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ECCIDIO DI KINDU: 50 anni fa <strong>la</strong> tragedia degli aviatori italiani<br />
tiva <strong>per</strong> Kindu, oltre al ministro dell’Interno Gbenye,<br />
al segretario di Stato al<strong>la</strong> difesa del governo<br />
congolese e al gen. Lundu<strong>la</strong>, il nostro funzionario<br />
alle Nazioni Unite dott. Giorgio Pagnanelli. La<br />
nuova <strong>versione</strong> di Pakassa era quel<strong>la</strong> che i prigionieri<br />
erano evasi nel<strong>la</strong> nottata e se ne ignorava <strong>la</strong><br />
sorte. A questo punto il nostro diplomatico denunciò<br />
<strong>la</strong> farsa e, ottenuta non senza difficoltà una<br />
scorta di caschi blu malesi, si recò <strong>per</strong>sonalmente<br />
nel<strong>la</strong> città di Kindu <strong>per</strong> raccogliere informazioni dirette.<br />
Ciò che si temeva fu, purtroppo, confermato<br />
da alcuni testimoni che avevano assistito al fatto: i<br />
tredici aviatori italiani erano stati barbaramente trucidati<br />
e i loro resti, secondo quanto riferito, gettati<br />
nel fiume. Qualcuno aveva anche scattato delle fotografie<br />
del massacro. Nelle prime ore del 16 novembre,<br />
il primo ministro Adou<strong>la</strong> pregò il nostro<br />
ambasciatore a Léopoldville di far <strong>per</strong>venire al governo<br />
italiano le più sentite condoglianze, esprimendo<br />
il suo rammarico <strong>per</strong> il fatto che fossero rimasti<br />
vittime dell’incidente aviatori di un Paese<br />
come l’Italia con il quale c’erano sempre stati rapporti<br />
d’amicizia; promise inoltre di adottare drastici<br />
provvedimenti nei confronti dei responsabili, una<br />
volta identificati. In quello stesso 16 novembre il<br />
giornale radio delle 13.00 annunciò all’Italia <strong>la</strong> tragica<br />
notizia, suscitando grande emozione e sdegno<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> barbarie commessa dai congolesi. Il fatto più<br />
grave fu che anche i familiari dei caduti lo vennero<br />
a sa<strong>per</strong>e brutalmente attraverso <strong>la</strong> radio, il cui comunicato<br />
precedette di poco <strong>la</strong> visita a domicilio<br />
dei rappresentanti del<strong>la</strong> Forza Armata inviati <strong>per</strong> avvisarli.<br />
Il giorno dopo il ministro del<strong>la</strong> Difesa Giulio<br />
Andreotti partecipò nel Duomo di Pisa al solenne<br />
rito funebre celebrato in memoria dei caduti.<br />
Intervistato dai giornalisti, dichiarò che il governo<br />
avrebbe fatto tutto il possibile <strong>per</strong> <strong>per</strong>seguire i colpevoli,<br />
ma che <strong>la</strong> missione in Congo sarebbe continuata.<br />
Non mancarono, nelle settimane successive,<br />
le interpel<strong>la</strong>nze par<strong>la</strong>mentari e le strumentalizzazioni<br />
politiche. Anche in seno all’ONU ci furono<br />
Nazioni che chiesero di bombardare Kindu<br />
<strong>per</strong> dare una lezione ai congolesi, altre accusarono<br />
l’ONUC di incapacità organizzativa e o<strong>per</strong>ativa. La<br />
stessa stampa francese, belga e britannica, difendendo<br />
più o meno a<strong>per</strong>tamente <strong>per</strong> interessi economici<br />
nazionali <strong>la</strong> secessione del Katanga, si<br />
schierò contro le Nazioni Unite. Memorabile fu il<br />
commento del secessionista Ciombe su Le Monde:<br />
«Ecco cosa succede con l’ONU!».