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Zygmunt Bauman LA DECADENZA DEGLI ... - SEPHIROT

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le loro pulsioni sessuali ed emotive». Ma adesso tutto era cambiato. Sotto il dominio della monarchia<br />

assoluta, la conformità sociale subì una completa trasformazione.<br />

«Non si trattava più di rispettare le norme del gruppo al quale si apparteneva, ma di piegarsi a un modello<br />

generale, valido ovunque e per tutti. Ciò implicava repressione culturale. La società di corte, i letterati, i<br />

nobili, i cittadini agiati, in altre parole le minoranze privilegiate, elaboravano tra di loro un modello<br />

culturale nuovo: quello dell'"honnête homme" del secolo diciassettesimo o dell'"homme éclairé" del secolo<br />

diciottesimo. Un modello ovviamente inaccessibile alle masse popolari, che pure esse erano chiamate a<br />

imitare» (12).<br />

E' ragionevole supporre un legame stretto tra il crescente attaccamento sentito dai governanti per il<br />

modello culturale uniforme e vincolante per tutti e l'inedita tendenza statistico-demografica della politica<br />

relativa alle tecniche del potere assolutistico. Sudditi, cittadini, persone legali: tutti erano elementi<br />

essenzialmente identici dello Stato; la loro autonomia dai vincoli locali (e quindi la loro sottomissione al<br />

potere sovralocale dello Stato) comportava il fatto che ogni loro sfumatura particolaristica dovesse essere<br />

cancellata e ricoperta con la vernice universale della cittadinanza. Tale intento politico era rispecchiato<br />

efficacemente dall'idea di una universalità di modello di comportamento che non conosceva limiti alla sua<br />

emulazione. Questo modello non poteva tollerare alternative che rivendicassero legittimità invocando<br />

tradizioni locali, più di quanto la monarchia assoluta potesse tollerare consuetudini locali che invocassero<br />

antiche leggi, scritte o no, a loro sostegno. Ma questo significava spazzare via tutta l'intricata struttura<br />

delle culture locali con la stessa determinazione e con non meno ferocia di quella utilizzata per spianare le<br />

solitarie torri delle autonomie comunali e dei privilegi locali. L'unificazione politica del paese aveva al suo<br />

seguito una crociata culturale e la postulata universalità dei valori culturali come suo riflesso e<br />

legittimazione intellettuale. Ricorriamo ancora a Muchembled per un riassunto di quelle che furono le<br />

conseguenze:<br />

«La cultura popolare, quella rurale al pari di quella urbana, subì un collasso quasi totale all'epoca del Re<br />

Sole. La sua coerenza interna scomparve definitivamente. Essa non poteva più servire come un sistema di<br />

sopravvivenza, una filosofia dell'esistenza. Nella Francia della Ragione, e poi in quella dei Lumi, c'era<br />

posto soltanto per una concezione del mondo e della vita: quella della Corte e delle élites cittadine,<br />

portatrici della cultura intellettuale. L'immenso sforzo per ridurre la diversità all'unità costituiva la base<br />

stessa della «conquista civilizzatrice» in Francia, come testimoniato dagli sforzi fatti per subordinare gli<br />

spiriti e i corpi, nonché dalla spietata repressione delle rivolte popolari, dei comportamenti devianti, delle<br />

credenze eterodosse e della stregoneria (...). Attorno alla metà del secolo diciassettesimo erano riunite le<br />

condizioni che avrebbero permesso la nascita di una cultura di 'massa'» (13?.<br />

Se dovessimo giudicare le cause della crociata culturale secondo le accuse formulate dai dotti critici<br />

dell'epoca, è molto probabile che i vecchi costumi, rietichettati ora come superstizioni e pregiudizi,<br />

offendessero l'idea che l'élite colta aveva di ciò che era ragionevole e propriamente umano. Dovremmo

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