3. L'ipertesto 3.1. Che cos'è un ipertesto - Bruno Bassi
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LA PROGETTAZIONE DELL’IPERTESTO<br />
Questi ragionamenti proseguono suggerendo che l’<strong>ipertesto</strong>, grazie alla sua<br />
non sequenzialità, rispecchia il pensiero umano più di quanto non faccia il testo<br />
tradizionale, sequenziale. 13<br />
La teoria della corrispondenza fra <strong>ipertesto</strong> e mente umana viene spesso<br />
menzionata, generalmente a partire dalle citazioni precedenti, anche in letteratura<br />
più recente. Per esempio, accade di leggere che nell’<strong>ipertesto</strong> “la sinergia sempre<br />
presente delle due dimensioni (semantico-sintattica) rappresenta probabilmente<br />
l’essenza stessa del processo cognitivo” (Varisco 1991), o che “<strong>un</strong>a delle<br />
caratteristiche [dei sistemi ipermediali] ... è il collegamento associativo dei nodi<br />
di informazione, che presumibilmente rispecchia la memoria associativa umana”<br />
(Marchionini 1991).<br />
Sebbene nella maggior parte dei casi il riferimento diretto a strutture<br />
cognitive non vada oltre frettolose menzioni di questo genere, alc<strong>un</strong>i studiosi<br />
propongono argomentazioni ben più radicali. Per esempio, Berlinguer, Meloni e<br />
Troise (1992) propongono la seguente teoria della com<strong>un</strong>icazione:<br />
13 Nelson, più lucidamente, dopo aver ricordato la non sequenzialità della<br />
“struttura delle idee”, presenta l’<strong>ipertesto</strong> non come <strong>un</strong>a rappresentazione di questa<br />
struttura, ma semplicemente come <strong>un</strong>a forma di scrittura più flessibile (Nelson 1990a,<br />
pp. 1/14 sgg.).<br />
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