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Zygmunt Bauman LA DECADENZA DEGLI ... - SEPHIROT

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l'espressione originale, "philosophes", non è stata utilizzata direttamente nell'autorganizzazione degli<br />

intellettuali moderni, ciò è dovuto soltanto al fatto che la filosofia si è nel frattempo trasformata in<br />

un'occupazione rigidamente circoscritta, specializzata; un appello all'unificazione lanciato dal suo<br />

territorio sarebbe inevitabilmente decodificato come un esercizio d'imperialismo e conseguentemente<br />

contrastato o deriso (come, difatti, è ripetutamente avvenuto). L'idea degli «intellettuali» aveva almeno<br />

una qualche possibilità di ridestare quel senso di "jeu sans frontières" che sembrava venire così<br />

naturalmente ai filosofi dell'età dei Lumi. E' quindi a costoro che dobbiamo ora rivolgerci per esplorare. e<br />

possibilmente rivelare, questa modalità che sta dietro l'idea d'intellettuali nella nostra epoca.<br />

I "philosophes" non erano una «scuola di pensiero». Per ogni affermazione od osservazione positiva scritta<br />

da uno dei "philosophes" ce n'era un'altra, reperibile negli scritti di un altro "philosophe" o in un'altra<br />

opera dello stesso autore, pronta a contraddirla. Si avrebbe molta difficoltà a decifrare un «paradigma»<br />

(nel senso kuhniano del termine) che raccogliesse i "philosophes" e li mettesse in grado sia di comunicare<br />

tra di loro senza difficoltà sia di collaborare per uno scopo comune. Quanto alla natura comunitaria della<br />

loro esperienza e della loro formazione, non esisteva. I "philosophes", come i "raznocincy" russi un secolo<br />

dopo, accoglievano tra le loro file gente di quasi tutti i ceti e condizioni sociali (con l'eccezione, forse, dei<br />

più umili). Né erano accomunati da somiglianza di temperamento o di gusto; sotto questo profilo, come<br />

sotto tutti gli altri, c'erano più elementi di divisione che di unione.<br />

Eppure ci sono stati pochi tempi e luoghi nella storia umana, ammesso che ce ne siano stati, in cui lo<br />

strato colto e pensante della società sia stato visto - sia dagli altri sia da se stesso - come un gruppo<br />

unificato e compatto, paragonabile a quello dei "philosophes" in Francia nell'ultimo quarto del secolo<br />

diciottesimo. Qual era l'elemento che li univa, riconosciuto all'epoca e di cui fossero consapevoli, e che<br />

fosse potentemente rinvigorito dalla memoria vivente di un'età successiva? Suggerirei che l'unico fattore<br />

unificante, ma potente e decisivo, dovrebbe essere ricercato non nel contenuto e neppure nel modo in cui i<br />

"philosophes" sostenevano qualcosa, ma nella finalità e nell'importanza attribuite all'atto stesso del<br />

sostenere qualcosa. Finalità e importanza erano attribuite a questo atto dagli stessi "philosophes"; ma gli<br />

furono anche assegnati, cosa più fondamentale, da un incontro breve, ancorché spettacolare e<br />

indimenticabile, con la storia politica. La duratura presenza dei "philosophes" (piuttosto che delle loro<br />

filosofie) nella memoria storica vivente - come utopia attiva, promessa in attesa di realizzazione, schema<br />

di autodefinizione, orizzonte per i progetti di buona società è il prodotto di circostanze uniche; essa è stata<br />

determinata solo in parte da quel che fecero i "philosophes"; in misura almeno pari, se non maggiore, essa<br />

è stata stabilita da quelle condizioni che, in un baleno, provocarono il corto circuito del sapere e del<br />

potere.<br />

Tra queste condizioni, bisogna citarne un certo numero. Nessuna era una peculiarità della Francia;<br />

nessuna fu limitata nella sua durata a quel fondamentale quarto di secolo. Ma esse comparvero insieme<br />

solo in un luogo e solo per un breve spazio di tempo. Fu la loro coincidenza ad essere un fatto unico, senza<br />

precedenti, e sinora mai ripetuto.<br />

In primo luogo, la monarchia assolutista stava per raggiungere la maturità: per rivelare la sua debolezza al<br />

pari della sua forza, i requisiti ancora insoddisfatti per la sua sopravvivenza insieme con il suo potenziale<br />

rivoluzionario non ancora esaurito.

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