3. L'ipertesto 3.1. Che cos'è un ipertesto - Bruno Bassi
3. L'ipertesto 3.1. Che cos'è un ipertesto - Bruno Bassi
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LA PROGETTAZIONE DELL’IPERTESTO<br />
avrebbe dovuto essere grande quanto <strong>un</strong>a scrivania, e immagazzinare i<br />
documenti (libri, immagini ecc.) utilizzando come supporto i microfilm (la<br />
tecnologia informatica era allora ai suoi albori). Il memex avrebbe dovuto<br />
consentire di collegare i documenti fra loro con criteri associativi, e di costruire<br />
percorsi basati su questi collegamenti.<br />
I primi veri e propri progetti di <strong>ipertesto</strong> informatico si devono a Douglas<br />
Engelbart e a Ted Nelson, e sono stati intrapresi negli anni Sessanta. Intorno alla<br />
metà degli anni Ottanta, grazie anche allo sviluppo raggi<strong>un</strong>to dall’informatica<br />
personale, sono stati sviluppati sistemi ipertestuali come Guide, HyperCard,<br />
Hyperties, che hanno conosciuto <strong>un</strong>a grossa diffusione. 1 Oggi esistono sul<br />
mercato molte decine di sistemi ipertestuali ampiamente utilizzati. 2<br />
Presentare l’<strong>ipertesto</strong> esclusivamente come <strong>un</strong>a risorsa tecnologica può<br />
tuttavia essere molto riduttivo, anche perché non esistono definizioni complete e<br />
soddisfacenti di questo concetto dal p<strong>un</strong>to di vista formale o da quello<br />
informatico. 3 E’ <strong>un</strong> fatto interessante che tutte le presentazioni di questa<br />
1 HyperCard è <strong>un</strong> software diffusissimo, distribuito con il computer Macintosh.<br />
Per il sistema Guide, vedi Brown 1987. Per Hyperties, vedi Schneiderman e Kearsley<br />
1989.<br />
2 Si riscontra inoltre la tendenza a introdurre alc<strong>un</strong>e caratteristiche di stampo<br />
ipertestuale nei sistemi operativi e nei word processor. Per i possibili vantaggi derivanti<br />
dall’implementazione di f<strong>un</strong>zioni ipertestuali a livello di sistema operativo, vedi<br />
Meyrowitz 1989a; 1989b.<br />
3 Alc<strong>un</strong>i modelli formali, quali il modello di Dexter (Halasz e Schwartz 1990)<br />
sono in grado di rendere conto della maggior parte delle strutture ipertestuali, ma<br />
presentano com<strong>un</strong>que alc<strong>un</strong>e limitazioni (vedi Vitali 1994; Maioli, Penzo, Sola, e Vitali<br />
1994). In ogni caso, le definizioni formali esulano dagli scopi di questa tesi, che intende<br />
far luce sulle caratteristiche com<strong>un</strong>icative dell’<strong>ipertesto</strong> e non su aspetti implementativi<br />
profondi; esse pertanto non saranno trattate nel presente lavoro se non per cenni<br />
approssimativi. Una definizione informatica è ancora meno praticabile: l’<strong>ipertesto</strong>, più<br />
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