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ECCIDIO DI KINDU: 50 anni fa <strong>la</strong> tragedia degli aviatori italiani<br />

<strong>la</strong> residenza di Binza fratel Gildo Cotta dei Frères<br />

Maristes, il quale gli fece leggere una lettera da<br />

Kindu, datata 8 dicembre, di fratel Von Halst, che<br />

dall’ultimo piano del<strong>la</strong> missione dei maristi, aveva<br />

visto uccidere gli aviatori italiani. In essa non si faceva<br />

alcun riferimento al<strong>la</strong> <strong>versione</strong> ufficiale sull’impossibilità<br />

di recu<strong>per</strong>are le salme, avvalorando<br />

l’idea del cappel<strong>la</strong>no che con <strong>la</strong> sua visita a Kindu<br />

avrebbe potuto acquisire nuovi importanti elementi.<br />

Grazie all’interessamento del col. Nino Pasquali,<br />

Air Base Commander di Léopoldville, fu<br />

possibile su<strong>per</strong>are le difficoltà tecnico-burocratiche<br />

<strong>per</strong> ottenere l’imbarco su uno dei voli ONUC e, finalmente,<br />

il 2 gennaio 1962 don Emireno potè partire<br />

<strong>per</strong> Kindu. Presso <strong>la</strong> procura dei Frères Maristes<br />

incontrò, così, il vescovo di Kindu, mons. Jean<br />

Fryus, il quale lo fece accompagnare in macchina<br />

sui luoghi del<strong>la</strong> tragedia. Ma, soprattutto, gli fece<br />

incontrare un nostro connazionale, residente a<br />

Kindu con i suoi due fratelli, il sig. Alfio Arcidiacono,<br />

ben informato sui fatti e amico, fin dai primi<br />

giorni del<strong>la</strong> campagna, degli aviatori del distaccamento.<br />

L’imprenditore italiano gli riferì che le salme<br />

dei nostri caduti non erano state gettate nel fiume,<br />

ma sepolte nel cimitero di Tokolote, a cinque chilometri<br />

dal<strong>la</strong> città, e si offrì di accompagnarlo sul<br />

luogo. Don Emireno preferì rinunciare poiché <strong>la</strong><br />

sua presenza era stata già notata a Kindu e non voleva<br />

rischiare, con una mossa azzardata, di compromettere<br />

il <strong>la</strong>voro che da quarant’anni <strong>la</strong> missione<br />

svolgeva nel<strong>la</strong> città. Cercò invece di ripartire<br />

al più presto <strong>per</strong> Léopoldville, avvalendosi di uno<br />

dei nostri C-119 atterrati quel giorno a Kindu <strong>per</strong><br />

iniziare le o<strong>per</strong>azioni di sgombero del famigerato<br />

contingente malese, sostituito da quello etiopico.<br />

Al suo arrivo nel<strong>la</strong> capitale congolese, comunicò<br />

subito <strong>la</strong> notizia dell’esistenza delle salme al col.<br />

Pasquali e al comandante del Distaccamento, il<br />

ten. col. Picone, nonché al segretario del delegato<br />

apostolico mons. Ca<strong>la</strong>bresi. Ulteriori comunicazioni<br />

le fece il 9 gennaio 1962 al suo rientro a<br />

Roma, informando il gen. Fiori e il capo di Stato<br />

Maggiore gen. s.a. Aldo Remondino tramite il cappel<strong>la</strong>no<br />

capo don Venturini. Nel frattempo, <strong>la</strong> commissione<br />

d’inchiesta ONUC si era messa al <strong>la</strong>voro<br />

tra non poche difficoltà: gli interrogatori erano osta-

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