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La Stolta Superbia e la soave umiltà

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per andare a Lui che dimora in noi. Non<br />

importa apparire vermi agli uomini, se Dio ci<br />

giudica angeli” (Poema 3°, p. 261). Così <strong>la</strong><br />

sofferenza scava in noi l’<strong>umiltà</strong> che ci attira <strong>la</strong><br />

sua grazia, come <strong>la</strong> fortuna troppo spesso ci<br />

gonfia di superbia, fonte di disgrazie.<br />

Elifaz, Bildad e Sofar, (amici di Giobbe)<br />

l’accusavano colpevole, perché sofferente.<br />

Quanti sanno fare <strong>la</strong> voce grossa verso i poveri<br />

Giobbe. Ma se fossero in simili condizioni<br />

sarebbero più spauriti e impietriti di pulcini<br />

dinnanzi al serpente! Quanti vogliono sostituirsi<br />

a Dio (per giudicare e condannare gli<br />

altri)”! (Quad. ‘44, p. 738).<br />

Giudizio!<br />

“Stolto quell’uomo che vuole giudicare,<br />

consigliare, criticare Dio, come formica che<br />

direbbe all’artista: “Non sai fare! Farei meglio<br />

201

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