Quali risposte all'abbandono del Sud Quali risposte all ... - cerca - Fiba
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Il <strong>Sud</strong>, inoltre, perde abitanti: la popolazione<br />
meridionale attualmente è poco<br />
più di un terzo di quella nazionale.<br />
In soli due anni, a partire dal 2002, si è<br />
passati dal 35,9 al 35,5 di fine 2004; nello<br />
stesso periodo il Centro Nord è cresciuto<br />
dal 64,1 al 64,5%: dal 1996 il numero<br />
degli abitanti meridionali è cresciuto<br />
solo di 50mila unità.<br />
Nascono meno bambini rispetto al passato<br />
e gli stranieri preferiscono di gran<br />
lunga fermarsi e mettere su famiglia<br />
nelle Regioni più ricche. Si continua<br />
però ad emigrare in <strong>cerca</strong> di lavoro.<br />
Ma, contrariamente agli anni 50-60, ad<br />
andarsene sono soprattutto i giovani,<br />
migliaia dei quali laureati (1 su cinque<br />
va via).<br />
A questi dati aggiungiamo quelli più recenti<br />
<strong>del</strong>l’Istat sulla povertà nel nostro<br />
paese: quasi trecentomila persone in<br />
più rispetto al passato non raggiungono<br />
il budget. E se al nord è povero il 4,7%<br />
<strong>del</strong>le famiglie e al centro il 7,3, al sud si<br />
tratta di ben il 25%: in pratica una famiglia<br />
su quattro. E la situazione è in drastico<br />
peggioramento perché nel 2003 lo<br />
era poco più di una su cinque.<br />
Un sud abbandonato, una politica meridionalistica<br />
che non c’è mai stata.<br />
Eppure da sempre la Cisl insiste per<br />
dare priorità al Mezzogiorno. “Un’insistenza<br />
che tiene conto - sostiene il segretario<br />
generale <strong>del</strong>la confederazione,<br />
Savino Pezzotta - <strong>del</strong>le nobili ragioni<br />
di solidarietà, per evitare che il<br />
divario che divide in due il Paese si<br />
accentui, così come sta avvenendo ma<br />
e soprattutto perché è su un’efficace<br />
politica per il Mezzogiorno che si<br />
pongono le solide premesse per il rilancio<br />
competitivo <strong>del</strong>la nostra economia.<br />
La Cisl è consapevole che il Mezzogiorno<br />
è il crocevia per verificare la<br />
capacità <strong>del</strong> Governo e <strong>del</strong> sistema<br />
politico di accogliere le sfide legate ai<br />
processi di unificazione europea e di<br />
globalizzazione mettendo in campo<br />
progetti che contengano un’idea di<br />
Paese e di futuro in grado di invertire<br />
le attuali tendenze di una crisi <strong>del</strong>l’economia<br />
sempre più grave.”<br />
FOCUS<br />
Banca Popolare Etica e Mezzogiorno<br />
Recentemente si è svolto a Napoli un convegno organizzato da<br />
Banca Popolare Etica su “Investimenti etici e sviluppo sostenibile<br />
– Quale progetto per il Mezzogiorno”.<br />
Intervistiamo il direttore generale Mario Crosta per farci illustrare<br />
l’iniziativa e, più in generale, l’attività di Banca Etica al <strong>Sud</strong>.<br />
Banca Etica e <strong>Sud</strong>: avete recentemente realizzato un’iniziativa<br />
rivolta al Mezzogiorno…<br />
L’iniziativa nasce d<strong>all</strong>a volontà di riflettere su quanto realizzato Mario Costa<br />
fino ad oggi Banca Etica al <strong>Sud</strong>, ma soprattutto d<strong>all</strong>a necessità di<br />
ripensare più in generale al rapporto tra finanza e sviluppo territoriale, con particolare attenzione<br />
<strong>all</strong>e regioni meridionali. Qui è drammaticamente evidente che l’attività imprenditoriale,<br />
oltre a portare una crescita economica lenta e modesta, non è riuscita a vincere fenomeni<br />
sempre più diffusi di degrado sociale e ambientale. Noi riteniamo che la finanza<br />
possa rappresentare una leva importante dare vita ad uno sviluppo economico e sociale<br />
armonioso, a patto che si tratta di una finanza al servizio <strong>del</strong>l’economia reale.<br />
Come è strutturata la vostra presenza al sud e quali iniziative avete messo o state<br />
mettendo in cantiere?<br />
Banca Etica è da sempre presente al sud con uffici di rappresentanza a Bari e Napoli; in quest’ultima<br />
città abbiamo appena inaugurato la nostra prima filiale meridionale, altre due le<br />
apriremo nel corso <strong>del</strong> 2006: a Bari e Palermo. Da sempre il nostro intervento nel sud è qualitativamente<br />
significativo e va ben oltre la presenza di filiali e uffici di rappresentanza. In questi<br />
anni abbiamo finanziato diverse esperienze importanti; per citarne soltanto alcune: l’Associazione<br />
Libera e le cooperative siciliane ad essa collegate, che coltivano i terreni confiscati<br />
<strong>all</strong>a mafia, producendo farina, vino, olio, frutta e riuscendo a venderli attraverso una rete distributiva<br />
in crescita anche a livello nazionale; e ancora l’associazione Figli in famiglia attiva a<br />
San Giovanni Teduccio, un quartiere popolare <strong>del</strong>la periferia est di Napoli dove rappresenta,<br />
assieme <strong>all</strong>a parrocchia e <strong>all</strong>’istituzione scolastica, una <strong>del</strong>le poche realtà aggregative <strong>del</strong> territorio<br />
e fornisce servizi di assistenza, supporto e vicinanza <strong>all</strong>e famiglie, con particolare attenzione<br />
a categorie svantaggiate, come i disabili e i minori a rischio. Meritano un cenno anche la<br />
collaborazione con la Fondazione antiusura di Potenza, tramite la quale aiutiamo soggetti privati,<br />
piccoli artigiani e piccoli imprenditori che sono finiti tra le mani degli usurai; e le attività<br />
di microcredito svolte assieme ad alcune Caritas diocesane, in particolare in Puglia.<br />
Come operate?<br />
In rete, mettendo insieme soggetti diversi. La banca interviene con il credito, ma poi serve<br />
la collaborazione degli enti locali, che possono mettere a disposizione fondi rotativi di garanzia,<br />
e inoltre è fondamentale la presenza di un soggetto forte che sia radicato nel territorio<br />
e svolga un ruolo di accompagnamento <strong>del</strong>le iniziative (associazioni, cooperative sociali,<br />
Caritas…).<br />
Ma il vostro approccio è diverso al sud rispetto che al nord d’Italia?<br />
L’approccio non è diverso tra sud e nord, la differenza è rappresentata dal contesto. Nelle<br />
regioni <strong>del</strong> nord operiamo per lo più nell’ambito <strong>del</strong> Welfare (pensiamo al settore dei servizi<br />
sociosanitari e assistenziali). A sud adottiamo le stesse modalità operative per dare<br />
possibilità di accesso al credito ad una serie di soggetti che altrimenti ne sarebbero esclusi,<br />
operando spesso in contesti di forte degrado sociale dove c’è la necessità di creare<br />
strumenti di accompagnamento e collaborazione che coinvolgano anche istituzioni pubbliche<br />
e soggetti privati.<br />
Mi sembra di capire che per voi operare al sud comporta più che rischi, grandi soddisfazioni…<br />
Molto spesso è difficile concedere un finanziamento guardando solo la documentazione cartacea,<br />
occorre conoscere il territorio, le storie, le persone.Talvolta abbiamo dato credito a realtà<br />
che sembravano, e forse erano, disastrate; le abbiamo seguite, abbiamo dialogato con loro. In<br />
questi casi vedere che il finanziamento viene rimborsato regolarmente è una grande soddisfazione<br />
e una conferma sulla qualità <strong>del</strong> nostro metodo. Non è casuale che, in un momento in cui<br />
il sistema bancario sta abbandonando il sud, noi con la nostra presenza e l’apertura di nuove filiali<br />
mettiamo a disposizione un patrimonio importante in termini di risorse umane e tecnologiche;<br />
e lo facciamo perché pensiamo che il sostegno al sud attraverso lo strumento <strong>del</strong> credito<br />
possa realmente rappresentare un elemento di riscatto <strong>del</strong> territorio. (A.C.)<br />
Lavoro Bancario e Assicurativo - ottobre/novembre 2005<br />
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