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Zygmunt Bauman LA DECADENZA DEGLI ... - SEPHIROT

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da attributi della specie umana, e la maschera controfattuale dei membri del gruppo si presentava ancora<br />

come la natura purificata dell'«uomo in quanto tale».<br />

Le domande poste non furono formulate dai "philosophes". Le risposte invece sì. E non potevano essere<br />

fatte di altro se non dell'esperienza collettiva della "république des lettres".<br />

Capitolo 3.<br />

SOCIOGENESI DEL<strong>LA</strong> SINDROME POTERE/SAPERE.<br />

I "philosophes" vedevano il mondo in modo molto diverso da quello dei loro predecessori. Vedevano il<br />

mondo come composto d'individui lasciati a se stessi, bisognosi dei lumi della conoscenza per affrontare i<br />

compiti della loro vita, in attesa che la saggezza dello Stato li sorreggesse con le condizioni e la guida<br />

appropriate. E' vero, questo era un nuovo modo di guardare al mondo. Ma il mondo al quale i<br />

"philosophes" guardavano era un mondo nuovo, un mondo diverso da quello dei loro predecessori.<br />

«Paura sempre, paura dovunque», così Lucien Febvre descriveva il modo in cui si presentava il mondo<br />

degli uomini alle soglie dell'età moderna (1). Era un mondo spaventoso, forse troppo raccapricciante per<br />

la debole psiche umana, perché i suoi pericoli erano troppo tremendi per le fragili difese umane. C'era,<br />

ovviamente, l'eterna paura umana della morte, per di più esacerbata dalla memoria recente di guerre e<br />

pestilenze ricorrenti. C'era la paura di una natura instabile e indomita; la paura di una disgrazia personale,<br />

di perdere la salute o la faccia, nonché un lungo elenco di consuete, eterne paure umane. Ma il più forte<br />

dei timori era forse l'orrore per una nuova e sempre crescente incertezza. Quest'ultima era confinata ai<br />

margini del familiare e del consueto, ma tali margini stavano cominciando a premere con forza ai confini<br />

del mondo della vita quotidiana. Tali margini erano Popolati da mendicanti, vagabondi, anticonformisti;<br />

visti attraverso le lenti del timore popolare, essi apparivano come lebbrosi, portatori di malattie, briganti.<br />

Costituivano una minaccia rivolta contro gli stessi fondamenti dell'esistenza umana, una minaccia ancor<br />

più tremenda per l'assenza di qualsiasi capacità sociale, tradizionale, in grado di assorbirla, neutralizzarla<br />

o allontanarla.<br />

L'unica arma che gli uomini dell'epoca premoderna impararono a utilizzare per difendere la propria<br />

sicurezza, sia pure fragile, e per combattere il pericolo, era la loro «compattezza sociale» (Philippe Ariès),<br />

il «complesso gioco dei rapporti umani» (Robert Muchembled).<br />

«Contadini e abitanti della città dovevano tutti affidarsi a se stessi per proteggere la loro sicurezza, sia<br />

fisica che psicologica. La sicurezza era ricercata attraverso un complesso di solidarietà sociali. Allo stesso<br />

modo in cui coprivano i loro corpi per proteggersi dal freddo, essi si circondavano di strati successivi di<br />

rapporti umani che chiamavano famiglia, clan, comunità rurale o urbana (...).<br />

La comunità urbana conferì la forma definitiva ai rapporti di solidarietà operanti e reali in tutte le sue<br />

dimensioni della famiglia, dell'amicizia, del vicinato, delle varie corporazioni. Al pari delle mura, simbolo

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