possono<br />

essere di tipo parziale o totale.<br />

Bombole di gas compressi<br />

e liquefatti<br />

Tra le merci pericolose soggette all’accordo<br />

ADR rientrano anche alcuni<br />

gas il cui impiego è molto diffuso<br />

nel comparto dell’antincendio. In<br />

effetti, il trasporto di sostanze come<br />

il biossido di carbonio, l’azoto<br />

compresso, l’aria compressa e le numerose<br />

miscele di gas adottate nell’antincendio<br />

rientra nel campo di<br />

applicazione dell’ADR e, pertanto,<br />

è indispensabile attenersi alle norme<br />

in esso contenute. Secondo questo<br />

accordo le sostanze pericolose<br />

sono identificate attraverso un codice<br />

di classificazione, una classe di<br />

pericolo, un codice ONU e la relativa<br />

denominazione (si veda la tabella<br />

1). In particolare, i gas e gli oggetti<br />

contenenti gas utilizzanti per la lotta<br />

contro gli incendi rientrano tra<br />

quelli della classe di pericolo 2,<br />

classificati:<br />

l 1 A, «gas compressi asfissianti»;<br />

l 2 A, «gas liquefatti asfissianti»;<br />

l 6 A, «oggetti contenenti gas asfissianti»<br />

(si veda la tabella 2).<br />

Disposizioni per il trasporto<br />

di gas antincendio<br />

Per quanto concerne le prescrizioni<br />

previste per il trasporto di gas classificati<br />

1 A o 2 A, la normativa ADR ha<br />

previsto le specifiche prescrizioni<br />

per i documenti di trasporto, per<br />

l’etichettatura delle merci trasportate,<br />

per i veicoli, per la sorveglianza,<br />

per la movimentazione, per i do-<br />

lavoro sicuro<br />

5 Figura 1 – Esempio di applicazione del<br />

biossido di carbonio. Impianto fisso di<br />

estinzioni incendi per sala macchine<br />

cumenti del conducente, per gli<br />

equipaggiamenti e per le istruzioni<br />

scritte di sicurezza (si veda la tabella<br />

4).<br />

In merito al documento di trasporto,<br />

le disposizioni ADR hanno previsto<br />

che, per ogni trasporto, deve essere<br />

emesso un documento recante,<br />

oltre alle informazioni richieste dalla<br />

legislazione vigente in materia di<br />

trasporto di cose (nome e indirizzo<br />

dello speditore e del destinatario<br />

ecc.), alcune informazioni, quali:<br />

l codice ONU (preceduto dalle lettere<br />

“UN”);<br />

l denominazione;<br />

l sigla ADR;<br />

l modello dell’etichetta sui colli;<br />

l quantità (massa netta in kg o in<br />

litri);<br />

l numero dei colli.<br />

Per quanto concerne l’etichettatura,<br />

invece, è previsto che ogni recipiente<br />

(bombola nel caso dei gas impiegati<br />

nell’antincendio) contenente<br />

gas 1 A e 2 A deve recare,<br />

sull’ogiva, una etichetta verde con il<br />

simbolo di una bombola nera o bianca<br />

(si veda la figura 2).<br />

Secondo l’accordo ADR, le unità<br />

adibite al trasporto di gas in classe<br />

di pericolo 2 non necessitano di sorveglianza<br />

durante la sosta ma devono<br />

essere opportunamente aerati e<br />

provvisti di:<br />

l un ceppo di dimensioni adeguate<br />

alla massa del veicolo e al diametro<br />

delle ruote;<br />

l due segnali di avvertimento autoportanti<br />

(come coni o triangoli riflettenti<br />

o luci lampeggianti arancione,<br />

indipendenti dall’installazione<br />

elettrica del veicolo);<br />

l estintori portatili d’incendio (si<br />

veda la tabella 3).<br />

Inoltre, ogni unità dedicata al trasporto<br />

di merci pericolose deve essere<br />

segnalata con due pannelli colore<br />

arancio 40 X 30 cm (o 12 X 30<br />

cm, se le caratteristiche costruttive<br />

del veicolo lo richiedono) posti anteriormente<br />

e posteriormente.<br />

Per quanto concerne il posiziona-<br />

TABELLA1<br />

ESEMPIOIDENTIFICAZIONEMERCEPERICOLOSA<br />

Dati per l’identificazione Esempi<br />

denominazione Biossido di carbonio Azoto compresso<br />

codice ONU UN 1013 UN 1066<br />

codice di classificazione 2 A 1 A<br />

classe di pericolo 2 2<br />

71


Codice di<br />

classificazione<br />

1 A<br />

Gas compressi<br />

asfissianti<br />

2 A Gas<br />

liquefatti<br />

asfissianti<br />

PROCESSI E SISTEMI•TRASPORTO ESTINTORI<br />

TABELLA2<br />

GASCLASSIFICATISECONDOADRINCLASSE2–1A,2A<br />

Codice<br />

ONU<br />

Denominazione e descrizione e gruppo di identificazione<br />

1002 ARIA COMPRESSA<br />

1006 ARGO COMPRESSO<br />

1046 ELIO COMPRESSO<br />

1056 CRIPTO COMPRESSO<br />

1065 NEON COMPRESSO<br />

1066 AZOTO COMPRESSO<br />

1979 GAS RARI IN MISCELA COMPRESSA<br />

1980 GAS RARI E OSSIGENO IN MISCELA COMPRESSA<br />

1981 GAS RARI E AZOTO IN MISCELA COMPRESSA<br />

1982<br />

ETRAFLUOROMETANO, COMPRESSO (GAS REFRIGERANTE R 14, COMPRESSO) T2036<br />

XENO COMPRESSO<br />

2193<br />

ESAFLUOROETANO COMPRESSO (GAS REFRIGERANTE COMPRESSO R 116) 1956 GAS<br />

COMPRESSO, N.A.S.<br />

1009 BROMOTRIFLUOROMETANO (GAS REFRIGERANTE R13B1)<br />

1013 BIOSSIDO DI CARBONIO<br />

1015 BIOSSIDO DI CARBONIO E PROTOSSIDO D’AZOTO IN MISCELA<br />

1018 CLORODIFLUOROMETANO (GAS REFRIGERANTE R22)<br />

1020 CLOROPENTAFLUOROETANO (GAS REFRIGERANTE R115)<br />

1021 1­CLORO­1,2,2,2TETRAFLUORO ErANO (GAS REFRIGERANTE R124)<br />

1022 CLOROTRIFLUOROMETANO (GAS REFRIGERANTE R13)<br />

1028 DICLORODIFLUOROMETANO (GAS REFRIGERANTE R12)<br />

1029 DICLOROFLUOROMETANO (GAS REFRIGERANTE R21)<br />

1058 GAS LIQUEFATTI non <strong>infiammabili</strong>, addizionati d’azoto, di biossido di carbonio o d’aria<br />

1080 esafluoruro di zolfo<br />

1858 ESAFLUOROPROPILENE (GAS REFRIGERANTE R1216)<br />

1952<br />

OSSIDO D’ETILENE E BIOSSIDO DI CARBONIO IN MISCELA, contenente al massimo i1 9%<br />

d’ossido d’etilene<br />

1958 1, 2dicloro­1, 1, 2, 2tetrafluoro­etano (GAS REFRIGERANTE R114)<br />

1973<br />

clorodifluoroMErANO E CLOROPENTAFLUOROETANO IN MISCELA con punto d’ebollizione<br />

fissato, contenente all’incirca il 49% di clorodifluorometano (GAS REFRIGERANTE R502)<br />

1974 bromoclorodifluorometano (GAS REFRIGERANTE R12B1)<br />

1976 OTTOFLUOROCICLOBUTANO (GAS REFRIGERANTE RC318)<br />

1983 1CLORO­2,2,2TRIFLUORO­ETANO (GAS REFRIGERANTE R133a)<br />

1984 TRIFLUOROMETANO (GAS REFRIGERANTE R23) – (FE13)<br />

2422 2­OTTAFLUOROBUTENE (GAS REFRIGERANTE R1318) 2. A<br />

2599<br />

CLOROTRIFLUOROMETANO E TRIFLUOROMETANO IN MISCELA AZEOTROPICA, contenente<br />

all’incirca il 60% di clorotrifluorometano (GAS REFRIGERANTE R503)<br />

2424 OTTAFLUOROPROPANO (GAS REFRIGERANTE R218)<br />

2602<br />

DICLORODIFLUOROMETANO e 1, 1 DIFLUORO­ETANO in miscela AZEOTROPICA contenente<br />

all’incirca il 74% di DICLORODIFLUOROMETANO (GAS REFRIGERANTE R500)<br />

3070<br />

ossido di etilene E DICLORODIFLUOROMETANO IN MISCELA, contenente al massimo il 12,5%<br />

d’ossido di etilene<br />

3159 1,1,1,2TETRAFLUORO­ETANO (GAS REFRIGERANTE R134a)<br />

3220 PENTAFLUOROETANO (GAS REFRIGERANTE R125)<br />

3296 EPTAFLUOROPROPANO (GAS REFRIGERANTE R227)<br />

3297<br />

OSSIDO DI ETILENE E CLOROTETRAFLUOROETANO IN MISCELA, contenente al massimo<br />

1’8,8% di ossido di etilene<br />

OSSIDO DI ETILENE E PENTAFLUOROETANO IN MISCELA con al massimo i17,9% di ossido di<br />

3298 etilene 3299 OSSIDO DI ETILENE E TETRAFLUOROETANO IN MISCELA con al massimo il 5,6%<br />

di ossido di etilene<br />

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PROCESSI E SISTEMI•TRASPORTO ESTINTORI<br />

2 A Gas<br />

liquefatti<br />

asfissianti<br />

6 A<br />

Oggetti<br />

contenenti<br />

gas sotto<br />

pressione<br />

mento delle merci, è previsto che i<br />

recipienti debbano essere stivati in<br />

modo da evitare il ribaltamento e la<br />

caduta. In effetti, per la movimentazione<br />

dei gas, è indispensabile garantire<br />

che le bombole siano coricate<br />

nel senso longitudinale o trasversale<br />

del veicolo. Tuttavia, le bombole<br />

adiacenti alla parete trasversale devono<br />

essere posizionate trasversalmente.<br />

Le bombole distese devono<br />

essere fissate in modo che non vi sia<br />

alcuno spostamento. Qualora si possano<br />

adottare soluzioni che eliminino<br />

il pericolo di rovesciamento, le<br />

bombole trasportate possono essere<br />

mantenute in posizione verticale.<br />

Equipaggio e istruzioni<br />

di sicurezza<br />

Per quanto concerne i conducenti e<br />

l’equipaggio dei veicoli, l’accordo<br />

ha previsto che per il trasporto di<br />

merci pericolose i conducenti siano<br />

in possesso del certificato di formazione<br />

professionale ADR (patentino<br />

ADR). Inoltre, ogni membro dell’equipaggio<br />

deve essere munito anche<br />

di una bandoliera o di un vestito<br />

fluorescente appropriato (simile a<br />

quello descritto nella norma europea<br />

EN 471), di una lampada portatile<br />

e dei necessari dispositivi di protezione<br />

individuale per rispettare le<br />

misure specificate nelle istruzioni<br />

scritte di sicurezza.<br />

Infatti, alla luce degli incidenti o<br />

delle eventuali emergenze che possono<br />

verificarsi durante il trasporto,<br />

devono essere fornite all’autista le<br />

specifiche istruzioni di sicurezza.<br />

Queste istruzioni devono contenere,<br />

lavoro sicuro<br />

3337 GAS REFRIGERANTE R 404A<br />

3338 GAS REFRIGERANTE R 407A<br />

3339 GAS REFRIGERANTE R 407B<br />

3340 GAS REFRIGERANTE R 407C<br />

1078 GAS FRIGORIFERO, N.A.S. quale una miscela di gas, indicata con “R”<br />

1044 ESTINTORI contenenti un gas compresso o liquefatto<br />

per ogni merce pericolosa trasportata<br />

(o per ogni gruppo di merci che<br />

presentano gli stessi pericoli ai quali<br />

la merce trasportata appartiene),<br />

alcune informazioni:<br />

l la denominazione della merce o<br />

del gruppo di merci, la classe e il<br />

numero di identificazione ONU o,<br />

per un gruppo di merci, i numeri di<br />

identificazione ONU delle materie<br />

alle quali queste consegne sono<br />

destinate o sono applicabili;<br />

l la natura del pericolo presentato<br />

da queste materie, come anche le<br />

misure che deve adottare il conducente,<br />

e i mezzi di protezione personali<br />

che questi deve utilizzare;<br />

l le misure di carattere generale da<br />

adottare come, per esempio, avvertire<br />

gli altri utenti della strada<br />

e i passanti e chiamare la polizia<br />

e/o i pompieri;<br />

l le misure supplementari per far<br />

fronte a delle perdite o a leggeri<br />

sversamenti, anche per evitare che<br />

gli stessi si aggravino, a condizione<br />

che nessuno corra dei rischi;<br />

l le misure speciali da considerare<br />

per i prodotti speciali, qualora ricorra<br />

il caso;<br />

l l’equipaggiamentonecessarioall’applicazione<br />

delle<br />

misure di ordine<br />

generale e,<br />

se ricorre il<br />

caso, delle mi-<br />

suresupplementari e/o<br />

speciali.<br />

Le istruzioni di<br />

sicurezza devono essere fornite dallo<br />

speditore al trasportatore in tempo<br />

utile per permettergli di predisporre<br />

tutte le misure necessarie e<br />

per assicurare che i lavoratori addetti<br />

le eseguano correttamente. A<br />

tal fine, è dovere del trasportatore<br />

verificare che i conducenti siano in<br />

grado di capire e di applicare correttamente<br />

queste istruzioni che devono<br />

essere di facile comprensione e<br />

scritte nella lingua del Paese di origine<br />

del trasporto, di transito e di<br />

destinazione, del cui contenuto è<br />

responsabile lo speditore (si veda la<br />

tabella 4).<br />

Le istruzioni devono essere conservate<br />

nella cabina del conducente ed<br />

essere facilmente individuate.<br />

Il caso in regime<br />

di applicazione totale<br />

Si consideri, come esempio, il caso<br />

di un trasporto di 30 bombole da 40<br />

litri riempite con azoto compresso.<br />

La massa di gas realmente trasportata<br />

è di 1.200 litri di gas compresso e,<br />

pertanto, il trasferimento dovrà avvenire<br />

in regime di applicazione to-<br />

5 Figura 2 – Contrassegno per bombola per gas 1A e 2A<br />

(bombola nera o bianca su fondo verde con una piccola<br />

cifra 2 nell’angolo inferiore)<br />

73


PROCESSI E SISTEMI•TRASPORTO ESTINTORI<br />

TABELLA3<br />

NUMERODIESTINTORINECESSARIINFUNZIONEDELLAMASSADELVEICOLO<br />

tale ADR, in quanto la quantità massima<br />

totale per unità di trasporto<br />

supera i 1.000 litri di gas compressi.<br />

Per questo trasporto il mittente deve<br />

produrre e consegnare, al trasportatore,<br />

il documento di trasporto<br />

contente le seguenti indicazioni:<br />

l nome e indirizzo dello speditore;<br />

l nome e indirizzo del destinatario<br />

l UN 1066 AZOTO COMPRESSO – 2.2;<br />

l litri 1.200 ADR;<br />

l numero dei colli 30.<br />

Il mittente deve necessariamente<br />

porre particolare attenzione al confezionamento<br />

della merce. In questo<br />

caso, dopo avere applicato su<br />

ogni bombola l’apposita etichetta<br />

(bombola nera su fondo verde con<br />

una piccola cifra 2 nell’angolo inferiore)<br />

e il codice UN 1066, deve adoperarsi<br />

per assicurare una alta stabilità<br />

alla merce. A tal fine, potrà scegliere<br />

di collocare i colli in una<br />

apposita gabbia di protezione (si ve-<br />

Unità di trasporto Estintori portatili d’incendio in dotazione<br />

Veicoli con massa inferiore o uguale a 3,5 tonnellate 2 estintori da kg 2<br />

Veicoli con massa superiore a 3,5 tonnellate e inferiore o uguale a 7,5 tonnellate<br />

Veicoli con massa superiore a 7,5 tonnellate<br />

da la figura 3) in modo da garantire<br />

la stabilità delle bombole e consentirne<br />

il trasporto in posizione verticale.<br />

Inoltre, il mittente deve fornire<br />

al conducente le avvertenze di<br />

sicurezza (si veda la tabella 5) e verificare<br />

che il conducente sia in possesso<br />

del certificato di formazione<br />

professionale ADR (patentino ADR).<br />

Infine, deve appurare che il veicolo<br />

sia idoneo al trasporto. Di fatto, deve<br />

essere controllato che l’unità<br />

adibita al trasporto sia opportunamente<br />

aerata e provvista dei necessari<br />

mezzi di sicurezza.<br />

Il trasportatore ha l’obbligo, invece,<br />

di ritirare dal mittente i documenti<br />

necessari per il trasporto, informare<br />

il mittente circa la presenza a bordo<br />

del veicolo di altre merci pericolose,<br />

chiedere le disposizioni per svolgere<br />

il trasporto in sicurezza, controllare<br />

gli imballaggi e avere in dotazione<br />

gli appropriati dispositivi di<br />

1 estintore da kg 2<br />

1 estintore da kg 6<br />

1 estintore da kg 2<br />

2 estintori da kg 6<br />

protezione individuale. Inoltre, il<br />

trasportatore ha il dovere di utilizzare<br />

un veicolo idoneo al trasporto<br />

in regime ADR, accessoriato con un<br />

ceppo di dimensioni adeguate alla<br />

massa del veicolo e al diametro delle<br />

ruote, due segnali di avvertimento<br />

autoportanti (come coni o triangoli<br />

riflettenti o luci lampeggianti<br />

arancione indipendenti dall’installazione<br />

elettrica del veicolo) e con<br />

estintori portatili d’incendio.<br />

Esenzioni<br />

L’accordo ADR ha previsto specifici<br />

casi di esenzione dal rispetto delle<br />

norme in esso contenute. In effetti,<br />

possono essere individuate due tipologie<br />

di esenzione, una totale e una<br />

parziale. La prima è relativa al trasporto<br />

di alcune merci imballate secondo<br />

specifiche modalità e in<br />

quantità limitate. In questi casi, il<br />

trasporto può avvenire senza osser-<br />

TABELLA4<br />

PRINCIPALIOBBLIGHIINREGIMEDIAPPLICAZIONETOTALE<br />

Obblighi del mittente Obblighi del trasportatore<br />

Produrre e consegnare al trasportatore il documento di<br />

trasporto<br />

Informare il mittente circa la presenza a bordo del veicolo di<br />

altre merci pericolose<br />

Apporre sugli imballi apposita etichetta e il codice ONU Chiedere le disposizioni per svolgere il trasporto in sicurezza<br />

Imballare la merce con casse o pallet confezionati in modo da<br />

assicurare alta stabilità alla merce<br />

Controllare gli imballaggi<br />

Fornire al conducente le avvertenze di sicurezza Ritirare dal mittente i documenti necessari per il trasporto<br />

Verificare che il conducente sia abilitato al trasporto di merci<br />

pericolose<br />

Verificare che il veicolo sia idoneo al trasporto<br />

Avere in dotazione gli appropriati dispositivi di protezione<br />

individuale<br />

Utilizzare un veicolo idoneo al trasporto in regime ADR e<br />

accessoriato con i necessari mezzi di sicurezza<br />

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5 Figura 3 – Gabbia di protezione delle<br />

bombole per il trasporto verticale<br />

vare le prescrizioni dettate dall’accordo<br />

ADR.<br />

In particolare, le disposizioni consentono<br />

di usufruire del regime di<br />

esenzione totale:<br />

l per il trasporto di merci pericolose<br />

effettuato da privati quando le<br />

stesse sono confezionate per la<br />

vendita al dettaglio e sono destinate<br />

a loro uso personale o domestico<br />

o alle loro attività ricreative<br />

o sportive;<br />

l per il trasporto di macchinari o di<br />

dispositivi che possono contenere<br />

delle merci pericolose nel loro interno<br />

o nei loro dispositivi operativi;<br />

l per il trasporto effettuato da imprese,<br />

in modo complementare<br />

alla loro attività principale, quali<br />

l’approvvigionamento di cantieri<br />

edilizi, di costruzioni civili, per<br />

lavori di misurazione, di riparazione<br />

e di manutenzione, in quantità<br />

non superiori a 450 litri per<br />

imballaggio (i trasporti effettuati<br />

da queste imprese per il loro approvvigionamento<br />

o la loro distribuzione<br />

esterna e interna non sono<br />

comprese, tuttavia, in questa<br />

esenzione);<br />

l per il trasporto effettuato da servizi<br />

d’intervento o sotto il loro controllo,<br />

in particolare da veicoli di<br />

lavoro sicuro<br />

75


Merce<br />

Pericoli<br />

Consigli di prudenza<br />

Protezione individuale<br />

Trasporto<br />

Dispersione accidentale<br />

Primo soccorso<br />

Misure antincendio<br />

Misure generali che deve<br />

prendere il conducente<br />

soccorso che trasportano veicoli<br />

sinistrati o in panne contenenti<br />

merci pericolose;<br />

l per i trasporti di emergenza destinati<br />

a salvare vite umane o a proteggere<br />

l’ambiente, a condizione<br />

che siano adottate tutte le misure<br />

necessarie per effettuare il trasporto<br />

in tutta sicurezza.<br />

Di fatto, nel comparto dell’antincendio,<br />

il regime di esenzione totale<br />

è consentito solo per il trasporto degli<br />

estintori di incendio (UN 1014) e<br />

solo se vengono rispettate specifiche<br />

condizioni.<br />

L’esenzione parziale è relativa, invece,<br />

alle quantità movimentate<br />

per unità di trasporto ed è concessa<br />

solo a determinate condizioni. Per<br />

quanto concerne il trasporto di gas<br />

1A o 2A, la merce può essere trasportata<br />

in regime di esenzione parziale<br />

se la quantità massima totale<br />

per unità di trasporto non supera i<br />

1.000 chilogrammi, per i gas liquefatti,<br />

i gas liquefatti refrigerati e i<br />

gas disciolti sotto pressione (intendendo<br />

la massa di gas realmente caricata),<br />

e i 1.000 litri per i gas compressi<br />

(intendendo per litri la capa-<br />

PROCESSI E SISTEMI•TRASPORTO ESTINTORI<br />

TABELLA5<br />

ISTRUZIONIDISICUREZZAPERILTRASPORTOSUSTRADA<br />

Denominazione: Azoto<br />

Formula chimica: N2<br />

UN 1066<br />

classe di pericolo: 2<br />

etichetta 2.2<br />

Gas liquefatto. I<br />

In alta concentrazione può provocare asfissia<br />

Conservare il recipiente in luogo ben ventilato.<br />

Non respirare il gas.<br />

Dispositivi per la protezione dei piedi<br />

Dispositivi per la protezione delle mani<br />

Dispositivi per la protezione degli occhi<br />

Indumenti di protezione<br />

Lampada portatile<br />

Bandoliera o un vestito fluorescente<br />

Prima di iniziare il trasporto verificare che:<br />

– il carico sia ben assicurato<br />

– la valvola della bombola sia chiusa e che non presenti perdite<br />

– verificare il corretto montaggio del tappo della valvola<br />

– verificare che il corretto montaggio del cappellotto di sicurezza<br />

– porre attenzione, recipiente sotto pressione<br />

– non respirare il gas<br />

Usare autorespiratore per entrare nelle zone interessate<br />

Nessuna precauzione ambientale<br />

Ventilare le zone interessate<br />

Ad alte concentrazioni può ingenerare uno stato di asfissia per riduzione della pressione parziale di<br />

ossigeno nel sangue. È consigliato un consulto medico<br />

In caso di contatto con gli occhi e con la pelle nessun provvedimento è necessario<br />

Prodotto non infiammabile<br />

L’esposizione alle fiamme può causare la rottura o l’esplosione del recipiente. Rimuovere il<br />

recipiente o raffreddarlo con acqua<br />

Possono essere utilizzati tutti i mezzi estinguenti<br />

In ambienti ristretti utilizzare autorespiratori<br />

Informare al più presto la polizia (113)<br />

Spegnere il motore<br />

Disporre la segnaletica sulla strada e informare del pericolo gli altri utenti e passanti<br />

Per ulteriori informazioni contattare ……………. (coordinate del mittente)<br />

cità nominale in litri d’acqua delle<br />

bombole). Pertanto, entro questi limiti<br />

deve essere presente a bordo<br />

del veicolo il “documento ADR” nel<br />

quale deve essere specificata, per la<br />

materia trasportata, l’identificazione<br />

della merce, la quantità e la sigla<br />

ADR e la dicitura «trasporto entro i<br />

limiti liberi previsti dal 1.1.3.6».<br />

Non si applicano, invece, le disposizioni<br />

inerenti alla segnalazione del<br />

veicolo, alla presenza a bordo dell’attrezzatura<br />

di emergenza e di<br />

protezioni individuale, alla presenza<br />

a bordo dell’estintore da 6 kg, al<br />

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PROCESSI E SISTEMI•TRASPORTO ESTINTORI<br />

5 Figura 4 – Disposizione di protezione della valvola<br />

possesso del certificato di formazione<br />

professionale ADR del conducente<br />

(qualunque sia la massa complessiva<br />

del veicolo) e quelle relative<br />

alle istruzioni di sicurezza relative<br />

alle merci trasportate.<br />

Il caso in regime<br />

di applicazione parziale<br />

Si prenda in considerazione il trasporto<br />

di 16 bombole il cui contenuto netto<br />

è di 30 kg di biossido di carbonio. In<br />

questo caso, se sull’unità di trasporto<br />

sono caricate solo queste bombole, la<br />

massa di gas realmente trasportata è<br />

di 480 kg di gas liquefatto e, pertanto,<br />

il trasferimento può avvenire in<br />

regime di esenzione parziale ADR, in<br />

quanto la quantità massima totale<br />

per unità di trasporto non supera i<br />

1.000 chilogrammi di biossido di carbonio<br />

(gas liquefatti). In pratica, per<br />

questo trasporto, il mittente deve<br />

produrre e consegnare al trasportatore<br />

il documento di trasporto contente<br />

le seguenti indicazioni:<br />

l il nome e l’indirizzo dello speditore;<br />

l il nomeel’indirizzo del destinatario;<br />

l UN 1013 - BIOSSIDO DI CARBONIO –<br />

2.2;<br />

l kg 480 ADR;<br />

l la dicitura «trasporto entro i limiti<br />

liberi previsti dal 1.1.3.6»;<br />

l il numero dei colli 6.<br />

Inoltre, il mittente deve necessariamente<br />

porre particolare attenzione<br />

lavoro sicuro<br />

al confezionamento della merce.<br />

Dopo avere applicato su ogni bombola<br />

l’apposita etichetta (bombola<br />

nera su fondo verde con una piccola<br />

cifra 2 nell’angolo inferiore) e il codice<br />

UN 1013, deve adoperarsi per<br />

assicurare alta stabilità alla merce.<br />

A tal fine potrà scegliere di collocare<br />

i colli in una apposita gabbia di<br />

protezione (si veda la figura 3) in<br />

modo da garantire la stabilità delle<br />

bombole e consentirne il trasporto<br />

in posizione verticale.<br />

È importante ricordare che, in fase<br />

di spostamento, i colli non devono<br />

essere lanciati o sottoposti a urti. La<br />

movimentazione deve essere svolta<br />

solo se le bombole sono equipaggiate<br />

con dispositivi di protezione della<br />

valvola (si veda la figura 4) e con<br />

attrezzature di lavoro che assicurino<br />

l’inesistenza del rischio di caduta.<br />

In regime di applicazione parziale il<br />

trasportatore ha il dovere, invece,<br />

di ritirare dal mittente i documenti<br />

necessari per il trasporto, di informare<br />

il mittente circa la presenza a<br />

bordo del veicolo di altre merci pericolose<br />

e, infine, di controllare scrupolosamente<br />

gli imballaggi.<br />

Trasporto degli estintori<br />

d’incendio<br />

Anche gli estintori d’incendio rientrano<br />

nel campo di applicazione dell’accordo<br />

ADR. Infatti, sono classifi-<br />

cati tra gli oggetti<br />

contenenti<br />

gas sotto pressione<br />

ma, nonostante<br />

questo,<br />

possono essere<br />

totalmente<br />

esentati dall’applicazione<br />

delle norme<br />

contenute nell’accordo<br />

ADR.<br />

Infatti, gli estintori<br />

d’incendio,<br />

5 Figura 5 - Spinetta dell’estintore sia carrellati sia<br />

portatili, possono<br />

usufruire del regime di esenzione<br />

totale nel caso in cui siano prodotti<br />

in conformità alla legislazione vigente<br />

nel Paese di produzione, protetti<br />

contro le aperture accidentali<br />

e racchiusi in imballaggi molto resistenti.<br />

In realtà, se sussistono queste<br />

condizioni, il trasporto degli<br />

estintori può avvenire rispettando<br />

solo le prescrizioni riguardanti l’autotrasporto<br />

di cose.<br />

Prendendo in esame il caso di estintori<br />

di incendio portatili prodotti in<br />

Italia, questi prodotti sono costruiti<br />

in conformità alla legislazione nazionale<br />

(D.M. 7 gennaio 2005) e sono<br />

dotati di protezione contro le scariche<br />

accidentali completo di sigillo<br />

(si veda la figura 5).<br />

Pertanto, se sonoracchiusi in imballaggi<br />

resistenti, si configurano tutte<br />

le condizioni che consentono di effettuare<br />

il trasporto in regime di<br />

esenzione totale, dovendo rispettare<br />

solo le prescrizioni riguardanti<br />

l’autotrasporto di cose (codice civile,<br />

codice della strada, norme sul<br />

trasporto stradale ecc.).<br />

Al contrario, in assenza dei suddetti<br />

presupposti, è necessario verificare<br />

se sussistono le condizioni per l’applicazione<br />

delle regole in regime di<br />

esenzione parziale oppure se devono<br />

essere rispettate quelle previste per<br />

l’applicazione totale.<br />

Anche per gli estintori d’incendio, il<br />

77


trasporto in regime di esenzione<br />

parziale è consentito nel caso in cui<br />

non si superino i 1.000 kg di gas<br />

compressi o liquefatti. In questo caso,<br />

il mittente deve preparare la<br />

merce da spedire (estintori) con imballaggi<br />

molto resistenti (recipienti<br />

tipo casse o pallet confezionati in<br />

modo da assicurare alta stabilità alla<br />

merce), apporre su di essi una<br />

apposita etichetta e il codice UN<br />

1044. Inoltre, il mittente deve produrre<br />

e consegnare al trasportatore<br />

il documento di trasporto nel quale<br />

devono essere indicati i riferimenti<br />

del mittente e quelli del destinatario,<br />

la descrizione della merce (nel<br />

caso degli estintori «UN 1044 estintori<br />

d’incendio contenenti un gas<br />

compresso o liquefatto 2.2»), la<br />

quantità spedita con la relativa uni-<br />

tà di misura e un’annotazione con la<br />

quale viene specificato che il trasporto<br />

avviene entro i limiti previsti<br />

al punto 1.1.3.6, ADR. Invece, il trasportatore<br />

deve informare il mittente<br />

circa la presenza a bordo del<br />

veicolo di altre merci pericolose,<br />

controllare gli imballaggi e ritirare<br />

dal mittente i documenti necessari<br />

per il trasporto.<br />

In assenza dei presupposti che consentano<br />

il trasporto in regime di<br />

esenzione totale o in quello di esenzione<br />

parziale, il trasporto degli<br />

estintori può avvenire solo rispettando<br />

le norme previste nel regime<br />

di applicazione totale dell’accordo<br />

ADR. In questo caso, il mittente deve<br />

adempiere a tutti gli obblighi previsti<br />

dal regime di esenzione parziale<br />

(omettendo nel documento di tra-<br />

PROCESSI E SISTEMI•TRASPORTO ESTINTORI<br />

sporto la nota «trasporto entro i<br />

limiti previsti al 1.1.3.6. ADR») e,<br />

inoltre, deve fornire al conducente<br />

le avvertenze di sicurezza, verificare<br />

che lo stesso sia abilitato al trasporto<br />

di merci in regime ADR e che<br />

il veicolo sia idoneo al trasporto. Il<br />

trasportatore deve ottemperare, invece,<br />

a tutti gli obblighi che riguardano<br />

la documentazione per il trasporto,<br />

deve chiedere le disposizioni<br />

per svolgere il trasporto in sicurezza,<br />

avere in dotazione gli appropriati<br />

dispositivi di protezione individuale,<br />

assicurarsi che il veicolo sia<br />

idoneo al trasporto e accessoriato<br />

con i dovuti mezzi di sicurezza, anche<br />

alla luce delle informazioni di<br />

sicurezza ricevute dal mittente e alla<br />

presenza a bordo di altre merci<br />

pericolose. l<br />

TABELLA6<br />

TRASPORTODEGLIESTINTORIINREGIMEDIESENZIONEPARZIALE<br />

Obblighi del mittente Obblighi del trasportatore<br />

Produrre e consegnare al trasportatore il documento di<br />

trasporto<br />

Apporre sugli imballi apposita etichetta e il codice UN 1044 Controllare gli imballaggi<br />

Imballare gli estintori con casse o pallet confezionati in modo da<br />

assicurare alta stabilità alla merce<br />

Immagini a cura di Marco Albanese.<br />

Informare il mittente circa la presenza a bordo del veicolo di<br />

altre merci pericolose<br />

Ritirare dal mittente i documenti necessari per il trasporto.<br />

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Al problema<br />

dell’amianto è<br />

possibile affiancare<br />

la questione delle<br />

lane minerali, che<br />

necessita di<br />

precisazioni e<br />

approfondimenti per<br />

evitare situazioni di<br />

potenziale pericolo o<br />

inutili allarmismi.<br />

In sintesi, la<br />

cancerogenicità delle<br />

lane minerali è legata<br />

a due aspetti, uno<br />

geometrico, in<br />

funzione delle<br />

dimensioni delle fibre<br />

e, di conseguenza,<br />

della capacità di<br />

penetrare negli<br />

alveoli polmonari, e<br />

l’altro nella<br />

persistenza nel tempo<br />

delle stesse una volta<br />

nell’organismo. È<br />

necessario capire,<br />

però, quali risvolti<br />

concreti comportino<br />

queste caratteristiche<br />

sulla gestione della<br />

presenza della lane<br />

minerali in cantiere.<br />

lavoro sicuro<br />

PROCESSI E SISTEMI•LANE MINERALI<br />

Amianto e lane minerali<br />

Come limitare il rischio nell’utilizzo<br />

attraverso un confronto incrociato<br />

■ di Damiano Romeo, amministratore della Romeo Srl, e Luca<br />

Vegetti, responsabile area amianto della Romeo Srl<br />

Il 26 settembre 2006 è entrato in vigore il D.Lgs. n.<br />

257/2006 in attuazione della direttiva 2003/18/CE sulla<br />

protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione all’amianto.<br />

Questo provvedimento, che, di fatto, ha abrogato la legge<br />

n. 277/1991 (piombo, amianto, rumore), presentava alcuni<br />

punti interrogativi in merito alla non facile armonizzazione<br />

con la precedente legislazione sul tema e non abrogata.<br />

A distanza di circa un anno e mezzo è<br />

lecito chiedersi se questi dubbi sono<br />

stati sciolti, se ne sono nati altri e<br />

quali sono le correnti interpretative<br />

più comuni, alla luce anche dell’entrata<br />

in vigore del TU sicurezza,<br />

D.Lgs. n. 81/2008. Una delle prime<br />

problematiche che si è presentata<br />

all’uscita della norma era la definizione<br />

del campo di applicazione delle<br />

prescrizioni in esso contenute. Si<br />

aveva la necessità di comprendere se<br />

il decreto poteva considerarsi un riferimento<br />

per le sole attività inerenti<br />

alla rimozione, alla manutenzione<br />

o al trasporto dell’amianto (per<br />

esempio, rimozione di una copertura<br />

in eternit), o se vi poteva essere applicazione<br />

anche nella gestione del<br />

rischio quando l’amianto non è oggetto<br />

di lavorazione ma è semplicemente<br />

presente in un’area con presenza<br />

di persone (per esempio, copertura<br />

in eternit di una scuola).<br />

Le concentrazioni<br />

Per sciogliere la questione è necessario<br />

fare un confronto tra i due limi-<br />

ti di concentrazione previsti dalle<br />

due norme in vigore, la concentrazione<br />

di fibre di amianto nell’aria<br />

oltre la quale il D.M. 6 settembre<br />

1994 considera un ambiente inquinato<br />

e il valore limite previsto dal<br />

D.Lgs. n. 257/2006. Nell’Allegato al<br />

D.M. 6 settembre 1994, all’art. 2,<br />

comma 2, lettera c), in riferimento<br />

alla valutazione del rischio, si chiarisce<br />

che, quando si presentano situazioni<br />

di incerta classificazione, è necessaria<br />

anche un’indagine ambientale<br />

che misuri la concentrazione di<br />

fibre aerodisperse. Secondo i disposti<br />

del provvedimento, i valori superiori<br />

a 20 ff/l (fibre di amianto per<br />

litro di aria), se valutati in MOCF, e 2<br />

ff/l, se valutati in SEM, possono essere<br />

indicativi di una situazione di<br />

inquinamento in atto. Con l’inserimento<br />

da parte del D.Lgs. n. 257/06<br />

dell’art. 59-decies nel D.Lgs. n. 626/<br />

1994, risulta definito il valore limite<br />

di esposizione all’amianto pari a 0,1<br />

ff/cm 3 (fibre di amianto per centimetro<br />

cubo), limite confermato anche<br />

dal TU nell’art. 254. Facendo le<br />

79


5 Figura 1 - Copertura contenente amianto<br />

opportune trasformazioni in termini<br />

di unità di misura, si può constatare<br />

che il valore limite corrisponde a 100<br />

ff/l, concentrazione di molte volte<br />

superiore a quella che, dal 1994, era<br />

considerata una situazione di inquinamento<br />

in atto. Difficilmente, per<br />

un problema così delicato come<br />

l’amianto, può essere presa in considerazione<br />

una tale maggiorazione<br />

delle soglie di pericolo. È più tutelante<br />

pensare, quindi, che il TU, nella<br />

sua sezione specifica, il titolo IX,<br />

capo III (che ha abrogato il D.Lgs. n.<br />

257/2006), trovi applicazione nelle<br />

sole attività che prevedono una manipolazione<br />

dell’amianto. In queste,<br />

infatti, è coerente prevedere una<br />

possibile movimentazione di fibre e,<br />

quindi, fissare un valore limite di riferimento<br />

a tutela di chi sta lavorando<br />

con il materiale cancerogeno. Al<br />

contrario, sarebbe rischioso pensare<br />

di applicare questo valore di 100 ff/l<br />

come criterio per la valutazione del<br />

rischio in situazioni al di fuori delle<br />

attività di bonifica.<br />

Per meglio chiarire questo ragionamento<br />

è possibile proporre alcuni<br />

esempi:<br />

Valori di concentrazione delle fibre<br />

aerodisperse di riferimento per valutazione<br />

del rischio esterne alla bonifica amianto -<br />

Allegato al D.M. 6 settembre 1994, art. 2<br />

comma 2, lettera c): 20 ff/l in MOCF 2 ff/l in SEM<br />

l valutazione del rischio per una<br />

società che ha delle attività di<br />

ufficio in ambienti con finestre<br />

immediatamente di fronte a una<br />

copertura di amianto - è opportuno<br />

eseguire delle analisi dell’aria<br />

per la verifica della concentrazione<br />

delle fibre di amianto. Se l’esito<br />

riporta un valore superiore a quanto<br />

fissato nell’Allegato al D.M. 6<br />

settembre 1994, all’art. 2, comma<br />

2, lettera c), esiste una situazione<br />

di inquinamento in atto e devono<br />

essere presi gli opportuni provvedimenti<br />

(si veda la figura 1);<br />

l pianificazione, da parte di un impresa<br />

abilitata alla bonifica, della<br />

rimozione di un intonaco<br />

spruzzato contenente amianto –<br />

applicazione delle prescrizioni<br />

contenute nel TU. Durante le lavorazioni<br />

è necessario prevedere,<br />

descrivendo nel piano di lavoro le<br />

modalità e la frequenza, alcune<br />

analisi dell’aria (per esempio,<br />

MOCF) per verificare il non superamento<br />

del valore limite definito<br />

nell’art. 254. Sempre nel piano di<br />

lavoro si devono descrivere le procedure<br />

operative da applicare nei<br />

PROCESSI E SISTEMI•LANE MINERALI<br />

casi di superamento del valore limite<br />

(si veda la figura 2).<br />

L’attività di ispezione<br />

Il D.Lgs. n. 257/2006 ha tolto, anche<br />

se non esplicitamente, con l’art.<br />

59-duodecies, l’obbligatorietà, da<br />

parte dell’organo di vigilanza, di<br />

esprimere un parere sui piani di lavoro<br />

redatti dalle imprese per la bonifica<br />

da amianto. Il comma 5 ha previsto<br />

che una «Copia del piano di lavoro<br />

è inviata all’organo di vigilanza,<br />

almeno trenta giorni prima dell’inizio<br />

lavori», senza alcuna menzione<br />

sulla necessità di approvazioni, situazione<br />

confermata anche dal TU.<br />

A distanza di un anno e mezzo circa,<br />

si può affermare che questo aspetto<br />

non ha comportato grossi sconvolgimenti<br />

sulle modalità di presentazione<br />

dei piani. Le imprese, in caso di<br />

situazioni particolari, infatti, hanno<br />

sempre la facoltà di richiedere un<br />

parere preventivo sul piano di lavoro.<br />

Questo, sostanzialmente, riporta<br />

il tutto alle condizioni di verifica<br />

ante D.Lgs. n. 257/2006.<br />

È importante sottolineare che gli organi<br />

di vigilanza che ricevono i piani<br />

di lavoro hanno la facoltà di richiedere,<br />

comunque, integrazioni sui documenti<br />

presentati ed eventualmente<br />

carenti. Tramite l’attività di ispezione<br />

dei cantieri, inoltre, possono erogare<br />

le sanzioni sulla difformità tra<br />

l’esecuzione della bonifica e quanto<br />

presentato nel piano di lavoro.<br />

L’art. 249, TU, ha precisato che «nei<br />

casi di esposizioni sporadiche e di<br />

debole intensità e a condizione che<br />

risulti chiaramente dalla valutazione<br />

dei rischi di cui al comma 1 che il<br />

valore limite di esposizione all’amianto<br />

non è superato nell’aria<br />

dell’ambiente di lavoro», è possibile<br />

evitare di:<br />

l inviare la notifica (da non confondere<br />

con la notifica preliminare in<br />

riferimento al D.Lgs. n. 494/1996);<br />

l sottoporre i lavoratori a sorveglianza<br />

sanitaria;<br />

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PROCESSI E SISTEMI•LANE MINERALI<br />

l iscrivere i lavoratori nel registro di<br />

esposizione;<br />

nel caso di:<br />

l brevi attività non continuative di<br />

manutenzione durante le quali il<br />

lavoro è effettuato solo su materiali<br />

non friabili;<br />

l rimozione senza deterioramento<br />

di materiali non degradati in cui le<br />

fibre di amianto sono fermamente<br />

legate a una matrice;<br />

l incapsulamento e confinamento di<br />

materiali contenenti amianto che<br />

si trovano in buono stato;<br />

l sorveglianza e controllo dell’aria e<br />

prelievo dei campioni ai fini dell’individuazione<br />

della presenza di<br />

amianto in un determinato materiale.<br />

Poco dopo l’emanazione della norma<br />

2006, la Regione Lombardia ha<br />

emanato una circolare 22 settembre<br />

2006, per la quale possono essere<br />

esonerate dagli obblighi descritti<br />

unicamente le attività a bassissimo<br />

rischio. Se si uniscono le disposizioni<br />

della circolare con la giusta attenzione<br />

delle ASL a un problema così<br />

delicato come l’amianto, si può intuire<br />

come la casistica di applicazione<br />

dell’art. 59–quinquies, prima, e<br />

dell’art. 249, TU, ora, sia praticamente<br />

nulla. Sostanzialmente, questa<br />

rimane valida per i campionamenti<br />

e le analisi dell’aria, attività<br />

che, tra l’altro, anche se non in modo<br />

così esplicito, erano già esentate<br />

da un‘applicazione piena delle procedure<br />

amministrative per l’amianto,<br />

ancora prima dell’entrata in vigore<br />

del decreto (sono presenti delle<br />

misure di protezione specifiche<br />

per chi sta effettuando il prelievo).<br />

È difficilmente pensabile, infatti, la<br />

necessità di presentare un piano di<br />

lavoro ogni volta che vi sia il bisogno<br />

di effettuare una mappatura sui materiali<br />

di un edificio.<br />

Alla luce di questo, il D.Lgs. n. 257/<br />

2006 ha avuto un inserimento abba-<br />

[1] Delibera della giunta regionale 4 ottobre 2000, n. VII/1439.<br />

lavoro sicuro<br />

Valori limite per la valutazione del rischio -<br />

D.Lgs. n. 257/2006 – 100 ff/l<br />

5 Figura 2 - Area di bonifica<br />

stanza singolare nel quadro normativo<br />

italiano. Si deve considerare,<br />

infatti, che è l’attuazione di una direttiva<br />

europea che deve armonizzare<br />

paesi che, in alcuni casi, si trovano<br />

di fronte a un livello di attenzione<br />

verso il problema dell’amianto<br />

completamente differente.<br />

Dall’entrata in vigore, si è avuta<br />

l’impressione che le prescrizioni<br />

contenute nel disposto legislativo<br />

erano già state sostanzialmente coperte<br />

dal quadro normativo precedente.<br />

Si può azzardare, quindi, che<br />

è uno dei rari casi in cui una legge di<br />

coordinamento arriva dopo le norme<br />

attuative specifiche.<br />

Il PRAL<br />

Con una certa inerzia, ma con maggiore<br />

vigore, sta avendo peso, in Regione<br />

Lombardia, l’applicazione del<br />

PRAL («Piano Regionale Amianto<br />

Lombardia con Deliberazione Giunta<br />

Regionale 22/12/2005 n. 8/<br />

1526»). Questo strumento ha previsto<br />

la redazione di un catasto dell’amianto<br />

e, per la sua realizzazio-<br />

ne, si avvale delle notifiche che ogni<br />

singolo proprietario di elementi<br />

contenenti asbesto dovrebbe inviare<br />

agli organi di vigilanza. In realtà,<br />

la realizzazione di questo archivio è<br />

abbastanza complicata e vi si provvede,<br />

in diversi casi, con la richiesta,<br />

da parte dei Comuni, delle ASL o<br />

delle ARPA alle amministrazioni<br />

pubbliche, alle realtà residenziali<br />

estese o ai grandi <strong>impianti</strong> industriali,<br />

della compilazione di uno degli<br />

allegati del PRAL, il modulo NA/1 –<br />

Notifica presenza di amianto in<br />

strutture o luoghi (si veda il riquadro<br />

1). Con questo modulo le amministrazioni<br />

pubbliche e gli organi di<br />

vigilanza tendenzialmente spingono<br />

indirettamente verso lo smaltimento<br />

di tutti i materiali contenenti<br />

amianto. Si è utilizzato il termine<br />

“indirettamente” perché le necessità<br />

di intervento scaturiscono da un<br />

metodo di valutazione del rischio<br />

specificatamente richiesto dal<br />

PRAL [1] . In questo metodo è presa<br />

molto in considerazione la vecchiaia<br />

del materiale e, tenendo presente<br />

81


PROCESSI E SISTEMI•LANE MINERALI<br />

RIQUADRO1<br />

CENSIMENTOAMIANTO,REGISTRIESISTEMAINFORMATIVO<br />

(punto2.2,PRAL)<br />

Modulo NA/1<br />

Al Dipartimento di Prevenzione Medica della ASL ........................................................................<br />

Il/la sottoscritto Cognome ........................................................ Nome ...........................................…<br />

nato a ................................................prov. ........ il ..... / ..... / .............<br />

residente in Via/P.zza ....................................... n. ..... Frazione / Località ........................................<br />

CAP ......................... Comune ...........................................….................... Provincia ........<br />

Codice Fiscale ...........................................…...........................................….......................<br />

Telefono ..............................................................Fax ........................................................<br />

Indirizzo di posta elettronica ...........................................…................................................<br />

In qualità di £ proprietario £ amm. condominio £ rappresentante legale £ ............................<br />

dichiara<br />

1. Indirizzo dell’edificio o del luogo con presenza di amianto<br />

Via/P.zza ....................................... n. ..... Frazione / Località ...........................................<br />

CAP ......................... Comune ...........................................….................... Provincia ........<br />

In caso di ditta/società/struttura aperta al pubblico ]vedi (*) punto 2], indicare la denominazione:<br />

...........................................…...........................................….......................................................<br />

2. Destinazione d’uso prevalente dell’edificio o del luogo con amianto<br />

£ Abitazione £ uffici<br />

£ Struttura pubblica o privata aperta al pubblico (* specificare) ...........................................…............<br />

£ Altro (specificare) ...................….................................................................................................<br />

(*) Scuole di ogni ordine e grado – Strutture di ricovero e cura, Residenze Socio Assistenziali (RSA) – Uffici della<br />

pubblica amministrazione – Impianti sportivi, palestre, piscine – Alberghi e Case alloggio – Centri commerciali – Istituti<br />

penitenziari – Cinema, teatri, sale convegni – Biblioteche – Luoghi di culto (l’elenco non è esaustivo)<br />

3. Luogo dove è presente l’amianto:<br />

£ Fabbricato .................................................<br />

£ Impianto ....................................................<br />

£ Area ricoperta (asfaltata, ecc.)<br />

£ Area in terra<br />

4. L’amianto è: £ Confinato (*) £ Non confinato<br />

(*) Confinato: materiale contenente amianto separato dall’ambiente da una barriera fisica permanente<br />

5. Il sito con presenza di amianto è: £ Accessibile (**) £ Non accessibile<br />

(**) Accessibile = possibilità di accedere al sito<br />

6. Indicazioni sui manufatti contenenti amianto<br />

Parametro<br />

Anno di posa (aaaa)<br />

Quantità (kg o m 3 )<br />

Superficie esposta alle intemperie (m 3 )<br />

Stato di conservazione (*)<br />

Condizione dal materiale con amianto (**)<br />

(*) Danneggiato meno del 10% (10%)<br />

(**) Friabile – Non friabile (friabile = materiale che può essere facilmente sbriciolato o ridotto in polvere con la<br />

semplice pressione manuale)<br />

7. Vi è attività nel sito con amianto £ Sì £ No (Dimessa)<br />

8. È stato programmato l’intervento di bonifica £ Sì £ No<br />

9. (Se Sì) Tipo d’intervento programmato £ Rimozione £ Confinamento<br />

£ Altro ...........….........................<br />

Data ..... / ..... / ..........<br />

Amianto in matrice friabile Amianto in matrice compatta<br />

Coibentazione di<br />

strutture murarie o<br />

metalliche<br />

Coibentazione di<br />

<strong>impianti</strong> termici,<br />

tubazioni<br />

Firma del dichiarante (leggibile per esteso)<br />

Pareti o pannelli in<br />

cemento amianto,<br />

camini<br />

Pavimenti in vinil<br />

amianto<br />

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PROCESSI E SISTEMI•LANE MINERALI<br />

che ormai tutti i materiali contenenti<br />

amianto hanno una certa età, con<br />

la valutazione si rientra automaticamente<br />

in una fascia di rischio per la<br />

quale è richiesta un’azione di protezione.<br />

Questa azione può essere anche<br />

solo un incapsulamento da eseguirsi<br />

in tempi brevi o la rimozione<br />

da eseguirsi entro 5 anni.<br />

I risvolti pratici diventano, quindi,<br />

di una certa importanza se si considera<br />

che, tendenzialmente, è meglio<br />

risolvere il problema alla radice<br />

tramite una rimozione (si veda il riquadro<br />

2).<br />

Le lane minerali<br />

Prendendo in considerazione le lane<br />

minerali (si veda la figura 3), è necessario<br />

conoscere i riferimenti normativi<br />

ufficiali applicabili.<br />

È bene chiarire fin da subito che non<br />

tutte le lane minerali sono cancerogene,<br />

ma solo alcuni tipi.<br />

A livello normativo, la classificazione<br />

su questi materiali è effettuata<br />

con la circolare 15 marzo 2000, n. 4,<br />

«Disposizioni relative alla classificazione,<br />

imballaggio ed etichettatura<br />

di sostanze pericolose». A livello<br />

bibliografico, sono presenti molti<br />

studi, in alcuni casi anche contrastanti<br />

tra loro, e, proprio per la delicatezza<br />

del problema e in considerazione<br />

dell’ancora presente necessità<br />

di ulteriori studi in materia,<br />

probabilmente è maggiormente<br />

cautelativo considerare questa circolare<br />

come la fonte più importante<br />

a cui attenersi.<br />

In questo documento, considerando<br />

unicamente le lane minerali definite,<br />

al punto I, come «Fibre artificiali<br />

vetrose (silicati) che presentano<br />

un’orientazione casuale e un tenore<br />

di ossidi alcalino-terrosi<br />

(Na 2O+K 2O+CaO+MgO+BaO) superiore<br />

al 18% in peso», è possibile<br />

comprendere come la pericolosità<br />

sia in forte correlazione alle caratteristiche<br />

della fibra.<br />

In particolare, la pericolosità della<br />

lavoro sicuro<br />

RIQUADRO2<br />

ALGORITMOPERLAVALUTAZIONEDELLOSTATO<br />

DELLECOPERTUREINCEMENTOAMIANTO<br />

TIPOETERNITPOSATEINESTERNO<br />

(D.G.R.4ottobre2000,n.VII/1439)<br />

A. STATO DI CONSERVAZIONE<br />

Si assegna il valore:<br />

1. se fasci di fibre sono inglobati quasi completamente;<br />

2. se fasci di fibre sono inglobati solo parzialmente;<br />

3. se fasci di fibre sono facilmente asportabili con pinzette;<br />

B. PRESENZA DI FESSURAZIONI<br />

Si assegna il valore:<br />

1. se assenti;<br />

2. se rare;<br />

3. se numerose;<br />

C. FRIABILITÀ ESEGUITA CON TEMPO ASCIUTTO<br />

Si assegna il valore:<br />

1. se un angolo flesso con le pinze si rompe nettamente con un suono secco;<br />

2. se la rottura è facile, sfrangiata con suono sordo;<br />

D. RILASCIO SUPERFICIALE<br />

Si assegna il valore:<br />

1. se sfregando la superficie con un guanto in lattice non vengono rilasciate<br />

particelle;<br />

2. se sfregando la superficie con un guanto in lattice vengono rilasciate<br />

particelle;<br />

E. ACCESSIBILITÀ<br />

Si assegna il valore:<br />

1. se la copertura non è accessibile;<br />

2. se vi è la possibilità di accesso per eventuali servitù;<br />

3. se facilmente accessibile;<br />

F. FREQUENZA DI ACCESSO<br />

Si assegna il valore:<br />

1. se non vi è mai accesso alla copertura;<br />

2. se vi si accede qualche volta;<br />

4. se vi si accede spesso<br />

G. STRUTTURA DI SOSTEGNO<br />

Si assegna il valore:<br />

1. se la copertura è appoggiata su solaio portante;<br />

2. se la copertura è appoggiata su travetti;<br />

H. DISTANZA DA FINESTRE<br />

Si assegna il valore:<br />

1. se la copertura è distante dalle finestre o terrazze;<br />

2. se vi sono finestre e/o terrazze prospicienti ed attigue;<br />

V. VETUSTÀ<br />

Si assegna il valore:<br />

1. se < 12;<br />

2. da 13 a 17;<br />

3. da 18 a 29;<br />

4. > 29<br />

Indice di Valutazione = (A+B+C+D+E+F+G+H)*V<br />

A. Da 8 a 18: nessun intervento, si ripete la valutazione dopo tre anni;<br />

B. Da 19 a 76: si deve procedere all’incapsulamento temporaneo con<br />

prodotti resistenti all’acqua oppure una eventuale sovracopertura previa<br />

valutazione statica della struttura o eventuale rimozione; se il punteggio è<br />

compreso tra 19 e 50 in alternativa all’incapsulamento, può essere<br />

accettato l’impegno del proprietario dello smaltimento in 5 anni;<br />

C. oltre a 76: si deve provvedere alla rimozione del materiale<br />

83


5 Figura 3 – Lane minerali<br />

fibra è legata a due aspetti, uno geometrico<br />

in funzione della dimensione<br />

e, di conseguenza, della capacità<br />

di penetrare negli alveoli polmonari,<br />

e l’altra nella sua persistenza nel<br />

tempo una volta penetrata nell’organismo.<br />

Per essere definita cancerogena<br />

devono essere presenti tutte<br />

e due le condizioni.<br />

La gestione<br />

È opportuno definire, a questo punto,<br />

gli effettivi risvolti concreti che<br />

questa classificazione comporta sulla<br />

gestione delle lane minerali in genere.<br />

È possibile analizzare la questione<br />

suddividendola nella seguente<br />

casistica:<br />

l traduzione delle definizioni normative<br />

in risvolti operativi sulla<br />

gestione delle lane minerali;<br />

l individuazione delle operazioni<br />

che devono essere messe in atto a<br />

fronte, per esempio, di un lavoro<br />

di ristrutturazione o della necessità<br />

di rimozione di lane minerali<br />

esistenti;<br />

l le azioni che devono operare i<br />

committenti, i coordinatori della<br />

sicurezza, i progettisti, nella ge-<br />

stione del progetto e del cantiere<br />

a fronte della presenza di lane minerali<br />

per una nuova costruzione.<br />

Normativa e risvolti operativi<br />

Se risulta chiaro che una determinata<br />

lana minerale può essere definita<br />

cancerogena (a seguito di analisi<br />

di laboratorio o proprio per la<br />

marchiatura del prodotto), è abbastanza<br />

plausibile che il datore di<br />

lavoro dell’addetto che dovrà operare<br />

con queste lane è obbligato a<br />

effettuare la valutazione del rischio<br />

in riferimento a questa problematica.<br />

Se questo è assodato, lo è molto<br />

meno quali sono le metodologie<br />

tecniche per lavorare in presenza di<br />

lane minerali cancerogene (se le lane<br />

non sono cancerogene, ovviamente<br />

il problema non si pone).<br />

Non sono presenti, infatti, prescrizioni<br />

normative specifiche e, quindi,<br />

la bontà delle soluzioni tecniche<br />

da adottare in merito è lasciata in<br />

mano al datore di lavoro, il quale<br />

deve assumersi la responsabilità di<br />

mettere in atto le opportune procedure<br />

operative.<br />

Anche se molti aspetti sui processi<br />

PROCESSI E SISTEMI•LANE MINERALI<br />

degenerativi dell’organismo sono<br />

ancora da dimostrare, il problema<br />

delle lane e quello dell’amianto sono<br />

comunque confrontabili. Proprio<br />

per questo motivo le prescrizioni<br />

tecniche previste per la bonifica<br />

dell’amianto possono essere una base<br />

per la definizione dei sistemi di<br />

protezione da adottare in merito.<br />

A livello sanzionatorio è difficile stabilire,<br />

a priori, quali disposizioni applicare;<br />

se il datore di lavoro non ha<br />

messo in atto, a fronte di una manipolazione<br />

di una lana minerale cancerogena,<br />

nessun tipo di valutazione,<br />

lo stesso può andare incontro<br />

alle relative sanzioni previste dal<br />

TU. Ma se vi è evidenza oggettiva<br />

che una valutazione è stata svolta,<br />

rimane l’interpretazione dell’organo<br />

di vigilanza per stabilire se le<br />

conseguenti procedure di protezione<br />

messe in atto possono essere considerate<br />

adeguate o meno.<br />

Individuazione<br />

delle operazioni<br />

In presenza di una lana minerale, gli<br />

strumenti per determinare la sua<br />

cancerogenità sono due:<br />

l consultare le schede di sicurezza<br />

del prodotto;<br />

l effettuare delle analisi di laboratorio.<br />

Per quanto riguarda i prodotti di<br />

nuova manifattura, la scheda di sicurezza,<br />

per obbligo di legge, deve<br />

accompagnare sempre il prodotto.<br />

Vista l’estrema necessità di materiali<br />

di questo tipo per la costante ricerca<br />

di alte prestazioni energetiche e<br />

acustiche, i produttori hanno tutto<br />

l’interesse nel fornire una documentazione<br />

chiara e oggettiva per dimostrare<br />

la non cancerogenità dei propri<br />

prodotti; è poco probabile, al<br />

momento, che le lane impiegate in<br />

questi ultimi tempi possano essere<br />

considerate cancerogene. È opportuno,<br />

comunque, fare alcuni ragionamenti.<br />

In mancanza della scheda<br />

di sicurezza del prodotto, perché<br />

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PROCESSI E SISTEMI•LANE MINERALI<br />

non archiviata o perché per il prodotto<br />

posato non è possibile risalire<br />

alla marca e modello, l’unico elemento<br />

per attestare l’assenza di<br />

cancerogenità sono le analisi di laboratorio.<br />

Per avere la conoscenza<br />

completa del prodotto è necessario<br />

conoscere due elementi:<br />

l l’analisi del «diametro geometrico<br />

medio ponderato rispetto alla<br />

lunghezza meno due errori standard»<br />

[2] , che è una prova facilmente<br />

eseguibile in laboratori<br />

specializzati facilmente contattabili<br />

sul territorio;<br />

l una serie di analisi su cavie che,<br />

per i prolungati tempi di studio, la<br />

scarsità di laboratori a disposizione<br />

e i costi elevati, risultano praticamente<br />

inapplicabili per scopi diversi<br />

da quelli di una produzione<br />

industriale [3] .<br />

Si può intuireche , quindi, in presenza<br />

di una lana minerale da analizzare,<br />

l’unico test applicabile è sulla<br />

dimensione della fibra; questo potrebbe<br />

portare a una sua classificazione<br />

come cancerogena anche se in<br />

realtà potrebbe non esserlo. Questa<br />

inevitabile visione parziale del problema<br />

può diventare molto onerosa,<br />

per esempio, in cantieri di estese<br />

demolizioni, per i quali è necessaria<br />

una preventiva bonifica delle lane<br />

minerali.<br />

lavoro sicuro<br />

Le azioni<br />

dei soggetti responsabili<br />

Nell’analisi di un sito sul quale è necessario<br />

intervenire, nella progettazione<br />

esecutiva, nella redazione dei<br />

capitolati, nella predisposizione dei<br />

piani di sicurezza e coordinamento,<br />

risulta molto importante valutare,<br />

quindi, la presenza o meno delle lane<br />

minerali tramite una mappatura, al<br />

fine di fornire, alle imprese esecutrici,<br />

tutti gli elementi necessari per<br />

eseguire in modo corretto eventuali<br />

interventi su questi materiali. Nella<br />

scelta di nuove lane da posare è sempre<br />

opportuno essere in possesso delle<br />

schede di sicurezza per evitare di<br />

incorrere nelle problematiche evidenziate.<br />

L’archiviazione di questa<br />

documentazione è molto importante<br />

e il fascicolo tecnico dovrebbe riportare<br />

questi elementi. Lo stesso fascicolo<br />

può diventare un buono strumento<br />

per evitare potenziali allarmismi<br />

sui materiali che, in realtà, non<br />

sono classificabili come cancerogeni.<br />

Conclusioni<br />

Questa è la situazione che si è presentata,<br />

per alcune esperienze vissute,<br />

nei cantieri edili. In questi casi<br />

si è potuto constatare un’attenzione<br />

particolare da parte degli organi di<br />

vigilanza. È stato possibile instaurare<br />

un processo collaborativo per<br />

l’individuazione della strada più efficace<br />

per la gestione del rischio.<br />

È comunque importante ribadire il<br />

concetto che solo alcuni tipi di lane<br />

minerali sono cancerogene e, per<br />

esprimere giudizi e valutazioni in<br />

merito, è necessario basarsi su dati<br />

oggettivi.<br />

A titolo esemplificativo, ma non esaustivo,<br />

sono indicati i manufatti e gli <strong>impianti</strong><br />

dove, potenzialmente, potrebbero<br />

essere presenti lane minerali:<br />

l coibentazione dei tubi;<br />

l coibentazioni dei controsoffitti;<br />

l coibentazioni delle porte REI;<br />

l coibentazioni delle caldaie;<br />

l coibentazioni sia nelle pareti in cartongesso<br />

sia in quelle in muratura.<br />

Per questi elementi è opportuno<br />

procurare le schede di sicurezza dei<br />

prodotti o, in assenza di documenti,<br />

eseguire delle analisi di laboratorio.<br />

Per concludere, è bene chiarire che,<br />

come per l’amianto, la presenza in sé<br />

di una lana minerale cancerogena in<br />

un ambiente non necessariamente deve<br />

essere fonte di preoccupazioni, in<br />

quanto è la possibilità di aerodispersione<br />

delle fibre che costituisce fonte<br />

di pericolo. Quindi, lane minerali confinate<br />

in controsoffitti, intercapedini,<br />

coibentazioni in cavedi ecc., se non<br />

sono manipolate in modo improprio,<br />

molto difficilmente possono diventare<br />

dannose per gli occupanti. l<br />

[2] «La classificazione cancerogeno non si applica alle fibre il cui diametro geometrico medio ponderato rispetto alla lunghezza meno due errori<br />

standard risulti maggiore di 6 ηm. Sono esentate dalla classificazione come cancerogene le fibre con diametro medio ponderato rispetto alla lunghezza<br />

superiore ai 6ηm in quanto al di sopra di tale valore le fibre sono considerate non più respirabili dall’uomo e perciò non in grado di raggiungere gli<br />

alveoli polmonari».<br />

[3] «La classificazione cancerogeno non si applica se è possibile dimostrare che la sostanza in questione rispetta una delle seguenti condizioni:<br />

- una prova di persistenza biologica a breve termine mediante inalazione ha mostrato che le fibre di lunghezza superiore a 20 ηm presentano un tempo<br />

di dimezzamento ponderato inferiore a 10 giorni;<br />

- una prova di persistenza biologica a breve termine mediante instillazione intratracheale ha mostrato che le fibre di lunghezza superiore a 20 ηm<br />

presentano un tempo di dimezzamento ponderato inferiore a 40 giorni;<br />

- un’adeguata prova intraperitoneale non ha rilevato un’eccessiva cancerogenicità;<br />

- una prova di inalazione appropriata a lungo termine ha portato alla conclusione che non ci sono effetti patogeni significativi o alterazioni<br />

neoplastiche».<br />

Immagini su gentile concessione della Romeo Srl.<br />

85


La bonifica dei<br />

serbatoi è una delle<br />

attività che presenta<br />

maggiori pericoli<br />

per gli operatori.<br />

La possibilità<br />

che nelle cisterne<br />

che hanno contenuto<br />

prodotti petroliferi<br />

e chimici si possano<br />

creare<br />

delle atmosfere<br />

nocive ed esplosive<br />

anche dopo<br />

lo svuotamento<br />

delle stesse, è molto<br />

elevata; quindi, gli<br />

addetti alle<br />

operazioni di pulizia<br />

possono essere<br />

esposti<br />

sia al rischio<br />

di intossicazione<br />

che a quello<br />

di esplosione.<br />

Petroltecnica Srl ha<br />

messo a punto un<br />

robot, il Bruco ® , che<br />

riduce al minimo<br />

questi rischi evitando<br />

che l’operatore entri<br />

nel serbatoio da<br />

bonificare.<br />

88<br />

PRODOTTI E SOLUZIONI•SICUREZZA DEL LAVORO<br />

Sistema Bruco ®<br />

Una tecnologia innovativa<br />

per bonificare i serbatoi interrati<br />

■ di Miacaela Pivi, comunicazione e Roberta Sapio, politiche sociali<br />

- Peltroltecnica Srl<br />

Negli ultimi anni sono stati numerosi gli incidenti nel<br />

settore delle bonifiche dei serbatoi, alcuni con esiti fatali.<br />

Per ovviare a questo problema è stato messo a punto un<br />

sistema che riduce il più possibile il rischio di incidente.<br />

Con la tecnologia del Bruco ® di Petroltecnica SRL l’incidente<br />

è escluso a priori poiché l’uomo non entra nel serbatoio.<br />

La motivazione principale del progetto<br />

è strettamente correlata al<br />

settore di lavoro dell’azienda che lo<br />

ha ideato, i servizi in campo ambientale,<br />

un settore che necessariamente<br />

guarda al rispetto dell’ambiente<br />

e delle persone.<br />

La tecnologia è in grado di tutelare le<br />

persone e di garantire ai lavoratori un<br />

massimo grado di sicurezza nello<br />

svolgimento di una attività potenzialmente<br />

pericolosa, riducendo al minimo<br />

i rischi connessi al lavoro svolto.<br />

Bruco ® è un robot che non sostituisce<br />

l’intervento specializzato dei tecnici<br />

ma lo integra e lo migliora (si veda la<br />

figura 1). Il sistema permette di bonificare<br />

completamente i serbatoi da<br />

prodotti petroliferi e chimici, senza<br />

paura di intossicazioni o di esplosioni<br />

da vapori (si veda la figura 2). Il robot<br />

è teleguidato dall’esterno e costantemente<br />

monitorato da un sistema<br />

integrato di hardware e software sviluppato<br />

grazie al know-how dell’azienda<br />

realizzatrice.<br />

La sicurezza del sistema<br />

Il sistema Bruco ® è altamente innovativo.<br />

I benefici del suo utilizzo so-<br />

no molto significativi rispetto ai settori<br />

strategici come la sicurezza del<br />

lavoro. Infatti, consentendo di evitare<br />

l’ingresso degli operatori nel<br />

serbatoio, previene il contatto con<br />

sostanze tossiche ed elimina il lavoro<br />

in atmosfera potenzialmente<br />

esplosiva, in conformità alla lettera<br />

c), comma 1, art. 15, D.Lgs. n. 81/<br />

2008, cosiddetto Testo unico sicurezza<br />

(ex lettera b), art. 3, D.Lgs. n.<br />

626/1994), secondo la quale le misure<br />

generali di tutela della salute e<br />

di sicurezza dei lavoratori devono<br />

prevedere l’«eliminazione dei rischi<br />

in relazione alle conoscenze acquisite<br />

in base al progresso tecnico»<br />

e, in ottemperanza alla lettera e),<br />

per la quale è necessario prevedere,<br />

«in sostituzione di ciò che è pericoloso»,<br />

soluzioni che eliminino<br />

l’esposizione ai rischi o, quantomeno,<br />

la riducano.<br />

I benefici ambientali<br />

Altra caratteristica fondamentale di<br />

Bruco ® è la riduzione dell’impatto<br />

ambientale dell’attività di bonifica<br />

e di pulizia; l’emissione di vapori nocivi<br />

in atmosfera è nulla e la quantità<br />

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PRODOTTI E SOLUZIONI•SICUREZZA DEL LAVORO<br />

5 Figura 1 – Bruco di Petroltecnica<br />

di acqua di lavaggio da smaltire è<br />

ridotta al minimo grazie a un sistema<br />

di riciclo installato sull’automezzo.<br />

Dal punto di vista dell’efficacia, il<br />

sistema presenta risultati di pulizia<br />

e bonifica ottimali; un meccanismo<br />

di lavaggio ad alta pressione e aspirazione<br />

delle acque consente un’accurata<br />

pulizia interna dei serbatoi.<br />

La tecnologia<br />

Il sistema è costituito da due differenti<br />

linee di erogazione (si veda la<br />

figura 3):<br />

l la prima serie di ugelli frontali ha il<br />

compito di frantumare e di mettere<br />

in sospensione acquosa i fondami<br />

in modo che possano essere<br />

aspirati;<br />

l la seconda serie di ugelli, posti su<br />

un braccio oscillante, esegue il lavaggio<br />

finale della cisterna.<br />

Tutti i movimenti del Bruco ® nel serbatoio<br />

sono pilotati dall’esterno grazie<br />

a una telecamera a circuito chiuso.<br />

Da un monitor integrato nella<br />

plancia di comando è possibile gestire<br />

tutta l’attività del sistema, coordi-<br />

Immagini su gentile concessione di Petroltecnica Srl.<br />

lavoro sicuro<br />

5 Figura 2 – Robot in cisterna<br />

nando i comandi del quadro elettrico<br />

generale, del quadro di erogazione di<br />

acqua ad alta pressione e di tutti i<br />

dispositivi di controllo (si veda la figura<br />

4). L’attività di bonifica dei serbatoi<br />

interrati si svolge direttamente<br />

sui punti di distribuzione del carburante.<br />

La squadra operativa, composta<br />

da 2 persone, si reca sul posto con<br />

la strumentazione. L’attività del Bruco<br />

® è completata da una cisterna<br />

montata sull’autocarro in grado di<br />

ospitare l’acqua necessaria al lavaggio<br />

ad alta pressione dei serbatoi e a<br />

raccogliere la successiva acqua di risulta.<br />

Gli automezzi per poter ospita-<br />

5 Figura 3 – Robot con ugelli frontali<br />

in opera<br />

re il Bruco ® e consentirne la sua utilizzazione<br />

hanno un allestimento tale<br />

da comprendere la raccolta e lo stoccaggio<br />

dei rifiuti della lavorazione,<br />

un computer in grado di guidare il<br />

Bruco ® all’interno del serbatoio, la<br />

strumentazione per la determinazione<br />

del gas free ecc. Il Bruco ® è il frutto<br />

di una attività pluriennale. I tecnici<br />

e gli operai specializzati che prima<br />

svolgevano il lavoro di bonifica dei<br />

serbatoi interrati a mano hanno collaborato<br />

attivamente, con gli ingegneri,<br />

alla messa a punto del primo<br />

robot, successivamente perfezionato.<br />

I miglioramenti e le implementazioni<br />

del Bruco ® avvengono tuttora<br />

anche sulla base delle indicazioni fornite<br />

dagli operatori.<br />

Oggi tutti i mezzi e tutti gli operatori<br />

di Petroltecnica Srl dedicati all’attività<br />

dispongono di un Bruco ® e dell’attrezzatura<br />

necessaria per poterlo utilizzare;<br />

l’obiettivo è fare in modo che<br />

tutta la catena dei subappaltatori del<br />

servizio a essa collegata operi esponendosi<br />

al minore rischio possibile. l<br />

5 Figura 4 – Operatore al monitor di<br />

comando<br />

89


TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />

lavoro sicuro<br />

Tecnologie&Prodotti<br />

Schede a cura di Fabiana Panella<br />

TRANSENNEPERCANTIERISTRADALIEAREERISERVATE<br />

TENAX LIMIT 1<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Sistema modulare di transenne per lavori<br />

in sicurezza nei cantieri stradali,<br />

dotato di pannelli colorati. Il telaio portante<br />

di alluminio consente il fissaggio<br />

di una rete di plastica di colore arancio.<br />

Gli elementi, leggeri e maneggevoli, sono<br />

facili da trasportare, da posare o rimuovere<br />

e consentono una razionale<br />

delimitazione dell’area. Non arrugginiscono<br />

e possono essere riutilizzati.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l dimensioni moduli: 1x1 m;<br />

Parapetto tassellabile<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Sistema di protezione bordi, completo<br />

di sostegni di protezioni provvisorie<br />

contro le cadute dall’alto durante lavori<br />

di riparazione o manutenzione, su<br />

tetti con pendenze non superiori ai 30°<br />

rispetto all’orizzontale di edifici civili<br />

ed industriali. È possibile utilizzare il<br />

l maglia: 33x65 mm;<br />

l lunghezza transenne: da 3 a 6 m.<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Prodotto approvato dal Ministero delle<br />

Infrastrutture e dei Trasporti (N. 4695/<br />

2003).<br />

Azienda certificata ISO 9001:2000 da<br />

SGS Italia e SGS UK.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Azienda specializzata nell’estrusione di<br />

polimeri termoplastici, con produzione di<br />

reti di plastica per molteplici campi di applicazione:<br />

agricoltura, giardinaggio, industria,packaging,ediliziaegeotecnica.<br />

PARAPETTOAMENSOLATASSELLABILE<br />

parapetto con due differenti montanti:<br />

con asta di compensazione scorrevole a<br />

una distanza dal bordo del tetto variabile<br />

da 0,10 a 0,70 cm; oppure telescopica,<br />

da 0,80 cm a 1,30 m. I parapetti<br />

vengono tassellati a parete mediante<br />

barre filettate ed eventuali ripartitori<br />

di carico. Entrambe le soluzioni permettono<br />

di utilizzare il parapetto per<br />

creare piani pedonabili di lavoro in cantieri<br />

in cui non è possibile il montaggio<br />

di ponteggi.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l mensola a triangolo: altezza 80 cm,<br />

profondità 80 cm;<br />

l asta di compensazione: 1500 mm;<br />

l asta telescopica (opzionale): altezza<br />

1500 mm, profondità 800 mm, peso<br />

variabile da 16 a 18 Kg.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

TENAX Spa<br />

via dell’Industria, 3<br />

23897 Viganò (LC) - Italy<br />

Tel. +39 039-9219300<br />

Fax +39 039-9219290<br />

www.tenax.net<br />

customer.service@tenax.net<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Sistema di protezione bordi di classe “B”<br />

secondo UNI EN 13374/04, certificato<br />

I.S.P.E.S.L., Istituto Superiore Prevenzione<br />

e Sicurezza sul Lavoro di Roma, certificato<br />

n° DTS-XI/10/03/SPB e n° DTS-XI/<br />

09/03/SPB del 18 novembre 2003.<br />

L’azienda è certificata TUV secondo UNI<br />

EN ISO 9001:2000.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Progettazione, produzione e commercializzazione<br />

di attrezzature per l’edilizia.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

VERONI Srl<br />

via Pietro Nenni, 6<br />

42048 Rubiera (RE) - Italy<br />

Tel. +39 0522-621215<br />

www.veroniedilizia.com<br />

info@veroniedilizia.com<br />

91


DISPOSITIVIPERLINEEDIANCORAGGIOORIZZONTALI<br />

ELSA<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Dispositivi di sicurezza provvisori e portatili,<br />

per la realizzazione di linee di ancoraggio<br />

orizzontali contro le cadute<br />

dall’alto, nel montaggio e nella manutenzione<br />

degli edifici. Il modello standard<br />

è provvisto di funi di fibra sintetica<br />

e colonne alleggerite alle quali operatori<br />

di qualsiasi altezza possono agganciarsi<br />

per compiere i normali<br />

H28 TJ+<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Piattaforma aerea con jib telescopico<br />

per raggiungere aree di lavoro normalmente<br />

inaccessibili. Realizza tre movimenti<br />

proporzionali e simultanei, quali<br />

sollevamento, rotazione e sfilo, riducendo<br />

i movimenti di traslazione dell’intera<br />

piattaforma. I comandi sono proporzio-<br />

movimenti operativi, con particolare<br />

attenzione all’aspetto ergonomico, di<br />

comfort ed efficacia dei componenti.<br />

Nella versione ELSR i componenti di<br />

estremità sono costituiti da supporti di<br />

acciaio di peso e ingombro estremamente<br />

ridotti, utilizzabili per la realizzazione<br />

delle linee orizzontali in strutture<br />

con minimi spazi utili e con la possibilità<br />

di essere posizionati anche sulle<br />

pareti laterali dei manufatti. È disponibile<br />

anche il modello ELSP, dispositivo<br />

fisso con linea orizzontale realizzata in<br />

fune di acciaio INOX AISI 316 da predisporre<br />

su coperture e/o pareti di edifici<br />

già ultimati, per le operazioni di manutenzione<br />

delle strutture.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l funi di fibra sintetica;<br />

l fune di acciaio INOX AISI 316 (versione<br />

ELSP);<br />

l colonne alleggerite;<br />

l supporti di acciaio.<br />

PIATTAFORMATELESCOPICA<br />

nali, con trasmissione idrostatica, controllo<br />

continuo del movimento e riduzione<br />

automatica della velocità in prossimità<br />

dei limiti dell’area di lavoro. Il sistema<br />

automatico di livellamento e le sezioni<br />

ottagonali delle parti in acciaio conferiscono<br />

alla struttura massima rigidità.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l assale posteriore oscillante;<br />

l 4 ruote motrici e blocco differenziale<br />

per trazione su<br />

fango, neve, sabbia;<br />

l ridotto ingombro fuori sagoma;<br />

l altezza da terra: 54 cm;<br />

l sbraccio di 23 m;<br />

l cestello porta-operatore<br />

largo fino a 2,44 m;<br />

l quadrocomandiergonomico;<br />

l braccio a tre sezioni, imperniato<br />

direttamente nella<br />

torretta girevole.<br />

TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Dispositivi soggetti a marcatura CE come<br />

previsto dalla Direttiva 89/686 CEE.<br />

Sono classificati come DPI di terza categoria<br />

(Classe C) secondo UNI EN 795,<br />

conformi alla norma UNI EN 363/93.<br />

Azienda certificata UNI EN ISO<br />

9001:2000.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Progettazione e produzione di sistemi di<br />

ancoraggio, appoggio e sollevamento<br />

per elementi prefabbricati. Accessori,<br />

fissaggi e minuteria metallica.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

EDILMATIC Srl<br />

via Gonzaga, 11<br />

456020 Pegognaga (MN) – Italy<br />

Tel. +39 0376-558225<br />

Fax +39 0376-558672<br />

www.edilmatic.it<br />

info@edilmatic.it<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Conforme alle disposizioni in materia di<br />

sicurezza sul lavoro e alle norme di produzione,<br />

sia europee (marchio CE, EN<br />

280) che internazionali (ANSI, CSA, AS).<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Produzione di mezzi per l’elevazione di<br />

persone e carichi, per il movimento terra<br />

e per la cantieristica in genere: pantografi<br />

(elettrici o diesel); articolate<br />

(elettriche o diesel); telescopiche; trainabili;<br />

autocarrate; verticali; “push<br />

around”.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

HAULOTTE ITALIA Srl<br />

via Lombardia, 15<br />

20098 S. Giuliano Milanese (MI) – Italy<br />

Tel. +39 02-989701<br />

Fax +39 02-98970125<br />

www.haulotte.it<br />

haulotteitalia@haulotte.com<br />

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TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />

PORTONEALIBRO<br />

KSM<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Portone a libro di acciaio a doppia parete,<br />

isolata con lana minerale e lastre di<br />

acciaio ancorate alla struttura di rinforzo<br />

interna. La zincatura a caldo e il rivestimento<br />

di poliuretano proteggono dagli<br />

agenti atmosferici per una maggiore<br />

resistenza all’usura del tempo. È dotato,<br />

di serie, di guarnizioni EPDM multicamera<br />

sui bordi di chiusura, in grado di<br />

garantire la protezione contro lo schiacciamento<br />

delle dita. Nella versione ad<br />

apertura rapida, è disponibile l’azionamento<br />

del paranco a fune per reazione<br />

elastica, meccanismo per l’apertura immediata<br />

nei casi d’emergenza. Nella<br />

versione standard è di colore bianco-grigio<br />

e, su richiesta, di altri colori della<br />

gamma RAL. Il modello con portina pedonale<br />

è sia ad anta suddivisa che nella<br />

duplice versione dotata o priva di soglia.<br />

MEWA TWINSTAR ® PROTECT<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Abbigliamento professionale per la protezione<br />

dell’operatore dalle fonti di calore,<br />

dalle piccole perle di saldatura e<br />

dal contatto rapido<br />

con le fiamme. È realizzato<br />

in tessuto ignifugo<br />

e antistatico, che,<br />

grazie ad una particolare<br />

miscela di fibre,<br />

risulta particolarmente<br />

morbido e garantisce<br />

comfort, funzionalità<br />

e vestibilità. È disponibile<br />

in quattro<br />

combinazioni di colori:<br />

blu royal/blu marina, blu royal/rosso<br />

papavero, grigio asfalto/rosso mora e<br />

grigio asfalto/rosso papavero.<br />

La linea comprende giubbini, pantaloni,<br />

salopette, camici e tute, completi di tasche<br />

con patte, chiusura con bottoni au-<br />

lavoro sicuro<br />

Sono disponibili molteplici versioni con<br />

finestrature geometriche: quadrate,<br />

ortogonali, ad oblò, triangolari e romboidali.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l dimensioni fino a 14 m (larghezza) e 6<br />

m (altezza);<br />

l versioni da 3 fino a 12 ante;<br />

l manto: 35 kg;<br />

l pannello (sp. 55 mm), lastra di acciaio<br />

zincato a caldo (sp. 1,5 mm), isolante<br />

termico e acustico di lana minerale;<br />

l ingombro di 99 mm con angolo rotazione<br />

impacco di 90°.<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Conforme alla norma UNI EN 12604, con<br />

coibentazione termica secondo la norma<br />

UNI EN 12428, insonorizzazione rispondente<br />

alla norma UNI EN 20140 e<br />

anta di materiale classe A2 (non infiammabile)<br />

secondo DIN 4102.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Produzione di porte, portoni, sistemi di<br />

chiusura e motorizzazioni civili e industriali.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

Hörmann Italia Srl<br />

via G. Di Vittorio, 62<br />

8015 Lavis (TN) – Italy<br />

Tel. +39 0461-244444<br />

Fax +39 0461-241557<br />

www.hormann.it<br />

info@hormann.it<br />

ABBIGLIAMENTOPROTETTIVOCONTROLEFONTIDICALORE<br />

tomatici nascosti e maniche con risvolto.<br />

È disponibile un servizio di consulenza<br />

al cliente, per la scelta della linea di<br />

abbigliamento protettivo più adeguata,<br />

di ritiro dei capi di abbigliamento usati,<br />

del loro lavaggio effettuato secondo<br />

procedimenti ecologici,<br />

del loro stoccaggio,<br />

della manutenzione,<br />

dell’eventuale sostituzione<br />

dei capi logorati<br />

e della riconsegna al<br />

cliente.<br />

CARATTERISTICHE<br />

TECNICHE<br />

l tessuto ignifugo e<br />

antistatico, in particolare<br />

miscela di fibre;<br />

l quattro combinazioni di colori: blu royal/blu<br />

marina, blu royal/rosso papavero,<br />

grigio asfalto/rosso mora e grigio<br />

asfalto/rosso papavero;<br />

l lavaggio in dispositivi appositi con<br />

detersivi e detergenti a dosaggio minimo.<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Conforme alle norme per la protezione<br />

dalle fiamme EN 470-1, EN 531 A, B1,<br />

C1, E1 e prEN 1149-3.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Azienda operante nel settore tessile con<br />

produzione di abbigliamento da lavoro e<br />

protettivo, panni tecnici per la pulizia,<br />

zerbini e tappetini assorbiolio con la formula<br />

del Full-Service; articoli tecnici e<br />

protettivi.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

MEWA Srl<br />

via Centrale Termica, 1<br />

20029 Turbigo (MI) – Italy<br />

Tel. +39 0331-896033<br />

Fax +39 0331-871909<br />

www.mewa.it<br />

info@mewa.it<br />

93


EVACUATOREDIFUMO<br />

EURA ORT 2000 Smoke Vents ® P2B<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Dispositivo di apertura per l’evacuazione<br />

di fumo e calore costituito da elementi di<br />

alluminio AlMg3, resistente alla corrosione,<br />

e lamelle orientabili sovrapposte rispetto<br />

alla base. Gli snodi delle lamelle e<br />

dellabarradicontrollosonodotatidiperni<br />

e boccole di sostegno di nylon che non<br />

richiedono lubrificazione. È dotato di un<br />

cilindro pneumatico a doppia azione<br />

(evacuazione/ventilazione). L’apertura<br />

in caso di incendio avviene automaticamente<br />

al raggiungimento della temperatura<br />

stabilita. La rottura dell’ampolla<br />

termosensibile aziona meccanicamente<br />

la perforazione della bombola di CO 2 con<br />

immissione di gas nel cilindro. Si aziona,<br />

così, un sistema di staffe che portano le<br />

lamelle in posizione aperta.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l lamelle di alluminio (sp. 1,4 mm) non<br />

GEOPANEL<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Sistema di casseforme modulari di plastica rigenerata per la<br />

realizzazione di murature, fondazioni e pilastri di calcestruzzo.<br />

I pannelli comprendono anche elementi speciali per creare<br />

angoli interni ed esterni e sono collegabili tra loro con maniglie<br />

a chiusura rapida. La conformazione esterna<br />

consente di puntellare facilmente il sistema,<br />

di smontarlo e spostarlo rapidamente<br />

senza l’utilizzo di gru, di<br />

stoccare i singoli elementi anche<br />

in luoghi umidi. Il calcestruzzo<br />

non aderisce alla plastica,<br />

consentendo il disarmo, la<br />

pulizia con semplice acqua senza<br />

l’utilizzo di detergenti, il riutilizzo<br />

fino a 100 volte. È impiegato<br />

soprattutto per getti in aree poco<br />

accessibili come interrati, vasche<br />

o piscine e per la realizzazione<br />

di fori per porte, finestre,<br />

bocche di lupo.<br />

isolato oppure lamelle di policarbonato<br />

alveolare (PCA) da 8 mm UV protetto<br />

classe 1, trasparente oppure<br />

opale, con profili di alluminio sul perimetro;<br />

l movimentazione cilindro a pressione<br />

minima di 6 bar;<br />

l affidabilità RE: 50 cicli;<br />

l carico neve di 500 Pa/mq e carico<br />

vento di 1500 Pa/mq;<br />

l resistenza al calore: 300 °C;<br />

l taratura ampolla standard: 68° C.<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Conforme alla norma UNI EN 12101-2<br />

con cilindro pneumatico certificato<br />

DIN 18232, attivato anche da stazioni<br />

di emergenza secondo la UNI<br />

EN 12101-4.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Produzione di lucernari e sistemi integrati<br />

di aperture manuali, elettriche,<br />

pneumatiche e automatiche per l’eva-<br />

SISTEMADICASSEFORMEMODULARI<br />

TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />

cuazione di fumo e calore. Ricerca e<br />

sviluppo di tecnologie avanzate nella rilevazione<br />

dei gas <strong>infiammabili</strong> e tossici.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

PLASTITALIA 2000 Srl<br />

via Giovanni di Vittorio, 78<br />

21029 Vergiate (VA) – Italy<br />

Tel. +39 0331-964589<br />

Fax +39 0331-964628<br />

www.plastitalia2000.it<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l pannelli di dimensioni variabili da 20 e 120 cm collegabili;<br />

l peso pannello: 11 kg;<br />

l pannello di plastica rigenerata;<br />

l distanziatoreetappodichiusuradiPEHD;<br />

l barra rullata di acciaio;<br />

l rosetta di fissaggio di nylon e acciaio.<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Azienda certificata secondo la norma UNI EN ISO 9001:2000.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Trasformazione di materie plastiche e produzione di elementi<br />

per l’edilizia, l’attrezzatura per le costruzioni, il verde, il trattamento<br />

delle acque e l’ecologia<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

GEOPLAST Spa<br />

via Martiri della Libertà, 6/8<br />

35010 Grantorto (PD) – Italy<br />

Tel. +39 049-9490289<br />

Fax +39 049-9494028<br />

www.geoplast.it<br />

info@geoplast.it<br />

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TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />

CASSEROAPERDEREPERFONDAZIONI<br />

Quick Jet ®<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Sistemadicasseroaperdereperfondazioni,<br />

composto di moduli-base di lamiera,<br />

affiancati oppure sovrapposti per ottenere<br />

misure multiple rispetto a quelle standard,senzadovertagliareglielementi.La<br />

struttura dei moduli è costituita da nervature<br />

(a un passo di 10 cm secondo la larghezza),cheirrobustisconoeirrigidiscono<br />

il cassero, e da una parte più leggera con<br />

SafeGate<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Piattaforma per il monitoraggio centralizzato<br />

in cantiere della dotazione DPI<br />

dei soggetti coinvolti. Consente di controllare<br />

l’effettivo utilizzo dei<br />

DPI, la loro provenienza da un<br />

produttore sicuro e conforme<br />

alle normative e di regolare<br />

la manutenzione dei dispositivi.<br />

La tecnologia di rilevamento<br />

è costituita da<br />

tre livelli ed è basata sulla<br />

Radio Frequency<br />

Identification<br />

(RFID) che<br />

identifica, a<br />

distanza, particolari<br />

“etichette” o<br />

“Tag” tramite trasmissione<br />

e ricezione a radiofrequenza.<br />

Il primo livello è il SafeGate Enabled,<br />

un dispositivo connesso all’ali-<br />

lavoro sicuro<br />

lavorazione a intaglio, ottenuta tramite<br />

stampatura e stiratura. L’elemento è flessibile<br />

e leggero, per una più agevole legatura<br />

all’armatura e una minore pressione<br />

del getto di calcestruzzo sul cassero. Le<br />

attività di casseratura sono semplici e veloci,<br />

con riduzione delle ore/uomo per le<br />

armature. Il sistema non richiede procedure<br />

di smaltimento dei rifiuti.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l moduli-base di lamiera: spessore di 0,5<br />

mm; larghezza pari a 20-40-50-60 cm;<br />

lunghezza standard di 200-250 cm;<br />

l impiego per varie tipologie di armatura;<br />

l copertura minima delle armature pari<br />

a 2,50 cm;<br />

l interrodellacasseraturaprimadelgetto;<br />

l assenza di scarti.<br />

CERTIFICAZIONI<br />

È dotato di Certificato di Resistenza al-<br />

SISTEMADICONTROLLOAUTOMATICODELCANTIERE<br />

mentazione e riconosciuto dal sistema<br />

che agisce da punto di controllo per i<br />

DPI indossati dal lavoratore che transita<br />

nelle vicinanze. Il secondo è la centralina<br />

di raccolta dati SafeBox, una per ogni<br />

cantiere, che riconosce i DPI e li rende<br />

disponibili al responsabile di cantiere<br />

per la configurazione e l’inserimento<br />

logico nella piattaforma. Infine la centrale<br />

operativa SafeGate Dashboard,<br />

unica per l’azienda, per il controllo<br />

centralizzato dei cantieri sparsi sul territorio.<br />

Le SafeBox installate nei diversi<br />

cantieri sono controllate in maniera<br />

centralizzata dalla Dashboard. Le tecnologie<br />

utilizzate per la comunicazione<br />

tra i livelli<br />

sono basate<br />

su standard<br />

comuni,<br />

rendendo la<br />

piattaforma<br />

aperta a possibili ulteriori<br />

sviluppi.<br />

la Corrosione del Politecnico di Milano<br />

e di Certificato n. WQ08-02220, rilasciato<br />

in seguito a prove tipo Pull Off<br />

Tests secondo le BS 1881 Part 207: 1992<br />

presso il cantiere Emerald Palace –<br />

Palm Jumeirah (Impresa Al Habtoor di<br />

Dubai ) per valutare l’adesione dell’intonaco<br />

esterno.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Produzione, lavorazione e posa in opera<br />

di acciaio per cementi armati e reti<br />

elettrosaldate nel ramo civile, industriale<br />

e nella prefabbricazione.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

DB SYSTEM INTERNATIONAL<br />

via delle Arti e Mestieri, s.n.<br />

26027 - Rivolta d’Adda (CR) - Italy<br />

Tel. +39 0363-78023<br />

Fax +39 0363-371630<br />

www.dbsystemspa.com<br />

info@dbsystemspa.com<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l identificazione a distanza tramite<br />

RFID;<br />

l comunicazione di sistema tipo standard;<br />

l configurazione implementabile.<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Azienda certificata secondo la norma<br />

ISO 9001:2000 con la DASA Register.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Progettazione e produzione di apparecchiature<br />

software.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

Wizards Consulting Spa<br />

Sede operativa<br />

via Orvieto, 12<br />

00040 Pomezia (RM) – Italy<br />

Tel. +39 06-9180291<br />

Fax +39 06- 91802313<br />

www.wizardsgroup.it<br />

sales@wizardsgroup.it<br />

95


OCCHIALIPROTETTIVICONSCHERMO<br />

ANTIANNEBBIAMENTO<br />

KLEENGUARD* V50<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Occhiali di protezione sagomati con schermo antiannebbiamento<br />

in schiuma, per risolvere il problema di appannamento<br />

delle lenti, frequente in ambienti di lavoro umidi o quando è<br />

necessario l’utilizzo contemporaneo di mascherine protettive.<br />

Le lenti sono realizzate in policarbonato resistente agli<br />

impatti e garantiscono una protezione dai raggi UVA/UVB pari<br />

al 99,9%. Le tre diverse lenti antiannebbiamento (trasparente,<br />

scura e ambrata) assicurano la visibilità in ogni condizione<br />

di luce. È, inoltre, possibile regolare l’adesione alla zona temporale<br />

secondo la tipologia di lente selezionata. Per preservare<br />

maggiormente l’integrità e aumentarne la longevità, le<br />

lenti sono protette da un rivestimento antigraffio. Gli occhiali<br />

sono, inoltre, dotati di elementi regolabili, come il nasello e le<br />

asticelle di gomma, che consentono un migliore adattamento<br />

ai tratti somatici, inoltre la barra frontale è imbottita e disegnata<br />

in modo da aumentarne la ventilazione.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l lenti di policarbonato resistente agli impatti;<br />

l rivestimento protettivo antigraffio;<br />

l schermo antiannebbiamento in schiuma;<br />

l nasello e asticelle di gomma;<br />

BARRACUDA<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Cordino anticaduta completo di morsa di<br />

acciaio inossidabile per ancoraggio verticale<br />

per ancoraggio sui ponteggi. Si aggancia<br />

al tubo verticale, consentendo un<br />

punto di ancoraggio sopra l’altezza della<br />

cintura. A questa altezza le forze di arresto<br />

sul corpo del lavoratore sono inferiori,<br />

riducendo il rischio di lesioni. Il design<br />

del cordino consente di collegarlo al<br />

tubo con una sola mano lasciando l’altra<br />

libera di svolgere altre operazioni. È leggero<br />

e compatto, con una presa di polipropilene<br />

per una facile maneggevolezza<br />

durante le fasi di installazione, spostamento,<br />

smontaggio e lavorazione.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l morsa di acciaio inossidabile, resi-<br />

l protezione dai raggi UVA/UVB pari al 99,9%;<br />

l riduzione dell’appannamento pari al 50%.<br />

TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Lenti conformi alla normativa europea EN166 1F N.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Fornitura di prodotti per pulizia, igiene e protezione delle<br />

persone e degli ambienti di lavoro di industrie, uffici, ospedali,<br />

hotel e altri tipi di collettività.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

Kimberly-Clark<br />

Divisione Professional<br />

via della Rocca, 49<br />

10123 Torino (TO) – Italy<br />

Tel. 800-804031<br />

Fax. +39 011-8814255<br />

www.kcprofessional.com/it<br />

kcpit@kcc.com<br />

CORDINOANTICADUTACONMORSADIACCIAIO<br />

stente alla corrosione per impalcatura<br />

verticale (tubi con diametro compreso<br />

tra 48,3 mm e 50 mm);<br />

l manyard elastico (lunghezza 1,75 m)<br />

con assorbitore di energia integrato;<br />

l dentellatura interna per garantire<br />

una doppia presa che si rafforza in<br />

caso di trazione verso il basso;<br />

l rivestimento di TEFLON ® per la resistenza<br />

all’usura;<br />

l moschettone a vite;<br />

l impugnatura ergonomica di polipropilene<br />

per una migliore maneggevolezza.<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Prodotto conforme alle normative EN<br />

355 e EN 395b.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Miller è il marchio, appartenente al<br />

Gruppo Sperian Protection, leader nell’ideazione<br />

e produzione di soluzioni<br />

per dispositivi anticaduta.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

SPERIAN PROTECTION ITALIA Srl<br />

via Vittorio Veneto, 142<br />

27020 Dorno (PV) - Italy<br />

Tel. + 39 0382-812111<br />

Fax + 39 0382-84113<br />

www.sperianprotection.com<br />

96 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com


TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />

SISTEMAINTEGRATODIEVACUATOREDIFUMOEAERATORE<br />

Free Smoke Light<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Soluzione integrata e completa per garantire sia la protezione<br />

attiva antincendio, sia l’igiene degli ambienti di lavoro tramite<br />

ventilazione giornaliera. Nel primo caso interviene creando<br />

uno strato a terra libero da fumi, riducendo il rischio di intossicazione<br />

e agevolando l’intervento dei soccorritori. Nel secondo<br />

caso, garantisce ricambio d’aria e luminosa permettendo.<br />

Un motore elettrico dotato di comando di apertura ad altezza<br />

uomo trasforma l’evacuatore di fumo e calore in un aeratore.<br />

In caso di incendio, il sistema automatico di rilevazione della<br />

temperatura entra in funzione indipendentemente dallo stato<br />

di apertura governato dal motore elettrico.<br />

Il meccanismo automatico è costituito da cilindro pneumatico<br />

a doppio effetto con tubi di alimentazione in teflon protetto<br />

da doppia calza in acciaio inox. È disponibile nelle versioni<br />

mono o doppio battente.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l telaio di alluminio estruso naturale UNI 6060;<br />

l motore elettrico da 230 V;<br />

l cilindro pneumatico a doppio effetto, apri/chiudi (apertura<br />

HEADSET PELTOR WS<br />

DESCRIZIONE PRODOTTO<br />

Headset per comunicazione senza fili dotato<br />

di un circuito Bluetooth integrato,<br />

che consente un collegamento senza fili<br />

con un’altra unità Bluetooth fino a circa<br />

10 m di distanza. È possibile utilizzare la<br />

modalità Full Duplex attraverso uno<br />

standard che funziona in tutto il mondo.<br />

È comandato da 4 pulsanti: un pulsante<br />

funzione, un pulsante per chiamare<br />

(PTT/pulsante per parlare) e due pulsanti<br />

per aumentare o ridurre il volume. Offre<br />

un’efficace attenuazione dei rumori,<br />

anche in presenza di livello acustico elevato,<br />

per proteggere l’udito e garantire<br />

una comunicazione chiara e affidabile in<br />

ambienti estremamente rumorosi.<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l coppe ad alta attenuazione con design<br />

acustico ottimizzato e ampio spazio<br />

per le orecchie per la massima<br />

lavoro sicuro<br />

in caso di emergenza e richiusura<br />

da terra dalla<br />

condizione di emergenza);<br />

l apertura massima: 157°;<br />

l trasmissione luminosa fino<br />

al 92%.<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Prodotto conforme alla norma<br />

UNI EN 12101-2:2004. Azienda certificata secondo la norma<br />

UNI EN 9001:2000.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Termoformatura di policarbonato e metacrilato per la produzione<br />

di sistemi di illuminazione zenitale abbinati a sistemi di<br />

evacuazione di fumo e calore.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

Tecnocupole Pancaldi Spa<br />

via Cà Bianca, 700<br />

40024 Castel San Pietro Terme (BO) – Italy<br />

Tel. +39 051-6954911<br />

Fax +39 051-6954929<br />

www.tecnocupole.com<br />

commercial@tecnocupole.com<br />

HEADSETPERCOMUNICAZIONESENZAFILI<br />

qualità sonora e il massimo comfort;<br />

l microfono a braccio integrato dotato<br />

di Quick Positioning;<br />

l auricolari imbottiti di schiuma/liquido<br />

e i fili della bardatura temporale<br />

con molleggio indipendente in acciaio<br />

inossidabile per una distribuzione uniforme<br />

della pressione sulle orecchie;<br />

l cuffie montate sulla bardatura per la<br />

minima risonanza e ottima riproduzione<br />

sonora anche in ambienti estremamente<br />

rumorosi.<br />

CERTIFICAZIONI<br />

Dati di attenuazione testati e omologati<br />

in conformità alla direttiva 89/686/CEE<br />

(dispositivi di protezione individuale) e<br />

alle sezioni applicabili delle norme europee<br />

EN 352-1:1993/EN 352-3:1996.<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Sviluppo e produzione di protezioni acustiche<br />

con dispositivi di comunicazione<br />

e protezioni per viso e testa.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

Aearo Srl<br />

viale Europa, 76<br />

20090 Cusago (MI) – Italy<br />

Tel. +39 02-90394428<br />

Fax +39 02-90394109<br />

www.aearo.eu<br />

itinfo@aearo.com<br />

97


MINISMERIGLIATRICEANGOLARE<br />

BOSCH GWS 14-125<br />

Inox Professional<br />

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO<br />

Minismerigliatrice angolare, appositamente<br />

progettata per le lavorazioni su<br />

acciai resistenti alla ruggine e alla corrosione,<br />

come gli acciai inox, particolarmente<br />

adatta per la produzione e la finitura<br />

di serbatoi, di tubi, di corrimano e<br />

di macchinari di vario genere.<br />

Rispetto alle velocità selezionabili nelle<br />

minismerigliatrici angolari tradizionali,<br />

permette di lavorare con una velocità<br />

considerevolmente più bassa, tra i 2200<br />

e i 7500 giri/min, permettendo di non<br />

raggiungere temperature elevate responsabili<br />

della decolorazione del materiale,<br />

e di eseguire quindi finiture precise.<br />

Il motore da 1400 W e l’elevata<br />

coppia sviluppata consentono un rapido<br />

avanzamento del lavoro. Il sistema di<br />

dissipazione del calore e il motore dotato<br />

di spazzole in grafite sintetica garantiscono<br />

un’ottima durata. Tutti i modelli<br />

sono equipaggiati da dispositivi di sicurezza<br />

quali:<br />

l KickBack Stop che protegge l’operatore<br />

dai contraccolpi, bloccando istantaneamente<br />

la macchina quando si<br />

verifica un blocco del disco;<br />

l la protezione al riavvio accidentale<br />

che evita la riaccensione incontrollata<br />

dell’utensile in caso di interruzione<br />

di corrente;<br />

l la cuffia di protezione antirotazione<br />

per la protezione dell’operatore dalle<br />

schegge in caso di frantumazione del<br />

disco;<br />

l l’impugnaturaVibration-Controlcheriduce<br />

le vibrazioni trasmesse al sistema<br />

mano-braccio fino al 40% (EN 60745).<br />

CARATTERISTICHE TECNICHE<br />

l potenza assorbita: 1.400 W;<br />

l numero di giri a vuoto: 2.200-7.500<br />

giri/min;<br />

l regolazione velocità;<br />

l Ø disco: 125 mm;<br />

l peso: 1,80 kg.<br />

TECNOLOGIE & PRODOTTI<br />

ATTIVITÀ AZIENDA<br />

Ricerca e produzione di tecnologie per<br />

autoveicoli, industriali, costruttive e di<br />

beni di consumo.<br />

AZIENDA PRODUTTRICE<br />

Robert BOSCH Spa<br />

via Marco Antonio Colonna, 35<br />

20149 MILANO - Italy<br />

Numero verde: 800017330<br />

Tel. +39 02-36962314<br />

Fax: +39 02-36962446<br />

MarketingElettroutensiliProfessionali@it.bosch.com<br />

www.bosch-pt.it<br />

98 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com

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