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La Stolta Superbia e la soave umiltà

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<strong>la</strong> massima purezza e con <strong>la</strong> fedeltà alle sue<br />

ispirazioni” (Quad. ‘43, p. 53).<br />

Un Maestro di <strong>umiltà</strong><br />

“Nel mio completo crollo lebbroso, scese<br />

una ricchezza nuova che non avevo mai posseduta<br />

prima, <strong>la</strong> ricchezza del<strong>la</strong> persuasione che<br />

Dio esiste. Prima, ero un credente, un fedele,<br />

ma <strong>la</strong> mia era fede formalistica. Mi pareva che<br />

il premio fosse sempre inferiore ai miei meriti.<br />

Mi permettevo di discutere con Dio, perché mi<br />

sentivo ancora qualcosa sul<strong>la</strong> Terra. Costruivo<br />

una Torre di Babele con le soddisfazioni del<br />

mio io, (autocompiacimenti). Quando tutto mi<br />

crollò addosso e fui un verme schiacciato dal<br />

peso di tutto me stesso, del pazzo mio “io”,<br />

finì di demolirlo. Più lo facevo, e più raggiungevo<br />

una forza e ricchezza nuova: <strong>la</strong> certezza<br />

che non ero solo e che Dio vegliava sull’uomo<br />

vinto dalle disgrazie e dal male. Facevo strada<br />

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