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ECCIDIO DI KINDU: 50 anni fa <strong>la</strong> tragedia degli aviatori italiani<br />

<strong>per</strong>tura in rame che sul retro si impennava con un<br />

profilo d’aereo. Il fronte presentava delle grandi su<strong>per</strong>fici<br />

vetrate, ritmate da moduli rettango<strong>la</strong>ri, su<br />

cui si potevano rispecchiare gli aerop<strong>la</strong>ni sul<br />

campo di volo; lungo il <strong>per</strong>corso interno adiacente,<br />

Michelucci aveva pensato di collocare 13 inginocchiatoi<br />

in ricordo di ciascun caduto, ma il ritrovamento<br />

delle salme in Congo richiese un’ulteriore<br />

modifica che portò al<strong>la</strong> realizzazione di una lunga<br />

fascia di marmo nero. Tale cambiamento di destinazione<br />

determinò il passaggio da “tempio votivo”,<br />

come era inizialmente previsto, a “tempio sacrario”.<br />

Altro elemento di originalità era l’altare rivolto<br />

verso il popolo e al livello del pavimento, attorno<br />

cui disporre <strong>la</strong> comunità celebrante, che precorreva<br />

disposizioni di più facile attuazione negli anni<br />

postconciliari e che, all’epoca, richiese invece una<br />

specifica autorizzazione da parte dell’autorità ecclesiastica.<br />

Michelucci si trovava, del resto, nel<br />

pieno del<strong>la</strong> sua riflessione e del<strong>la</strong> sua o<strong>per</strong>a innovativa<br />

sullo spazio sacro, che potè ben esprimere<br />

nel<strong>la</strong> progettazione del tempio di Kindu e del<strong>la</strong><br />

coeva chiesa di San Giovanni Battista, nota come<br />

“chiesa dell’autostrada”, realizzata lungo l’A1 a<br />

Campi Bisenzio (Firenze).<br />

Due o<strong>per</strong>e ispirate all’essenzialità e al<strong>la</strong> coralità<br />

del<strong>la</strong> funzione, ben evidenti negli spazi e nelle su-<br />

40<br />

<strong>per</strong>fici progettate. Ricevuto l’incarico dal<strong>la</strong> RAI, <strong>la</strong><br />

Direzione Tecnica del<strong>la</strong> Gestione INA-Casa nel<strong>la</strong><br />

primavera del 1962 appaltò <strong>la</strong> costruzione del Sacrario,<br />

secondo l’ultimo progetto approvato, a due<br />

ditte specializzate: <strong>la</strong> Società Silvio Panichi e figlio<br />

di Pisa <strong>per</strong> le o<strong>per</strong>e murarie, e <strong>la</strong> ditta Costruzioni<br />

Metalmeccaniche ing. G. Spotti di Parma <strong>per</strong> il calcolo<br />

e l’esecuzione delle o<strong>per</strong>e metalliche. I <strong>la</strong>vori<br />

ebbero inizio nel mese di maggio, sotto <strong>la</strong> direzione<br />

dell’ing. Vincenzo Gabbati e del suo assistente<br />

geom. Vinicio Barsanti.<br />

Ciò poneva fine allo stato di disagio dei familiari,<br />

che non sopportavano più di vedere allineati in<br />

terra nel<strong>la</strong> cripta di Santa Caterina i feretri dei loro<br />

cari, come se fossero in un magazzino. Già due dei<br />

caduti, il ten. Remotti e il serg.magg. Stigliani,<br />

erano stati rec<strong>la</strong>mati dai familiari <strong>per</strong> essere tumu<strong>la</strong>ti<br />

nel cimitero del loro paese. Altri parenti avevano<br />

minacciato di fare altrettanto. Ai primi di settembre<br />

erano già state ultimate le strutture del braccio<br />

di sinistra del Sacrario, mentre stavano <strong>per</strong> essere<br />

iniziate le co<strong>la</strong>te in calcestruzzo del corpo<br />

centrale e dell’a<strong>la</strong> di destra comprendente <strong>la</strong> torre<br />

campanaria. Poi sarebbe stata <strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> struttura<br />

metallica di sostegno del tetto e del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura<br />

in rame di quest’ultimo. Per l’arredo interno,<br />

semplicissimo secondo il progetto originario, furono<br />

commissionati i banchi – su disegno dello<br />

stesso Michelucci – al<strong>la</strong> ditta di Bologna di uno dei<br />

fratelli del magg. Parmeggiani, Marino, che si era<br />

offerto di realizzarli. La città di Carrara donò, invece,<br />

i 13 massi votivi di marmo da collocare all’esterno<br />

in memoria di ciascuno dei Caduti, mentre<br />

<strong>la</strong> RAI tre campane <strong>per</strong> il campanile. Fuse dal<strong>la</strong><br />

ditta Lera e Magni di Lucca, con peso, rispettivamente<br />

di 450, 100 e 70 chilogrammi, <strong>la</strong> prima recava<br />

incisi i nomi dei 13 aviatori e l’immagine del<strong>la</strong><br />

Madonna di Loreto, <strong>la</strong> seconda <strong>la</strong> dedica “La RAI ai<br />

caduti del<strong>la</strong> 46 a Aerobrigata” e <strong>la</strong> sagoma di tre velivoli<br />

C-119, <strong>la</strong> terza infine <strong>la</strong> dedica ai Caduti di<br />

tutte le guerre con al centro un crocifisso e lo<br />

stemma dell’Ordinario <strong>Militare</strong>. Una quarta cam-

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