Il Treno 8017 Una Tragedia Dimenticata Balvano, 3 ... - Vesuvioweb
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G. DF. - S. A. per www.vesuvioweb.com<br />
UNO CHE DEVE LA VITA<br />
A UNA SCIARPA DI LANA<br />
Abbiamo scritto, nella scorsa puntata,<br />
che non eravamo riusciti a rintracciare<br />
nessuno dei superstiti del disastro<br />
ferroviario più impressionante del mondo;<br />
dobbiamo modificare questa affermazione.<br />
Infatti, abbiamo potuto vedere Luigi<br />
Cozzolino; e dopo una lunga e difficile<br />
indagine siamo anche entrati in contatto<br />
con Domenico Miele, di Roccarainola.<br />
Guardatene la fotografia, quella che lo<br />
riproduce mentre, seduto al bordo del suo<br />
campiello con quattro suoi conoscenti,<br />
racconta quello che avvenne. Vedrete<br />
l'immagine di un uomo anziano, dai capelli<br />
bianchi, con una sciarpa alla gola e una<br />
sigaretta fra le dita della mano sinistra. È<br />
senz'altro, all'apparenza, il più vecchio dei<br />
cinque individui ritratti. Invece, ha la stessa<br />
età del giovane coi baffi che si trova alla<br />
sua destra. I capelli bianchi di Domenico<br />
Miele sono un ricordo del merci <strong>8017</strong>. Egli<br />
si recava sistematicamente, nel 1944, a<br />
Potenza, dove comperava olio, che<br />
rivendeva nei dintorni di Napoli. Avrebbe<br />
dovuto morire, perché prese posto nel<br />
quinto carro del merci <strong>8017</strong>. Per un puro<br />
caso, era però ben sveglio, quando il<br />
monossido di carbonio si sparse all'interno<br />
della galleria delle Armi. A <strong>Balvano</strong> scese<br />
un momento dal vagone ed ebbe salva la<br />
vita. La sciarpa che si è messa al collo<br />
prima di essere fotografato, gli fu anche<br />
d'aiuto. Appena il monossido di carbonio lo<br />
aggredì, Domenico Miele si fasciò la bocca<br />
con la sciarpa. Barcollando, col fiato<br />
mozzo, scese dal suo vagone, e si diresse<br />
verso l'uscita della galleria delle Armi.<br />
Quando giunse all'ultimo carro, le forze gli<br />
vennero meno. Sentì dei lamenti, e invece<br />
di compiere altri pochi metri, e mettersi<br />
definitivamente in salvo allo scoperto, salì<br />
su quel carro, e cadde svenuto sui corpi<br />
abbandonati di chi l'occupava. Quando si<br />
riebbe, dopo qualche ora, gli capitò di<br />
trovarsi, per ravviarsi nervosamente i<br />
capelli, davanti ad uno specchio. Guardò<br />
esterrefatto la sua immagine riflessa. I suoi<br />
capelli erano diventati tutti bianchi come la<br />
neve.<br />
Anche lui venne deposto sui marciapiedi<br />
della stazione di <strong>Balvano</strong> con gli altri<br />
occupanti dell'<strong>8017</strong>. Mentre alcuni<br />
autocarri si dirigevano velocemente verso<br />
quella stazione, da Potenza, ferrovieri e<br />
carabinieri effettuavano il macabro lavoro<br />
di separare i morti dai vivi, e di identificare<br />
tutti i colpiti. Nell'orgasmo con cui questa<br />
operazione vene compiuta, non fu fatto<br />
nemmeno un esatto calcolo numerico dei<br />
viaggiatori dell'<strong>8017</strong>. Possiamo però<br />
affermare, in contrasto con quanto sostiene<br />
qualcuno, che i morti furono 521, dei quali<br />
193 non identificati.<br />
Era pieno mattino quando giunsero gli<br />
autocarri da Potenza. Dopo le constatazioni<br />
di rito, il pretore dispose per il<br />
seppellimento dei morti. <strong>Il</strong> cimitero di<br />
<strong>Balvano</strong> è piccolo; venne perciò scavata<br />
una grande fossa comune, e qui furono<br />
ammucchiati i cadaveri, sui quali fu gettato<br />
uno strato di calce. Più tardi, per<br />
l'intervento di qualche parente alcune salme<br />
furono sistemate in una tomba a parte. Gli<br />
scampati vennero avviati all'ospedale di<br />
Potenza: ne furono dimessi dopo pochi<br />
giorni.<br />
Trascorse qualche anno. A un certo<br />
momento, ci fu chi pensò di citar per i<br />
danni le Ferrovie dello Stato. Un certo<br />
numero di vedove, di orfani, di genitori<br />
privati dei figli si rivolsero ad alcuni<br />
avvocati napoletani; ed ebbe così inizio una<br />
lunga vertenza giudiziaria, che non giunse<br />
alla sua conclusione. Nel corso di essa, le<br />
Ferrovie dello Stato sostennero che, dato<br />
l'allora vigente regime di occupazione<br />
militare da parte del governo alleato, e dato<br />
il fatto che agli occupanti dell'<strong>8017</strong> non<br />
S. Argenziano. <strong>Balvano</strong> 1943. 02-<strong>Il</strong> Disastro dell’<strong>8017</strong> 19