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Zygmunt Bauman LA DECADENZA DEGLI ... - SEPHIROT

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darsi all'ozio e alla lussuria e di perpetrare crimini (16). La famosa controversia tra i «moderni» e gli<br />

«antichi» (spesso a torto scambiata dagli storici delle idee come il tema intellettuale dominante dell'epoca,<br />

un tema che conteneva in sé la tortuosa emancipazione della Ragione dalla sua servile sottomissione alla<br />

tradizione) può essere meglio intesa come un aspetto di questa ristrutturazione generale del potere<br />

all'interno della quale la crociata culturale era una manifestazione importante, nonché una condizione<br />

indispensabile. La trasformazione radicale della rappresentazione del tempo corrispondeva strettamente<br />

alla rivalutazione della tradizione, ora incarnata nel modo di vita popolare.<br />

«Agli occhi dei letterati che governavano il gusto e lo Stato, la presentazione del passato e della sua eredità<br />

era cambiata completamente. Non si parlava più dei tempi dei buoni costumi, dell'Età dell'Oro, ma della<br />

«ignoranza e della barbarie delle età passate» (Fontenelle, 1688). Ripetendo i luoghi comuni degli<br />

umanisti, si opponeva la volgarità «gotica» alla ragione dell'età moderna (...)».<br />

In questo quadro cronologico rivalutato la cultura popolare «era considerata un residuo del passato», le<br />

sue consuetudini disprezzabili o risibili, e soprattutto marginali, in declino e destinate a scomparire (17).<br />

Bercé situa già nel secolo quindicesimo la rottura tra la «cultura dell'élite colta» (il primo modo di vita che<br />

meritasse davvero il nome di «cultura», essendosi organizzato sulla base d'ideali consapevolmente<br />

accettati e di una opposizione altrettanto esplicita a modi di vita alternativi) e quella che, accanto ad essa,<br />

era indicata come la cultura delle masse popolari. Già a quell'epoca la Chiesa rinunciò unilateralmente<br />

alla sua lunga e felice coabitazione con tradizioni e culti locali. Un rigido e universale calendario della<br />

Chiesa era stato opposto ai calendari locali delle festività tradizionali. La raffinata, altamente<br />

intellettualizzata e astratta religione dei teologi era stata preferita alle credenze grossolane, ma esuberanti<br />

e passionali degli analfabeti; la stessa raffinatezza del canone imposto ora come unica versione accettabile<br />

della fede religiosa costituiva un ostacolo insormontabile per le masse ed era il modo infallibile per tenerle<br />

sempre in una posizione subordinata quale oggetto dell'azione pastorale della Chiesa. I parroci e le chiese<br />

parrocchiali si ritirarono dalle comunità e si misero in disparte, come supervisori e giudici della vita dei<br />

parrocchiani piuttosto che come partecipanti volonterosi e amichevoli, "primus inter pares".<br />

Simbolicamente, il mutamento fu segnalato dall'erezione di steccati attorno ai sagrati e ai cimiteri,<br />

nonché dal rifiuto di prestare i locali della chiesa per fiere, danze e altre festività del popolo rurale o<br />

cittadino. Ancora una volta, il comportamento della Chiesa fu soltanto uno dei sintomi di un processo di<br />

separazione molto più ampio tra cultura «alta» e «bassa», l'«oggettivazione» di quest'ultima e l'assunzione<br />

del ruolo di giardiniere e di una funzione proselitista da parte dei poteri incentrati sullo Stato.<br />

In ogni ambito, i potenti e i ricchi stavano adesso ritirando la loro partecipazione e si rifiutavano di<br />

contribuire alle attività un tempo comuni e condivise, che venivano ora ridefinite come unilateralmente<br />

plebee e quindi ripugnanti e contrarie sia ai precetti della Ragione sia agli interessi della società. Come<br />

dimostreranno i successivi sviluppi, quel che suscitava le ire delle classi dominanti e le induceva a volgere<br />

le spalle ad eventi ai quali esse stesse avevano preso parte con entusiasmo nel passato non era -<br />

contrariamente alle loro spiegazioni - la natura degli eventi né tantomeno la loro forma, ma il fatto che vi<br />

si mescolassero in modo indiscriminato individui ora ben divisi tra attori e oggetti d'iniziative sociali.

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