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Il Treno 8017 Una Tragedia Dimenticata Balvano, 3 ... - Vesuvioweb

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G. DF. - S. A. per www.vesuvioweb.com<br />

IL TRENO RITORNA<br />

A BALVANO CON I MORTI<br />

A tre ore di distanza dal momento in cui<br />

si era compiuto il tragico destino dei<br />

viaggiatori dell'<strong>8017</strong>, nessuna traccia<br />

rimaneva dell'accaduto. <strong>Il</strong> fumo saturo di<br />

veleno che aveva ucciso 521 viaggiatori si<br />

era ormai diradato. Giuseppe Salonia<br />

ripeteva tra sé, in una specie di monotona<br />

cantilena: «Ma è impossibile, ma è<br />

impossibile». Come tre automi, lui, il<br />

macchinista ed il fuochista sbloccarono i<br />

freni del merci, lo agganciarono in coda<br />

con la loro locomotiva, lo rimorchiarono<br />

alla stazione di <strong>Balvano</strong>. Qui trovarono ad<br />

attenderli il titolare Maglio, il pretore, il<br />

sindaco ed i carabinieri. Qualcuno salì sui<br />

carri gremiti di «abusivi»; nei primi cinque<br />

giacevano morti compostamente, come se<br />

ancora dormissero, tutti i loro occupanti;<br />

nell'ultimo, il silenzio non era così<br />

completo ed agghiacciante: i viaggiatori<br />

stipati in esso erano rimasti fra la vita e la<br />

morte; qualcuno aveva ceduto; i più,<br />

invece, erano rimasti semiasfissiati, per la<br />

benefica azione esercitata dall'aria pura che<br />

si respirava all'ingresso della galleria delle<br />

Armi. I morti vennero scaricati sui<br />

marciapiedi della stazione di <strong>Balvano</strong>; i<br />

vivi furono ammucchiati nella piccola sala<br />

d'aspetto e nelle stanze degli uffici. Si tentò<br />

in ogni modo di rianimare questi ultimi, ma<br />

lo stato di stupefatto torpore nel quale si<br />

trovavano non sparì che qualche ora più<br />

tardi, quando grossi autocarri giunti da<br />

Potenza li trasportarono nell'ospedale civile<br />

di quella città. Coloro che sopravvissero al<br />

disastro non riuscirono, negli anni seguenti,<br />

a ricostruirlo nella loro memoria. Prima di<br />

cadere in quella specie di torpore quasi<br />

mortale, Luigi Cozzolino, un piccolo<br />

trafficante di Resina, dovette accorgersi che<br />

un suo figlioletto di otto anni, che<br />

viaggiava con lui, era morto, perché lo<br />

ritrovarono abbracciato al corpo esanime<br />

del bambino. Forse, come tutti gli altri,<br />

Luigi Cozzolino dormiva. Si svegliò<br />

quando si sentì aggredire alla gola da un<br />

sapore aspro; e vide che già suo figlio era<br />

morto. In quell'attimo terribile, il suo<br />

cervello si svuotò di ogni pensiero<br />

ragionevole, e divenne preda di una<br />

benigna follia. Lo rinvennero abbracciato al<br />

bimbo, dimentico di tutto. Tornò a casa, a<br />

Resina, e qui lo abbiamo rintracciato e<br />

fotografato. È rimasto, di lui, un uomo<br />

incapace di fare un discorso coerente; nei<br />

suoi occhi è una pena inenarrabile, della<br />

quale per fortuna lui stesso non si rende<br />

conto.<br />

S. Argenziano. <strong>Balvano</strong> 1943. 02-<strong>Il</strong> Disastro dell’<strong>8017</strong> 18

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