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LA BATTAGLIA DI RAVENNA - Mario Traxino

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cercare di ottenere in qualunque modo la vittoria. Dicono poi che, come italiano,<br />

abbia aggiunto: “Sparate pure dove volete, bombardieri miei. Non potete sbagliare<br />

perché quelli sono tutti nemici”. Le quali parole gli valsero molto biasimo perché si<br />

disse che Molard e Maugiron, i due migliori comandanti della fanteria dei guasconi,<br />

e alcuni portainsegna della gendarmeria, che si trovavano quasi mescolati coi<br />

nemici, furono uccisi proprio dai proiettili della sua artiglieria. Posso però<br />

testimoniare, avendogli parlato, che egli mi ha detto di non aver mai pronunciato<br />

quelle parole” (30).<br />

Il tiro diretto contro gli uomini d’arme spagnoli fece il suo effetto. Così scrive<br />

Francesco Guicciardini: “ Il duca di Ferrara ordinò ai suoi artiglieri di condurre<br />

velocemente i pezzi alla punta dello schieramento dell’armata di Francia, posizione<br />

che, per avere l’esercito forma curva, si trovava quasi alle spalle dei nemici, e di<br />

batterli sul fianco, cosa che provocò grandissimo danno alla loro cavalleria, avendo<br />

Pedro Navarro posto i fanti in luogo basso, accanto all’argine del Ronco, e dato<br />

ordine stessero distesi a terra per non essere colpiti. Fabrizio Colonna chiese allora<br />

più volte al viceré che tutti uscissero dal campo trincerato e andassero a<br />

combattere, ma Pedro Navarro, che pensava di poter vincere la battaglia coi soli<br />

fanti e che poco si curava del danno subito dalla cavalleria, anzi riteneva che, morti<br />

gli altri, maggiore sarebbe stata la sua gloria, si oppose. Ad un certo punto, però, il<br />

danno fu tale che Fabrizio Colonna esclamò: “ Dobbiamo tutti morire in questo<br />

modo per l’ostinazione di un marrano? Deve l’onore della Spagna e dell’ Italia essere<br />

prostrato per colpa di un qualsiasi Navarro?”. Pronunciate queste parole, uscì con gli<br />

uomini d’arme dal campo trincerato senza aspettare l’ordine del viceré” (31).<br />

Questa versione dei fatti contrasta però in gran parte con quella dello stesso<br />

Fabrizio Colonna, che il 28 aprile, mentre si trovava prigioniero a Ferrara, così scrive:<br />

“Senza che io ne fossi informato, il viceré mandò a dire a Carvajal di muovere<br />

all’attacco e lo stesso ordine diede al marchese della Palude. Vedendo avanzare<br />

questi squadroni - che, a mio parere, sarebbe stato meglio si fossero ritirati più<br />

indietro per non essere colpiti dall’artiglieria - ebbi timore che le loro forze non<br />

fossero sufficienti ad affrontare i francesi. Chiesi allora a Pedro Navarro di andare<br />

tutti insieme a combattere, ma mi rispose che non voleva che i suoi fanti si<br />

muovessero da dove si trovavano. I nostri uomini d’arme, dopo aver valorosamente<br />

combattuto, furono - come temevo - sopraffatti dai nemici e costretti a fuggire. Io<br />

mi mossi con la mia avanguardia per cercare di farne riordinare almeno una parte,<br />

ma non potei raccoglierne neanche uno perché chi non fu ucciso o fatto prigioniero<br />

prese la via di Cesena. Allora, per non lasciare la nostra fanteria senza una minima<br />

protezione di uomini d’arme, decisi di tornare subito indietro” (32).<br />

In quei momenti di grande tensione Fabrizio Colonna non poteva sapere quanto era<br />

in realtà avvenuto. Ce lo racconta il testimone oculare di parte spagnola: “ Mentre i<br />

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