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Ordine Inchiesta Multimediale Personaggi - Ordine dei Giornalisti

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Tabloid 6 / 2007<br />

Bill Kovach<br />

tom rosenstiel,<br />

“I fondamenti<br />

del Giornalismo”,<br />

Lindau, Torino,<br />

2007, pagg. 293,<br />

19 €<br />

Le buone regole<br />

del giornalismo<br />

Lo chiamano “istinto di<br />

consapevolezza”. Può essere<br />

assimilato, per importanza, a quello<br />

di conservazione e si riferisce<br />

alla necessità di notizie libere<br />

e pluralistiche di cui abbiamo<br />

bisogno per vivere consapevoli<br />

del nostro tempo, stringere<br />

legami autentici, identificare<br />

amici e nemici. E il giornalismo<br />

è fondamentale per ricevere<br />

queste informazioni. Ecco perché<br />

dobbiamo preoccuparci del genere<br />

di notizie e di giornalismo che<br />

abbiamo: l’informazione influenza<br />

la qualità della nostra vita, i nostri<br />

pensieri, la nostra cultura.<br />

Sulla base di questi presupposti,<br />

in “I fondamenti del Giornalismo”,<br />

due giornalisti americani, Bill<br />

Kovach (capo della redazione di<br />

Washington del “New York Times”)<br />

e Tom Rosenstiel, già del “Los<br />

Angeles Times”), hanno cercato<br />

di stabilire -attraverso una ricerca<br />

che ha coinvolto 300 giornalisti<br />

e 3.000 lettori - i fondamenti del<br />

buon giornalismo in un momento<br />

in cui l’informazione scivola<br />

sempre più pericolosamente<br />

verso l’intrattenimento. Di fronte<br />

ai cambiamenti della professione<br />

e alla possibilità che<br />

l’informazione perda la<br />

propria qualità essenziale,<br />

la libertà, travolta dalle<br />

regole del mercato e<br />

dell’affarismo, il solo modo<br />

che ci resta per opporci<br />

è proprio il rispetto delle<br />

norme essenziali del buon<br />

giornalismo.<br />

Colleghi<br />

in libreria<br />

I paladini<br />

della verità<br />

Nella prefazione al saggio<br />

“Paladini di carta”, del giornalista<br />

veneziano Claudio Cerasuolo,<br />

Arrigo Levi avverte che il<br />

lettore è atteso da una buona<br />

lettura, molto divertente. E, in<br />

effetti, non manca la piacevole<br />

sorpresa di un racconto sul<br />

giornalismo, e sui giornalisti,<br />

come li può ben descrivere chi,<br />

prendendo a prestito immagini<br />

da cinema, letteratura e storia,<br />

racconta questa professione<br />

in maniera insolita. Così, una<br />

disincantata e ironica rilettura<br />

della storia del giornalismo dalle<br />

sue origini ai giorni nostri ci<br />

mostra come in esso possano<br />

nascondersi i pericolosissimi<br />

virus dell’onnipotenza e del<br />

narcisismo -già ben noti a Balzac,<br />

Maupassant e Kraus-, nonché<br />

il mito del reporter senza paura,<br />

messo per la prima volta in<br />

discussione dal geniale Orson<br />

Welles in “Quarto potere”. Ma<br />

i “Paladini di carta” possono<br />

essere in particolare paladini della<br />

verità, interpreti, come recita il<br />

sottotitolo “di una professione<br />

che a volte si fa per caso e, più<br />

spesso, per passione”. Questo,<br />

allora, vorrebbe, e potrebbe,<br />

essere un libro di “istruzioni per<br />

l’uso” per aspiranti giornalisti.<br />

Ma la chiave di scrittura di<br />

Cerasuolo, al contempo seria e<br />

ironica, documentata e surreale,<br />

gli permette di destreggiarsi al<br />

confine del romanzesco e di<br />

avvincere così anche il lettore<br />

comune.<br />

Claudio<br />

Cerasuolo,<br />

“Paladini di carta”,<br />

Centro<br />

di documentazione<br />

giornalistica, Roma,<br />

2007, pagg. 328,<br />

18 €<br />

Grande guerra<br />

piccoli generali<br />

Piemontese<br />

d’origine,<br />

giornalista,<br />

appassionato<br />

storiografo<br />

e Presidente<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

Nazionale <strong>Giornalisti</strong> dal 2001,<br />

Lorenzo Del Boca ha saputo<br />

indagare nella nostra storia<br />

con il fiuto del cronista di<br />

razza, alla scoperta di verità<br />

“scomode”. Ed ha scritto del<br />

nostro Risorgimento e della<br />

Prima guerra mondiale una<br />

storia controcorrente, al limite<br />

dell’irriverenza, con particolare<br />

attenzione alle vicende che<br />

hanno visto tra i protagonisti<br />

gli “eroi” della Casa Sabauda.<br />

Sono nati così, in un ritratto del<br />

Risorgimento sconvolgente,<br />

ma rigorosamente storico, due<br />

appassionanti saggi, “Indietro<br />

Savoia” e “Maledetti Savoia”.<br />

Nel saggio recente, “Grande<br />

guerra, piccoli generali”, Del<br />

Boca traccia “una cronaca<br />

feroce della Prima guerra<br />

mondiale”. In particolare, egli<br />

stigmatizza i comportamenti<br />

<strong>dei</strong> comandanti. Come a<br />

Caporetto, culmine di una<br />

tragedia dovuta all’insipienza<br />

<strong>dei</strong> capi ma pagata solo dai<br />

soldati, due volte vittime: del<br />

destino e della diffamazione.<br />

La Storia scritta dai vincitori più<br />

per giustificare se stessi che<br />

per amore di verità li ha vilipesi,<br />

infatti, per novant’anni. Ma,<br />

finalmente, essi hanno trovato<br />

giustizia in chi, come Del Boca,<br />

sa raccontare, con perfetto stile<br />

giornalistico e rigore storico,<br />

l’”altra” Storia.<br />

Lorenzo Del Boca, “Grande<br />

guerra, piccoli generali”, UTET,<br />

Torino 2007, pagg. 223, 14€ €<br />

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