madreterra numero 22 - ottobre 2011 - Madreterranews.it
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www.<strong>madreterra</strong>news.<strong>it</strong> 19<br />
di Rocco Liberti<br />
Nell’ultima domenica di agosto del 1736, come vigeva ormai<br />
per antica consuetudine, a Palmi si era in viva ag<strong>it</strong>azione per<br />
l’imminente solenne svolgimento del r<strong>it</strong>o in omaggio alla Madonna<br />
della Lettera. Anzi, ci si trovava proprio al momento in cui «si stava<br />
preparando per uscire la processione col trionfo della bara». Tutto<br />
procedeva certamente in ordine e si stava pronti ad affrontare il<br />
tradizionale percorso, quando una «pubblica rissa» è intervenuta alquanto<br />
a sconvolgere le cose. Quant›era successo nelle more veniamo<br />
ad appurarlo dalle dichiarazioni che il susseguente 8 febbraio 1737<br />
rilasceranno ad un pubblico notaio il mastrogiurato mag. Bruno Ficalli<br />
ed il cap<strong>it</strong>ano di campagna Francesco Chirico.<br />
Il mag. Francesco Lo Monaco, che doveva essere una specie di guappo<br />
ed un inveterato donnaiolo, avendo adocchiato tra la folla una «femina<br />
di Bagnara, l’andava violentando, ed istigando», ma aveva fatto<br />
male i conti perché un parente, che seco lei doveva accompagnarsi,<br />
ha reag<strong>it</strong>o vivacemente «a segno che vi furono molte bastonate, anche<br />
con effusione di sangue». Non appena edotto del fattaccio, si è<br />
fatto avanti sub<strong>it</strong>o il mastrogiurato con la sua «giura», ch’è stato costretto<br />
a misurarsi animosamente pure con gli altri «bagnaroti» fattisi<br />
frattanto presso minacciosi. È stato perciò per la pronta opposizione<br />
di quegli che il Lo Monaco è riusc<strong>it</strong>o a guadagnare il «rifuggio» dentro<br />
la chiesa ed a scampare provvisoriamente all›arresto minacciatogli<br />
dal cap<strong>it</strong>ano, il quale, al primo strep<strong>it</strong>o, si era fatto anch›egli sotto<br />
alla testa dei suoi soldati.<br />
Il frangente si qualificava dei più delicati ed era prevedibile che a<br />
breve potesse scoppiare qualche altro incidente, per cui, onde «non<br />
disturbarsi detta processione, e fiera», il mastrogiurato, stimando che<br />
la persona che si era rivoltata alle prepotenze del Lo Monaco non<br />
intendesse rientrarsene con le buone al proprio paese, ha pensato<br />
bene di farla scortare fino alla marina col propos<strong>it</strong>o di avviarla verso<br />
Bagnara. Intanto il cap<strong>it</strong>ano, al quale non era riusc<strong>it</strong>o sub<strong>it</strong>o di averne<br />
ragione, ha provveduto nei giorni successivi a mettere in gattabuia<br />
chi era stato causa di tanto disturbo. Naturalmente, di tutto venne<br />
ragguagliato l›agente dei feudatari Spinelli, che all›epoca era d. Melchiorre<br />
de Leone, il quale si è detto ben contento di tale carcerazione,<br />
in quanto quegli doveva rispondere di ben altre «incombenze del<br />
Padrone segrete».<br />
Quali si figuravano siffatte incombenze lo accertiamo per mezzo di<br />
altra dichiarazione rilasciata lo stesso giorno al medesimo tabellione<br />
da due fratelli, il rev. cappellano d. Francesco e Giovanni Frosina.<br />
La moglie di quest’ultimo, Francesca Bonazza, ch’era stata dal Lo<br />
Monaco inv<strong>it</strong>ata «a condescendere alle di lui voglie», ai primi di quel<br />
famoso agosto aveva corso davvero per causa sua un grave pericolo.<br />
Una notte quel malnato ha appoggiato una «scaletta » ad una finestra<br />
posteriore della casa della donna col chiaro intento di «violentarla»,<br />
però mal glien’è venuto perché la poveretta si è data sub<strong>it</strong>aneamente<br />
a gridare, per cui non gli è rimasto restò svignarsela in tutta fretta,<br />
onde non incappare in seri guai con la giustizia. La scaletta abbandonata<br />
al suo destino è stata portata allora quale pegno testimoniale al<br />
governatore d. Bernardo Ros<strong>it</strong>ano, ma costui, malgrado il mastrogiurato<br />
avesse steso in propos<strong>it</strong>o la sua brava relazione, non se n’è dato<br />
per inteso ed ha ev<strong>it</strong>ato di muovere alcun d<strong>it</strong>o. Ai risent<strong>it</strong>i parenti<br />
della Bonazza è toccato perciò il comp<strong>it</strong>o di officiare il tutto a «S. E.<br />
Padrone», tram<strong>it</strong>e logicamente l›agente generale, il de Leone. A questi,<br />
però, la parte offesa ha rivolto viva preghiera di voler attendere<br />
l›occasione propizia prima di agire, dato che si trattava di «materie<br />
gelose di stima, reputazione, ed onore» e non era, quindi, il caso<br />
di spiattellare ogni cosa sulla pubblica piazza. Quale perciò migliore<br />
evenienza che quella in cui era «sort<strong>it</strong>o un certo fatto occorso in tempo<br />
della festa... in dove vi furo mazzate tra una parte, e l›altra con<br />
effusione di sangue?». Contro l’inerzia o addir<strong>it</strong>tura la connivenza del<br />
Ros<strong>it</strong>ano si sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i dal notaio, sempre nel medesimo giorno 8<br />
febbraio, i sindaci di Palmi, Antonino Poeta e Giacchino Scigl<strong>it</strong>ano, il<br />
mastrogiurato Ficalli, il cap<strong>it</strong>ano Chirico, m.ro Francesco La Raggione<br />
e Domenico Oliveto, i quali si erano già portati in delegazione dal de<br />
Leone, cui si erano frattanto un<strong>it</strong>i d. Rosario Falvetti ed il mag. Antonino<br />
Cavallo di Seminara.<br />
Dai vecchi atti si ricavano almeno due deduzioni di una certa importanza.<br />
Nel 1736 la festiv<strong>it</strong>à in onore della Madonna della Sacra<br />
Lettera era già parecchio in auge avendola forse rinvigor<strong>it</strong>a i recenti<br />
decreti del 23 agosto 1732 e 23 settembre 1733 relativi alla concessione<br />
della rec<strong>it</strong>a dell’Ufficio in uso a Messina, c<strong>it</strong>tà dalla quale il culto<br />
negli antichi tempi era trasmigrato a Palmi. Di conseguenza, il tempio<br />
appariva particolarmente accorsato e la processione molto seguìta. A<br />
farne fede sono i tanti “bagnaroti”, la cui presenza sulla scena avalla<br />
in pieno l’affermazione del Fiore, laddove dice che alla sua epoca la<br />
festa era ricercata da «maraviglioso concorso di Popoli».<br />
CUltURA E FOlKlORE<br />
Anno II - Nr. <strong>22</strong> - Ottobre <strong>2011</strong><br />
Palmi&Dintorni<br />
MadreTerra<br />
Tafferuglio per motivi di onore nella<br />
festiv<strong>it</strong>à della Madonna della Lettera nel 1736<br />
La Madonna della Lettera custod<strong>it</strong>a nella Chiesa Matrice di Palmi<br />
Dipinto della “Madonna della Lettera”del messinese Antonio Filocamo<br />
(1669-1743) - Il testo in basso riporterebbe la lettera inviata<br />
ai messinesi.<br />
“Maria Virgo, Joachim et Annae Filia, Humilis Ancilla Domini, Mater Jesu<br />
Christi, qui est ex Tribu Juda, et de Stirpe David, Messanensibus omnibus salutem,<br />
et a Deo Patre Onnipotente Benedictionem. Per publicum documentum<br />
constat, Vos misisse ad Nos Nuncios, fide magna: Vos scilicet credere, Filium<br />
Nostrum a Deo gen<strong>it</strong>um esse Deum, et hominem, et post Resurrectionem<br />
suam ad Coelum ascendesse; Vosque mediante Paulo Apostolo electo viam ver<strong>it</strong>atis<br />
agnovisse. Propterea vos, vestramque Civ<strong>it</strong>atem benedicimus, et protegimus<br />
eam in specula saeculorum”.<br />
Data fu<strong>it</strong> haec Aepistola die quinta in Urbe Hierusalem a Maria Virgine cuius<br />
nomen supra, Anno XXXXII a Filio eius, speculo primo, Die 3 Juni, Luna XXVII”