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Zygmunt Bauman LA DECADENZA DEGLI ... - SEPHIROT

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Dopo essere stato spogliato dei poveri abiti della tradizione, il popolo sarebbe stato ridotto allo stato puro,<br />

originario dell'«uomo in quanto tale», a semplici esemplari della specie umana. Questi esemplari<br />

avrebbero avuto in comune solo un attributo: l'infinita capacità di subire interventi, di essere formati,<br />

perfezionati. Una volta spogliati dei vecchi e logori abiti, essi sarebbero stati pronti per essere rivestiti.<br />

Questa volta il vestito sarebbe stato accuratamente prescelto, meticolosamente disegnato e tagliato su<br />

misura per l'interesse comune, come prescritto dalla Ragione. La volontà dei disegnatori deve trovare<br />

limite soltanto nella Ragione. Coloro che avrebbero dovuto alla fine indossare il vestito non sono né<br />

capaci, né probabilmente inclini a fare la scelta giusta. La specie umana non conosce limiti alla sua<br />

capacità di perfezione. La caratteristica della specie non si trasmette però nei tratti dei singoli membri.<br />

Costoro - gli individui - sono anzi privi delle risorse necessarie per trasformarli in veri membri della<br />

orgogliosa specie. Una tale trasformazione deve essere guidata da coloro che sono in contatto con la<br />

Ragione e che quindi sanno quel che l'interesse comune richiede. Lo straordinario potenziale<br />

dell'umanità non può essere realizzato senza l'aiuto di mediatori che interpretano i precetti della Ragione<br />

e agiscono su di essi, creando condizioni tali da rendere gli individui inclini, o costretti, a seguire la loro<br />

vocazione umana.<br />

Questa era la visione condivisa dalle élites della prima età moderna. Fatto ancor più importante, questa<br />

era anche la logica della nuova situazione creata dalla distruzione della cultura popolare. All'indomani<br />

della crociata culturale, il popolo si trovò nudo e indifeso, privo delle qualità e dell'appoggio comunitario<br />

per affrontare la sfida della vita e riprodurre le condizioni della propria sopravvivenza. Questo vuoto<br />

creato artificialmente doveva essere colmato; gli indifesi avevano bisogno di un capo, i ciechi avevano<br />

bisogno di guide. L'istruzione (1) non era un'invenzione dell'età della Ragione; né era un prodotto della<br />

rivoluzione intellettuale così spesso descritta come la madre, o perlomeno la levatrice, dell'età moderna,<br />

civilizzata. L'istruzione era, piuttosto, un ripensamento, una risposta del tipo «gestione della crisi», un<br />

tentativo disperato di regolamentare il non regolamentato, di introdurre ordine nella realtà sociale che era<br />

stata in precedenza espropriata dei propri meccanismi di autoregolamentazione. Con la cultura popolare e<br />

le sue basi di potere in rovina, l'istruzione era una necessità.<br />

L'idea dell'istruzione è così strettamente legata nella sua storia successiva con la scuola che è difficile<br />

rendersi conto di quale fosse la portata effettiva delle ambizioni originarie che essa rappresentava. Se<br />

l'idea della scuola era inestricabilmente intrecciata con l'idea d'istruzione fin dall'inizio dell'età della<br />

Ragione, lo era unicamente nel senso che l'intera società, l'intero ambiente umano, erano conformati in<br />

modo da spingere gli individui a imparare, a far propria e praticare l'arte della vita sociale razionale.<br />

L'istruzione non era vista in alcun modo come un ambito separato nella divisione sociale del lavoro; si<br />

trattava, al contrario, di una funzione di tutte le istituzioni sociali, di un aspetto della vita quotidiana, di<br />

un effetto complessivo della riprogettazione della società secondo la voce della Ragione. Se si ammetteva<br />

la necessità di scuole specializzate e d'insegnanti professionali lo si faceva esclusivamente come misura<br />

temporanea, per far sì che una determinata generazione, avvelenata nel passato da leggi sbagliate,<br />

irrazionali, e dalle superstizioni da esse alimentate, fosse in grado di ricevere il dono della Ragione; per<br />

renderla ricettiva nei confronti del nuovo ordine sociale e per farla partecipare alla costruzione di un<br />

ordine tale da rendere superflue le scuole. Tali misure provvisorie, per meglio distinguerle dalla molto più

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