Ambiente_e_Sicurezza..

PRIMOPIANO
PREVENZIONE E PROTEZIONE
l Focus TU
Dallanormativacomunitaria
ilruolodelresponsabiledeilavori
ARTICOLOAPAG.20
l Sicurezza del lavoro
IlpareredellaS.C.sueffettivitàeresponsabilitàpenalenellavoroautonomo
ARTICOLOAPAG.36
RifiutiinCampania:ilTUperlagestionedell’emergenza
COMMENTOAPAG.41­TESTOAPAG.42
RIFIUTI E BONIFICHE
l Rifiuti
Stoccaggioabusivo:leresponsabilitàperlabonifica
ARTICOLOAPAG.77
AMBIENTE E RISORSE
l Acque
Inuovicriterisulmonitoraggiotecnico
ARTICOLOAPAG.86
l Energia
FER:laConsultasulripartodellecompetenze
ARTICOLOAPAG.90
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NOVITÀ
GAZZETTA UFFICIALE: GLI ULTIMI 15 GIORNI
ILSOLE24ORE 6
GAZZETTAUFFICIALEREPUBBLICAITALIANA
ARGOMENTO PROVVEDIMENTO TITOLO PUBBLICATO IN
Aria Deliberazione
delMinisterodell’Ambiente
e della Tutela
del territorio e del mare
10 aprile 2009
Energia Decreto del Presidente
della Repubblica
2 aprile 2009, n. 59
Rifiuti Ordinanza del Presidente
del Consiglio dei Ministri
28 maggio 2009, n. 3774
Ordinanza del Presidente
del Consiglio dei Ministri
28 maggio 2009, n. 3775
Ordinanza del Presidente
del Consiglio dei Ministri
15 maggio 2009, n. 3770
«Disposizioni di attuazione della decisione della Commissione
europea 2007/589/CE istitutiva delle linee guida per il
monitoraggio e la comunicazione delle emissioni di gas ad
effetto serra ai sensi della direttiva 2003/87/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio» (G.U. del 4 giugno 2009, n. 127)
«Regolamento di attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a)
eb),deldecretolegislativo19agosto2005,n.192,concernenteattuazionedelladirettiva2002/91/CEsulrendimentoenergetico
in edilizia» (G.U. del 10 giugno 2009, n. 132)
«Disposizioni urgenti di protezione civile» (G.U. dell’11
giugno 2009, n. 133)
«Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare
l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti
nella regione Campania» (G.U. dell’11 giugno 2009, n. 133)
«Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare
l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti
nella regione Campania» (G.U. del 1° giugno 2009, n. 125)
@Gazzetta Ufficiale
del 4 giugno 2009, n. 127
In sintesi a pag. 106
@Gazzetta Ufficiale
del10giugno2009,n.132
In sintesia a pag. 107
Gazzetta Ufficiale
dell’11giugno2009,n.133
In sintesi a pag. 106
Gazzetta Ufficiale
dell’11giugno2009,n.133
Insintesiapag.106
Gazzetta Ufficiale
del1°giugno2009,n.125
Insintesiapag.106
ARGOMENTO
GAZZETTAUFFICIALEDELLECOMUNITÀEUROPEE
PROVVEDIMENTO PUBBLICATO IN
Certificazione
e qualità
Igiene di alimenti
e bevande
«Direttiva 2009/40/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 6 maggio 2009
concernente il controllo tecnico dei veicoli a motore e dei loro rimorchi»
«Decisione della Commissione del 3 giugno 2009 che istituisce il gruppo di esperti
chiamati a fornire una consulenza tecnica sulla produzione biologica»
«Direttiva 2009/32/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 per
il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri riguardanti i solventi da
estrazione impiegati nella preparazione dei prodotti alimentari e dei loro ingredienti»
G.U.C.E. L del 6 giugno
2009, n. 141
In sintesi a pag. 105
G.U.C.E. L del 5 giugno
2009, n. 139
In sintesi a pag. 104
G.U.C.E. L del 6 giugno
2009, n. 141
In sintesi a pag. 104
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

SOMMARIO
ILSOLE24ORE 8
SOMMARIO
PREVENZIONEEPROTEZIONE
lInapertura/FocusTU
Definizionedelresponsabiledeilavori:unritornoalladirettivacomunitaria
diMariaPacciana ....................................................................................................................20
Valutazionedelrischio:i4casidiaggiornamento
diStefanoTaraborrelli ..............................................................................................................24
lSicurezzadegliimpianti
Trasformatoriperladistribuzioneelettrica:normativaeuropeaeanalisieconomica
diAngeloBagginieFrancoBua ................................................................................................30
lSicurezzadellavoro
LaposizionedellaCassazionesullaresponsabilitàpenalenell’usodilavoroautonomo
diMarioGallo ..........................................................................................................................36
GestionerifiutiinCampania:comesiapplicailD.Lgs.81inproceduradiemergenza?
diLuigiSoardo .........................................................................................................................41
DecretodelPresidentedelConsigliodeiMinistri23gennaio2009............................................42
Lasicurezzanelleattivitàdibonifica:analisidellecriticitànormative
diSimonaBerardi,ElisabettaBemporad,MonicaGherardi,MarioMarianieClaudioMariotti....47
lSicurezzaincantiere
PerlasicurezzaneicantierilaRegioneEmiliaRomagnasiallineaal“Testounico”
diFlaviaTriozzi..........................................................................................................................56
Leggeregionale2marzo2009,n.2..........................................................................................59
SusicurezzaincantiereeTUalcuneindicazionioperativedalleASL­RegioneLazio
diGabrieleTaddia.....................................................................................................................64
GRANDIRISCHI
lAntincendio
LaprevenzioneincendinelTUsicurezza
diMarcelloTambone.........................................................................................................68
lSostanzepericolose
Imballaggiricondizionati:nuoveprescrizioni
eproveperilrecuperodeicontenitori
diFilippoBonfattieMicheleRotunno................................................................................71
lAntincendio
CointestazionedelCPI/Larghezzadellescaleedelleuscitediunalbergo/
Tramezzidiseparazionetracorridoioecamera/CPIperunaattivitàframmentata/
Conformitàantincendioperun’isolaecologica
acuradiMarioAbate.........................................................................................................74
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RIFIUTIEBONIFICHE
lRifiuti
Stoccaggioabusivodirifiuti:leresponsabilitàperlabonifica
diDarioManganaro...........................................................................................................77
AMBIENTEERISORSE
lInapertura/Acqua
Acque.Corpiidrici:inuovicriterisulmonitoraggiotecnicomodificanoilD.Lgs.152
diMaraChilosieSerenaCorbetta..............................................................................................86
lEnergia
Fontienergeticherinnovabili:laConsultainterviene
ancorasulripartodellecompetenze
diSalvoRenatoCerruto......................................................................................................90
lVAS
Conilprogetto“DIVAS”piùsupportoalledecisioniperlavalutazionestrategica
diGabriellaChiellinoeRobertaGadia.......................................................................................97
RASSEGNE
Rassegnadilegislazione
acuradiSabrinaApicella.................................................................................................104
acuradiMarcoFabrizio...................................................................................................106
Rassegnadigiurisprudenza
acuradiPierguidoSoprani .............................................................................................109
acuradiMariaMelizzi.....................................................................................................112
Rassegnadidelibereeleggiregionali
acuradiSabrinaApicella.................................................................................................115
RUBRICHE
UltimeinGazzettaUfficiale............................................................................................6
Insintesi..........................................................................................................................11
Scadenzario
acuradiMarcoFabrizio.....................................................................................................17
Leparoledellasicurezza
acuradiSaraCastagnoli..................................................................................................120
SOMMARIO
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 9 ILSOLE24ORE

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IN SINTESI
PREVENZIONEEPROTEZIONE
Ilresponsabiledeilavori:unritornoalladirettivacomunitaria­Lafiguradelresponsabile
dei lavori, definita all’art. 89, comma 1, lettera c), D.Lgs. n. 81/2009, è una tra le novità, rispetto alla
normativa previgente, che più hanno fatto discutere dopo la pubblicazione del Testo unico sicurezza. Nel
ridefinirelemodalitàdinominaelecompetenze,illegislatorehafattoriferimentoall’esperienzaeallacasistica
derivantedall’applicazionepiùchedecennaledellaprecedentenormativa,aidatisugliinfortuniancoraelevati
nelsettoreealrispettodelladirettivacomunitaria92/57/CEEsulleprescrizioniminimedisicurezzaedisalutenei
cantieritemporaneiemobili.L’elaborazionidituttiquestidatihaportatoallacoincidenzadelresponsabiledei
lavoriconilprogettista,nellafasediprogettazione,econildirettoredeilavorinellafasediesecuzione.
Sulla valutazione del rischio quattro le occasioni di aggiornamento ­ Il decreto
legislativo n. 81/2008 ha previsto che la valutazione del rischio debba essere rielaborata in quattro diverse
occasioni, nel caso di modifiche del processo produttivo o dell’organizzazione del lavoro significative, in
relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione e della protezione, in seguito a infortuni
significativieselasorveglianzasanitarianeevidenzialanecessità.Ciascunadiquesteoccasionidiaggiornamento
della valutazione del rischio richiede diverse tipologie di analisi, nella tempistica, nei contenuti e nella
metodologia di lavoro. È opportuno determinare le caratteristiche di ogni obbligo al fine di individuare le
modifichechedevonoesseretrasferitesulrelativodocumento.
Trasformatoriperladistribuzioneelettrica:lanormativaeuropeaeleperdite ­
Fondamentalinelsistemadiproduzione,ditrasmissioneedidistribuzionedell’energiaelettrica,itrasformatoridi
potenza generalmente sono macchine molto efficienti attraverso le quali transita tutta l’energia prodotta o
utilizzatadaunaqualsiasiutenza.Èopportunosottolinearecheuntrasformatoreaelevataefficienzaenergetica
nella distribuzione pubblica potrebbe permettere un’importante riduzione del consumo di energia. In realtà
esistonoanchenumerositrasformatoriindustrialichehannounconsumopariquasiallametàdell’energiatotale
consumata dal settore industriale e terziario. Occorre capire, però, se l’aspetto del risparmio energetico può
essereconciliatoconilrisparmioeconomico.
IlpareredellaSupremaCortesueffettivitàeresponsabilitàpenalenell’impiegodilavoroautonomo­Ladisciplinadellatuteladellasaluteedellasicurezzasullavorohaassimilatoil
principiofondamentale,ormaiaccoltoindottrinaeingiurisprudenza,dellaeffettivitàdeicompitiedelleattività
che devono essere valutate su un piano non solo formale ma soprattutto sostanziale, al fine di stabilire le
conseguentiresponsabilitàpenali.L’art.299,D.Lgs.9aprile2008,n.81,haaccoltolastessaimpostazionein
meritoall’eserciziodifattodelleattribuzionipropriedeldatoredilavoro,deldirigenteedelprepostoeaquesto,
sostanzialmente,sièuniformatalaCortediCassazionepenale,sezioneIV,checonlasentenza6maggio2009,
n.18998,haconfermatounimportanteorientamentoinmateriadiobblighidiprevenzionedegliinfortunisul
lavoroperquantoriguardal’impiegodilavoroautonomoall’internodell’impresaeglieffetticonseguentiallo
scostamento dal contratto nella successiva fase di attuazione del rapporto con il conseguente utilizzo di
manodoperairregolare.
RifiutiinCampania:comesiapplicailD.Lgs.81allagestionedell’emergenza?­Il
decretodelPresidentedelConsigliodeiMinistri23gennaio2009,«Applicazionedeldecretolegislativo9
aprile2008,n.81,diattuazionedell’articolo1dellalegge3agosto2007,n.123,inmateriadituteladella
saluteedellasicurezzaneiluoghidilavororelativamenteallacomplessivaazionedigestionedell’emergenzarifiutinellaregioneCampania»,hadisciplinatolagestionedellasicurezzaedellatuteladellasalutedei
lavoratori,anchevolontari,addettiaiservizidiprotezionecivileneiluoghidilavoro,neisitienegliambienti
in cui si svolgono, sotto il coordinamento della struttura del Sottosegretario di Stato presso la Presidenza
del Consiglio dei Ministri, le attività e i servizi connessi all’emergenza rifiuti nella regione Campania (in
Gazzetta Ufficiale del 7 maggio 2009, n. 104, e nella sezione “Notizie normative” del sito www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com).
SINTESI
Articolo
apag.20
Articolo
apag.24
Articolo
apag.30
Articolo
apag.36
Commento
apag.41
Testo
apag.42
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 11 ILSOLE24ORE

SINTESI
Articolo
apag.47
Articolo
apag.56
Articolo
apag.64
Sintesi
apag.104
Sintesi
apag.104
Massimaenota
apag.109
Massimaenota
pag.110
ILSOLE24ORE 12
Sicurezzadeilavoratorinelleattivitàdibonifica:analisidellecriticitànormative­Analizzandoleattivitàdibonificadeisiticontaminatidalpuntodivistadellaprevenzioneedellaprotezione
dalrischio,èpossibileriscontraremoltesimilitudiniconleattivitàdelsettoredell’edilizia.Infatti,esistonoalcunefasi
lavorative particolarmente critiche in termini di rischio per la sicurezza, quali, per esempio, i rischi di crollo di
struttureabbandonateneisitidismessiorischidiincendio,diesplosionee/odiesposizioneasostanzepericolose,
sianellefasidirisanamentodegliimpiantiodeiserbatoidismessi,sianellabonifica/messainsicurezzadidiscariche
nelle quali sono ancora in corso fenomeni di biodegradazione. Al rischio per la sicurezza, inoltre, si aggiunge il
rischioperlasalutedeilavoratorioriginatodaagentifisici,biologiechimici.Ènecessario,quindi,chelanormativain
materiadibonificadicuialTitoloV,ParteIV,D.Lgs.n.152/2006siaarmonizzataconquellainerenteallatuteladella
saluteedellasicurezzadeilavoratori,ilD.Lgs.n.81/2008.
La sicurezza nei cantieri: dalla Regione Emilia­Romagna la legge quadro ai
sensi del TU ­ LaRegioneEmilia­Romagna,conlalegge2marzo2009,n.2,haapprovatoinviadefinitivala
regolamentazionequadrosulla«Tutelaesicurezzadellavoroneicantieriediliediingegneriacivile».Giàdaunaprima
letturadell’art.1emergonodueterminicheindicanolastradaintrapresadalprovvedimentolegislativo,«promuovere»
e«ulteriori».Diconseguenza,risultanosubitochiaridueelementi,lavolontàdiandareavantirispettoaidettamidel
decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, cosiddetto Testo unico sicurezza, e l’intenzione di puntare sul concetto di
“promozione”qualemollaperfavorirel’adempimentodegliobblighi(inB.U.Emilia­Romagnadel2marzo2009,n.33
enellasezione“Documentazioneintegrativa”delsitowww.ambientesicurezza.ilsole24ore.com)
Sicurezza in cantiere e TU: alcune indicazioni operative dalle ASL­Regione
Lazio­IlcoordinamentodeidirettoriSPRESALdelleASLdellaRegioneLaziohapubblicatoundocumentocondata
30 settembre 2008, «Prime indicazioni operative per l’applicazione del D.Lgs. n. 81/2008. Titolo IV - cantieri
temporaneiomobili»,ilquale,nonostantelaprossimapubblicazionedeldecretocorrettivoalD.Lgs.n.81/2008,ha
fornitoalcuneindicazioniutilisull’applicazionedellanormativainerentealsettoredellecostruzioni.Ildocumentoè
unaveraeproprialineaguida,strutturatainmododaanalizzareneldettaglioalcunenormecontenutenelTitoloIV,
D.Lgs.n.81/2008,analisichesipresentainteressanteancheperviadellapartedi“modulistica”allegataincalce.
Produzionebiologica­LadecisionedellaCommissione3giugno2009,n.2009/427/CE,èstatapubblicata
ai fini del regolamento (CE) del Consiglio 28 giugno 2007, n. 834/2007, relativo alla produzione biologica e
all’etichettaturadeiprodottibiologici,ilqualehadefinitogliobiettivieiprincipiapplicabiliallaproduzionebiologicae
ha stabilito i requisiti fondamentali relativi alla produzione, all’etichettatura e al controllo dei prodotti biologici
nell’ambitodellaproduzionevegetale,animaleeacquicola(inG.U.C.E.Ldel5giugno2009,n.139).
Solventidaestrazioneneiprodottialimentari­Ladirettiva2009/32/CEdelParlamentoeuropeoedel
Consiglio23aprile2009siapplicaaisolventidaestrazioneimpiegatiodestinatiaessereimpiegatinellapreparazione
deiprodottialimentariodeiloroingredienti.Sonopreclusidalcampodiapplicazionedelprovvedimento,invece,i
solventidaestrazioneimpiegatiperlaproduzionediadditivialimentari,divitamineedialtriadditivinutritivi,amenoche
questiultiminonfigurinoinunodeglielenchidell’AllegatoIalprovvedimento(inG.U.C.E.Ldel6giugno2009,n.141).
Responsabilità del capocantiere ­ L’esistenza, in un cantiere, del capocantiere, non esclude la
responsabilità di altri soggetti, quali il direttore tecnico o, salendo nella scala delle responsabilità, del legale
rappresentantedell’impresa,manonnelcasodicondotteestemporanee(nellaspecie:repentinarimozionedelle
transenneacantiereancoraapertoealavorinonancoraultimati,conmancatasegnalazioneperdeviareiltraffico
pedonale e mancato riempimento dello scavo in modo da ricostruire la pavimentazione con le caratteristiche
tecniche originali). (Cassazione penale, sez. IV, 28 gennaio 2009, n. 4119, e nella sezione “Documentazione
integrativa”delsitowww.ambientesicurezza.ilsole24ore.com)
Violazione del dovere di vigilanza ­ Le dimensioni dell’azienda non possono in alcun modo
giustificarelaviolazione,dapartedeldatoredilavoro,deldoveredivigilanzaedicontrollodelrealeecostanterispetto,
dapartedeilavoratori,dellenormedisicurezza,nonchédiinterventoperimpedireilformarsiedilconsolidarsidiprassi
lavorativechemettanoarepentagliol’incolumitàdeilavoratori,postoche,attraversounacorrettaorganizzazioneed
opportunedisposizioni,ildatoredilavoropuòesserecostantementeinformatosuitemidellasicurezzaedelrispetto,
dapartedeglistessilavoratori,dellerelativenorme.Doverieresponsabilitàcheprescindonodallacircostanzadella
inconsapevolezzanellapraticadiprassidilavorononcorrette.(Cassazionepenale,sez.IV,12febbraio2009,n.6195,e
nellasezione“Documentazioneintegrativa”delsitowww.ambientesicurezza.ilsole24ore.com)
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Obblighidelcoordinatoreperl’esecuzione­Ladisciplinacontenutanell’articolo5delD.Lgs.n.
494/1996(attualeart.92delD.Lgs.n.81/2008)postulacheilverbo”assicurare”(usatonell’originariaformulazione
del decreto) implica una diretta e personale partecipazione dell’agente all’obbligo di prevenzione, mentre il
verbo”verificare”,introdottodalD.Lgs.n.528/1999,sembrapiuttostoriferirsiadun’attivitàdicontrollodell’opera
altrui.(Cassazionepenale,sez.IV,12febbraio2009,n.6219,enellasezione“Documentazioneintegrativa”del
sitowww.ambientesicurezza.ilsole24ore.com)
GRANDIRISCHI
Laprevenzionedegliincendiaisensideldecretolegislativon.81/2008­Ilrischio
incendiohasemprecaratterizzatoqualsiasiattivitàantropica,lacuiprincipalecausaeradovutasiaallargoimpiego
chesifacevadellegno,siaallamancanzadiun’idoneaattivitàdiprevenzioneneiluoghidilavoro.Nonostantela
sostituzionedellegnoutilizzatonellestruttureconaltrimaterialimenocombustibili,ilpericolodovutoall’incendio
èrimastosempremoltoforte,acausa,peresempio,dellemaggioridifficoltàdell’esododovuteanuovearchitetture,dellapresenzadistrutturemetallichechehannouncomportamentopocoaffidabileincasodiincendio,oppure
digasmoltotossicichepossonosvilupparsidallacombustionedeinuovimaterialidirivestimento,difinituraedi
arredo. Quindi, è opportuno effettuare una idonea valutazione del rischio degli ambienti di lavoro, adottare le
necessariemisureperlariduzionedeipericolieformareeinformareilavoratoriesposti.
Imballaggiricondizionati:nuoveprescrizionieproveperilrecuperodeicontenitori
­L’ADRdefiniscelediversetipologiediimballaggielerelativeprescrizioniriguardantilalorocostruzioneeleprovedi
conformitànecessarieeindividua,asecondadellecapacità,treclassidicontenitori:imballaggi,grandiimballaggie
grandiimballaggiallarinfusa(GIR).IlLegislatoreponeregolechiareinmeritoalladisciplinadiomologazionedegli
imballaggi,delleprovecheessidevonosubireprimadiessereutilizzatiedellemarcaturecheessidebbonoriportare,
chesitrattidiimballagginuoviodirecipientiricondizionati.L’accordostabilisce,infatti,chegliimballaggidevono
essere fabbricati, ricondizionati e provati secondo un programma di garanzia di qualità giudicato soddisfacente
dall’autoritàcompetente.Inparticolare,ilcontenitorericondizionatodeveessereripristinatonellasuaformaenel
suoprofilooriginaleedeveessere,infine,ispezionatodopolaripulituraeprimadiessereverniciato.
CointestazionedelCPI/Larghezzadellescaleedelleuscitediunalbergo/Tramezzidi
separazione tra corridoio e camere/CPI per una attività frammentata/Conformità
antincendioperun’isolaecologica ­ In questo numero, Ambiente&Sicurezza propone alcuni quesiti in
materiaantincendio.Traidiversiproposti,saràtrattatoilcasodiunaattivitàdivenditadiautorealizzatainunedificioa
uso esclusivo costituito da due piani fuori terra, la quale è stata divisa in due attività, entrambe con il deposito di
autoveicolialprimopianoel’esposizionealpianoterra;ènecessariocomprenderese,infunzionedelledimensioniedelle
nuovecaratteristichedeilocali,deveessererichiestouncertificatodiprevenzioneincendicointestatoalleduesocietà.
RIFIUTIEBONIFICHE
Stoccaggioabusivodirifiuti:leresponsabilitàperlabonifica­Lacontaminazionedelsuolo
edelsottosuolononèsololaconseguenzadifattiaccidentalieoccasionali,maèilrisultatodiunapraticadiffusae
prolungata nel tempo con danneggiamento grave di risorse naturali, compromissione di parti del territorio e
creazionedistatidipericoloperlasalutedellapopolazione.Inparticolare,ladisciplinavigentevietal’abbandonoeil
deposito incontrollato di rifiuti sul suolo e nel suolo, nonché l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato
solidooliquido,nelleacquesuperficialiesotterranee.Oltrealresponsabiledellaviolazionedeldivieto,dovranno
provvedereallarimozione,all’avvioalrecuperoosmaltimentodeirifiutiealripristinodellostatodeiluoghiancheil
proprietarioeititolarididirittirealiepersonalidigodimentosull’area,aiqualitaleviolazionesiaimputabileatitolodi
dolo o colpa. Tuttavia, il proprietario di un’area che adotti un comportamento attivo e diligente per la tutela
dell’ambienteenonrimangaassolutamenteinerte,nelcasodiabbandonoodepositoincontrollatodirifiuti,non
risponderàatitolodicolpaodolonell’illecitocommessodasoggettiterziedeffettiviresponsabili.
Campania: emergenza rifiuti ­ Con due ordinanze 28 maggio 2009, n. 3774 e n. 3775, e una
ordinanza15maggio2009,n.3770,laPresidenzadelConsigliodeiMinistrihafornitoulterioridisposizioniper
fronteggiarel’emergenzanelsettoredellosmaltimentodeirifiutinellaregioneCampania(inGazzettaUfficiale11
giugno2009,n.133,e GazzettaUfficialedel1°giugno2009,n.125)
SINTESI
Massimaenota
apag.111
Articolo
apag.68
Articolo
apag.71
Quesitiper
l’incendio
apag.74
Articolo
apag.77
Sintesi
apag.106
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 13 ILSOLE24ORE

SINTESI
Massimaenota
apag.112
Inapertura/
articolo
apag.86
Articolo
apag.90
Articolo
apag.97
Sintesi
apag.106
ILSOLE24ORE 14
Veicoli a motore e relative parti. Smaltimento ­ Rientrano nella nozione di rifiuti speciali i
veicoliamotore,irimorchieloroparti.Aquestofineènecessariochesitrattidimezzinonpiùusabilicometali,
ancheseancoranonprividivaloreeconomico;inaltriterminièsufficientechesitrattidioggettiabbandonatio
destinatiall’abbandono,nonnelsensodiresnullius,bensìinquellotraslato­funzionale­dicosa(opartedicosa)
non più idonea allo scopo per il quale era stata originariamente costruita (Cassazione, sezione penale III, 15
maggio2009,n.20424,Pres.DeMaioenellasezione“Documentazioneintegrativa”delsitowww.ambientesicurezza.ilsole24ore.com)
AMBIENTEERISORSE
Acque.Corpiidrici:inuovicriterisulmonitoraggiotecnicomodificanoilD.Lgs.
n. 152/2006 ­ Nuove modifiche per la Parte III, D.Lgs. n. 152/2006, relativa alla tutela delle acque. In
particolare,ildecretodelMinisterodell’AmbientedellaTuteladelterritorioedelmare14aprile2009,n.56,ha
stabilitoicriteritecniciperilmonitoraggiodeicorpiidricieperl’identificazionedellecondizionidiriferimento,
abrogandolatabella2delD.M.6novembre2003,n.367,esostituendo,conl’Allegato2alnuovodecreto,il
punto 1.1.1 dell’Allegato III, Parte III, D.Lgs. n. 152/2006. Il provvedimento si inserisce nel complesso iter di
attuazionedelladirettivaquadrosulleacque2000/60/CE,ancheinossequioallelineeguidainmateriadiacque
emanatedallaCommissioneeuropeaconformementealleprevisionidellastessadirettiva.UlterioriapprofondimentineiprossiminumeridiAmbiente&Sicurezza.
Fonti energetiche rinnovabili: la Consulta interviene ancora sul riparto delle
competenze ­ La Corte Costituzionale, con la sentenza del 27 marzo 2009, n. 88, ha affrontato le
problematiche relative alla ripartizione delle competenze tra Stato e Regione in materia di produzione e
distribuzione di energia a livello nazionale, esaminando la tenuta costituzionale delle recenti modifiche
normativeapportatedallaleggeFinanziaria2008adalcuniarticolidelD.Lgs.n.387/2003.Trattandosidi
una disciplina di certo non connotata da chiarezza e linearità, le precisazioni evidenziate dalla Corte
CostituzionaleinmeritoalcorrettoripartodicompetenzetraStatoeRegionisonodestinateadiventareun
puntodiriferimentononsoloinquestoambito.Lequestioniaffrontatesiriferisconoalrilasciodell’autorizzazioneperlarealizzazioneegestionedegliimpiantidiproduzionedienergiaelettricadafontirinnovabilie
allaconnessionediquestiultimiallareteelettrica.
Conilprogetto“DIVAS”piùsupportoalledecisionisullavalutazionestrategica
­IlprocessodiapplicazionedellaVAShaevidenziatoalcunedifficoltànelrendereilsuomeccanismoefficientee
nel garantire una adeguata ricaduta sulla pianificazione. Per questo motivo, è stato finanziato il progetto
“DIVAS”, con l’obiettivo di sviluppare un software per agevolare il compito delle piccole amministrazioni,
accompagnandole nello svolgimento del processo di VAS. La valutazione ambientale di un piano parte da
un’analisipreliminarecheconsentel’individuazionediquellecriticitàchediventanogliobiettividimiglioramentodaconseguireperilraggiungimentodellasostenibilitàambientale.L’utenteèaiutatonell’identificazionedegli
elementidaincluderenellosviluppodelladocumentazionetecnicaenon,nellasceltadegliindicatoriambientali,
nell’identificazionedelleazionidipianocriticheenellacreazionediunareportisticachedocumentailprocessodi
VASfinoallastesurafinaledelrapportoambientale.
Pianodimonitoraggiodigasadeffettoserra­LadeliberazionedelMinisterodell’Ambientee
dellaTuteladelterritorioedelmare10aprile2009haapprovatoledisposizionidiattuazionedelladecisionedella
Commissione europea 2007/589/CE istitutiva delle linee guida per il monitoraggio e la comunicazione delle
emissioni di gas a effetto serra ai sensi della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio. A
caricodeigestoridegliimpiantiinpossessodelleautorizzazioniaemetteregasaeffettoserraexart.4,D.Lgs.n.
216/2006, è previsto l’obbligo di effettuare il monitoraggio secondo le disposizioni della decisione 18 luglio
2007,n.2007/589/CE,comeintegratedalledisposizionidiattuazioneallegateincalceallanuovadeliberazione
e a seguito dell’approvazione del Piano di monitoraggio da parte del Comitato nazionale di attuazione della
direttiva 2003/87/CE. Ulteriori approfondimenti nei prossimi numeri di Ambiente&Sicurezza (in Gazzetta
Ufficialedel4giugno2009,n.127enellasezione“Notizienormative”delsitowww.ambientesicurezza.ilsole24ore.com).
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

Rendimentoenergeticoinedilizia­IldecretodelPresidentedellaRepubblica2aprile2009,n.59,ha
definitoicriterigenerali,lemetodologiedicalcoloeirequisitiminimiperlaprestazioneenergeticadegliedificie
degliimpiantitermiciperlaclimatizzazioneinvernaleeperlapreparazionedell’acquacaldaperusiigienico­sanitari.Ilterminediemanazionedelnuovoprovvedimentoerastatooriginariamenteprevistoa120giornidall’entratainvigoredelD.Lgs.n.192/2005,conrinvioafuturiulterioridecretiperquantoriguardaladisciplinarelativaai
criterigenerali,lemetodologiedicalcoloeirequisitiminimiperlaprestazioneenergeticadegliimpiantitermiciper
laclimatizzazioneestivae,limitatamentealterziario,perl’illuminazioneartificialedegliedifici.Ulterioriapprofondimenti
nei prossimi numeri di Ambiente&Sicurezza (in Gazzetta Ufficiale del 10 giugno 2009, n. 132 e nella
sezione“Notizienormative”delsitowww.ambientesicurezza.ilsole24ore.com).
Scarichidiazotonitrosoealluminio­Lasussistenzadelreatononpuòessereesclusasottoilprofilo
soggettivoperl’addottafarraginositàdellanormativasugliscarichi.Nemmenoinvirtùdelcriteriodell’ignoranza
inevitabile, teorizzato nella sentenza della Corte Costituzionale n. 364/1988, è possibile scusare chi effettua
scarichi di reflui industriali senza informarsi delle leggi penali che disciplinano la materia, incombendo agli
interessatil’onerediverificarelaconformitàdellacondottaallenormeambientalidicuièpresuntalaconoscenzaex
articolo 5 c.p. (Cassazione, III sezione penale, 14 maggio 2009, n. 20241 e nella sezione “Documentazione
integrativa”delsitowww.ambientesicurezza.ilsole24ore.com)
CERTIFICAZIONEEQUALITÀ
Controllo tecnico dei veicoli a motore ­ La direttiva 2009/40/CE del Parlamento Europeo e del
Consiglio6maggio2009haprevistol’obbligo,pergliStatimembri,disottoporreauncontrollotecnicoperiodicoi
veicoliamotoreimmatricolatiinciascunoStato,nonchéilororimorchiesemirimorchi.Lecategoriedeiveicolida
controllare,laperiodicitàdelcontrollotecnicoeglielementidacontrollareobbligatoriamentesonoindicatinegli
AllegatiIeIIallanuovadirettiva(inG.U.C.E.Ldel6giugno2009,n.141).
SINTESI
Sintesi
apag.107
Massimaenota
apag.113
Sintesi
apag.105
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 15 ILSOLE24ORE

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OBBLIGHI, ADEMPIMENTI, SCADENZE
acuradiMarcoFabrizio,avvocatoinRoma
“Tardiva”comunicazioneannualerifiuticonsanzioneridotta(MUD)
Chiunqueeffettuaatitoloprofessionaleattivitàdiraccoltaeditrasportodirifiuti,compresiicommerciantiegliintermediaridi
rifiutisenzadetenzione,ovverosvolgeleoperazionidirecuperoedismaltimentodeirifiuti,iConsorziistituitiperilrecuperoe
ilriciclaggiodiparticolaritipologiedirifiuti,nonchéleimpreseeglientiproduttoriinizialidirifiutipericolosieleimpreseegli
entiproduttoriinizialidirifiutinonpericolosiprovenientidaattivitàindustriali,artigianaliedelcosiddettodownstream[art.
184,comma3,letterec),d)eg),D.Lgs.n.152/2006],può/possonoeffettuare,entroil29giugno2009,lacomunicazione
annuale con le modalità previste dalla legge n. 70/1994, dichiarando le quantità e le caratteristiche qualitative dei rifiuti
oggettodelleproprieattivitàsvoltedurantel’annoprecedenteeaccedendoallemerasanzioneamministrativapecuniariain
misura ridotta da euro 26,00 a euro 160,00 prevista nel caso di comunicazione tardiva entro 60 giorni dalla scadenza
ordinaria(30aprile2009).Dall’adempimentosonoesonerati,comunque,gliimprenditoriagricolidicuiall’art.2135,c.c.,con
volumed’affariannuononsuperioreaeuro8.000,00,leimpresecheraccolgonoetrasportanoipropririfiutinonpericolosi
exart.212,comma8,nonché,perisolirifiutinonpericolosi,leimpreseeglientiproduttoriinizialichenonhannopiùdidieci
dipendenti. Qualora i produttori di rifiuti pericolosi effettuino il conferimento al servizio pubblico di raccolta sarà cura di
quest’ultimo,amezzodelgestoredelservizioepreviaappositaconvenzione,effettuarelacomunicazione.(Art.189,comma
3,D.Lgs.n.152/2006,modificatodall’art.2,comma24,D.Lgs.n.4/2008;legge25gennaio1994,n.70)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Chiunque effettua a titolo professionale attività di raccolta e di
trasporto di rifiuti, compresi i commercianti e gli intermediari di
rifiutisenzadetenzione,ovverosvolgeleoperazionidirecuperoe
di smaltimento dei rifiuti, i Consorzi istituiti per il recupero e il
riciclaggiodiparticolaritipologiedirifiuti,nonchéleimpreseegli
enti produttori iniziali di rifiuti pericolosi e le imprese e gli enti
produttori iniziali di rifiuti non pericolosi provenienti da attività
industriali, artigianali e del cosiddetto down stream (art. 184,
comma3,letterec),d)eg),D.Lgs.n.152/2006)
Annuale 29giugno2010
Struttureturistico-alberghiere:adeguamentoallanormativadiprevenzioneincendi
Il 30 giugno 2009 scade il termine, reiteratamente prorogato, per adeguare alle pertinenti disposizioni di prevenzione
incendilestruttureturistico­alberghiereconoltre25postilettoesistentialladatadientratainvigoredeldecretodelMinistero
dell’Interno9aprile1994.Laprorogadelterminesaràapplicabileallestrutturericettiveperlequalisiastatopresentato,entro
il30giugno2005,alcompetenteComandoprovincialedeiVigilidelFuoco,ilprogettodiadeguamentoperl’acquisizione
delparerediconformitàexart.2,D.P.R.n.37/1998,e,comunque,soltantonelcasoincuiinoccasionedelrinnovodelCPIle
medesimestruttureabbianoricevutoulterioriprescrizionicomportantiperlalororealizzazioneunaspesasuperioreaeuro
100.000,00.(Art.3,comma2-bis,D.L.n.248/2007,convertito,conmodificazioni,inleggen.31/2008)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Titolari di strutture turistico alberghiere con oltre 25 posti letto
esistenti alla data di entrata in vigore del decreto del Ministero
dell’Interno9aprile1994perlequalisiastatopresentato,entroil
30 giugno 2005, al competente Comando provinciale dei Vigili
del Fuoco, il progetto di adeguamento per l’acquisizione del
parere di conformità ex art. 2, D.P.R. n. 37/1998, e, comunque,
soltanto nel caso in cui in occasione del rinnovo del CPI le
medesime strutture abbiano ricevuto ulteriori prescrizioni
comportanti per la loro realizzazione una spesa superiore a €
100.000,00
­ ­
Discariche:terminedelperiododisalvaguardia
Dal30giugno2009cessailperiodotransitoriogiàprevistodall’art.17,D.Lgs.n.36/2003,relativoairifiutichepossonoessere
ammessiindiscarica(art.17,D.Lgs.n.36/2003,eart.5,comma1­bis,D.L.n.208/2008convertito,conmodificazioni,in
legge27febbraio2009,n.13).
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Chiunque ­ ­
SCADENZARIO
29
GIUGNO
30
GIUGNO
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 17 ILSOLE24ORE

SCADENZARIO
30
GIUGNO
ILSOLE24ORE 18
Divietodivenditadipittureevernicicontenentisolventi
Dal 30 giugno 2009 non potranno più essere vendute, al consumatore finale, le pitture e vernici indicate nell’Allegato I al D.Lgs. n.
161/2006,eaventiuncontenutodiCOVsuperioreaivalorilimiteprevistinell’AllegatoII(art.7,comma1­bis,D.Lgs.n.161/2006,come
modificatodall’art.2,comma9­quater,D.L.3giugno2008,n.97,convertito,conmodificazioni,inlegge2agosto2008,n.129).
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Chiunque ­ ­
Autoritàdibacinodirilievonazionale:coordinamentodeiPianidigestionedeibaciniidrografici
Il 30 giugno 2009 scade il termine entro il quale le autorità di bacino di rilievo nazionale devono coordinare i Piani di gestione
dei bacini idrografici ex art. 13, direttiva 2000/60/CE, all’interno del distretto idrografico di appartenenza con particolare
riferimento al programma di misure (di base e straordinarie) già previsti dall’art. 11 (art. 1, comma 3­bis, D.L. 30 dicembre
2008, n. 208, convertiti, con modifiche, in legge 27 febbraio 2009, n. 13).
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Autorità di bacino di rilievo nazionale ­ ­
Relazioneannualesugliimpiantidiincenerimentoodicoincenerimentoconcapacitànominaledidueopiùtonn/ora
I gestori degli impianti di incenerimento o di coincenerimento con capacità nominale di due o più tonn/ora devono
predisporre, entro il 30 giugno 2009, una relazione annuale relativa al funzionamento e alla sorveglianza dell’impianto, che
deve essere trasmesso all’autorità competente (che, a propria volta, dovrà renderla accessibile al pubblico ai sensi dell’art. 15,
comma 2, D.Lgs. n. 133/2005). La relazione dovrà fornire, come requisito minimo, informazioni in merito all’andamento del
processo delle emissioni nell’atmosfera e nell’acqua, nel rispetto delle norme sulle emissioni introdotte dal D.Lgs. n.
133/2005. A carico dei trasgressori è prevista la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 1.000,00 a euro 35.000,00 (art.
19, comma 15, D.Lgs. n. 133/2005).(Artt.15e19,comma15,D.Lgs.11maggio2005,n.133)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Gestori di impianti di incenerimento o di coincenerimento con
capacità nominale di due o più tonn/ora
Annuale 30 giugno 2010
Anticipazionetrimestraledelsovraprezzounitariodivenditadibatteriealpiombo
Il 30 giugno 2009 scade il termine entro il quale tutti i produttori e gli importatori di batterie al piombo, nonché gli importatori di
beni contenenti batterie al piombo, devono effettuare il versamento trimestrale concernente l’anticipo del sovraprezzo unitario
di vendita delle batterie al piombo previsto dall’art. 9­quinquies, comma 8, legge n. 475/1988.(Art.2,D.M.18ottobre2005)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Produttori e importatori di batterie al piombo nonché importatori
di beni contenenti batterie al piombo
Trimestrale 30 settembre 2009
Contributoconsortilepergliolivegetaliperusoalimentare
Il 30 giugno 2009 scade il termine per effettuare il versamento trimestrale del contributo di riciclaggio degli oli e dei grassi
vegetali e animali esausti, che deve essere effettuato a favore del Consorzio obbligatorio nazionale di raccolta e di
trattamento degli oli dei grassi vegetali e animali esausti.(Art.2,D.M.27novembre2003)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Coloro che immettono sul mercato nazionale oli vegetali
confezionati, anche importati,che cedono oli vegetali alle imprese
che li utilizzano come ingredienti di prodotti composti, che
importano oli vegetali per utilizzarli direttamente come
ingredienti di prodotti composti
Trimestrale 30 settembre 2009
ComunicazioniIPPC:trasmissioniinformazioniall’ISPRA(giàANPA)
Le “autorità competenti” diverse dalla statale (Regioni e Province autonome)ex art. 4, comma 1, D.M. 23 novembre 2001,
come modificato dal D.M. 26 aprile 2002, devono trasmettere entro oggi all’ISPRA (già APAT), previa validazione, le
comunicazioni IPPC relative all’anno precedente.(Art.4,comma3,D.M.23novembre2001,eart.1,D.M.26aprile2002)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Regioni e Province autonome Annuale 30 giugno 2010
Comunicazionedeicentriautorizzatisullaquantitàdihaloninentrata,ingiacenzaeinuscita
I«centriautorizzatidiraccoltadell’halon» (cioè delle sostanze controllate lesive dell’ozono stratosferico elencate in tabella A,
gruppo II, legge n. 549/1993, e delle sostanze indicate nell’Allegato I, gruppo III, regolamento CE n. 2037/2000) devono
comunicare al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare nonché al Ministero dello Sviluppo economico,
l’informativa semestrale sulle quantità di halon in ingresso, in giacenza, in uscita e la loro destinazione per tipo di sostanza.
Nel caso di avvio a distruzione dovrà essere richiesta, a chi provvede alla stessa, una attestazione di avvenuta distruzione che
deve essere inviata in copia ai medesimi Ministeri.(Art.4,comma7,D.M.3ottobre2001)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Centri autorizzati di raccolta dell’halon Semestrale 31 dicembre 2009
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

ComunicazionedeicentriautorizzatisullaquantitàdiCFCinentrata,ingiacenzaeinuscita
I«centriautorizzatidiraccoltadeiclorofluorocarburi»(cioèdellesostanzecontrollatelesivedell’ozonostratosfericoelencate
intabellaA,gruppoI,leggen.549/1993,edellesostanzeindicatenell’AllegatoI,gruppiIeII,regolamentoCEn.2037/2000)
devono comunicare al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare nonché al Ministero dello Sviluppo
economico,l’informativasemestralesullequantitàdiCFCiningresso,ingiacenza,inuscitaelalorodestinazionepertipodi
sostanza. Nel caso di avvio a distruzione dovrà essere richiesta, a chi provvede alla stessa, una attestazione di avvenuta
distruzionedainviareincopiaaimedesimiMinisteri.(Art.9,comma6,D.M.3ottobre2001)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Centriautorizzatidiraccoltadeiclorofluorocarburi Semestrale 31dicembre2009
Relazionesullostatolavorideisoggettibeneficiaridelprogrammanazionaledibonificaediripristinoambientale
Isoggettibeneficiaridelprogrammanazionaledibonificaediripristinoambientaledeisitiinquinatidiinteressenazionale
devonopredisporre,entroil30giugno2009,larelazionesemestralesullostatodeilavori,cosìdaevidenziarnelostatodi
avanzamento sia sotto il profilo fisico che finanziario. La relazione deve essere trasmessa alla regione territorialmente
competente.(Art.7,comma3,D.M.n.468/2001)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Soggetti beneficiari del programma nazionale di bonifica e di
ripristinoambientaledeisitiinquinatidiinteressenazionale
Semestrale 31dicembre2009
Comunicazioneannualedellaqualitàdell’aria-ambiente
LeRegionidevonotrasmettereentroil30giugno2009,alMinisterodell’Ambienteedellatuteladelterritorioedelmareeal
Ministero del Lavoro, della Salute e della Previdenza sociale, tramite l’ISPRA (ex APAT), la comunicazione relativa al
rilevamentodeilivellichesuperanoivalorilimitedell’aria­ambienteoltreilmargineditolleranza,ledateoiperiodiincuiil
superamento si è verificato, nonché i valori registrati, corredata delle informazioni di cui all’Allegato X, sezione I, D.M. n.
60/2002.Lamedesimacomunicazionedovràesseretrasmessaancheinriferimentoalsuperamentodelvalorelimitepergli
inquinantiinriferimentoaiqualinonrisultastabilitounmargineditolleranza.Dovrannoesserecomunicatiancheimotividi
questisuperamentiel’elencodellezoneedegliagglomeratiincuiilivellisonosuperiorioinferioriaivalorilimiteexart.8,
commi1e2,eart.9,D.Lgs.n.351/1999.(Art.12,comma1,D.Lgs.n.351/1999;art.5,comma3,D.M.n.60/2002)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Regioni Annuale 30giugno2010
Secondarata“carbontax”deigrandiimpiantidicombustione
Gliesercentideigrandiimpiantidicombustione(GIC)exdirettiva88/609/CEEdevonoversarelaratatrimestraledell’imposta
sui consumi di carbone, di coke di petrolio, di bitume di origine naturale emulsionato con il 30% di acqua (orimulsion),
impiegati negli impianti di combustione nell’anno precedente. Nell’ipotesi di ritardato adempimento sarà applicabile la
sanzioneamministrativapecuniariadiunasommadaldoppioalquadruplodellatassadovuta,fermirestandoiprincipigenerali
stabiliti dal D.Lgs 18 dicembre 1997, n. 472. Per le inosservanze di diverso tipo sarà applicabile la sanzione amministrativa
pecuniariadaeuro258,23aeuro1.549,37(art.50,D.Lgs.n.504/1996).(Art.8,commi7e8,legge23dicembre1998,n.448)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Esercenti dei grandi impianti di combustione (GIC) ex direttiva
88/609/CEE
Trimestrale 30settembre2009
Secondaratatassasuemissionidianidridesolforosaesuossididiazotodeigrandiimpiantidicombustione
Gliesercentideigrandiimpiantidicombustione(GIC)exdirettiva88/609/CEE(potenzatermicapariosuperiorea50MW,
indipendentemente dal tipo di combustibile utilizzato e destinati alla produzione di energia, a eccezione di quelli che
utilizzanodirettamenteiprodottidicombustioneinprocedimentidifabbricazione)eart.1,comma3,D.P.R.n.416/2001,
devonoversarelasecondaratatrimestraledellatassasulleemissionidianidridesolforosa(SO 2)ediossididiazoto(NO x).In
caso di ritardato adempimento decorreranno l’indennità di mora e gli interessi previsti dall’art. 3, comma 4, D.Lgs. n.
504/1996.Perl’omessopagamentosaràapplicabilel’indennitàdimoraegliinteressidovutiperilritardooltrechelasanzione
amministrativapecuniariadiunasommadaldoppioalquadruplodellatassadovuta.Perleinosservanzedidiversotiposarà
applicabilelasanzioneamministrativapecuniariadaeuro258,23aeuro1.549,37(art.50,D.Lgs.n.504/1996).(Art. 17,
commi29-33,legge27dicembre1997,n.449;art.4,D.P.R.26ottobre2001,n.416)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Esercenti dei grandi impianti di combustione (GIC) ex direttiva
88/609/CEEeart.1,comma3,D.P.R.n.416/2001
Trimestrale 30settembre2009
Comunicazionetrimestralesuglielettrodotti
Gliesercentidielettrodotticontensionedieserciziononinferiorea132kVdevonofornireagliorganidicontrollo,secondole
modalitàfornitedaglistessi,12valoriperciascungiorno,corrispondentiaivalorimedidellecorrentiregistratiognidueore
nellenormalicondizionidiesercizio.(Art.5,comma4,D.P.C.M.8luglio2003)
SOGGETTO PERIODICITÀ PROSSIMASCADENZA
Esercenti di elettrodotti con tensione di esercizio non inferiore a
132kV
Trimestrale 30settembre2009
SCADENZARIO
30
GIUGNO
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 19 ILSOLE24ORE

ILSOLE24ORE 20
PREVENZIONE E PROTEZIONE
FocusTU­OsservatorioINAIL­Articolo
DEFINIZIONE DEL RESPONSABILE DEI LAVORI:
UN RITORNO ALLA DIRETTIVA COMUNITARIA
l di Maria Pacciana
esperto di sicurezza, ingegnere INAIL
Tra le modifiche alla precedente normativa sui cantieri temporanei e mobili,
la più controversa e discussa nel Titolo IV, D.Lgs. n. 81/2008, riguarda certamente
il responsabile dei lavori, per nomina, per competenze e per responsabilità
che l’incarico configura nella nuova impostazione. Il legislatore, nel ridefinire questa
figura, così come per le altre modifiche, ha fatto riferimento all’esperienza
e alla casistica derivante dall’applicazione più che decennale della precedente
normativa, ai dati sugli infortuni ancora elevati del settore e al rispetto della
direttiva comunitaria 92/57/CEE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute
nei cantieri temporanei e mobili. Questi elementi hanno condotto alla coincidenza
del responsabile dei lavori con il progettista, nella fase di progettazione,
e con il direttore dei lavori nella fase di esecuzione.
Il responsabile dei lavori è definito,
all’art. 89, comma 1, lettera c),
come «il soggetto incaricato, dal
committente, della progettazione
o del controllo dell’esecuzione
dell’opera; tale soggetto coincide
con il progettista per la fase di
progettazione dell’opera e con il
direttore dei lavori per la fase di
esecuzione dell’opera. Nel campo
di applicazione del decreto legislativo
12 aprile 2006, n. 163, e
successive modifiche, il responsabile
dei lavori è il responsabile unico
del procedimento». Nella definizione
è possibile osservare un ritorno
alla normativa comunitaria
per la quale il responsabile dei lavori
è «qualsiasi persona fisica o
giuridica incaricata della progettazione
e/o dell’esecuzione e/o
del controllo dell’esecuzione dell’opera
per conto del committente».
La direttiva non ha esaminato,
infatti, la possibilità di nomina da
parte del committente e in questo
la definizione individuata nel
D.Lgs. n. 81/2008 ne ha replicato
le condizioni recuperando il dettato
europeo, a differenza di quanto
aveva fatto il D.Lgs. n. 494/1996
che aveva introdotto, rispetto alla
definizione comunitaria, la facoltà
del committente di incaricare il responsabile
dei lavori, considerandolo
come quel «soggetto che può
essere incaricato dal committente
ai fini della progettazione o della
esecuzione o del controllo dell’esecuzione
dell’opera. Nel caso
di appalto di opera pubblica, il responsabile
dei lavori è il responsa-
bile unico del procedimento ai sensi
dell’art. 7 della L. 11/2/1994 n.
109 e successive modifiche».
LA DEFINIZIONE EX TU
La prima parte della definizione del
Testo unico recupera integralmente,
quindi, il significato che il legislatore
europeo ha inteso affidare al
responsabile dei lavori, quale figura
chiave e, pertanto, necessaria, nel
processo che conduce alla realizzazione
dell’opera in sicurezza. La seconda
parte della definizione, nella
quale il legislatore ha richiesto la
coincidenza del responsabile dei lavori
con il progettista per la fase di
progettazione dell’opera e con il direttore
dei lavori per la fase di esecuzione,
ha tenuto conto di considerazioni
legate all’elevato numero di
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

subappalti che si registra da anni in
cantiere. Infatti, nel corso di più di
dieci anni di applicazione del D.Lgs.
n. 494/1996 il “fare impresa” nelle
costruzioni e, quindi, il “modo di costruire”,
è stato fortemente influenzato
dal fenomeno della globalizzazione
della manodopera, dalla
riduzione delle risorse umane nell’impresa
e dal conseguente frazionamento
dell’esecuzione dell’opera.
Negli ultimi anni si è assistito,
attraverso l’istituto del subappalto,
alla moltiplicazione dei soggetti che
prendono parte all’esecuzione di
un’opera - processo già intrinsecamente
complesso per la mutevolezza
e la temporaneità delle condizioni
di lavoro che considera - rendendo
difficile e complicato garantire,
in alcuni casi, per il responsabile dei
lavori, il rispetto delle misure generali
di tutela della salute e della sicurezza
dei lavoratori.
In questo scenario il committente,
soggetto non necessariamente
preparato nel campo della sicurezza,
ha bisogno di una figura al suo
fianco che abbia competenze e capacità
tecniche adeguate per governare
l’intero processo e garantire
la gestione dello stato di complessità
descritto, ancor più che in
passato. Quindi, la scelta del legislatore,
ricadendo sul progettista e
sul direttore dei lavori, ha l’obiettivo
di fornire queste garanzie a
tutto il processo di progettazione e
di realizzazione dell’opera, scegliendo
quelle figure che, tra tutte,
nel processo edilizio, possono
offrire queste condizioni.
Dalla disposizione del legislatore
è possibile riscontrare anche la
volontà di far coincidere in cantiere,
in capo a un unico soggetto, le
decisioni di produzione e di rispetto
dei tempi, compito proprio del
direttore dei lavori, e gli aspetti di
salute e sicurezza, in passato di-
PREVENZIONE E PROTEZIONE
FocusTU­OsservatorioINAIL­Articolo
sgiunti tra loro e all’attenzione rispettivamente
del direttore dei
lavori e del responsabile dei lavori,
se nominati. Questa volontà si
basa sulla convinzione che l’esecuzione
di una lavorazione, sia essa
una variante progettuale o una
semplice modifica esecutiva, non
può prescindere dall’analisi e dall’individuazione
delle misure generali
di sicurezza della stessa,
contemplando nella soluzione
scelta decisioni che riguardano il
cronoprogramma, le interferenze
con altre lavorazioni e la qualità
del manufatto.
In questo quadro gestionale del
cantiere anche il coordinatore in
fase di esecuzione recupera forza
proprio in virtù della coincidenza
tra responsabile dei lavori e direttore
dei lavori, per la condivisione
delle problematiche di sicurezza
con un unico soggetto che ha la
responsabilità, non solo delle scelte
tecniche, di esecuzione del progetto
e di organizzazione delle
operazioni di cantiere, ma anche
delle decisioni che riguardano la
sicurezza. L’obiettivo di circoscrivere
gli aspetti di salute e di sicurezza
sul lavoro in un ambito gestionale
e manageriale è fortemente
presente, peraltro, nel
Titolo I, D.Lgs. n. 81/2008, con
l’art. 30, nel quale sono stati introdotti
i sistemi di organizzazione
aziendale per la gestione degli
aspetti di salute e di sicurezza quale
strumento idoneo ad avere efficacia
esimente della responsabilità
amministrativa; così come tutto
il decreto ha sviluppato ed esaltato
l’impostazione del nouvelle approche
introdotta dal D.Lgs. n. 626/
1994 nella legislazione italiana
mediante il recepimento della direttiva
comunitaria 92/57/CEE,
pretendendo da tutta l’organizzazione
la partecipazione agli aspetti
di sicurezza, affidando le responsabilità
e i compiti di controllo attivo
ai dirigenti e ai preposti e chiedendo,
infine, al datore di lavoro,
di offrire prova della sua vigilanza
sull’attuazione delle misure di prevenzione
(art. 16, comma 3). In
questo contesto deve essere interpretato
il termine “coincide” nella
definizione dell’art. 89, comma 1,
lettera c), come la volontà del legislatore
di trovare una risposta ai
problemi di gestione della sicurezza
anche nei cantieri temporanei e
mobili, quotidianamente all’attenzione
delle cronache.
LE COMPETENZE
Nel D.Lgs. n. 81/2008 il responsabile
dei lavori ha competenze più
ampie rispetto al passato, recupera
tecnicamente il ruolo di dominus
dell’opera ed è a conoscenza
delle scelte tecniche gestionali
operate, sia di tipo progettuale
che di carattere esecutivo. Nello
scenario descritto i suoi obblighi,
sostanzialmente coincidenti con
quanto disposto in precedenza dal
D.Lgs. n. 494/1996, tranne che per
le condizioni di nomina dei coordinatori
della sicurezza, sono attuati
con una consapevolezza e una visione
generale più estesa; i contenuti
di questi obblighi, individuati
agli artt. 90, 92, comma 1, lettera
e), 93, comma 2, 99 e 101, comma
1, e sono sintetizzabili in:
l applicazione dei principi e delle
misure generali, di cui all’art.
15, di tutela della salute e della
sicurezza dei lavoratori nei luoghi
di lavoro in tutte le fasi e
previsione della durata delle lavorazioni
(art. 90, comma 1);
l designazione dei coordinatori e
comunicazione dei loro nominativi
alle imprese esecutrici e ai
lavoratori autonomi (art. 90,
commi 3, 4, 5, 7);
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 21 ILSOLE24ORE

l verifica, per i lavori pubblici e
per i lavori privati soggetti a
permesso di costruire, dell’idoneità
tecnico-professionale dell’impresa
affidataria, delle imprese
esecutrici e dei lavoratori
autonomi con le modalità di cui
all’Allegato XVII (art. 90, comma
9, lettera a);
l verifica, per i lavori privati non
soggetti a permesso di costruire,
dell’idoneità tecnico-professionale
dell’impresa affidataria,
delle imprese esecutrici e
dei lavoratori autonomi, mediante
il certificato di iscrizione
alla Camera di commercio, industria
e artigianato e il DURC,
corredato di autocertificazione
riguardo il possesso degli altri
requisiti previsti in relazione ai
diversi soggetti (Allegato XVII,
art. 90, comma 9, lettera a);
l trasmissione all’amministrazione
competente prima dell’inizio
dei lavori, oggetto del permesso
di costruire o della denuncia di
inizio attività, del nominativo
delle imprese esecutrici e della
documentazione del punto precedente.
Questo obbligo sussiste
anche per lavori in economia affidati
a lavoratori autonomi o per
lavori eseguiti da proprio personale
dipendente senza ricorrere
al subappalto (art. 90, comma 9,
lettera c);
l invio del piano di sicurezza e di
coordinamento a tutte le imprese
invitate a presentare offerte
per l’esecuzione dei lavori (art.
101, comma 1);
l richiesta alle imprese esecutrici
della dichiarazione dell’organico
medio annuo, per qualifica,
corredata dagli estremi delle
ILSOLE24ORE 22
PREVENZIONE E PROTEZIONE
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denuncie all’INPS, all’INAIL e alle
Casse edili e richiesta della
dichiarazione sul contratto collettivo
applicato ai lavoratori
dipendenti; questi documenti
sono sostituibili, per lavori privati
non soggetti a permesso di
costruire, rispettivamente, con
il DURC e con un’autocertificazione
relativa al contratto collettivo
applicato (art. 90, comma
9, lettera b);
l valutazione del PSC e del fascicolo
(art. 90, comma 2);
l facoltà di sostituire in qualsiasi
momento i soggetti designati,
anche personalmente, se in possesso
dei requisiti di cui all’art.
98 (art. 90, comma 8);
l facoltà di svolgere, se in possesso
dei requisiti di cui all’art. 98,
le funzioni di coordinatore per
la progettazione e per l’esecuzione
(art. 90, comma 6);
l adozione di provvedimenti di
sospensione dei lavori, allontanamento
dal cantiere o risoluzione
del contratto, effettuati
su segnalazione del coordinatore
per l’esecuzione dei lavori,
per inosservanze di lavoratori
autonomi, datori di lavoro, dirigenti
e preposti alle disposizioni
degli artt. 94 [1] , 95 [2] e 96 [3] e alle
prescrizioni contenute nel PSC
(art. 92, comma 1 lettera e);
l trasmissione della notifica preliminare,
prima dell’inizio dei
lavori, all’unità sanitaria locale
e alla direzione provinciale del
lavoro per i cantieri nei quali è
prevista, o si verifica in corso
d’opera, la presenza contemporanea
di più imprese e nei cantieri
con unica impresa di entità
presunta non inferiore a 200 uo-
1) Art.94,D.Lgs.n.81/2008,«Obblighideilavoratoriautonomi».
2) Art.95,D.Lgs.n.81/2008,«Misuregeneraliditutela».
3) Art.96,D.Lgs.n.81/2008,«Obblighideidatoridilavoro,deidirigentiedeipreposti».
mini-giorno (art. 99, comma 1).
Il legislatore ha individuato la responsabilità
di tutti gli obblighi
elencati, non solo per il responsabile
dei lavori, ma anche per il
committente, sanzionando entrambi
in caso di mancata attuazione
dei doveri elencati dal primo
al sesto punto compreso.
Quindi, in tutto questo è necessario
comprendere quale è il ruolo
del committente e il motivo per cui
è copresente in misura ugualitaria
con il responsabile dei lavori sugli
stessi obblighi, se ha designato un
professionista per adempiervi. Il
legislatore italiano, come quello
europeo, è convinto che la sicurezza
dell’opera sia decisa dal committente,
poiché questo è il soggetto
che detiene il potere decisionale
e di spesa.
Questa affermazione non è in contrasto
con la condivisione degli obblighi
tra il committente e il responsabile
dei lavori presente negli
articoli elencati. La
condivisione di queste responsabilità
deve essere intesa nell’ambito
dell’obbligo di vigilanza che il
committente ha nella veste di datore
di lavoro del responsabile dei
lavori e, quindi, in qualità di soggetto
in capo al quale ricadono le
responsabilità delle figure da lui
nominate. Inoltre, è possibile affermare
che, in termini generali, è
il committente che decide la sicurezza
dell’opera, stabilendo i costi
dell’opera e quelli delle professionalità
dei soggetti che nomina, il
progettista, il direttore dei lavori
e i coordinatori. Appaltare i lavori
con l’obiettivo di risparmiare comporta
inevitabilmente il rischio che
i minori costi incidano anche sulle
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condizioni di sicurezza con cui sono
eseguiti i lavori, nonostante i controlli
svolti dalle figure preposte.
Affidare i compiti di progettista e
di direttore dei lavori con le stesse
parcelle previste prima dell’entrata
in vigore del D.Lgs. n. 81/2008
vuol dire non riconoscere il nuovo
ruolo e le sopravvenute responsabilità
affidate ora a questi soggetti
www.formazione.ilsole24ore.com/ristrutturazioniedilizie
Servizio Clienti
Tel. 02 4587.020 - Fax 02 4587.025
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PREVENZIONE E PROTEZIONE
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nel cantiere. Il committente nel
processo edilizio deve essere, con
il suo comportamento e le sue scelte,
anche economiche, il garante
dell’eticità del cantiere a tutti i
livelli, nei confronti dell’impresa
appaltatrice e dei soggetti innanzi
considerati. Avere un comportamento
socialmente responsabile
deve significare riconoscere consa-
La partecipazione è gratuita fi no ad esaurimento posti. Per iscrizioni: www.assistenzaclienti.ilsole24ore.com/eventi/
pevolmente, per il committente,
le proprie responsabilità, il valore
del lavoro e, quindi, il valore dei
lavoratori che realizzano la sua
opera. Solo con questa consapevolezza,
solo dando efficacia all’impegno
posto dal legislatore nell’interpretare
le difficoltà delle imprese
e del mercato, potranno
essere ridotti gli infortuni. l
Ristrutturazioni edilizie: normative, tecnologie e agevolazioni
fi scali per la tutela e il recupero del patrimonio immobiliare
Milano, 30 giugno 2009
Palazzo delle Stelline, Corso Magenta 61 (Ore 9.30 - 13.00)
TEMI
• Strutture esistenti: analisi e verifi che previste dalla nuove normative
tecniche
• Problematiche geotecniche del costruito: diagnosi e consolidamento
• Una tecnica innovativa per il consolidamento del terreno di fondazione
• Agevolazioni tributarie in materia di ristrutturazione e risanamento
del patrimonio edilizio: i vantaggi per le imprese
• Interventi non convenzionali di recupero di infrastrutture ed opere
monumentali: il caso della Torre Civica di Città di Castello
e l’ampliamento di un sottopasso ferroviario a Genova
• Interventi di miglioramento delle caratteristiche del terreno
di fondazione in ambiente urbano
Sponsor: In collaborazione con:
RELATORI
Attilio Bianchi, Ingegnere Strutturista, Cap Engineering
Claudio di Prisco, Professore Ordinario di Geotecnica, Dipartimento
di Ingegneria Strutturale, Politecnico di Milano
Fabrizio Mansueto, Legale Rappresentante, Project Manager Ingegneria
Geotecnica, Studio Montaldo & Associati
Alberto Pasquetto, Responsabile Comunicazione, Uretek
Giovanni Rolando, Vice Presidente, Responsabile del settore strutture
e sismica, Consiglio Nazionale degli Ingegneri
Claudio Sabbatini, Esperto di Fiscalità
Modera i lavori:
Massimo Cassani, Responsabile Redazione di Ambiente&Sicurezza
Il Sole 24 ORE
Organizzazione con sistema di qualità certifi cato ISO 9001:2000
Il Sole 24 ORE Formazione
www.formazione.ilsole24ore.com
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l Sicurezza del lavoro. La determinazione di “significativo” per revisionare il DVR
ILSOLE24ORE 24
Valutazione del rischio:
i 4 casi di aggiornamento
29, comma 3, D.Lgs. n. 81/2008, in aggiunta all’obbligo di rielaborare la
valutazione dei rischi e il relativo documento in «occasione di modifiche del
L’art.
processo produttivo o dell’organizzazione del lavoro significative ai fini della
salute e della sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della
tecnica, della prevenzione e della protezione», già previsto dall’art. 4, comma 5,
lettera b), D.Lgs. n. 626/1994, ha introdotto l’obbligo di rielaborare la valutazione dei
rischi e il corrispondente documento «a seguito di infortuni significativi o quando i
risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità».
Ciascuna delle quattro “occasioni di aggiornamento” della valutazione dei rischi
richiede valutazioni che differiscono tra loro, oltre che nella tempistica, anche nei
contenuti e nella metodologia di lavoro. È necessario individuare, quindi, le
caratteristiche principali di ciascuna di queste, per determinare, a grandi linee, le relative
modifiche da apportare, di conseguenza, al documento di valutazione dei rischi.
l di Stefano Taraborrelli,GeiconS.r.l.
Aggiornamento
della valutazione dei rischi
Evoluzionedellatecnica
diprevenzioneeprotezione
È necessario esaminare brevemente in cosa
consistal’obbligodiaggiornarelavalutazione
dei rischi in relazione al grado di evoluzione
dellatecnica,dellaprevenzioneedellaprotezione.Questanecessitàtrovalasuagiustificazionenelfattochelatecnicadellaprevenzioneedellaprotezione,poichéincontinuaevoluzione,
rende costantemente disponibili
nuove tecnologie, adottando le quali è generalmente
possibile ridurre la frequenza e la
gravitàdiinfortuniedimalattieprofessionali.
Periodicamente, quindi, secondo questo disposto,deveessereverificatal’idoneitàtecnicadellesoluzioniadottateaifinidellasalutee
della sicurezza dei lavoratori. L’iniziativa di
queste verifiche, d’altro canto, almeno in linea
di massima, non compete al datore di
lavoro,nétantomenoalserviziodiprevenzioneeprotezioneaziendaleinquanto,ingenere,
è il legislatore europeo che, con l’emanazionedidirettiveparticolari,introducerequisiti
di sicurezza e di tutela della salute più
restringenti, proprio in considerazione della
lorofattibilità,resasipossibilegrazieall’evoluzione
dello stato della tecnica (si vedano le
direttive particolari emanate ai sensi dell’art.
16,comma1,direttiva89/391/CEE).Lesca­
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

denzediquesteverifiche coincidono, quindi,
coniterminiperl’adeguamentodiattrezzature,
di impianti ecc., che caratterizzano l’ambientedilavoro,ainuovirequisitidisicurezzaedituteladellasaluteintrodottidallegislatoreitalianoinsededirecepimentodelledirettive
europee. Aggiornare la valutazione dei rischi,
in simili occasioni, si traduce sostanzialmente
nel verificare la rispondenza degli
elementi che caratterizzano l’ambiente di lavoro
ai requisiti di sicurezza e di tutela della
salute di nuova introduzione e nell’adeguare
quelli in difetto. In genere, le iniziative del
legislatoresonopiuttostomirateeciascunadi
esse riguarda solo alcuni degli elementi che
caratterizzanol’ambientedilavoro,peresempio,
le macchine, gli impianti elettrici ecc.,
quindi,inquesteoccasioni,anchel’attivitàdi
aggiornamento è generalmente mirata all’adeguamentodeglielementisingolarmente.
Modifichedelprocessoproduttivo
odell’organizzazione
L’obbligo di aggiornare la valutazionedel rischio
e il relativo documento in occasione di
modifichedelprocessoproduttivoedell’organizzazionedellavoro,giàintrodottonelpanoramalegislativonazionaleconl’art.4,comma
5, lettera b), D.Lgs. n. 626/1994, nella formulazione
proposta dal D.Lgs. n. 81/2008
hasubitounaleggeramodifica,infatti,laproposizione
«che hanno rilevanza» utilizzata dal
D.Lgs.n.626/1994,nellanuovaformulazione
è stata sostituita con il termine, sinonimo,
«significative».
Le modifiche del processo produttivo e dell’organizzazione
del lavoro, in seguito alle
quali la valutazione dei rischi e il relativo
documento devono essere rielaborati, secondoildispostolegislativo,sonoquellecherisultanoessere«significative»aifinidellasalutee
dellasicurezzadeilavoratori.
Lasignificatività,inquestocaso,essendoriferitaall’influenzachelemodifichepotrebbero
apportare sulla salute e sulla sicurezza dei
lavoratori, sembrerebbe intesa a qualificare
l’insieme dei pericoli introdotti nell’ambiente
dilavoropereffettodellemodifichestesse.
Inlineadiprincipio,considerandochel’attivitàdiprevenzioneediprotezioneèfinalizzata,
almeno in lenea di massima, all’integrazione
dell’interfaccialavoratore­ambientedilavoro
in modo che il secondo non rechi danni al
PREVENZIONE E PROTEZIONE
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primo,èpossibileaffermarechequalsiasimodificaapportataaquestainterfacciapotrebbe
rivelarsisignificativaaifinidellasaluteedella
sicurezza dei lavoratori. Seguendo questo
principio, l’introduzione di nuove attrezzaturedilavoro,dinuoviimpianti,dinuovetecnologie,
di nuove sostanze ecc., che può creare
addiritturaunanuovainterfaccia,deveessere
necessariamenteannoveratatralemodifiche
checomportanol’obbligodiaggiornarelavalutazione
dei rischi. Meno ovvia della precedenteè,invece,lasignificativitàdiquellemodifichedelprocessoproduttivoche,senzaintrodurre
nuovi elementi, consistono
essenzialmente nell’organizzare diversamente
quelli già presenti nell’ambiente di lavoro.
In tal caso la modifica dell’interfaccia lavoratore­ambientedilavoroavvieneattraversolacombinazionediversadielementipreesistenti
ed è proprio questa diversità che lascia
insorgere il sospetto che siano stati introdotti
nuovi pericoli che, pertanto, devono essere
individuatievalutati.Èopportunosottolineare
che la necessità di aggiornare la valutazione
dei rischi, in simili occasioni, non implica
automaticamente quella di dover adottare
nuove misure di sicurezza. Nella nuova organizzazionedelprocessoproduttivoprecedentisituazionidipericolopotrebberoesserestate,
infatti, addirittura eliminate, eliminando
allafontelanecessitàdiridurreilrischiocorrispondente.
Si pensi, per esempio, a un layoutdiproduzioneottimizzatopereliminareo
ridurre la necessità di movimentare manualmente
dei carichi. Questo obiettivo potrebbe
esserestatoconseguito,peresempio,spostandoopportunamentelediverseunitàchecostituiscono
i lay-out senza introdurre altre attrezzature.Indefinitiva,lemodifichestrutturaliapportate
ai processi produttivi dovrebbero essere
comunque seguite, almeno nella maggioranzadeicasi,daunaggiornamentodellavalutazionedeirischi.
L’organizzazionedellavorononriguarda,però,
solo le infrastrutture, ma anche gli addetti al
processoproduttivo.L’ambientedilavoro,infatti,
è caratterizzato, oltre che dalla presenza di
macchine, di attrezzature ecc., anche dal fatto
che più persone cooperano per conseguire un
determinato risultato. Ciascun lavoratore, con
la sua attività, può introdurre pericoli nell’ambientedilavoroincuioperanoisuoicolleghie
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ILSOLE24ORE 26
PREVENZIONE E PROTEZIONE
FocusTU­Articolo
viceversa. È evidente, quindi, come anche le
modificheapportateasingolemansionipossano
costituire modifiche significative dell’organizzazionedellavoronecessitantidiesserevalutate.Percuiancheinquestocasoèopportuno
aggiornarecomunquelavalutazionedeirischi,
in base all’esito della quale saranno adottate
misuredisicurezzacommisurateallasignificatività
delle modifiche introdotte nell’ambiente
dilavoroattraversoquelleapportatealmansionario.Infine,ancheconsiderandochel’art.28,
comma 2, lettera d), D.Lgs. n. 81/2008, ha
previstoesplicitamentecheildocumentodivalutazione
dei rischi individui le procedure per
l’attuazione delle misure da realizzare e che
indichiiruolidell’organizzazioneaziendaleche
videbbonoprovvedere,sembralogicoporsila
domanda se anche le modifiche apportate all’organizzazionediquestiruolisianodaritenersisignificativeaifinidellasaluteedellasicurezzadeilavoratori.
Inquestatipologiadimodifiche,ènecessario
evidenziarlo,nonrientranoimeripassaggidi
incaricotrasoggettiuscentiealtrisubentranti
nei medesimi ruoli. Questi passaggi, infatti,
nonmodificanoinalcunmodol’organizzazionestessadeiruoli.
D’altro canto, in presenza di una modifica
significativa dell’organizzazione del lavoro,
il legislatore ha previsto che sia rielaborata
sialavalutazionedeirischisiaildocumento
corrispondente. La valutazione in quanto
tale, però, è strettamente legata all’organizzazione
del processo produttivo e dei suoi
addetti,infatti,èinquestasedechepossono
essere introdotti i pericoli e che intervengono
le misure di sicurezza e di tutela della
salute adottate a seguito delle precedenti
valutazionideirischi.Lemodificheapportateall’organizzazionediquestiruoli,percontro,
non interferiscono con il processo produttivo;
in particolare, non introducono
nuovipericoli,népregiudicanoinalcunmodo
la bontà delle misure di sicurezza e di
tutela della salute adottate in precedenza.
Lavalutazionestessa,quindi,sidirebbenon
siainfluenzatadallemodificheapportateall’organizzazione
dei ruoli dell’organizzazione
aziendale. Il relativo documento, invece,
dovendoesplicitamentecontenereleindicazioni
di cui all’art. 28, comma 2, lettera d),
evidentemente deve essere aggiornato per
contemplarel’avvenutamodifica.
Risultatidellasorveglianzasanitaria
Ènecessariocomprendere,agrandilinee,cosa
comportil’obbligodiaggiornarelavalutazione
dei rischi qualora i risultati della sorveglianza
sanitaria ne evidenzino la necessità. Considerandoungenericocasopratico,siipotizziche,
in occasione della visita medica periodica, il
medicocompetentediagnostichiaunlavoratoreunapatologiaimputabile,conbuonaprobabilità,all’avvenutaesposizionedellostessoaun
pericolo o a un fattore di rischio. In tal caso,
prima di procedere nell’aggiornamento della
valutazione dei rischi, si dovrebbe accertare
l’originediquestapatologia,ovvero:
l selastessasiaimputabilealfattochel’esposizione
del lavoratore, al particolare pericolo,
non sia stata contenuta al di sotto dei
livelliminimidisogliastabilitiperlegge;
l se,inalternativa,siaimputabilealfattoche
lo specifico lavoratore manifesti una particolaresensibilitàaquestofattoredirischio,essendol’esposizionestessagiàstataridottaaldisottodeilivelliminimidisoglia;
l sesiaimputabilealfattocheillavoratoresia
statoe/ocontinuiaessereespostoalfattore
in ambienti diversi da quello di lavoro, in
quantolospecificofattoredirischio,nell’ambiente
di lavoro, non è presente affatto o la
sua intensità è già stata ridotta a un livello
taledaescluderelapossibilitàchesimanifestino
patologie per effetto dell’avvenuta
esposizionedellavoratore.
Secondol’approcciopreventivo,lavalutazione
deirischiterminerebbeconilridurreillivellodi
esposizionedellavoratorealdisottodeivalori
minimistabilitiperlegge.Questasoluzionenon
soddisfa,però,ilnuovodispostolegislativo,perchéquestoprevedelanecessitàdiaggiornarela
valutazione dei rischi qualora la sorveglianza
sanitariariscontrilapresenzadiunapatologia,
a prescindere che questa sia stata causata o
meno dall’esposizione a un fattore di rischio
non contenuta sotto i livelli minimi di soglia.
L’aggiornamento della valutazione dei rischi,
trovandolasuagiustificazionenell’eventopatologico
e prescindendo da quelle che possano
esserne state le cause, dovrebbe aver luogo,
quindi, al manifestarsi di ogni malattia professionale,almenomeritevolediattenzionimediche.
Prima di intraprendere la valutazione dei
rischiènecessarioindagare,però,lecausedella
patologia,perchésonopropriolecauseindividuatedurantel’indagineadoveresserevaluta­
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te per stabilire se le stesse siano riconducibili
alla presenza di pericoli misconosciuti nella
precedente valutazione o se, al contrario, siano
riconducibili a fattori di rischio estranei all’ambientedilavoro.Nelprimocaso,larielaborazione
della valutazione dei rischi terminerebbe
dopo aver individuato le soluzioni più efficaci a
ridurre l’esposizione dei lavoratori al particolare
pericolo, riducendo il più possibile la probabilità
che possano insorgere patologie analoghe
in altri soggetti. Nel secondo caso, non essendo
emersi pericoli da eliminare o da ridurre, la
rielaborazione della valutazione dei rischi terminerebbe
senza la previsione di nuove misure
di sicurezza e di tutela della salute.
Infortunisignificativi
L’aggettivo “significativo”, riferito alle modifiche
del processo produttivo e dell’organizzazione
del lavoro, qualifica l’insieme dei pericoli
introdotti nell’ambiente di lavoro per effetto
delle modifiche stesse. In coerenza con
l’approccio preventivo, la significatività, in
questo caso, è riferita alla condotta, che si
manifesta nell’apportare le “modifiche”, e indica
l’effetto potenziale che questa condotta
potrebbe produrre sulla salute e sulla sicurezza
dei lavoratori.
Nel contesto degli infortuni significativi, invece,
secondo l’interpretazione letterale, l’aggettivo
“significativi” sembrerebbe qualificare in
qualche modo il termine “infortuni” al quale è
associato, ovvero, sembrerebbe qualificare
un evento e non più una condotta.
Nel cercare di comprendere come si possa
procedere operativamente per attribuire all’evento
“infortunio” la qualifica di “significativo”,
quest’ipotesi interpretativa trova anche
delle conferme.
Si consideri un incidente dal quale sia derivato
un infortunio. Essendo evidenti le conseguenze
che quest’ultimo ha prodotto sulle
persone, in genere è possibile stimare, senza
grandi difficoltà, la gravità delle lesioni lamentate
dal/dagli infortunati. Almeno in linea
di massima, gli infortuni possono essere
sempre classificati in base a conoscenze deducibili
dalle evidenze degli stessi, ossia in base
alla gravità delle lesioni lamentate, al numero
di soggetti coinvolti, ma anche in base a considerazioni
di carattere generale, come, per
esempio, la ricorrenza e la gravità media degli
infortuni, riferita alla specifica realtà aziendale
o al settore di attività al quale la stessa
PREVENZIONE E PROTEZIONE
FocusTU­Articolo
appartiene, e in base ad altre considerazioni
analoghe, accomunate tutte dalla stessa peculiarità;
prescindono dalla conoscenza delle
cause dell’infortunio e da quella delle condotte,
dirette e/o mediate, che siano in relazione
causale con lo stesso.
Seguendo questo approccio, attribuire la qualifica
di “significativo” all’evento “infortunio”
si direbbe non comporti difficoltà operative
particolari.
In alternativa,sipotrebbepensarediqualificare
gli infortuni in base alle cause che li hanno
prodotti e/o in base alle condotte, dirette e/o
mediate, che siano in relazione causale con lo
stesso. Procedendo in questo modo, prima di
poter qualificare il generico infortunio, sarebbe
necessario innanzitutto indagarne le cause e da
queste risalire alle condotte. Valutando cause e
condotte si potrebbe attribuire all’infortunio la
qualifica di significativo per indicare come il
suo manifestarsi abbia evidenziato una lacuna
nelle misure di sicurezza e di tutela precedentemente
adottate.
Il criterio di qualificazione appena illustrato
incontra, però, difficoltà operative insormontabili,
perché la qualifica di “significativo”, che
determina la necessità di procedere nella rielaborazione
della valutazione dei rischi, potrebbe
essere attribuita all’infortunio solo dopo
aver eseguito la valutazione stessa.
In definitiva, sembrerebbe che in questo caso
l’aggettivo “significativo” non possa che qualificare
l’evento “infortunio” secondo un criterio
di valutazione ex post basato sulla conoscenza
delle sole conseguenze dell’evento.
Secondo la chiave di lettura proposta, dunque,
l’aggiornamento della valutazione dei rischi a
seguito di infortuni significativi si muove sullo
stesso piano dell’aggiornamento della valutazione
dei rischi qualora i risultati della sorveglianza
sanitaria ne evidenzino la necessità.
L’affinità delle due necessità, d’altro canto,
rende plausibile la previsione di un approccio
simile nei due casi, con la conferma, almeno
parziale, della corretta interpretazione del
senso attribuito al termine “significativi”.
Analogamente al caso della sorveglianza sanitaria,
quindi, a seguito di un infortunio significativo,
è necessario innanzitutto indagare le cause e
risalire alle condotte che potrebbero averlo prodotto.
Nella successiva rielaborazione della valutazione
dei rischi, quindi, è necessario valutare
le cause e le condotte individuate durante
l’indagineperstabilireselestessesianoricondu­
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ILSOLE24ORE 28
PREVENZIONE E PROTEZIONE
FocusTU­Articolo
cibili alla presenza di pericoli misconosciuti o
non adeguatamente protetti o se, al contrario,
nonsianoaffattoriconducibiliapericolipresentinell’ambientedilavoro.
Nel primo caso, la rielaborazione della valutazionedeirischiterminerebbedopoaverindividuato
le soluzioni più efficaci a eliminare o a
proteggereipericolicosìindividuatiedopoaver
ridottoilpiùpossibilelaprobabilitàchepossano
accadereinfortunisimili.Nelsecondocaso,non
essendoemersipericolidaeliminareodaridurre,larielaborazionedellavalutazionedeirischiterminerebbesenzalaprevisionedinuovemisuredisicurezzaedituteladellasalute.
Alcune considerazioni
L’obbligo di aggiornare la valutazione dei rischi
e il relativo documento, in relazione al
grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione
e della protezione, deve essere introdottodivoltainvoltaconun’iniziativadel
legislatore. I titolari di quest’obbligo sono i
soggettititolaridiunrapportodilavoroconi
lavoratori o, comunque, i soggetti che hanno
laresponsabilitàdelleorganizzazionistesseo
delle unità produttive in quanto esercitano i
poteridecisionaliedispesa(art.2,comma1,
lettera b), «datore di lavoro», D.Lgs. n. 81/
2008). Questo obbligo grava, quindi, sui datori
di lavoro, nella misura in cui le attività
svolte dalle loro organizzazioni rientrano nel
campo di applicazione del D.Lgs. n. 81/
2008. Il datore di lavoro è destinatario di
quest’obbligo in virtù del suo ruolo giuridico
dirappresentantedell’ente.L’obbligo,quindi,
èassociatoaunostatogiuridicoedèindipendentedallacondottadeldatoredilavoroe/o
daquelladeisuoisubordinati.
L’obbligo di aggiornare la valutazione dei rischi
e il relativo documento, in occasione di
modifichedelprocessoproduttivoodell’organizzazionedellavorosignificativeaifinidella
sicurezzaedellasalutedeilavoratorigravasul
datoredilavoronellamisuraincuilostessoha
manifestato la condotta che introduce la necessità
dell’aggiornamento. In assenza della
condottatipicaallaqualeèassociatol’obbligo,
l’obbligostessoèassente.
L’obbligo di aggiornare la valutazione dei
rischieilrelativodocumento,qualorairisultati
della sorveglianza sanitaria ne evidenzino
la necessità, e quello di aggiornala a seguito
di infortuni significativi gravano sul
datore di lavoro al manifestarsi dell’evento
corrispondente, ossia al manifestarsi di una
patologia professionale o di un infortunio
significativo.
Iprimidueobblighiesaminatisonointrodotti
da una scelta consapevole, rispettivamente,
del legislatore e del datore di lavoro, mentre
gliultimiduesonointrodottidalmanifestarsi
diuneventoche,perlasuanaturaaccidentale,nonèprevedibileapriori.
Ne consegue che, mentre nei primi due casi
l’aggiornamentodellavalutazionedeirischie
delcorrispondentedocumentopossonoessereinqualchemodopianificati,neglialtricasi
questo non è possibile. Può accadere, infatti,
che due eventi “significativi” si susseguano
nelgirodipochigiorni,cosìcomepuòaccaderecheuneventosimanifestiqualefenomeno
isolatoneltempo.
Proprio le peculiarità che caratterizzano le
quattro occasioni di aggiornamento evidenziano
l’opportunità di individuare un modo
adeguato per assolvere ciascuno degli obblighicorrispondenti.
Aggiornamento del documento
di valutazione dei rischi
Evoluzionedelletecnica
diprevenzioneeprotezione
L’aggiornamentodellavalutazionedeirischiin
relazione al grado di evoluzione della tecnica,
della prevenzione e della protezione consiste,
inlineadimassima,nelverificarelaconformità
dell’ambientedilavoroodisuoielementicaratteristici,airequisitidisicurezzaedituteladella
salute di nuova introduzione e nell’adeguare
quelliindifetto.Inoccasionediquestaverifica,
ildocumentodivalutazionedeirischidovrebbe
essere aggiornato almeno nei contenuti di cui
all’art.28,comma2,lettereb),c)ed).Tuttavia,
considerando che le modifiche apportate a
questi elementi sicuramente incrementano il
livello di sicurezza dell’ambiente di lavoro, la
rielaborazionedeldocumentopotrebbeessere
rinviata,almenoperunbreveperiodo,peresserecongiunta,peresempio,aun’altraoccasione
di aggiornamento che si prevede essere imminente.Almenofintantochel’interodocumento
non sia stato rielaborato, sarebbe opportuno
allegareall’edizionecorrenteunarelazionecon
la descrizione degli interventi migliorativi implementatiperadeguareglielementisottoposti
averifica.
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Modifichedelprocessoproduttivo
odell’organizzazionedellavoro
Inoccasionedimodificheapportatealprocesso
produttivo o all’organizzazione del lavoro
che risultino significative ai fini della salute e
della sicurezsza dei lavoratori, la valutazione
deirischieilrelativodocumentodovrebbero
essere rielaborati per contemplare gli effetti
dellemodificheintrodotte.Considerandoche
in questo caso la valutazione dei rischi può
essereeseguitautilizzandometodigiàconsolidati
nelle precedenti valutazioni, anche la
rielaborazione del documento potrebbe avvenire
secondo i criteri utilizzati nel redigere
leprecedentiedizioni.
Infortunisignificativi
esorveglianzasanitaria
L’aggiornamento della valutazione dei rischi e
delrelativodocumento,qualorairisultatidella
sorveglianzasanitarianeevidenzinolanecessità,
e l’aggiornamento a seguito di infortuni significativisonoentrambiprecedutidall’indaginedellecausechehannoresopossibilel’evento.
La successiva rielaborazione della
valutazionedeirischi,inentrambiicasi,èfinalizzata
alla rimozione delle cause individuate
durantel’indaginee/oallariduzionedellaloro
potenzialeincidenzacausale,ovveroallarimozione
dei nuovi pericoli individuati e/o alla riduzione
della loro pericolosità. L’aleatorietà
della ricorrenza di queste occasioni di aggiornamento
e il fine della rielaborazione stessa
suggeriscono l’idea di adottare un approccio
modularechesintetizziirisultatidell’indaginee
dellasuccessivavalutazioneinununicoaddendumdiaggiornamentodaallegareall’edizione
corrente del documento di valutazione dei rischi,
senza dover procedere ogni volta nella
rielaborazione integrale della valutazione dei
rischiedelrelativodocumento.
Ilmodello“Sbagliandos’impara”,propostodall’ISPESLnel2003
[1] ,sembraparticolarmente
adatto allo scopo, infatti, questo modello ­ che
conalcunevariantipuòessereutilizzatoanche
nelcasodellemalattieprofessionali­consente
di organizzare in unico documento i risultati
dell’indagine,laricostruzioneschematicadella
dinamica dell’incidente, la descrizione delle
PREVENZIONE E PROTEZIONE
FocusTU­Articolo
condotte in nesso causale con l’infortunio e
l’indicazionedellemisuredisicurezzaedituteladellasalute,adottandolequalidovrebbeesserepossibileridurrelaricorrenzae/olagravitàdieventianaloghi.
Conclusioni
Alterminediquestaanalisichehapermesso
di individuare le peculiarità che caratterizzanociascunadelleoccasionidiaggiornamento
della valutazione del rischio e del relativo
documentoprevistedalD.Lgs.n.81/2008,è
possibilefareunabreveulterioreriflessione.
Appareevidentecheidueobblighidiaggiornamento,
già previsti dal D.Lgs. n. 626/
1994,sonorelativiallivelloditutelaminimo
che deve essere garantito nell’ambiente di
lavoro. In particolare, il primo regola come
questolivellodebbaessereprogressivamente
elevato nel tempo, il secondo dispone che il
livelloraggiuntosiamantenutoancheaseguito
di trasformazioni aziendali. I due nuovi
obblighi di aggiornamento, introdotti dal
D.Lgs. n. 81/2008, prevedono che, al manifestarsi
di infortuni significativi o di malattie
professionali,sianoindividuatelecausecheli
hannoresipossibiliechelestessesianovalutate
per accertare la presenza di pericoli misconosciutiononadeguatamentestimatinelleprecedentivalutazioni.Lasuccessivarielaborazione
della valutazione dei rischi
termina, quindi, con l’individuazione di soluzioniidoneeaeliminareoaridurreadeguatamenteilrischioassociatoaipericolicosìindividuati.
L’approccio delineato dai due nuovi
obblighi, prevedendo l’eliminazione progressivadeipuntidebolipresentinell’insiemedelle
misure di sicurezza e di tutela della salute,
comporta un graduale incremento del livello
di sicurezza effettivamente garantito dalla
specificarealtàaziendale.
Raggiuntoillivellodisicurezzaminimoinderogabile,
con l’introduzione dei due nuovi obblighi,
si direbbe che il legislatore abbia previsto
che il livello di tutela sia progressivamente incrementatoconinterventimiratiallarimozionedeipericolichehannorivelatoinvalidarlomaggiormente,
ossia con interventi efficaci ai fini
dellaprevenzioneedellaprotezione. l
1) Per maggiori informazioni sul modello si rimanda alla lettura della documentazione di approfondimento scaricabile
gratuitamenteall’indirizzowww.ispesl.it/im/documenti/risultati/approfModello.pdf.
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ILSOLE24ORE 30
PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioCEI­Articolo
TRASFORMATORI PER LA DISTRIBUZIONE ELETTRICA:
NORMATIVA EUROPEA E ANALISI ECONOMICA
l di Angelo Baggini
Università degli Studi di Bergamo
Franco Bua
ECD Engineering Consulting and Design - Milano e Pavia
Da un recente studio finanziato in parte dalla Comunità europea è emerso
che il numero dei trasformatori di distribuzione in Europa è di circa 4,5 milioni
di unità e le perdite totali EU-25 a essi imputabili sono stimate attorno ai 40 TWh
all’anno.
La nuova norma europea CEI EN 50464-1 (CEI 14-34), «Trasformatori trifase per
distribuzione immersi in olio a 50 Hz, da 50 kVA a 2500 kVA con tensione massima
per il componente non superiore a 36 kV, Parte 1: Prescrizioni generali»,
ha stabilito a livello continentale le classi normalizzate di perdite per i trasformatori
di distribuzione, riducendo, inoltre, i valori ammessi nei precedenti documenti
normativi. I criteri di scelta dei trasformatori devono essere mirati
al miglioramento dell’efficienza dei trasformatori, ma anche tenere conto di altre
esigenze tecniche e, chiaramente, devono essere giustificati economicamente.
Studi condotti sui trasformatori MT/BT industriali isolati in olio dimostrano come
l’impiego di trasformatori a perdite ridotte si giustifica non solo in termini energetici
e ambientali ma anche in termini di redditività dell’investimento.
I trasformatori di distribuzione sono
apparecchiature che trasformano
l’energia elettrica distribuita
in media tensione (con valori
tipici compresi tra 10 kV fino a un
massimo di 36 kV) in energia elettrica
con un livello di tensione appropriato
per l’utilizzo in ambito
residenziale, nella maggior parte
delle attività commerciali e in
parte nell’industria (in genere si
tratta di una distribuzione in bassa
tensione di tipo trifase con ten-
sione pari a 400 V e non oltre 1 kV).
La popolazione europea dei trasformatori
di distribuzione è stata
stimata, attraverso un recente studio
finanziato in parte dalla Commissione
europea, pari a circa 4,5
milioni di unità, di cui circa il 60% è
installato in soli 4 Stati:
l Francia (oltre 23%);
l Germania (oltre 16%);
l Italia (oltre 13%);
l Spagna (oltre 8%).
È stato stimato, inoltre, che il mer-
cato, in termini di nuove unità (sia
per sostituzione di macchine esistenti,
sia per nuove installazioni) è
di circa il 3% dello stock esistente.
Questi dati sottolineano come, nonostante
i trasformatori siano
macchine estremamente efficienti,
il problema delle perdite non
può essere assolutamente trascurato,
visti i grandi numeri in gioco.
I trasformatori di distribuzione, infatti,
a differenza delle altre macchine
elettriche, sono responsabili
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Tabella 1
del transito del 100% dell’energia
elettrica fornita ai consumatori finali;
per questo motivo l’efficienza
di queste macchine, pur essendo
intrinsecamente elevata, ricopre
un ruolo fondamentale nelle
politiche di risparmio energetico.
Inoltre, le perdite totali nei trasformatori
di distribuzione in
EU-25 sono stimate attorno ai 40
TWh all’anno.
Questo significa che le perdite imputabili
all’installazione di nuovi
trasformatori sono pari a circa 1,24
TWh all’anno.
Dal punto di vista della situazione a
livello industriale e a livello di utilities,
la situazione, in termini di
efficienza energetica del parco
trasformatori di distribuzione è
pressoché identica. Sebbene, infatti,
il parco trasformatori di proprietà
delle utilities sia mediamente
caratterizzato da perdite
maggiori, l’efficienza globale è del
tutto simile a quella del parco trasformatori
utilizzato nell’industria,
dove a una maggiore efficienza
intrinseca delle macchine
installate si contrappone un utilizzo
a carichi molto più elevati.
Si ricorda, infatti, che l’efficienza
dei trasformatori è massima per
un’utilizzazione degli stessi al
40-50% circa della loro potenza nominale
e decresce, quindi, all’au-
PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioCEI­Articolo
Valori delle perdite a vuoto (P 0) fissate per i trasformatori in olio MT/BT dalla norma CEI EN 50464-1
Potenza
nominale
(kVA)
Perdite a vuoto (W)
E0 D0 C0 B0 A0
50 190 145 125 110 90
100 320 260 210 180 145
160 460 375 300 260 210
250 650 530 425 360 300
315 770 630 520 440 360
400 930 750 610 520 430
500 1.100 880 720 610 510
630 1.300 1.030 860 730 600
630 1.200 940 800 680 560
800 1.400 1.150 930 800 650
1.000 1.700 1.400 1.100 940 770
1.250 2.100 1.750 1.350 1.150 950
1.600 2.600 2.200 1.700 1.450 1.200
2.000 3.100 2.700 2.100 1.800 1.450
2.500 3.500 3.200 2.500 2.150 1.750
Vcc (%)
mentare o al decrescere della potenza
erogata.
La situazione europea nella distribuzione
di energia elettrica, dal
punto di vista sia tecnico che strutturale,
è molto diversificata.
In generale, se si osserva la situazione
a livello continentale, non è
possibile effettuare una generalizzazione,
in quanto le grandi aziende
distributrici di energia hanno
approcci molto differenti per
quanto riguarda la gestione del
problema delle perdite nei trasformatori
di distribuzione.
In ogni caso, comunque, è possibile
fare tre osservazioni di carattere
generale:
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4
6

PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioCEI­Articolo
l le utilities prestano maggiore attenzione
al problema della riduzione
delle perdite nei trasformatori
di quanto non avvenga a
livello industriale. In ogni caso, a
causa dell’alto fattore di carico
dei trasformatori di distribuzione
delle aziende elettrocommerciali,
l’efficienza globale risulta
del tutto simile a quella dei
trasformatori utilizzati a livello
industriale. Inoltre, molto spesso
le utilities mantengono una
certa capacità di riserva per far
fronte ai picchi di carico, magari
in situazioni di emergenza. Per
questi motivi i trasformatori di
distribuzione lavorano spesso in
condizioni di efficienza minore
di quella massima;
l in generale, le macchine di maggiore
potenza hanno perdite, in
termini percentuali, minori.
Questo vale in generale per le
perdite dovute al carico;
l la qualità del parco trasformatori,
in generale, non è attualmente
particolarmente elevata,
a causa della presenza di
molti trasformatori vecchi (la
vita media di un trasformatore
di distribuzione può variare tra i
10 e i 35 anni).
Una statistica interessante mostra,
a conferma di questo, come a livello
europeo il carico medio dei trasformatori
di proprietà delle utilities
sia attorno al 19% della potenza
nominale, mentre per quanto
riguarda i trasformatori in servizio
negli impianti industriali il carico
medio si attesta su un 38% della
potenza nominale installata.
Appare evidente, quindi, come sia
assolutamente necessaria la presenza
di politiche di gestione corretta
dell’efficienza energetica
dei trasformatori.
Non esistono, però, al momento,
normative obbligatorie o altre di-
ILSOLE24ORE 32
sposizioni in materia, anche se
l’importanza di una strategia continentale
comune sui trasformatori
di distribuzione ad alta efficienza
può essere evidenziata attraverso
un solo dato, considerate le perdite
evidenziate è possibile individuare
un’opportunità di riduzione
delle emissioni di CO 2 annuali pari
ad almeno 9 milioni di tonnellate
all’anno.
Un miglioramento dell’efficienza
del parco trasformatori, oltre ai
benefici di carattere ambientale,
porterebbe soprattutto un vantaggio
economico nel medio-lungo periodo
per gli utilizzatori.
Dal punto di vista normativo, grazie
alle novità introdotte dalla
nuova norma CEI EN 50464-1 in merito
alle classi che stabiliscono i limiti
delle perdite, sono stati compiuti
alcuni passi fondamentali
verso una strategia globale di miglioramento
dell’efficienza energica
dei trasformatori e, in particolare,
verso la standardizzazione,
almeno a livello europeo, dei trasformatori
ad alta efficienza.
Chiaramente, vista l’importanza e
le evidenti opportunità di risparmio
energetico e di sostegno ambientale,
è quanto mai necessario
un deciso sostegno della Comunità
europea per finanziare tutte le attività
di sviluppo di questo nuovo
standard.
LE PERDITE
NEI TRASFORMATORI
Le perdite di un trasformatore di
potenza sono di due tipi:
l perdite a vuoto;
l perdite dovute al carico.
Le perdite a vuoto sono dovute
principalmente alle perdite nel circuito
magnetico del trasformatore
e sono proporzionali al quadrato
della tensione.
Questo tipo di perdite dipende
principalmente dalle modalità costruttive
del nucleo magnetico, in
pratica dal tipo di materiale usato,
ovvero dalla sua qualità intrinseca
e dal tipo di montaggio dello stesso,
e dalle condizioni di lavoro, ovvero
dall’induzione, cioè dal livello
di tensione di funzionamento e
dalla frequenza.
Le perdite a vuoto si possono considerare
costanti in quanto:
l sono indipendenti dalle condizioni
di funzionamento, cioè
dalla potenza del carico alla
quale la macchina è sottoposta;
l la tensione è mantenuta, per ragioni
di servizio, costante.
Le perdite dovute al carico sono
dovute principalmente alle perdite
negli avvolgimenti e sono proporzionali
al quadrato della corrente
o, equivalentemente, al quadrato
della potenza apparente del carico.
Si tratta, in sostanza, delle perdite
per effetto Joule, anche se
esistono altre perdite che in prima
approssimazione possono essere
trascurate. Le perdite dovute al
carico dipendono fortemente,
quindi, dalle condizioni di funzionamento
(potenza del carico).
Le perdite totali sono definite, infine,
come la somma delle perdite
a vuoto e a carico.
Negli ultimi anni si sono osservati
sensibili miglioramenti dal punto
di vista della riduzione delle perdite
a vuoto, grazie al miglioramento
della tecnologia costruttiva delle
macchine. Queste perdite, comunque,
costituiscono ancora all’incirca
i due terzi delle perdite totali
dei trasformatori di distribuzione,
anche se nel passato tale percentuale
raggiungeva anche l’80% delle
perdite totali.
Al contrario, negli ultimi cinque
anni è stato osservato un significativo
incremento delle perdite dovute
al carico.
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Tabella 2
Una possibile chiave di lettura potrebbe
essere che gli utenti prestano
maggiore attenzione alle perdite
a vuoto accettando valori di perdite
dovute a carichi maggiori per
mantenere stabili i costi di investimento
nel trasformatore.
In linea generale esistono, infatti,
due modi per scegliere un trasformatore
energeticamente più efficiente:
l il primo è quello di scegliere, a
parità di potenza nominale, una
macchina con perdite totali minori;
l il secondo è quello di dimensionare
il trasformatore in modo
tale che il punto di funzionamento
corrisponda con quello
caratterizzato dalla massima
efficienza.
Quest’ultimo criterio comporta,
sostanzialmente, la scelta di una
macchina sovradimensionata rispetto
al carico che deve alimentare;
in pratica, seguendo questo approccio
si dovrebbe scegliere un
trasformatore di potenza nominale
pari a 400 kVA per alimentare un
carico pari a 200 kVA.
EVOLUZIONE NORMATIVA
I valori delle perdite a vuoto e delle
perdite dovute al carico sono stati
standardizzati dal CENELEC nel
1992 in due documenti di armoniz-
PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioCEI­Articolo
Valori delle perdite a carico (P K) fissate per i trasformatori in olio MT/BT dalla Norma CEI EN 50464-1
Potenza
nominale
(kVA)
Perdite dovute al carico (W)
D k C k B k A k
50 1.350 1.100 875 750
100 2.150 1.750 1.475 1.250
160 3.100 2.350 2.000 1.700
250 4.200 3.250 2.750 2.350
315 5.000 3.900 3.250 2.800
400 6.000 4.600 3.850 3.250
500 7.200 5.500 4.600 3.900
630 8.400 6.500 5.400 4.600
630 8.700 6.750 5.600 4.800
800 10.500 8.400 7.000 6.000
1.000 13.000 10.500 9.000 7.600
1.250 16.000 13.500 11.000 9.500
1.600 20.000 17.000 14.000 12.000
2.000 26.000 21000 18.000 15.000
2.500 32.000 26.500 22.000 18.500
Vcc (%)
zazione (HD 428 e HD 538; si vedano
le tabelle 1 e 2).
In particolare, per quanto riguarda
i trasformatori in olio, sono state
definite tre classi di perdite, sia
per le perdite a vuoto sia per quelle
dovute al carico. Da una classe
all'altra le perdite a vuoto diminuiscono
del 20% circa, mentre le perdite
dovute al carico diminuiscono
del 25% o del 15%. La scelta di questi
valori è stata determinata sulla
base dello stato dell'arte della pratica
costruttiva europea dell'inizio
degli anni novanta.
A livello italiano il CEI ha recepito i
limiti del documento di armonizzazione
CENELEC con scostamenti di
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 33 ILSOLE24ORE
4
6

PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioCEI­Articolo
qualche percento, normalizzando,
per i trasformatori in olio, due serie
definite rispettivamente a perdite
normali e a perdite ridotte.
Invece, per quanto riguarda i trasformatori
a secco, allo stato attuale,
anche se sono in corso i lavori
a livello europeo, non esiste ancora
alcuna serie normalizzata a
perdite ridotte sia in ambito CENE-
LEC che italiano; l’eccezione nazionale
in ambito EU è costituta
dalla norma DIN 42523.
Nel 2001, il TC14 del CENELEC ha
ricevuto formale mandato dalla
Commissione europea di revisionare
la definizione e il numero delle
classi di perdita dei trasformatori,
al fine di aumentarne il rendimento
e di definirne un metodo standard
di misurazione.
Il lavoro è stato diviso in due fasi:
l la prima si proponeva la normalizzazione
di una serie a perdite
ridotte per i trasformatori di potenza
a secco;
l la seconda di definire un ulteriore
livello di riduzione delle perdite
per i trasformatori in olio e
di studiare la fattibilità di
un’eventuale eliminazione del
più alto livello di perdite previsto
dal documento HD428.
L’attività del gruppo di lavoro del
CENELEC (WG21 del TC14) si è conclusa
il 25 gennaio 2005 ed è iniziato
l’iter di approvazione del documento
e, quindi, di emissione del nuovo
standard. Tra i risultati conseguiti si
possono sinteticamente citare:
l la riduzione del livello di perdite;
l l’allineamento della denominazione
delle classi di perdite al
più familiare sistema di etichettatura
energetica degli elettrodomestici
(la classe A corrisponde
alle perdite minori);
l l’introduzione del concetto di
classi “mobili” nel senso che,
ILSOLE24ORE 34
per esempio, la classe A designerà
sempre il livello di perdite
minori, indipendentemente dal
valore, che potrà cambiare,
quindi, allineandosi alla BAT.
Nel luglio del 2006 il documento è
andato al voto per essere approvato
e diventare la nuova norma europea
con il codice EN 50464-1 e,
quindi, in Italia CEI EN 50464-1 (CEI
14-34), «Trasformatori trifase per
distribuzione immersi in olio a 50
Hz, da 50 kVA a 2500 kVA con tensione
massima per il componente
non superiore a 36 kV - Parte 1:
Prescrizioni generali».
CRITERI DI SCELTA
DALLE CEI EN 50464-1
I criteri di scelta dei trasformatori
devono essere mirati, quindi, al
miglioramento dell’efficienza dei
trasformatori, ma anche tenere
conto di altre esigenze tecniche e,
chiaramente, devono essere giustificati
economicamente.
Da un punto di vista strettamente
finanziario, il criterio di scelta più
corretto di un trasformatore di potenza
è quello di acquistare la
macchina che presenta il costo totale
attualizzato più basso, chiaramente,
senza trascurare alcuna
componente di costo e, quindi, anche
quello associato alle perdite.
La valutazione della convenienza
di una soluzione piuttosto che di
un’altra deve essere condotta determinando
il costo attualizzato
della macchina che si compone:
l del costo attualizzato del trasformatore
installato (costo
della macchina e di tutti gli oneri
connessi);
l del costo attualizzato delle perdite
a vuoto e delle perdite a
carico.
Tuttavia, se si vogliono confrontare
due trasformatori aventi la stessa
potenza nominale ma diversa effi-
cienza (diverso livello di perdite),
è possibile trascurare i costi di installazione,
di manutenzione, di riparazione
e di dismissione.
Assodato che il costo delle perdite
è una variabile imprescindibile
nella scelta, il problema è quello di
determinare un modo per includere
il costo delle perdite nel computo.
La norma CEI EN 50464-1 propone,
per il calcolo del costo delle
perdite a vuoto e delle perdite a
carico, una formula che permette
di valutare il costo della macchina
in funzione del costo di acquisto
del trasformatore e delle perdite.
È necessario tenere presente che il
costo delle perdite si distribuisce
durante la vita utile del trasformatore
e deve essere scontato, quindi,
al momento dell’acquisto in
funzione del tasso di attualizzazione
e, appunto, della vita utile della
macchina. Infine, sarebbe necessario
prevedere il tasso di crescita
del diagramma di carico del trasformatore
e del costo dell’energia,
al fine di poter effettuare una
valutazione ancora più accurata
del costo totale d’esercizio.
Studi condotti sui trasformatori
MT/BT industriali, isolati in olio,
dimostrano come l’impiego di trasformatori
a perdite ridotte si giustifica
non solo in termini energetici
e ambientali ma anche in termini
di redditività dell’investimento.
Altri studi sono stati condotti su
utenti industriali caratterizzati secondo
la classificazione EUROSTAT
in termini di consumo annuale di
energia elettrica, di potenza impegnata,
di ore annue di utilizzazione
e di costo dell’energia ed è stato
effettuato il confronto tra l’impiego
di trasformatori con livelli di efficienza
diversi, assumendo, come
caso base, quello relativo al trasformatore
a perdite normali.
Oltre al caso di nuovo acquisto, è
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

stato considerato anche il caso di
sostituzione di un trasformatore in
servizio da 5 anni con un trasformatore
avente livelli di perdite inferiori.
I calcoli sono stati effettuati:
l considerando una vita utile dei
trasformatori pari a 10 anni e 15
anni;
l considerando le ore annue di
utilizzazione delle perdite dovute
al carico coincidenti con
quelle definite da EUROSTAT per
ciascuna classe di utilizzatori [1] ;
l considerando profili di carico
definiti in modo da tener conto
della variabilità sia della potenza
richiesta dal carico, sia del
costo dell’energia;
l considerando il prezzo dell’energia
elettrica e il diagramma
di carico costanti nell’arco
della vita del trasformatore;
l considerando il prezzo dell’energia
elettrica e il diagramma
di carico variabili determi-
nando i tassi di variazione sulla
base dei trend storici degli ultimi
10 anni.
Per valutare la convenienza dell’investimento
sono stati analizzati
i flussi di cassa per i diversi casi
esaminati e sono stati calcolati,
per ciascuno, il valore generato dal
capitale investito (VAN), il tasso di
rendimento interno (TIR) e il tempo
di recupero.
I risultati principali possono essere
sintetizzati come segue:
l la scelta di trasformatori più efficienti
è sempre un investimento
redditizio per qualsiasi utente
industriale;
l la scelta di un trasformatore
con livelli di perdite pari a
quelle A 0A K, ovvero della macchina
più efficiente secondo la
norma CEI EN 50464-1, è quella
che garantisce un VAN dell’investimento
superiore per tutte
le categorie di consumatori industriali
e, quindi, il costo to-
PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioCEI­Articolo
tale attualizzato minore;
l la scelta di un trasformatore a
D 0B K secondo la norma CEI EN
50464-1 è quella che massimizza
il TIR e presenta il tempo di
ritorno più breve tra le opzioni
analizzate con un tempo di ritorno
medio pari a 2,8 anni;
l trasformatori più efficienti da un
punto di vista energetico rispetto
alla serie D 0B K hanno VAN superiori,
ma rispetto alla serie D 0B K hanno
TIR inferiori e tempi di ritorno
relativamente più lunghi;
l sovradimensionare un trasformatore
al fine di esercirlo al
punto di massima efficienza non
è una soluzione economicamente
vantaggiosa;
l l’impiego combinato di una macchina
più efficiente e sovradimensionata
rispetto al carico non
sempre ha un effetto sinergico
dal punto di vista energetico e,
più spesso, questa soluzione ha
un costo maggiore dell’impiego
di un trasformatore E 0C K. l
1) Conloscopodiconfrontareiprezzidell’energiaelettricatraidiversipaesidell’Unioneeuropeaetradifferentivolumidiconsumo,Eurostat
(http://epp.eurostat.ec.europa.eu)hadefinitoalcunecategorieconvenzionalidiriferimento,siaperutenzedomestichecheindustriali.Per
quantoriguardagliutentiindustrialisonostatedefinite7utenzestandardnell’intervalloda30MWha70GWhall’anno,identificatecon
lalettera“I”seguitadaunindiceprogressivoda“c”a“i”.
Norme, progetti, appalti, mercati.
Informazioni e abbonamenti al sito http://vetrina.ilsole24ore.com/ediliziaterritorio
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 35 ILSOLE24ORE

PREVENZIONEEPROTEZIONE
Articolo
l Dalla sentenza n. 18998/2009 indicazioni sull’utilizzo di manodopera irregolare
Un lavoratore autonomo è deceduto, nel 2001, a causa di una caduta da 8 m di altezza,
provocata dal cedimento di un lucernario in vetroresina nel corso di operazioni di pulizia
di canali di scolo. La Corte d’Appello di Milano aveva confermato, nel 2005, la condanna
emessa dal Tribunale di Voghera nei confronti del direttore dello stabilimento, il quale era stato
riconosciuto colpevole, in quanto delegato in materia di sicurezza, della contravvenzione degli
artt. 70 e 77, D.P.R. n. 164/1956. L’imputato e la società avevano proposto ricorso per Cassazione
proponendo una strategia difensiva basata su due punti fondamentali. Analizzati gli atti, la
Suprema Corte ha fornito un importante orientamento in materia di obblighi di prevenzione degli
infortuni sul lavoro per quanto riguarda l’impiego di lavoro autonomo all’interno dell’impresa e gli
effetti conseguenti allo scostamento dal contratto, nella successiva fase di attuazione del
rapporto, con il conseguente utilizzo di manodopera irregolare.
ILSOLE24ORE 36
La posizione della Cassazione
sulla responsabilità penale
nell’uso di lavoro autonomo
l di Mario Gallo,ProfessoreacontrattodiDirittodelLavoronell’UniversitàdegliStudidiCassino
Nell’ambitodelladisciplinainmateriadisalute
e di sicurezza sul lavoro, un principio fondamentaleormaiaccoltoindottrinaeingiurisprudenzaèquellodellaeffettivitàdeicompiti
e delle attività che devono essere valutate,
pertanto, su un piano non solo formale, ma
soprattutto sostanziale, al fine di stabilire le
conseguentiresponsabilitàpenali [1] .Lostesso
èstatorecentementecodificatodall’art.299,
D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81, per quanto ri­
guarda l’esercizio di fatto delle attribuzioni
proprie del datore di lavoro, del dirigente e
del preposto [2] e a questo, sostanzialmente, si
è uniformata la Corte di Cassazione penale,
sezione IV, che con la sentenza 6 maggio
2009, n. 18998 (si veda il riquadro 1), ha
confermato un importante orientamento in
materiadiobblighidiprevenzionedegliinfortunisullavoroperquantoriguardal’impiego
dilavoroautonomoall’internodell’impresae
1) Siveda,inparticolare,Cass.pen.,sez.IV,13marzo2009,n.11216;Cass.pen.,sez.III,3giugno2008,n.22118;Cass.
pen., sez. IV, 3 giugno 1995, n. 6486; Cass. pen., sez. IV, 20 aprile 1989, n. 6025; Cass., Sezioni Unite, 14 ottobre
1992,n.9874;Cass.pen.,sez.IV,24luglio2000;Cass.pen.,sez.III,26maggio2008,n.21002;Cass.pen.,sez.IV,
7marzo2008,n.6210;Cass.pen.,sez.IV,22aprile2004,n.18638.
2) Piùprecisamente,l’art.299,«Eserciziodifattodipoteridirettivi»,D.Lgs.n.81/2008,hastabilitocheleposizionidi
garanziarelativeaisoggettidicuiall’art.2,comma1,lettereb),d)ede)gravanoanchesucoluiilquale,pursprovvistodi
regolareinvestitura,esercitiinconcretoipoterigiuridiciriferitiaciascunodeisoggettidefiniti.
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

Riquadro 1
gli effetti conseguenti allo scostamento dal
contratto, nella successiva fase di attuazione
del rapporto, con il conseguente utilizzo di
manodoperairregolare.Questafattispecieappare
molto diffusa e, spesso, è riconducibile
alla simulazione dei rapporti in virtù della
quale le parti stipulano un contratto d’opera
ex art. 2222, c.c., ma di fatto presenta tutti i
caratteridellasubordinazionequalila eterodeterminazione
della prestazione lavorativa,
ilrispettodiunorariodilavoro,laretribuzione,
l’utilizzo degli strumenti del datore di lavoroecc.Negliultimianniquestofenomenorisultasempre
più dilagante e ha effetti quasi sempre
moltonegativisulcosiddettorapportodisicurezzache,risentendodelnomeniuris,èincanalato
in schemi inidonei che comportano l’evasione
da obblighi fondamentali come, per
PREVENZIONEEPROTEZIONE
Articolo
lResponsabilitàpenalinell’impiegodimanodoperairregolare
etuteledellavoroautonomo
Cassazionepenale,sez.IV,6maggio2009,n.18998
Prevenzione infortuni sul lavoro ­ Reato di omicidio colposo ­ Reati di cui agli artt. 70 e 77 del D.P.R. n.
164/1956 ­ Natura del rapporto di lavoro ­ Impiego irregolare di manodopera irregolare ­ Omissione delle
misurediprevenzioneeprotezionedallecadutedell’alto­Condottaimprudentedellavoratore­Responsabilitàdeldirettoredistabilimentodelegatoallasicurezza­Valutazione­Sussiste.
Ai fini dell’accertamento dei regimi giuridici applicabili e delle responsabilità penali è irrilevante il nomen iuris del
contratto,mentreoccorreconsiderarecomeineffettiilrapportodilavorohaavutosvolgimento.Lavicendaprocessuale
trae origine dal decesso di un lavoratore a seguito della caduta dall’altezza di otto metri, provocata per il cedimento,
sotto il suo peso, di un lucernaio in vetroresina durante le operazioni di pulizia dei canali di scolo. La difesa aveva
sostenuto la natura autonoma del rapporto di lavoro, come risultante dal contratto, e l’assenza dell’obbligo per il
committente di fornirgli le attrezzature tecniche per garantirgli la sicurezza e la condotta imprudente della vittima.
Tuttavia,laS.C.haconfermatolasentenzadellaCorted‘Appello,condannandoildirettoredellostabilimentodelegato
alla sicurezza, in quanto l’accertata causa della morte dell’operaio era da collegare eziologicamente alla sua condotta
omissiva colposa, tenuto conto che la posizione di garanzia nei confronti dell’operaio lo obbligava, ai sensi delle
disposizioniantinfortunistichedicuiagliartt.70e77D.P.R.n.164/1956,adavvertirlospecificamentedeirischidicaduta
dall’alto.Infatti,lanaturasubordinatadelrapportodilavoro,dimostratadalfattochel’attivitàeraretribuitamensilmente
ed era svolta per contoealledipendenzedellasocietà con prestazioni anche diverse da quella dellamanutenzione dei
macchinari, comportava il rispetto dei principi di tutela previsti per tale forma di lavoro. Inoltre, per quanto riguarda il
comportamento imprudente, la S.C. ha altresì confermato il consolidato orientamento in base al quale, in caso di
infortuniosullavorooriginatodall’assenzaoinidoneitàdellemisurediprevenzione,nessunaefficaciacausaleesclusiva
puòessereattribuitaalcomportamentodellavoratoreinfortunatocheabbiadatooccasioneall’eventoquandoquesto
siadaricondursiancheallamancanzaoinsufficienzadiquellecauteleche,seadottate,sarebberovalseaneutralizzareil
rischiodisiffattocomportamento.
esempio, la valutazione dei rischi legati alla
mansione di fatto svolta, l’informazione e la
formazione,l’assoggettamentoallasorveglianzasanitariaelavigilanza.Pertanto,lasentenza
n. 18998/2009, anche se riguardante il
D.P.R.n.164/1956,oraabrogatodalD.Lgs.n.
81/2008,offremolteplicispuntidiriflessione,
siasuicontenutidell’obbligazionedisicurezza,
sia su un determinato modus operandi che, rispondendo
prevalentemente a logiche economiche,appare,tuttavia,semprepiùinconciliabile
con i nuovi regimi introdotti dal D.Lgs. n.
81/2009(sivedalatabella1) [3] .
Lavicendaprocessuale
Il caso affrontato dalla S.C. è inerente alla
vicendadiunlavoratore“autonomo”decedutonelgennaiodel2001,aseguitodellacaduta
un’altezza di otto metri, provocata per il
3) Perunapprofondimentosiveda,dellostessoAutore,Guidapraticasicurezzadellavoro,IlSole24Ore,2009.
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 37 ILSOLE24ORE

ILSOLE24ORE 38
PREVENZIONEEPROTEZIONE
Articolo
cedimento,sottoilsuopeso,diunlucernaioin
vetroresina durante le operazioni di pulizia
dei canali di scolo. Nel 2005, la Corte di
Appello di Milano aveva confermato la sentenzadicondannaemessail30aprile2004,
dal Tribunale di Voghera, nei confronti del
direttore dello stabilimento che, in quanto
delegato in materia di sicurezza, era stato
riconosciutocolpevoledellacontravvenzione
di cui agli artt. 70 e 77, D.P.R. n. 164/1956,
per non avere «predisposto o fatto predisporre
idonei sottopalchi di protezione o elementi di
ripartizione del carico sui lucernai del tetto di
detto stabilimento, al fine di evitare cadute dall’alto
degli operai che ivi si recassero per lavori
dimanutenzionedeicanalidigronda»,nonché
del delitto di omicidio colposo perché «nella
spiegata qualità, per colpa e violazione delle
suddette norme antinfortunistiche, affidando al
lavoratorelavoridimanutenzionedeicanalidi
scolo e delle gronde sul tetto di un capannone,
cagionava al predetto, a seguito della caduta
dall’altezza di otto metri lesioni personali gravissime,
cui conseguiva il decesso». L’imputato
e la società, per quanto riguarda gli interessi
civili, hanno proposto ricorso per cassazione,
censurandolasentenzadellaCorted’Appello
di Milano con l’adozione di una strategia difensivabasataessenzialmentesuduepunti:
l ilrapportotrasocietàelavoratoredeceduto
era di natura autonoma, regolato da un
apposito contratto d’appalto, con l’effetto
che il direttore, secondo i ricorrenti, in
quanto committente e non datore di lavoro,avevasoloildoveredisegnalareall’appaltatore
gli eventuali rischi connessi al
lavoro appaltato, ma non anche «l’obbligo
difornirglileattrezzaturetecnichepergarantirglilasicurezza,checompeteinveceallavoratoreautonomo»;
l secondo la tesi difensiva, il direttore non
potevaessereritenutoresponsabiledell’infortunio
mortale accaduto, in quanto, da
unlato,l’iniziativadisaliresultettodoveva
ritenersiavulsadagliobblighidelcontratto
diappalto,vistochel’oggettoeralamanutenzione
dei macchinari e non la pulizia
deitetti,mentre,dall’altro,igiudicidimeri­
to non avevano preso in considerazione il
fattoche,neicasidiurgenzaodiinterventi
discarsorilievo,perprassieranoicapiturno
che commissionavano i lavori e al momentodell’evento,peraltro,ildirettoreera
assente.
Impiegodilavoroirregolare
eresponsabilitàdelcommittente
Perquantoriguardailprimomotivodelricorso,
la S.C. lo ha ritenuto infondato, poiché il
direttoreedelegatoallasicurezzadellostabilimento
deve rispondere penalmente del delitto
e della contravvenzione ascrittagli, in
quanto «l’accertata causa della morte dell’operaio
era da collegare eziologicamente alla sua
condotta omissiva colposa, tenuto conto che la
posizionedigaranzianeiconfrontidell’operaio
lo obbligava, ai sensi delle disposizioni antinfortunistichedicuiagliartt.70e77delD.P.R.
n. 164/1956, ad avvertirlo specificamente dei
rischi di caduta dall’alto connessi alla pulitura
dei canali di scolo e delle grondaie del tetto del
capannone,edafornirgli,inognicaso,lemisure
diprotezioneidoneeadevitaretalirischi».
Questaconclusionetrovaconfermasullabase
delle risultanze dei due gradi precedenti
di giudizio, dai quali è emerso che il lavoratoredecedutosvolgevaquotidianamente,all’internodell’azienda,ancheunadiversaattività,aldifuoridelcontrattodiappaltoperla
manutenzione dei macchinari della società,
inquanto«èstatoaccertato,tramiteplurimee
conformitestimonianze,chelavittima,oltreal
lavorodimeccanico,perilqualeeraobbligato
pereffettodelcontrattodiappalto,ivisvolgeva
qualsiasi altro lavoro gli venisse richiesto, per
arrotondare le sue entrate, tenuto conto che
all’epoca era l’unico percettore di reddito in
famiglia». In altre parole, la S.C. ha riconosciuto
la natura subordinata del rapporto di
lavoro dimostrata dal fatto che l’attività era
retribuitamensilmenteederasvoltapercontoealledipendenzedellasocietàconprestazionianchediversedaquelladellamanutenzione
dei macchinari, configurandosi così
un’ipotesi d’impiego di manodopera irregolare
[4] .
4) SivedaCass.pen.,27ottobre1988,inbaseallaqualelanormativaantinfortunisticatutelal’integritàfisicaelasalutedi
tuttigliaddetti,anchesolodifatto,aunadataattivitàlavorativa,prescindendodallemodalitàdiassunzioneallavoroe
dell’eventualemancatoperfezionamentodelcontrattodilavoro,purchésiaprovatalaconsapevolezzadell’imprenditoreo
dichiperessotenutoall’osservanzadellaleggeinmateria,circal’attivitàsvoltadalprestatored’opera.
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Condotta imprudente del lavoratore
e condotta omissiva del delegato
Per quanto riguarda, invece, l’invocata condotta
imprudente del lavoratore salito sul
tetto senza alcun ordine, per la S.C., conformemente
a un ormai consolidato principio
giurisprudenziale, in caso di infortunio sul
lavoro originato dall’assenza o dall’inidoneità
delle misure di prevenzione, nessuna
efficacia causale esclusiva può essere attribuita
al comportamento del lavoratore infortunato,
che abbia dato occasione all’evento,
quando questo sia da ricondursi
anche alla mancanza o all’insufficienza di
quelle cautele che, se adottate, sarebbero
valse a neutralizzare il rischio di questo
comportamento. In altri termini, non è possibile
sostenere l’esenzione di responsabilità
penali da parte di chi invochi la condotta
imprudente del lavoratore, ma versa in re
illecita per non avere negligentemente impedito
l’evento lesivo che è conseguito. Infatti,ilnonaverspecificamenteinformatola
vittimadellecondizionidipericoloesistenti
nellazonacircostanteeilnonaverlaprotetta
con opere provvisionali idonee a evitare
cadute dal tetto (sottopalchi di protezione o
elementidiripartizionedelcaricosuilucernai
del tetto) non trova esimenti nel com­
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Articolo
Tabella 1
• La sentenza della Corte di Cassazione n. 18998/2009 in sintesi
• Ai fini dall’accertamento delle responsabilità penali e dei regimi di tutela applicabili hanno rilevanza i poteri e le attività
effettivamente esercitate in concreto, essendo irrilevante il nomen iuris (principio di effettività);
• lo svolgimento di un’attività diversa da quella di lavoro autonomo prevista dal contratto svolta con i caratteri della
subordinazione, comporta l’applicazione delle tutele specifiche previste per questa forma di lavoro;
• il direttore e delegato alla sicurezza dello stabilimento risponde penalmente dell’infortunio mortale del lavoratore per aver
omesso di avvertirlo specificamente dei rischi di caduta dall’alto connessi alla pulitura dei canali di scolo e delle grondaie del
tetto del capannone, e per non aver predisposto le misure di prevenzione e di protezione idonee a evitare questi rischi;
• la normativa antinfortunistica mira a tutelare l’incolumità del lavoratore non solo dai rischi derivanti da incidenti o fatalità,
ma anche da quelli che possono scaturire dalla sue stesse disattenzioni, imprudenze o disubbidienze alle istruzioni o prassi
raccomandate, purché connesse allo svolgimento dell’attività lavorativa;
• non è possibile sostenere l’esenzione di responsabilità penali da parte di chi invochi la condotta imprudente del lavoratore
ma versa in re illecita per non avere negligentemente impedito l’evento lesivo che è conseguito.
portamento imprudente del lavoratore.
Inoltre, ha osservato la S.C. , l’errore «sulla
legittima aspettativa che non si verifichino
condotte imprudenti da parte dei lavoratori
nonèinvocabile,nonsoloperlailliceitàdella
propria condotta omissiva, ma anche per la
mancata attività diretta ad evitare l’evento,
imputabile a colpa altrui, quando si è, come
nel caso de quo, nella possibilità in concreto
diimpedirlo» [5] .
Il doppio aspetto della colpa
Pertanto,sirilevailcosiddetto“doppioaspettodellacolpa”,inbasealqualesirispondesia
per colpa diretta sia per colpa indiretta, una
volta che l’incidente dipende dal comportamento
dell’agente, che invoca a sua discriminantelaresponsabilitàaltrui.D’altrocanto,la
S.C. ha osservato con grande perizia che la
normativa antinfortunistica mira a tutelare
l’incolumitàdellavoratorenonsolodairischi
derivanti da incidenti o da fatalità, ma anche
daquelli«chepossonoscaturiredallasuestesse
disattenzioni, imprudenze o disubbidienze alle
istruzioni o prassi raccomandate, purché connesse
allo svolgimento dell’attività lavorativa».
Questaposizione,ancheseappareparticolarmenterigida,daunlato,sisposaperfettamente
con i precedenti orientamenti espressi in
5) Intemad’infortunisullavoroilcomportamentodellavoratoreèidoneoaescludereilrapportocausalefral’inadempimentodeldatoredilavoroel’eventoinfortunisticosoloquandoabbiaicaratteridell’abonormità(sivedaCass.,sezionelavoro,
12aprile2000,n.4708;Cass.26maggio1981,n.3453;sivedaancheCass.16giugno1998,n.6000,inForoit.,
1999,I,pag.1531).
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 39 ILSOLE24ORE

ILSOLE24ORE 40
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Articolo
materia di vigilanza sui lavoratori [6] ma dall’altro,
rischia di generare, in alcuni casi, un
puntodinonritornoinordineall’ipotesiincui
illavoratorescientementenonosservileistruzioniogliordiniimpartiti
[7] .
Conclusioni
L’autorevoleorientamentoespressodallaS.C.
di Cassazione con la sentenza n. 18998/
2009haconsentitodisvilupparealcunebrevi
riflessioni conclusive. La prima è che, analizzando
la vicenda processuale, emerge che
spesso il nomen iuris del contratto di lavoro
può costituire un serio ostacolo alla tutela
piena del diritto alla salute del prestatore di
lavoro e, sotto questo profilo, un importante
passo avanti è stato compiuto con l’art. 2,
comma 1, lettera a), D.Lgs. n. 81/2008, il
quale ha affermato perentoriamente che per
lavoratore s’intende una persona che, «indipendentemente
dalla tipologia contrattuale,
svolgeun’attivitàlavorativanell’ambitodell‘organizzazione
di un datore di lavoro pubblico o
privato, con o senza retribuzione, anche al solo
fine di apprendere un mestiere, un’arte o una
professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici
e familiari». Pertanto, questa nuova definizione,unitamenteagliinsegnamentiespres­
si nella sentenza n. 18998/1999, devono
servire da monito per quei datori di lavoro
checontinuanoaricorrereaformulecontrattuali
di comodo e, in particolare, stipulano
contratti d’opera o d’appalto per realizzare
risparmi di costo con lavoratori autonomi
che, di fatto, eseguono prestazioni di lavoro
subordinato;inmateriadisaluteedisicurezza
sul lavoro, la schermatura contrattuale
adottata da un lato è estremamente fragile e
dall’altro può determinare, di per sé, rischi
aggiuntivi, in quanto nei contesti aziendali
troppofrequentementequestilavoratorisono
emarginatirispettoaiprocessiprevezionistici
che hanno per oggetto la formazione, la sorveglianza
sanitaria, la fornitura di dispositivi
diprotezioneindividualeecc. [8] .
La seconda è che la sentenza ha riaffermato
anchelacentralitàdell’obbligodivigilanza,attualmenteunodeipernidelmodellodiriformaintrodottodalD.Lgs.n.81/2008(inparticolare,gliartt.19e30)chedeveessereesercitato
sui lavoratori, non solo in termini formali, ma
soprattutto sostanziali, specie per quanto riguardalavorazioniadaltorischiocomenelcasodequo,incuil’esecuzionedilavoriinaltezza
richiede particolari cautele antinfortunistiche
oltrecheunaspecificaformazione. l
6) SivedaCassazionepenale,sez.IV,3giugno1995,n.6486.
7) Per un approfondimento si veda, di A. Alibrandi, Rischio elettivo ed attività lavorativa colposamente svolta: una
distinzionenecessaria,inMass.Giur.Lav.,1981,pag.190.
8) Perunapprofondimentosiveda,dellostessoAutore,Lasicurezzaperilavoriatipici,IlSole24Ore,Milano,2008.
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PREVENZIONE E PROTEZIONE
Commento
l Sicurezza del lavoro. Necessaria la VdR senza predisporre il relativo documento
Il decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri 23 gennaio 2009,
«Applicazionedeldecretolegislativo9
aprile 2008, n. 81, di attuazione dell’articolo1dellalegge3agosto2007,
n.123,inmateriadituteladellasalute
e della sicurezza nei luoghi di lavoro
relativamente alla complessiva azione
di gestione dell’emergenza rifiuti nella
regione Campania» [1] , ha disciplinato
lagestionedellasicurezzaedellatuteladellasalutedeilavoratori,anche
volontari, addetti ai servizi di protezione
civile nei luoghi di lavoro, nei
sitienegliambientiincuisisvolgono,
sottoilcoordinamentodellastruttura
delSottosegretariodi Stato presso la
PresidenzadelConsigliodeiMinistri,
leattivitàeiserviziconnessiall’emergenzarifiutinellaRegioneCampania.
Gestione rifiuti in Campania:
come si applica il D.Lgs. 81
in procedura di emergenza?
La Presidenza del Consiglio dei Ministri, con decreto 23 gennaio 2009, ha fornito alcune
disposizioni particolari in materia di salute e di sicurezza sul lavoro al fine di conformare
l’applicazione del D.Lgs. n. 81/2008 alle specifiche esigenze derivanti dalla particolarità delle
attività e dei servizi connessi all’emergenza rifiuti nella Regione Campania. Tra le diverse
disposizioni, di rilievo la previsione che il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri debba individuare uno o più datori di lavoro i quali si potranno avvalersi di un SPP diretto
da un responsabile e supportato, se necessario, da un medico competente.
l di Luigi Soardo,IngegneriadellaSicurezza
1) InGazzettaUfficialedel7maggio2009,n.104.
Questi soggetti sono vincolati, pertanto,
alle norme del nuovo regolamentoaifinidell’applicazionedellemisurediprevenzioneediprotezione
per la tutela della salute e della
sicurezzadeilavoratoriinrelazione
allaspecificitàdelleattivitàsvolte.
Il D.P.C.M. 23 gennaio 2009 è uno
dei tanti decreti attuativi attesi dopo
l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 81/
2008eprevistoanormadell’art.3,
comma 2, «Campo di applicazione»,
nel quale è stato disposto che «Nei
riguardidelleForzearmateediPolizia,
del Dipartimento dei vigili del fuoco,
delsoccorsopubblicoedelladifesacivile,
dei servizi di protezione civile le
disposizioni del D.Lgs. n. 81/2008
sono applicate tenendo conto delle effettive
particolari esigenze connesse al
servizioespletatooallepeculiaritàorganizzative,individuateentroenonoltredodicimesidalladatadientratain
vigoredelD.Lgs.n.81/2008».
Le motivazioni di base, relative all’emanazione
del nuovo provvedimento
devono essere ricercate ancheneltentativodiorganizzareedi
gestire in sicurezza lo svolgimento
della complessa e globale attività
emergenziale di gestione dei rifiuti
nellaRegioneCampania,inrelazione
all’accadimento di eventi straordinari
e, quindi, lontani dalla normale
routine, considerando gli
aspettiafferentia:
l l’imprevedibilità degli ipotetici
scenaridiemergenza;
l latempestivitàdiinterventoinassenzadiadeguatapianificazione;
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 41 ILSOLE24ORE

l l’immediatezza e la precarietà di
organizzazionelogistica,dirisorseedimezzidisponibili;
l laridottapossibilitàoperativaaifini
dell’adeguamentoorganizzativo;
l la tempistica limitata per il superamentodellafaseemergenziale;
l l’impossibilità pratica di programmare
e di adottare completamente
le più idonee misure di
prevenzioneediprotezione.
Le differenze con il TU
Le norme del D.P.C.M. 23 gennaio
2009presentano,rispettoall’applicazione
del D.Lgs. n. 81/2008, alcunedifformitàoperativeintermini
diagevolazioni,quali:
l deveessereeffettuatalavalutazionedeirischidurantelosvolgimentodelleattivitàsenzapredisporre,
tuttavia, apposito documento, ma
è sufficiente la redazione di un
rapportoconclusivodeirischispecificichesisonopresentatinelcorsodell’attivitàsvoltaconindicazione
delle misure di tutela che possono
essere adottate in occasione
dianaloghesituazioni.Ilrapporto
conclusivo deve essere consegnatoentro60giornidalterminedelleoperazionialSottosegretariodi
StatoallaPresidenzadelConsiglio
dei Ministri con delega all’emergenzarifiutinellaRegioneCampania.
Le principali misure e procedure
di sicurezza evidenziate dall’esame
del rapporto conclusivo
devonoessereraccolteinunapposito
«Documento delle misure di
LEGISLAZIONE
ILSOLE24ORE 42
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Legislazione
procedure di sicurezza nell’attività
di protezione civile» che costituirà
unutilestrumentodidatticoperla
informazione e la formazione generaledelpersonaleoperativopotenzialmenteimpegnatonelleattivitàdiprotezionecivile;
l nell’ambito dei cantieri temporanei
o mobili le opere ritenute necessarie
devono essere eseguite
con immediatezza e speditezza,
anche con affidamenti eccezionali,chenonconsentonolaredazionepreliminaredelPSC.IntalcasolacommittenzaètenutaallanominaimmediatadiunCSEcheprovvede
a coordinare lo svolgimento
dellevarieattivitàdicompetenza,
assicurando una presenza continuaincantiere,ancheavvalendosidiassistenti.IlCSEèesonerato
dalla redazione del PSC, ma è tenuto
comunque, dove presente,
alla redazione del fascicolo dell’opera.IlCSEpuòlimitareleprocedurediformalizzazionedelleattivitàsvolteallasolaverbalizzazionedellesituazionidirischiograveriscontrateeincorsodisospensione
per pericoli gravi e imminenti,
indipendentemente dal fatto che
si tratti di rischi interferenti tra le
diverse imprese ovvero di rischi
propridellasingolaimpresa.Inoltre,
la notifica formale prevista
dall’art. 99, D.Lgs. n. 81/2008,
può essere inoltrata all’organo di
vigilanza anche successivamente
all’iniziodeilavori,purchésiprov­
veda a darne informazione con
qualsiasimezzo.
La tutela
Lemisureditutelamesseincampo
attengonoa:
l attivitàdiinformazione,diformazioneediaddestramentoatuttoil
personale operante nei luoghi di
lavoro,neisitienegliambienti,in
materiadiprevenzioneediprotezionesugliaspettigeneralidiprotezionecivileesullemisuregeneralidiprevenzione;
l applicazione della sorveglianza
sanitariaatuttoilpersonaleimpegnato
nelle attività di protezione
civile, in relazione alla specificità
dell’emergenza, secondo criteri
unatantumaconclusionediogni
emergenzae,sedelcaso,anchea
una sorveglianza periodica, sempreovviamenteinbasealgiudizio
delmedicocompetente.
Per quanto concerne le attività di
vigilanza, sarà effettuata in termini
diesclusivitàdaunappositoorgano
composto da personale dell’Ufficio
divigilanza,dapersonalemilitaree
civile dell’Amministrazione della
difesanonchédapersonaleesperto
del Corpo nazionale dei Vigili del
Fuoco o da altri organi di vigilanza
in materia di salute e di sicurezza
neiluoghidilavoro.Questisoggetti
saranno individuati con successivo
decreto del Sottosegretario di Stato
allaPresidenzadelConsigliodeiMinistri,comepurelacostituzionedell’organodivigilanza.
l
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
23 gennaio 2009
Applicazione del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, di attuazione dell’articolo 1 della legge
3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro
relativamente alla complessiva azione di gestione dell’emergenza rifiuti nella Regione Campania.
in Gazzetta Ufficiale del 7 maggio 2009, n. 104
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

Vista la legge 23 agosto 2008, n. 400 recante «Disciplina
dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del
ConsigliodeiMinistri»;
Vistoildecretolegislativodel30luglio1999,n.300recante
«Riforma dell’organizzazione del Governo, a norma dell’art.
11dellalegge15marzo1997,n.59»;
Vista la legge 24 febbraio 1992, n. 225 recante «Istituzione
delServizionazionaledellaprotezionecivile»;
Vistoildecreto­legge23maggio2008,n.90,convertito,con
modificazioni dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, recante
«Misurestraordinarieperfronteggiarel’emergenzanelsettore
dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e
ulterioridisposizionidiprotezionecivile»;
Visto il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante
«Attuazione dell’art. 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di
lavoro»edinparticolarel’art.3,comma2;
Visto l’art. 7, comma 4, dell’ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri n. 3716 del 19 novembre 2008 con il
quale,inrelazioneallosvolgimentodelleattivitàconnessealla
gestionedell’emergenzarifiutinellaregioneCampaniaefino
alla cessazione dello stato di emergenza nel predetto territorio,conprovvedimentodelPresidentedelConsigliodeiMinistrisonodefinitelemisurediapplicazionedellanormativain
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di
lavorodicuialdecretolegislativo3aprile2008,n.81,tenuto
conto delle temporanee, effettive e particolari esigenze connessealleattivitàespletateedallepeculiaritàorganizzative;
Visto il decreto del Ministro dell’interno in data 14 giugno
1999, n. 450, «Regolamento recante norme per l’individuazionedelleparticolariesigenzeconnessealservizioespletato
nelle strutture della Polizia di Stato, del Corpo nazionale dei
vigilidelfuocoedegliufficicentralieperifericidell’Amministrazione
della pubblica sicurezza, comprese le sedi delle
autorità aventi competenze in materia di ordine e sicurezza
pubblica, di protezione civile e di incolumità pubblica, delle
quali occorre tener conto nell’applicazione delle disposizioni
concernentiilmiglioramentodellasicurezzaesalutedeilavoratori
nei luoghi di lavoro» emanato in attuazione dell’art. 1,
comma2,deldecretolegislativo19settembre1994,n.626;
VistoildecretodelMinistrodell’internoindata10settembre
2001,recante«Articolazioneorganizzativaefunzionaledella
DirezioneinterregionaledellaPoliziadiStatoconparticolare
riguardo all’art. 7 riguardante l’espletamento dei compiti di
vigilanzaexart.23deldecretolegislativo19settembre1994,
n.626»;
Visto il decreto del Ministro della difesa in data 14 giugno
2000,n.284,recante«Regolamentodiattuazionedeldecreto
legislativo 15 agosto 1991, n. 277, del decreto legislativo
19settembre1994,n.626edeldecretolegislativo19marzo
IL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Legislazione
1996,n.242,inmateriadisicurezzadeilavoratorisuiluoghi
dilavoronell’ambitodelMinisterodelladifesa»;
Consideratocheperlosvolgimentodellacomplessivaattività
di gestione dell’emergenza rifiuti nella regione Campania
occorre definire specifiche norme organizzative in funzione
delleparticolariesigenzestraordinarie;
Ritenutodiindividuare,principalmente,neiseguentielementi
ed aspetti, le peculiarità che caratterizzano le attività di
protezione civile per la gestione dell’emergenza rifiuti nella
regioneCampania:
imprevedibilitàdegliscenaridiemergenzarichiedentiiltempestivoimpegnodiuominiemezzi;
necessità di intervento immediato in assenza di preliminare
pianificazione;
organizzazione di uomini, mezzi e logistica, improntata a
caratterediimmediatezzaeprecarietàconl’utilizzodellesole
risorse disponibili, contestuale indisponibilità dei tempi necessariperl’immediatoadeguamentoedottimizzazionedelle
risorse necessarie in ogni caso a fronteggiare l’emergenza in
corso;
ridotta possibilità di operare ai fini dell’adeguamento della
organizzazionediProtezionecivile,siaacausadellaimprevedibilitàeparticolaritàdell’eventoemergenziale,siainragione
delcoinvolgimentodiunitàoperativedidiversaestrazione,in
quanto appartenenti a diverse Amministrazioni, enti, o soggettigiàimpiegatiindifferentiorganizzazioni,concompetenze,
specializzazioni e specifica esperienza in diversi settori di
impiego;
limitatezza dei tempi a disposizione per il superamento dell’emergenza
che, peraltro, richiede l’adozione di provvedimentiurgenti,talvoltaimmediati;impossibilità,ocomunquefortedifficoltànelvalutare,apriori,
i limiti e/o le opportunità di scelte ottimali, rispetto alla
pianificazionedelleattivitàabreve,medioelungotermine;
impossibilità pratica di programmare ed adottare completamentelepiùadeguatemisurediprevenzioneeprotezione,sia
per la tempestività ed a volte immediatezza dell’intervento,
sia per le caratteristiche di indeterminatezza del contesto
degliscenariemergenzialineiqualiilpersonalevienechiamatoadoperare;
necessità di dover derogare, prevalentemente per gli aspetti
formali, alle procedure ed agli adempimenti riguardanti le
scelte da operare in materia di prevenzione e protezione,
fermarestandolacondizionechevenganoosservatiedadottatisostanzialieconcreticriterioperativiingradodigarantire
latuteladeilavoratoriedellepersonecomunquecoinvolte;
impossibilità di procedere preventivamente all’attuazione di
miratiinterventidiinformazione,formazioneeaddestramento
del personale coinvolto nell’emergenza in quanto riferiti
oggettivamenteascenarinonnotioprevedibili,fermorestan­
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 43 ILSOLE24ORE

PREVENZIONE E PROTEZIONE
Legislazione
do, al riguardo, che sia garantita, in via generale, la formazione,
l’informazione e l’addestramento al personale per gli
aspetti generali della sicurezza e dell’auto protezione, ivi compresa
la fornitura di Dispositivi di protezione individuale di
base, così che sia assicurata la capacità di iniziativa consapevole,
atta a fronteggiare i pericoli che possono presentarsi
anche nelle specificità dell’emergenza;
Ravvisata la necessità di conformare con l’indispensabile flessibilità
l’applicazione del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.
81, in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori,
in relazione alle specifiche esigenze derivanti dalla particolarità
delle attività e servizi connesse all’emergenza rifiuti nella
regione Campania come sopra indicato, anche adeguando le
disposizioni di cui al citato decreto del Ministro dell’interno in
data 14 giugno 1999, n. 450;
Ravvisata, altresì, la necessità, connessa alle peculiari esigenze
emergenziali, che la specifica e mirata attività di vigilanza,
ai sensi del decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758,
debba essere svolta da un apposito organo di vigilanza composto
da personale appartenente all’Ufficio di cui all’art. 7
decreto del Ministro dell’interno del 10 settembre 2001, da
personale militare e civile dell’Amministrazione della difesa
di cui all’art. 3 del decreto del Ministro della difesa del 14
giugno 2000, n. 284, nonché da personale esperto del Corpo
nazionale dei vigili del fuoco o di altri organi di vigilanza in
materia di salute e di sicurezza sui luoghi di lavoro, anche con
qualifica di Ufficiale di Polizia giudiziaria;
ILSOLE24ORE 44
Decreta:
Art. 1
Campo di applicazione
1. Per le motivazioni di cui in premessa, che formano parte
integrante e sostanziale del presente provvedimento, i luoghi di
lavoro, i siti e gli ambienti in cui si svolgono, sotto il coordinamento
della struttura del Sottosegretario di Stato presso la Presidenza
del Consiglio dei Ministri di cui all’art. 1, comma 2 del
decreto­legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con modificazioni,
dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, attività e servizi connessi
all’emergenza rifiuti nella regione Campania, ove opera il
personale, anche volontario, comunque addetto ai servizi di
protezione civile, sono soggetti al presente regolamento per
l’applicazione delle norme di prevenzione e protezione per la
tutela della salute e sicurezza dei lavoratori in relazione alle
particolarità e peculiarità delle attività svolte.
Art. 2
Individuazione del datore di lavoro
1. Al fine di garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori che
operano nei luoghi e nelle condizioni di cui all’art. 1, il Sottosegretario
di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
all’art. 1, comma 2, del decreto­legge 23 maggio 2008, n. 90,
convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n.
123, di cui individua uno o più datori di lavoro, secondo le
dimensioni e l’estensione dei luoghi di lavoro, siti ed ambienti,
compatibilmente con la particolarità e peculiarità imposte
dalla situazione emergenziale in atto.
2. Il datore di lavoro si avvale di un servizio di prevenzione e
protezione diretto da un responsabile del servizio di previsione
e protezione, per quanto necessario integrato dalle figure
di medico competente, esperto qualificato e medico autorizzato,
affinché possa essere adeguatamente supportato nelle
scelte operative ai fini della sicurezza dello svolgimento dell’attività
di protezione civile.
Art. 3
Informazione ­ Formazione ­ Addestramento
1. Il personale che opera nei luoghi di lavoro, nei siti e negli
ambienti di cui all’art. 1, deve essere opportunamente informato,
formato ed addestrato in materia di prevenzione e
protezione sugli aspetti generali di protezione civile e sulle
misure generali di prevenzione secondo quanto previsto nell’art.
4 del presente Regolamento.
Art. 4
Valutazione dei rischi
1. Il datore di lavoro valuta i rischi durante lo svolgimento
delle attività secondo i tempi e le modalità compatibili con
l’evoluzione del servizio svolto, avvalendosi della consulenza
specialistica dei soggetti di cui all’art. 2, comma 2, ove occorra,
di ulteriori esperti in materia di sicurezza.
2. Il datore di lavoro, ferma restando l’adozione di sostanziali
e concreti criteri operativi in grado di garantire la tutela dei
lavoratori e delle persone comunque coinvolte nelle attività
connesse alla gestione dell’emergenza rifiuti nei luoghi di
lavoro nei siti e negli ambienti di cui all’art. 1, è esonerato dal
redigere il documento di valutazione dei rischi previsto dall’art.
17 e dall’art. 28 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.
81, ma, al termine della specifica attività, redige in collaborazione
con i soggetti di cui all’art. 2, comma 2, un rapporto
conclusivo dei rischi peculiari che si sono presentati nel corso
dell’attività svolta, lo stesso datore di lavoro deve indicare le
misure di prevenzione e protezione che possono essere adottate
in occasione di analoghe situazioni. Il rapporto conclusivo
deve essere consegnato entro 60 giorni dal termine delle
operazioni al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
dei Ministri con delega all’emergenza rifiuti nella regione
Campania, il quale dispone per la divulgazione al personale
ai fini informativi­formativi, così che possano essere implementate
la consapevolezza e la capacità di affrontare
adeguatamente la situazione di rischio nel caso delle possibili
future attività di protezione civile. Le principali misure e
procedure di sicurezza che si evidenziano dall’esame del
rapporto conclusivo debbono essere raccolte in un apposito
«Documento delle misure di procedure di sicurezza nell’attività
di protezione civile» che costituirà un utile strumento
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didattico per la informazione e formazione generale del personale
operativo potenzialmente impegnato nelle attività di
protezionecivile.
Art. 5
Sorveglianza sanitaria
1.Ilpersonalecomunqueimpegnatonelleattivitàdiprotezione
civile, in relazione alla specificità della emergenza ed a
giudiziodelmedicocompetentee,ovenecessario,delmedico
autorizzato,deveesseresottopostoallasorveglianzasanitaria
«unatantum»aconclusionediogniemergenzae,sedelcaso,
ancheadunasorveglianzaperiodicasecondoleindicazionie
motivazioniaddottedaglistessimedici.
Art. 6
Riunione periodica di sicurezza
1.Idatoridilavorosonotenutiadindirelariunioneperiodicadi
sicurezza prevista dall’art. 35 del decreto legislativo 9 aprile
2008,n.81,nellaqualeesporreairappresentantideilavoratori
perlasicurezzal’attivitàsvoltainmateriadiprevenzione.Ditale
riunioneèsufficienteredigereunverbaleriepilogativoindicante
lepersonechevihannopartecipatoel’elencodegliargomenti
trattati.Irappresentantideilavoratoriperlasicurezzapossono
far pervenire al datore di lavoro eventuali considerazioni in
meritoagliargomentitrattati.Taliconsiderazionipotrannoessere
allegate al rapporto conclusivo dei rischi redatto coerentementeall’art.4,comma2,delpresenteprovvedimento.
2. Il datore di lavoro, nell’esercizio della propria attività, in
ragionedellapeculiaresituazionediemergenzainattonelterritoriodellaregioneCampanianelsettoredellosmaltimentodei
rifiutinonhal’obbligodellaformalizzazionedelleincombenze
inmateriadiprevenzioneeprotezione,indicatiall’art.35,comma5,deldecretolegislativo9aprile2008,n.81.
Art. 7
Cantieri temporanei e mobili ex Titolo IV
del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81
1. Le attività rientranti nel titolo IV del decreto legislativo 9
aprile 2008, n. 81, poste in essere dalle strutture coordinate
dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri all’art. 1, comma 2, del decreto­legge 23 maggio
2008 n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 14
luglio 2008, n. 123, in ragione del contesto emergenziale in
atto,possonoafferireasituazioniperlequalileopereritenute
necessariedevonoessereeseguiteconimmediatezzaespeditezza,ancheconaffidamentieccezionali,chenonconsentonolaredazionepreliminaredelpianodellasicurezzaecoordinamento.Intalcasolacommittenzaèesoneratadallaredazione
del piano della sicurezza e coordinamento ma è tenuta alla
nominaimmediatadiuncoordinatoreperlasicurezzainfase
diesecuzionecheprovvedeacoordinarelosvolgimentodelle
varieattivitàdicompetenza,assicurandounapresenzacontinuaincantiere,ancheavvalendosidiassistenti.Ilcoordinato
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Legislazione
re per la sicurezza in fase di esecuzione è esonerato dalla
redazione del piano della sicurezza e coordinamento, ma è
tenuto comunque, ove presente, alla redazione del fascicolo
di cui art. 91, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 9
aprile2008,n.81,anchesesuccessivamenteallarealizzazionedell’operaprevistaenecessaria.
2.Ilcoordinatoreperlasicurezzainfasediesecuzione,fermo
restando i propri compiti e mansioni, ai fini delle attività di
verifica,controllo,organizzazione,segnalazioniesospensioni
dicuiall’art.92deldecretolegislativo9aprile2008,n.81,e
per rendere più spedita la propria azione di coordinamento,
consideratal’esigenzadiassicurareunapresenzapiùassidua
nel cantiere, integrata da personale esperto della Struttura
missione sicurezza, può limitare le procedure di formalizzazionedelleattivitàsvolteallasolaverbalizzazionedellesituazioni
di rischio grave riscontrate ed in corso di sospensione
perpericoligraviedimminenti,indipendentementedalfatto
chetrattasidirischiinterferentitralediverseimpreseovvero
dirischipropridellasingolaimpresa.
3. Il coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione,
inoltre,redigeverbalidicoordinamentoconildatoredilavoro
e con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza delle
varieditteedimprese,secondolemodalitàsemplificateindicateall’art.6delpresenteregolamento.Perlamiglioreattuazionedellediversificateincombenzedicuialpresentearticolo,idatoridilavorosiavvalgonodiunitàdipersonalequalificato,perl’espletamentodellenecessarieattivitàdiAudit.4.Lanotificaformaleprevistadall’art.99deldecretolegislativo
9 aprile 2008, n. 81, può essere inoltrata all’organo di
vigilanzaanchesuccessivamenteall’iniziodeilavori,purchési
provvedaadarneinformazioneconqualsiasimezzo,appena
possibile,inragionedellaparticolaritàepeculiaritàdell’attivitàsvoltanell’ambitodelrelativoscenariodiemergenza.
Art. 8
Vigilanza
1. La vigilanza sul rispetto delle disposizioni di cui al presente
regolamento, ai sensi del decreto legislativo del 19 dicembre
1994, n. 758, viene effettuata in termini di esclusività da un
appositoorganocompostodapersonaledell’Ufficiodivigilanza
di cui all’art. 7 del decreto del Ministro dell’interno del 10
settembre2001,dapersonalemilitareeciviledell’Amministrazionedelladifesadicuiall’art.3deldecretodelMinistrodella
difesadel14giugno2000,n.284,nonchédapersonaleesperto
del Corpo nazionale dei vigili del fuoco o da altri organi di
vigilanzainmateriadisaluteedisicurezzaneiluoghidilavoro.
2. Con successivo decreto del Sottosegretario di Stato alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri all’art. 1, comma 2, del
decreto­legge23maggio2008,n.90,convertito,conmodificazioni,dallalegge14luglio2008,n.123,ècostituitol’organo
di vigilanza e sono individuati i funzionari dei predetti
organismi,ancheconqualificadiUfficialediPoliziagiudiziaria,cheeffettuerannol’attivitàdivigilanza.
l
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 45 ILSOLE24ORE

PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioISPESL­Articolo
LA SICUREZZA NELLE ATTIVITÀ DI BONIFICA:
ANALISI DELLE CRITICITÀ NORMATIVE
l di Simona Berardi, Elisabetta Bemporad, Monica Gherardi, Mario Mariani
ISPESL
Claudio Mariotti
Sviluppo Italia Aree Produttive S.p.A.
Le criticità dei processi lavorativi che caratterizzano le bonifiche dei siti contaminati
sono caratterizzate da notevoli criticità inerenti ai processi lavorativi. L’ISPESL,
nell’ambito della programmazione triennale della propria attività di ricerca,
ha promosso uno studio multidisciplinare mirato alla definizione di strumenti efficaci
per la gestione del rischio per la salute e per la sicurezza nelle attività di bonifica.
Sarà analizzato il tema della gestione del rischio occupazionale nelle attività
di bonifica dei siti contaminati, focalizzando l’attenzione, in particolare,
sulla normativa vigente in materia di siti inquinati (D.Lgs. n. 152/2006) e di salute
e di sicurezza dei lavoratori (D.Lgs. n. 81/2008). L’obiettivo principale è quello di
porre in evidenza le contraddizioni e le incongruenze attualmente presenti tra le
disposizioni di questi provvedimenti normativi e di proporre alcune possibili soluzioni
a queste criticità. Il tutto è stato condotto auspicando una futura possibile e, forse,
opportuna armonizzazione degli stessi. In questo ambito saranno riportati,
inoltre, i risultati di un’analisi statistica effettuata sugli infortuni di settore.
Se analizzate nell’ottica della prevenzione
e della protezione dal rischio
per la sicurezza dei lavoratori,
le attività di bonifica dei siti
contaminati presentano molte similitudini
con le attività lavorative
di tipo civile ed edilizio (movimentazione
con mezzi pesanti, scavi,
trivellazioni ecc.). Tuttavia,
un’analisi approfondita dei cicli lavorativi
evidenzia aspetti peculiari
attualmente poco standardizzati.
Esistono, infatti, alcune fasi lavorative
particolarmente critiche in
termini di rischio per la sicurezza;
si pensi, per esempio, a:
l i rischi di crollo di strutture in
Osservatorio
acuradell’Ufficio
RelazioniconilPubblico
stato di lungo abbandono nei siti
dismessi;
l i rischi di incendio e/o di esplosione
e di esposizione a sostanze
pericolose, sia durante la bonifica
di impianti e/o di serbatoi
dismessi presenti nei siti, sia durante
la bonifica/messa in sicurezza
di discariche in cui siano
ancora attivi fenomeni di biodegradazione;
l i rischi di franamenti, di seppellimento
e di caduta nel vuoto di
lavoratori e di mezzi d’opera
durante gli scavi di caratterizzazione
o di annegamento durante
attività a mare frequentemente
sottovalutati o non considerati.
Al rischio per la sicurezza, inoltre,
si aggiunge il rischio per la salute
dei lavoratori originato da agenti
fisici, biologici e chimici. Il più evidente
è naturalmente quello legato
alla presenza di contaminati chimici,
quantitativamente e qualitativamente
molto variabile, nel
suolo, nelle acque superficiali e
profonde e/o nei rifiuti se presenti.
Le attività relative alla gestione
dei siti contaminati danno spesso
vita a condizioni di lavoro particolari
fortemente correlate alla specificità
dei siti stessi. Questa peculiarità
risulta tanto più critica
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 47 ILSOLE24ORE

Tabella 1
Rischi per la sicurezza dovuti a:
(rischi di natura infortunistica)
ILSOLE24ORE 48
PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioISPESL­Articolo
Rischi per la salute dovuti a:
(rischi di natura igienico­ambientale)
Rischi per la sicurezza e la salute dovuti a:
(rischi trasversali)
quanto più risultano complessi la
struttura e la dimensione dei siti, si
pensi, per esempio, al caso dei cosiddetti
“megasiti”.
INQUADRAMENTO
TECNICO-NORMATIVO
Nel campo dell’igiene e della sicurezza
nei luoghi di lavoro il “rischio”
è definito come la «probabilità
di raggiungimento del livello
potenziale di danno nelle condizioni
di impiego o di esposizione ad
un determinato fattore o agente
oppure alla loro combinazione»
(D.Lgs. n. 81/2008).
I rischi che potenzialmente possono
scaturire dallo svolgimento delle
attività lavorative sono suddivisibili
in tre categorie, come mostrato
nella tabella 1.
I rischi per la sicurezza (o rischi
di natura infortunistica) sono
originati dal potenziale verificarsi
di incidenti o di infortuni e
possono causare, come conseguenza
dell’accadimento di un
evento fisico-traumatico di diversa
natura (meccanica, elettrica,
chimica, termica ecc.), danni
TIPOLOGIE DI RISCHI PROFESSIONALI
• strutture;
• macchine;
• impianti elettrici;
• sostanze pericolose;
• incendio, esplosioni;
• scavi.
• agenti chimici;
• agenti fisici;
• agenti biologici.
o menomazioni più o meno gravi.
I rischi per la salute (o rischi igienico-ambientali)
sono originati
dalla potenziale compromissione
dell’equilibrio biologico dei lavoratori
esposti a fattori ambientali
di rischio di natura chimica, fisica e
biologica e possono portare, come
conseguenza dell’esposizione, all’insorgenza
di specifiche patologie
che spesso si traducono nella
contrazione di vere e proprie malattie
professionali.
I rischi per la sicurezza e la salute
(o rischi trasversali) sono originati
dalla organizzazione del lavoro,
ovvero sono individuabili all’interno
della complessa articolazione
che caratterizza il rapporto tra
l’operatore e l’organizzazione del
lavoro in cui è inserito.
Questo rapporto è immerso, peraltro,
in un quadro di compatibilità e
di interazioni che è di tipo psicologico
e organizzativo oltre che ergonomico.
Tra i rischi trasversali è
possibile comprendere anche quelli
esterni, ossia i rischi che l’attività
lavorativa può comportare per
l’ambiente e la popolazione pre-
• organizzazione del lavoro;
• fattori psicologici;
• fattori ergonomici;
• condizioni di lavoro difficili;
• ambiente esterno ad area di cantiere.
sente all’esterno dell’area di cantiere.
L’attuale riferimento normativo in
tema di gestione dei siti contaminati
è il Titolo V, «Bonifica di siti
contaminati», Parte IV, D.Lgs. n.
152/2006 (cosiddetto Codice ambientale),
«Norme in materia ambientale»,
che ha disciplinato gli
interventi di bonifica e di ripristino
ambientale dei siti contaminati e
ha definito le procedure, i criteri e
le modalità per lo svolgimento delle
operazioni necessarie a tal fine.
Il D.Lgs. n. 152/2006 ha offerto lo
spunto per approfondire alcune
contraddizioni e incongruenze tra
le disposizioni di quest’ultimo
provvedimento normativo e quelle
introdotte dal D.Lgs. n. 81/2008,
principale testo normativo di riferimento
in tema di “salute e sicurezza
dei lavoratori”. Infatti:
l l’art 242, comma 7, D.Lgs. n.
152/2006, ha previsto che per
gli interventi di bonifica o di
messa in sicurezza, operativa o
permanente, sia predisposto un
“progetto operativo” la cui
struttura e contenuti non risul-
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

Tabella 2
tano chiaramente delineati;
l l’Allegato 3 al Titolo V, D.Lgs. n.
152/2006, ha previsto, inoltre,
un “piano di protezione” che
deve essere predisposto in conformità
a quanto previsto dalla
normativa in materia di protezione
dei lavoratori, che tenga
in particolare conto la possibilità
che questi siano esposti a sostanze
pericolose.
Queste disposizioni hanno utilizzato,
quindi, definizioni diverse da
quelle riscontrabili nel D.Lgs. n.
81/2008, nonché nel D.Lgs. n. 163/
2006 ( il cosiddetto Codice dei contratti
pubblici). Pertanto, queste
differenze terminologiche tra i
provvedimenti normativi citati appaiono
in grado di determinare non
poche criticità nelle ipotesi di bonifica
di siti contaminati, specie
qualora si consideri che questi lavori
costituiscono null’altro che
una particolare tipologia di lavori
civili o di ingegneria che sono eseguiti
in “cantieri temporanei e mobili”
e, in quanto tali, assoggettati
al regime in tema di sicurezza dei
lavoratori di cui al Titolo IV, D.Lgs.
n. 81/2008.
L’inevitabile intersezione delle
due norme specifiche (D.Lgs. n.
152/2006 e D.Lgs. n. 81/2008) si
concretizza in fase di redazione dei
documenti per la salute e la sicurezza
dei lavoratori.
ADEMPIMENTI DOCUMENTALI
NELLA VALUTAZIONE
DEL RISCHIO
A differenza di quanto previsto dal
Codice ambientale, al fine di garantire
la sicurezza e la salute dei
lavoratori all’interno dei cantieri
temporanei e mobili, è necessario
redigere, ai sensi del D.Lgs. n. 81/
2008, non solo un semplice “piano
di protezione”, ma specifici strumenti
pianificatori quali:
l il piano operativo di sicurezza
(POS);
l il piano di sicurezza e coordinamento
(PSC);
l il piano di sicurezza sostitutivo
(PSS).
Il piano operativo di sicurezza
(POS) deve essere redatto dal datore
di lavoro di ogni impresa esecutrice
coinvolta nelle attività del
cantiere temporaneo o mobile.
Questo documento deve contenere,
tra le altre cose, la valutazione
di tutti i rischi per la sicurezza e la
salute connessi alle proprie lavora-
PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioISPESL­Articolo
RISCHI DA CONSIDERARE NELLA PREDISPOSIZIONE DEL PIANO DI SICUREZZA E COORDINAMENTO
Classi di rischio Rischi per la sicurezza Rischi per la salute Rischi trasversali
Rischi connessi all’area di
cantiere
Rischi connessi all’organizzazione
del cantiere
Rischi aggiuntivi connessi alle
lavorazioni
Rischi connessi alla interferenza
tra le lavorazioni
X X X
X X
X X
zioni in cantiere e, conseguentemente,
l’indicazione delle misure
di prevenzione e di protezione
adottate (sia generali, sia specifiche).
Il POS deve essere redatto sia
nel caso in cui nel cantiere operi
un’unica impresa, sia nel caso di
più imprese. In quest’ultimo caso,
il POS deve essere considerato come
piano complementare di dettaglio
del PSC.
Il piano di sicurezza e coordinamento
(PSC) è il documento complementare
al progetto esecutivo e
deve essere redatto dal coordinatore
per la progettazione, designato
dal committente, nei cantieri in
cui è prevista la presenza, anche
non contemporanea, di più imprese
ed è specifico per ogni singolo
cantiere temporaneo o mobile.
Questo documento deve contenere,
tra le altre cose, la valutazione
dei rischi in riferimento all’area e
all’organizzazione dello specifico
cantiere, alle lavorazioni interferenti
e ai rischi aggiuntivi rispetto
a quelli specifici propri dell’attività
delle singole imprese esecutrici
o dei lavoratori autonomi. Anche in
questo caso il documento deve riportare,
in riferimento ai rischi individuati:
l le scelte progettuali;
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 49 ILSOLE24ORE
X

Tabella 3
ILSOLE24ORE 50
PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioISPESL­Articolo
PREDISPOSIZIONE DEL PSC: RISCHI CONNESSI ALL’AREA DEL CANTIERE
Rischi legati alle caratteristiche dell’area di cantiere •rumori, polveri, fibre, fumi, vapori, gas, odori o altri
inquinanti aerodispersi;
•caduta di materiali dall’alto;
•falde, fossati, alvei fluviali, alberi;
•banchine portuali, manufatti interferenti o sui quali
intervenire.
Rischi da fattori esterni all’area di cantiere •altri cantieri o insediamenti produttivi;
•infrastrutture quali strade, ferrovie, idrovie, aeroporti.
Rischi per area circostante edifici con particolare esigenza di tutela quali scuole,
ospedali, case di riposo, abitazioni.
l le procedure;
l le misure preventive e protettive;
l le prescrizioni operative;
l i dispositivi di protezione collettiva
e individuale;
l le modalità organizzative di cooperazione
e di coordinamento fra
le diverse imprese esecutrici.
Inoltre, altro elemento richiesto è
la stima dei costi per la sicurezza.
Le classi di rischi di cui si deve tenere
conto nella predisposizione del
PSC sono riportate nella tabella 2.
I rischi connessi all’area di cantiere
e quelli aggiuntivi connessi alle lavorazioni
sono riportati nel dettaglio
nelle tabelle 3 e 4. In particolare,
per rischi aggiuntivi si intendono
tutti quei rischi connessi alle
lavorazioni, con l’esclusione di
quelli specifici propri dell’attività
delle singole imprese.
Infine, nei casi in cui la particolarità
delle lavorazioni lo richieda, il PSC
deve indicare il tipo di procedure
complementari e di dettaglio al PSC
stesso e connesse alle scelte autonome
dell’impresa esecutrice, che
devono essere esplicitate nel POS.
Il piano di sicurezza sostitutivo
(PSS) del PSC è previsto solo nel
settore dei lavori pubblici (art.
131, D.Lgs. n. 163/2006, Codice
dei contratti) e in tal caso è l’appaltatore
il soggetto responsabile
della sua presentazione. Il PSS contiene
gli stessi elementi del PSC,
con esclusione della stima dei costi
per la sicurezza.
Nella tabella 5 è riportata una sintesi
delle peculiarità dei piani di
sicurezza.
Il D.Lgs. n. 81/2008 ha previsto che
il PSC sia redatto durante la progettazione
dell’opera (definitiva o esecutiva,
a seconda del tipo di gara di
appalto che si esplica), prima della
presentazione delle offerte, e che
sia trasmesso (o messo a disposizione
nel caso di opera pubblica) a tutte
le imprese concorrenti alla gara
di appalto. Conseguentemente, la
stazione appaltante, sia che ponga a
base di gara il progetto definitivo,
sia che vi ponga il progetto esecutivo
(D.Lgs. n. 163/2006), deve sempre
ricomprendere o, meglio, allegare
il PSC al progetto posto a base
della procedura selettiva.
Peraltro, il D.P.R. n. 554/1999,
«Regolamento di attuazione della
legge quadro in materia di lavori
pubblici 11 febbraio 1994, n. 109»,
il quale, sino all’entrata in vigore
del nuovo regolamento attuativo
del D.Lgs. n. 163/2006, continua a
trovare applicazione, a eccezione
di alcune disposizioni già abrogate
dallo stesso Codice degli appalti
pubblici, ha previsto che già il progetto
preliminare contenga le prime
indicazioni e disposizioni per la
stesura dei piani di sicurezza.
Dopo aver sinteticamente descritto
quanto previsto dalle norme vigenti
in materia di appalti e di sicurezza
per i lavoratori nei cantieri, è
necessario tornare alle attività di
messa in sicurezza e/o di bonifica
dei siti contaminati evidenziando
che spesso, in questo ambito, data
la molteplicità degli interventi necessari,
emerge la necessità di
coinvolgere più imprese, aventi
competenze e attività diversificate.
Per esempio, nel caso di messa
in sicurezza d’emergenza (MISE)
della falda, nella maggioranza dei
casi condotta tramite interventi di
Pump & Treat [1] , in genere accade
che la realizzazione dei pozzi sia
affidata a una ditta e la realizza-
1) IlPump&Treatèunsistemautilizzatopermettereinsicurezzae/operlabonificaconsistentenell’emungimentoenelsuccessivotrattamento
delleacquesotterraneecontaminate.
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

Tabella 4
zione dell’impianto di trattamento
a un’altra, essendo due differenti
attività specialistiche. Inoltre, vi
sono casi in cui la bonifica è condotta
in siti ancora in attività o,
addirittura, contemporaneamente
alla realizzazione di nuove attività
su porzioni del sito già bonificate.
È evidente che in queste situazioni
molti dei rischi presenti sono di tipo
trasversale e, quindi, devono
essere affrontati nel PSC, ovvero i
lavoratori devono essere tutelati
sia dai rischi associati alla specifica
attività di cantiere sia da quelli
connessi alla interferenza tra le diverse
lavorazioni.
Sulla base di questo è possibile dedurre
che il piano di protezione
previsto dal D.Lgs. n. 152/2006 non
è altro che il PSC disciplinato dal
D.Lgs. n. 81/2008, in quanto entrambi
contemplano l’analisi di determinati
rischi lavorativi prevalentemente
legati, non tanto alla
attività della singola impresa,
quanto alle caratteristiche intrin-
seche dell’area di cantiere e del
suo intorno, oltreché alle interferenze
tra le lavorazioni.
Ma è proprio a questo punto che è
possibile evidenziare le criticità di
“comunicazione” tra la normativa
ambientale e quelle in materia di
appalti e di sicurezza nei cantieri,
in quanto le PA coinvolte nell’approvazione
di progetti di messa in
sicurezza e/o di bonifica non ricevono
un progetto definitivo o un
progetto esecutivo (D.Lgs. n. 163/
2006), ma un progetto operativo
(D.Lgs. n. 152/2006), in cui non si
riscontra praticamente mai un PSC
annesso e sul quale, di norma, l’amministrazione
competente pone
prescrizioni e integrazioni. Solo a
valle di queste, solitamente, è redatto
il progetto definitivo e/o esecutivo
che è posto a base di gara.
A oggi, soltanto in pochi casi e, generalmente,
relativi a progetti definitivi
redatti ai sensi della precedente
normativa vigente in materia
di siti inquinati (D.M. n.
PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioISPESL­Articolo
PREDISPOSIZIONE DEL PSC: RISCHI AGGIUNTIVI CONNESSI ALLE LAVORAZIONI
1 investimento da veicoli circolanti nell’area di cantiere
2 seppellimento
3 caduta dall’alto
4 insalubrità dell’aria nei lavori in galleria
5 instabilità delle pareti e della volta nei lavori in galleria
6 demolizioni o manutenzioni
7 incendio o esplosione connessi con lavorazioni e materiali pericolosi utilizzati in cantiere
8 sbalzi eccessivi di temperatura
9 elettrocuzione
10 rumore
11 uso di sostanze chimiche
471/1999) risultano essere stati
presentati PSC annessi a progetti di
messa in sicurezza e/o di bonifica.
Si ravvisa la necessità, quindi, di
atti formali (circolari ministeriali
o, meglio ancora, provvedimenti
normativi) che permettano di risolvere
queste criticità. In particolare,
sarebbe opportuno che:
l il D.Lgs. n. 152/2006 prevedesse
livelli progettuali conformi alle
vigenti normative in materia di
progettazione di opere e LLPP o,
almeno, un livello progettuale
di tipo “definitivo” (ex D.Lgs. n.
163/2006), la cui approvazione
formale da parte delle PA competenti
in materia di siti inquinati
avvenisse, però, a valle del
recepimento da parte del proponente
di eventuali prescrizioni
o richieste di integrazione/
modifica. Questo comporterebbe
una riduzione sia dei costi di
progettazione, sia dei tempi di
attuazione dell’intervento previsto;
l il PSC (D.Lgs. n. 81/2008) o il
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 51 ILSOLE24ORE

Tabella5
ILSOLE24ORE 52
PREVENZIONEEPROTEZIONE
OsservatorioISPESL­Articolo
PSS (ossia il piano di protezione
ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006)
fosse parte integrante del progetto
definitivo di qualsiasi opera
prevista, sia essa una caratterizzazione,
una messa in sicurezza
o un intervento di bonifica
propriamente detto. In ogni caso,
l’approvazione del progetto
da parte dell’amministrazione
competente dovrebbe contemplare
anche l’approvazione del
PSC. Inoltre, la presentazione
del PSC in questa fase consentirebbe
di evidenziare rischi la cui
riduzione potrebbe richiedere,
in alcuni casi, modifiche anche
significative delle tempistiche e
delle modalità d’intervento, sia
in termini di procedure lavorative
che di attrezzature e/o di impianti.
Infine, sarebbe opportuno evidenziare
la necessità di predisporre il
CARATTERISTICHE DEI PIANI DI SICUREZZA
Tipo piano sicurezza POS PSC PSS
Soggetto competente Datore di lavoro impresa esecutrice
Coordinatore per la progettazione
Quando è necessario Sempre In presenza (anche non
contemporanea) di più
imprese
Rischi affrontati Rischi connessi alle lavorazioni
specifiche dell’impresa
Quando redigerlo Entro 30 giorni dall’aggiudicazione
dei lavori (art. 131,
D.Lgs. n. 163/2006)
Rischi connessi all’area
di cantiere, all’organizzazione
del cantiere, alle
lavorazioni, alle interferenze
tra le lavorazioni
Prima della presentazione
delle offerte
PSC anche per le attività di caratterizzazione
e di messa in sicurezza
d’emergenza, dovendo svolgersi
nella maggior parte dei casi in aree
o in siti in cui non si conosce o non
sia ben definita né l’entità, né la
distribuzione e la tipologia di eventuali
sostanze inquinanti presenti
e, quindi, tutti potenzialmente pericolosi
per i lavoratori.
ANALISI DEGLI INFORTUNI
DI SETTORE
La casistica degli infortuni, computando
variabili quali la frequenza,
la gravità e la dinamica, costituisce
un’attività imprescindibile per
l’individuazione dei fattori di rischio
che realmente incidono sulla
sicurezza dei lavoratori.
Sarà presentata un’analisi statistica
dei dati nazionali sugli infortuni
della classe ATECO 2002 O-90.03,
«Pulizia delle aree pubbliche; de-
Appaltatore
Nel settore lavori pubblici, anche
in presenza di una sola
impresa
Rischi connessi all’area di
cantiere, all’organizzazione
del cantiere, alle lavorazioni,
alle interferenze tra le lavorazioni
Prima della presentazione
delle offerte
Livello di progettazione A valle del progetto esecutivo Progetto a base di gara A valle del progetto esecutivo
contaminazione e disinquinamento
dell'ambiente», condotta utilizzando
le informazioni contenute in
alcune banche dati ISPESL [2] .
Da una prima analisi dei dati è stato
possibile rilevare come la classe
ATECO 2002 O-90.03 dal 2002 ha
aumentato la sua rappresentatività
sul totale delle classi per numero
di addetti, raggiungendo nel
2004 lo 0,056% (9.613 addetti). Il
dato relativo al numero di aziende,
appena lo 0,02% (1.040 aziende),
evidenzia una dimensione media
(9,24 addetti) superiore a quella
nazionale (microimpresa con 3,14
addetti).
Sulla base degli indicatori previsti
dalla norma UNI-7249:2007, «Statistiche
degli infortuni sul lavoro»,
la classe ATECO 2002 O-90.03,
escludendo gli eventi in itinere, si
posiziona leggermente al di sotto
della media nazionale, sia per
2) “Banca dati interattiva degli infortuni sul lavoro 2000-2006”(http://www.ispesl.it/dw_il_5/index.jsp), e “Banca dati interattiva delle
impreseperglianni2002,2003e2004”(http://www.ispesl.it/dwh/dwh.asp).
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

Tabella6
Indicatore
quanto riguarda l’indice di frequenza,
sia per l’indice di gravità,
collocandosi in una posizione intermedia
sul totale delle classi
ATECO rappresentate (507). Per
quanto riguarda, invece, la media
dei giorni di invalidità temporanea
e del grado di invalidità e il rapporto
di gravità, riferite all’intero periodo
2000-2007 e, dunque, maggiormente
rappresentative, si evidenzia
una maggiore gravità degli
infortuni rispetto alla media nazionale
e posizioni più avanzate in
graduatoria inerenti alla durata
media dell’invalidità temporanea
e il rapporto di gravità.
In un secondo e più approfondito
livello di elaborazione, i dati sono
stati filtrati in base alla variabile
ESAW (European Statistics on Accidents
at Work) “luogo di lavoro”,
considerando i siti industriali, i
cantieri, le cave e le miniere, luoghi
altri o non precisati. È stato
individuato, in questo modo, un
sottoinsieme della classe ATECO
O-90.03 maggiormente rappresen-
tativo delle attività di bonifica di
siti contaminati. Per questo sottoinsieme
gli indicatori peggiorano
lievemente e le dispersioni intorno
alla media risultano, peraltro,
piuttosto elevate denunciando la
rilevante influenza di eventi estremi
(molto lievi e/o molto gravi).
Per il sottoinsieme il numero totale
di infortuni, nell’intervallo temporale
2000-2007, sempre con
l’esclusione degli eventi in itinere,
è pari a 1.277 e rappresenta il
53,6% di quelli della classe ATECO
nel suo complesso (2.383) e lo
0,019% di quelli complessivi, sempre
a esclusione degli infortuni in
itinere, ossia considerando tutte le
tipologie di attività lavorative
(6.482.252) tenendo presente che,
però, per ben il 33,9% degli infortuni
(2.195.352) non è stato fornito il
dato relativo alla classe ATECO.
Come numero di eventi nell’arco
degli 8 anni la classe ATECO
O.90.03 nel suo complesso si colloca
al 246° posto sul totale delle 507
classi rappresentate nel database.
PREVENZIONEEPROTEZIONE
OsservatorioISPESL­Articolo
INDICATORI DI INFORTUNI PER LA CLASSE ATECO O.90.03
E PER IL SOTTOINSIEME RAPPRESENTATIVO DEL SETTORE “BONIFICHE”
Periodo di
riferimento
Indice
di frequenza 2003­2004
Valore totale
classi Italia
Valore classe
ATECO
O.90.03
Posizione
graduatoria
classi ATECO
Valore
sottoinsieme
bonifiche
34,73 29,61 244°/507 ­
Indice di gravità 2.717,06 1.796,84 238°/507 ­
Durata media
dell’inabilità
temporanea
Media grado
invalidità
2000­2007
22,23 ± 41,87 29,01 ± 46,57 184°/507 29,44 ± 50,90
0,58 ± 2,89 0,68 ± 2,83 240°/507 0,71 ± 2,88
Rapporto gravità 4,89% 5,00% 169°/507 5,39
Per circa il 90% si tratta di eventi
temporanei.
Su base territoriale i dati indicano
che la regione che presenta un
maggior numero di eventi è la Sicilia,
seguita dalla Toscana, dal Lazio
e dalla Liguria, mentre l’anno in
cui sono occorsi più eventi è il
2000. Se si analizza il variare del
numero di eventi totali annui, nell’arco
temporale 2000-2005, è evidente
un trend discendente, infatti,
nel 2000 il numero totale di
eventi è pari a 218, questo numero
diminuisce negli anni successivi, fino
a dimezzarsi nel 2004 e 2005,
mentre nel 2006 e 2007 si ha un
aumento consistente con un numero
di eventi rispettivamente pari a
145 e 192. Il trend deve essere letto
considerando il fatto che si tratta
di un settore relativamente giovane
e in sviluppo.
L’approfondimento di tipo geografico
a livello regionale è stato esteso,
quindi, agli indicatori forniti direttamente
dal “database infortuni”,
valutati per il sottoinsieme
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 53 ILSOLE24ORE

Tabella7
Regione/
Dato
ILSOLE24ORE 54
PREVENZIONEEPROTEZIONE
OsservatorioISPESL­Articolo
INDICATORI STATISTICI D’INFORTUNIO DEL SETTORE “BONIFICHE”
PER REGIONE PER IL PERIODO 2000-2007
Giorni invalidità temporanea Grado invalidità
Somma Media
Deviazione
standard
Somma Media
Deviazione
standard
Rapporto
di gravità
Somma
Abruzzo 743 33,77 48,94 19 0,86 2,42 4,76
Basilicata 2.280 30,81 48,94 55 0,74 2,44 7,14
Calabria 478 15,93 13,7 1 0,03 0,18 0
Campania 1.120 19,31 27,58 16 0,28 1,17 3,85
Emilia
Romagna
Friuli Venezia
Giulia
2.677 29,42 46,26 72 0,79 2,62 6,9
1.419 38,35 57,02 8 0,22 0,92 0
Lazio 3.220 23,5 31,99 55 0,4 1,78 2,48
Liguria 3.799 33,62 53,78 138 1,22 2,73 8,04
Lombardia 3.681 38,75 90,57 117 1,23 6,44 6,67
Marche 205 17,08 20,82 7 0,58 2,02 8,33
Molise 60 20 12,49 0 0 0 0
Piemonte 2.576 30,31 50,95 45 0,53 2,11 5,95
Prov. aut.
di Bolzano
Prov. aut.
di Trento
164 23,43 29,55 4 0,57 1,51 0
Puglia 906 31,24 30,46 24 0,83 2,09 7,41
Sardegna 1.321 31,45 37,2 28 0,67 2,23 7,5
Sicilia 6.202 31,81 49,13 137 0,7 2,51 5,43
Toscana 4.857 26,25 54,51 113 0,61 2,42 3,98
Umbria 193 16,08 17,94 0 0 0 0
Valle D’Aosta 53 7,57 8,22 0 0 0 0
Veneto 1.643 38,21 51,93 65 1,51 4,65 11,9
Totale 37.597 29,44 50,9 904 0,71 2,88 5,39
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

individuato per l’intero arco temporale
(8 anni) di copertura del database.
I risultati sono riportati nella tabella
7 in cui sono evidenziati, in
tonalità di grigio decrescenti, i valori
regionali superiori, rispettivamente,
del 20%, del 10% e semplicemente
superiori al totale nazionale,
declassando l’evidenziazione
di una tonalità nel caso in cui la
deviazione standard superiore rispetto
a quella riferita al totale nazionale
evidenziasse una influenza
marcata di eventi estremi. Quindi,
su questa base è stata stabilita una
sorta di scala cromatica della gravità
per le regioni. La Liguria conferma
la criticità evidenziata per il
triennio 2002-2004 dagli indicatori
di frequenza e di gravità ed emergono
nuove criticità per Lombardia
e Veneto.
Infine, con riferimento alle dinamiche
d’infortunio, sono state
analizzate alcune variabili di classificazione
secondo i criteri di priorità
indicati dall’ESAW. Per quanto
riguarda le caratteristiche dei lavoratori,
sembrano essere maggiormente
a rischio gli operatori e i
pulitori; l’età non sembra avere un
ruolo determinante e il tipo di lesioni
prevalenti sono contusioni,
lussazioni, distorsioni e distrazioni
alla mano e alla gamba. Invece,
per le cause e le circostanze degli
eventi, la stanchezza (ora ordinale
dell’evento) non appare un fattore
particolarmente influente e per le
altre variabili, quali il tipo di lavoro
(mansione), la deviazione, il
contatto e l’agente materiale della
deviazione, a causa delle lacune
nei flussi informativi (dati assenti o
errati > 50%), non sono emerse variabili
dominanti. Gli unici due infortuni
mortali occorsi nel periodo
esaminato nel settore sono stati incidenti
stradali sul lavoro, uno di
tipo attivo e l’altro di tipo passivo
che hanno coinvolto la testa.
CONCLUSIONI
È emerso, quindi, che le attività
relative alla gestione dei siti contaminati
danno spesso vita a condizioni
di lavoro particolari, non
sempre riconducibili a quelle comunemente
riscontrabili nell’ambito
dei lavori edili e di ingegneria
e, spesso, sono fortemente corre-
PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioISPESL­Articolo
late alla specificità dei siti stessi.
Da questo deriva la necessità, anche
alla luce dei numerosi infortuni
occorsi negli ultimi anni, di elaborare
e di fornire le modalità e gli
strumenti operativi per una più
corretta gestione di queste attività,
dal punto di vista sia tecnico sia
normativo.
In particolare, in riferimento a
questo ultimo aspetto, è auspicabile
una futura armonizzazione tra
tutti i provvedimenti normativi
coinvolti, il D.Lgs. n. 152/2006, il
D.Lgs. n. 81/2008 e il D.Lgs. n.
163/2006, al fine di rendere più
snelle ed efficaci le procedure per
la gestione dei siti contaminati,
avendo contemporaneamente
adeguata cura degli aspetti legati
alla salute e alla sicurezza delle
maestranze coinvolte, non solo in
fase esecutiva, ma anche in quella
progettuale. Infine, un elemento
sicuramente determinante, per ottimizzare
e validare le misure individuate,
riguarda la predisposizione
di un programma di ispezioni e
di sopralluoghi finalizzati alla verifica
delle modalità di attuazione
dei documenti di sicurezza. l
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PREVENZIONE E PROTEZIONE
Commento
l Emanata la legge quadro n. 2/2009 per la tutela nel settore edile
La Regione Emilia Romagna, con
la legge 2 marzo 2009, n. 2, ha
approvatoinviadefinitivalaregolamentazione
quadro sulla «Tutela
e sicurezza del lavoro nei cantieri
edili e di ingegneria civile». Già da
una prima lettura dell’art. 1 emergono
due termini che indicano la
strada intrapresa dal provvedimento
legislativo, «promuovere» e
«ulteriori».
Di conseguenza, risultano subito
chiari due elementi, la volontà di
andare avanti rispetto ai dettami
del decreto legislativo 9 aprile
2008,n.81,cosiddettoTestounico
di tutela della salute e della
sicurezza dei lavoratori, e l’intenzione
di puntare sul concetto di
ILSOLE24ORE 56
Per la sicurezza nei cantieri
la Regione Emilia Romagna
si allinea al “Testo unico”
Con legge 2 marzo 2009, n. 2, la Regione Emilia-Romagna ha regolamentato la disciplina
per la tutela della salute e della sicurezza degli operatori del settore delle costruzioni. Scopo
del nuovo provvedimento regionale è quello di promuovere nuovi livelli di intervento e di
garanzia rispetto a quelli già previsti dalla normativa statale, comunque nel rispetto dei principi
fondamentali riservati alla legislazione statale in materia di tutela e di sicurezza sul lavoro.
Oltre alle definizioni necessarie alla corretta applicazione della legge regionale riprese dal D.Lgs. n.
81/2008, il provvedimento ha definito le modalità per la promozione della sicurezza nei cantieri e
per la razionalizzazione dell’attività amministrativa e le attività di monitoraggio e di segnalazione.
Inoltre, la legge n. 2/2009 ha anche indicato alcuni incentivi per i committenti, «che svolgono la
loro attività secondo principi di responsabilità sociale», e per le imprese.
l di Flavia Triozzi,formatriceinmateriadisicurezzaediigienesullavoro
“promozione” quale molla per favorirel’adempimentodegliobblighi.
Con grande senso della realtà,
il legislatore ha scelto di rivolgere
la sua attenzione al mondo
dei cantieri (sia edili sia di ingegneriacivile)dovel’incidenzadegli
infortuni è ancora elevata e
nei quali è possibile rilevare carenze
in termini di sicurezza, di
rispetto delle condizioni contrattualiedituteladeilavoratori.
La promozione passa attraverso
una maggiore attività formativa e
informativa di prevenzione che
coinvolge tutti i soggetti a partire
da quelli più deboli come gli apprendisti,
sino ad arrivare agli imprenditori
e a coloro che devono
vigilare sulla sicurezza (si veda il
riquadro1).
La Regione si fa promotrice della
sottoscrizione di accordi rivolti alla
creazione di un sistema di prescrizioni
indirizzate alle imprese e
ai soggetti esecutori (si veda la tabella
1) che, a qualunque titolo,
operanoneicantieri.
Questipatti,promossiedeventualmente
riconosciuti dalla Regione,
vincolanogliaderentialrispettodi
quantodispostoneglistessi.
L’osservatorio
La Regione svolge funzioni di osservatorio
per la sicurezza e la tuteladellavoroneicantieri(siveda
il riquadro 2), anche attraverso
l’integrazione con le attività del­
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

Riquadro 1
l Interventi da promuovere sul fronte della formazione
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Commento
Art.3,comma2
a) la realizzazione di attività formative rivolte ai lavoratori che operano nel cantiere, comprensive dei percorsi volti a
garantireglistandardformativiindividuatidallaGiuntaregionaleperl’apprendistatoinedilizia;
b) la realizzazione di attività formative rivolte ai lavoratori e ai soggetti incaricati di assicurare in sede progettuale ed
esecutival’adozionedellemisuredisicurezza,relativamentealavoriparticolarmentecomplessiopericolosi;
c)larealizzazionediattivitàformativeperilpersonaleprepostoallavigilanzasuicantieri;
d) la sottoscrizione di accordi con ordini e collegi professionali, organismi paritetici di settore ed altri enti competenti, al
fine di assicurare il coordinamento delle attività di formazione e il riconoscimento di crediti formativi previsti dalle
disposizionivigenti;
e)larealizzazionedimoduliformativispecificisullasicurezzaesullatuteladellasaluteneicantieripergiovanieadultinon
occupatichefrequentanopercorsidiformazioneprofessionalefinalizzatiall’inserimentolavorativoinedilizia;
f)larealizzazionedimoduliformativispecificisullasicurezzaesullatuteladellasaluterivoltiagliimprenditorieailavoratori
autonomicheoperanonelcantiere,nonchéaisoggetticheintendonointraprenderetaliattività.
l’Osservatoriodeicontrattipubblici
e con le attività del Servizio informativonazionaleperlaprevenzione
nei luoghi di lavoro (SINP).
Presso la struttura che svolge le
funzioni di osservatorio è istituito
un sistema informativo di monitoraggio
e di raccolta delle informazioni.
Un apporto fondamentale
all’integrazione del sistema informativoèfornito:
l dalleAziendesanitarielocali;
l dagliEntilocali;
e,previoaccordo,
l dalla Direzione regionale del lavoro;
l dalla Direzione regionale del­
l’Istitutonazionaleperl’assicurazione
contro gli infortuni sul lavoro(INAIL);
l dalla Direzione regionale dell’Istituto
nazionale previdenza
sociale(INPS);
l dai Dipartimenti territoriali dell’Istitutosuperioreperlaprevenzione
e sicurezza del lavoro
(ISPESL);
l dagliorganismipariteticidisettore
e gli altri enti competenti in
materia.
Gli strumenti finanziari
Per rimanere nell’intento della
promozione la legge ha dedicato
l’intero Capo III agli strumenti finanziari
per portare le imprese
verso livelli di sicurezza a incidentalità“zero”.Inparticolare,l’art.7,
comma 1, ha stabilito che «La Regione
definisce gli incentivi economici,
anche a seguito di accordi con
altri enti interessati, a favore dei
committenti che affidano l’esecuzionedilavoriadimpresechesvolgono
la loro attività secondo principi di
responsabilitàsociale».
Nellospecifico,perottenereilriconoscimento
degli incentivi le imprese
esecutrici dei lavori devono
impegnarsiagarantireunaseriedi
condizioniquali:
Tabella 1
• Contenuto degli accordi per la creazione di un sistema di prescrizioni
Art. 3, comma 4 «a) la definizione di buone prassi, norme di buona tecnica ovvero codici di condotta, da
adottare nello svolgimento delle attività in cantiere e loro aggiornamento;
b) la definizione delle modalità di adesione volontaria, piena e incondizionata, alle
prescrizioni di cui sopra, da parte dei soggetti esecutori che, a qualunque titolo, svolgono
la propria attività nell’ambito del cantiere;
c) l’individuazione di idonee e specifiche modalità di controllo sull’effettiva adozione delle
prescrizioni di cui alla lettera a) da parte delle imprese che hanno sottoscritto tali accordi».
Art. 3, comma 5
Lavori particolarmente pericolosi
«Nel caso di lavori particolarmente complessi o particolarmente pericolosi, gli accordi di
cui al comma 4 possono essere definiti direttamente tra i committenti, le imprese
esecutrici e le associazioni di rappresentanza dei lavoratori e delle imprese di settore».
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 57 ILSOLE24ORE

Riquadro 2
lFinalitàdell’osservatorio
l garantire lo svolgimento di sopralluoghi,
da parte degli organismi
paritetici di settore, per
poter verificare l’applicazione
delle norme contrattuali e in
materiadisicurezza;
l essereinpossessodelcertificato
di iscrizione alla Camera di
commercio con la dicitura antimafia;
l impegnarsialrispettodellebuoneprassisottoscritte(prescrizioni)
anche nel caso di lavori particolarmente
complessi o particolarmentepericolosi;
l impegnarsi nella realizzazione
di percorsi formativi rivolti agli
apprendisti;
l impegnarsi ad adottare idonei
sistemi informatici di controllo
e di registrazione automatica
delle presenze autorizzate nei
cantieri;
l impegnarsi a dare applicazione
ai contratti collettivi, nazionale
eterritorialeinvigore.
Questirequisitisiestendonoatutti
isoggetticheoperanonelcantiere.
Congliartt.8e9laRegione,nella
redazionedeibandifinalizzatialla
ILSOLE24ORE 58
PREVENZIONEEPROTEZIONE
Commento
Art.5,comma4
«LaRegionemediantel’eserciziodellefunzionidiosservatorio:
a)concorre,conglienticompetenti,almonitoraggiodell’applicazionedelledisposizionivigentiinmateria,dellenormedi
buonatecnica,deicodicidicondottaedellebuoneprassi;
b)segnalaalleautoritàeaglienticompetentipossibilifenomenidiinosservanzaoviolazionedelledisposizionivigentiin
materia;
c)cural’elaborazionedeidati,raccoltidalsistemainformativo,alfinedellaprogrammazioneequalificazionedell’attivitàdi
vigilanzaedipromozionedellasicurezza;
d)individual’elencodeilavoriparticolarmentepericolosi;
e)rileva,sullabasedelleinformazioniraccolte,ifabbisogniformativideilavoratori;
f) svolge le analisi dei costi della sicurezza e del lavoro, anche al fine di valutarne l’incidenza sui prezzi di esecuzione dei
lavori;
g)raccoglieleinformazionirelativeaititoliabilitativiall’attivitàediliziarilasciatidagliEntilocalieallenotifichepreliminari
comunicate alle Aziende di unità sanitarie locali e alle Direzioni provinciali del lavoro ai sensi dell’articolo 99 del decreto
legislativon.81del2008;
h)raccoglieleinformazionirelativeagliincentivieaicontributidicuiagliarticoli7,8e9».
concessione di contributi alle imprese
edili e richiesti da committenti
per la realizzazione di interventi
di edilizia residenziale pubblica
o sociale o da enti pubblici,
ha inserito tra i requisiti o i criteri
di valutazione anche quelli riguardanti
l’impegno ad attuare livelli
ulterioririspettoaquantoprevisto
dalle disposizioni vigenti in materia
di tutela della salute e della
sicurezzadeilavoratori.
Qualora il contributo sia richiesto
da enti pubblici, la concessione
dello stesso è subordinata all’impegnodell’enterichiedentediprevederel’obbligo,perl’impresaesecutrice,
di attuare livelli ulteriori
rispettoaquantoprevistodalledisposizioni
vigenti in materia nei
cantieri.
LaGiuntaregionale,conapposito
atto, ha specificato i livelli ulteriori.
A tal fine, la Regione ha promosso
alcuniaccordiconglientipubblici
competenti e con gli istituti di credito,iconsorzifidieconleassociazioni
di rappresentanza delle imprese,
finalizzati ad agevolare l’ac­
cesso al credito per le imprese che
realizzino interventi volti a garantirelivelliulterioririspettoaquanto
previsto dalle disposizioni vigenti
in materia di tutela della saluteedellasicurezzadeilavoratori
neicantieri.
Infine il provvedimento non dimentica
che “il criterio dell’offerta
economicamente più vantaggiosa”,
presente nei bandi di gara per
l’attribuzione degli appalti pubblici,
si rivela come una “mannaia”
chetagliafuoridaicantierilasicurezza.
Quindi,inquesticasi,èstatuitoche
«uno dei sub-criteri di valutazione
dell’offerta sia costituito dall’impegno
per l’impresa aggiudicataria di
soddisfare, prima dell’inizio dei lavori,irequisitipreordinatialmiglioramento
delle condizioni di sicurezzadeilavoratorinelcantiereoveverrannosvoltiilavori,rispettoailivelliminimistabilitidalledisposizionivigenti».
Questo criterio rimette in gioco la
parte migliore dell’imprenditoria
edileitaliana. l
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

LEGISLAZIONE
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Legislazione
Legge regionale 2 marzo 2009, n. 2
Tutela della sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria civile
Nel Bollettino Ufficiale del 2 marzo 2009, n. 33.
L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA REGIONALE HA APPROVATO
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE PROMULGA
la seguente legge:
CAPO I
Principi e norme generali
Art. 1
Principi
1. La Regione Emilia­Romagna, con la presente legge, promuove
livelli ulteriori di intervento e garanzia rispetto a quanto
previsto dalla normativa statale di tutela della salute e
sicurezza dei lavoratori nei cantieri edili e di ingegneria civile,
temporanei o mobili, a committenza pubblica o privata.
2. La Regione esercita le proprie competenze ai sensi dell’articolo
117, comma terzo, della Costituzione nel rispetto dei
principi fondamentali riservati alla legislazione statale in materia
di tutela e sicurezza sul lavoro.
Art. 2
Definizioni
1. Ai fini della presente legge, si applicano le definizioni di cui
al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 (Attuazione dell’articolo
1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela
della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro), nonché le
definizioni che seguono:
a) “lavoratore”: oltre ai soggetti individuati dalle disposizioni
statali vigenti in materia sono equiparati le persone fisiche che
a qualunque titolo, anche di lavoro autonomo, svolgono un’attività
nell’ambito del cantiere;
b) “lavori particolarmente complessi”: le lavorazioni inerenti
ad opere e impianti di particolare complessità esecutiva, ovvero
ad elevata componente tecnologica, nonché le lavorazioni
che si svolgono mediante l’organizzazione di più cantieri
logisticamente connessi o interferenti;
c) “lavori particolarmente pericolosi”: le lavorazioni individuate
dalla Giunta regionale, in particolare sulla base delle
informazioni desunte dai dati statistici comunicati dalla struttura
con funzioni di osservatorio di cui all’articolo 5, nonché
le lavorazioni comportanti rischi particolari per la sicurezza e
la salute dei lavoratori, come definite dall’Allegato XI del
decreto legislativo n. 81 del 2008.
CAPO II
Disposizioni in materia di sicurezza e tutela
della salute e del lavoro nei cantieri edili
pubblici e privati
Art. 3
Promozione della sicurezza nei cantieri
1. La Regione promuove la realizzazione di interventi diretti
alla tutela della salute e della sicurezza nei cantieri, alla
prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, al
contrasto dell’irregolarità delle condizioni di lavoro, alla
diffusione della cultura della sicurezza, della legalità e della
qualità del lavoro, favorendo la piena e più efficace applicazione,
anche in sede locale, dei relativi strumenti normativi
ed attuativi.
2. A tal fine la Regione promuove:
a) la realizzazione di attività formative rivolte ai lavoratori che
operano nel cantiere, comprensive dei percorsi volti a garantire
gli standard formativi individuati dalla Giunta regionale
per l’apprendistato in edilizia;
b) la realizzazione di attività formative rivolte ai lavoratori e ai
soggetti incaricati di assicurare in sede progettuale ed esecutiva
l’adozione delle misure di sicurezza, relativamente a lavori
particolarmente complessi o pericolosi;
c) la realizzazione di attività formative per il personale preposto
alla vigilanza sui cantieri;
d) la sottoscrizione di accordi con ordini e collegi professionali,
organismi paritetici di settore ed altri enti competenti, al
fine di assicurare il coordinamento delle attività di formazione
e il riconoscimento di crediti formativi previsti dalle disposizioni
vigenti;
e) la realizzazione di moduli formativi specifici sulla sicurezza
e sulla tutela della salute nei cantieri per giovani e
adulti non occupati che frequentano percorsi di formazione
professionale finalizzati all’inserimento lavorativo in
edilizia;
f) la realizzazione di moduli formativi specifici sulla sicurezza
e sulla tutela della salute rivolti agli imprenditori e ai lavoratori
autonomi che operano nel cantiere, nonché ai soggetti che
intendono intraprendere tali attività.
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 59 ILSOLE24ORE

PREVENZIONEEPROTEZIONE
Legislazione
3. La Regione promuove, altresì, la sottoscrizione di accordi
conglienticompetentinellemateriedicuiallapresentelegge
e le associazioni di rappresentanza dei lavoratori e delle
impresedisettore,finalizzati:
a)all’informazione,assistenzaeconsulenzaailavoratoriealle
imprese;
b)alperseguimentodellalegalitàeregolaritàdellavoro;
c)almiglioramentodeilivellidituteladefinitidalledisposizionivigenti;
d)allavalorizzazionedellaresponsabilitàsocialedelleimprese;
e) all’adozione di modelli di organizzazione e di gestione ai
sensidell’articolo30deldecretolegislativon.81del2008;
f) a definire forme di incentivazione, anche economica, a
favore dei lavoratori correlate all’adozione di misure di sicurezza
e tutela della salute ulteriori rispetto a quelle previste
dalledisposizionivigenti.
4.Aisensidelcomma3laRegionepromuove,inparticolare,
la sottoscrizione di accordi preordinati alla definizione di un
sistemadiprescrizionirivoltealleimpreseedaisoggettichea
qualunque titolo operano nei cantieri. Tali accordi vincolano
gli aderenti al rispetto di quanto in essi disposto e possono
essere riconosciuti dalla Regione, che a tal fine si esprime
sentito il Comitato regionale di coordinamento di cui all’articolo7deldecretolegislativon.81del2008,acondizioneche
prevedano:
a) prescrizioni volte a definire buone prassi, norme di buona
tecnica ovvero codici di condotta, da adottare nello svolgimentodelleattivitàincantiere;b)ladefinizionedellemodalitàorganizzativeeprocedimentali
di individuazione e di aggiornamento delle prescrizioni di
cuiallaletteraa);
c)ladefinizionedellemodalitàdiadesionevolontaria,pienae
incondizionata, alle prescrizioni di cui alla lettera a) da parte
dei soggetti esecutori che, a qualunque titolo, svolgono la
propriaattivitànell’ambitodelcantiere;
d) l’individuazione di idonee e specifiche modalità di controllo
sull’effettiva adozione delle prescrizioni di cui alla
lettera a) da parte delle imprese che hanno sottoscritto tali
accordi.
5. Nel caso di lavori particolarmente complessi o particolarmentepericolosi,gliaccordidicuialcomma4possonoessere
definitidirettamentetraicommittenti,leimpreseesecutricie
leassociazionidirappresentanzadeilavoratoriedelleimpresedisettore.
6. La Regione approva gli indirizzi per la tutela della salute
e la prevenzione degli infortuni nel comparto delle costruzioni,
sentito il Comitato regionale di coordinamento di cui
all’articolo 7 del decreto legislativo n. 81 del 2008, in
coerenzacongliaccorditraloStato,leRegionieleProvince
autonome per la tutela della salute e la prevenzione nei
luoghidilavoro.
7. La Regione promuove, anche attraverso la rete degli
sportelli unici per le attività produttive e per l’edilizia,
ILSOLE24ORE 60
l’informazioneeladivulgazioneaicittadini,alleimprese,ai
professionistidelsettoreeallerelativeassociazioni,ordinie
collegi,delleinformazionirelativeaglistrumentidiincentivazione
di cui al Capo III e agli atti di attuazione della
presentelegge.
Art.4
Razionalizzazionedell’attivitàamministrativa
1. La Regione, nel rispetto delle disposizioni vigenti e delle
competenze del Comitato regionale di coordinamento di
cui all’articolo 7 del decreto legislativo n. 81 del 2008,
promuove la sottoscrizione di accordi con gli enti pubblici
competenti in materia, finalizzati a razionalizzare e semplificare
l’attività amministrativa, nonché a migliorare l’efficienzael’efficaciadell’attivitàdivigilanzaedicontrollodei
cantieri. A tal fine la Regione valorizza gli strumenti di
collaborazione istituzionale di cui al Capo IV della legge
regionale 24 maggio 2004, n. 11 (Sviluppo regionale della
societàdell’informazione).
2.Inparticolare,gliaccordidicuialcomma1sonofinalizzati:
a)asemplificare,mediantesistemiinformaticidiacquisizione
e di trasmissione dei dati, le procedure di rilascio o di ricevimentodeidocumenti,traiqualiquelliriguardantilanotifica
preliminare e il titolo abilitativo edilizio, con cui i soggetti
interessati possono adempiere agli obblighi previsti dalle disposizionivigentie,ovequestelorichiedano,possonoattestare
l’adempimento degli obblighi assicurativi e previdenziali,
nonché il rispetto degli obblighi relativi alla sicurezza dei
lavoratorieallacorresponsionedelleretribuzioni;
b)asemplificareeduniformaregliadempimentidocumentali
necessariaifinidell’attivitàdivigilanzaecontrollodeicantieri
edelleimprese;
c)asemplificarel’attivitàdimonitoraggioevigilanza,mediante
sistemi informatici di controllo e registrazione automatica
dellepresenzeautorizzateneicantieri,voltialriconoscimento
dell’identità,dell’accessoedellapermanenzaneicantieridegliaddettiedeilavoratoriautorizzati;
d)adincentivareleattivitàdellapoliziaamministrativalocale
di prevenzione e controllo in edilizia favorendone lo svolgimento
secondo criteri di omogeneità, nonchè ad incentivare
le attività di supporto agli organi di vigilanza preposti alla
verifica della sicurezza e regolarità del lavoro, ai sensi della
legge regionale 4 dicembre 2003, n. 24 (Disciplina della
polizia amministrativa locale e promozione di un sistema
integratodisicurezza).
Art.5
Attivitàdimonitoraggioesegnalazione
1.LaRegionesvolgefunzionidiosservatorioperlasicurezza
e tutela del lavoro nei cantieri, anche mediante integrazione
con le attività dell’Osservatorio dei contratti pubblici di cui
all’articolo 7 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163
(Codicedeicontrattipubblicirelativialavori,serviziefornitu­
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

e in attuazione delle Direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE)
e con le attività del Servizio Informativo Nazionale per la
Prevenzione nei luoghi di lavoro (SINP) di cui all’articolo 8
del decreto legislativo n. 81 del 2008.
2. Le funzioni di osservatorio per la sicurezza e tutela del
lavoro sono finalizzate a supportare l’attività di promozione,
prevenzione e controllo della sicurezza e regolarità del lavoro
degli enti competenti, nonché l’attività del Comitato regionale
di coordinamento di cui all’articolo 7 del decreto legislativo n.
81 del 2008.
3. Presso la struttura che esercita le funzioni di osservatorio
è istituito un sistema informativo di monitoraggio e raccolta
delle informazioni rilevanti ai fini del comma 4. Concorrono
all’integrazione del sistema informativo le Aziende unità
sanitarie locali, gli Enti locali e, previo accordo, la Direzione
regionale del lavoro, la Direzione regionale dell’Istituto
nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro
(INAIL), la Direzione regionale dell’Istituto nazionale previdenza
sociale (INPS), i Dipartimenti territoriali dell’Istituto
superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro (ISPE­
SL), gli organismi paritetici di settore e gli altri enti competenti
in materia.
4. La Regione mediante l’esercizio delle funzioni di osservatorio:
a) concorre, con gli enti competenti, al monitoraggio dell’applicazione
delle disposizioni vigenti in materia, delle norme di
buona tecnica, dei codici di condotta e delle buone prassi;
b) segnala alle autorità e agli enti competenti possibili fenomeni
di inosservanza o violazione delle disposizioni vigenti in
materia;
c) cura l’elaborazione dei dati, raccolti dal sistema informativo,
al fine della programmazione e qualificazione dell’attività
di vigilanza e di promozione della sicurezza;
d) individua, ai sensi dell’articolo 2, l’elenco dei lavori particolarmente
pericolosi;
e) rileva, sulla base delle informazioni raccolte, i fabbisogni
formativi dei lavoratori;
f) svolge le analisi dei costi della sicurezza e del lavoro, anche
al fine di valutarne l’incidenza sui prezzi di esecuzione dei
lavori;
g) raccoglie le informazioni relative ai titoli abilitativi all’attività
edilizia rilasciati dagli Enti locali e alle notifiche preliminari
comunicate alle Aziende unità sanitarie locali e alle Direzioni
provinciali del lavoro ai sensi dell’articolo 99 del decreto
legislativo n. 81 del 2008;
h) raccoglie le informazioni relative agli incentivi e ai contributi
di cui agli articoli 7, 8 e 9.
Art. 6
Requisiti tecnici
1. L’Assemblea legislativa regionale adotta atti di indirizzo e
coordinamento tecnico, ai sensi dell’articolo 16 della legge
regionale 24 marzo 2000, n. 20 (Disciplina generale sulla
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Legislazione
tutela e l’uso del territorio), concernenti i requisiti tecnici
cogenti di cui all’articolo 33, comma 2, lettera a) della legge
regionale 25 novembre 2002, n. 31 (Disciplina generale
dell’edilizia). Tali requisiti tecnici cogenti, obbligatori su tutto
il territorio regionale, sono finalizzati a soddisfare le esigenze
previste dalle disposizioni vigenti in materia di sicurezza,
nell’esecuzione di successivi interventi di manutenzione nel
manufatto esistente, qualora comportino l’esecuzione di lavori
particolarmente pericolosi. Tali atti di indirizzo e coordinamento
tecnico sono sottoposti a revisione periodica.
2. La Giunta regionale propone all’Assemblea legislativa regionale
gli atti di indirizzo e coordinamento tecnico di cui al
comma 1, sentite le associazioni di rappresentanza dei lavoratori
e delle imprese di settore, gli enti ed organismi competenti
in materia, nonché gli ordini, i collegi professionali e le organizzazioni
di categoria interessati.
3. I requisiti di cui al comma 1 sono formulati in termini
prestazionali e sono definiti avendo riguardo alle tipologie
d’intervento, secondo criteri di proporzionalità ed adeguatezza
al fine di ridurre al minimo l’impatto sulle costruzioni.
4. La Giunta regionale adotta linee guida e soluzioni conformi
mediante le quali è possibile realizzare le prestazioni di cui al
comma 3 e ne assicura la diffusione a tutti gli operatori del
settore.
5. I Comuni adeguano il Regolamento Urbanistico Edilizio
(RUE) a quanto previsto degli atti di indirizzo e coordinamento
di cui al comma 1 in merito ai requisiti cogenti, entro sei
mesi dalla data di pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della
Regione. Trascorso tale termine i requisiti obbligatori trovano
diretta applicazione.
CAPO III
Strumenti di incentivazione e disciplina
dei contributi regionali
Art. 7
Incentivi al committente
1. La Regione definisce gli incentivi economici, anche a seguito
di accordi con altri enti interessati, a favore dei committenti
che affidano l’esecuzione di lavori ad imprese che svolgono la
loro attività secondo principi di responsabilità sociale, così
come specificati nel presente articolo.
2. Al fine di ottenere gli incentivi di cui al comma 1, l’esecuzione
dei lavori deve essere affidata ad imprese che:
a) si impegnino a garantire, in riferimento a tutta la durata dei
lavori, l’accesso e lo svolgimento di sopralluoghi, da parte
degli organismi paritetici di settore presenti sul territorio ove
si svolgono i lavori stessi, finalizzati a verificare l’applicazione
delle disposizioni vigenti in materia di sicurezza e tutela della
salute sui luoghi di lavoro, nonchè il rispetto delle norme
contrattuali di lavoro vigenti e degli indici minimi di congruità
ivi previsti, secondo modalità definite dal Comitato regionale
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 61 ILSOLE24ORE

PREVENZIONE E PROTEZIONE
Legislazione
dicoordinamentodicuiall’articolo7deldecretolegislativon.
81del2008;
b) abbiano prodotto il certificato di iscrizione alla Camera di
Commercio,Industria,ArtigianatoeAgricoltura(CCIAA)corredatodelladicitura“antimafia”,aisensidelledisposizionivigenti;
c) si impegnino ad attuare gli accordi, ove esistenti, di cui
all’articolo3,comma4,riconosciutidallaRegione;
d) si impegnino ad applicare gli standard formativi per l’apprendistatoinediliziaindividuatidallaGiuntaregionale;
e) nel caso di lavori particolarmente complessi o particolarmente
pericolosi, si impegnino a sottoscrivere ed attuare gli
accordi, ove esistenti, di cui all’articolo 3, comma 5, riconosciutidallaRegione;
f) si impegnino ad adottare idonei sistemi informatici di controllo
e registrazione automatica delle presenze autorizzate
nei cantieri, volti al riconoscimento dell’identità, dell’accesso
e della permanenza nei cantieri degli addetti e dei lavoratori
autorizzati,secondomodalitàdefinitedallaRegione;
g) si impegnino a dare applicazione ai contratti collettivi,
nazionaleeterritoriale,invigoreperilsettoreeperlazonain
cuièubicatoilcantieree,inparticolare,inordineallemodalitàdiiscrizioneallacassaedileoveprevistadaisuddettiaccordicollettivi.
3. Qualora l’impresa esecutrice si avvalga nello svolgimento
delle attività di cantiere, a qualunque titolo, di soggetti o
impreseterze,gliincentividicuialcomma1sonoriconosciuti
a condizione che anche tali soggetti o imprese soddisfino le
medesime condizioni previste per l’impresa incaricata dal
committente.
4.LaGiuntaregionale,inconformitàaiprincipiedallefinalità
dellapresentelegge,sentitoilComitatoregionaledicoordinamento
di cui all’articolo 7 del decreto legislativo n. 81 del
2008elacompetenteCommissioneassembleare,puòmodificare,integrareograduarelecondizionieirequisitidicuiai
commi2e3.
5. Ai fini dell’applicazione del presente articolo, la Giunta
regionale definisce le modalità di presentazione dell’istanza
relativaagliincentivieconomicidicuialcomma1,nonchéle
modalitàdiriconoscimento,erogazione,controlloerevocadi
cuiaicommi6e7.
6.Lecondizionieirequisitidicuialcomma2sonodichiarati
dall’impresa ai sensi delle disposizioni vigenti e trasmessi al
committentecheprovvedeatrasmetterelarelativadocumentazione
all’amministrazione competente prima dell’inizio dei
lavori.Copiadelledichiarazionidicuialcomma2,èdetenuta
dall’impresanelcantieredurantetuttaladuratadeilavori,al
finediconsentirelaloroverificadapartedeglienticompetenti
e degli organismi paritetici di settore, i quali, in caso di
difformità rispetto agli obblighi previsti dalle disposizioni vigentiinmateriadisicurezzaetuteladellasaluteedellavoro,
provvedonoadarnesegnalazioneagliorganicompetenti.
7. L’amministrazione competente procede alla revoca degli
incentivi economici di cui al comma 1, qualora nei confronti
ILSOLE24ORE 62
del committente sia stata pronunciata sentenza di condanna
passata in giudicato, o emesso decreto penale di condanna
divenuto irrevocabile, oppure sentenza di applicazione della
pena su richiesta, ai sensi dell’articolo 444 del Codice di
procedura penale, in riferimento alle fattispecie previste dall’articolo157,comma1,letterea)eb)deldecretolegislativo
n.81del2008.
Art. 8
Incentivi alle imprese
1. La Regione, nella redazione dei bandi finalizzati alla
concessione di contributi alle imprese edili previsti dalle
vigentileggiregionalidisettore,prevedechetrairequisitio
i criteri di valutazione vi siano anche quelli riguardanti
l’impegnoadattuarelivelliulterioririspettoaquantoprevistodalledisposizionivigentiinmateriadituteladellasalute
e sicurezza dei lavoratori nei cantieri, così come specificati
da un apposito atto approvato dalla Giunta regionale, in
coerenza con i principi della responsabilità sociale delle
imprese.
2.LaRegionepromuovelasottoscrizionediaccordi:
a)conglientipubblicicompetentialfinedifavorirelapiù
ampia e coordinata applicazione degli incentivi e dei
benefici previsti dalle disposizioni vigenti in materia di
obblighi assicurativi e previdenziali, nonché di sicurezza
deilavoratori;
b)congliistitutidicredito,consorzifidieconleassociazionidi
rappresentanzadelleimprese,finalizzatiadagevolarel’accesso
al credito per le imprese che realizzino interventi volti a
garantirelivelliulterioririspettoaquantoprevistodalledisposizionivigentiinmateriadituteladellasaluteesicurezzadei
lavoratorineicantieri.
Art. 9
Disposizioni relative alla tutela e sicurezza del lavoro
nei cantieri di edilizia residenziale pubblica e sociale
1. La Regione, nella redazione dei bandi finalizzati alla
concessione di contributi richiesti da committenti per la
realizzazione di interventi di edilizia residenziale pubblica
o sociale previsti dalle vigenti leggi regionali di settore,
prevede che tra i requisiti e i criteri di valutazione vi siano
anchequelliriguardantil’impegnoadattuarelivelliulteriori
rispetto a quanto previsto dalle disposizioni vigenti in
materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori nei
cantieri.
2.Qualorailcontributodicuialcomma1vengarichiestoda
entipubblici,laconcessionedellostessoèsubordinatal’impegnodell’enterichiedentediprevederel’obbligo,perl’impresa
esecutrice,diattuarelivelliulterioririspettoaquantoprevisto
dalle disposizioni vigenti in materia di tutela della salute e
sicurezzadeilavoratorineicantieri.
3.Aifinidell’applicazionedelpresentearticolo,laGiuntaregionale,conappositoatto,specificailivelliulterioridicuiaicommi
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1 e 2 sulla base delle condizioni e dei requisiti previsti dall’articolo
7.
Art. 10
Selezione degli operatori economici
che realizzano lavori pubblici
1. Qualora il contratto sia affidato con il criterio dell’offerta
economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’articolo 83 del
decreto legislativo n. 163 del 2006, la stazione appaltante può
prevedere, nel bando di gara o nella lettera di invito, che uno dei
sub­criteri di valutazione dell’offerta sia costituito dall’impegno
per l’impresa aggiudicataria di soddisfare, prima dell’inizio dei
lavori, le condizioni preordinate al miglioramento delle condizioni
di sicurezza dei lavoratori nel cantiere ove verranno svolti i
lavori, rispetto ai livelli minimi stabiliti dalle disposizioni vigenti.
Il prodotto è disponibile anche nelle librerie professionali.
Trova quella più vicina all’indirizzo www.librerie.ilsole24ore.com
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Legislazione
I LIBRI DI AMBIENTE & SICUREZZA
Art. 11
Norma finanziaria
1. Agli oneri derivanti dall’attuazione di quanto previsto
dall’articolo 7 della presente legge si fa fronte mediante
l’istituzione di apposite unità previsionali di base e relativi
capitoli nel bilancio regionale, che verranno dotati della
necessaria disponibilità ai sensi di quanto disposto dall’articolo
37 della legge regionale 15 novembre 2001, n. 40
(Ordinamento contabile della Regione Emilia­Romagna,
abrogazione delle L.R. 6 luglio 1977, n. 31 e 27 marzo
1972, n. 4).
La presente legge sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della
Regione.
È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare
come legge della Regione Emilia­Romagna. l
LA SICUREZZA NEI CANTIERI
TEMPORANEI E MOBILI
M. Vigone
L'entrata in vigore di una riforma legislativa pone spesso grandi dubbi
sull'interpretazione del testo normativo. Questo è successo anche con la pubblicazione
del nuovo Testo Unico sulla sicurezza del lavoro. Per agevolare la comprensione
delle nuove disposizioni in tema di cantieri temporanei e mobili, il
volume raccoglie tutta la normativa riguardante gli obblighi del committente,
del responsabile dei lavori, del coordinatore per la progettazione e l'esecuzione
dei lavori, dei datori di lavoro, dei dirigenti e dei preposti. Ampio spazio è
riservato alla prevenzione degli infortuni nei lavori in quota e nelle costruzioni
(scavi, ponteggi e impalcature, ponteggi fissi e mobili, demolizioni).
Ogni norma è, corredata da utili schede contenenti gli adempimenti, le modalità
pratiche utili, le norme tecniche esistenti per applicare i dispositivi di legge,
nonché le sanzioni previste per le eventuali inadempienze.
Completa il volume un cd con una selezione della legislazione e della prassi di
riferimento.
Pagg. 416 – € 45,00
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 63 ILSOLE24ORE
Gruppo
La cultura dei fatti.

PREVENZIONEEPROTEZIONE
Articolo
l Interessanti proposte sulla sospensione dell’efficacia del titolo abilitativo
In tempi ormai brevi dovrebbe essere pubblicato il decreto “correttivo” al Testo unico sicurezza,
che dovrebbe modificare in modo sostanziale buona parte del D.Lgs. n. 81/2008, rivelatosi
quasi subito in diverse parti lacunoso o non sufficientemente chiaro; proprio per far fronte alle
difficoltà applicative del testo ­ soprattutto nel settore dei cantieri temporanei o mobili ­ il gruppo
regionale edilizia delle ASL della Regione Lazio ha elaborato ed emanato alcune indicazioni (linee
guida) volte a facilitare l’interpretazione delle principali norme del Titolo IV (lavori nei cantieri
temporanei o mobili) la cui applicazione si è rivelata particolarmente ostica.
ILSOLE24ORE 64
Su sicurezza in cantiere e TU
alcune indicazioni operative
dalle ASL­Regione Lazio
l di Gabriele Taddia,avvocatoinFerrara
Ildocumentodelcoordinamentodeidirettori
SPRESALdelleASLdellaRegioneLazio30
settembre2008,«Primeindicazionioperative
perl’applicazionedelD.Lgs.n.81/2008.TitoloIV­cantieritemporaneiomobili»,conserva
un sicuro interesse nonostante la prossima
emanazione del correttivo, anche in considerazionedelfattochenonèancoradatosapere
quandoildecretolegislativomodificativodel
Testo unico, depositato presso la Conferenza
Stato­Regioni, entrerà effettivamente in vigore,
posto comunque il limite ultimo del 16
agosto 2009 per la definitiva emanazione. Il
documento è una vera e propria linea guida,
strutturata in modo da analizzare nel dettaglio
alcune norme contenute nel Titolo IV,
D.Lgs. n. 81/2008, analisi che si presenta
come di sicuro interesse anche per via della
parte di “modulistica” allegata in calce al documento.
Inrealtà, nonmancanelcomplessodeltesto
qualchepassaggiononcompletamentecondi­
visibile,purtenendocontodelfattochediverse
norme introdotte ex novo nel D.Lgs. n.
81/2008 sono estremamente carenti dal
punto di vista del coordinamento con il resto
del corpo normativo, con conseguente estrema
difficoltà nel capire il senso di alcune disposizioni.
Responsabilitàdicommittente
eresponsabilelavori
Èilcaso,peresempio,dellevalutazionicompiute
nelle linee guida sulla responsabilità di
committente e responsabile dei lavori; il documento
delle ASL laziali, riprendendo un
filone dottrinale che ha trovato sostenitori di
indubbioprestigio,haaffermatoche«nelcaso
in cui vi sia un incarico di progettazione e di
controllosull’esecuzionedell’operac’èsemprela
figuradelresponsabiledeilavori.Taleinterpretazione,giàcondivisadalgruppodilavoroediliziainterregionale,risultaconfermatadalfattocheilcomma2dell’art.93metteincapoobbli­
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

ghispecificialsoloresponsabiledeilavori».
Questa interpretazione è nata a causa della
formulazioneassolutamenteinfelicedelladefinizionedi
«responsabile dei lavori»contenuta
nell’art. 89, comma 1, lettera c), D.Lgs. n.
81/2008,ilqualelohadefinitocomeil«soggettoincaricatodalcommittentedellaprogettazione
o del controllo dell’esecuzione dell’opera;
talesoggettocoincideconilprogettistainfasedi
progettazione dell’opera e con il direttore dei
lavori per la fase di esecuzione dell’opera. Nel
campodiapplicazionedeldecretolegislativo12
aprile2006n.163esuccessivemodificazioni,
ilresponsabiledeilavorièilresponsabileunico
delprocedimento».
NelvigoredelD.Lgs.n.494/1996erachiaro
chelanominadellostessoresponsabilefosse
lasciata alla piena libertà del committente, il
qualepotevapacificamentescegliere«se»nominareunsoggettochefosseinsuavecedelegato
all’attuazione delle norme legate alla sicurezza
nel cantiere e, soprattutto, «chi» nominare
non essendo la scelta in alcun modo
condizionatadaltestodilegge.
LanuovadefinizionediresponsabiledeilavoricontenutanelTestounicohacomplicatole
cosepoiché,nellaprecedente versione, infatti,ilresponsabiledeilavorieradefinitocomeilsoggettoche«puòessereincaricatodalcommittenteaifinidellaprogettazioneodellaesecuzioneodelcontrollodell’esecuzionedell’opera»;
insostanza, ilTestounico,oltreavincolarela
scelta soggettiva del professionista da nominare,haancheeliminatol’inciso«soggettoche
può essere nominato», facendo sorgere in alcuni
interpreti la convinzione che il legislatoreavessevolutoobbligatoriamentelapresenza
di un soggetto responsabile in vece del
committente.
In realtà una lettura più attenta e articolata
del Titolo IV, D.Lgs. n. 81/2008, porta a
conclusioniopposte;èpossibileosservare,infatti,cometutteledisposizioniseguenticontinuanoafarriferimentoaobblighialternativi
del committente o del responsabile dei lavori
e, pertanto, emerge così un quadro che
portaaconcludererispettoall’assenzadiuna
automaticitàrispettoallapresenzadelRL.
In tal senso ha disposto l’art. 90, D.Lgs. n.
81/2008, «Obblighi del committente o del responsabiledeilavori»,che,riprendendoquantoprevistodalD.Lgs.n.494/1996,haprevistoilrapportofracommittenteeresponsabile
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Articolo
deilavoricomealternativoenonesclusivoin
favore del responsabile lavori rispetto agli
adempimenti imposti dal Titolo IV; l’obbligo
èsempreconfiguratoacaricodelcommittente,
come primo soggetto responsabile tenuto
all’adempimento «o», in via subordinata, a
caricodelresponsabiledeilavori.
Se la nomina fosse effettivamente obbligatoria
oppure addirittura automatica, non vi sarebbe
ragione per prevedere un’alternatività
di obblighi. All’adempimento sarebbe tenuto
ilresponsabiledeilavoriinluogodelcommittente,alqualeresiduerebbealpiùunoneredi
vigilanzarispettoall’attivitàdeldelegato.
Anche l’art. 93 ha ridotto le responsabilità
connesse all'adempimento degli obblighi «limitatamente
all’incarico conferito al responsabile
dei lavori»; è espressamente prevista,
quindi,lanecessitàdiunincaricodelcommittentealresponsabiledeilavoriaffinchécostui
sia costituito responsabile in base a quanto
concordatoconlostessocommittente.
Gli “appalti pubblici”
Per quanto concerne il “settore pubblico”,
l’art.89haprecisatoche,nelcampodiapplicazione
del decreto legislativo 12 aprile
2006, n. 163, il responsabile dei lavori è il
responsabile unico del procedimento. La differenza
con l’art. 3, D.Lgs. n. 494/1996, è
evidente, la norma non fa più riferimento,
come in precedenza, al settore degli appalti
pubblici, ma al campo di applicazione del
D.Lgs.n.163/2006.
Pertanto, ai sensi dell’art. 10, D.Lgs. n. 163/
2006,lastazioneappaltantedevedesignare,
quale RUP, un soggetto in possesso del titolo
«distudioecompetenzaadeguatiinrelazioneai
compiti per cui è nominato. Per i lavori e i
servizi attinenti all’ingegneria e all’architettura
deve essere un tecnico. Per le amministrazioni
aggiudicatricideveessereundipendentediruolo.Incasodiaccertatacarenzadidipendentidi
ruoloinpossessodiprofessionalitàadeguate,le
amministrazioniaggiudicatricinominanoilresponsabiledelprocedimentotraipropridipendentiinservizio».
Quindi, non è da escludere che se il RUP,
qualeresponsabiledeilavori,devecoincidere
conilcoordinatoreinfasediprogettazione,lo
stessodebbaavereititolinecessariperesercitarequestoruolo.
Lestazioniappaltantichenonsonopubbliche
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 65 ILSOLE24ORE

ILSOLE24ORE 66
PREVENZIONE E PROTEZIONE
Articolo
amministrazioniedentipubblici,inconformità
ai principi della legge 7 agosto 1990, n.
241, devono individuare, secondo i propri
ordinamenti,unoopiùsoggettiaiqualiaffidareicompitipropridelresponsabiledelprocedimento,
limitatamente al rispetto delle norme
del presente codice alla cui osservanza
sonotenuti [1] .
Ècondivisibile,invece,l’elencazionedegliobblighi
del responsabile dei lavori contenuta
neldocumentodelleASLlaziali.Quantoalle
responsabilitàdelcommittentestesso,neldocumentosonochiaritequelleresidualirispettoagliobblighidelcommittente;atalproposito,ènecessariosottolineareche­inassenzadi
un obbligo di nomina ­ il committente può
decideredinonassegnarealresponsabiledei
lavorialcunicompitichepuòsvolgeredirettamente.Unaconsiderazionechemeritagrandeattenzione,chetuttavianonèpienamentecondivisibile,èrelativaallaverificadell’idoneitàtecnica
delle imprese; nel documento è evidenziato
che «secondo i regolamenti vigenti in
materia di lavori pubblici, è possibile che una
Ditta/Impresa si avvalga, tramite la formula
dell’avvalimento,dicapacitàe/orequisitidialtraImpresaaifinidelraggiungimentodeirequisitiminiminecessariperl’idoneitàtecnico­professionale.
In tali casi la scelta della formula
dell’avvalimento deve essere evidenziata nel
contratto di appalto o in altro documento con
valenza contrattuale con l’indicazione dell’impresadicuicisiavvale.Siritienechelaformula
dell’avvalimentosiaestendibileanchealcasodi
appaltiprivati».
Nulla questio circa la prima parte delle indicazionisull’avvalimento,con
laprecisazioneche
ilricorsoaquestaformuladevenecessariamenteessereesplicitatoinfasedidomandadipartecipazioneallagarapubblica;l’ultimapartedel
discorso, nel quale si estende l’avvalimento al
settore privato, pur essendo sicuramente interessanteeaffascinantedalpuntodivistagiuridico,nonconvincedeltutto.Èopportunoricordare,infatti,chel’avvalimentoèunistitutodinaturasquisitamentepubblicistica,inseritonelcodicedegliappaltipubblici
al fine di ampliare al massimo la platea dei
possibilipartecipantiaunagara(quindi,assicurarelamassimaconcorrenza)negliappaltinei
quali è difficilmente ipotizzabile che una sola
impresasiaingradodipossederetuttiirequisiti
necessari per realizzare al meglio l’opera o il
servizioe,altempostesso,lastazioneappaltante
intenda limitare (pur alla soglia massima
consentita)ilricorsoalsubappalto.Infatti,quello
dei lavori pubblici è un settore speciale, nel
quale le garanzie per la stazione appaltante e,
quindi,perilfruitoredell’operasono(odovrebberoessere)molteplicietalidanonmetterein
alcun modo in pericolo la qualità complessiva
dell’offerta anche in presenza di una impresa
nondirettamentequalificataperlarealizzazionedell’opera.
Bendiversoè,invece,ilsettoreprivato,dovele
necessitàdicontrollosonomaggioriedovela
carenzadicompetenzetecnicheoeconomiche
è supplita solo con altri meccanismi quali il
subappalto o il nolo di attrezzature; se si ammettesse
l’avvalimento nel settore privato, si
potrebbeancherealizzareunaggiramentodellenormeintemadiresponsabilitàsolidaledelcommittenteconl’appaltatoreoilsubappaltatore
per le retribuzioni dei dipendenti dell’appaltatore,
ovvero della responsabilità ex art.
26,comma4,Testounicosicurezza.
La tesi è sicuramente interessante, tuttavia
non sembra rispondere al dettato normativo
che in nessun caso ha previsto l’estensione
dell’avvalimentoalsettoreprivato.
Sono condivisibili, invece, le considerazioni
svolte in ordine agli obblighi incombenti ex
art. 97 sul datore di lavoro dell’impresa affidataria;
la linea guida ha precisato che deve
«ritenersi soddisfatto l’obbligo di cui sopra da
partedelladittaaffidataria,nelmomentoincui
lastessapredispongaunpercorsoorganizzativo
specifico e documentato e verificabile, comunque
in linea con quanto previsto dall’art. 30
commi 2, 3, 4. Si ritiene che il datore di lavoro
della ditta affidataria, al fine di vigilare sulle
imprese subappaltatrici, non possa utilizzare
personale o usufruire delle capacità organizzative
delle imprese stesse», una considerazione
sicuramente apprezzabile.
Lanormanonlohaprecisato,maèassolutamenteinopportunoanzi,deveessereconside­
1) Per maggiori informazioni sull’argomento si veda, dello stesso Autore, Responsabile dei lavori: la decisione sulla
nominaèobbligatoriaofacoltativa?,inAmbiente&Sicurezzan.8/2009,pag.52.
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

ato vietato, che controllore e controllato
coincidano, come sarebbe nel caso in cui il
datoredilavorodell’impresaaffidatariautilizzasse
personale o risorse del subappaltatore
pericontrolliacaricodelsubappaltatoremedesimo.
Lasospensionedell’attività
Estremamente interessanti sono anche gli
esempiapplicativisuicasidisospensionedell’efficaciadeltitoloabilitativo;inquestasezione
e in quella dedicata alla interdizione dell’attività
imprenditoriale, le linee guida delle
ASL laziali hanno fornito il contributo di
maggioreinteresseequalitàinquantoappare
utilissimoilricorsoacasipraticiperverificare
l’applicazione della norma. Si rimanda alla
lettura dei singoli approfondimenti contenuti
nel documento, i quali appaiono estremamente
chiari e non necessitano di particolari
considerazioni.
Per quanto concerne la sospensione dell’attività,
il documento ha precisato opportuna­
Il prodotto è disponibile anche nelle librerie professionali.
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PREVENZIONEEPROTEZIONE
Articolo
mentechel’organodivigilanza,nelmomento
in cui si avvede dell’esistenza di una grave e
reiterata violazione (che, quindi, legittima la
sospensione dell’attività) deve attivarsi con
duepercorsifralorodistinti:
l uno di carattere penale con la redazione
del verbale di ispezione e di prescrizione
che contesta all’interessato la violazione
dellanorma;
l un altro di carattere amministrativo con
l’adozione del provvedimento di sospensionedell’attività.Seguel’indicazioneprecisadeipercorsidiimpugnazione.
Nel complesso le linee guida appaiono come
unostrumentodiindubbiautilitàperconsentireall’imprenditoredinonincorrereinviolazionidettatedalledifficoltàinterpretativedellenorme.Ildocumentopresentaanchealcuniaspettichemeritanounapprofondimentocritico,
ma che sicuramente contribuiscono ad
ampliare il dibattito su una normativa mai
sufficientementechiara. l
I LIBRI DI AMBIENTE & SICUREZZA
SICUREZZA SUL LAVORO:
OBBLIGHI E RESPONSABILITÀ
di M. Vigone
L'impresa, sia di grandi che di piccole dimensioni, ha una serie di
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nuovo Testo unico sulla sicurezza, Dlgs n. 81 del 9 aprile 2008,
riportando: il testo di legge da rispettare, l'indicazione degli
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7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 67 ILSOLE24ORE
Gruppo
La cultura dei fatti.

ILSOLE24ORE 68
GRANDI RISCHI
FocusTU­OsservatorioISPESL­Articolo
LA PREVENZIONE INCENDI NEL TU SICUREZZA
l di Marcello Tambone
1° Ricercatore Dipartimento Tecnologie di sicurezza - ISPESL
Presente fin dall’antichità, il rischio di incendio ha sempre caratterizzato qualsiasi
attività antropica. Tra le numerose cause da cui derivavano gli incedi nel passato,
possono essere evidenziate quelle dovute al largo impiego del legno come elemento
costruttivo, ovvero alla mancanza di una idonea prevenzione incendi nei luoghi di
lavoro. Ma se è vero che a partire dalla seconda metà dell’800 il legno utilizzato
nelle costruzioni è era stato progressivamente sostituito da altri materiali non
combustibili, è altrettanto vero che altri pericoli provenivano dalle nuove
architetture, come quelli derivati delle maggiori difficoltà di esodo, o quelli
provenienti dalla presenza di strutture metalliche poco affidabili in caso d’incendio
o ancora quelli originati dai ”nuovi” gas d’incendio provenienti dalla combustione
di materiali di rivestimento, di finitura e di arredo. Oggi, al fine di realizzare una
idonea prevenzione incendi, è necessario che ogni datore di lavoro provveda
a effettuare una idonea valutazione dei rischi d’incendio dei luoghi di lavoro,
ad adottare idonee misure per la riduzione dei pericoli d’incendio e a formare
e informare tutti lavoratori esposti.
L’incendio è sempre stato ed è tutt’ora
uno dei maggiori pericoli in
tutte le attività umane. Infatti,
grandi incendi, in passato, hanno
devastato popolosi quartieri o, addirittura,
intere città [1] , in parte per
il massiccio impiego del legno come:
l elemento portante (aree mediterranee);
l materiale da costruzione (aree
del nord Europa);
Osservatorio
acuradell’Ufficio
RelazioniconilPubblico
in parte per la mancanza di:
l opportuna prevenzione nelle attività
lavorative;
l appropriati “corpi” organizzati,
addestrati e muniti di mezzi, dispositivi
e attrezzature per la
lotta alle calamità in genere e
agli incendi in particolare;
l necessaria informazione delle
persone sul comportamento da
adottare in caso di incendio.
D’altronde, se è vero che le strutture
realizzate con materiali
combustibili sono andate in gran
parte scomparendo già a partire
dal XIX secolo e sostituite con il
ferro, la ghisa, l’acciaio e il cemento
armato, è altrettanto vero
che nuove problematiche si sono
sviluppate nelle architetture a
partire dalla seconda metà dell’800,
come:
l la maggiore difficoltà di esodo
1) Peresempio,gliincendidiRomadel64d.C.(volontario),diLondradel798edel982,diVeneziadel1106,diDresdadel1491,diOslodel
1624,diLondradel1665,diEdimburgodel1700,diCopenaghendel1728,diStoccolmadel1751,diCostantinopolidel1750-1756-
1782-1784-1870,diMoscadel1812(semidistruttadaglistessirussipercacciareNapoleoneBonaparte),diChicagodel1871,diParigi
del 1871, di Boston del 1872, di San Francisco del 1906 (incendio determinato dalla scoppio delle tubature del gas a seguito di un
disastrosoterremoto),diBruxellesdel1910,diTokiodel1923.
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

in caso d’incendio, dovuta
ai notevoli sviluppi in altezza
delle nuove architetture (come,
per esempio, i primi grattacieli
nordamericani);
l la presenza di strutture metalliche,
poco affidabili in caso d’incendio;
l i pericolosissimi gas d’incendio
provenienti dai nuovi materiali
di rivestimento, di finitura e di
arredo, come l’acido cianidrico,
l’acido cloridrico, l’acroleina,
il fosgene, l’ammoniaca
ecc., che si sono aggiunti ai
consueti pericoli dovuti a carenza
di ossigeno nell’area interessata
dall’incendio, a fumi
visibili, a gas d’incendio come
l’anidride carbonica, l’ossido
di carbonio ecc.
Per far fronte alle vecchie e alle
nuove problematiche legate all’incendio,
anche in Italia, a partire
dal 1955, il legislatore ha provveduto
all’emanazione di un corpus
di norme in materia antincendio
nei luoghi di lavoro, con le quali è
stata indicata la strada da percorrere
per:
l prevenire l’insorgenza di un incendio
e la sua eventuale propagazione;
l mettere in salvo, nel minore
tempo possibile, le persone presenti
sul luogo del sinistro;
l combattere l’incendio con le
attrezzature, i mezzi e i dispositivi
antincendio (quando possibile).
Ai fini della prevenzione è necessario
provvedere alla realizzazione
di opere di ingegneria con criteri
antincendio, all’installazione
di mezzi necessari alla lotta al-
GRANDI RISCHI
FocusTU­OsservatorioISPESL­Articolo
l’incendio, al costante controllo e
manutenzione, all’adozione di
opportune misure organizzative e
gestionali, alla formazione e all’informazione
dei lavoratori.
OPERE DI INGEGNERIA
CON CRITERI ANTINCENDIO
Le opere di ingegneria devono essere
realizzate con criteri antincendio
(a cura dei progettisti e dei
costruttori), quindi, già attrezzate,
prima della loro messa in servizio,
con:
l strutture resistenti al fuoco;
l compartimentazioni (parte/i della
struttura edilizia delimitata da
elementi costruttivi con resistenza
al fuoco REI predeterminata);
la compartimentazione comprende
i solai (compartimentazione
orizzontale), le pareti divisorie
(compartimentazione verticale) e
le porte;
l percorsi di esodo “protetti”;
l scale interne “protette”, a
“prova di fumo”, a “prova di
fumo con zona filtro semplice”,
o con “disimpegno mantenuto
in soprapressione” o, ancora,
con “canna di ventilazione”
sfociante sopra la
copertura ecc., installate in
posizione contrapposta (quando
sono più di una);
l scale di sicurezza esterne, costruite
con materiali incombustibili,
installate in una posizione
tale da non poter essere raggiunte
dagli effetti di un
incendio (gas d’incendio, fumo,
calore e fiamme), e in posizione
contrapposta (quando risultano
presenti più di una scala);
l uscite di emergenza costituite
di un numero di moduli (1 modulo
è pari a 0,60 m) proporzionali
al numero massimo previsto delle
persone in esodo di emergenza,
ubicate in posizione contrapposta
(quando risultano
presenti più di una uscita di
emergenza) [2] .
MEZZI ANTINCENDIO
Ai fini della lotta antincendio, è
necessario provvedere all’installazione,
all’interno dei luoghi
di lavoro (a cura del datore di
lavoro in collaborazione con il
RSPP), di:
l estintori portatili (numero, tipologia,
capacità e ubicazione);
l estintori carrellati (numero, tipologia,
capacità e ubicazione);
l idranti e naspi (numero, ubicazione);
l attacchi di mandata per autopompe
(numero, ubicazione);
l rivelatori d’incendio (numero,
tipologia e ubicazione);
l impianti di spegnimento automatico
e/o manuale d’incendio (numero,
tipologia e ubicazione);
l impianti di allarme acustici e/
od ottici, ad attivazione automatica
e/o manuale;
l dispositivi di illuminazione di
emergenza (numero, tipologia e
ubicazione);
l porte resistenti al fuoco (caratteristiche
e ubicazione);
l vie e uscite di emergenza;
l segnaletica di salute e di sicurezza
sul lavoro, tipologia e ubicazione
(cartelli di “divieto”, di
“avvertimento”, di “prescrizione”,
di “salvataggio”, di “soccorso”,
“antincendio”, che evidenziano
“ostacoli”;
2) Per esempio, il decretodelMinisterodell’Interno22febbraio2006,«Approvazionedellaregolatecnicadiprevenzioneincendiperla
progettazione,lacostruzioneel’eserciziodiedificie/olocalidestinatiaduffici».
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 69 ILSOLE24ORE

l segnaletica “aggiuntiva”, come
le planimetrie dei luoghi di lavoro,
dove siano riportate le seguenti
informazioni:
- la posizione di colui che guarda
il cartello;
- il percorso più breve per il raggiungimento
di una uscita di sicurezza
o di un luogo sicuro;
- l’ubicazione delle scale di
emergenza e quella dei dispositivi
di lotta agli incendi (estintori
e idranti);
l armadi con attrezzature antincendio
(contenenti, per esempio,
secchiello di sabbia, picozzino,
coperta antifiamma,
lampada di emergenza autoalimentata
ecc.), DPI (come, per
esempio, elmetto con visiera,
indumenti ignifughi, guanti antiustione,
stivali in gomma,
maschera antigas, autorespiratore
ecc.), numero, contenuti,
ubicazione ecc. [3] .
CONTROLLO
E MANUTENZIONE
Per ottenere una efficace prevenzione
degli incendi è opportuno effettuare
il controllo e la manutenzione
degli impianti, dei dispositivi,
delle attrezzature e dei mezzi
antincendio presenti nei luoghi di
lavoro (a cura del datore di lavoro),
affinché il loro livello di sicurezza
non scada nel tempo [4] .
MISURE ORGANIZZATIVE
E GESTIONALI
È opportuno adottare misure organizzative
e gestionali (a cura del
datore di lavoro in collaborazione
del RSPP), quando, a seguito della
valutazione dei rischi, di quella
ILSOLE24ORE 70
GRANDI RISCHI
FocusTU­OsservatorioISPESL­Articolo
d’incendio e del piano di emergenza,
sono individuate particolari
difficoltà nell’esodo, come, per
esempio, quando:
l in un luogo di lavoro risulta presente
una o più persone “diversamente
abili” (punto 8.3, Allegato
VIII al D.M. 10 marzo 1998,
«Assistenza alle persone disabili
in caso di incendio», e circolare
del Ministero dell’Interno 1°
marzo 2002, n. 4, «Linee guida
per la valutazione della sicurezza
antincendio nei luoghi di lavoro
ove siano presenti persone
disabili»);
l la struttura edilizia presenta
vincoli architettonici o urbanistici
e, quindi, è necessario porre
in essere opportune misure
precauzionali per lo sfollamento
delle persone in caso di emergenza
(decreto del Ministero dei
Beni culturali e ambientali 20
maggio 1992, n. 569, «Regolamento
contenente norme di sicurezza
antincendio per gli edifici
storici e artistici destinati a
musei, gallerie, esposizioni e
mostre») ecc.
FORMAZIONE
E INFORMAZIONE
Il datore di lavoro deve provvedere
alla formazione e all’informazione
dei lavoratori sui pericoli d’incendio
nei luoghi di lavoro e sul comportamento
che deve essere adottato in
caso di una emergenza incendio. In
particolare, i lavoratori sono:
l informati:
- sui rischi d’incendio legati all’attività
svolta;
- sui rischi di incendio legati alle
specifiche mansioni svolte;
- sulle misure di prevenzione e
3) Sivedanogliartt.17,43e46,D.Lgs.9aprile2008,n.81,egliartt.2e5,D.M.10marzo1998.
4) Sivedal’art.18,D.Lgs.9aprile2008,n.81.
di protezione incendi adottate
nel luogo di lavoro con particolare
riferimento:
a) all’osservanza delle misure di
prevenzione incendi e relativo corretto
comportamento negli ambienti
di lavoro;
b) al divieto di utilizzo degli ascensori
per l’evacuazione in caso d’incendio;
c) all’importanza di tenere chiuse
le porte resistenti al fuoco (REI);
d) alle modalità di apertura delle
porte di uscita;
- sull’ubicazione delle vie di
uscita;
- sulle procedure che devono essere
adottate in caso di incendio
e, in particolare:
a) le azioni da attuare in caso di
incendio;
b) l’azionamento del segnale di allarme;
c) le procedure da porre in essere al
momento dell’attivazione dell’allarme,
nella fase di esodo, fino al
punto di raccolta in un luogo sicuro;
- sui nominativi dei lavoratori
incaricati della gestione dell’emergenza
incendio e di pronto
soccorso;
- sul nominativo del RSPP dell’azienda.
formati:
- sui rischi di incendio correlati
al posto di lavoro (come, per
esempio, i lavoratori addetti all’utilizzo
di sostanze infiammabili
ovvero di attrezzature a
fiamma libera);
- quando svolgono incarichi di
prevenzione, di lotta antincendio
ovvero di gestione delle
emergenze. In questo caso, la
formazione dovrà essere conforme
ai contenuti dell’Allegato
IX al D.M. 10 marzo 1998. l
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

GRANDI RISCHI
Articolo
l Sostanze pericolose. L’ADR 2009 fornisce osservazioni e chiarimenti sul riutilizzo
Imballaggi ricondizionati:
nuove prescrizioni e prove
per il recupero dei contenitori
Il recupero e riutilizzo degli imballaggi di dimensioni ridotte ­ per motivi di rischio l’ADR non
prevede processi di ricondizionamento per i grandi imballaggi e per i GIR ­ sono attività
ricondotte alle prescrizioni riguardanti gli “imballaggi ricondizionati”, poiché nell’ADR manca
la definizione di “imballaggio recuperato”. Ogni imballaggio destinato a subire trattamento di
ricondizionamento deve recare i marchi prescritti dall’ADR in forma permanente. I marchi destinati
agli imballaggi ricondizionati non devono indicare caratteristiche funzionali superiori a quelle per
le quali il prototipo originale è stato provato e marcato. Quest’ultimo aspetto è fondamentale nel
campo delle merci pericolose regolamentato da prescrizioni più restrittive e cautelative di quelle
previste nella norma ambientale del recupero dei rifiuti di imballaggio.
l di Filippo BonfattieMichele Rotunno,DangerousGoodsSafetyAdvisorADReconsulenti
ambientali-EcoricercheS.r.l.
Il capitolo 1.2 dell’accordo ADR definisce
“imballaggio”unoopiùrecipientieognialtro
elemento o materiale necessario per permettere
ai recipienti di svolgere la loro funzione
dicontenimentoealtrefunzionidisicurezza.
L’accordo definisce varie tipologie di imballaggio:
combinato, composito, di soccorso,
esterno, intermedio, interno, metallico leggero,
ricondizionato, ricostruito, riutilizzato, a
tenutadipolveri.
Leprescrizionirelativeallacostruzioneealle
prove di conformità degli imballaggi sono riportate
nel capitolo 6.1 dell’accordo. Si deve
notare comunque che l’ADR considera imballaggiirecipientidicapacitànonsuperioreai450leche,unavoltariempiti,nonpresentinomassanettasuperiorea400kg.Tuttavia
quest’ultimo valore di massa costituisce un
limitesuperioreedeveesserevalutatoinfun­
zione del gruppo di imballaggio delle merci
pericolosecontenute(sivedalasezione4.1.4
dell’accordo).
Irecipientidicapacitàsuperiorea450lecon
massanettamassimasuperiorea400kg(ma
convolumeinferiorea3m 3 )vengonodefiniti
dall’ADR“grandiimballaggi”esonoprogettati
per movimentazione meccanica. L’ADR riportaleprescrizionidicostruzioneeleprove
tecnichealcapitolo6.6.
Gli imballaggi trasportabili rigidi o flessibili
diversi da quelli specificati nel capitolo 6.1
dell’accordovengono,infine,definitiGIR,ovvero
“grandi imballaggi per il trasporto alla
rinfusa”. Progettati per la movimentazione
meccanica, i GIR hanno capacità non superiore
a 3 m 3 per le materie solide e liquide a
medio e basso rischio dei gruppi di imballaggioIIeIIIecapacitànonsuperiorea1,5
m 3
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 71 ILSOLE24ORE

ILSOLE24ORE 72
GRANDI RISCHI
Articolo
perlemateriesolidedigruppodiimballaggio
I nel caso di GIR flessibili, di plastica rigida,
compositi, di cartone o di legno. Qualora siano
di materiale metallico, per le materie di
gruppodiimballaggioI,iGIRpossonoavere
capacità fino a 3 m 3 . Le prescrizioni relative
alla costruzione e le prove sono riportate nel
capitolo6.5dell’accordo.
Nellapraticaquotidiana,èpossibileimbattersiinimballaggiderivantidaprocessodirecupero,ovveroricondizionati.Illegislatoreponeregolechiareinmeritoalladisciplinadiomologazione
degli imballaggi, delle prove che
essi devono subire prima di essere utilizzati,
in funzione del tipo di merce pericolosa, e
delle marcature che essi debbono riportare,
sia che si tratti di imballaggi nuovi, sia che si
tratti di recipienti ricondizionati. La sottosezione
6.1.1.4 dell’accordo stabilisce, infatti,
che gli imballaggi devono essere fabbricati,
ricondizionatieprovatisecondounprogramma
di garanzia di qualità, giudicato soddisfacente
dall’autorità competente, in modo che
ogni imballaggio soddisfi le prescrizioni del
capitolo6.1dell’accordo.
Gli utilizzatori degli imballaggi, tuttavia, non
mostranosemprealtrettantacautelanellaverifica
degli imballaggi acquistati, soprattutto
quandoquestiprovengonodaunprocessodi
recupero. Molti imballaggi che hanno contenuto
merci pericolose e non pericolose, vengono
avviati a procedure di recupero sia in
regime semplificato ai sensi dell’art. 216,
D.Lgs.n.152/2006 [1] esuccessivemodifiche
e integrazioni (soprattutto nel caso degli imballaggi
non pericolosi codificati con CER
15.01.02, 15.01.04, 15.01.05, 15.01.06,
15.01.09), sia in regime ordinario ai sensi
dell’art.208delmedesimodispostonormativo(èquestoilcasodegliimballaggipericolosi,ovverochehannocontenutomercepericolosa,codificaticonCER15.01.10*e15.01.11*).
In questo caso le società che effettuano il
trattamento dei rifiuti di imballaggio e che
operano sul territorio nazionale in regime di
comunicazione o autorizzazione alle attività
direcuperoR3,R4,R5,oltrealciclodirecupero
previsto nella propria autorizzazione finalizzato
alla trasformazione del rifiuto in
materia prima secondaria, ovvero “mps”, de­
vonorispettareancheledisposizioniexsottosezione
6.1.3.8 dell’ADR e quelle della definizionediimballaggioricondizionatodicuial
capitolo 1.2 dell’accordo. Poiché nell’ADR
mancaladefinizionediimballaggiorecuperato,
si ritiene che la materia prima secondaria
derivante dal processo di recupero di un imballaggiopossaesserericonducibilearagione
all’“imballaggioricondizionato”.
Siricorda,però,chel’ADRdefiniscerigorosamente
l’“imballaggio ricondizionato”, ovvero
esso può essere un fusto metallico ripulito
affinché i materiali di costruzione ritrovino il
loroaspettoiniziale,essendostatirimossitutti
icontenuti,lacorrosioneinternaedesterna,i
rivestimentiesternieleetichette.Ilcontenitore
deve essere ripristinato nella sua forma e
nel suo profilo originale, essendo stati raddrizzati
(se necessario) e resi stagni gli orli e
sostituite tutte le guarnizioni di tenuta che
non facciano parte dell’imballaggio, e deve
essere,infine,ispezionatodopolaripuliturae
prima di essere verniciato. Non sono conformi
al processo di ricondizionamento imballaggichepresentinocorrosionepervaiolatura
(pitting corrosion), per crevice corrosion o per
corrosione generalizzata, così come non lo
sonosepresentanoevidentidifettiallafilettaturaochiusuredanneggiate.
Anche gli imballaggi di plastica, quali fusti e
taniche,possonoesserericondizionatiapatto
chesianostatiripulitipermostrareimateriali
di costruzione, dopo l’eliminazione di ogni
residuo del carico, dei rivestimenti esterni e
delle etichette. Devono, inoltre, essere stati
sostituiti tutti i giunti che non abbiano fatto
parteintegrantedell’imballaggioedeveessereeffettuataunaispezionedopolaripulitura.
Imballaggi che presentano incisioni, piegature,fessure,filettatureochiusuredanneggiate
o altri difetti visibili non sono conformi al
processodiricondizionamento.
Permotividirischiodovutiallalorocapienza,
l’ADR non prevede processi di ricondizionamentoperigrandiimballaggieperiGIR.
Giuridicamente le caratteristiche funzionali
richiestedallegislatorenelcampodellemerci
pericolose sono sicuramente più restrittive e
cautelativediquelleprevistenellanormaambientale
del recupero dei rifiuti di imballag­
1) «Normeinmateriaambientale»(inS.O.n.96allaGazzettaUfficialedel14aprile2006,n.88).
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Esempio di marcatura presente
su imballaggio ricondizionato
3H1/Y1.2/150/06
I/ROSSI RECUPERI/09/RL
gio.Ovviamentelarispostarisiedenellafinalità
che ha l’imballaggio recuperato e nella
volontàdellegislatoredinonrichiedereprove
direcuperotroppooneroseperquegliimballaggi
che non saranno destinati a contenere
mercipericolose.
Leaziendecherecuperanogliimballaggiper
immetterli sul mercato come “mps”, o effettuandounasemplicelavorazioneconto/terziperunadittaritirando,ricondizionandoerendendoallamedesimadittaglistessiimballaggi
(debitamente identificati), devono quindi
rispettareanchequantorichiestodall’ADRin
materia,ovveroquantoprescrittoallesottosezioni6.1.3.8e6.1.3.9dellanorma.Ladittacheeffettuailricondizionamentodell’imballaggio
deve apporre un marchio durevolecomprendentenell’ordine:
l il nome dello Stato nel quale è stato effet­
GRANDI RISCHI
Articolo
tuato il ricondizionamento, indicato nella
sigladistintivaprevistaperiveicolineltrafficointernazionale;
l il nome della società che ricondiziona o
altraidentificazionedell’imballaggiospecificatadall’autoritàcompetente;
l l’anno di ricondizionamento, la lettera “R”
e,perogniimballaggiocheabbiasuperato
la prova di tenuta prescritta al 6.1.1.3, la
letteraaddizionale“L”.
Un esempio di marcatura presente su un im­
ballaggio ricondizionato può essere la se­
Fonte: GSE, 2008
guente:
Ogni imballaggio suscettibile di subire trattamento
di ricondizionamento deve recare i
marchi prescritti dall’ADR in forma permanente(adesempioappostoperimbutitura).
Qualora dopo le operazioni di recupero e ricondizionamentoimarchiprescrittial6.1.3.1
dell’ADR (marcatura UN) non appaiano più
né sul coperchio, né sulla virola di un fusto
metallico, il ricondizionatore deve applicarli
in una forma durevole, seguiti dai marchi soprariportati.Questimarchinondevonoindicare
caratteristiche funzionali superiori a
quelleperlequaliilprototipooriginaleèstato
provatoemarcato.Qualoragliimballaggifossero
fabbricati in materia plastica riciclata,
dovràessereappostaancheladicitura“REC”
inprossimitàdelmarchioprescrittoal6.1.3.1,
facendosalvalaqualitàdellamateriaplastica
recuperata ai sensi del D.M. 5 febbraio
1998 [2] esuccessivemodificheeintegrazioni,
oveapplicabile. l
2) «Individuazionedeirifiutinonpericolosisottopostialleproceduresemplificatedirecuperoaisensidegliarticoli31
e33deldecretolegislativo5febbraio1997,n.22»(inS.O.n.72allaGazzettaUfficialedel16aprile1998,n.88).
Norme, progetti, appalti, mercati.
Informazioni e abbonamenti al sito http://vetrina.ilsole24ore.com/ediliziaterritorio
Figura 1
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 73 ILSOLE24ORE

ILSOLE24ORE 74
GRANDIRISCHI
Domandeerisposte
Quesiti sull’antincendio
l acuradi Mario Abate,DirettoreViceDirigente,ComandoprovincialeVVF-Milano
Cointestazione del CPI
DOMANDA
Un’esposizionediautoèstatarealizzatainunedificioausoesclusivocostituitodaduepianifuoriterrasulla
basediunprogettoapprovatonel2001.
Alpianoterra,disuperficieparia900m 2 ,èrealizzatalaveraepropriaesposizioneaccessibilealpubblico.
Alpianoprimo,disuperficieparia900m 2 ,èstatorealizzatoildepositodiautoveicoli(prividicarburantee
con alimentazione elettrica disconnessa). Per portare le auto al piano primo è installato un apposito
montacarichi. Ilproprietariohadecisodidividereinduel’edificioediaffittareledueporzionidell’edificioa
duesocietàdivenditadiautodistinte.
Alpianoterrasarannorealizzati,pertanto,duecompartimentiprividicomunicazionieconaccessiindipendentidestinatientrambiaesposizioneautoaccessibilealpubblico.
Alprimopianosarannorealizzatiduecompartimentidestinatiadepositodiautoveicoli(prividicarburantee
conalimentazioneelettricadisconnessa).
Entrambeleporzioniavrannosuperficielordacomplessivasuperiorea400m 2 percuisarannoindividuabili
comeattività87dicuialD.M.16febbraio1982.
Ilmiodubbioriguardailmontacarichichesarebbeutilizzatoperportareleautoinentrambiidepositiautoal
primopiano.Ilmontacarichisaràaccessibiledall’esterno(daspazioscoperto).Ilvanodelmontacarichiavrà
resistenzaalfuocoREI120.AlpianoprimosaràrealizzatoundisimpegnodisbarcoREI120.Lacomunicazione
con un compartimento (deposito auto) avverrà tramite porta REI 120 con autochiusura. La comunicazione
conl’altrocompartimento(depositoauto)avverràtramitefiltroaprovadifumo.
Chiaramente,questamodificacomportalarichiestadelparerediconformitàantincendio.
Il fatto di avere il montacarichi in comune e l’impianto idrico antincendio in comune comporta il dover
cointestareilcertificatodiprevenzioneincendialleduesocietà?
RISPOSTA
Perrispondereinmanieraprecisaoccorrerebbe
verificare esattamente la configurazione
delleattivitàdescritte.
In linea di massima, quello che può determinarelanecessitàdicointestareilcertificatodiprevenzioneincendièlaconnessionefunzionalefraleduesezionidell’edificio.Laconnessione
funzionale può essere determinata, più
Larghezza delle scale e delle uscite di un albergo
DOMANDA
che dalla unicità dell’impianto antincendio,
dalla fruizione non completamente distinta
delledueattivitàe,quindi,dall’eventualeutilizzocomunedimontacarichi,diviediaccesso,diviediesodo,dicomandidiinterventodi
emergenzaecc.
Un altro elemento di valutazione può essere
costituito dall’indipendenza dei comandi degli
impianti (per esempio, elettrico, antincendio)perogniattività.
Comesicalcolalalarghezzadellescalefacentipartedelsistemadiviediesododiun’attivitàalberghiera?
Ai sensi del punto 7.6, «Larghezza totale delle uscite», D.M. 9 aprile 1994, «La larghezza totale delle
uscite da ogni piano, espressa in numero di moduli, è determinata dal rapporto tra il massimo
affollamentoprevistoelacapacitàdideflussodelpiano.
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GRANDIRISCHI
Domandeerisposte
Perlestrutturericettivecheoccupanopiùdiduepianifuoriterra,lalarghezzatotaledelleviediuscitache
immettonoall’apertovienecalcolatasommandoilmassimoaffollamentoprevistoinduepianiconsecutivi,
conriferimentoaquelliaventimaggioreaffollamento».
Dovendo calcolare la larghezza delle scale nonché il numero totale dei moduli di uscite di emergenza
necessariaffinchèsiagarantitol’esodo,nelcasoincuiiduepianiamaggioraffollamentosianoilpianoterra
(doveèpresenteilristorante,lahall,ilbar,lasalacolazioniecc.)eilprimopiano,conqualecriteriosicalcolala
larghezzadellescale?
Considerando la somma dell’affollamento del piano terra e del primo piano oppure, visto che le persone
presentialpianoterranonutilizzanolescale,solol’affollamentodelprimopiano?
RISPOSTA
Lalarghezzadellescaledeveesseredeterminatainbaseall’affollamentoprevistoneidue
pianiconsecutiviinelevazionecheospitanoil
maggiornumerocomplessivodipersone.
Quindi,escludendoilpianoterra,occorreindividuare
i due piani consecutivi di massimo affollamento
e calcolare la larghezza delle scale
in base alla somma delle presenze di ciascun
piano e alla capacità di deflusso prevista dal
punto7.2,decretoministeriale9aprile1994.
Viceversa, se, come spesso accade, le uscite
del piano terra sono indipendenti dal vano
scala, il dimensionamento delle uscite al pianoterradevetenercontodelmassimoaffollamentoprevistoaquestolivello.
A queste uscite (o numero di moduli) calcolate
perilpianoterraoccorreaggiungere,invece,ulteriori
moduli di esodo per tenere conto delle
scaleprovenientidaipianisuperioriqualoraqueste
non immettano direttamente all’aperto ma,
per esempio, conducano nella hall dell’albergo
(neicasiincuiquestasituazioneèconsentita).
Tramezzi di separazione tra corridoio e camera
DOMANDA
All’internodiunalbergo,sel’accessoallecamere,ubicatealprimo,alsecondoealterzopianofuoriterra(al
pianoterraèpresentelahallelasalacolazioni),èrealizzatomedianteunballatoioesterno,itramezzidiseparazionetralecamereeicorridoidevonoesserecomunqueREI30?
Poichélecameresarannorealizzateconunapareteparzialmentevetrataprospicienteproprioilballatoio,è
necessariocomprendereseivetridovrannoessereREIoppure,seilballatoioèconsiderabileesterno(anche
secopertodallaproiezionedelballatoiodelpianosuperiore),possonoessereditiponormale.
RISPOSTA
Il punto 6.5, «Corridoi», D.M. 9 aprile 1994,
ha prescritto che «I tramezzi che separano le
camere per ospiti dai corridoi devono avere
caratteristichediresistenzaalfuocononinferioreaREI30.LeportedellecameredevonoaverecaratteristichenoninferioreaRE30condispositivodiautochiusura».Questoalfinediassicurareunaidoneacompartimentazionechegarantiscalafruibilitàdeicorridoicomeviediesodoincasodiincendio.
Quindi, a rigore, anche nel caso prospettato,
in cui i corridoi di piano sono costituiti da
ballatoi esterni, i requisiti citati devono comunqueessererispettati.
Infatti,incasodiincendio,ilballatoiopotrebbe
essere investito dal fumo, che presumibilmente
tenderebbe a disperdersi con relativa
facilità, venendo interessato, inoltre, dall’irraggiamentotermicooriginatodallefiamme.
Questa situazione potrebbe ritardare o addiritturaimpedirel’evacuazionedellepersonee
deiclientiamenodinonavereadisposizione
unballatoiosufficientementelargo.
Aquest’ultimoriguardo,l’eventualesufficiente
larghezza del ballatoio deve essere oggetto di
valutazione in sede di esame del progetto da
partedelcompetenteComandoprovincialedei
Vigili del Fuoco sulla base degli esiti di una
approfonditavalutazionedelrischioincendio.
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 75 ILSOLE24ORE

DOMANDA
ILSOLE24ORE 76
GRANDIRISCHI
Domandeerisposte
Una ditta, soggetta ai controlli di prevenzione incendi in quanto ricadente al punto 87, D.M. 16 febbraio
1982,intendesepararecompletamenteleduepartidestinaterispettivamenteaesposizioneeadeposito,in
mododanonesserepiùsoggettaallarichiestadelcertificatodiprevenzioneincendi.
Inparticolare,siintenderebbeprocedereaunaseparazionecompletatraleduezonecreandolocalidistintie
separati, con accessi indipendenti, e ognuno avente superficie inferiore a 400 m 2 . Nel primo locale la ditta
svolgerebbe l’attività di vendita vera e propria, mentre il secondo locale sarebbe utilizzato per il deposito
dellamerce.
Inquestaeventualità,oltreanonraggiungerelesuperficiperfarrientrarel’attivitàtraquelledicuiaipunti
87 e 88, D.M. 16 febbraio 1982, i quantitativi di materiali combustibili, presenti in ciascun locale, non
configurerebberonemmenoaltreattivitàsoggettecompresenell’elencoallegatoallostessodecreto.
Quindi, ricapitolando la ditta è sempre la stessa, l’attività è la stessa ma i due locali sono complementari e
inscindibili.
Unatalesituazionedeterminaancoral’esistenzadiunaattività87anchesenonc’èpiùunacomunicazione
direttatraiduelocali?
Oppure la separazione determina, sic et simpliciter, una non più necessaria osservanza della normativa
antincendio?
DOMANDA
CPI per una attività frammentata
RISPOSTA
Unaseparazione,privadicomunicazioni,tralocalicompartimentatiaventiaccessidiversieindipendenti
realizza certamente una frammentazionedelrischioincendiodiunaattività.Pertanto,selecaratteristichedelleattivitàsvolteneicompartimentirisultanoaldisottodelle
soglie stabilite dall’elenco allegato al D.M. 16
febbraio1982,qualilimitidiinteressedalpunto
di vista della prevenzione incendi, le stesse
possonoessereesclusedaicontrollidiprevenzioneincendie,quindi,dallarichiestadelcertificatodiprevenzioneincendi.
Perilcasoprospettato,quindi,selasuperficiedel
localevendita,comprensivadeiserviziedeidepositi
con essa comunicanti, è inferiore ai 400
m 2 , l’attività non può configurarsi rientrante al
punto87,D.M.16febbraio1982.
È necessario non confondere, però, l’assoggettabilitàaicontrollideiVigilidelFuococon
l’osservanza dei criteri di sicurezza e delle
normegeneralidiprevenzioneincendi.
Conformità antincendio per un’isola ecologica
Sistapredisponendolarichiestadiparerediconformitàantincendioperun’isolaecologica,nellaqualesono
depositatidiversimaterialitracuicarta,legname,plastica,gommaecc.
Siconfiguranocomedepositiancheseimaterialistazionanoincontainerall’aperto?
RISPOSTA
Aifinidellaassoggettabilitàall’obbligodicertificatodiprevenzioneincendi,occorreverificare
semplicemente se ogni singola tipologia
di deposito, quale legna, carta, plastica ecc.,
possa o meno essere ricomprensibile in una
delleattivitàdicuialD.M.16febbraio1982.
Peresempio,considerandolacarta,lavocedi
cui al punto 43, D.M. 16 febbraio 1982, ha
compresoidepositiconcapacitàmaggioredi
50 q, indipendentemente dal fatto che siano
ubicatiall’apertooalchiuso.
Quando il legislatore ha voluto escludere i
depositi all’aperto, lo ha fatto espressamente,
comealpunto46,D.M.16febbraio1982.
Lostessovaleperquantospecificatoaipunti
55e58,D.M.16febbraio1982.
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RIFIUTIEBONIFICHE
Articolo
l Il TUA definisce criteri, procedure e modalità per lo svolgimento delle operazioni
Stoccaggio abusivo di rifiuti:
le responsabilità per la bonifica
192, D.Lgs. n. 152/2006 disciplina il divieto di abbandono e deposito incontrollato di
rifiuti sul suolo e la loro immissione, allo stato solido o liquido, nelle acque, imponendo al
L’art.
responsabile dell’inquinamento l’attuazione di misure di messa in sicurezza d’emergenza
finalizzate a prevenire l’eventuale diffondersi di agenti inquinanti nell’ambiente circostante, oltre
alla messa in moto del relativo procedimento amministrativo che permette la bonifica definitiva
delle aree contaminate. La maggiore problematica per la pubblica amministrazione consiste nella
ricerca del responsabile dell’inquinamento, soggetto principale da cui inizia l’attuazione del
relativo procedimento amministrativo di bonifica dell’area inquinata. Positivamente deve
considerarsi, inoltre, l’attuazione della procedura semplificata, che, tuttavia, risulta essere limitata
dall’estensione della superficie dell’area contaminata.
l diDarioManganaro,avvocato,affiliatoaInterprofessionalNetwork
Attualmente, una delle maggiori problematiche
legate all’ambiente riguarda l’inquinamento
del suolo, del sottosuolo e dell’aria,
dovutoadagentiinquinantidinaturasolidae
liquida,solitamenteabbandonatiedepositati
inmanieraincontrollatainsitieareesiapubblichecheprivate.Siassistecontinuamentee
frequentemente a episodi che non solo danneggianol’ambienteeilterritoriocircostante,
mamettonocostantementeinpericololavita
elasalutedellepersone.
Gli sforzi che sono stati fatti al fine di evitare
l’insorgere di problematiche del genere sono
notevolieilLegislatoreitalianohacercatodi
adottarenelcorsodeltempotuttiipiùopportuni
provvedimenti per la salvaguardia dell’ambientechecicircondaeincuiviviamo.
Ildivietodiabbandono
edepositoincontrollatodirifiuti
Il divieto di abbandono e di deposito incontrollatodirifiutisulsuoloelaloroimmissione,
allo stato solido o liquido, nelle acque, è prescrittodall’art.192,D.Lgs.n.152/2006(cosiddetto
Testo unico ambientale). È opportuno
precisare che l’abbandono e il deposito
incontrollato di rifiuti sono fattispecie simili.
Tuttavia, mentre il caso di abbandono di
rifiutiècaratterizzatodall’accumulodeirifiuti
stessiinevidentestatodiabbandono,ovvero
lasciati con incuria e al degrado in aree pubbliche
e private soggette a uso pubblico, per
depositoincontrollatosiintendeunaccumulo
di rifiuti sul sito, implicando un’ipotesi più
rilevantedell’abbandonocheassumequasile
vestididiscaricaegestionenonautorizzatadi
rifiuti.
Elementodifferenzialetraleduefattispecieè,
infatti, quello dell’occasionalità dell’evento.
Ogni qual volta si configuri questo elemento,
l’evento posto in essere rientra nella
fattispeciedell’abbandonodeirifiuti;nelmomento
in cui, invece, l’abbandono dei rifiuti
sia ripetuto sistematicamente e in maniera
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Tabella 1
ILSOLE24ORE 78
RIFIUTI E BONIFICHE
Articolo
Le procedure operative e amministrative previste
Entro le 24 ore successive all’evento
o all’individuazione di contaminazioni storiche
l Comunicazione di un potenziale danno ambientale al Comune, alla Provincia,
alla Regione, al Prefetto della Provincia che entro le 24 ore successive informa
il Ministero dell’Ambiente
l Adozione delle necessarie misure di prevenzione e messa in sicurezza, che
dovranno essere oggetto della comunicazione di cui al precedente punto
l La comunicazione, non appena pervenuta, abilita l’operatore alla realizzazione
degli interventi di prevenzione e messa in sicurezza
l Se l’operatore non provvede, l’Autorità preposta al controllo irroga una
sanzione amministrativa per ogni giorno di ritardo
l Il Comune e la Regione verificano l’efficacia degli interventi di messa in
sicurezza d’emergenza da adottare e possono fissare prescrizioni ed integrazioni
permanente, si rientra nella fattispecie del
depositoincontrollato.
Occorre evidenziare che l’abbandono e il deposito
incontrollato sul suolo possono riguardare
diverse tipologie di rifiuti; pertanto, è di
fondamentale importanza accertare e comprenderelapresenzadieventualisostanzepericoloseconelevatotassodiinquinamento,se
si tratta di rifiuti solidi o allo stato liquido, sia
per l’individuazione del diverso regime sanzionatoriosiaperl’adozionediefficacimisure
dituteladell’ambienteedellasalutepubblica.
Ilregimesanzionatorio,chevieneapplicatoa
chiviolailpredettodivieto,èdisciplinatodall’art.255esegg.,D.Lgs.n.152/2006(cosiddetto
“Testo unico ambientale”) e s.m.i., che
trova applicazione sulla base delle diverse
fattispeciechesipossonoverificare.
Inparticolare,l’art.255prevedel’applicazione
di una sanzione amministrativa che può
andareda105a620euroe,nelcasoincuisi
trattidiabbandonoedepositoincontrollatodi
rifiuti ritenuti non pericolosi e non ingombranti,
la predetta sanzione viene ulteriormentediminuita.
Tuttavia, in questo ambito, occorre precisare
chelasanzionepuòassumerecaratterepenaleoltrecheamministrativo.Infatti,nelcasoincuilecondottediabbando­
no e di deposito incontrollato di rifiuti siano
posteinesseredasoggettititolaridiimpreseo
enti(art.256,comma2),lasanzioneapplicata
prevede l’arresto da tre mesi a un anno o
l’ammenda da 2.600 a 26.000 euro, se si
tratta di rifiuti non pericolosi, mentre, se si
tratta di rifiuti pericolosi, la pena applicata è
rappresentata dall’arresto da sei mesi a due
anni, con conseguente applicazione di una
ammenda che può andare da 2.600 a
26.000euro.
La sanzione rappresenta una pena contravvenzionale,comelamaggiorpartedeireatiin
materia ambientale; ciò implica che, ai fini
dell’applicazione della pena, sia sufficiente
l’esistenza dell’elemento soggettivo della colpa,chesihaquandol’evento,anchesepreveduto,
non è voluto dall’agente e si verifica a
causa di negligenza o imprudenza o imperizia,
ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti,ordiniodiscipline.
Ovviamente,laresponsabilitàperlepredette
sanzionipenalièpersonale;quindi,ogniqual
volta si configuri il reato di abbandono e depositoincontrollatodirifiuti,occorreràaccertareeindividuareilsoggettoresponsabile.Se,
nelcasodelleditteindividuali,l’accertamento
el’individuazionedelresponsabilepuòessere
piùsemplice,nelcasodellesocietàoccorrerà
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Le procedure operative e amministrative previste
verificareconattenzioneachieffettivamente
sia stata conferita la rappresentanza legale
della società e a chi erano stati conferiti i
relativi poteri di gestione societaria, che gli
avrebbero permesso di non violare questo
divieto.
Nelcasodiaziendestrutturatealivellosocietario
in maniera più complessa, qualora il
rappresentantelegaleabbiadelegatoadaltri,
in tutto o in parte, le proprie mansioni, in
quantosoggettochepuòsottoporreacontrollo
l’operato del proprio delegato, è ovvio che
lo stesso risponderà a titolo di responsabile,
qualora sia consapevole delle relative inadempienze
del delegato e non abbia provvedutoadadottareneisuoiconfrontigliopportuniprovvedimenti.
Isiticontaminatiel’esclusione
dellaresponsabilitàdelproprietario
Prima di passare all’analisi delle procedura
operativeeamministrativeperlabonificadei
siticontaminati,occorrefareunabreverifles­
RIFIUTIEBONIFICHE
Articolo
Entro le 72 ore successive all’evento
(cioè entro le 48 ore successive al termine indicato nella tabella 1)
Il responsabile inquinamento svolge attività di indagine preliminare
Non superamento CSC: chiusura procedimento
con invio autocertificazione
al Comune e alla Provincia entro
48 ore dalla comunicazione, ferma
restando l’attività di verifica e controllo
dell’autorità competente.
Superamento CSC: comunicazione
immediata al Comune e alla Provincia
con la descrizione delle misure di
prevenzione e d’emergenza adottate
nei successivi 30 giorni.
Il responsabile inquinamento presenta
al Comune, alla Provincia e alla Regione
il piano di caratterizzazione.
Nei successivi 30 giorni la Regione
convoca la conferenza dei servizi e
autorizza il piano di caratterizzazione
con eventuali prescrizioni.
sione sia sulla definizione di siti contaminati,
nonchésull’eventualeesclusionediresponsabilitàdapartedelproprietariodell’area.Percomprendereseunsitorisultaesserecontaminato,occorreprendereariferimentodue
parametrivalutativi:
l le“concentrazioni soglia di contaminazione”
(CSC), che riguardano i livelli di
contaminazione delle matrici ambientali
checostituisconovalorialdisopradeiqualiènecessarialacaratterizzazionedelsitoe
l'analisidirischiositospecifica;
l le “concentrazioni soglia di rischio”
(CSR),cheriguardanoilivellidicontaminazione
delle matrici ambientali, da determinare
caso per caso con l'applicazione della
proceduradianalisidirischiositospecifica,
ilcuisuperamentorichiedelamessainsicurezzaelabonifica;questovaloreidentificailivellidicontaminazioneresidualiaccettabili,
calcolati mediante analisi di rischio, sui
quali impostare gli interventi di messa in
sicurezzae/obonifica.
Tabella2
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 79 ILSOLE24ORE

Tabella 3
ILSOLE24ORE 80
RIFIUTI E BONIFICHE
Articolo
Le procedure operative e amministrative previste
Entro sei mesi dall’approvazione del piano di caratterizzazione
Il responsabile presenta alla Regione i risultati dell’analisi di rischio, sulla base
delle risultanze della caratterizzazione. La Regione approva il documento di
analisi di rischio entro i 60 giorni dalla ricezione dello stesso, tramite delibera
della Conferenza dei Servizi
1) Se l’analisi di rischio dimostra che
ci sono concentrazioni contaminanti
< CSR, si conclude il procedimento
e la Conferenza dei Servizi
può prescrivere un piano di monitoraggio
che deve essere approvato
dalla Regione nei successivi 30
giorni.
Sullabasedeipredettiparametrisipuòavere:
l un sito soltanto potenzialmente contaminato
nel quale uno o più valori di concentrazionedellesostanzeinquinanti,rilevatinellematriciambientali,risultinosuperiori
ai valori di concentrazione soglia di
contaminazione(CSC)e/o
l un sito contaminato a tutti gli effettinel
qualeivaloridelleconcentrazionisogliadi
rischio(CSR),determinaticonl'applicazione
della procedura di analisi di rischio,
risultanosuperati.
Pertanto, nel momento in cui i predetti parametri
risultano superati, vi può essere un interventodellapubblicaamministrazioneche,
nell’eserciziodellepropriefunzioni,unavolta
individuatiisitineiqualivengaaccertatochei
livellidicontaminazionesonosuperioriaivaloridiconcentrazionesogliadicontaminazione(CSC),nedannocomunicazioneallaregione,allaprovinciaealcomuneterritorialmente
competenti; a questo punto, la provincia,
ricevuta la predetta comunicazione, dopo
2) Se l’analisi di rischio dimostra che
ci sono concentrazioni contaminanti
> CSR, il responsabile, entro 6
mesi dalla approvazione del documento
di analisi del rischio, presenta
il progetto di bonifica o di messa
in sicurezza operativa o permanente.
Entro 60 giorni dal ricevimento
del progetto di cui sopra, la Regione
lo approva con eventuali
prescrizioni e integrazioni e acquisito
il parere del Comune e della
Provincia
aversvoltoleopportuneindaginivolteaidentificare
il responsabile dell’evento di superamentodellesogliedicontaminazioneesentitoilcomune,diffida,conordinanzamotivata,ilresponsabiledellapotenzialecontaminazione,nonchéilproprietariodelsito,aprovvedereadavviarelaproceduraoperativa­amministrativavoltaallabonificadelsitocontaminato.
Tuttavia, può accadere che il responsabile
dellacontaminazionenonsiaindividuabileo
non provveda e non prenda provvedimento
neanche il proprietario del sito né altro soggettointeressato;inquestocaso,l’oneredegli
interventi,cherisultasseronecessarialfinedi
porre rimedio alla contaminazione del sito,
dovrannoessereadottatidallastessaamministrazionecompetente.Daquinasceilproblemarelativoall’eventualeresponsabilitàdelproprietariodelsitocontaminatoedèproprioinmeritoaquestopuntochesivuolebrevementeporrel’attenzione
sulla eventuale responsabilità del proprieta­
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io dell’area in cui l’illecito di abbandono o
deposito incontrollato di rifiuti viene commesso,inquanto,ilpiùdellevolte,accadeche
un soggetto, per quanto estraneo al fatto, diventi
oggettivamente responsabile in quanto
proprietario dell’area e per semplice responsabilità
oggettiva; si evince chiaramente che,
congiuntamente all’autore materiale dell’illecito,
può rispondere, altresì, il proprietario
dell’area, al quale , peraltro, la responsabilità
èimputabilesoltantoatitolodidoloocolpa.
Pertanto risulterà fondamentale, sulla base
degliaccertamentichedovrannoessereeffettuati
dalla pubblica amministrazione, individuare
innanzitutto l’effettivo responsabile
dell’illecitoambientalecommessoeverificare
se il proprietario dell’area, o il soggetto che
abbialadisponibilitàdelfondo,abbiapartecipato
consapevolmente a questa attività o abbia
colposamente omesso di provvedere a
vietarlaoimpedirla,nelsensoche,pursapendo,
abbia taciuto, oppure potesse venire a
conoscenzadell’illecitoconunminimodidiligenza.
Restapertantodadimostrareildoloolacolpa
del proprietario, in quanto sullo stesso, purchénonsiailproduttoredeirifiuti,nonsussistealcunaresponsabilitàoggettivaqualesempliceproprietariodell’area.
Il buon comportamento del proprietario di
un’area,che,oltreadadottaretuttelemisure
necessariepercercarediimpedirel’abbandono
di rifiuti da parte di soggetti terzi, abbia
collaborato fattivamente con la pubblica amministrazione,
denunciando, altresì, l’illecito
abbandono, è da considerare elemento sufficienteamanlevareilproprietariodell’areada
qualsiasiformadiresponsabilità.
Lo stesso art. 245, comma 2, Testo unico
ambientale specifica che, fatti salvi gli obblighidelresponsabiledellapotenzialecontaminazionedelsitodabonificare,ilproprietarioo
ilgestoredell'area,cherileviilsuperamentoo
ilpericoloconcretoeattualedelsuperamento
delle concentrazione soglia di contaminazione
(CSC), deve darne comunicazione alla regione,
alla provincia e al comune territorialmentecompetentieattuarelenecessariemisure
di prevenzione. La provincia, una volta
ricevutelecomunicazionidicuisopra,siattiva,sentitoilcomune,perl'identificazionedel
soggettoresponsabilealfinedidarcorsoagli
interventidibonifica.Nelcasoincui,infatti,la
RIFIUTI E BONIFICHE
Articolo
pubblicaamministrazionenonsiaingradodi
accertare l’autore dell’illecito e non si sia in
gradodiprovarelacolpaoildolodelproprietariodell’area,laPAcompetentedeveordinarelabonificadeisiticontaminatiassumendoseneglioneri,salvofuturarivalsaneiconfrontidell’effettivoresponsabile.
Pertanto,inconclusione,inlineadimassimaè
possibile affermare che il proprietario di
un’areacheadottiuncomportamentoattivoe
diligenteperlatuteladell’ambienteenonsia
rimasto assolutamente inerte, nel caso di abbandono
o deposito incontrollato di rifiuti,
nonrisponderàatitolodicolpaodolonell’illecito
commesso da soggetti terzi ed effettivi
responsabili.
Procedure operative e amministrative
per la bonifica dei siti contaminati
Leprocedureoperativeeamministrative,che
devonoessereadottateperlabonificadeisiti
contaminati,comprendonoduefasidistinte:
l messa in sicurezza e prevenzione dei
siti contaminati, che si deve attuare nel
momento in cui vi sia il verificarsi di un
evento che possa appunto, anche potenzialmente,contaminareun’area;
l laveraepropriaproceduracheporteràalla
bonifica dei siti contaminati,operazione
che viene avviata successivamente alla
conclusionedellaprimafase.
Messa in sicurezza e prevenzione
L’art. 242, testo unico ambientale, specifica
che, al verificarsi di un evento che sia potenzialmente
in grado di contaminare il sito, il
responsabiledell’inquinamentodebbamettere
in opera, entro ventiquattro ore, le misure
necessariediprevenzioneenedebbadarele
relative comunicazioni; l’operatore interessato
deve adottare entro le ventiquattro ore, a
propriespese,lenecessariemisurediprevenzioneedimessainsicurezza.
L’operatore deve informare, con apposita comunicazione
degli interventi più urgenti, il
Comune, la Provincia, la Regione, nonché il
Prefettodellaprovinciaterritorialmentecompetenti,
che nelle ventiquattro ore successive
deveinformareilMinisterodell’Ambiente.
La comunicazione deve contenere gli aspetti
pertinentidellasituazionee,inparticolare,le
generalità dell’operatore, le caratteristiche
delsitointeressato,lematriciambientalipre­
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 81 ILSOLE24ORE

ILSOLE24ORE 82
RIFIUTI E BONIFICHE
Articolo
sumibilmentecoinvolteeladescrizionedegli
interventi da eseguire. La comunicazione,
non appena arriva al comune di pertinenza,
abilita immediatamente l’operatore alla realizzazione
degli interventi immediati (si veda
latabella1).
Gliinterventidimessainsicurezzasonofinalizzati
alla rimozione e all’isolamento delle fonti
inquinanti e al contenimento della diffusione
degli inquinanti per impedire il contatto con
l’uomoeconirecettoriambientalicircostanti.
Il nuovo testo unico ambientale comprende
cinque diverse definizioni riguardanti il concettodimessainsicurezza.
l “misure di prevenzione”,checonsistono
inquelleiniziativechepermettonodicontrastare
un evento, un atto o un’omissione
chehacreatounaminacciaimminenteper
la salute o per l’ambiente, intesa come rischiosufficientementeprobabilechesiverifichi
un danno sotto il profilo sanitarioambientaleinunfuturoealfinediimpedireilverificarsidiquestaminaccia;
l “misure di riparazione”, che consistono
in qualsiasi azione, tra cui misure di attenuazione
o provvisorie, dirette a riparare,
risanare o sostituire risorse naturali e/o
servizinaturali;
l “messa in sicurezza d’emergenza”, che
riguarda ogni intervento immediato e a
breve termine, da mettere in opera nelle
condizioni di emergenza, in caso di eventi
di contaminazione repentini di qualsiasi
natura, in caso di rilasci accidentali o di
improvvisoaccertamentodiunasituazione
di contaminazione o di pericolo di contaminazione;
questo intervento deve essere
attoacontenereladiffusionedellesorgenti
primarie di contaminazione. Le misure di
messa in sicurezza d’emergenza devono
essere adottate al verificarsi, per esempio,
dieventiquali:
­ concentrazioni attuali o potenziali dei
vapori in spazi confinati prossime ai livelli
diesplosività;
­ presenza di quantità significative di prodotto
in fase separata sul suolo o in corsi
d’acqua;
­pericolodiincendiedesplosioni;
­contaminazionidipozzid’acquaautilizzo
potabile;
l “messa in sicurezza operativa”,checonsiste
nell’insieme degli interventi eseguiti
inunsitoconattivitàinesercizio,finalizzati
agarantireunadeguatolivellodisicurezza
perlepersoneeperl’ambiente,inattesadi
ulteriori interventi di messa in sicurezza
permanente o bonifica da realizzarsi alla
cessazionedell’attività;essicomprendono,
altresì,gliinterventidicontenimentodella
contaminazione da mettere in atto in via
transitoria in situazione di continuità e di
compatibilità con le lavorazioni svolte nei
sitiproduttiviinesercizio,finoall’esecuzionedellabonificaodellamessainsicurezza
permanente;
l “messa in sicurezza permanente”,consiste
nell’insieme di interventi volti a isolare
in modo definitivo le fonti inquinanti rispetto
alle matrici ambientali circostanti,
così da garantire un elevato e definitivo
livello di sicurezza per le persone e per
l’ambiente.Questiinterventisonodaconsiderarsidefinitivineicasiincui,neisitinon
interessati da attività produttive in esercizio,
non sia possibile procedere alla rimozionedegliinquinanti.
Gli interventi di messa in sicurezza d’urgenza
sono, pertanto, mirati a rimuovere le fonti inquinanti
primarie e secondarie e a evitare la
diffusionedeicontaminantidalsitoversozone
non inquinate e matrici ambientali adiacenti,
per impedire dunque il contatto diretto della
popolazioneconlacontaminazionepresente.
Gli interventi di messa in sicurezza operativa
si applicano, invece, ai siti contaminati in cui
sonopresentiattivitàproduttiveinesercizioe
sono finalizzati a minimizzare o a ridurre il
rischioperlasalutepubblicaeperl’ambiente
a livelli di accettabilità, attraverso contenimento
degli inquinanti all’interno dei confini
delsitoeallaprotezionedellematriciambientalisensibili.Infine,gliinterventidimessainsicurezzapermanente
possono considerarsi quelli definitivisulsitononinteressatodaattivitàproduttiveinesercizio,alfinedirenderlofruibileper
gliutilizziprevistidaglistrumentiurbanistici.
La procedura operativa tradizionale
Il responsabile dell’inquinamento, attuate le
misurediprevenzioneconlemodalità esposte
precedentemente, deve svolgere un’indaginepreliminaresuiparametrioggettodell’inquinamentonellezoneinteressate.
Laproceduraoperativadeveesseredistintain
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

elazione all’accertato avvenuto superamento
della concentrazione della soglia di contaminazione
(CSC).
Pertanto, occorrerà distinguere due ipotesi:
l IpotesiA:laCSCnonrisultaesseresuperata;
in questo caso, infatti, il responsabile
dell’inquinamento, qualora abbia accertato
che la CSC non sia stato superato, provvede
al ripristino della zona contaminata, dandone
comunque notizia con apposita autocertificazione
al comune e alla provincia competenti
per territorio entro 48 ore dalla comunicazione.
L’autocertificazione, in questo
caso, conclude il procedimento amministrativo,
fatte salve le eventuali attività di verifica
e di controllo che le pubbliche amministrazioni
competenti vorranno mettere in atto (si
veda latabella2).
l Ipotesi B: la CSC è stato superata; in
questo caso si innesta una procedura particolare
anche qualora il CSC sia stato superato
di un solo parametro. Il responsabile
dell’inquinamento, infatti, avvedutosi del
superamento della soglia del CSC, ne dà
immediatamente notizia al Comune e alle
Province competenti per territorio, con
l’indicazione delle misure di messa in sicurezza
del sito che sono state adottate; nei
successivi 30 giorni, il responsabile dell’inquinamento
presenta al comune, alla provincia
nonché alla Regione competenti per
territorio il cosiddetto piano di caratterizzazione.
Entro i 30 giorni successivi, la
regione convoca la conferenza dei servizi
che autorizza il piano di caratterizzazione
con eventuali modifiche e integrazioni
Una volta terminato il passaggio del piano di
caratterizzazione, sulla base delle risultanze
che ne derivano bisognerà applicare la procedura
di analisi del rischio CSR (concentrazione
soglia rischio).
Infatti, entro i sei mesi dall’approvazione del
piano di caratterizzazione, il soggetto responsabile
dell’inquinamento, presenta alla regione
i risultati dell’analisi del rischio; la conferenza
dei servizi convocata dalla regione, a
seguito dell’istruttoria volta in contraddittorio
con il soggetto responsabile, approva il documento
di analisi del rischio entro i 60 giorni
dalla ricezione dello stesso.
A questo punto, si aprono due ipotesi che
riguardano il superamento o meno delle CSR:
l Ipotesi 1: se le concentrazione dei conta­
RIFIUTI E BONIFICHE
Articolo
minati è inferiore alla CSR, la cnferenza dei
servizi, con l’approvazione del documento
dell’analisi di rischio, dichiara concluso positivamente
il procedimento e il soggetto
responsabile, in questo caso, entro 60 giorni
dall’approvazione del documento, invia
alla Provincia e alla Regione competenti un
piano di monitoraggio da cui sono individuati
i parametri da sottoporre a controllo
e la frequenza e la durata del monitoraggio;
la Regione, sentita la Provincia, approverà
il piano di monitoraggio entra 30 giorni
dal ricevimento dello stesso.
l Ipotesi 2: qualora invece la concentrazione
dei contaminati sia superiore alla CSR, il
soggetto responsabile sottopone alla regione,
nei successivi sei mesi dall’approvazione
del documento di analisi del rischio, il
progetto operativo degli interventi di bonifica
e di messa in sicurezza, operativa e
permanente e, ove necessario, le ulteriori
misure di riparazione e di ripristino ambientale
al fine di minimizzare e ricondurre
ad accettabilità il rischio derivante dallo
stato delle contaminazioni presenti nel sito.
La regione, una volta che ha acquisito il parere
del comune e della provincia competenti
per territorio mediante apposita conferenza
dei servizi e sentito, altresì, il soggetto responsabile,
approva il progetto definitivo di bonifica
con eventuali prescrizioni e integrazioni
entro 60 giorni dal suo ricevimento; con il
provvedimento di approvazione definitivo del
relativo progetto di bonifica sono stabiliti anche
i tempi di esecuzione, indicando inoltre le
eventuali prescrizioni necessarie per l’esecuzione
dei lavori (si veda latabella3).
La procedura operativa semplificata
Un breve cenno, infine, deve essere fatto in
merito alla procedura operativa semplificata
bonifica dei siti contaminati, introdotta , insieme
a quella ordinaria, dal Legislatore e che
abbrevia notevolmente i termini, ma la cui
attuazione dipende o meno dall’estensione
della superficie dell’area che risulta essere
contaminata.
Questa procedura, infatti, disciplinata dall’art.
249, testo unico ambientale, si applica esclusivamente
a superfici che non siano superiori
a 1000 metri quadrati e prevede che, qualora
venga superata la CSC, il responsabile dell’inquinamento
debba effettuare una comunica­
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 83 ILSOLE24ORE

ILSOLE24ORE 84
RIFIUTI E BONIFICHE
Articolo
zione dell’avvenuto superamento di questa
sogliaalcomune,allaprovinciaeallaregione
territorialmente competenti; una volta che
vieneeffettuatalapredettacomunicazione,si
possonoaveretrediversicasi:
l il primo riguarda la sola ipotesi in cui gli
interventidimessainsicurezzad’emergenzaeffettuatiriportinoivaloridicontaminazione
sotto le CSC; in questo caso la chiusura
del procedimento amministrativo si
realizza con una nuova comunicazione effettuata
entro 30 giorni dagli interventi di
messainsicurezzad’emergenzaeffettuati;
l il secondo riguarda l’ipotesi in cui agli interventidimessainsicurezzad’emergenza
debbano seguire gli interventi di bonifica;
in questo caso si potrà bonificare fino al
raggiungimentodelleCSCodelleCSR,effettuandol’analisidirischio.Inquesticasi,
sidovràpresentareunprogettodibonifica
che dovrà essere approvato dalle autorità
competentientro60giornidallapresentazionedellostesso;
l ilterzosipuòpresentarequandovisiauna
contaminazione della falda; in questa ipotesi,
il responsabile dell’inquinamento dovrà
comunicare alle autorità competenti
ununicoprogettodibonifica,contenente:
­lasituazionedicontaminazioneriscontrata;
­ gli interventi di messa in sicurezza
d’emergenzaadottati;
­ gli interventi di bonifica per riportare la
contaminazioneadeterminativalori.
Questo unico progetto di bonifica dovrà
essereapprovatodalleautoritàcompetenti
entro60giornidalsuoricevimento.
Considerazioni conclusive
Alla luce delle considerazioni sopra esposte, è
possibileritenereche,riguardoallabonificadei
siticontaminati,ilLegislatoreitalianoabbiaben
disciplinatoilprocedimentodiattuazioneperla
bonificadeisiticontaminati,nonsoloimponendoalresponsabiledell’inquinamentol’attuazionedimisuredimessainsicurezzad’emergenza
atteaprevenirel’eventualediffondersidiagenti
inquinantinell’ambientecircostante,maimponendo,altresì,qualoravenganosuperatideterminati
parametri di contaminazione, la messa
inmotodelrelativoprocedimentoamministrativo
che permette la bonifica definitiva delle
aree contaminate. La maggior problematica
che può incontrare la pubblica amministrazionepuòconsisterenellaricercadelresponsabile
dell’inquinamento,cherisultaessereilsoggetto
principaledacuiinizial’attuazionedelrelativo
procedimento amministrativo di bonifica dell’area
inquinata e che molte volte riesce a sottrarsidalleproprieresponsabilità,facendocosì
ricadere quest’onere a carico del proprietario
dell’area di cui ne sia comunque accertata la
responsabilità o a carico della pubblica amministrazione
territorialmente competente, che
potràaccollarsituttiglioneriesuccessivamente
rivalersineiconfrontidell’effettivoresponsabile
dell’inquinamento. Deve essere considerata
positivamente,inoltre,l’attuazionedellaprocedura
semplificata, introdotta e modificata dal
Legislatorenelcorsodeltempo,inquantopermette
sicuramente di raggiungere risultati in
manierapiùcelereedefficiente,ancheserisultaessere,tuttavia,
limitatadall’estensionedella
superficiedell’areacontaminata. l
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AMBIENTE E RISORSE
Articolo
Con il D.M. n. 56/2009 prosegue l’iter di attuazione della direttiva 2000/60/CE
ILSOLE24ORE 86
ACQUE
Corpi idrici: i nuovi criteri
sul monitoraggio tecnico
modificano il D.Lgs. 152
Il Ministero dell’Ambiente della Tutela del territorio e del mare, con decreto 14
aprile 2009, n. 56, ha stabilito i criteri tecnici per il monitoraggio dei corpi idrici e
per l’identificazione delle condizioni di riferimento per la modifica delle norme
tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. In particolare, il nuovo
provvedimento ha sostituito l’Allegato 1 alla Parte III, D.Lgs. n. 152/2006, ha abrogato
la tabella 2 del D.M. 6 novembre 2003, n. 367, e ha sostituito, con l’Allegato 2 al
nuovo decreto, il punto 1.1.1 dell’Allegato III, Parte III, D.Lgs. n. 152/2006. Ai sensi del
D.M. n. 56/2009 le Regioni, sentite le Autorità di bacino ed entro novanta giorni dalla
pubblicazione del nuovo provvedimento, devono adeguare e attuare i programmi di
monitoraggio per la valutazione dello stato delle acque superficiali, in base alle
modalità e ai criteri tecnici indicati nell’Allegato 1.
l di Mara ChilosieSerena Corbetta,B&PAvvocati,Milano
È stato pubblicato il decreto del Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del territorio e
del mare del 14 aprile 2009, n. 56, «Criteri
tecnici per il monitoraggio dei corpi idrici e
l’identificazione delle condizioni di riferimento
1) InS.O.n.83allaGazzettaUfficialedel30maggio2009,n.124,
perlamodificadellenormetecnichedeldecreto
legislativo152/2006» [1] .
Questo provvedimento si è inserito nel complessoiterdiattuazionedelladirettivaquadro
sulle acque 2000/60/CE, questa volta ag­
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giornandolemodalitàtecnicheperilmonitoraggiodeicorpiidrici
[2] ,ancheinossequioalle
lineeguidainmateriadiacqueemanatedalla
Commissione europea conformemente alle
previsionidellastessadirettiva.
In particolare, il nuovo decreto ha stabilito i
criteri per il monitoraggio e la classificazionedeicorpiidricisuperficialiesotterranei,
in funzione degli obiettivi di qualità
ambientale,ehafissatolecondizionidiriferimento
tipo­specifiche per i corpi idrici
superficiali,attraverso:l
l’Allegato 1, che ha sostituito integralmente
l’Allegato 1 alla Parte III, D.Lgs. n.
152/2006;
l l’Allegato 2, che ha modificato il punto
1.1.1, Allegato 3 alla Parte III, D.Lgs. n.
152/2006.
La possibilità che gli Allegati al D.Lgs. n.
152/2006 possano essere modificati con
una fonte di rango secondario è previsto
dall’art.75,comma4,testounicoambientale,
il quale ha stabilito che, attraverso regolamenti
adottati ai sensi dell’art. 17, comma
3, legge n. 400/1988 ­ qual è il D.M. n.
56/2009­possanoessereappuntoriformati
gli Allegati alla Parte III «per adeguarli a
sopravvenute esigenze o a nuove acquisizioni
scientifiche o tecnologiche».
Inoltre,apartiredal14giugno2009(datadi
entrata in vigore del nuovo provvedimento),
perderà efficacia la tabella 2, D.M. 6 novembre
2003, n. 367, relativa agli standard
di qualità dei sedimenti di acque marino­costiere,dilaguneedistagni
costieri (il D.M. n.
367/2003,infatti,nonèstatoespressamente
abrogatodalD.Lgs.n.152/2006e,pertanto,
è rimasto in vigore nelle parti non espressamenteridisciplinate)
[3] .
È opportuno precisare che le modifiche apportateall’Allegato1allaParteIIIsonoriferite
ai soli corpi idrici superficiali (punto 2,
lettera A, nuovo Allegato I al D.Lgs. 152/
2006); invece, per quanto riguarda i corpi
idrici sotterranei ­ trattati anche nel nuovo
AMBIENTEERISORSE
Articolo
testodell’AllegatoIalpunto2,letteraB­non
si registrano innovazioni né formali, né sostanzialirispettoaltestoprecedente.Lariforma
si concentra, dunque, sui corpi idrici «superficiali»,quindi,«fiumi,
laghi, acque di transizioneeacque
marino­costiere».
A norma dell’art. 3, decreto ministeriale n.
56/2009, le regioni, sentite le Autorità di
bacino e, comunque, entro novanta giorni
dall’entrata in vigore del provvedimento,devono
adeguare e attuare i programmi di
monitoraggio per la valutazione dello stato
delle acque superficiali, sulla base delle nuove
modalità e dei nuovi criteri introdotti dall’Allegato1.Entroisuccessivitrentagiorni,leregionidevonoindividuareisitidiriferimento
tipo­specifici secondo le modalità
definitenell’Allegato2.
Laclassificazioneelaqualità
Al punto 2, lettera A, Allegato 1 al D.Lgs. n.
152/2006,èriportataun’unicatabellaA.1.1
contenentetuttigli«elementi qualitativi per la
classificazione dello stato ecologico per fiumi,
laghi, acque di transizione e acque marino­costiere»,
precedentemente ripetuti per ciascunatipologiadicorpoidrico;inquestomodo,è
stata semplificata la lettura delle differenti
tabelle previste dalla originaria versione dell’Allegato
1 per la classificazione, riorganizzando
in un unico schema tutte le voci che
devono essere considerate, ossia (per macrocategorie):
l gli«elementi biologici»;
l gli«elementi idromorfologici a sostegno degli
elementi biologici»;
l il«regime idrogeologico»;
l il«regime di marea»;
l le«condizioni morfologiche»;
l gli«elementi chimici e fisico­chimici a sostegno
degli elementi biologici».
LatabellaA2fornisceladefinizionegenerale
della «qualità ecologica» dei fiumi, dei laghi,
2) L’ultimo intervento è rappresentato dal D.M. n. 131/2008 «Criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici
(tipizzazione, individuazione dei corpi idrici, analisi delle pressioni)» (in S.O. n. 189 alla Gazzetta Ufficiale dell’11
agosto 2008, n. 131). Si veda il commento della stessa autrice a pag. 78 suAmbiente&Sicurezza n. 19/2008.
3) Si veda l’art. 78, D.Lgs. n. 152/2006, comma 1, secondo il quale, «ai fini della tutela delle acque superficiali
dall’inquinamentoprovocatodallesostanzepericolose,icorpiidricisignificatividicuiall’articolo76devonoessere
conformientroil31dicembre2008agli standarddiqualitàriportatiallatabella1/Adell’Allegato1allaParteTerza
del presente decreto, la cui disciplina sostituisce ad ogni effetto quella di cui al decreto ministeriale 6 novembre
2003,n.367».
Iltestointegrale
deldecretodelMinisterodell’AmbienteedellaTuteladelterritorioedelmaredel
14aprile2009,n.56
èdisponibilenella
sezione”Notizie
normative”delsito
www.ambientesiu­
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ILSOLE24ORE 88
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
delleacqueditransizioneedelleacquemarino­costiere,individuandoicriteriutiliastabilirne
lo stato come “elevato”, “buono”, “sufficiente”.
Le successive tabelle riportano le definizioni
normative per la classificazione dello stato
ecologico,inparticolare:
l latabellaA.2.1­definizionidellostatoecologico
elevato, buono e sufficiente dei fiumi;
l la tabella A.2.2 ­ definizioni dello stato
ecologico elevato, buono e sufficiente dei
laghi;
l la tabella A.2.3 ­ definizioni dello stato
ecologicoelevato,buonoesufficientedelle
acque di transizione;
l la tabella A.2.4 ­ definizioni dello stato
ecologicoelevato,buonoesufficientedelle
acque costiere.
Questetabellesonorimastediidenticocontenuto
rispetto alle precedenti e, per la definizione
dello stato di qualità, utilizzano tutte i
seguentiparametri(asecondadeicasidipertinenza):
l elementi di qualità biologica (fitoplancton,macroalghe,angiosperme,microfitee
fitobentos, microinvertebrati bentonici,
faunaittica);
l elementidiqualità idromorfologica(regimeidrologico,regimedimarea,continuità
delfiume,condizionimorfologiche);
l elementi di qualità fisico-chimica (condizionigenerali,inquinantisinteticispecifici,
inquinantinonsinteticispecifici).
La tabella A.2.5 ha definito il potenziale
ecologico“massimo”,“buono”e“sufficiente”
dei corpi idrici fortemente modificati o artificiali,
sempre considerando gli stessi criteri
sopraelencati.
Al punto A.2.6 è analizzato lo stato chimico
delle acque (con particolare riferimento
alla presenza di sostanze prioritarie, suddivise
in «sostanze prioritarie P, prioritarie pericolose
PP, rimanenti sostanze E») per il
quale, rispetto alla precedente versione [4] ,
sono stati introdotti numerosi approfondimentiintemadistandarddiqualitàambientaleediloroapplicazioneperlostatochimico
ed ecologico; sono espressamente presi
inconsiderazione:
l la colonna d’acqua per le sostanze dell’elencodipriorità(tabella1/A);
l i sedimenti nei corpi idrici marino­costieri
editransizione(paragrafoA.2.6.1);
l lacolonnad’acquaperalcunedellesostanze
non appartenenti all’elenco di priorità
(paragrafoA.2.7.);
l altre sostanze, non appartenenti all’elenco
di priorità, nei sedimenti per i corpi idrici
marino­costieri e di transizione (paragrafo
A.2.7.1).
Il monitoraggio
A partire dal punto A.3, il nuovo Allegato si
occupadel monitoraggiodellostatoecologicoechimicodelleacquesuperficialiinsensostretto,rispettoalqualehamantenutolaprecedentearticolazionein:
l monitoraggio di sorveglianza;
l monitoraggio operativo;
l monitoraggio di indagine.
IlnuovoAllegato,tuttavia,hanotevolmente
approfondito il tema del monitoraggio rispetto
al testo previgente, aggiungendo numerose
precisazioni, soprattutto di tipo tecnico.Leregioni,sentiteleAutoritàdibacino,devonodefinireunprogrammadimonitoraggiodi
sorveglianza e un programma di monitoraggio
operativo, che hanno valenza sessennale
(il primo periodo è quello 2010­2015, ferma
la necessità di monitorare anche gli anni
2008­2009)edevonocontribuireallapredisposizione
dei piani di gestione e dei piani di
tutela delle acque di cui agli artt. 117 e 121,
D.Lgs.n.152/2006.Inalcunicasispecifici,è
necessarioistituireancheipianidimonitoraggiodiindagine.
4) Lostatochimicodelleacque,primadellemodificheoperatedalD.M.n.56/2009,siarticolavaunicamentenelletabelle:
-Tabella1/A-«Parametridibasedacontrollarenelleacquesuperficiali»(compostada1.«Inquinantiinorganici»,2.
«Idrocarburi policiclici aromatici», 3. «Idrocarburi aromatici», 4. «Idrocarburi alifatici clorurati», 5. «Prodotti
fitosanitariebiocidi»,6.«Compostiorganicisemivolatili»);
-Tabella1/B-«Parametriaggiuntividamonitorarenelleacquesuperficiali»(compostada1.«Inquinantiinorganici»,
2. «Organo metalli», 3. «Idrocarburi policiclici aromatici», 4. «Idrocarburi aromatici», 5. «Idrocarburi aromatici
clorurati», 6. «Idrocarburi alifatici clorurati», 7. «Nitroaromatici clorurati», 8. «Alofenoli», 9. «Aniline e derivati»,
10.«Prodottifitosanitariebiocidi»,11.«Compostiorganicisemivolatili»).
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La scelta del programma di monitoraggio si
basa sulla valutazione del rischio condotta ai
sensi dell’Allegato 3, punto 1.1, sezione C,
D.Lgs.n.152/2006.
Obiettivo del monitoraggio è quello di
stabilire un quadro generale coerente ed
esauriente dello stato ecologico e chimico
delle acque presenti in ciascun bacino
idrografico e permettere la classificazione
di tutti i corpi idrici superficiali in cinque
classi.
Il D.M. n. 56/2009 ha individuato anche le
modalitàdiprogettazionedelmonitoraggioe
divalutazionedelrischioegliobiettivispecificirelativiaciascuntipodiattività.
Resta invariato il punto A.4. sulla classificazione
e sulla presentazione dello stato ecologico,cosìcometuttoilpuntoBsuicorpiidrici
sotterranei.
Le condizioni di riferimento
tipo­specifiche
Infine, l’Allegato 2 al D.M. n. 56/2009 ha
sostituitoilpunto1.1.1,Allegato3allaParte
III, D.Lgs. n. 152/2006, recante la fissazionedelle«condizionidiriferimentotipo-specifiche»
per i corpi idrici superficiali. Sono
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
state riprese e in parte rielaborate le definizioni
di condizioni idromorfologiche e fisico­chimiche
tipo­specifiche, nonché di condizioni
biologiche di riferimento tipo­specifiche;
in seguito, è stata individuata la
funzione delle condizioni di riferimento anche
in combinato con il rapporto di qualità
ecologica(RQE).
Infine, è stato descritto il processo per la
determinazione delle condizioni di riferimento.
Conclusioni
Nonèstataeffettuataun’analisicritica,sottoil
profilo strettamente tecnico, delle modifiche
apportateallaprecedentedisciplina.Peraltro,è
innegabile lo sforzo di completamento e di
adeguamento del quadro normativo nazionale,inparteancoraincompleto.
È auspicabile che questo funga da impulso e
favorisca l’attuazione, da parte delle regioni,
delle disposizioni riguardanti il monitoraggio,
la classificazione e la tutela dei corpi idrici
introdotte dalla direttiva quadro in materia di
acque e incoraggi l’emanazione dei piani di
gestione e dei piani di tutela delle acque, in
molticasinonancoraportataacompimento. l
Tecnologie&Soluzioni per l’ambiente
Progettazione e gestione dei sistemi per la tutela dell’ambiente.
SUL PROSSIMO NUMERO:
• Vapori in ambiente indoor
• Oil spill response
• Abbattimento polveri industriali
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 89 ILSOLE24ORE

AMBIENTE E RISORSE
Articolo
La sentenza n. 88/2009 prende le mosse da due questioni su impianti offshore
Con la sentenza n. 88/2009, la Corte Costituzionale affronta, con cognizione di causa, la
spinosa questione della suddivisione della potestà legislativa tra Stato e Regioni in materia
di energia. La pronuncia si incentra su recenti modifiche apportate dalla legge finanziaria
2008 agli artt. 12 e 14, D.Lgs. n. 387/2003 che hanno ampliato il raggio d’azione dell’intervento
statale a scapito della competenza regionale. In particolare, la Corte Costituzionale ha affrontato
le questioni sollevate da Veneto e Toscana in merito alle autorizzazioni necessarie per la
realizzazione di impianti per lo sfruttamento di fonti rinnovabili, alle autorizzazioni per gli impianti
offshore e alle connessioni di questi impianti con la rete elettrica.
Iltestointegrale
dellasentenzadella
CorteCostituzionale
27marzo2009,
n.88,èdisponibile
nellasezione
“Documentazione
integrativa”delsito
www.ambientesicu­
rezza.ilsole24ore.com
ILSOLE24ORE 90
Fonti energetiche rinnovabili:
la Consulta interviene ancora
sul riparto delle competenze
l di Salvo Renato Cerruto,avvocatoinVenezia,PresidenteAGR
(AssociazioneGestoriRifiutidelVeneto)
Conlarecentesentenzadel27marzo2009,
n.88,laCorteCostituzionale,nelrisolveretre
diversequestionidilegittimitàcostituzionale,
hachiaritocomedebbaessereattuatoilripartodicompetenzetraStatoeregioninelcampodella«produzione,trasportoedistribuzione
nazionale dell’energia», che costituisce materia
di legislazione concorrente (ex art. 117,
comma 3, Costituzione) ove, pertanto, spetta
alloStatodettareiprincipifondamentaliealle
regioni emanare le normative specifiche di
settore.Inparticolare,ilGiudicedelleLeggiè
stato chiamato da Veneto e Toscana a esaminarelatenutacostituzionaledirecentimodifi­
chenormativeapportatedallaleggeFinanziaria
2008 [1] (legge 24 dicembre 2007, n.
244) agli artt. 12, comma 3, e 14, comma 2,
delD.Lgs.n.387/2003 [2] .
La prima questione
La versione attuale dell’art. 12, comma 3,
D.Lgs. n. 387/2003, prevede che, per la costruzioneel’eserciziodegliimpiantidiproduzione
di energia elettrica alimentati da fonti
energetiche rinnovabili (FER), sia necessaria
un’autorizzazione unica «rilasciata dalla Regione
o dalle Province delegate dalla Regione»
[3] . Prima delle modifiche introdotte dalla
1) «DisposizioniperlaformazionedelbilancioannualeepluriennaledelloStato(leggeFinanziaria2008)»(inS.O.n.
285allaGazzettaUfficialedel28dicembre2007,n.300).
2) «Attuazionedelladirettiva2001/77/CErelativaallapromozionedell’energiaelettricaprodottadafontienergeticherinnovabilinelmercatointernodell’elettricità»(inS.O.n.17allaGazzettaUfficialedel31gennaio2004,n.25).
3) Primadellemodificheintrodottedallaleggefinanziaria2008,invece,l’art.12,comma3,prevedevachel’autorizzazione
unicavenisserilasciatadallaRegioneodaaltrosoggettoistituzionaledelegatodallaRegione.
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Tabella 1
•
Art. 12, D.Lgs. n. 387/2003
Razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
Prima della legge Finanziaria 2008 Dopo la legge Finanziaria 2008
1. Le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da
fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture
indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi
impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica
utilità ed indifferibili ed urgenti.
[…]
3. La costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di
energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi
di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e
riattivazione, come definiti dalla normativa vigente, nonché
le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla
costruzione e all’esercizio degli impianti stessi, sono soggetti
ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o altro
soggetto istituzionale delegato dalla regione, nel rispetto
delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di
tutela del paesaggio e del patrimonio storico­artistico. A
questo fine la Conferenza dei servizi è convocata dalla
regione entro trenta giorni dal ricevimento della domanda di
autorizzazione. Resta fermo il pagamento del diritto annuale
di cui all’articolo 63, commi 3 e 4, del testo unico delle
disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione
e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative,
di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e
successive modificazioni.
4. L’autorizzazione di cui al comma 3 è rilasciata a seguito di
un procedimento unico, al quale partecipano tutte le
Amministrazioni interessate, svolto nel rispetto dei principi di
semplificazione e con le modalità stabilite dalla legge 7
agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni e integrazioni.
Il rilascio dell’autorizzazione costituisce titolo a costruire
ed esercire l’impianto in conformità al progetto approvato e
deve contenere, in ogni caso, l’obbligo alla rimessa in pristino
dello stato dei luoghi a carico del soggetto esercente a
seguito della dismissione dell’impianto. Il termine massimo
per la conclusione del procedimento di cui al presente
comma non può comunque essere superiore a centottanta
giorni.
5. All’installazione degli impianti di fonte rinnovabile di cui
all’articolo 2, comma 2, lettere b) e c) per i quali non è
previsto il rilascio di alcuna autorizzazione, non si applicano
le procedure di cui ai commi 3 e 4.
[…]
1. Le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da
fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture
indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi
impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica
utilità ed indifferibili ed urgenti.
[…]
3. La costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di
energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi
di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e
riattivazione, come definiti dalla normativa vigente, nonché
le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla
costruzione e all’esercizio degli impianti stessi, sono soggetti
ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o dalle
province delegate dalla regione, nel rispetto delle normative
vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del
paesaggio e del patrimonio storico­artistico, che costituisce,
ove occorra, variante allo strumento urbanistico. A questo
fine la Conferenza dei servizi è convocata dalla regione entro
trenta giorni dal ricevimento della domanda di autorizzazione.
Resta fermo il pagamento del diritto annuale di cui
all’articolo 63, commi 3 e 4, del Testo unico delle disposizioni
legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui
consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al
decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 e successive
modificazioni. Per gli impianti offshore l’autorizzazione è
rilasciata dal Ministero dei Trasporti, sentiti il Ministero dello
Sviluppo economico e il Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del territorio e del mare, con le modalità di cui al
comma 4 e previa concessione d’uso del demanio marittimo
da parte della competente autorità marittima.
4. L’autorizzazione di cui al comma 3 è rilasciata a seguito di
unprocedimentounico,alqualepartecipanotutteleAmministrazioni
interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione
e con le modalità stabilite dalla legge 7 agosto 1990,
n. 241 e successive modificazioni e integrazioni. In caso di
dissenso, purché non sia quello espresso da una amministrazione
statale preposta alla tutela ambientale, paesaggistico
territoriale, o del patrimonio storico­artistico, la decisione, ove
non diversamente e specificamente disciplinato dalle regioni,
è rimessa alla Giunta regionale ovvero alle Giunte delle
province autonome di Trento e di Bolzano. Il rilascio dell’autorizzazione
costituisce titolo a costruire ed esercire l’impianto in
conformità al progetto approvato e deve contenere l’obbligo
alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi a carico del
soggetto esercente a seguito della dismissione dell’impianto
o, per gli impianti idroelettrici, l’obbligo alla esecuzione di
misure di reinserimento e recupero ambientale.
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ILSOLE24ORE 92
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
legge Finanziaria 2008 si prevedeva, più genericamente,
che questa autorizzazione unica
venisse rilasciata«dallaRegioneoaltrosoggettoistituzionaledelegatodallaRegione».
Reputando che, per effetto delle intervenute
modifiche normative, la competenza al rilascio
del provvedimento autorizzatorio de quo fosse
ormai stata trasferita alle province, la Regione
Veneto proponeva ricorso in via principale per
sollevare questione di legittimità costituzionale.
Secondo l’assunto della ricorrente, la norma di
rango statale, introdotta dalla legge Finanziaria
2008, laddove individua la Provincia quale ente
esclusivamente competente al riguardo, lederebbe
i criteri di riparto consacrati dagli artt.
117, comma 3, e 118, Costituzione, oltre a collidere
con il principio di leale collaborazione tra
Stato e Regioni.
Il Giudice delle Leggi ha bocciato in maniera
netta la tesi patrocinata evidenziandone l’erroneità
del presupposto interpretativo. Viene
escluso che, in materia, sia subentrata la Provincia
e viene, invece, confermato e ribadito
esplicitamente che la competenza amministrativa
al rilascio dell’autorizzazione unica
permane in capo alla regione.
Dal tenore letterale della disposizione censurata
si evince chiaramente che il Legislatore
non ha inteso operare un trasferimento di
attribuzioni, ma, più semplicemente, si è ri­
Il termine massimo per la conclusione del procedimento di
cui al presente comma non può comunque essere superiore
a centottanta giorni.
5. All’installazione degli impianti di fonte rinnovabile di cui
all’articolo 2, comma 1, lettere b) e c) per i quali non è
previsto il rilascio di alcuna autorizzazione, non si applicano
le procedure di cui ai commi 3 e 4. Ai medesimi impianti,
quando la capacità di generazione sia inferiore alle soglie
individuate dalla tabella A allegata al presente decreto, con
riferimento alla specifica fonte, si applica la disciplina della
denuncia di inizio attività di cui agli articoli 22 e 23 del testo
unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6
giugno 2001, n. 380 e successive modificazioni. Con decreto
del Ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare,
d’intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del
decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive
modificazioni, possono essere individuate maggiori soglie di
capacità di generazione e caratteristiche dei siti di installazione
per i quali si procede con la medesima disciplina della
denuncia di inizio attività.
[…]
stretto alle sole Province il novero dei soggetti
istituzionali cui può essere delegata la potestà
di rilasciare l’autorizzazioneex art. 12, D.Lgs.
n. 387/2003.
Secondo la Corte, la competenza amministrativa
in questione è rimasta alla Regione «la
quale dispone della mera facoltà, e non certo
dell’obbligo,didelegarnel’esercizioalleProvince».
Da qui la declatoria di infondatezza della
questione di legittimità proposta.
La seconda questione
Con il medesimo ricorso, la Regione Veneto
ha sollevato anche la questione di legittimità
costituzionale dell’art. 2, comma 165, legge
Finanziaria 2008 che ha modificato il comma
2 dell’art. 14, D.Lgs. n. 387/2003, ampliando
il raggio d’azione dell’AEEG in sede
di connessione di impianti alimentati da fonti
energetiche rinnovabili alle reti elettriche. Più
precisamente, mediante l’inserimento delle
lettere daf­bis) af­septies) al comma 2, è stato
ampliato il contenuto delle direttive che potrà
adottare l’Authority.
La ricorrente si doleva ancora una volta della
violazione del riparto costituzionale di
competenze, oltreché del principio di leale
collaborazione tra Stato e Regioni, in quanto
­ a suo dire ­ questo ampliamento di competenze
andrebbe a menomare la propria sfera
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Tabella 2
•
Art. 14, D.Lgs. n. 387/2003
Questioni attinenti il collegamento degli impianti allarete elettrica
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
Prima della legge Finanziaria 2008 Dopo la legge Finanziaria 2008
1. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente
decreto, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas emana
specifiche direttive relativamente alle condizioni tecniche ed
economiche per l’erogazione del servizio di connessione di
impianti alimentati da fonti rinnovabili alle reti elettriche con
tensione nominale superiore ad 1 kV, i cui gestori hanno
obbligo di connessione di terzi.
2. Le direttive di cui al comma 1:
a) prevedono la pubblicazione, da parte dei gestori di rete,
degli standard tecnici per la realizzazione degli impianti di
utenza e di rete per la connessione;
b) fissano le procedure, i tempi e i criteri per la determinazione
dei costi, a carico del produttore, per l’espletamento di
tutte le fasi istruttorie necessarie per l’individuazione della
soluzione definitiva di connessione;
c) stabiliscono i criteri per la ripartizione dei costi di
connessione tra il nuovo produttore e il gestore di rete;
d) stabiliscono le regole nel cui rispetto gli impianti di rete
per la connessione possono essere realizzati interamente dal
produttore, individuando altresì i provvedimenti che il Gestore
della rete deve adottare al fine di definire i requisiti tecnici
di detti impianti; per i casi nei quali il produttore non intenda
avvalersi di questa facoltà, stabiliscono quali sono le iniziative
che il gestore di rete deve adottare al fine di ridurre i tempi di
realizzazione;
e) prevedono la pubblicazione, da parte dei gestori di rete,
delle condizioni tecniche ed economiche necessarie per la
realizzazione delle eventuali opere di adeguamento delle
infrastrutture di rete per la connessione di nuovi impianti;
f) definiscono le modalità di ripartizione dei costi fra tutti i
produttori che ne beneficiano delle eventuali opere di
adeguamento delle infrastrutture di rete. Dette modalità,
basate su criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori
tengono conto dei benefici che i produttori già connessi e
quelli collegatisi successivamente e gli stessi gestori di rete
traggono dalle connessioni.
[…]
1. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente
decreto, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas emana
specifiche direttive relativamente alle condizioni tecniche ed
economiche per l’erogazione del servizio di connessione di
impianti alimentati da fonti rinnovabili alle reti elettriche con
tensione nominale superiore ad 1 kV, i cui gestori hanno
obbligo di connessione di terzi.
2. Le direttive di cui al comma 1:
a) prevedono la pubblicazione, da parte dei gestori di rete,
degli standard tecnici per la realizzazione degli impianti di
utenza e di rete per la connessione;
b) fissano le procedure, i tempi e i criteri per la determinazione
dei costi, a carico del produttore, per l’espletamento di
tutte le fasi istruttorie necessarie per l’individuazione della
soluzione definitiva di connessione;
c) stabiliscono i criteri per la ripartizione dei costi di
connessione tra il nuovo produttore e il gestore di rete;
d) stabiliscono le regole nel cui rispetto gli impianti di rete
per la connessione possono essere realizzati interamente dal
produttore, individuando altresì i provvedimenti che il Gestore
della rete deve adottare al fine di definire i requisiti tecnici
di detti impianti; per i casi nei quali il produttore non intenda
avvalersi di questa facoltà, stabiliscono quali sono le iniziative
che il gestore di rete deve adottare al fine di ridurre i tempi di
realizzazione;
e) prevedono la pubblicazione, da parte dei gestori di rete,
delle condizioni tecniche ed economiche necessarie per la
realizzazione delle eventuali opere di adeguamento delle
infrastrutture di rete per la connessione di nuovi impianti;
f) definiscono le modalità di ripartizione dei costi fra tutti i
produttori che ne beneficiano delle eventuali opere di
adeguamento delle infrastrutture di rete. Dette modalità,
basate su criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori
tengono conto dei benefici che i produttori già connessi e
quelli collegatisi successivamente e gli stessi gestori di rete
traggono dalle connessioni.
f­bis) sottopongono a termini perentori le attività poste a
carico dei gestori di rete, individuando sanzioni e procedure
sostitutive in caso di inerzia;
f­ter) prevedono, ai sensi del paragrafo 5 dell’articolo 23
della direttiva 2003/54/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 26 giugno 2003, e dell’articolo 2 comma 24,
lettera b), della legge 14 novembre 1995, n. 481, procedure
di risoluzione delle controversie insorte fra produttori e
gestori di rete con decisioni, adottate dall’Autorità per
l’energia elettrica e il gas, vincolanti fra le parti;
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ILSOLE24ORE 94
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
di autonomia regionale in materia di produzione,
trasporto e distribuzione nazionale
dell’energia.
Inquestopuntodellasentenzasiconcentrano
leosservazionipiùpreziosedellaCorteCostituzionale.
Anzitutto, in limine viene evidenziato che
l’Autorità per l’energia elettrica e il gas
costituisce a pieno titolo un’autorità nazionale
come si evince dalla stessa legge n.
481/1995 [4] (istitutiva delle cosiddette
“Autorità amministrative indipendenti”), la
quale, all’art. 2, comma 6, riporta che «le
Autorità, in quanto autorità nazionali competenti
per la regolazione e il controllo, svolgono
attività consultiva e di segnalazione al
Governo nelle materie di propria competen­
f-quater) prevedono l'obbligo di connessione prioritaria alla
rete degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, anche nel
caso in cui la rete non sia tecnicamente in grado di ricevere
l'energia prodotta ma possano essere adottati interventi di
adeguamento congrui;
f-quinquies) prevedono che gli interventi obbligatori di
adeguamento della rete di cui alla lettera f-quater) includano
tutte le infrastrutture tecniche necessarie per il funzionamento
della rete e tutte le installazioni di connessione, anche per
gli impianti per autoproduzione, con parziale cessione alla
rete dell'energia elettrica prodotta;
f-sexies) prevedono che i costi associati alla connessione siano
ripartiti con le modalità di cui alla lettera f) e che i costi
associati allo sviluppo della rete siano a carico del gestore
della rete;
f-septies) prevedono le condizioni tecnico-economiche per
favorire la diffusione, presso i siti di consumo, della
generazione distribuita e della piccola cogenerazione mediante
impianti eserciti tramite società terze, operanti nel
settore dei servizi energetici, comprese le imprese artigiane e
le loro forme consortili.
[…]
za anche ai fini della definizione, del recepimento
e della attuazione della normativa
comunitaria» [5] .
Premesso ciò, il Collegio nota che «la legge
statale, pertanto, può assegnare all’Autorità, nel
rispetto dei criteri indicati dall’art. 118 della
Costituzione, le funzioni amministrative di cui
lo Stato stesso è titolare, o di cui possa comunque
rivendicare legittimamente l’esercizio» e
prosegue «certamente, la natura “unitaria a
livello nazionale” dei compiti delle Autorità indipendenti
(sentenza n. 482/1995; sentenza n.
256/2007, entrambe relative all’Autorità per
la vigilanza sui lavori pubblici) è largamente
connaturata alla finalità di assicurare una regolazione
e un controllo uniforme di settori della
vita civile, soggetti all’azione amministrativa,
4) «Normeperlaconcorrenzaelaregolazionedeiservizidipubblicautilità.IstituzionedelleAutoritàdiregolazione
deiservizidipubblicautilità» (in S.O. n. 136 allaGazzettaUfficiale del 18 dicembre 1995, n. 270).
5) Le Authority sono enti pubblici dotati di sostanziale indipendenza dal Governo e caratterizzati da autonomia organizzatoria,
finanziaria e contabile. In merito all’impianto generale della legge n. 481/1995 si rinvia a Consiglio di Stato, sez.
VI, 10 ottobre 2005, n. 5467 secondo cui «la l. 14 novembre 1995 n. 481 (norme per la concorrenza e la
regolazionedeiservizidipubblicautilitàediistituzionedelleAutoritàdiregolazionedeiservizidipubblicautilità)
ha inteso disciplinare la concorrenza e la regolazione di tutte quelle attività, le quali, anche se genericamente
definiteservizi,sonocaratterizzatedallaconnotazionedipubblicautilità,eriguardanonsoltantoipubbliciservizi
intesicomeprestazionioriginariamentesottratteallaconcorrenza­perchériservatealleamministrazionipubbliche
e da queste rese alla collettività degli utenti direttamente o per tramite concessionario, con modalità privilegiate
anchesenonautoritative­maancheleattivitàeconomichenaturalmenteriservateaiprivati,chepresentanoprofili
di interesse generale e che ne giustifichino l’assoggettamento ad una disciplina settoriale indipendente dalla
qualificazionegiuridicadell’operatore».
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ove parcellizzare la disciplina normativa e gli
interventi regolatori implicherebbe non solo il
difetto delle condizioni tecniche necessarie alla
funzionalità del mercato in oggetto, ma talvolta
la stessa compromissione dei principi costituzionali
alla cui osservanza le regole del mercato
debbono conformarsi; pertanto, spetta alla Corte
valutare, di volta in volta, se questi presupposti
ricorrano nel caso di specie».
Svolta questa rilevante premessa, la Corte
Costituzionale, pur riconoscendo apertamente,daunlato,che,attraversoledirettive
di cui all’art. 14, comma 2, decreto citato,
l’autoritàèingradodiincideresullamateria
energetica (oggetto di potestà legislativa
concorrente), dall’altro ritiene, tuttavia, che
«le molteplici previsioni di cui si compone la
norma impugnata, in ragione delle finalità cui
appaiono ispirate e dell’obiettivo fascio di interessi
che ne vengono incisi, siano riconducibili,
con un giudizio di prevalenza rispetto alla
materia dell’energia, a materia di competenza
esclusiva dello Stato».
Sicché, in definitiva, viene escluso ogni contrastoconiprecetticostituzionaliinquantole
specifiche funzioni assegnate all’autorità in
temadicollegamentodegliimpiantialimentati
da fonti energetiche rinnovabili alla rete
elettricaattengonoallacompetenzaesclusiva
statale. Inoltre, si soggiunge, l’AEEG è chiamata
in questo contesto ad assicurare il correttoedefficientefunzionamentodelmercato
dell’energia elettrica «fissando “le condizioni
atte a garantire a tutti gli utenti della rete la
libertà di accesso a parità di condizioni, l’imparzialità
e la neutralità del servizio di trasmissione
e dispacciamento” (art. 3, comma 3, del
D.Lgs. 16 marzo 1999, n. 79, in relazione agli
artt. 9 e 23 della direttiva 26 giugno 2003, n.
2003/54/CE)» [6] .
Nello specifico settore dell’energia prodotta
dalle fonti energetiche rinnovabili, l’esigen­
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
zadiassicurarelatrasparenzaelalibertàdi
accessodelmercatoenergeticovaconiugata
conl’obiettivodiderivazionecomunitariadi
promuovere in via prioritaria le fonti energeticherinnovabili,poichéquestecontribuiscono
alla protezione dell’ambiente e allo
svilupposostenibile.
Con le proprie direttive l’Autorità è, pertanto,
tenuta a contemperare e bilanciare entrambequesteesigenze:
l daunlato,latuteladelmercato;
l dall’altro,l’incentivazionedellefontirinnovabiliafiniditutelaambientale.
Queste direttive «in altri termini, si trovano
all’incrocio delle competenze esclusive dello
Stato in materia di “tutela della concorrenza”
(art. 117, comma 2, lettera e della Costituzione)
e di “tutela dell’ambiente” (art. 117, comma
2, letterasdella Costituzione)».
E sulla questione la Corte conclude che,
«per questa ragione, la norma impugnata, pur
ripercuotendosi sulle materie della produzione,
trasporto e distribuzione nazionale dell’energia,
è caratterizzata dalla finalità prevalente
di assicurare e conformare gli interessi
peculiarmente connessi alla protezione dell’ambiente
nell’ambito di un mercato concorrenziale».
Vengono così rigettate, in quanto infondate,
anchequestecensuresollevatedallaRegione
Veneto.
La terza questione
Da ultimo, la Consulta prende posizione
sulla questione di legittimità costituzionale
sollevata dalla Regione Toscana con riferimentoall’art.12,comma3,ultimoperiodo,
D.Lgs. n. 387/2003, laddove, con riferimento
all’autorizzazione unica per gli impianti
offshore [7] , statuisce che «l’autorizzazione
è rilasciata dal Ministero dei Trasporti,
6) Ai sensi dell’art. 3, comma 3, D.Lgs. n. 79/1999 (recante «Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme
comuni per il mercato interno dell’energia elettrica»), «L’Autorità per l’energia elettrica e il gas fissa le condizioni
atteagarantireatuttigliutentidellaretelalibertàdiaccessoaparitàdicondizioni,l’imparzialitàelaneutralitàdel
servizioditrasmissioneedispacciamento.Nell’esercizioditalecompetenzal’Autoritàperseguel’obiettivodellapiù
efficienteutilizzazionedell’energiaelettricaprodottaocomunqueimmessanelsistemaelettriconazionale,compatibilmenteconivincolitecnicidellarete.L’Autoritàprevede,inoltre,l’obbligodiutilizzazioneprioritariadell’energia
elettricaprodottaamezzodifontienergeticherinnovabiliediquellaprodottamediantecogenerazione».
7) Si pensi, a titolo di esempio, ai parchi eolici offshore costruiti in mare aperto. Si tratta di un processo che richiede
tecnologie molto sofisticate e che presenta notevoli profili di complessità nella fase di realizzazione. Per un’approfondita
trattazione sull’argomento si rinvia a F. Grumelli,Eolicooffshore.Dalprogettiall’eserciziocomesirealizzaunparco,
inTecnologie&Soluzioniperl’Ambiente n. 1/2009, pag. 8.
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AMBIENTE E RISORSE
Articolo
sentitiilMinisterodelloSviluppoeconomicoe
il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
territorio e del mare, con le modalità di cui al
comma 4 e previa concessione d’uso del
demaniomarittimodapartedellacompetente
autoritàmarittima».
Secondol’assuntodellaricorrente,ladisposizione
in rassegna (inserita dall’art. 2, comma
158,leggeFinanziaria2008),nonprevedendo
il rilascio del provvedimento autorizzatorio
previa intesa con la Regione, violerebbe i
canonicostituzionalirelativialripartodicompetenze
tra Stato e Regioni, nonché il principiodilealecollaborazione.Constringatamotivazione,laquestioneviene
rapidamente dichiarata infondata sul rilievo
che, per espressa previsione normativa,
il rilascio dell’autorizzazione in parola
deve avvenire «con le modalità di cui al
comma4»che,asuavolta,imponel’avviodi
un procedimento unico al quale partecipano
tutte le amministrazioni interessate e
che deve essere svolto nel rispetto dei principi
di semplificazione e con le modalità
stabilite dalla legge n. 241/1990 [8] . Se ne
deduce che «alla luce di quest’ultima previsione
appare chiaro che l’attuale assetto normativogarantisceampiamentel’eserciziodelle
competenze regionali in materia, giacché
per un verso spetta alla Giunta regionale
pronunciarsiall’esitodelprocedimentounico,
e, per altro verso, il dissenso “qualificato”
espresso da un’amministrazione statale attiva,
ai sensi dell’art. 14­quater della legge 7
agosto 1990, n. 241, la Conferenza Stato­
Regioni, ove è altresì assicurata la sfera di
azioneregionale».
Considerazioni conclusive
La Corte Costituzionale, con la sentenza segnalata,haintesodissiparedubbiedequivoci
interpretativiinunamateriasottopostaauna
disciplinadicertononconnotatadachiarezza
e linearità. In particolare, le sue precisazioni
inmeritoalcorrettoripartodicompetenzetra
Stato e regioni sono destinate a diventare un
punto di riferimento, non solo nella materia
energetica.
In conclusione ­ per completezza di esposizione
­ è necessario sottolineare che, per
espressa previsione normativa, il procedimento
unico contemplato dall’art. 12,
D.Lgs. n. 387/2003 deve concludersi entro
il termine massimo di 180 giorni, decorrente
dalla data di presentazione della
relativadomanda.
Sulla valenza del termine la giurisprudenza
amministrativa ha avuto occasione di
precisare, da un lato, che esso ha un’evidente
funzione acceleratoria nell’ottica di
favorire le iniziative volte alla realizzazione
degli impianti alimentati da fonti rinnovabili
(si veda la sentenza del TAR Sicilia,
Palermo, 22 ottobre 2008, n. 1277), e
dall’altro, che ha natura perentoria, con la
conseguenza che il suo inutile decorso dà
vita al silenzio rifiuto impugnabile (si veda
lasentenzadelTARBasilicata,Potenza,28
marzo2008,n.78e,conforme,lapronuncia
del TAR Basilicata, Potenza, 5 marzo
2007,n.144).
Si segnala anche un importante intervento
del Giudice delle leggi che nel dichiarare la
illegittimità costituzionale dell’art. 1, comma
1, L.R. n. 9/2005 [9] ha stabilito che
«l’indicazione del termine massimo di centottanta
giorni per la conclusione del procedimento
di rilascio dell’autorizzazione unica
per la costruzione e l’esercizio di impianti di
produzione di energia elettrica alimentati da
fonti rinnovabili, contenuto nell’art. 12, comma
4, D.Lgs. n. 387/2003, deve qualificarsi
quale principio fondamentale in materia di
“produzione, trasporto e distribuzione nazionale
dell’energia”, in quanto questa disposizione
risulta ispirata alle regole della semplificazione
amministrativa e della celerità, garantendo,
in modo uniforme sull’intero
territorio nazionale, la conclusione entro un
termine definito del procedimento autorizzativo»
[10] . l
8) «Nuovenormeinmateriadiprocedimentoamministrativoedidirittodiaccessoaidocumentiamministrativi»(in
GazzettaUfficialedel18agosto1990,n.192).
9) «Moratoria per le procedure di valutazione d’impatto ambientale e per le procedure autorizzative in materia di
impiantidienergiaeolica»(inB.U.R.del12agosto2005,n.102).
10)Si veda la sentenza della Corte Costituzionale n. 364/2006, in materia di valutazione d’impatto ambientale per la
costruzionediimpiantidienergiaeolica.
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AMBIENTEERISORSE
Articolo
l VAS. L’attività, strutturata in 5 fasi, ha previsto lo sviluppo di un software
Con il progetto “DIVAS”
più supporto alle decisioni
per la valutazione strategica
La necessità di integrare la pianificazione territoriale con la valutazione
ambientale strategica, come affermato dalla direttiva 2001/42/CE, ha portato al
finanziamento del progetto DIVAS, con la partecipazione di amministrazioni,
poli universitari ed enti tecnici, per l’elaborazione di uno strumento di supporto alla
redazione della VAS. Il progetto è stato strutturato in cinque fasi di attività, dall’analisi
del quadro legislativo allo studio degli strumenti a supporto delle decisioni (DSS)
esistenti, dall’esame di diversi procedimenti di VAS già conclusi alla revisione della
manualistica disponibile in materia, dall’utilizzo di alcuni casi di studio per la
definizione del protocollo metodologico da adottare nel DSS allo sviluppo di un
software. La fase conclusiva ha compreso la verifica sul campo del software e della
metodologia elaborata per DIVAS attraverso il suo utilizzo in alcuni comuni selezionati
come casi di studio, in Abruzzo e nel Veneto.
l di Gabriella ChiellinoeRoberta Gadia,eAmbienteS.r.l.-Venezia(partnertecnicodelProgettoINTERREG/CARDS-PHAREDIVAS)
Il contesto legislativo di recepimento della
direttiva 2001/42/CE [1] prevede che la pianificazioneterritorialedebbaessereintegrata
con la valutazione ambientale strategica
(VAS). Nonostante la procedura di VAS sia
stata inizialmente recepita da diverse leggi
regionaliesuccessivamentenell’ordinamentoitaliano,ilprocessodiapplicazionemostra
ancora alcune difficoltà nel rendere il suo
meccanismo efficiente e nel garantire una
adeguata ricaduta sulla pianificazione. È in
questocontestochesivaainserireilprogetto“DIVAS”(www.progettodivas.org,apartire
da metà luglio 2009), finanziato dal programma
europeo INTERREG/CARDS­
PHARE e promosso dalla Regione Veneto,
dalla Regione Abruzzo e dall’Università di
Ca’ Foscari, con la partecipazione dell’Università
di Tirana, del Politecnico di Tirana e
del Comune di Valona e la collaborazione
tecnica del Consorzio Venezia Ricerche e di
duesocietàprivate.L’obiettivodiquestopro­
1) «Direttiva2001/42/CEdelParlamentoeuropeoedelConsiglio,del27giugno2001,concernentelavalutazione
deglieffettidideterminatipianieprogrammisull’ambiente»(inG.U.C.E.Ldel21luglio2001,n.197).
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ILSOLE24ORE 98
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
getto è stato lo sviluppo di un software con il
compito di agevolare le piccole amministrazioni,accompagnandole,sianellafaseamministrativasiainquellavalutativa,nellosvolgimento
del processo di VAS e in, particolare,
nellastesuradelrapportoambientale.
Il quadro normativo
La direttiva europea 2001/42/CE concernente
la valutazione degli effetti di determinati
piani e programmi sull’ambiente naturale,
cosiddetta direttiva VAS, entrata in vigore
il21luglio2001,rappresentaunimportante
passoavantinelcontestodeldirittoambientaleeuropeo.Essasiponecomeobiettivoquellodigarantire
un elevato livello di protezione dell’ambiente
e individua nella valutazione ambientalestrategicalostrumentoperl’integrazione
delle considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione
e dell’adozione di piani e programmi,
al fine di promuovere lo sviluppo
sostenibile. In questo modo, la direttiva garantisce
che gli effetti ambientali, derivanti
dall’attuazione di determinati piani e programmi,sianopresiinconsiderazioneevalutatidurantelaloroelaborazioneeprimadella
loroadozione.
La valutazione ambientale strategica, quindi,
sidelineacomeunprocessosistematicointeso
a valutare le conseguenze sul piano ambientaledelleazioniproposte­politiche,piani
o iniziative nell’ambito di programmi nazionali,
regionali e locali ­ in modo che queste
sianoincluseeaffrontate,allaparidelleconsiderazioni
di ordine economico e sociale, fin
dalleprimefasi(strategiche)delprocessodecisionale.LaVASassolve,pertanto,alcompito
di verificare la coerenza delle proposte
programmaticheepianificatoriecongliobiettivi
di sostenibilità, a differenza della VIA
(valutazionediimpattoambientale)chesiapplicaasingoliprogettidiopere.
L’elaborazione delle procedure individuate
nella direttiva 2001/42/CE, che doveva essere
recepita dagli Stati membri entro il
2004,rappresentaunostrumentodisupportosiaperilproponentecheperildecisoreper
la formazione degli indirizzi e delle scelte di
pianificazione, fornendo opzioni alternative
rispettoalraggiungimentodiunobiettivomedianteladeterminazionedeipossibiliimpatti
delleazioniprospettate.
Apartiredal2003,leregioniitaliane,competenti
in materia di pianificazione, hanno iniziato
a recepire la direttiva 2001/42/CE all’interno
della loro legislazione, applicandola
eintegrandolanellaprassiurbanisticaepianificatoria.
Il recepimento della procedura di
VAS nell’ordinamento italiano, prevista dalla
direttiva 2001/42/CE, è avvenuto successivamente
con il D.Lgs. n. 152/2006 [2] , come
inseguitonovellatodalD.Lgs.n.4/2008 [3] .
Le fasi del progetto
IlprogettoDIVASèstrutturatoincinquefasi
diattività(sivedalafigura1).Lafaseinizialeè
stata dedicata all’analisi del quadro legislativo,
ovvero direttive comunitarie e normative
nazionali e regionali, e allo studio degli strumenti
a supporto delle decisioni (DSS) esistenti.Inseguitoallafaseconoscitivainiziale,
si è proceduto all’analisi di diversi procedimentidiVASgiàconclusi,allarevisionedella
manualistica disponibile in materia di VAS e
all’utilizzo di alcuni casi di studio al fine di
definireilprotocollometodologicodaadottarenelDSS.Lafasediricercametodologicaèstataseguitadaungruppodilavorointerdisciplinare,
composto da esperti in materia ambientale,
urbanistica e sviluppo software, sviluppatoinunasecondafase,durantelaquale
sonostaticomunicatiirisultatidelprogetto.
Da ultimo, è stato verificato sul campo il software
e la metodologia elaborata per DIVAS,
attraverso l’applicazione in alcuni comuni
presicomecasidistudio,siainAbruzzosiain
Veneto.
Gli aspetti metodologici
Il software DIVAS è stato costruito facendo
riferimento alla direttiva 2001/42/CE, al
D.Lgs n. 152/2006 (e successive modifiche)
eallaL.R.delVeneton.11/2004 [4] ,edèstato
sviluppato dopo un’accurata analisi delle linee
guida e dei manuali metodologici sulla
2) «Normeinmateriaambientale»(inS.O.n.96allaGazzettaUfficialedel14aprile2006,n.88).
3) «Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in
materiaambientale»(inS.O.n.24allaGazzettaUfficialedel29gennaio2008,n.24).
4) «Normeperilgovernodelterritorio»(inB.U.R.del27aprile2004,n.45).
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Fasi di attività del Progetto DIVAS
VAS proposti a livello nazionale ed europeo
dalle agenzie per l’ambiente e dalle amministrazionipubbliche.
Da questa analisi è emersa, come fase critica
nello sviluppo della VAS, la redazione del
rapportoambientalee,inparticolare,lascelta
degli indicatori per pressioni, impatti e risposte
legate al piano, nonché la pianificazione
del successivo monitoraggio a verifica della
sostenibilitàdelpianostesso.
Dall’analisi di alcune VAS già svolte è emersa
una moltitudine di approcci metodologici diversi,chespessoperònonsidimostravanocoerenti
con quanto richiesto dalla normativa. In
particolare,venivaapplicataallaVASlastessa
metodologia della VIA, utilizzando, talvolta,
complessimodelliperl’analisidielementimoltospecificideipiani,perdendodivistalafinalità
ultimadellavalutazioneambientalestrategica.
Altro elemento emerso dall’analisi delle VAS
elaborate riguarda l’uso di indicatori ambientali.Sonostaterilevate,infatti,scarsachiarezzaefortidiversitànellaloroscelta,ma,soprattutto,
nel loro utilizzo, che si concentra prioritariamente
nell’analisi dello stato dell’ambiente
Attività 1
Fase conoscitiva
Attività 2
Ricerca metodologica
Attività 3
Sviluppo del software
Attività 4
Disseminazione
Attività 5
Monitoraggio del progetto
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
e, solo marginalmente, nella previsione degli
impatti derivanti dalle azioni di piano e nella
programmazionedelmonitoraggio.
Lagrandevariabilitàdiapproccie,soprattutto,
la scarsa coerenza con la normativa rappresentano
un problema sia per le amministrazionitenuteadattivareilprocessodiVAS
siaperglientiprepostiallavalutazione.
Il software DIVAS, inteso come strumento a
supportodelleamministrazionilocaliperl’integrazionedelleconsiderazioniditutela,conservazione
e valorizzazione naturale e ambientale
nell’elaborazione e nell’adozione di
pianieprogrammi,èstato,quindi,sviluppato
allalucedeirisultatidiquesteanalisi.
Obiettivo prioritario del progetto è stato sviluppare
una metodologia standard, sufficientemente
flessibile da poter essere di volta in
volta adattata al contesto particolare in cui si
applica, ma che, contemporaneamente, proponga
un comune approccio conforme alla
normativavigenteinmateria.
Lalogicacheaccompagnaesostienelastruttura
metodologica del software si fonda sullo
svolgimentodiunaflow-chartchesegueleindi­
Figura 1
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 99 ILSOLE24ORE

Box 1
ILSOLE24ORE 100
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
l I passaggi dellaflow­chart
l Step0:InformazionidibasesulComune;
l Step1:RedazionediunaRelazionesulloStatodell’Ambiente;
l Step2:RedazionedelRapportoAmbientale;
- Step2.A.1:IllustrazionedeicontenutidelPiano,degliobiettiviedelleazioni;
- Step2.A.2:Individuazionedelleareesignificativamenteinteressate;
- Step2.B:Individuazionedeiprincipaliindicatoridistato;
- Step2.C.1:Individuazionedeiproblemiambientaliesistenti;
- Step2.C.2:Verificadicoerenzainterna;
- Step2.D:Indicatoridistatofacoltativieipotesizero;
- Step2.E:Indicatoridipressione;
- Step2.F:Individuazionedeglieffettisignificativiedelleazionicritiche;
- Step2.G:Sceltadegliindicatoridiimpattoevalutazione;
- Step2.H:Individuazionedellemisuredimitigazioneecompensazione;
- Step2.I.1:Sceltaemotivazionedellealternativeindividuate;
- Step2.I.2:Descrizionedelledifficoltàindividuate;
- Step2.J:Pianificazionedelmonitoraggio;
-Step2.K:Stesuradellasintesinontecnica;
l Step3:Consultazioni;
l Step4:StesuradefinitivadelPiano;
l Step5:ApprovazionedelPiano;
l Step6:AttuazionedelPianoemonitoraggio.
cazioni fornite della direttiva 2001/42/CE,
doveritenutoopportunoaggiornatedalD.Lgs.
n.152/2006(esuccessivemodifiche),echesi
articolaneipassaggiriportatinel box 1.
La suddivisione in step di secondo livello è
voltaacomprenderenellastesuradelrapportoambientaletutteleinformazioninecessarie
riportate nell’Allegato VI al D.Lgs. n. 152/
2006. Le informazioni sono state, quindi, riviste
e riadattate al contesto territoriale di
riferimentodelprogettoDIVAS.
La selezione di indicatori
ambientali prioritari
InunaVASgliindicatoridovrebberocostituire
«uno strumento in grado di fornire informazioni
in forma sintetica di un fenomeno più
complesso e con significato più ampio; uno strumento
in grado di rendere visibile un andamento
o un fenomeno che non è immediatamente percepibile»(Organizzazioneperlacooperazionee
losviluppoeconomico­OCSE,1993).
Gli indicatori sono stati selezionati tra quelli
identificaticomeipiùsignificativitralediverse
liste redatte da ONU, OCSE, indicatori
cmunitari europei, Agenzia europea per
l’Ambiente (EEA), EUROSTAT, Ministero
dell’Ambiente, Agenzia nazionale per la protezionedell’ambienteeperiservizitecnici(ex
APAT, oggi ISPRA), Agenzia della Regione
Veneto per la protezione dell’ambiente (AR­
PAV)eRegioneVeneto.Dopoaververificato
eventuali ripetizioni o incongruenze con il
livello pianificatorio di interesse nell’ambito
delprogetto,perognimatriceambientalesono
stati scelti gli indicatori in base alla loro
disponibilità accertata a livello regionale e
allasignificativitàdellororuolodidescrittori.
Sono,quindi,statisceltiindicatorichefossero:
l rappresentativi;
l valididalpuntodivistascientifico;
l sempliciediagevoleinterpretazione;
l capacidiindicarelatendenzaneltempo;
l ove possibile, capaci di fornire un’indicazioneprecocesulletendenzeirreversibili;
l sensibili ai cambiamenti che avvengono
nell’ambienteonell’economiachedevono
contribuireaindicare;
l basati su dati facilmente disponibili o disponibiliacostiragionevoli;
l basatisudatiadeguatamentedocumentati
ediqualitàcerta;
l aggiornabiliperiodicamente.
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Figura 2
Selezione degli indicatori principali dal database
contenuto all’interno del software DIVAS
Lavalutazioneambientalestrategicadipolitiche,
piani e programmi richiede l’organizzazione
e la raccolta degli elementi conoscitivi
attraverso i quali individuare e presentare le
informazionisullostatodell’ambienteedelle
risorsenaturalifacendoriferimentoalloschemaproceduraleD­P­S­I­R(drivingforces,pressures,
states, impacts, responses). Il modello
DPSIR, sviluppato in ambito EEA e adottato
dall’Agenzia nazionale per la Protezione dell’ambiente
per lo sviluppo del sistema conoscitivo
e dei controlli in campo ambientale,
negli ultimi tempi è diventato un vero e proprio
standard operativo, poiché esprime un
sistemadianalisinell’otticadellerelazionitra
sistemaambientaleeumano.
Ilmodellosibasasuunastrutturadirelazioni
causalicheleganotraloro:
l determinanti (settori economici, attività
umane);
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
l pressioni(emissioni,rifiuti,ecc.);
l stato (qualità fisiche, chimiche, biologiche,
ecc.);
l impatti(suecosistemi,salute,funzioni,fruizioni,ecc.);
l risposte (politiche ambientali e settoriali,
iniziative legislative, azioni di pianificazione,ecc.).
Secondo questo sistema di analisi, le attività
sociali ed economiche esercitano pressioni
sull’ambiente e, di conseguenza, determinano
cambiamenti sullo stato dell’ambiente,
sullo stato e disponibilità delle risorse naturali
rinnovabili e non e sulla biodiversità.
Infine, tutti questi cambiamenti inducono
degli impatti sulla salute umana, sugli ecosistemiesullerisorsenaturali,chepossonofar
emergere una risposta politica e/o sociale
che agisca da feedback sulle determinanti, o
direttamentesullostatoosuglistessiimpatti,
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Figura 3
ILSOLE24ORE 102
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
Selezione degli indicatori principali dal database
contenuto all’interno del software DIVAS
mediante azioni di adattamento o di miglioramento.
Siècosìcostruitoun databasecontenentegli
indicatoriambientaliprioritari,alfinediconsentire
all’utente di selezionare gli indicatori
più adeguati in relazione sia al tematismo
ambientaleconsideratosiaall’azionedipiano
e sia alla specifica fase di implementazione
della procedura di VAS (analisi preliminare
dellostatodell’ambiente,previsionedeglieffettiderivantidalleazionidipianoeprogrammazionedelmonitoraggio).
Struttura della banca dati
degli indicatori ambientali
All’interno dello step relativo alla stesura del
rapporto ambientale sono stati previsti ulteriori
passaggi del software in cui l’utente è
tenutoaindividuare:
l unsetdiindicatoridistatoalfinedidescrivere
e monitorare lo stato dell’ambiente
attraversoparametricodificati(step2B);
l un set di indicatori di pressione al fine di
descrivere e monitorare le singole azioni
neivaricompartiambientali(step2E);
l un set di indicatori di impatto al fine di
valutare la rilevanza delle singole azioni
individuatecome“critiche”(step2G);
l un set di indicatori al fine di pianificare il
monitoraggio(step2J).
Il rapporto ambientale deve, infatti, individuare,
descrivere e valutare gli effetti significativichel’attuazionedelpianopropostopotrebbe
avere sull’ambiente e sul patrimonio
socio­culturale,nonchéleragionevolialternative
che possono adottarsi in considerazione
dell’ambitoterritorialedelpianostesso.
Ildatabasedegliindicatoricontenutoall’internodelsoftwareDIVASproponeinautomatico
unelencodiindicatoriprincipalichepossono
essere selezionati singolarmente dall’utente
(sivedalafigura2),inrelazioneallospecifico
tematismoambientale:
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l biodiversità;
l floraefauna;
l acqua;
l aria;
l suolo;
l fattoriclimatici;
l benimateriali;
l saluteumana;
l paesaggio;
l patrimonioculturale;
l economiaesocietà.
Perogniindicatoreprincipale,unavoltaselezionato,
viene inoltre fornita una scheda descrittiva
contenente le seguenti informazioni
(sivedalafigura3):
l nomedell’indicatore;
l componenteambientale;
l tipologia(DPSIR);
l funzione;
l descrizione;
l unitàdimisura;
l fontedeidati;
l periodicitàdiaggiornamento;
l limitazioni;
l riferimentinormativi;
l riferimentibibliografici;
l note;
l parolechiave.
Ilsoftware DIVAS: strumento
di supporto alla VAS
Come emerso dalla fase conoscitiva preliminare
del progetto, le maggiori problematiche
perunacorrettaapplicazionedellaVASsono
rappresentateda:
l la scarsità di dati ambientali puntuali e aggiornati,dovutaaunaretedirilevamentoe
monitoraggio ancora in fase di completamentoeasistemididiffusionedeidatinon
ancorapienamentesviluppati;
l la disomogeneità nei metodi di valutazione,dovutasiaallediversecondizionieproblemiambientalidellesingoleareesiaalla
AMBIENTE E RISORSE
Articolo
mancanzadiunaproceduraediindicatori
ambientali standard, che rende difficile la
fase di valutazione e approvazione dei documentirelativiallaVAS;
l la difficoltà per i soggetti amministrativi di
dimensioni ridotte, quali i piccoli comuni, di
mettereincampounprocessodiraccoltadati
e di loro elaborazione come quello richiesto
dallaVAS,che,peressereefficace,necessita
dicompetenzespecialistichediversificate.
È in questo contesto che è nata l’idea di sviluppare
un modello (il software DIVAS) che
agevolilaprocedura,garantendounaparticolare
attenzione al contesto ambientale negli
strumenti urbanistici attraverso una corretta
applicazionedellaVAS.
Lavalutazioneambientalediunpianoparte,
in particolare, da un’analisi preliminare che
consistenell’individuazione:
l dellematriciambientalimaggiormentecompromesse
dall’effetto cumulativo e sinergico
dellediverseattivitàpresentinelterritorio;
l delle azioni critiche che rappresentano
pressioniinsostenibiliperilterritorio.
Sullabasedellecriticitàemerse,possonocosì
essereindividuatigliobiettividimiglioramento
da conseguire per mezzo di azioni specifiche,finalizzatealraggiungimentodellasostenibilitàambientale.
DIVAS vuole rappresentare uno strumento
operativocheaccompagnal’utenteattraverso
tuttoilprocessodistesuradellaVASalivello
procedurale e metodologico. L’utente viene
aiutatonellaidentificazionedeglielementida
includerenellosviluppodelladocumentazione
tecnica e non, nella scelta degli indicatori
ambientali(conschedediconsultazione),nellaidentificazionedelleazionidipianocriticheenellacreazionediunareportisticachedocumenta
il processo di VAS, fino alla stesura
finaledelrapportoambientale. l
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 103 ILSOLE24ORE

LEGISLAZIONE
Testodisponibile
on-linenellasezione
”Notizienormative”
delsito
www.ambienteesicu­
rezza.ilsole24ore.com
ILSOLE24ORE 104
RASSEGNA DI LEGISLAZIONE
l EUROPA
acuradi Sabrina Apicella,avvocatoinRoma
Produzione biologica
Decisione della Commissione
3 giugno 2009, n. 2009/427/CE
«Decisione della Commissione del 3 giugno
2009 che istituisce il gruppo di esperti chiamati a
fornire una consulenza tecnica sulla produzione
biologica» (G.U.C.E. L del 5 giugno 2009, n. 139)
La decisione è stata pubblicata ai fini del regolamento
(CE) del Consiglio 28 giugno 2007, n.
834/2007, relativo alla produzione biologica e
all’etichettatura dei prodotti biologici, il quale ha
definito gli obiettivi e i principi applicabili alla
produzione biologica e che ha stabilito i requisiti
fondamentalirelativiallaproduzione,all’etichettaturaealcontrollodeiprodottibiologicinell’ambito
dellaproduzionevegetale,animaleeacquicola.
Infatti, è possibile che la Commissione abbia bisogno
di una consulenza tecnica per decidere in
meritoalrilasciodiun’autorizzazioneperl’utilizzo
di prodotti, di sostanze e di tecniche nel quadro
dell’agricoltura biologica e della trasformazione
deiprodottibiologici,performulareomigliorarele
norme che disciplinano la produzione biologica e,
in generale, per ogni altra questione connessa al
settoredellaproduzionebiologica.Sitratta,infatti,
di attività complesse e di lunga durata, che richiedonoungradoelevatodispecializzazione.Perquestomotivo,ilnuovoprovvedimentohaistituito
un gruppo di esperti, composto di tredici
membri, chiamati a fornire consulenze tecniche
sullaproduzionebiologica.
Compito del gruppo sarà quello di assistere la
Commissionenelleseguentiattività:
l valutareiprodotti,lesostanzeeletecnicheche
possono essere utilizzati nell’ambito della produzionebiologica,tenendocontodegliobiettivi
e dei principi stabiliti nel regolamento (CE) n.
834/2007;
l migliorarelenormeesistentiedelaborarenuovenormediproduzione;
l realizzareunoscambiodiesperienzeedibuone
pratichenelsettoredellaproduzionebiologica.
La Commissione potrà consultare il gruppo su
qualsiasi aspetto connesso al settore della produzionebiologica.
Ilprovvedimentoèentratoinvigoreilgiornodella
suapubblicazioneinGazzettaUfficialedell’Unione
Europea,avvenutail5giugno2009.
Solventi da estrazione
nei prodotti alimentari
Direttiva 2009/32/CE
del Parlamento Europeo
e del Consiglio
23 aprile 2009
«Direttiva 2009/32/CE del Parlamento Europeo e
del Consiglio del 23 aprile 2009 per il riavvicinamento
delle legislazioni degli Stati membri riguardanti
i solventi da estrazione impiegati nella preparazione
dei prodotti alimentari e dei loro ingredienti»
(G.U.C.E. L del 6 giugno 2009, n. 141)
Ladirettivasiapplicaaisolventidaestrazione[definiti
dall’art. 1, paragrafo 2, lettera b), come quei
solventi «impiegati nel corso di un procedimento di
estrazionedurantelalavorazionedimaterieprimeodi
prodotti alimentari, di componenti o di ingredienti di
questi prodotti, i quali sono rimossi, ma possono condurreallapresenza,nonintenzionalematecnicamenteinevitabile,diresiduiodiderivatinelprodottoalimentareonell’ingrediente»]impiegatiodestinatiaessere
impiegatinellapreparazionedeiprodottialimentari
odeiloroingredienti.
Sono preclusi dal campo di applicazione della direttiva,
invece, i solventi da estrazione impiegati
perlaproduzionediadditivialimentari,divitamine
e di altri additivi nutritivi, a meno che questi
ultiminonfigurinoinunodeglielenchidell’AllegatoIalprovvedimento.
ConlanuovadirettivaèrichiestoagliStatimembri
diautorizzarel’impiego,qualisolventidaestrazione
nella fabbricazione di prodotti alimentari o di
loroingredienti,dellesolesostanzeematerieelencate
nell’Allegato I al nuovo provvedimento, nel
rispettodellecondizionid’impiegoedellequantità
massimediresiduichesonoeventualmenteprecisatenell’Allegatostesso.
Inoltre,èpreclusalapossibilitàdilimitareodiostaco­
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larel’immissionesulmercatodeiprodottialimentari
odeiloroingredientipermotiviattinentiaisolventi
da estrazione impiegati o ai loro residui, qualora
questisoddisfinoledisposizionidelladirettiva.
Agli Stati membri è richiesto di adottare tutte le
misurenecessariepergarantirechelesostanzeele
materie elencate come solventi da estrazione nell’Allegato
I al provvedimento, rispettino i criteri
generaliespecificidipurezzaquali:
l non devono contenere un quantitativo tossicologicamente
pericoloso di qualsiasi elemento o
sostanza;
l salvoderogheeventualmenteprevisteneicriteri
specifici di purezza, non devono contenere
oltre 1 mg/kg di arsenico od oltre 1 mg/kg di
piombo;
l devono soddisfare i criteri specifici di purezza
adottatidallaCommissione.
Gli Stati membri devono adottare, inoltre, tutti i
provvedimenti necessari per garantire che le sostanzeelencatenell’AllegatoIedestinateaessere
usate nei prodotti alimentari come solventi da
estrazione per uso alimentare siano immesse sul
mercatosoltantosesull’imballaggio,sulrecipiente
o sull’etichettatura figurino alcune indicazioni
scritteinmododaesserefacilmentevisibili,chiaramenteleggibilieindelebili:
l ladenominazionecommercialeindicataconformementeall’AllegatoIalladirettiva;
l unamenzionechiaracheindicachelasostanzaè
diqualitàadattaaessereimpiegataperl’estrazionediprodottialimentariodeiloroingredienti;
l una menzione che consenta di identificare la
partita;
l ilnomeolaragionesocialeel’indirizzodelfabbricante
o dell’imballatore o di un venditore del
prodottostabilitoall’internodellaComunità;
l ilquantitativonettonominaleespressoinunità
divolume;
l sedelcaso,lecondizioniparticolaridiconservazioneodiimpiego.Infine,èopportunosottolinearechelanuovadirettiva
si applicherà anche ai solventi da estrazione
impiegatiodestinatiaessereimpiegatinellapreparazione
dei prodotti alimentari o ingredienti alimentari
importati nella Comunità; diversamente,
lastessanonsiapplicanéaisolventidaestrazione
né ai prodotti alimentari destinati all’esportazione
fuoridellaComunità.
Ilprovvedimento,chehaancheabrogatoladirettiva
88/344/CEE,entreràinvigoreilventesimogiorno
successivoallasuapubblicazioneinGazzettaUfficialedell’UnioneEuropea,avvenutail6giugno2009.
Controllo tecnico
dei veicoli a motore
Direttiva 2009/40/CE
del Parlamento Europeo
e del Consiglio
6 maggio 2009
«Direttiva 2009/40/CE del Parlamento Europeo e
del Consiglio del 6 maggio 2009 concernente il
controllo tecnico dei veicoli a motore e dei loro
rimorchi» (G.U.C.E. L del 6 giugno 2009, n. 141)
Ilprovvedimentohaprevistol’obbligopergliStati
membridisottoporreauncontrollotecnicoperiodico
i veicoli a motore immatricolati in ciascuno
Statononchéilororimorchiesemirimorchi.
Lecategoriedeiveicolidacontrollare,laperiodicitàdelcontrollotecnicoeglielementidacontrollare
obbligatoriamente sono indicati negli Allegati I
eIIallanuovadirettiva.
NonostanteledisposizionidicuiagliAllegatiIeII,
èspecificamenteprevistocheciascunoStatomembropossa:
l anticipare la data del primo controllo tecnico
obbligatorio e, se necessario, imporre che il
veicolo sia sottoposto a controllo prima della
suaimmatricolazione;
l ridurre l’intervallo tra due successivi controlli
tecniciobbligatori;
l rendere obbligatorio il controllo tecnico dell’equipaggiamentoopzionale;
l aumentareilnumerodeglielementidacontrollare;
l estendere l’obbligo del controllo tecnico periodicoadaltrecategoriediveicoli;
l prescrivereulterioricontrollispeciali;
l prescrivere norme minime di efficienza di frenaturapiùelevateeincluderecontrolliafrontedipesiacaricopiùelevatirispettoaquelliprecisati
nell’Allegato II per i veicoli immatricolati
neirispettiviterritori,purchéquestenormenon
sianopiùrigorosediquelleprevisteperl’omologazioneoriginaledelveicolo.AgliStatimembrièfattoobbligoanchedicomunicare
alla Commissione il testo delle principali disposizioni
di diritto interno che essi adotteranno
nel settore specificamente disciplinato dal nuovo
provvedimentocomunitario.
Ilprovvedimento,chehaabrogatoladirettiva96/
96/CE, entrerà in vigore il ventesimo giorno successivoallasuapubblicazioneinGazzettaUfficiale
dell’Unioneeuropeaavvenutail6giugno2009. l
LEGISLAZIONE
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 105 ILSOLE24ORE

LEGISLAZIONE
Testodisponibile
on-linenellasezione
”Notizienormative”
delsito
www.ambienteesicu­
rezza.ilsole24ore.com
ILSOLE24ORE 106
l ITALIA
acuradi Marco Fabrizio,avvocatoinRoma
Campania:
emergenza rifiuti
Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri 28 maggio
2009, n. 3774
«Disposizioni urgenti di protezione civile» (G.U.
dell’11 giugno 2009, n. 133)
Tra le altre disposizioni, l’ordinanza ha previsto la
cessazione,entroquindicigiornidalladatadipubblicazione
della stessa in Gazzetta Ufficiale, degli
incarichidiconsulenzaedicollaborazionecoordinata
e continuata già conferiti per la soppressione
divariemissioniafferentiallasituazioneemergenziale,
qualora non confermati con provvedimento
motivato del capo Missione amministrativo­finanziaria(art.11).
Ordinanza del Presidente
del Consiglio dei Ministri
28 maggio 2009, n. 3775
«Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile
per fronteggiare l’emergenza nel settore dello
smaltimento dei rifiuti nella regione Campania»
(G.U. dell’11 giugno 2009, n. 133)
L’ordinanza ha modificato, in particolare, l’art. 2,
O.P.C.M. 12 marzo 2009, n. 3746, in merito all’obbligo,
in carico alla Province di Napoli, Avellino,
Benevento, Caserta e Salerno, di costituire societàatotaleoprevalentecapitalepubblicoperlagestionedeisitidistoccaggiodeirifiuti,dellediscariche
e degli impianti di proprietà della Provincia
periltrattamento,latrasferenza,losmaltimento,il
recuperoeilriciclaggiodeirifiuti,concompiti­in
carico alle medesime Provincie ­ di attività di programmazione,
di indirizzo, di coordinamento e di
controllo dell’intero ciclo di raccolta e di smaltimento
dei rifiuti urbani sul territorio provinciale,
anche relativamente agli analoghi compiti svolti
dalleimpreseedallesocietàprivate(fattaeccezione,comunque,periltermovalorizzatorediAcerra
equelloanccorainfasedirealizzazionediNapoli).
In definitiva, l’ordinanza ha affidato alle società
provinciali la gestione delle discariche e dell’impiantistica
in proprietà della Provincia (nonché
quellatrasferitadallaRegioneodaaltrienti)perlo
stoccaggio,iltrattamento,latrasferenza,losmaltimento,ilrecuperoeilriciclaggiodeirifiuti,situate
sulrispettivoterritorioprovinciale.
Ordinanza del Presidente
del Consiglio dei Ministri
15 maggio 2009, n. 3770
«Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile
per fronteggiare l’emergenza nel settore dello
smaltimento dei rifiuti nella regione Campania»
(G.U. del 1° giugno 2009, n. 125)
L’ordinanza,alfinedi«testare,incontinuo,ilcorretto
funzionamento dei sistemi di cui si compone l’impiantoditermovalorizzazionediAcerraincondizionidicombustionecontinuadeirifiutisulletrelinee,sì
daverificarel’andamentodeidatidelleemissioni»(II
considerato), ha autorizzato il Sottosegretario di
Stato dell’emergenza rifiuti in Campania a prorogare
la durata della fase 1 di avviamento delle
linee del termovalorizzatore fino, comunque, al 2
luglio2009(nonoltre).
Piano di monitoraggio
dei gas a effetto serra
Deliberazione del Ministero
dell’Ambiente e della Tutela
del territorio e del mare
10 aprile 2009
«Disposizioni di attuazione della decisione della
Commissione europea 2007/589/CE istitutiva
delle linee guida per il monitoraggio e la
comunicazione delle emissioni di gas ad effetto
serra ai sensi della direttiva 2003/87/CE del
Parlamento europeo e del Consiglio» (G.U. del
4 giugno 2009, n. 127)
La deliberazione ha approvato le disposizioni di
attuazione della decisione della Commissione europea
2007/589/CE istitutiva delle linee guida
perilmonitoraggioelacomunicazionedelleemis­
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

sioni di gas a effetto serra ai sensi della direttiva
2003/87/CEdelParlamentoeuropeoedelConsiglio,peraltrogiàindirizzata(conefficaciacogente)
a tutti gli Stati membri (art. 4, decisione n. 2007/
589/CE). A carico dei gestori degli impianti in
possesso delle autorizzazioni a emettere gas a effettoserraexart.4,D.Lgs.n.216/2006,èprevisto
l’obbligo di effettuare il monitoraggio medesimo
secondo le disposizioni della decisione 18 luglio
2007, n. 2007/589/CE, come integrate dalle disposizionidiattuazioneallegateincalceallanuova
deliberazione e a seguito dell’approvazione del
PianodimonitoraggiodapartedelComitatonazionalediattuazionedelladirettiva2003/87/CE(ai
sensi dell’art. 2, comma 7). Il Piano di monitoraggio,
già previsto dal paragrafo 4.3, decisione n.
2007/589/CE, dovrà essere redatto, secondo il
formato elettronico disponibile sul sito internet
istituzionale www.minambiente.it, in conformità allanormativaedovràrecare,tral’altro,informazionisullametodologiadimonitoraggioapplicatadal
1° gennaio 2009 alla data di avvio del Piano
stesso. Questo Piano dovrà essere presentato al
Comitato, entro 90 giorni dalla data di pubblicazionedelladeliberazione,siadapartedeigestoridi
impiantiinpossessodell’autorizzazioneaemettere
gas a effetto serra, sia da parte dei gestori di impianti
privi di questa autorizzazione, anche nel
casodisoggezionealladisciplinadicuialD.Lgs.n.
216/2006 ma senza alcuna domanda di autorizzazione
inoltrata in tal senso, fatta eccezione solo
perigestoridiimpianticheallamedesimadata(2
settembre 2009) abbiano presentato domanda di
chiusura totale dell’impianto (art. 2, commi 2, 3 e
4, deliberazione). In caso di modifiche il Piano
dovrà essere aggiornato, con pedissequo invio almeno60giorniprimadell’avvenutamodifica(art.
3). Ulteriori approfondimenti nei prossimi numeri
diAmbiente&Sicurezza.
Rendimento
energetico in edilizia
Decreto del Presidente
della Repubblica
2 aprile 2009, n. 59
«Regolamento di attuazione dell’articolo 4, comma
1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19
agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della
direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico
in edilizia» (G.U. del 10 giugno 2009, n. 132)
Ildecretohadefinitoicriterigenerali,lemetodologie
di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione
energetica degli edifici e degli impianti
termici per la climatizzazione invernale e per la
preparazione dell’acqua calda per usi igienicosanitari.
Il termine di emanazione del nuovo
provvedimento era stato originariamente previsto
a 120 giorni dall’entrata in vigore del D.Lgs.
n. 192/2005 (art. 4, comma 1, D.Lgs. n. 192/
2005; art. 1, comma 1, D.P.R. n. 59/2009), con
rinvioafuturiulterioridecretiperquantoriguarda
la disciplina relativa ai criteri generali, le metodologie
di calcolo e i requisiti minimi per la
prestazione energetica degli impianti termici per
la climatizzazione estiva e, limitatamente al terziario,
per l’illuminazione artificiale degli edifici
(art. 1, comma 2, D.P.R. n. 59/2009). Il decreto
ha rinviato alle norme tecniche nazionali per le
metodologiedicalcolodelleprestazionienergetichedegliedifici,inparticolare,comedefinitenelcontestodellenormeENasupportodelladirettiva
2002/91/CE, della serie UNI/TS 11300 e
loro successive modificazioni (oggi UNI/TS
11300 ­ 1, «Prestazioni energetiche degli edifici -
Parte 1: determinazione del fabbisogno di energia
termicadell’edificioperlaclimatizzazioneestivaed
invernale», e UNI/TS 11300 ­ 2, «Prestazioni
energetiche degli edifici - Parte 2: determinazione
delfabbisognodienergiaprimariaedeirendimenti
per la climatizzazione invernale e per la produzionediacquacaldasanitaria»),conrinvioallelinee
guida nazionali ex art. 6, comma 9, D.Lgs. n.
192/2005, per le metodologie di calcolo della
prestazione energetica (art. 3, commi 1 e 2,
D.P.R.n.59/2009).
La nuova disciplina ha rinviato anche alla legge
n. 10/1991 relativamente ai criteri generali e ai
requisiti della prestazione energetica per la progettazione
degli edifici e per la progettazione e
l’installazione di impianti, indicando come, in
questa fase, per tutte le categorie di edifici ­ nel
caso di edifici di nuova costruzione ­ dovrà sempre
essere determinato, in fase di progettazione,
l’indice di prestazione energetica per la climatizzazioneinvernale(EPi),verificandochelostesso
risulti inferiore al valore limite di cui alla tabella
ex punto 1, Allegato C al D.Lgs. n. 192/2005,
così come, nel caso di edifici di nuova costruzione
e di ristrutturazione di edifici esistenti, dovrà
essere sempre determinata, in fase progettuale,
anche la prestazione energetica per il raffrescamento
estivo dell’involucro edilizio (Epe, invol),
LEGISLAZIONE
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 107 ILSOLE24ORE

LEGISLAZIONE
ILSOLE24ORE 108
pari al rapporto tra il fabbisogno annuo di energia
termica per il raffrescamento dell’edificio
(calcolata tenendo conto della temeperatura di
progetto estiva secondo la norma UNI/TS
11300 ­ 1) e la superficie utile (per gli edifici
residenziali), purché la stessa non superi i parametriprevisti(art.4,commi2e3).
Al di là di una notevole disciplina di dettaglio,
sostanzialmente definita in funzione del tipo di
impianto che si intende installare (art. 4), la
nuovanormativahafornitoanchedisposizionia
carattere generale valide per tutti gli edifici (per
esempio, preferenza per impianto centralizzato
digenerazionedelcalorepergliedificiconunità
abitative superiori a quattro e appartenenti alle
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categorie E1 ed E2; requisiti per la definizione
diimpiantidiclimatizzazioneinvernaledotatidi
generatoredicalorealimentatiabiomasseecc.),
confermando i criteri generali e i requisiti per
l’esercizio, la manutenzione e l’ispezione degli
impiantitermiciperlaclimatizzazioneinvernale
ex artt. 7 e 9, D.P.R. n. 412/1993 (art. 5). Il
decreto sarà applicabile anche alle Regioni e
Province autonome qualora esse non abbiano
ancora provveduto ad adottare propri provvedimenti
in applicazione della direttiva 2002/91/
CE e, comunque, fino all’entrata in vigore di
questiprovvedimentiregionali.
Ulteriori approfondimenti nei prossimi numeri
diAmbiente&Sicurezza. l
LA GESTIONE DEI RIFIUTI
DA APPARECCHIATURE
ELETTRICHE ED ELETTRONICHE
Il Dlgs 151/2005 aggiornato con il Dlgs 20 novembre 2008, n. 188 (in
G.U. 3 dicembre 2008), commentato con la giurisprudenza e la
normativa europea
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Elettriche ed Elettroniche (RAEE), il cui corpo, pur derivando da un decreto legislativo
entrato in vigore nel 2005 è stato avviato soltanto nel 2008.
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legislazione europea.
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tipologia di rifiuti, con particolare riferimento al c.d. decreto di semplificazione,
prevedendo, al contempo, una veloce ricapitolazione dei provvedimenti di recepimento
della direttiva 2002/96/CE negli ordinamenti di alcuni Stati europei e una descrizione
dei rispettivi sistemi di gestione.
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RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA
Responsabilità
delcapocantiere
Cassazionepenale,sez.IV,
(ud.9dicembre2008)
28gennaio2009,n.4119,
Pres.Campanato
Prevenzioneinfortuni­Cantiereedile­Lavoridiscavo­Rimozionedelletransennea
cantiere ancora aperto ­ Condotta estemporanea
­ Soggetti responsabili ­ Valutazione
­ Capicantiere ­ Sono responsabili ­
Responsabilità del datore di lavoro e dei
dirigenti delle imprese esecutrici ­ Valutazione­Nonsussiste
L’esistenza,inuncantiere,delcapocantiere,
nonescludelaresponsabilitàdialtrisoggetti,
qualiildirettoretecnicoo,salendonellascala
delle responsabilità, del legale rappresentante
dell’impresa, ma non nel caso di condotteestemporanee(nellaspecie:repentina
rimozione delle transenne a cantiere ancora
aperto e a lavori non ancora ultimati, con
mancata segnalazione per deviare il traffico
pedonaleemancatoriempimentodelloscavoinmododaricostruirelapavimentazione
conlecaratteristichetecnicheoriginali).
Unprivatoeracadutolungounmarciapiede,
sul quale era stato aperto un cantiere per la
posainoperadicaviinfibraottica,nelpunto
incui,perunaimperfettasistemazione,lasuperficie
del marciapiede presentava un dislivello
di qualche centimetro. A seguito della
caduta aveva riportato la frattura del femore
destro, trattata chirurgicamente in una struttura
ospedaliera; a seguito di sopraggiunte
complicazionipostoperatorielostessoeradeceduto.
Erano stati chiamati a rispondere del
reatodiomicidiocolposol’amministratoredelegato,ildirettoretecnicodicantiereeilcapo
cantiere dell’impresa assuntrice ed esecutrice
deilavori,nonchéildirettoretecnicodelcan­
acuradiPierguidoSoprani,avvocato
tiere e il capocantiere della società subappaltatricedeilavoridiscavoedireinterro,aiquali
erastatacontestatalanegligentegestionedel
cantiere,chesieraconcretizzatanellaprematura
rimozione delle transenne, nella carenza
del POS del subappaltatore (con riferimento
alla tutela dell’incolumità pubblica nella fase
delloscavoedelripristinodelmantostradale),
nell’omissione delle misure generali di tutela
dell’art.3,D.Lgs.n.626/1994(attualeart.15,
D.Lgs.n.81/2008)enell’assenzadellanecessariacooperazioneedelcoordinamentotrale
impreseesecutricideilavori.
SecondoiGiudicidimeritononvieraincertezza
sul punto di caduta del privato, risultando
dal verbale di accettazione e di ricovero in
ospedale che lo stesso infortunato aveva dichiarato
di essere inciampato in un tombino,
come, del resto, era stato confermato dalle
dichiarazioni rese da due testi. La sentenza
aveva escluso, inoltre, l’efficacia causale rispettoallacadutadellepreesistenticondizioni
psicofisiche dell’infortunato (deficit motorio).
La caduta era avvenuta all’interno di un’area
destinata alla circolazione dei pedoni interessatadacantierestradaleacausadellaprematura(perchéilavorinoneranoancoraterminati)rimozionedelletransenne;lanormacautelare
violata è stata individuata nell’art. 21,
Codicedellastrada,enell’art.40,regolamento
del Codice della Strada, che hanno imposto,
a carico di chi esegue lavori sulle aree
destinateallacircolazionediveicoliedeipedoni,l’adozionediaccorgimentinecessariperla
sicurezzael’obbligodidelimitazionediqueste
aree, nonché nella violazione dell’obbligo di
coordinamentotraledueimpreseesecutrici.
ConricorsoperCassazione,gliimputatiavevanolamentatol’incertezzaprobatoriaesistente
sull’esatto punto della caduta, la sussistenza
dell’“insidia”conriguardoallostatodeiluoghi
(attesochenonèsufficientelamerasconnessionedelterreno,bensìanchel’imprevedibilità
e l’invisibilità della situazione insidiosa, nel
casodispecieinsussistente,afrontedelletanteimperfezionidellasedestradaleinteressata
dailavori)el’illogicitàdellamotivazione,posto
che,purdandoattodelladecisionerepentina
GIURISPRUDENZA
Testodisponibile
on­linenellasezione
”Documentazione
integrativa”delsito
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GIURISPRUDENZA
ILSOLE24ORE 110
efrettolosadeicapi­cantieredelledueimpresedirimuovereletransenneposteaprotezionedelcantiere,nonavevatrattocoerenticonclusioniinpuntodiesclusionediresponsabilità
dei vertici aziendali (datore di lavoro e
direttoretecnicodelcantiere),iqualinonerano
stati posti nelle condizioni, proprio per la
frettolosaerepentinarimozionedelletransenne,
di esercitare in concreto la verifica sulla
correttagestionedelcantieredapartedeipreposti,
in relazione agli obblighi gravanti sugli
stessi in forza delle qualifiche prevenzionistiche
possedute e delle correlate posizioni di
garanzia.
LaCassazionehaaccoltoiricorsi,limitatamentealleresponsabilitàdeiverticiaziendalidelle
dueimprese.SecondoiGiudicidilegittimità,il
pretesodifettodicoordinamentotralesocietà
era stato ascritto apoditticamente anche ai
legali rappresentanti e ai direttori tecnici di
cantiere, senza che risultasse in alcun modo
apprezzabile un profilo di colpa in concreto
addebitabileaglistessi.L’estemporaneitàdella
scelta operativa dei capi cantiere, che operavanocomepreposti,dirimuovereletransennenonpotevaimplicareilcoinvolgimentodeidiretti
superiori; né i Giudici di merito avevano
specificato il contenuto della colpa omissiva,
in termini di individuazione della carenza di
coordinamento dalla quale poter far discendereconseguenzeconcreteinordineallaverificazione
dell’infortunio. È vero che, infatti,
l’esistenza, in un cantiere, del capo cantiere,
nonescludelapossibileresponsabilitàacarico
di altri soggetti, quali il direttore tecnico o,
salendonellascaladelleresponsabilità,dellegalerappresentantedell’impresa,manonnel
caso di specie di repentina rimozione delle
transenne a cantiere ancora aperto e a lavori
nonancoraultimati.
Violazione
del dovere di vigilanza
Cassazione penale, sez. IV,
(ud. 6 novembre 2008)
12 febbraio 2009, n. 6195,
Pres. Licari, Rel. Foti
Infortunisullavoro­Datoredilavorodelegato
­ Macchina cesoiatrice ­ Prassi di la­
vorononcorretta­Lesionipersonali­Violazionedeldoveredivigilanza­Responsabilitàdeldatoredilavoro­Valutazione­È
responsabile
Le dimensioni dell’azienda non possono in
alcunmodogiustificarelaviolazione,dapartedeldatoredilavoro,deldoveredivigilanza
edicontrollodelrealeecostanterispetto,da
partedeilavoratori,dellenormedisicurezza,
nonchédiinterventoperimpedireilformarsi
edilconsolidarsidiprassilavorativechemettanoarepentagliol’incolumitàdeilavoratori,
posto che, attraverso una corretta organizzazione
ed opportune disposizioni, il datore
di lavoro può essere costantemente
informato sui temi della sicurezza e del rispetto,
da parte degli stessi lavoratori, delle
relative norme. Doveri e responsabilità che
prescindono dalla circostanza della inconsapevolezzadellapraticadiprassidilavoronon
corrette.
Ildirettorediunostabilimentoproduttivo,delegatodaldatoredilavoroall’adozione,all’osservanzaealcontrollodelrispettodellenorme
disicurezza,erastatocondannatoperilreato
dilesionipersonalicolposegravissimeindanno
di un lavoratore addetto a una macchina
cesoiatrice, il quale aveva riportato l’amputazionedelpiededestroe,quindi,dellagamba
fino al terzo medio per il sopraggiungere di
necrosicutanea,nonchéferitadascoppioalla
manosinistra.
Il lavoratore, incaricato del controllo della
macchina (la quale srotola un involto di lamiera
che fa scorrere attraverso rulli e ne
taglia i bordi per poi riavvolgerla), a causa
dell’aggrovigliarsideglisfrididilamiera,avevasuperato,senzadisattivarelamacchina,la
ringhiera alta circa un metro che ne percorreva
l’intero perimetro e i relativi cancelli,
dotatididispositividisicurezza,ederasalito,
per eseguire dei controlli, sulla pedana che
consente di operare nell’area dei rulli. Nel
procedere a questo incombente, essendosi
sportoinavantiperaccertarsichetuttoprocedesse
regolarmente, si era sbilanciato e,
perevitaredicadere,avevatentatodifareun
passoindietroe,perdendol’equilibrio,aveva
appoggiatounpiedepropriosullalamierain
movimento,doveeracaduto.Ilpiededestro
elamanosinistraeranostatitrainati,quindi,
www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 7luglio2009­N.13

versoirulliedaquestischiacciati.
Lacolpaprevenzionisticacontestataall’imputato
(art. 35, comma 2, D.Lgs. n. 626/1994)
consisteva nell’avere omesso di istruire adeguatamenteillavoratorecircalepropriemansioni
e le modalità d’uso della macchina alla
qualeerastatodestinato,nonchécircairischi
connessi all’uso della stessa. L’obbligo di formazione,peraltro,èstatoritenutoancorapiù
doveroso nel caso di specie, poiché la vittima
era un giovane inesperto, assunto da soli tre
mesiconcontrattodiformazionelavoro,che
aveva finito con l’apprendere ”sul campo” la
naturadellepropriemansioni,sullabasedelle
indicazionideicolleghianziani.Ulterioreprofilodicolpadell’imputatoèstatorinvenutonell’averetolleratolaprassiconsolidatacheprevedeva
l’accesso alla linea di produzione, superando
le protezioni, con la macchina in
movimento.
Sullabasedellaviolazionedeldoverediformazione
e di informazione del lavoratore, nonchédeldoveredivigilanza(avendoconsentito
l’instaurarsi di una prassi lavorativa ad alto
rischio), era stata affermata la responsabilità
penaledell’imputato,ilquale,conricorsoper
Cassazione, aveva dedotto che la macchina
era idonea sotto il profilo della sicurezza, essendo
dotata di una recinzione, i cui accessi
eranostatimunitidimicrointerruttoriche,all’apertura
dei cancelli, determinavano l’automatico
blocco dell’impianto; mentre l’intervento
sulla macchina era soggetto al rispetto
di una specifica procedura. Appositi cartelli
prevedevano, inoltre, l’espresso divieto di
operare su organi in movimento; divieto ben
notoailavoratori,comedaglistessiconfermatoancheindibattimento.
Quantoallaprassioperativa,ilricorrenteaveva
lamentato che le dimensioni dell’azienda
escludevanolapossibilitàdivenireaconoscenzadiprassidifformirispettoaquelleprevisteecheildatoredilavorooilsuodelegatopossono
essere chiamati a rispondere delle stesse
solosenonabbianoadottatoregoleedivietiin
materia, ovvero l’abbiano incoraggiata o abbiano
omesso gli opportuni controlli; ipotesi
deltuttodaescludersinelcasodispecie.
Inoltre, lo stesso aveva dedotto che in
realtà l’evento era stato determinato da
un’imprudenza, individuale o collettiva,
forse incoraggiata da una prassi distorta,
che si poneva quale causa sopravvenuta
escludente il rapporto di causalità rispet­
to alla condotta del datore di lavoro.
Da ultimo, il ricorrente aveva richiamato gli
artt. 4 e 5, D.Lgs. n. 626/1994, che hanno
imposto al lavoratore l’osservanza delle normevigenti,nonchédelledisposizioniaziendali
inmateriadisicurezzaediigienedellavoro,a
tuteladellapropriaedell’altruiincolumità.
LaCassazioneharitenutoinfondatoilricorso,
confermando che l’infortunio doveva ricondursi
alla negligenza dell’imputato che, violandogliobblighichegravavanosullostessoinragionedelladelegaricevuta,nonavevaadeguatamente
vigilato affinché fossero realmente
rispettate le procedure di sicurezza,
avendotolleratol’instaurarsitrailavoratoridi
unapericolosaprassioperativacheprevedeva
rischiosi interventi sulla macchina in movimento.Prassicheprevedeval’elusione,invario
modo, del sistema di sicurezza, divenuta
consolidataeprotrattaneltempopoichéconsentivadiagireintempipiùrapidiefunzionali
alla produzione, oltre che più comodi per
l’operatore. Prassi della quale si era prontamente
impadronito il lavoratore infortunato,
giovaneeinesperto,dapocoassunto.
Neancheledimensionidell’aziendapotevano
giustificarelaviolazionedeldoveredivigilanza
edicontrollodelrealeecostanterispetto,da
parte dei lavoratori, delle norme di sicurezza,
nonchédiinterventoperimpedireilformarsie
ilconsolidarsidiprassilavorativechemettevano
a repentaglio l’incolumità dei lavoratori,
postoche,attraversounacorrettaorganizzazione
e opportune disposizioni, l’imputato
avrebbe potuto essere costantemente informatosuitemidellasicurezzaedelrispetto,dapartedeglistessilavoratori,dellerelativenorme.
Doveri e responsabilità che prescindono
dallacircostanzachelostessoimputatofosse,
contrariamente a quanto ha sostenuto, realmenteinconsapevolediquellaprassi.
Obblighi
del coordinatore
per l’esecuzione
Cassazione penale, sez. IV,
(ud. 19 dicembre 2008)
12 febbraio 2009, n. 6219,
Pres. Marini, Rel. Brusco
GIURISPRUDENZA
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 111 ILSOLE24ORE

GIURISPRUDENZA
ILSOLE24ORE 112
Infortunio sul lavoro - Cantiere edile - Lavori
sul tetto - Obblighi del Coordinatore
per l’esecuzione dei lavori - Valutazione -
Condizioni
La disciplina contenuta nell’articolo 5 del
D.Lgs.n.494/1996(attualeart.92delD.Lgs.
n.81/2008)postulacheilverbo”assicurare”
(usato nell’originaria formulazione del decreto)
implica una diretta e personalepartecipazione
dell’agente all’obbligo di prevenzione,mentreilverbo”verificare”,introdottodalD.Lgs.n.528/1999,sembrapiuttosto
riferirsi ad un’attività di controllo dell’opera
altrui.
IlComunediTriesteavevaappaltatoilavoridi
coibentazione e di impermeabilizzazione da
eseguire sul tetto di un edificio di proprietà
comunale e il coordinatore per la sicurezza
avevaconsentitochequestilavorifosserosvoltisullasuperficieinelevazionesenzachefosse
adottataalcunaoperaprovvisionaleprotettiva
esenzacheilavoratoriavesseroadisposizione
agganci di sicurezza. A causa dell’assenza di
questemisurediprevenzionelapersonaoffesa,mentreeraaddettaailavoriindicati,avevapersol’equilibrioederacadutoalsuoloprocurandosilelesioniindicate.Condannatoperilreatodilesionicolposegravi,l’imputatoavevapropostoricorsoperCassazione,
deducendo che la ditta appaltatrice
eraunicae,quindi,ilcoordinatorenondoveva
coordinarenullaeche,rispettoaquantoprevistonelcronoprogramma,ilavoriinelevazioneperildisfacimentodelmantodicopertura
acuradi Maria Melizzi,consulentelegale
Veicoli a motore
e relative parti.
Smaltimento
Cassazione, sez. III, pen.
15 maggio 2009, n. 20424,
Pres. De Maio
Rifiuti-Rifiutispeciali-Trasportononau-
erano iniziati prima e la direzione lavori non
avevainformatoilcoordinatorediquestoanticipato
inizio dei lavori né l’aveva informato
della presenza di un altro dipendente di una
impresasubappaltatricechenoneraprevista.
Inoltre,poichéalfattoeraapplicabileilD.Lgs.
n.494/1996neltestooriginario,antecedente
alle modifiche apportate dal D.Lgs. n. 528/
1999,nonsussistevaalcunobbligodicontrollodelleproceduredilavoroincapoalCSE.
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il
ricorsorilevando,inprimoluogo,chel’imputatoavevaeffettuatoduesopralluoghidicontrollonelcantiere(ilsecondolostessogiornodell’infortunioeprimachel’eventosiverificasse);
lo stesso avrebbe dovuto ”verificare”, ossia
controllare l’opera altrui, con obbligo di
intervento, come nel caso di specie, attesa la
sussistenzadimoltepliciviolazionidellemisure
di prevenzione. Secondo il Giudizio della Suprema
Corte, il CSE non aveva adempiuto a
questoobbligo.
Quanto all’asserita anticipazione dei lavori, la
tesi del ricorrente (che i venti giorni prima di
dareinizioailavorifosserodaintenderecome
giorni lavorativi) non aveva alcun aggancio né
contrattuale né altrimenti documentale, risolvendosiinunaindebitaforzaturainterpretativa.
D’altro canto, l’imputato aveva ammesso di
essersirecatoincantiereilgiornodell’infortunioeprimachel’eventosiverificasse;quindi,allostessoeranotocheilavorieranogiàiniziati
ed era suo obbligo intervenire immediatamente,
ponendo in essere ogni iniziativa necessariaperifinidellaprevenzioneconnessial
suoruolodicoordinatoreperl’esecuzionedei
lavori. l
torizzato-Veicoliamotoreepartidiessi-
Smaltimento-Articolo51,comma1,lettera
b),D.Lgs.n.22/1997
Rientrano nella nozione di rifiuti speciali i
veicoli a motore, i rimorchi e loro parti. A
questofineènecessariochesitrattidimezzi
non più usabili come tali, anche se ancora
nonprividivaloreeconomico;inaltritermini
èsufficientechesitrattidioggettiabbandonati
o destinati all’abbandono, non nel sen­
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so di ”res nullius”, bensì in quello traslato ­
funzionale­dicosa(opartedicosa)nonpiù
idoneaalloscopoperilqualeerastataoriginariamentecostruita.
Sulla scorta del sopra richiamato principio di
diritto,laSupremaCorteharigettatoilricorso
avanzatodadueimputaticondannatiinprimo
grado per violazione del cosiddetto decreto
“Ronchi”(D.Lgs.n.22/1997)e,precisamente,
l’articolo 51, comma 1, lettera b), in quanto
trovati nell’atto di trasportare, su un camion,
unmotocarroconsideratorifiutodestinatoalla
rottamazione senza che, però, fossero in
possessodellaprescrittaautorizzazione.
La sentenza di primo grado era stata confermatadallaCorted’AppellodiLecce.Gliimputatihannopropostoricorsopercassazionededucendol’erroneaapplicazionedellanormasostanzialespecialeedifettodimotivazione[articolo606,lettereb)ede)]inrelazioneall’articolo51,comma1,letterab),D.Lgs.
n.22/1997.
Più in particolare, i ricorrenti eccepivano la
mancata dimostrazione del fatto che l’autoveicolo
trasportato fosse definibile come ”rifiuto”.
In realtà esso ­ come affermato anche da un
testenellafasedimerito­eraancoraiscrittoal
PRAe,cometale,potenzialmentecircolante.
LaCortediCassazione,conlasentenzainesame,harigettatoilricorsoavanzatodagliimputati
ritenendo la sentenza della Corte territorialenoncensurabile,postocheinessaèstatodatoampiamentecontodelfattochedalverbaledisequestrodelmezzooggettodicausa
era evincibile lo stato di elevato degrado del
veicolotaledanonpoteresserepiùcircolante.
La Suprema Corte ha ritenuto, inoltre, non
determinante, il riferimento alla persistente
iscrizione del veicolo nell’apposito elenco del
PRAperchélacircostanzanonincidevaaifini
dellaqualificazionedelveicolocomerifiuto.
LacostantegiurisprudenzadellaCortedilegittimità
ha statuito il principio che «rientrano
nellanozionedirifiutispecialiiveicoliamotore,irimorchieloroparti».
Aquestofineènecessariochesitrattidimezzi
nonpiùusabilicometali,ancheseancoranon
privi di valore economico; in altri termini è
sufficientechesitrattidioggettiabbandonati
o destinati all’abbandono, non nel senso di
”res nullius”, bensì in quello traslato ­ funzionale­dicosa(opartedicosa)nonpiùidoneaalloscopoperilqualeerastataoriginariamentecostruita(sezioneIII,18marzo1991,Gallello,Rv.186811).
Si deve aggiungere, inoltre, che, nel caso in
esame, nella fase di merito era stato provato
che il veicolo trasportato era destinato a una
dittachedovevaavviarelepraticheperlademolizioneariprovapropriodellanaturadi“rifiuto”delmezzomeccanico.
Scarichi di azoto
nitroso e alluminio
Cassazione, sez. III pen.,
14 maggio 2009, n. 20241,
Pres. Onorato
Rifiuti - Scarico reflui aziendali - Azoto nitrosoealluminio-Superamentodeivalori-
COD - BOD - Articoli 45 e 59, D.Lgs. n.
152/1999
La sussistenza del reato non può essere
esclusa sotto il profilo soggettivo per l’addottaferraginositàdellanormativasugliscarichi.
Nemmeno in virtù del criterio della
ignoranza inevitabile teorizzato nella sentenza
della Corte Costituzionale n. 364/
1988èpossibilescusarechieffettuascarichi
direfluiindustrialisenzainformarsidelleleggipenalichedisciplinanolamateria,incombendo
agli interessati l’onere di verificare la
conformità della condotta alle norme ambientali
di cui è presunta la conoscenza ex
articolo5c.p.
LaCortediCassazione,nellasentenzainesame,harigettatoilricorsoavanzatodallegalerappresentatediunaaziendaconservieracontrolasentenzadellaCorted’AppellodiNapoli
che aveva confermato la condanna alla pena
dell’arresto e dell’ammenda inflitta nel giudiziodiprimogradoperilreatodicuiagliarticoli
45e59,D.Lgs.n.152/1999,peravereffettua­
GIURISPRUDENZA
Testodisponibile
on­linenellasezione
”Documentazione
integrativa”delsito
www.ambientesicu­
rezza.ilsole24ore.com
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 113 ILSOLE24ORE

GIURISPRUDENZA
ILSOLE24ORE 114
to scarichi di reflui aziendali direttamente in
un fiume con superamento dei valori di BOD,
COD, azoto nitroso e alluminio, di cui alla tabella
3, D.Lgs. n. 152/1999.
Nel ricorso per cassazione l’imputato ha denunciato
la violazione dell’articolo 137, D.Lgs.
n. 152/2006, con riferimento alle tabelle 5 e
3/A dell’allegato 5 perché, a dire sempre della
difesa dell’imputato, l’azoto nitroso e l’alluminio
non erano inclusi nella tabella 3 dell’Allegato
5, sicché non sussisteva l’illecito penale,
aggiungendo, inoltre, che la farraginosità della
normativa aveva inciso sull’elemento psicologico
del reato che andava escluso.
La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente
infondato perchè nella tabella 3
dell’Allegato 5 del vigente D.Lgs. n. 152/2006
sono previsti valori limite per l’alluminio (si veda
il n. 9) e per l’azoto nitroso (si vedano i nn.
34 e 35).
Nella parte motiva della sentenza, il Supremo
Collegio ha ritenuto che il Tribunale di Napoli
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EDILIZIA E URBANISTICA
avesse assolto l’obbligo della motivazione, ritenendo
sussistenti a carico dell’imputato specifici
e concreti elementi comprovanti la commissione
del reato di scarico abusivo di rifiuti
aziendali con superamento dei limiti d’accettabilità
dell’azoto nitroso e dell’alluminio, ancora
compresi nella tabella allegata alla normativa
del 2006 sopra citata.
La Cassazione, inoltre, ha evidenziato che la
sussistenza del reato a carico dell’imputato
non poteva essere esclusa sotto il profilo soggettivo
per l’addotta ferraginosità della normativa
sugli scarichi.
Nemmeno in virtù del criterio della ignoranza
inevitabile teorizzato nella sentenza della Corte
Costituzionale n. 364/1988 è, infatti, possibile
scusare chi effettua scarichi di reflui industriali
senza informarsi delle leggi penali che
disciplinano la materia, incombendo sugli interessati
l’onere di verificare la conformità della
condotta alle norme ambientali di cui è presunta
la conoscenzaex articolo 5 c.p. l
EFFICIENZA ENERGETICA
DI EDIFICI E IMPIANTI TERMICI
di C. De Trizio
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soluzioni tecnologiche da mettere in atto, già in fase di progettazione, per poter
approntare progetti ecoefficienti, basati sulla scelta di materiali più idonei e facendo
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mensile e globale medio stagionale e il rendimento di produzione medio stagionale.
Il tutto come dettato dal D.Lgs. 19 agosto 2005, n. 192 e come modificato dal D.Lgs.
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D.Lgs. n. 311/2006 (di modifica al D.Lgs. 19 agosto 2995, n. 192) e ai due D.M. 19
febbraio 2007 sulle detrazioni per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio
edilizio esistente e alle modalità per incentivare la produzione di energia elettrica
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LEGISLAZIONE
RASSEGNA DI DELIBERE E LEGGI REGIONALI
MAGGIO ­ GIUGNO 2009
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Regione Ambito Estremi e nota
TOSCANA
TOSCANA
PIEMONTE
VENETO
SARDEGNA
VENETO
FRIULI
VENEZIA
GIULIA
VALLE
D’AOSTA
Igiene di
alimenti
e bevande
Igiene di
alimenti
e bevande
Igiene di
alimenti
e bevande
Igiene di
alimenti
e bevande
Igiene di
alimenti
e bevande
Sicurezza
del lavoro
Sicurezza
del lavoro
Sicurezza
del lavoro
acuradi Sabrina Apicella,avvocato,NCTMStudioLegaleAssociato
Il contenutoèdisponibileon­lineall’indirizzo
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IGIENE E SICUREZZA
Deliberazione Giunta Regionale 18 maggio 2009, n. 405
«Linee guida per la gestione del Sistema di allerta per alimenti destinati al consumo umano
e mangimi per l’alimentazione animale nella Regione Toscana»
(in B.U. Toscana 27 maggio 2009, n. 21)
Decreto Dirigenziale 12 maggio 2009, n. 2169
«Approvazione delle “Linee guida per l’applicazione dell’autocontrollo igienico/sanitario nella
produzione primaria di miele»
(in B.U. Toscana 27 maggio 2009, n. 21)
Deliberazione Giunta Regionale 4 maggio 2009, m. 8­11333
«Audit regionali intesi a verificare il raggiungimento degli obiettivi di salute stabiliti dal
regolamento CE/882/2004 in materia di sicurezza degli alimenti e dei mangimi»
(in B.U. Piemonte 21 maggio 2009, n. 20)
Decreto Dirigenziale 7 maggio 2009, n. 63
«D.G.R. n. 3639/2008, D.G.R. n. 361/2009 e D.G.R. n. 1260/2009: Attuazione della D.G.R.
n. 4432/2007 e costituzione della struttura operativa della “Unità di Coordinamento
Regionale per la Sicurezza Alimentare”»
(in B.U. Veneto 9 giugno 2009, n. 47)
Decreto Assessoriale 18 maggio 2009, n. 1081/35
«Attività di vigilanza sull’autorità pubblica di controllo sulle produzioni a denominazione e
indicazione di origine protetta - Protocollo di Intesa tra la Regione Autonoma di Sardegna e
l’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari»
(in B.U. Sardegna 6 giugno 2009, n. 19)
Deliberazione Giunta Regionale 28 aprile 2009, n. 1167
«Progetto di informazione del sistema di prevenzione e promozione della salute negli
ambienti di lavoro del Veneto (Prevnet). Approvazione e prenotazione somma»
(in B.U. Veneto 19 maggio 2009, n. 41)
Deliberazione Giunta Regionale 7 maggio 2009, n. 1020
@ «Approvazione del documento “Linee guida per la prevenzione dei problemi di sicurezza
sul lavoro legati all’assunzione di alcolici»
(in B.U. Friuli Venezia Giulia 20 maggio 2009, n. 20)
Decreto Presidente Regione 18 maggio 2009, n. 216
«Modifica del Decreto del Presidente della regione n. 562/2008 “Composizione Comitato
regionale di coordinamento in materia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro ai sensi del
D.P.C.M. 21 dicembre 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 3211 del
7 novembre 2008”»
(in B.U. Valle d’Aosta 22 maggio 2009, n. 22)
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LEGISLAZIONE
VENETO
TRENTINO A­A
Provincia
autonoma
di Bolzano
Sicurezza
del lavoro
Acqua
TOSCANA Acqua
UMBRIA Acqua
PIEMONTE Acqua
TRENTINO A­A
Provincia
autonoma
di Trento
Acqua
CAMPANIA Aria
TOSCANA Aria
ABRUZZO Bonifiche
ILSOLE24ORE 116
Deliberazione Giunta Regionale 19 maggio 2009, n. 1463
«Modello Regionale di Sistema di gestione della Sicurezza per la strutture sanitarie
pubbliche. Approvazione»
(in B.U. Veneto 9 giugno 2009, n. 47)
AMBIENTE
Deliberazione Giunta Provinciale 16 marzo 2009, n. 780
«Regolamento tipo di fognature e depurazione di cui all’art. 4 della legge provinciale 18
giugno 2002, n. 8 recante “Disposizioni sulle acque”»
(in B.U. Trentino Alto ­ Adige 26 maggio 2009, n. 22)
Decreto del Presidente Giunta Regionale 20 maggio 2009, n. 107
«Accordo di Programma per la definizione di un programma di interventi finalizzato al
miglioramento e razionalizzazione dei sistemi di approvvigionamento idrico del SII in coerenza
con gli obiettivi del piano di tutela delle acque»
(in B.U. Toscana 27 maggio 2009, n. 21)
Decreto Presidenziale Giunta regionale 12 maggio 2009, n. 35
«Art. 13 del decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31 e decreto del Ministero della Salute di
concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare in data 5 aprile
2008 “Disciplina concernente le deroghe alle caratteristiche di qualità delle acque destinate al
consumo umano, che possono essere disposte dalla Regione Umbria”. Proroga alla deroga per
il parametro arsenico»
(in B.U. Umbria 27 maggio 2009, n. 24)
Decreto Dirigenziale 24 aprile 2009, n. 157
«Art. 13 del D.Lgs. 2 febbraio 2001, n. 31 e decreto del Ministero del Lavoro, della Salute e
delle politiche Sociali di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e
del mare in data 29 dicembre 2008 “Disciplina concernente le deroghe alle caratteristiche di
qualità delle acque destinate al consumo umano, che possono essere disposte dalla Regione
Piemonte”. Deroga per il parametro arsenico»
(in B.U. Piemonte 21 maggio 2009, n. 20)
Ordinanza Presidenziale 19 maggio 2009, n. 3112/S143/LP/AT/IR/rf
«Ordinanza per il valore di parametro dell’arsenico di origine geologica nelle acque fornite al
consumo in alcuni Comuni della Provincia»
(in B.U. Trentino Alto­Adige 9 giugno 2009, n. 24)
Deliberazione Giunta Regionale 8 maggio 2009, n. 854
@ «Provvedimenti per la gestione della qualità dell’aria ambiente»
(in B.U. Campania 25 maggio 2009, n. 31)
Deliberazione Giunta Regionale 3 giugno 2009, n. 450
«D.C.R. n. 44/2008 Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria
(PRRM) 2008-2010: approvazione Linee Guida per il rilevamento della qualità dell’aria ed il
relativo reporting»
(in S.O. n. 63 al B.U. Toscana 10 giugno 2009, n. 23)
Deliberazione Giunta Regionale 23 marzo 2009, n. 139
«Piano Regionale Triennale di Tutela e Risanamento Ambientale 2006 - 2008 - art. 225 L.R. n.
15 del 26.04.2004 - Intervento “Bonifiche aree ex-discariche” - B.1 - Definizione tetti di spesa
per fase di Caratterizzazione e Analisi di Rischio ambientale sanitario sito specifica - art. 8, p. 9
- Allegato 2 - L.R. n. 45/2007»
(in B.U. Abruzzo 20 maggio 2009, n. 26)
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VENETO Bonifiche
VENETO Bonifiche
TRENTINO A­A
Procincia
autonoma
di Bolzano
Energia
VENETO Energia
LIGURIA Energia
PIEMONTE Energia
PUGLIA Energia
PUGLIA Rifiuti
UMBRIA Rifiuti
CAMPANIA Rifiuti
LEGISLAZIONE
Deliberazione Giunta Regionale 19 maggio 2009, n. 1408
«Costituzione dei nuovi Consorzi di bonifica del Veneto ai sensi dell’art. 3 della legge regionale
8 maggio 2009, n. 12 “Nuove norme per la bonifica e la tutela del territorio”»
(in B.U. Veneto 5 giugno 2009, n. 46)
Deliberazione Giunta Regionale 19 maggio 2009, n. 1409
«Legge regionale 8 maggio 2009, n. 12 “Nuove norme per la bonifica e la tutela del territorio”
Artt. 6-9 e 41. Individuazione della data per la elezione delle Assemblee dei Consorzi di
bonifica del Veneto e approvazione Allegato A “Regolamento elettorale per le elezioni delle
Assemblee dei Consorzi di bonifica”»
(in B.U. Veneto 5 giugno 2009, n. 46)
Deliberazione Giunta Provinciale 4 maggio 2009, n. 1233
«Modifica della deliberazione della Giunta provinciale n. 2299 del 30 giugno 2008: direttive ai
sensi dell’articolo 127 della legge provinciale 11 agosto 1997, n. 16, commi 5 e 6 (efficienza
energetica)»
(in B.U. Trentino Alto ­ Adige 26 maggio 2009, n. 22)
Deliberazione Giunta Regionale 5 maggio 2009, n. 1192
«Aggiornamento delle procedure di competenza regionale per l’autorizzazione all’installazione
ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (art. 12, D.Lgs. n.
387/2003)»
(in B.U. Veneto 26 maggio 2009, n. 43)
Deliberazione Giunta Regionale 12 maggio 2009, n. 595
«Norme tecniche art. 16 l.r. 38/98. Indirizzi per lo sfruttamento delle energie rinnovabili:
parziale rettifica DGR 551/2008»
(in B.U. Liguria 3 giugno 2009, n. 22)
Deliberazione Giunta Regionale 25 maggio 2009, n. 13­11468
«Legge regionale 28 maggio 2007, n. 13. “Disposizioni in materia di rendimento energetico
nell’edilizia”. Modifica allegati III e V della D.G.R. 30 settembre 2008 n. 35-9702 recante
disposizioni attuative in materia di impianti termici ai sensi dell’art. 21, comma 1, lettere h), i),
j), k), l), m) ed o) della L.R. 13/2007»
(in B.U. Piemonte 4 giugno 2009, n. 22)
Deliberazione Giunta Regionale 13 maggio 2009, n. 810
«Programma Operativo Interregionale “Energie rinnovabili e risparmio energetico” - FESR 2007
- 2013»
(in B.U. Puglia 5 giugno 2009, n. 81)
Deliberazione Giunta Regionale 23 aprile 2009 n. 646
«Definizione di parametri per l’utilizzo del Rbd come materiale di copertura in discarica»
(in B.U. Puglia 26 maggio 2009, n. 76)
Deliberazione Consiglio Regionale 5 maggio 2009, n. 299
«ORDINE DEL GIORNO - “Norme per la gestione integrata dei rifiuti e la bonifica delle aree
inquinate - Affidamento dei servizi di raccolta, trattamento e recupero energetico – Distinzione
dei soggetti gestori e separazione dei rispettivi interessi nelle diverse fasi delle gestione del
calcolo integrato dei rifiuti”»
(in B.U. Umbria 20 maggio 2009, n. 23)
Deliberazione Giunta Regionale 10 febbraio 2009, n. 215
«Linee problematiche 2008 – 2013 per la gestione dei rifiuti urbani»
(in B.U. Campania 25 maggio 2009, n. 31)
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LEGISLAZIONE
PUGLIA Rifiuti
BASILICATA Rifiuti
BASILICATA Rifiuti
UMBRIA Rifiuti
MARCHE Rifiuti
UMBRIA Rifiuti
TRENTINO A­A
Provincia
autonoma
di Trento
LOMBARDIA
LIGURIA
PIEMONTE
UMBRIA
Rifiuti
Sostanze
pericolose
Sostanze
pericolose
Sostanze
pericolose
Tutela
ambientale
ILSOLE24ORE 118
Deliberazione Giunta Regionale 23 aprile 2009, n. 645
«Linee guida per la realizzazione di centri comunali di raccolta. Approvazione»
(in B.U. Puglia 26 maggio 2009, n. 76)
Deliberazione Giunta Regionale 22 aprile 2009, n. 700
«Sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani. Ratifica formale Intesa Istituzionale Regione
Basilicata, Provincia di Potenza, Provincia di Matera»
(in B.U. Basilicata 16 maggio 2009, n. 24)
Deliberazione Giunta Regionale 6 aprile 2009, n. 627
«Art. 15 L.R. n. 6/2001 s.m.i. Schema-tipo Convenzione da sottoscrivere tra tutti i Comuni
dell’intero territorio regionale per la costituzione dell’ATO Rifiuti Basilicata, schema-tipo Statuto
dell’istituendo ATO. Approvazione»
(in B.U. Basilicata 16 maggio 2009, n. 24)
Deliberazione Consiglio Regionale 5 maggio 2009, n. 301
@ «Piano regionale di gestione rifiuti»
(in S.S. n. 1 al B.U. Umbria 10 giugno 2009, n. 26)
Deliberazione Giunta Regionale 25 maggio 2009 n. 842
«Integrazione dell’allegato A) alla DGR n. 1210/2008 - Catasto regionale dei rifiuti - Previsione
di “Disposizioni transitorie”»
(in B.U. Marche 5 giugno 2009, n. 54)
Legge Regionale 13 maggio 2009, n. 11
«Norme per la gestione integrata dei rifiuti e la bonifica delle aree inquinate»
(in S.O. n. 1 al B.U. Umbria 20 maggio 2009, n. 23)
Deliberazione Giunta Provinciale di Trento 22 maggio 2009, n. 1227
«Linee guida e indicazioni operative per l’utilizzo di terre e rocce derivanti da operazioni di
scavo»
(in S.O. n. 1 al B.U. Trentino Alto­Adige 9 giugno 2009, n. 24)
Deliberazione Giunta Regionale 27 maggio 2009, n. 8/9528
«Attivazione di misure di sostegno alle PMI per la gestione delle sostanze chimiche di cui al
regolamento CE 1907/2006 (REACH)»
(in S.O. n. 1 al B.U. Lombardia 9 giugno 2009, n. 23)
Deliberazione Giunta Regionale 12 maggio 2009, n. 573
«Individuazione capitoli nell’ambito delle unità revisionali di base previste dalla L.R. 6 marzo
2009, n. 5 “Nome per la prevenzione dei danni e dei rischi derivanti dalla presenza di
amianto, per le bonifiche e lo smaltimento”»
(in B.U. Liguria 3 giugno 2009, n. 22)
Deliberazione Giunta Regionale 3 giugno 2009, 30­11520
«Art. 4 della L.R. n. 30/2008 - Definizione dei criteri e delle modalità per la concessione di
contributi per interventi di bonifica di manufatti contenenti amianto»
(in B.U. Piemonte 11 maggio 2009, n. 23)
Deliberazione Giunta Regionale 27 aprile 2009, n. 581
«Approvazione del Disciplinare Tecnico per la valutazione della sostenibilità ambientale degli
edifici di cui all’art.. 4 della L.R. n. 17/2008 “Norme in materia di sostenibilità ambientale degli
interventi urbanistici ed edilizi”»
(in S.O. n. 1 al B.U. Umbria 27 maggio 2009, n. 24)
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TRENTINO A­A
Provincia
autonoma
di Trento
SICILIA
Tutela
ambientale
Tutela
ambientale
PIEMONTE VAS
CALABRIA VIA
LEGISLAZIONE
Deliberazione Giunta Provinciale di Trento 22 maggio 2009, n. 1200
«Approvazione dei criteri e delle modalità di gestione del fondo per le iniziative e gli interventi
di promozione dello sviluppo sostenibile dell’ambiente previsto dall’articolo 12-bis della legge
provinciale 29 agosto 1988, n. 28 e s.m.»
(in S.O. n. 1 al B.U. Trentino Alto­Adige 9 giugno 2009, n. 24)
Decreto Assessoriale 28 aprile 2009
«Individuazione dei parametri per l’accertamento dei requisiti per il riconoscimento delle
associazioni ambientaliste nella Regione siciliana»
(in B.U. Sicilia 29 maggio 2009, n. 25)
Deliberazione Giunta regionale 25 maggio 2009, n. 12­11467
«D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. - D.G.R. n. 12-8931 del 9 giugno 2008. Valutazione ambientale
strategica del Piano territoriale regionale. Espressione del parere motivato di compatibilità
ambientale»
(in B.U. Piemonte 28 maggio 2009, n. 21)
Regolamento Regionale 14 maggio 2009, n. 5
«Modifica al Regolamento regionale del 4 agosto 2008, n. 3. (“Regolamento regionale delle
procedure di valutazione di impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica e delle
procedure di rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali”), pubblicato sul B.U.R. del 16
agosto 2008 n. 16»
(in S.S. n. 2 al B.U. Calabria 16 maggio 2009, n. 9)
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Trova quella più vicina all’indirizzo www.librerie.ilsole24ore.com
I LAVORI IN QUOTA E DI SCAVO
NEI CANTIERI EDILI
ISPESL
A cura del Dipartimento Tecnologie di Sicurezza
Il settore delle costruzioni ed in particolare i lavori in quota e di scavo espongono il
lavoratore dei cantieri a rischi particolarmente elevati; detti lavori debbono essere
eseguiti in condizioni di sicurezza ed ergonomiche adeguate nel rispetto delle misure
generali di tutela previste dall’art.15 del DLgs 81/2008.
Lo strumento principe per far sì che le attività di cantiere siano sempre più sicure
è la valutazione dei rischi e la loro eliminazione e/o riduzione attraverso
l’individuazione e l’adozione delle misure di prevenzione e protezione a carattere
organizzativo e/o tecnico, dei dispositivi di protezione collettiva e dei dispositivi di
protezione individuale.
Per tali ragioni, il volume si propone di offrire, grazie alla presenza delle schede
operative, un esempio di strumento concreto e pratico per effettuare una corretta
valutazione dei rischi e per la scelta dei sistemi di prevenzione e protezione da
adottare che comprendono gli ancoraggi, i ponteggi fissi, i parapetti provvisori e le
reti di sicurezza, le scale portatili, i dispositivi di protezione individuale ed i sistemi
provvisionali di sostegno e protezione degli scavi.
Pagg. 232 – € 27,00
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 119 ILSOLE24ORE

TERMINOLOGIA
acuradi Sara Castagnoli,assegnistadiricercaSSLMIT
ILSOLE24ORE 120
Le parole della sicurezza:
infortuni sul lavoro
Schede tratte dal sito http://eohsterm.org, a cura di Carla Agrario e Sara Castagnoli, Scuola Superiore di Lingue
ModerneperInterpretieTraduttoridiForlì,UniversitàdiBologna.
INFORTUNIO SUL LAVORO
Dominio: Sicurezza e salute sul lavoro è Malattia/infortuni
Indicativo grammaticale Sintagma nominale
Note grammaticali Maschile singolare
Definizione È definito infortunio sul lavoro l’evento:
1) avvenuto per causa violenta intesa come fattore che opera dall’esterno sulla persona, con
azione intensa e concentrata nel tempo;
2) verificatosi in occasione di lavoro (rischio specifico o generico aggravato del lavoro stesso), ossia
ogniqualvolta il lavoro abbia determinato il rischio, anche al di fuori dell’orario di lavoro. Per
occasione di lavoro devono intendersi tutte le condizioni in cui l’attività produttiva si svolge e nella
quale è immanente il rischio di danno per il lavoratore ­ danno che può provenire dallo stesso
apparato produttivo oppure dipendere da fatti e situazioni proprie del lavoratore ­ e ogni altra
condizione ricollegabile in modo diretto o indiretto allo svolgimento dell’attività lavorativa;
3) che abbia provocato la morte del lavoratore o un’inabilità permanente al lavoro, assoluta o
parziale o ancora un’inabilità temporanea assoluta che determini l’astensione dal lavoro per più di
tre giorni.
Obblighi del datore di lavoro e del lavoratore
Il datore di lavoro deve denunciare all’INAIL e alla pubblica sicurezza, entro due giorni da quello in
cui ne è venuto a conoscenza, ogni infortunio con prognosi superiore a tre giorni mentre il
lavoratore è obbligato a dare immediata notizia al proprio datore di lavoro di qualsiasi infortunio,
anche di lieve entità. Ove non rispetti tale obbligo ed il datore di lavoro, non essendo venuto
altrimenti a conoscenza dell’evento, non abbia fatto nei termini la denuncia, il lavoratore perde il
diritto all’indennità per i giorni precedenti a quello in cui il datore ha avuto notizia dell’infortunio.
Fonte definizione “Infortunio sul lavoro”, Ed. Ipsoa ­ Francis Lefebvre
Legislazione europea Direttiva 89/391/CEE
Legislazione italiana D.P.R. n. 1124/1965
Contiene Infortunio in itinere
Varianti Infortunio professionale
Termini correlati Registro infortuni, Malattia professionale, Incidente rilevante, Lesione
En = Work­related accident
Fr = Accident du travail
De = Arbeitsunfall
INFORTUNIO IN ITINERE
Dominio Sicurezza e salute sul lavoro è Malattie/infortuni
Indicativo grammaticale Sintagma nominale
Note grammaticali Maschile singolare
Definizione Infortunio occorso al lavoratore:
1) durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro;
2) durante il normale percorso che collega due luoghi di lavoro se il lavoratore ha più rapporti di
lavoro;
3) qualora non sia presente un servizio di mensa aziendale, durante il normale percorso di andata e
ritorno dal luogo di lavoro a quello di consumazione abituale dei pasti.
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Fonte definizione Art. 12, D.Lgs. n. 38/2000
Legislazione europea Direttiva 89/391/CEE
TERMINOLOGIA
L’assicurazione copre questo tipo di infortunio salvo il caso di interruzione o deviazione del tutto
indipendenti dal lavoro o, comunque, non necessitate; l’interruzione e la deviazione si intendono
necessitate quando sono dovute a cause di forza maggiore, ad esigenze essenziali ed improrogabili
o all’adempimento di obblighi penalmente rilevanti. L’assicurazione opera anche nel caso di utilizzo
del mezzo di trasporto privato, purché necessitato. Restano, in questo caso, esclusi gli infortuni
direttamente cagionati dall’abuso di alcolici e di psicofarmaci o dall’uso non terapeutico di
stupefacenti ed allucinogeni; l’assicurazione, inoltre, non opera nei confronti del conducente
sprovvisto della prescritta abilitazione di guida.
Legislazione italiana D.P.R. n. 1124/1965, D.Lgs. n. 38/2000
Contenuto in Infortunio sul lavoro
Fr =Accident de trajet
De =Wegeunfall
Proposta traduttiva En Work­related road accident
Indice di affidabilità En 10
REGISTRO INFORTUNI
Dominio: Sicurezza e salute sul lavoro è Documenti/certificazioni
Indicativo grammaticale Sintagma nominale
Note grammaticali Maschile singolare
Definizione Registro nel quale sono annotati cronologicamente gli infortuni sul lavoro che comportano
un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento. Nel registro sono annotati il
nome, il cognome, la qualifica professionale dell’infortunato, le cause e le circostanze
dell’infortunio, nonché la data di abbandono e di ripresa del lavoro. Il registro è redatto dal datore
di lavoro ed è conservato sul luogo di lavoro a disposizione dell’organo di vigilanza.
Fonte definizione Art. 4, D.Lgs. n. 626/1994; Circolare n. 28, 5/3/1997
Legislazione europea Direttiva 89/391/CEE
Legislazione italiana D.Lgs. n. 626/1994
Termini correlati Infortunio sul lavoro
En =Accident book
Fr ±Registre des accidents du travail bénins
De ~Unfallanzeige
Proposta traduttiva Fr Registre des accidents du travail
Indice di affidabilità Fr 1
Proposta traduttiva De Unfallregister
Indice di affidabilità De 1
Dominio: Sicurezza e salute sul lavoro è Malattie/infortuni
Indicativo grammaticale Sostantivo
Note grammaticali Femminile singolare
LESIONE
Definizione Modificazione peggiorativa dello stato fisico e psichico della persona conseguente all’infortunio sul
lavoro (ferita, contusione, lussazione, frattura, perdita anatomica) o all’elemento che ha causato
l’infortunio (da agenti infettivi, da altri agenti, da corpi estranei, da sforzo).
Fonte definizione Archivio INAIL sugli eventi lesivi (infortuni sul lavoro e malattie professionali)
Legislazione europea Direttiva 89/391/CEE
7luglio2009­N.13 www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com 121 ILSOLE24ORE

TERMINOLOGIA
Legislazione italiana D.P.R. n. 1124/1965, D.P.R. n. 1956/303, D.Lgs. n. 626/1994
Tipi correlati Infortunio sul lavoro, Malattia professionale, Danno
En = Personal injury
DANNO BIOLOGICO
Dominio Sicurezza e salute sul lavoro è Malattie/infortuni
Indicativo grammaticale Sintagma nominale
Note grammaticali Maschile singolare
Definizione Lesione all’integrità psicofisica della persona, suscettibile di valutazione medico-legale.
Sull’integrità psico-fisica della persona si fonda la cosiddetta validità, ovverosia l’efficienza
psico-fisica allo svolgimento di qualsiasi attività, lavorativa ed extralavorativa. Tutti i fatti che
possono determinare un danno alla persona sotto forma di una diminuzione della integrità
psico-fisica (e, quindi, della validità del soggetto) configurano un danno biologico. A seconda del
grado di compromissione della validità si determinerà una maggiore o minore limitazione alla
libertà di espansione del soggetto nella vita sociale; vita di relazione che riguarda tutti i rapporti
interpersonali, compresa l’attività lavorativa.
Le prestazioni per il ristoro del danno biologico sono determinate in misura indipendente dalla
capacità di produzione del reddito del danneggiato, ma sulla base delle menomazioni conseguenti
alle lesioni dell’integrità psicofisica, valutate sulla base di un’apposita ”Tabella delle menomazioni”,
comprensiva degli aspetti dinamico-relazionali.
Fonte definizione Art. 13 D.Lgs. n. 38/2000; documento ISPESL ”Stress e mobbing - Guida per il medico”
(http://www.ispesl.it/informazione/argomenti/stressmobbing.pdf)
Legislazione italiana D.Lgs. n. 38/2000, D.Lgs. n. 626/1994
Contenuto in Danno
Termini correlati Prestazione da danno biologico
Proposta traduttiva En Psycho-physical harm
Indice di affidabilità En 5
Nota:
i simboli “=”, “±” e “~”, posti davanti agli equivalenti in lingua straniera del termine in esame, segnalano il grado di equivalenza tra il
concetto italiano e quelli appartenenti agli altri sistemi linguistici/giuridici. Più precisamente:
l “=” indica un’equivalenza totale: i due concetti sono perfettamente sovrapponibili;
l “±” indica un’equivalenza parziale: i due concetti presentano molte caratteristiche in comune, ma non si può presupporre equivalenza in
tutti i contesti;
l “~” indica non­equivalenza: il concetto proposto come equivalente è quello più vicino semanticamente al termine principale, ma non
esiste alcuna sovrapponibilità.
ILSOLE24ORE 122
Norme, progetti, appalti, mercati.
Informazioni e abbonamenti al sito http://vetrina.ilsole24ore.com/ediliziaterritorio
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