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Ordine Inchiesta Multimediale Personaggi - Ordine dei Giornalisti

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Testimonianze<br />

e ricordi<br />

Si è Spento il 6 novembre alla clinica capitanio a milano<br />

L’addio a Enzo Biagi<br />

maestro di libertà<br />

Dall’esordio, a 17 anni sull’Avvenire d’Italia, alla prima assunzione a 20 anni<br />

al Resto del Carlino fino alla conduzione de Il Fatto su raiuno<br />

Una scomparsa che ha lasciato il vuoto, quella di<br />

Enzo Biagi (a destra nella foto durante un’intervista<br />

al presidente della Repubblica Sandro Pertini).<br />

Era nato il 9 agosto 1920 a Pianaccio, frazione di<br />

Lizzano in Belvedere, sull’Appennino bolognese.<br />

Il decano <strong>dei</strong> giornalisti italiani ha iniziato a<br />

scrivere a 17 anni per l’Avvenire d’Italia, ben prima<br />

dell’istituzione dell’<strong>Ordine</strong> professionale, quando<br />

ancora frequentava l’Istituto Tecnico Superiore<br />

“Pier Crescenzi” dove aveva dato vita anche a<br />

una rivista studentesca Il Picchio. Iscritto come<br />

praticante all’Albo Professionale <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> di<br />

Bologna dal 1 gennaio 1941 (dopo che il Sindacato<br />

interprovinciale fascista <strong>dei</strong> giornalisti gli aveva<br />

rifiutato l’iscrizione ai pubblicisti il 2 febbraio 1939<br />

per la giovane età), assunto a 20 anni al Resto<br />

del Carlino da cui è stato allontanato nel 1951 per<br />

aver aderito al Manifesto di Stoccolma contro la<br />

bomba atomica. Nel 1943 ha aderito alla Resistenza<br />

all’interno delle brigate di “Giustizia e Libertà”.<br />

Trasferito all’Associazione lombarda <strong>dei</strong> giornalisti<br />

di Milano il 25 novembre 1953, caporedattore del<br />

settimanale Epoca, inviato speciale alla Stampa di<br />

Torino nel 1960, direttore del Telegiornale nel 1961,<br />

ha scritto per il Corriere della Sera, La Repubblica,<br />

l’Europeo, Panorama, L’Espresso, Oggi e firmato<br />

numerose inchieste per la Rai. Conduttore de<br />

“Il Fatto” su Raiuno nel 1995 poi cancellato dal<br />

palinsesto Rai il 31 maggio 2002. Era ricomparso<br />

sulla tv pubblica il 22 aprile 2007 con “RT. Rotocalco<br />

Televisivo” su Raitre. Durante la sua carriera ha scritto<br />

un’ottantina di libri tra cui ‘La disfatta’ su Tangentopoli,<br />

‘Il boss è solo’ sui pentiti di mafia, ‘Il signor Fiat’,<br />

‘La mia America’ e la collana ‘L’Italia del ‘900’ ma<br />

anche ‘Lettera d’amore a una ragazza di una volta’,<br />

dedicato alla moglie Lucia. In occasione <strong>dei</strong> 50 anni<br />

d’iscrizione all’<strong>Ordine</strong>, il 25 marzo 1992, Enzo Biagi<br />

aveva raccontato i suoi esordi a Tabloid: «Ho iniziato<br />

in piena guerra mondiale e ne ho seguite molte altre<br />

per vedere, infine, crollare i muri e mutare equilibri<br />

che sembravano solidissimi in modo inaspettato».<br />

Il giornalismo italiano ha perso un maestro, alto e<br />

autorevole esempio di libertà di pensiero.<br />

Lo ricordiamo, a fianco, con un corsivo di Fabio Fazio.<br />

La testimonianza di Fabio Fazio<br />

“Così lo intervistai negli<br />

anni bui del suo esilio”<br />

Conoscevo Enzo Biagi fin da quando facevo le sue<br />

imitazioni. Negli anni bui del suo esilio, con l’aiuto<br />

di Loris Mazzetti, dirigente Rai, l’ho intervistato<br />

sei volte. Quando mi ha detto “Va bene perché<br />

alla mia età si scelgono le persone da cui farsi<br />

intervistare”, ne sono rimasto lusingato. E’ stato<br />

un attestato di stima e un ricordo che ancora<br />

porto nel cuore. Erano anni in cui se non urlavi o<br />

non aggredivi qualcuno non eri nessuno. Bene,<br />

proprio in quel periodo e molto più di tutta la sua<br />

pur brillante carriera, Biagi ha insegnato che non<br />

bisogna confondere la ragione con il clamore, non<br />

bisogna confondere l’onestà intellettuale con la<br />

debolezza. Credo poi che abbia lasciato un monito<br />

ai colleghi giornalisti e cioè che non bisogna mai<br />

dimenticare di essere cronisti. In tutto. Ma non solo.<br />

Ha dimostrato come un cronista può dare prova<br />

di onestà. Un cronista non sfrutta mai la propria<br />

posizione per diventare uomo di potere, al contrario<br />

rinuncia a essere uomo di potere, racconta ciò che<br />

vede e fa domande. Fare domande e raccontare<br />

ciò che si vede sono il dovere di un cronista. Tante<br />

volte, prima, si chiacchierava al bar della Rai. Per<br />

poterlo invitare alle interviste, dopo l’editto bulgaro<br />

del 18 aprile 2002, ci siamo invece frequentati a<br />

casa sua o a cena fuori. Negli anni bui del suo esilio<br />

per molti era anche scomodo intervistarlo.<br />

44 Tabloid 6 / 2007

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