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valutazione della compatibilità idraulica - Aeroporto di Olbia Costa ...

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L’arenizzazione è con<strong>di</strong>zione che favorisce i processi erosivi in assenza <strong>di</strong> coperture<br />

boschive e pertanto è pre<strong>di</strong>sponente nei confronti del recapito <strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti lungo la rete<br />

idrografica. Ampie superfici soggette all’arenizzazione sono rilevabili in tutti e 4 i sub<br />

bacini 1 in cui è stata schematizzata l’analisi geomorfologica. Talvolta il fenomeno è<br />

estremamente pervasivo in profon<strong>di</strong>tà da dare luogo ad una falda freatica <strong>di</strong> scarsa<br />

portata ma sfruttata a livello locale.<br />

Tutta l’area circostante la città <strong>di</strong> <strong>Olbia</strong> è dominata da un sostrato geolitologico in rocce<br />

granitoi<strong>di</strong> più o meno fratturate ed alterate in superficie in funzione dei <strong>di</strong>fferenziali <strong>di</strong><br />

chimismo, delle tessiture e dell’assetto tettonico e geomeccanico. L’arenizzazione si<br />

manifesta in modo <strong>di</strong>fforme ma dato l’assetto morfologico, può essere considerata<br />

ubiquitaria nelle aree più planari o depresse dell’area urbana e periurbana, compresa<br />

quella a Sud, verso il Padrogiano.<br />

Quella aeroportuale e in special modo quella del progetto sono aree localizzate, poco a<br />

Sud <strong>della</strong> ripartizione del contatto fra batolite intrusivo e masse migmatitiche, essendo,<br />

queste ultime, affioranti nel settore focivo del Riu Padrogiano (Caprile; isola <strong>della</strong> Bocca;<br />

Lido del Sole). Tale settore peraltro è palesemente influenzato dai lineamenti tettonici<br />

N60° attivi in epoca terziaria (strutture <strong>della</strong> faglia <strong>di</strong> <strong>Olbia</strong>) ma ben impostati fin<br />

dall’ercinico. Ragione per cui anche l’arenizzazione delle masse granitoi<strong>di</strong> piuttosto<br />

pervasiva risulta ancor più giustificata.<br />

La stretta regione relativamente depressa entro cui s’incunea il tratto terminale del<br />

Padrogiano come confluenza dei suoi rami NW e SE è impostata su tali lineamenti<br />

tettonici. Nella sostanza, gran parte <strong>della</strong> pista, nella sua attuale localizzazione, <strong>di</strong> fatto<br />

sfrutta la parte più orientale <strong>della</strong> depressione d’impostazione tettonica (cfr. lago naturale<br />

<strong>di</strong> Colcò nella cartografia <strong>di</strong> fine XIX sec.) ed uno spazio naturale costituito in prevalenza<br />

<strong>di</strong> deboli coperture quaternarie del sostrato intrusivo passanti <strong>di</strong> lato alle arenizzazioni <strong>di</strong><br />

questo. La prosecuzione <strong>della</strong> pista verso NE, tuttavia, investe <strong>di</strong>rettamente settori a<br />

granitoi<strong>di</strong> fratturati e alterati e solo marginalmente, con le opere <strong>di</strong> contorno, riguarderà la<br />

superficie terrazzata che si sviluppa sulle alluvioni oloceniche in sinistra del Padrogiano<br />

(cfr. paragrafo successivo).<br />

2.2.2 I corpi alluvionali<br />

Sul lato meri<strong>di</strong>onale del Porto <strong>di</strong> <strong>Olbia</strong>, a S e SE del centro abitato, al <strong>di</strong> sopra del sostrato<br />

granitoide sono ben sviluppati con potenze <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi metri (fino a 25 m; secondo<br />

Vardabasso 2 ) depositi alluvionali conglomeratici olocenici terrazzati (f in Fig. 2 e Tab. 1)<br />

che, sul delta del Riu Padrogiano, lasciano il posto a ghiaie, sabbie, torbe e limi<br />

bituminosi. Sul lato opposto i depositi detritico-alluvionali, con spessori massimi <strong>di</strong> circa 10<br />

m, sono localizzati in corrispondenza <strong>della</strong> parte più prossima alla costa, nell’Area del<br />

cosiddetto “Porto Romano” ed in quella industriale a N del Porto (dove si raccordano a<br />

monte con falde detritiche “pedemontani”), coincidente col tratto terminale <strong>della</strong> piana<br />

costiera su cui scorrono sistemi torrentizi (Riu Padredduri, Riu Cabu Abbas). Più a N,<br />

termini simili possono rinvenirsi spora<strong>di</strong>camente e per spessori via via più modesti<br />

nell’area <strong>della</strong> vecchia Salina <strong>di</strong> Pittulongu, nella Laguna <strong>di</strong> Bados ed all’interno delle<br />

conche stagnali retro-dunali attive o relitte, dove a stento superano 1 m. Queste ultime<br />

strutture sono delimitate dai cordoni <strong>di</strong> sbarramento sabbiosi e/o ghiaiosi e<strong>di</strong>ficatisi a<br />

partire dalla risalita versiliana del livello del mare (postulata fino a +0.5 m) e consolidatisi,<br />

come detto, col suo ritiro (cfr. Fig. 3).<br />

1 In ogni caso tale con<strong>di</strong>zione non è <strong>di</strong> facile perimetrazione, e non essendo mai stata mappata non favorisce né la piena<br />

caratterizzazione del territorio a fini idrologici (ve<strong>di</strong> questione CN; tempi <strong>di</strong> corrivazione) né la più corretta <strong>valutazione</strong><br />

del trasporto solido me<strong>di</strong>o annuo col metodo <strong>di</strong> Gavrilovic, che tiene conto <strong>della</strong> litologia a scala <strong>di</strong> bacino.<br />

2 Vardabasso S. (1955): Il Quaternario <strong>della</strong> Sardegna. Atti del 4° Congresso INQUA, pp. 24. Roma.<br />

0398_01-01-01R-00_RelazioneTecnica.doc Pagina 6

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