Imp. 4 Luglio-Agosto 2003 - FIGC Settore Tecnico Coverciano
Imp. 4 Luglio-Agosto 2003 - FIGC Settore Tecnico Coverciano
Imp. 4 Luglio-Agosto 2003 - FIGC Settore Tecnico Coverciano
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/C legge 665/96 - Filiale di Roma<br />
N° 3 - <strong>2003</strong><br />
Maggio/Giugno<br />
LA NAZIONALE ITALIANA<br />
UNDER 19<br />
CAMPIONE D’EUROPA<br />
VADUZ - 26 LUGLIO <strong>2003</strong>
NAZIONALE UNDER 19 - CAMPIONE D’EUROPA <strong>2003</strong><br />
Nome Data di nascita Squadra Ruolo<br />
Andrea Ivaldi 24.02.1984 Genoa F.C. Portiere<br />
Marco Paoloni 21.02.1984 A.S. Roma Portiere<br />
Simone Villanova 22.11.1984 A.S. Cittadella Portiere<br />
Alessandro Armenise 23.10.1984 A.S. Bari Difensore<br />
Mauro Belotti 13.05.1984 Atalanta Bergamasca Difensore<br />
Damiano Ferronetti 01.11.1984 A.S. Roma Difensore<br />
Andrea Mantovani 22.06.1984 Torino Calcio Difensore<br />
Alessandro Potenza 08.03.1984 F.C. Inter Difensore<br />
Giuseppe Scurto 05.01.1984 A.S. Roma Difensore<br />
Alberto Aquilani 07.07.1984 A.S. Roma Centrocampista<br />
Giorgio Chiellini 14.08.1984 Livorno Calcio Centrocampista<br />
Adriano D’Astolfo 23.03.1984 A.S. Lodigiani Centrocampista<br />
Simon Laner 28.01.1984 F.C. Hellas Verona Centrocampista<br />
Francesco Lodi 23.03.1984 F.B.C. Empoli Centrocampista<br />
Matteo Morici 24.10.1984 S.S. Lazio Centrocampista<br />
Simone Padoin 18.03.1984 Atalanta Bergamasca Centrocampista<br />
Gabriele Perico 11.03.1984 Atalanta Bergamasca Centrocampista<br />
Mirko Stefani 25.01.1984 A.C. Milan Centrocampista<br />
Luigi A. Della Rocca 02.09.1984 F.C. Bologna Attaccante<br />
Alex Gibbs 25.01.1984 A.C. Parma Attaccante<br />
Raffaele Palladino 17.04.1984 F.C. Juventus Attaccante<br />
Gianpaolo Pazzini 02.08.1984 Atalanta Bergamasca Attaccante<br />
Allenatore Paolo Berrettini<br />
I GIOCATORI
EDITORIALE<br />
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
SEZIONE MEDICA<br />
SETTORE<br />
GIOVANILE<br />
FONDAZIONE<br />
«MUSEO DEL CALCIO»<br />
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
Le opinioni espresse negli articoli<br />
firmati non riflettono<br />
necessariamente l’opinione<br />
ufficiale del <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong>.<br />
Tutto il materiale inviato non<br />
sarà restituito. La riproduzione<br />
di articoli o immagini è<br />
autorizzata a condizione che<br />
ne venga citata la fonte.<br />
SOMMARIO<br />
LE CATENE DI GIOCO LATERALI<br />
IN UN 4-4-2<br />
LE ESERCITAZIONI SPECIALI PER LO<br />
SVILUPPO DELLA POTENZA AEROBICA<br />
LA “GONDOLA” PER IL CORRETTO<br />
IMPATTO COL TERRENO DEL PORTIERE<br />
di Enzo Bearzot<br />
di Stefano Pioli<br />
di Anastasio Di Renzo<br />
Di Massimo Cacciatori<br />
PROPOSTA INDICATIVA DI PREPARAZIONE<br />
PRE-CAMPIONATO DILETTANTI<br />
di Ignazio Argiolas<br />
Direttore<br />
Enzo Bearzot<br />
Direttore Responsabile<br />
Fino Fini<br />
Comitato di Redazione<br />
Luigi Natalini (coordinatore)<br />
Felice Accame<br />
Antonio Acconcia<br />
Fabrizio Cattaneo<br />
Roberto Clagluna<br />
Franco Ferrari<br />
Luca Gatteschi<br />
Gianni Leali<br />
Mario Marella<br />
IL CONTROLLO NEUROMUSCOLARE<br />
DELLA CAVIGLIA IN ESITI DI<br />
TRAUMA DISTORSIVO Colli R. e F. Cuzzolin<br />
32<br />
LA TECNICA APPLICATA COME<br />
PRESUPPOSTO DEL GIOCO COLLETTIVO<br />
IL WM DI MISTER CHAPMAN NACQUE NEL<br />
1895 DALLA REGOLA DEL FUORIGIOCO<br />
Franco Morabito<br />
Paolo Piani<br />
M. Grazia Rubenni<br />
Gennaro Testa<br />
Guido Vantaggiato<br />
Leonardo Vecchiet<br />
Marco Viani<br />
Azeglio Vicini<br />
Fotocomposizione<br />
impaginazione e<br />
disegni<br />
A&S Grafica<br />
Fotografia<br />
Foto Sabe<br />
Italfoto Gieffe<br />
Archivio <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong><br />
Foto Guerin Sportivo<br />
Foto Archivio Museo del Calcio<br />
di Manzi V.<br />
D’Onofrio R.<br />
D’Ottavio S.<br />
di Antonio Acconcia<br />
di Luigi “Cina” Bonizzoni<br />
Per richiedere copie arretrate del Notiziario inviare una richiesta scritta indirizzata a:<br />
F.I.G.C. <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong> Via G. D’Annunzio 138, 50135 Firenze. Non saranno accettate richieste effettuate per telefono.<br />
4<br />
6<br />
15<br />
30<br />
36<br />
41<br />
43<br />
Stampa<br />
STILGRAFICA s.r.l.<br />
Via Ignazio Pettinengo, 31/33<br />
00159 ROMA<br />
Tel. 06/43588200<br />
Spedizione in abbonamento postale<br />
comma 27 - art.2<br />
- legge 28/12/1995 n.549 Roma<br />
Autorizzazione del tribunale di<br />
Firenze, del 20 maggio 1968 n.1911<br />
Finito di stampare nel settembre <strong>2003</strong><br />
3
EDITORIALE<br />
Dopo la vittoria del Milan in Champions League, il calcio italiano si è reso<br />
nuovamente protagonista in campo internazionale.<br />
Questa volta il merito va alla Squadra Nazionale Under 19, allenata da Paolo<br />
Berrettini, che si è aggiudicata a fine luglio il titolo di Campione d’Europa di categoria<br />
superando in finale la Nazionale del Portogallo.<br />
È stato un successo conquistato con merito, che porta prestigio alla nostra Federazione,<br />
ribadisce ancora una volta l’assoluta qualità della scuola calcistica<br />
italiana e premia l’eccellente lavoro dell’Organizzazione federale e delle Società<br />
che hanno sempre investito con fiducia nei settori giovanili.<br />
A chi ha operato per il raggiungimento dell’importante e significativo successo<br />
vanno i miei complimenti e quelli di tutto il <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong>.<br />
Detto questo, non posso però non sottolineare che il calcio italiano ha dovuto<br />
trascorrere un’estate tribolata e difficile. Un’estate vissuta in buona parte tra polemiche,<br />
carte bollate e ricorsi ai Tribunali che alla fine ha trovato una discutibile<br />
via d’uscita con la decisione di organizzare un Campionato di Serie B allargato<br />
a 24 squadre nella stagione sportiva <strong>2003</strong>-2004, e Campionati di Serie A a 20<br />
squadre e di Serie B a 22 squadre nella stagione sportiva successiva.<br />
Quanto stabilito per le formule dei Campionati della Lega Nazionale Professionisti<br />
va decisamente in controtendenza con gli indirizzi di FIFA e UEFA che da<br />
tempo invitano le Federazioni a diminuire il numero delle Società che partecipano<br />
ai Campionati nazionali per evitare, visti anche i numerosi impegni internazionali,<br />
un eccessivo carico dell’impegno fisico e psicologico dei calciatori.<br />
In ogni caso, preso atto delle decisioni assunte, credo che il <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong> debba<br />
coinvolgere gli allenatori a discutere, in una delle riunioni che saranno programmate<br />
a <strong>Coverciano</strong>, quale ripercussione che impegni più numerosi e ravvicinati<br />
comporteranno sia sulla salute dei calciatori che sulla qualità del gioco.<br />
In conclusione, voglio ricordare con profonda tristezza, a nome di tutto il <strong>Settore</strong>,<br />
Roberto Clagluna che improvvisamente è venuto a mancare. Per tutte le sue<br />
qualità Roberto per noi era prezioso e insostituibile; e gli volevamo molto bene.<br />
EDITORIALE<br />
Enzo Bearzot
Caro Mister, l’ho lasciata dove l’avevo incontrata per la prima volta.Trent’anni fa, nel 1973,<br />
proprio a <strong>Luglio</strong>, la incontravo infatti qui a <strong>Coverciano</strong> per una prova nazionale: ero un bambino,<br />
avevo solo 13 anni, lei mi adocchiò, mi portò alla Lazio e fece di me un giocatore. Com’è strana la<br />
vita: l’altro giorno, quando siamo rimasti a parlare fino all’una di notte, non potevo immaginare<br />
che sarebbe stata l’ultima volta, altrimenti l’avrei tenuta sveglio per una settimana intera, impedendole<br />
di morire.<br />
Abbiamo parlato del passato vissuto insieme ed ho notato come tante cose che lei ci spiegava nel<br />
settore giovanile fossero, ancora adesso, attuali: il sostegno, il non dare mai la palla sul pendolo, il terzo<br />
uomo, la sovrapposizione, il modo di eludere il fuorigioco, tutti concetti che lei aveva nel suo bagaglio<br />
già tanti anni fa.<br />
Lei è stato un precursore e la sua storia di allenatore racchiude tutte le difficoltà e tutte le scelte<br />
importanti che questo mestiere comporta. Ha cominciato dal basso, dal settore giovanile della Lazio,<br />
formando tanti calciatori che sono poi diventati dei professionisti ed è arrivato fino alla prima<br />
squadra, vincendo la diffidenza delle persone, perché era difficile, allora, arrivare in poco tempo e<br />
per di più dai giovani.<br />
Ha abbandonato l’INPS, nel quale ricopriva un ruolo importante per fare l’allenatore a tempo<br />
pieno: che scelta coraggiosa! Per quante notti non ha dormito prima di farla?<br />
Ha gestito, vincendo, uno spogliatoio irrequieto con formidabile abilità psicologica.Si ricorda<br />
i sabato sera passati a Piazza Navona perché “portava bene” o la bisca a Palestrina?<br />
Si è messo al servizio di un collega straniero, aiutandolo a comprendere il nostro calcio e, sicuramente,<br />
se questo allenatore in seguito ha vinto molto, una parte del merito è stata sua.<br />
Dove ha lavorato ha sempre lasciato uno splendido ricordo, sia come allenatore sia come uomo.<br />
Ha vinto tanto: un campionato italiano Allievi, una Coppa Italia Primavera, un Seminatore<br />
d’Oro e poi tante promozioni con la Lazio, la Ternana, il Taranto, la Pistoiese. Ma soprattutto è stato<br />
un esempio di competenza, passione, cultura, saggezza, il tutto espresso sempre con toni pacati,<br />
mai presuntuoso o saccente, sempre pronto al confronto e, se richiesto, al consiglio.<br />
Io dico sempre che quando una persona muore il peggio è sempre per questa persona perché<br />
non potrà più godere della bellezza della vita.Ma ci sono anime che, quando muoiono, lasciano un<br />
vuoto enorme intorno a sé: lei ci mancherà, ci mancherà tanto, più di quanto lei stesso potesse immaginare.<br />
Quello che noi, che l’abbiamo conosciuta, possiamo adesso fare è diffondere ciò che lei ci<br />
ha insegnato.<br />
Il mio desiderio è che a <strong>Coverciano</strong>, nella scuola del calcio italiano, venga piantato un albero<br />
su cui applicare una targhetta con sopra scritto:<br />
“A Roberto Clagluna, uomo di sport e maestro di vita”.<br />
Addio.<br />
Carlo Perrone
6<br />
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
TECNICA<br />
LE CATENE DI GIOCO LATERALI<br />
IN UN 4-4-2<br />
di Stefano Pioli*<br />
INTRODUZIONE<br />
N<br />
el gioco del calcio, indipendentemente che si giochi<br />
a uomo o a zona, il fondamento tattico principale<br />
deve essere l’organizzazione.L’obiettivo che ogni allenatore<br />
deve porsi è quello di trasferire al gruppo le<br />
proprie competenze ed idee per far sì che tutti capiscano<br />
le stesse cose nella stessa situazione; creando<br />
così un linguaggio comune, per collaborare, cooperare<br />
e ragionare in modo univoco. Nell’impostare il proprio programma<br />
di lavoro l’allenatore non può prescindere dal valutare,<br />
conoscere ed arricchire il bagaglio tecnico-tattico individuale di<br />
ogni singolo giocatore. È pertanto indispensabile che le abilità individuali<br />
vengano inserite nel collettivo, creando quindi l’organizzazione<br />
di gioco. All’interno di questa, la collaborazione e l’interrelazione<br />
sono di fondamentale importanza, al fine di avere un<br />
squadra sempre equilibrata, funzionale e razionale.<br />
Le competenze dell’allenatore devono essere “assolute” per far sì<br />
che i propri messaggi diventino segnali chiari e precisi assimilabili<br />
da tutto il gruppo.<br />
2. Sistema di gioco<br />
Il sistema di gioco rappresenta e spiega la dislocazione di base,<br />
attraverso i compiti e le funzioni dei giocatori in campo.<br />
Qualsiasi sistema di gioco si desideri attuare deve tenere conto<br />
delle caratteristiche fondamentali e indispensabili che rappresentano<br />
i principi generali di qualsiasi sistema.<br />
Esse esigono che un sistema di gioco sia:<br />
Equilibrato: che tenga in considerazione allo stesso modo e allo<br />
stesso tempo le due fasi in qualsiasi momento di gioco.<br />
Elastico: che si possa facilmente adattare a qualsiasi avversario<br />
mantenendo sempre gli equilibri.<br />
Razionale: che si adatti alle caratteristiche dei calciatori a disposizione.<br />
La mia scelta per la stagione in corso, viste le caratteristiche psico-fisiche<br />
dei giocatori a disposizione, è stata quella di adottare<br />
un 4-4-2 a zona (Fig. 1), ritenendolo un sistema in grado di garantire<br />
compattezza, equilibrio e sicurezza in fase difensiva ed efficacia<br />
e varietà in quella offensiva.<br />
3<br />
Legenda:<br />
10<br />
11 7<br />
8<br />
Movimento della palla<br />
Spostamento del<br />
giocatore senza palla<br />
Corsa nello spazio del<br />
giocatore senza palla<br />
Guida della palla<br />
*Tesi di fine studio del Corso Master 2002/<strong>2003</strong> per l’abilitazione ad allenatore<br />
professionista di 1ª Categoria.<br />
9<br />
6 5<br />
1<br />
4<br />
1 Portiere<br />
2 Laterale difensivo dx<br />
5 Centrale difensivo dx<br />
6 Centrale difensivo sx<br />
3 Laterale difensivo sx<br />
7 Centrocampista esterno dx<br />
4 Centrocampista centrale dx<br />
8 Centrocampista centrale sx<br />
1 Centrocampista esterno sx<br />
9 Attaccante<br />
10 Attaccante<br />
Fig. 1: dislocazione nel 4-4-2<br />
1<br />
Giocatore<br />
Avversario<br />
Palla<br />
2
Inoltre è un sistema di gioco che permette di mantenere la squadra<br />
corta in entrambe le fasi di gioco, di aggredire costantemente<br />
l’avversario e di occupare ottimamente gli spazi cercando di sfruttare<br />
al meglio le fasce laterali.<br />
3. Definizione di “catene di gioco”<br />
Le “catene di gioco” vanno intese come una collaborazione tra<br />
più giocatori dislocati vicino sul terreno in senso orizzontale o<br />
verticale dal sistema di gioco.<br />
Essi effettueranno movimenti coordinati e funzionali, in relazione<br />
ad una determinata situazione in un dato settore di campo.<br />
Le “catene” comprendono innumerevoli soluzioni tecnico-tattiche,<br />
la cui efficacia e molteplicità dipendono dalle abilità tecniche<br />
degli interpreti, dalle loro conoscenze tecniche e tattiche, da fattori<br />
fisici e psichici e dalla reazione degli avversari.<br />
Nel 4-4-2 le “catene” di giocatori predisposte in senso verticale<br />
allo sfruttamento delle fasce laterali sono composte da: terzino,<br />
centrocampista centrale, ed esterno di centrocampo.<br />
Avremo così sulla destra 2-4-7 e sulla sinistra 3-8-11 (Fig. 2).<br />
3<br />
Fig. 2: catene laterali<br />
10<br />
11 7<br />
Catena di sinistra<br />
9<br />
8 4<br />
6 5<br />
1<br />
2<br />
Catena di destra<br />
È fondamentale che queste terne di giocatori interagiscano tra loro<br />
muovendosi con sincronia e collaborazione, prerogativa principale<br />
per il gioco di ogni squadra.<br />
Occupare, presidiare e sfruttare le fasce laterali è uno dei requisiti<br />
del gioco a zona. In entrambe le fasi di gioco dovremmo assolutamente<br />
tener conto di due fattori fondamentali del gioco del<br />
calcio: tempo e spazio.<br />
L’obiettivo di ogni allenatore è quello di cercare di migliorare continuamente<br />
questi due componenti, perché in qualsiasi situazione<br />
guadagnare e/o perdere tempo e spazio di gioco in qualsiasi situazione<br />
significa prevalere e/o soccombere rispetto l’avversario.<br />
Nelle fasi successive andrò ad esaminare come le “catene” laterali<br />
possono comportarsi ed interagire nelle due fasi di gioco.<br />
4. Fase difensiva<br />
L’obiettivo generale nella fase di non possesso palla è rappresentato<br />
dal fatto di non farsi mai superare da un avversario con o<br />
senza palla grazie alla collaborazione del compagno (eccetto<br />
quando si utilizza la tattica del fuorigioco).<br />
È questo che la terna di giocatori laterali dovrà tener conto in<br />
qualsiasi situazione.<br />
Come già detto in precedenza, ritengo importante la conoscenza<br />
e l’apprendimento dei principi di tattica individuale (Tabella<br />
1), che devono essere parte integrante del bagaglio tecnico-tattico<br />
di ciascun giocatore.<br />
Successivamente il comportamento e le collaborazioni tra i compagni<br />
determinano l’organizzazione difensiva, che non può prescindere<br />
dal rispetto e mantenimento in ogni situazione dei principi<br />
di tattica collettiva (Tabella 2).<br />
Tabella 1 - Principi di tattica individuale<br />
Fase possesso palla Fase non possesso palla<br />
Smarcamento Presa di posizione<br />
Difesa e protezione della palla Marcamento<br />
Passaggio Intercettamento e/o anticipo<br />
Guida della palla Contrasto<br />
Tiro in porta Difesa della porta<br />
7
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
8<br />
TECNICA<br />
Tabella 2 - Principi di tattica collettiva<br />
Fase possesso palla Fase non possesso palla<br />
Scaglionamento Scaglionamento<br />
Profondità Azione ritardatrice<br />
Ampiezza Concentrazione<br />
Mobilità Equilibrio<br />
<strong>Imp</strong>revedibilità Controllo e limitazione in<br />
difesa<br />
Tutti suddetti principi, sia a livello individuale che come collettivo,<br />
devono essere soddisfatti per raggiungere l’obiettivo prefissato.<br />
Le catene di gioco devono compiere una moltitudine di scelte in<br />
svariate situazioni, nel minor tempo possibile, quindi il compito dell’allenatore<br />
è quello di dare ai propri giocatori più conoscenza e<br />
strumenti possibili, per far sì che essi scelgano l’opzione migliore.<br />
Nel campionato Primavera, al quale partecipo con i giovani del<br />
Chievo, la quasi totalità delle squadre avversarie si dispongono<br />
sul terreno con un sistema di gioco simile al nostro (4-4-2), per cui<br />
spesso noi effettuiamo movimenti programmati.<br />
In fase di non possesso ho scelto di effettuare un pressing offensivo<br />
sulle fasce, creando con le catene laterali densità in zona palla<br />
con l’obiettivo di ridurre tempo e spazio agli avversari, di riconquistare<br />
palla nella metà campo offensiva e di tenere il più<br />
lontano possibile dalla nostra area la squadra rivale.<br />
Attraverso il posizionamento dei due attaccanti in zona centrale sulla<br />
trequarti campo, indirizziamo il gioco avversario sulla fascia, dove<br />
parte il primo movimento di pressione del giocatore 11 (Fig. 3).<br />
Fig. 3<br />
11<br />
10<br />
9<br />
È importante che questo giocatore parta con il tempo giusto, cioè<br />
durante la trasmissione del passaggio, che si avvicini il più possibile<br />
all’avversario, limitandogli la giocata. Inoltre deve cercare di<br />
coprire con il proprio corpo più spazio possibile e stare attento a<br />
non farsi saltare dall’avversario in possesso palla.<br />
Successivamente la coppia 3-8, dopo aver constatato che la pressione<br />
del compagno è stata realizzata nel tempo giusto, effettua<br />
una scalata in avanti in direzione della palla andando in chiusura<br />
sugli avversari: il nostro numero 8 in marcatura sul centrocampista<br />
avversario che si sposta verso il portatore di palla, e il nostro<br />
numero 3 che si posiziona sull’ala avversaria (Fig. 4).<br />
11<br />
3<br />
8<br />
10<br />
In questa situazione tutta la squadra scivola e sale in avanti, accompagnando<br />
il pressing della catena laterale, mantenendo corta<br />
la distanza tra i reparti.<br />
Il procedere dell’azione è relazionato alla giocata effettuata successivamente<br />
dall’avversario in possesso, che può sia trasmettere<br />
palla, sia cercare di superare in dribbling la nostra pressione.<br />
Sul passaggio lungo linea del laterale avversario vi sarà l’immediata<br />
pressione del nostro terzino 3 che viene aiutato dallo scivolamento<br />
laterale del mediano 8, mentre l’altro centrocampista 4<br />
va ad occupare la zona centrale e l’esterno opposto 7 rimane più<br />
4<br />
9<br />
7<br />
Fig. 4
aperto rispetto al terzino 2.<br />
Allo stesso tempo la linea difensiva, rimasta composta da 5-6-2,<br />
sale e si allinea togliendo profondità agli avversari (Fig. 5).<br />
Si formeranno cosi tre nuove linee di reparto: 11-10-9 in attacco,<br />
3-8-4-7 in centrocampo, 6-5-2 in difesa, trasformando il sistema<br />
di gioco in un 3-4-3.<br />
Fig. 5<br />
11<br />
3<br />
8<br />
10<br />
4<br />
6 5<br />
Il nostro centrocampista esterno 11, non superato dall’avversario<br />
ma dalla palla, rimane in zona offensiva con due chiari obbiettivi:<br />
formare un ipotetico tridente offensivo, rendendo più pericolosa<br />
ed efficace l’eventuale ripartenza e, nello stesso tempo, la squadra<br />
mantiene l’equilibrio dividendo egualmente il compito e gli<br />
sforzi dei due centrocampisti esterni; lavora e si abbassa quello<br />
lontano e rimane alto quello in zona palla (Fig. 6).<br />
Altro comportamento che si può evidenziare è il caso in cui il possessore<br />
di palla avversario riesca a dribblare il nostro esterno 11<br />
verso il centro del campo.<br />
In questa situazione il mediano 8 esce in pressione in seconda<br />
battuta con la copertura del n° 4. L’esterno 11 saltato, cerca di recuperare<br />
e portare un raddoppio, il terzino 3 rientra nella linea difensiva<br />
(Fig. 7).<br />
9<br />
2<br />
Attacco<br />
Centrocampo<br />
7<br />
Difesa<br />
11<br />
11<br />
3<br />
3<br />
8<br />
8<br />
10<br />
4<br />
6 5<br />
10<br />
4<br />
6 5 2<br />
9<br />
9<br />
2<br />
7<br />
7<br />
Fig. 6<br />
Fig. 7<br />
9
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
10<br />
TECNICA<br />
In questa nuova azione per qualche istante il possessore di palla<br />
avversario avrà tempo e spazio di giocata, quindi la nostra linea<br />
difensiva dovrà riconoscere la situazione di palla “libera” e comportarsi<br />
di conseguenza.<br />
La difesa su palla “libera” non deve mai farsi trovare ferma, ma<br />
scivolare dietro togliendo profondità agli avversari, anticipando il<br />
movimento degli attaccanti per non partire sulla stessa linea.<br />
Sull’eventuale e successiva pressione, quindi su palla “coperta”, la<br />
linea difensiva sale, scalando le marcatura in avanti per lasciare gli<br />
attaccanti in fuorigioco togliendo così profondità di giocata.<br />
Se, invece, il laterale avversario dribbla il nostro 11 sull’esterno, il<br />
terzino 3, avendo già un diretto avversario da controllare, si troverà<br />
in situazione di inferiorità numerica quindi scivolerà dietro, temporeggiando<br />
ed aspettando l’arrivo e l’aiuto del n° 8 (Fig. 8).<br />
Quando invece la pressione del nostro centrocampista esterno 11<br />
risulterà efficace, costringeremo l’avversario ad un calcio affrettato<br />
in avanti, agevolando il compito di recupero palla da parte della<br />
linea di difesa.<br />
È chiaro che non possiamo sempre essere posizionati in modo ot-<br />
Fig. 8<br />
11<br />
3<br />
8<br />
6<br />
10<br />
4<br />
5<br />
9<br />
2<br />
7<br />
timale per poter effettuare un pressing offensivo quindi è importante<br />
che i giocatori sappiano comunicare ed interagire in ogni situazione<br />
attraverso segnali semplici e precisi che possono essere<br />
riassunti e sintetizzati nelle seguenti regole di gioco.<br />
- La catena laterale deve in qualsiasi momento essere in grado di<br />
marcare e coprire e di saper scalare le marcature grazie all’aiuto<br />
vocale del compagno dietro.<br />
- Quando la palla è libera i giocatori devono essere pronti a marcare<br />
meno l’uomo e a coprire di più lo spazio, mentre quando la<br />
palla è coperta, o l’azione avversaria si sviluppa nelle vicinanze<br />
della nostra area, sia la marcatura che la copertura saranno più<br />
strette e ravvicinate.<br />
Una semplice esercitazione di base dove possiamo allenare ed<br />
evidenziare la collaborazione difensiva delle catene laterali, in<br />
tutte le sue svariate situazioni, è il far giocare le due linee difensive<br />
(difesa e centrocampo) a difendere contro dieci o più avversari<br />
(Fig. 9).<br />
11 7<br />
3<br />
8 4<br />
6 5<br />
1<br />
2<br />
Fig. 9
5. Fase offensiva<br />
Abilità tecnica in rapidità di esecuzione, velocità di movimento<br />
con capacità di leggere qualsiasi situazione tecnico-tattica sono<br />
le qualità richieste al calciatore da ogni allenatore che intenda<br />
sviluppare una efficace manovra offensiva.<br />
Bisogna educare ed allenare i giocatori al movimento, ad assumersi<br />
iniziative senza palla, a rendere questi movimenti combinati<br />
e sincroni al fine di avere un disegno tattico comune.<br />
Il calcio dei nostri giorni è sempre più dinamico, gli spazi e i tempi<br />
di gioco sempre più piccoli e veloci quindi il movimento senza<br />
palla e la velocità di pensiero diventano elementi fondamentali<br />
per la didattica di qualsiasi gioco d’attacco.<br />
Collaborare in fase offensiva significa fare movimento, muoversi<br />
in continuazione in funzione del compagno in possesso palla per<br />
dare sempre sostegno e appoggio in modo da offrire più possibilità<br />
allo sviluppo della manovra.<br />
Conoscere l’importanza del passaggio veloce, saper orientarsi<br />
col corpo in modo tale da vedere più campo possibile, smarcarsi<br />
nel tempo giusto attraverso un contro-movimento sono capacità<br />
che devono appartenere al patrimonio di ciascun giocatore<br />
indipendentemente dal ruolo che occupa e dal sistema di gioco<br />
applicato.<br />
Il passaggio ed il movimento senza palla devono essere simultanei.<br />
È importante far comprendere ai propri calciatori che è il compagno<br />
senza palla, il quale, attraverso la sua corsa in velocità e nella<br />
direzione voluta, detta il passaggio e non viceversa.<br />
Il giocatore senza palla dovrà immediatamente capire che, se il<br />
compagno in possesso palla è in difficoltà perché pressato, bisognerà<br />
effettuare un movimento di aiuto e sostegno mentre dovrà<br />
muoversi guadagnando campo in avanti se il compagno ha spazio<br />
e tempo a disposizione per giocare.<br />
In questo caso lo smarcamento va preparato effettuando un contro-movimento:<br />
attraverso una corsa di trasferimento, mentre la<br />
palla sta arrivando al nostro compagno, ci si allontana dalla zona<br />
prescelta, successivamente quando il compagno è in grado di proporre<br />
il passaggio si effettuerà un cambio di velocità e di direzione<br />
nello spazio libero.<br />
Per sviluppare la manovra efficace e varia è fondamentale saper<br />
sfruttare le fasce laterali.<br />
Risulta difficile superare la concentrazione di una difesa avversa-<br />
ria se non la obblighiamo ad ampliare le proprie distanze occupando<br />
con velocità e sorpresa le zone laterali.<br />
In fase offensiva le fasce laterale devono risultare sempre occupate<br />
attraverso movimenti combinati e sincroni che ci permetteranno<br />
di evitare la trappola del fuori gioco.<br />
Nel sistema di gioco 4-4-2 questo compito è chiaramente deputato<br />
alle catene laterali che devono muoversi coordinate nei tempi<br />
giusti e che in svariate situazioni possono avvalersi dell’aiuto<br />
dell’attaccante di parte (Fig. 10).<br />
In tutte le soluzioni è necessario rispettare i tempi della giocata<br />
che possiamo allenare partendo da combinazioni libere a tre<br />
giocatori lavorando sui fattori tempo e spazio, sul concetto<br />
“gioca con chi vedi” e sull’appoggio e sostegno (Fig. 11), e nelle<br />
esercitazioni di possesso palla con la possibilità di variare l’obiettivo<br />
finale.<br />
3<br />
10<br />
11 7<br />
Catena di sinistra<br />
9<br />
8 4<br />
6 5<br />
1<br />
2<br />
Catena di destra<br />
Fig. 10<br />
11
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
12<br />
TECNICA<br />
Fig. 11<br />
A<br />
B<br />
Anche l’esercitazioni psicocinetiche, in tutte le loro svariate applicazioni,<br />
possono essere di grande importanza, perché obbligano<br />
e abituano i giocatori a vedere e pensare prima, quindi accelerano<br />
la velocità di pensiero.<br />
Successivamente alleno la fase d’attacco attraverso schemi offensivi,<br />
senza la presenza di avversari, provando diverse soluzioni dove<br />
la presenza delle catene laterali diventa fondamentale, prestando<br />
particolare attenzione ai tempi di esecuzione e ai movimenti.<br />
11<br />
3<br />
8<br />
C<br />
6 5<br />
Fig. 12 – Sovrapposizione terzino: i due difensori centrali 5 e 6 si trasmettono la<br />
palla. L’esterno 11 effettua un contro-movimento per ricevere dentro il campo. 11<br />
scarica per il sostegno 8 che verticalizza per 3.<br />
Fig. 13 – Movimento dentro-fuori dell’esterno: con 4 in possesso palla, 7 stringe<br />
per ricevere. 4 serve lateralmente 2, 7 attraverso cambio di velocità e di direzione<br />
si riapre per ricevere sulla corsa.<br />
3<br />
3<br />
11<br />
11<br />
8<br />
8<br />
Fig. 14 – Inserimento mezz’ala:8 serve 11 sul movimento lungo-corto. 11 serve il<br />
sostegno 3 che verticalizza esternamente per 8.<br />
10<br />
Fig. 15 – Sovrapposizione mezz’ala: 3 serve sul taglio interno 11 che riceve e si<br />
accentra. Mentre la mezz’ala 8 corre sopra 11, la punta 10 si muove, riceve da 11,<br />
e chiude la triangolazione con 8.<br />
4<br />
7<br />
2
11<br />
8<br />
10<br />
Fig. 16 – Esterno opposto alla conclusione: 4 trasmette a 8 che serve sulla corsa<br />
ad entrare 11. Le punte 10 e 9, si muovono liberando lo spazio per favorire l’inserimento<br />
di 7.<br />
11<br />
3<br />
11<br />
8<br />
10<br />
10<br />
Fig. 17 – Incrocio esterno - punta: 2 riceve da 4 e serve in profondità 9. 7 si accentra<br />
per andare a ricevere il cross. 2 si muove a sostegno di 9.<br />
Fig. 18 – Cambio posizione esterno - mediano: con palla servita da 3 per la punta<br />
10, venuta in appoggio, 11 e 8 si cambiano posizione per dare due possibilità<br />
di giocata a 10.<br />
9<br />
9<br />
4<br />
4<br />
9<br />
7<br />
2<br />
7<br />
11<br />
8<br />
10<br />
Fig. 19 – Mediano opposto alla conclusione: con palla laterale a 2, la punta più vicina<br />
a 9 si smarca in profondità. La seconda punta 10 si muove e riceve da 2. 7<br />
taglia sotto, riceve e serve per l’inserimento di 8.<br />
11<br />
11<br />
8<br />
8<br />
10<br />
Fig. 20 – Cambio gioco profondo:7,chiuso, scarica per 4 che serve 11 in profondità<br />
dopo un movimento dentro-fuori.<br />
10<br />
Fig. 21 – Mediano a sostegno, esterno in profondità: 2 lancia su 9 che viene incontro.<br />
4 va a sostegno, riceve e serve 7 in profondità.<br />
4<br />
9<br />
9<br />
9<br />
4<br />
4<br />
2<br />
2<br />
2<br />
7<br />
7<br />
7<br />
13
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
14<br />
TECNICA<br />
Successivamente e alternativamente possiamo ricercare lo sviluppo<br />
dell’azione offensiva tramite situazione di gioco in superiorità<br />
numerica, inserendo quindi avversari attivi; questi possono essere<br />
sia attaccanti che disturbano l’iniziazione della nostra difesa,<br />
sia difensori che ostacolano la fase conclusiva. Si può così arrivare<br />
a disputare un 11:7 dove ricercare il continuo movimento, la<br />
velocità di passaggio, la visione di gioco e la collaborazione in fase<br />
offensiva (Fig. 22).<br />
Fig. 22<br />
3<br />
10<br />
11 7<br />
6. Conclusioni<br />
Le soluzioni qui riportate nello sviluppo del gioco di squadra sono<br />
solo una minima parte delle innumerevoli combinazioni possibili<br />
creabili durante una gara.<br />
Attraverso esercitazioni che curino soprattutto i tempi, gli spazi<br />
del movimento e le collaborazioni tra i giocatori, passando conti-<br />
9<br />
8 4<br />
6 5<br />
1<br />
2<br />
nuamente dal semplice al complesso, l’allenatore può trasmettere<br />
la propria idea e mentalità di gioco, dentro la quale il singolo<br />
calciatore, ognuno con le proprie capacità, possa esprimersi al<br />
massimo.<br />
Competenze, idee, equilibrio e passione sono qualità fondamentali<br />
per ogni allenatore.<br />
Il nostro compito è quello di riuscire a trasmettere la cultura dell’entusiasmo<br />
nel lavoro quotidiano, senza la quale diventa difficile<br />
ottenere qualcosa di importante.<br />
Fra tanti luoghi comuni nel calcio ve ne è uno che ritengo essere<br />
veritiero: si gioca alla domenica come ci si allena durante la settimana.<br />
Ciò non vuol dire che se un gruppo lavora con serietà, entusiasmo<br />
ed intensità in ogni allenamento riuscirà poi sempre a vincere, ma<br />
significa sicuramente avere sempre una squadra pronta, preparata<br />
e concentrata per ogni situazione.<br />
I giocatori, che sono gli attori principali, devono essere pienamente<br />
convinti di quello che si propone loro; solo così riusciremo<br />
ad avere partecipazione e disponibilità totale al fine di ottenere<br />
una valida organizzazione di squadra.<br />
L’aspetto più esaltante, al di là dei valori tecnico-tattici, è quello<br />
di riuscire ad “entrare nella testa” dei giocatori e renderli partecipi<br />
e consapevoli di far parte di un gruppo che vuole lavorare,<br />
crescere e migliore insieme.<br />
È chiaro che avere a disposizione non solo bravi giocatori ma soprattutto<br />
uomini intelligenti, altruisti e ambiziosi renderà il nostro<br />
compito più semplice e sarà più facile cercare di contribuire a produrre<br />
un buon calcio, efficace e spettacolare.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
- Appunti tratti dalle lezioni “Tecnica Calcistica” di Franco Ferrari<br />
e Roberto Clagluna durante il corso Master 2002-<strong>2003</strong>.<br />
- F. Ferrari, “Elementi di tattica calcistica”Vol. I, 2001 (ediz. Correre<br />
Milano)
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
PREPARAZIONE FISICA<br />
LE ESERCITAZIONI SPECIALI PER LO<br />
SVILUPPO DELLA POTENZA AEROBICA<br />
di Anastasio Di Renzo*<br />
INTRODUZIONE<br />
I<br />
In occasione del convegno AIPAC del 2002 ebbi l’onore<br />
di scambiare due chiacchiere con il professor<br />
Roberto Sassi al quale poi chiesi un autografo sul<br />
suo libro che io avevo appena acquistato e la dedica<br />
diceva proprio così:”a Maurizio, la strada è lunga<br />
e dura ma non mollare”-Roberto Sassi-. Posso<br />
dire con molta sincerità che non avevo mai dubitato<br />
delle difficoltà che avrei incontrato intraprendendo questo lavoro,<br />
ma la cosa che più mi ha sorpreso è che noi, comuni preparatori<br />
atletici, non appena riusciamo ad apprendere una nuova<br />
nozione di metodologia d’allenamento veniamo a conoscenza<br />
che tale nuova e moderna strategia è stata messa in discussione<br />
da altri scienziati che comunque lavorano per noi. Tutto<br />
questo è sicuramente molto stimolante e coinvolgente ma sul<br />
campo c’è poco tempo per riflettere sulle tante verità, in quanto<br />
i nostri calciatori potrebbero dubitare della nostra professionalità<br />
qualora esitassimo a proporre un’esercitazione se non fossimo<br />
pienamente convinti della efficacia della stessa. E allora subito a<br />
lavoro perchè è di nuovo martedi e di tempo a disposizione c’è<br />
ne veramente poco.<br />
Tra i vari obiettivi ancora perseguibili da tutte le squadre di calcio,<br />
siano esse diletttistiche o professionistiche, c’è quello del primato<br />
e, tra i mezzi di allenamento usati per tendere o avvicinarsi<br />
ad esso, compare ancora quello stimolante la massima potenza<br />
aerobica.<br />
Nella mia brevissima esperienza,tra l’altro molto empirica e poco<br />
scientifica, ho sempre ricercato il modo migliore per allenare il<br />
calciatore affinchè potesse mantenere alta l’intensitàdi gioco durante<br />
la gara. È vero che la resistenza non è determinante per la<br />
prestazione ma è anche vero che le azioni ad altà intensità, che<br />
spesso determinano la prestazione, sono immerse in una situazione<br />
più ampia che potrebbe anche definire il gioco del calcio co-<br />
me uno sport di resistenza; soprattutto se si pensa che questa capacità<br />
potrebbe essere utile a preservare quelle che sono le energie<br />
richieste nelle espressioni motorie determinanti la prestazione.<br />
Chiediamoci perchè i primi 20’ di una gara sono così intensi<br />
da non credere che i nostri calciatori possano comunque essere<br />
così forti da sostenere certi ritmi e perchè nella seconda parte di<br />
un tempo di gioco assistiamo ad calo d’intensità? E ancora:perchè<br />
alcuni giocatori alternano fasi di gioco vertiginose e nei 5’<br />
successivi tendono a “nascondersi” affinchè possano recuperare<br />
lo sforzo precedente? Perchè si continua ad esasperare in laboratorio<br />
l’aspetto metabolico tipico del nostro sport e non ci preoccupiamo<br />
di scendere in campo e di analizzare i tanti fattori che<br />
potrebbero essere determinanti la prestazione?<br />
Spesso ci si dimentica che il gioco del calcio non è esaltazione del<br />
singolo ma un gioco di squadra dove organizzazione e obiettivo<br />
comune sono i fattori che spesso si rivelano determinanti per la<br />
prestazione.<br />
Le domande alle quali io vorrei rispondere sono tante ma ciò non<br />
mi toglie la voglia di continuare a lavorare nel calcio, in questo<br />
mondo dove è necessario che i tecnici talvolta si spoglino del loro<br />
gusto di dover dimostrare a tutti i costi e si mettano a servizio<br />
di un gruppo di calciatori che possano, con i fatti, dimostrare di<br />
aver avuto una guida senza la quale il successo ottenuto sarebbe<br />
rimasto solo una traguardo irrangiungibile.<br />
Il tecnico, quindi, è una guida della squadra e il preparatore fisico<br />
un collaboratore del tecnico che con le sue conoscenze scientifiche,<br />
deve essere utile allo staff nel perseguimento degli obiettivi<br />
prefissati, valutando anche con buon senso i limiti e le possibilitàdi<br />
impiego di strategie scientifiche ed empiriche senza mai<br />
dimenticare che nel calcio non esistono nozioni certe e di validità<br />
assoluta. Il preparatore fisico deve essere guida dei calciatori in<br />
*Tesi di fine studio del Corso Preparatori Atletici 2002/<strong>2003</strong>.<br />
15
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
16<br />
PREPARAZIONE FISICA<br />
quelle aree in cui il tecnico non può intervenire e per competenze<br />
e per conoscenze. Deve saper osservare e valutare quali sono<br />
gli aspetti sensibili della squadra senza mai dimenticare che i protagonisti<br />
sono sempre i calciatori in campo insieme con la squadra<br />
avversaria, che si contendono una palla la quale a seconda<br />
dello spazio in cui termina, potràdiventare testimone di una eventuale<br />
supremazia.<br />
Mi scuso se questa mia introduzione può sembrare poco scientifica<br />
ma volevo manifestare la mia insofferenza nei confronti di coloro<br />
i quali vogliono cambiare le regole del gioco che si presenta<br />
già bello ed entusiasmante così com’è. Ritengo che mettersi al servizio<br />
del gioco sia il compito di tutti i tecnici e di coloro che vogliono<br />
essere utili per il raggiungimento dell’obiettivo comune.<br />
Sono convinto che la costruzione di un calciatore e lo sviluppo<br />
delle sue capacità fisiche, tali da proiettarlo verso l’acquisizione<br />
di una condizione ottimale, deve realizzarsi anche attraverso una<br />
serie di stimoli che sono tipici del gioco. Ho avuto modo, nella mia<br />
pur breve esperienza professionale in questo campo, di apprendere<br />
diversi mezzi di allenamento studiati e testati da tanti preparatori,<br />
fisiologi, medici e allenatori, ma ho avuto particolare interesse<br />
per le metodologie di allenamento importate dal nord europa<br />
e in particolare per la quelle di Bangsbo e Wisloff a proposito<br />
della potenza aerobica, che continuo a ritenere importante ai<br />
fini della prestazione.<br />
PERCHÈ ALLENARE LA POTENZA AEROBICA<br />
Jens Bangsbo vede in un elevato massimo consumo di ossigeno<br />
la possibilità di lavorare per periodi prolungati di tempo nonchè<br />
l’abbreviarsi dei tempi di recupero dopo aver effettuato un lavoro<br />
ad altà intensità.<br />
Dall’analisi delle caratteristiche delle azioni motorie compiute dai<br />
giocatori nel corso del gioco, lo scienziato danese, distingue dieci<br />
differenti categorie:<br />
- sosta<br />
- cammino (4 km/h)<br />
- jogging (8 km/h)<br />
- corsa a bassa velocità (12 km/h)<br />
- corsa a moderata velocità (16 km/h)<br />
- corsa ad alta velocità (21 km/h)<br />
- sprint (30 km/h)<br />
- corsa all’indietro (12 km/h)<br />
- colpi di testa<br />
- contrasti.<br />
Da questa analisi, fatta su 70 partite, fu stimato che la distanza<br />
media percorsa da un giocatore era pari a 10. 8 Km con limiti<br />
oscillanti tra i 9 e 14 km, variazioni dipendenti dalla squadra avversaria,<br />
dall’importanza della partita, dalla motivazione e dalla<br />
tattica di squadra. Si notò che i calciatori camminavano e si fermavano<br />
per più del 57% della gara, correndo solo per l’8% di essa<br />
ad alta intensitàe<br />
Per il restante 35% essi correvano a bassa intensità. Le attivitàdi<br />
sprint corrispondevano allo 0.6%. Nel corso di un incontro di alto<br />
livello un giocatore effettuava circa 1100 cambi di attività, passando<br />
dalla sosta, alla corsa a velocità moderata, al cammino. La<br />
distanza percorsa con la palla era compresa tra lo 0.5% Ed il 3%<br />
della distanza complessiva. I risultati di tali osservazioni suggeriscono<br />
anche che maggiore è il livello del calcio e maggiore è la<br />
quantitàdi corsa effettuata ad alta intensità. Non sussistono particolari<br />
differenze, per quanto riguarda la corsa ad alta intensità, tra<br />
difensori, centrocampisti ed attaccanti, cosicchè i centrocampisti<br />
effettuano un maggior quantitativo di corsa ma a bassa intensità.<br />
Si può concludere, quindi, che:<br />
- i giocatori di alto livello stazionano o camminano per più della<br />
metà dell’incontro;<br />
- i giocatori di alto livello effettuano<br />
più corsa ad alta<br />
intensitàdei giocatori di livello<br />
inferiore;<br />
- i centrocampisti effettuano<br />
più corsa a bassa velocità<br />
dei difensori e degli attaccanti,<br />
ma la quantità di<br />
corsa effettuata ad alta intensità<br />
è la stessa per i tre<br />
gruppi;<br />
- alcuni giocatori non utilizzano<br />
tutte le loro potenzialità<br />
fisiche durante un incontro.
Bangsbo, in un recente incontro tenuto a Torino ha affermato che<br />
l’obiettivo dell’allenatore fisico è quello di elevare nel calciatore<br />
la capacitàdi lavoro dopo un impegno ad alta intensità. Recuperare<br />
velocemente significa poter eseguire di nuovo e nel più breve<br />
tempo possibile, qualora la situazione lo richieda, lavoro ad alta<br />
intensità. Fornire aerobicamente una maggiore percentuale<br />
dell’energia richiesta durante l’attività può costituire un vantaggio,<br />
e ciò significa che un giocatore nel corso di un incontro può<br />
lavorare ad una intensità più elevata per periodi di tempo superiori.<br />
Un miglioramento delle resistenza può permettere ad un<br />
giocatore di lavorare ad una più alta intensità durante tutta la<br />
partita. Una riduzione del tempo di recupero dopo un’attività<br />
svolta ad alta intensita può costituire per il giocatore la condizione<br />
ideale per poter effettuare con maggiore frequenza sprint od<br />
altre forme di esercizio massimale. L’allenamento aerobico può<br />
anche servire per minimizzare il deterioramento della prestazione<br />
tecnica ed i cali di concentrazione indotti dalla fatica che possono<br />
verificarsi verso la fine della partita.<br />
Sono state osservate anche le fluttuazioni della frequenza cardiacaca<br />
durante un incontro riscontrando una media di 171 bpm durante<br />
il 1° tempo e 164 bpm durante il 2° tempo.<br />
Ulrick Wisloff afferma che la più alta intensità di esercizio si ottiene<br />
dalla conversione energetica anaerobica ma, secondo lo<br />
scienziato norvegese, tutto ciò diventa purtroppo difficile poichè,<br />
durante la prestazione, nel<br />
corpo si producono sostanze<br />
secondarie che vanno eliminate.<br />
Per poter perseverare<br />
nello sforzo, l’atleta deve dipendere<br />
dall’ossigeno, motivo<br />
per cui l’intensità dello<br />
sforzo deve essere ridotta.<br />
La soglia anaerobica, secondo<br />
Wisloff, rappresenta la<br />
più alta intensità di lavoro<br />
quando si ha un uso dinamico<br />
dei grandi gruppi muscolari<br />
dove esiste un equilibrio<br />
tra produzione ed eliminazione<br />
di acido lattico. In un<br />
incontro di calcio si verificano di frequente fasi ad alta intensità<br />
che causano l’accumulo di lattato e periodi a bassa intensità per<br />
eliminarlo; da ciò risulta chiaro perchè la maggior parte di una<br />
partita viene portata a termine ricorrendo alla conversione energetica<br />
aerobica anche se le situazioni intense e spesso decisive,<br />
vengono coperte dalla conversione energetica anaerobica. Dal<br />
momento in cui l’ossigeno resta un elemento importante ai fini<br />
della prestazione è opportuno fare in modo che i calciatori possano<br />
utilizzarne il più possibile per trarre da esso il maggior profitto.<br />
Wisloff sostiene che possedere elevati livelli di massimo consumo<br />
di ossigeno (VO2 max) costituisca un vantaggio per :<br />
- una significativa e positiva relazione tra VO2 max con la distanza<br />
complessiva percorsa da un giocatore nel corso di un incontro;<br />
- una positiva relazione tra VO2 max e numero di sprint effettuati<br />
da un giocatore;<br />
- una relazione tra classifica finale di campionato e prestazione<br />
aerobica media di squadra;<br />
- maggiori riserve di glicogeno;<br />
- un elevato VO2 max che consenta un recupero più veloce e<br />
maggiori riserve di glicogeno muscolare.<br />
- e ancora: da dati non ancora pubblicati, Winsloff ha dimostrato<br />
che un VO2 max porta i giocatori ad avere un maggior coinvolgimento<br />
con la palla, ad effettuare un numero superiore di passaggi<br />
corretti ed a passare maggior tempo effettuando attività<br />
ad alta intensitànel corso di un incontro.<br />
Gacon vede nel sistema aerobico sia il mezzo che permette ai giocatori<br />
di produrre grandi quantità di energia che poi è utilizzata<br />
durante la prestazione e sia il mezzo per pagare il debito di ossigeno<br />
contratto nelle fasi intense.<br />
Secondo Mognoni le prove che la resistenza sia importante nel<br />
gioco del calcio sono di diverso tipo. Le misure dirette di frequenza<br />
cardiaca, durante le gare, testimoniano che le prestazioni del<br />
sistema cardiocircolatorio sono ragguardevoli. Alle stesse conclusioni<br />
si arriva analizzando le velocità di corsa durante gli incontri.<br />
Le misure della lattacidemia testimoniano fasi di intenso esercizio<br />
e la sicura presenza di debito di ossigeno.Tuttavia però questa capacità<br />
non è sempre avvalorata. Recentemente è stata misurata<br />
la velocità di risintesi del creatinfosfato nel muscolo dopo brevi<br />
periodi di attività sovramassimali. Tale velocità dovrebbe essere<br />
17
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
18<br />
PREPARAZIONE FISICA<br />
direttamente proporzionale a quella di pagamento del debito di<br />
ossigeno. Non è stato però possibile evidenziare differenze, statisticamente<br />
significative, in gruppi di soggetti con grossolane differenze<br />
di massima potenza aerobica. In altri studi è stato visto<br />
che l’insorgere della fatica durante un esercizio intermittente non<br />
dipende dalla massima potenza aerobica.<br />
COME ALLENARE LA POTENZA AEROBICA<br />
Molto interessante è secondo Bangsbo, la possibilità di poter<br />
svolgere l’allenamento aerobico principalmente con la palla dividendolo<br />
in tre aree tra loro sovrapponibili:<br />
- allenamento di recupero;<br />
- allenamento aerobico a bassa intensità;<br />
- allenamento aerobico ad alta intensità.<br />
La definizione delle tre categorie dell’allenamento tiene in considerazione<br />
che la frequenza cardiaca di un giocatore subisce delle<br />
continue fluttuazioni nel corso dell’esercizio. In base alla percentuale<br />
della frequenza cardiaca massima del soggetto potremmo<br />
svolgere un:<br />
- allenamento di recupero al 65 % della f.C. Max;<br />
- allenamento a bassa intensità all’80 % della f. C. Max;<br />
- allenamento ad alta intensità al 90 % della f. C. Max,<br />
Indicando anche i relativi limiti oltre i quali non stazionare ai fini<br />
del raggiungimento dell’obiettivo richiesto.<br />
Secondo Wisloff l’aumento del massimo consumo di ossigeno potrebbe<br />
essere ottenuto proponendo un allenamento con un’in-<br />
tensitàdi lavoro pari al 90-95 % della f. C. Max. Sarebbe ideale<br />
aggiungere anche un allenamento della resistenza che abbia una<br />
più bassa intensità, come peraltro avviene durante le situazioni di<br />
gioco. L’allenamento della resistenza può essere organizzato sotto<br />
forma di gioco o come puro allenamento della resistenza, è importante<br />
però che l’intensità dell’attività sia superiore al 90 %<br />
della f. C. Max. Strategie di lavoro di questo genere sono state applicate<br />
dallo stesso Winsloff nella squadra norvegese del Rosemborg<br />
ed è risultato altamente soddisfacente. Come parametro di<br />
controllo il Rosemborg si è servito negli ultimi anni della misurazione<br />
del consumo di ossigeno ottenendo risultati esaltanti dimostrando<br />
in grado di promuovere adattamenti senza intervenire<br />
con allenamenti di “sicurezza”, basati cioè sulla corsa pura.<br />
Per poter condurre al meglio l’allenamento della resistenza è necessario<br />
che il calciatore conosca la propria frequenza cardiaca e<br />
i valori verso i quali tendere in base ai diversi obiettivi dell’allenamento<br />
stesso.<br />
Lo stesso Wisloff, come Bangsbo, indica zone d’intensità calcolate<br />
in base alla frequenza cardiaca massima per il perseguimento<br />
dei diversi obiettivi condizionali:<br />
- per un allenamento finalizzato al recupero, il 60/70 % delle f. C.<br />
Max;<br />
- per un allenamento della soglia anaerobica, l’85-90 % della f. C.<br />
Max;<br />
- per un aumento del massimo consumo di ossigeno, il 90-95 %<br />
della f. C. Max.<br />
RIFLESSIONI PERSONALI<br />
Queste studi non possono aiutarci a dare alla potenza aerobica una<br />
voto finale affinchè si possa concludere per la efficacia o inefficacia<br />
della stessa. Potrei anche riportare tanti altri concetti di fisiologi<br />
molto importanti senza però fare vera luce sul problema. È chiaro<br />
che ogni strategia di intervento deve essere chiara all’allenatore<br />
prima che essa venga somministrata ai propri atleti, ma è anche<br />
vero che diventa comunque difficile potersi affidare all’una o all’altra<br />
teoria. Non sorprende affatto leggere che uno scienziato<br />
possa fare importanti affermazioni e come tanti altri possano metterle<br />
in discussione. Nell’ambito della metodologia d’allenamento<br />
la letteratura appare spesso divisa da sottilissimi particolari che,
immersi in un contesto multifattoriale, possono diventare talvolta<br />
irrilevanti e altre volte determinanti. La nostra cultura e il nostro<br />
buon senso devono darci la possibilitàdi essere pronti senza dimenticare<br />
però che stiamo lavorando per una squadra di calcio.<br />
La selezione tra i tanti modelli può diventare un vero problema<br />
ma è fondamentale ricordarsi che allenare un calciatore signfica<br />
allenare un’individualità che è a servizio della squadra. Sinceramente<br />
in qualità di preparatore atletico potrei suscitare qualche<br />
reazione non piacevole in quanto potrei far intendere che il mio<br />
non è un approccio scientifico. Sinceramente sono molto combattuto<br />
sulle varie teorie circa la potenza aerobica ma la realtà è anche<br />
un’altra. Perchè ci facciamo abbagliare spesso da scoperte<br />
sensazionali e poi si ritorna sempre ad usare i mezzi di allenamento<br />
tradizionali? Probabilmente è il timore che adottando nuove<br />
strategie, nel caso in cui non avessimo i risultati sperati, potremmo<br />
essere accusati di essere stati troppo innovatori.<br />
Io penso che c’è evoluzione quando e laddove l’insuccesso potrebbe<br />
essere solo un punto di ripartenza. Ma nel calcio ciò non<br />
può accadere e allora non può esserci evoluzione.<br />
Ogni preparatore protende verso un mezzo piuttosto che verso un<br />
altro e le scelte sono dettate anche qui da tanti particolari:<br />
- l’efficacia del mezzo, l’adattabilità del mezzo al singolo,<br />
- l’importanza primaria o secondaria della qualità che si vuole stimolare,<br />
il rapporto che il preparatore deve avere con l’allenatore,<br />
con la sua didattica, con il suo tipo di gestione, con la sua<br />
metodologia di allenamento e potrei citare tante altre ragioni.<br />
Quindi di fronte al quesito “potenza aerobica sì, potenza aerobica<br />
no” io ritengo doveroso e possibile perseguire obiettivi tecnico/tattici<br />
durante una esercitazione che sia nello stesso tempo<br />
anche condizionale. Ritengo comunque fisiologicamente utile allenare<br />
la potenza aerobica nel calciatore in quanto considero il<br />
calcio una disciplina in cui:<br />
- si alternano fasi aerobiche a fasi anaerobiche;<br />
- la frequenza cardiaca testimonia l’intervento del sistema cardiocircolatorio;<br />
- i livelli di lattato durante una gara sono tali da richiedere l’intervento<br />
del sistema aerobico ai fini del suo smaltimento;<br />
- i livelli di lattato durante una gara sono tali da richiedere l’intervento<br />
del sistema anaerobico ai fini della sua produzione cioè<br />
con un esercizio simile alla gara.<br />
Considerando altri fattori sono particolarmente attratto dalla<br />
scuola norvegese e soprattutto dalle rilevazioni fatte su atleti con<br />
una notevole potenza aerobica. Questo sebbene la scuola non abbia<br />
fatto ancora luce su alcuni aspetti del lavoro di potenza aerobica<br />
con la palla per l’impossibilitàdi fare una valutazione precisa<br />
sul carico interno sostenuto dal giocatore.<br />
Alcuni docenti del corso di preparatore atletico professionista tenutosi<br />
a <strong>Coverciano</strong> hanno sottolineato una tendenza della quale<br />
io sono molto convinto:la necessita di ricercare il mezzo di allenamento<br />
che sia più efficace e più vicino al gesto specifico. Negli<br />
atleti di alta prestazione considero possibile una tale applicazione<br />
considerando l’aspetto morfo-funzionale dei vari calciatori.<br />
Ottimizzare significa migliorare e migliorare significa tirar fuori il<br />
meglio da ognuno come meglio si può.<br />
PERCHÈ LE ESERCITAZIONI SPECIALI<br />
Nella scelta del mezzo di allenamento è necessario poter ponderare<br />
quale sia la strategia più efficace per il raggiungimento del<br />
nostro obiettivo. Bisogna inoltre valutare se durante l’applicazione<br />
dei nostri metodi non vengano trascurate quelle che sono le<br />
altre qualità importanti della nostra disciplina. E la scelta dei mezzi<br />
di allenamento, per il miglioramento della resistenza, proposti<br />
dai fisiologi Wisloff e Bangsbo, si rivelano, secondo il mio punto<br />
di vista, molto efficaci per tante ragioni:<br />
1. - Per la specificitàdell’allenamento<br />
La particolare complessità multifattoriale della prestazione calcistica,<br />
e mi riferisco ai fattori tecnici, tattici, psichici e fisici, solleva<br />
diverse opinioni tra gli addetti ai lavori, senza poter determinare<br />
in termini esatti l’entità di incidenza di ciascuno di essi. Negli ultimi<br />
anni, ai nostri calciatori sono stati somministrati mezzi di allenamento<br />
troppo orientati allo sviluppo delle qualità fisiche che si<br />
ritengono importanti ai fini della prestazione. Negli studi fatti sono<br />
molti a ritenere che le capacità condizionali della perstazione<br />
calcistica raggiungano il loro sviluppo ottimale solo se allenate separatamente<br />
dagli altri elementi. Non sono mancate quindi sui nostri<br />
campi di calcio, esercitazioni prettamente atletiche senza o con<br />
scarsi contenuti di ordine tecnico e tattico.Al momento ritengo che<br />
l’unica capacitàche possa e debba, tra l’altro non sempre, essere<br />
19
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
20<br />
PREPARAZIONE FISICA<br />
sviluppata senza l’uso della palla, sia la forza. Ma non dimentichiamo<br />
che la prestazione calcistica non può essere considerata<br />
come il risultato di una semplice sommatoria di elementi diversi<br />
ma di una interazione assoluta di essi. Se si trascura il collegamento<br />
tra allenamento tecnico-tattico e condizionale, può avvenire<br />
che, nonostante siamo in possesso di capacitàcondizionali elevate,<br />
in gara le azioni di gioco risultano inefficaci e le prestazioni<br />
individuali e dell’intera squadra insoddisfacenti.<br />
2. - Per la efficacia dell’allenamento mediata anche da<br />
una più alta motivazione al gioco.<br />
Il gioco è considerato un’esperienza fondamentale nelle varie stagioni<br />
dello sviluppo dell’uomo. Il gioco come elemento di piacere<br />
e benessere non abbandona mai l’uomo in qualsiasi momento<br />
della sua vita ed è considerato, come l’agonismo, una delle motivazioni<br />
fondamentali dell’atleta. Se il gioco è vissuto serenamente<br />
permette anche l’estrinsecazione della creatività che genera<br />
quella che viene definita l’invenzione geniale. Il calcio soprattutto<br />
abbisogna di creatività per essere uno spettacolo appassionante,<br />
di calciatori che sappiano inventare soluzioni geniali, creative,<br />
alternative. E attraverso il gioco è possible ottenere questo<br />
ed altro.<br />
Nelle varie fasi di un allenamento di resistenza è facile osservare<br />
come, in alcuni giocatori, zone di alta intensità determinate in base<br />
alla frequenza cardiaca massima, siano irraggiungibili. Qualora<br />
vengano raggiunte resta la grande difficoltàdi riuscire a mantenerle<br />
per diversi minuti. Si assiste a questa difficoltà anche pro-<br />
ponendo esercitazioni di corsa pura intermittente simile al modello<br />
di gara rendendo difficoltoso il raggiungimento dell’obiettivo,<br />
a differenza di quello che accade durante una partitina organizzata<br />
e durante alcuni periodi di una gara ufficiale. È vero che<br />
la frequanza cardiaca espressa può essere il risultato di una sommatoria<br />
di effetti non solo fisiologici. Sicuramente la componente<br />
emotiva, per esempio, può sovrastimare quello che potrebbe essere<br />
il risultato del carico interno fiosiologico prodotto dall’esercizio<br />
ma tutto ciò accade anche in qualsiasi momento di una gara.<br />
È interessante notare come attraverso le esercitazioni speciali<br />
il calciatore debba necessariamente vivere, affinchè possa dimostrare<br />
il suo stato di forma, una situazione agonistica in cui è necessaria<br />
la massima espressione tecnica, tattica e condizionale.<br />
Tutto ciò può in un certo senso aiutare l’allenatore a poter fare le<br />
dovute considerazioni personali circa la condizione psico-fisica<br />
dei suoi calciatori evitando di attendere la fine di una settimana<br />
prima di decidere gli uomini che dovranno scendere in campo.<br />
3. - Per l’obiettivo tecnico-tattico perseguibile anche<br />
attraverso un’esercitazione condizionale.<br />
Durante la competizione calcistica non è tanto importante che<br />
ogni singolo giocatore corra di più e più velocemente, quanto e<br />
soprattutto che corra meglio; è importante che il calciatore riesca<br />
ad esprimere una corsa più adeguata allo svolgimanto del gioco<br />
e cerchi di inserirsi meglio e con maggiore efficacia in determinate<br />
fasi della gara. Lo sviluppo della potenza aerobica potrebbe essere<br />
effettuata con la palla tramite esercitazioni tecnico-tattiche<br />
ricreando situazioni simili alla gara.<br />
4. - Un allenamento di gruppo individualizzato per l’impiego<br />
delle abilità specifiche e delle capacità condizionali<br />
richieste nei vari reparti e per raggiungere, non solo attraverso<br />
le gare, una condizione psico-fisica ottimale.<br />
Motivo convincente di un allenamento condizionale basato sul<br />
gioco è che pochi altri mezzi sono in grado di esercitare in modo<br />
così completo la resistenza specifica. Con l’aiuto di questo metodo<br />
integrato nel gioco, comprendente anche tutte le forme specializzate<br />
dal 1 : 1, 1 : 2 e fino al 5 : 5 o 8 : 8 su campi di diverse<br />
dimensioni, si allenano in modo complesso ed esclusivo le capacitàspecifiche<br />
di resistenza che sono richieste nel gioco del calcio.<br />
Il particolare pregio di un allenamento della resistenza basato sul
gioco sta soprattutto nel confronto continuo, tipico del gioco, con<br />
l’avversario, che provoca un miglioramento singolare delle funzioni<br />
di tutti i sistemi interessati che non si otterrebbe mai con un<br />
allenamento normale. Dunque, contribuisce molto al miglioramento<br />
dello stato di allenamento la partecipazione alle gare, perchè<br />
provoca una sollecitazione completa di tutte le scorte psicofisiche<br />
della prestazione: soprattutto negli atleti che hanno già<br />
raggiunto un alto livello, questo stimolo permette un’ulteriore<br />
manipolazione dell’omeostasi e dei meccanismi di adattamento<br />
relativi. È un dato empirico come la gara rappresenti la forma più<br />
precisa per controllare tutti i fattori psicofisici che determinano la<br />
prestazione e ci chiarisce se le scelte sull’impostazione dell’allenamnento,<br />
sui metodi e contenuti erano giusti.<br />
5. - Per la possibilità di poter gestire l’intensità di lavoro<br />
secondo le dimensioni del campo di allenamento,<br />
il numero dei partecipanti e le regole del gioco.<br />
Con un’attenta osservazione è possibile notare come lo spazio in<br />
cui viene svolto l’esercizio è la base di partenza per tendere verso<br />
un’obiettivo piuttosto che un altro. La grandezza del campo e il<br />
numero dei partecipanti è inversamente proporzionale all’intensità<br />
del lavoro. Il perseguimento di obiettivi tattici può, in alcuni casi,<br />
ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo condizionale.<br />
Io ritengo che questo argomento sia il punto più importante del<br />
nostro lavoro. Spero in un prossimo futuro di poter sviluppare in<br />
maniera esaustiva questo aspetto determinante per il raggiungimento<br />
delle nostre finalità.<br />
LA FREQUENZA CARDIACA COME STRUMENTO DEL<br />
RILEVAMENTO DELLO SFORZO E DELLA<br />
PROGRAMMAZIONE DEL’ALLENAMENTO<br />
Negli allenamenti di resistenza il rilevamento della frequenza cardiaca<br />
rappresenta uno dei mezzi più utili e pratici per la programmazione<br />
e il controllo delle esercitazioni. L’importanza della<br />
misurazione della frequenza cardiaca si basa sul fatto che essa<br />
permette di valutare, seppure in maniera non molto attendibile in<br />
quanto può essere influenzata da una serie di fattori, il carico interno<br />
e con ciò il livello d’intensità dell’allenamento. Inoltre il rilevamento<br />
della frequenza cardiaca può servire anche ad effettuare<br />
dei controlli durante l’allenamento per dedurre se il gioca-<br />
tore svolge la seduta di lavoro con il giusto impegno. Valutando<br />
inoltre la media percentuale riscontrata nelle esercitazioni speciali<br />
svolte dall’allenatore, è possibile effettuare una più razionale<br />
programmazione del microciclo.<br />
Tra i test utili per il rilevamento della frequenza cardiaca massima<br />
mi è parso molto utile il test di Leger. Questo test, non molto gradito<br />
dai calciatori, oltre a determinare la capacitàdi resistenza del<br />
soggetto e la stima del massimo consumo d’ossigeno, può rappresentare<br />
il punto di partenza del nostro lavoro. Nella mia brevissima<br />
esperienza ho notato che non tutti i calciatori però svolgono<br />
il test in forma massimale ottenendo quindi una frequenza<br />
cardiaca massima non reale. L’osservazione delle registrazioni<br />
delle frequenze cardiache espresse durante le esercitazioni speciali<br />
proposte nelle normali sedute di allenamento mi hanno permesso<br />
di aggiornare le frequenze cardiache massime e quindi<br />
chiedere maggior impegno dei calciatori nelle esercitazioni svolte<br />
successivamente. Questo particolare, tra l’altro noto a tutti gli allenatori,<br />
può dimostrare che l’allenamento con la palla sia stimolante<br />
come nessun altro mezzo di allenamento.<br />
LE ESERCITAZIONI SPECIALI, GLI OBIETTIVI PERSEGUIBI-<br />
LI E LE FREQUENZE CARDIACHE ESPRESSE<br />
2 : 2 con le sponde<br />
Numero dei giocatori impegnati : 8 (4 che lavorano e 4 che recuperano);<br />
durata dell’esercizio : da 3 a 5’;<br />
dimensioni del campo : 20 x 15 mt oppure 22 x 18 mt;<br />
regole: 1) tocco libero x chi gioca dentro; 2) uno o due tocchi rapidi<br />
x le sponde; 3)non si può giocare fra sponde;<br />
obiettivi tecnici: controllo e passaggio, copertura della palla, contrasto,<br />
esecuzione del gesto in regime di fatica, dribbling;<br />
21
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
22<br />
PREPARAZIONE FISICA<br />
obiettivi tattici: 1 : 1 offensivo e difensivo, posizionamento difensivo<br />
alla ricerca dell’intercettamento della palla, marcamento<br />
degli uomini dentro al campo, marcamento, creazione di spazio;<br />
obiettivo tattico di squadra: creare un 4 : 2 nella porzione di campo<br />
dove agiscono le proprie sponde, quindi utilizzando il concetto di<br />
“palla all’appoggio” (esempio 1) e palla filtrante (esempio 2);<br />
esempio 1 esempio 2<br />
obiettivo condizionale: miglioramento del massimo consumo<br />
di ossigeno;<br />
F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 90-95 % della f. c.<br />
max;<br />
Esempio di 2 ripetizioni x 4’ e 45” di lavoro di un attaccante<br />
con F. C. max di 193 bpm (in neretto 4’ e 45” effettivi di lavoro )<br />
1^ SERIE<br />
00:20:00 96 105 110<br />
00:21:00 129 146 155 160 165 167 168 169 170 171 172 174<br />
00:22:00 175 176 175 177 177 179 179 178 178 178 179 178<br />
00:23:00 179 178 176 176 177 178 180 181 182 181 179 179<br />
00:24:00 179 180 180 179 180 181 180 180 180 181 179 178<br />
00:25:00 178 177 177 177 174 176<br />
2^ SERIE<br />
00:32:00 117 125 133 143 148 153 157 159<br />
00:33:00 162 165 168 170 172 173 173 174 174 176 177 178<br />
00:34:00 178 178 178 178 177 179 180 181 181 181 181 181<br />
00:35:00 179 179 179 180 182 182 181 181 180 181 180 181<br />
00:36:00 182 181 180 179 180 180 181 182 183 184 184 183<br />
00:37:00 180<br />
Esempio di 2 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista<br />
esterno con F. C. max di 202 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />
1^ SERIE<br />
00:44:00 154 171 172 172 179 181<br />
00:45:00 183 183 184 184 183 185 186 187 188 187 188 189<br />
00:46:00 190 190 192 193 193 199 194 193 192 192 192 193<br />
00:47:00 194 194 195 194 195 193 193 194 194 193 194 192<br />
00:48:00 193 192 194 194 191 193<br />
2^ SERIE<br />
00:54:00 161 165 166 166 167 168<br />
00:55:00 172 173 175 179 181 182 182 184 186 185 185 185<br />
00:56:00 185 184 184 184 186 187 189 189 189 187 186 188<br />
00:57:00 190 190 191 190 190 190 189 190 191 190 192 191<br />
00:58:00 194 193 192 193 191 191<br />
Esempio di 2 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista<br />
esterno con F. C. max di 194 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />
1^ SERIE<br />
00:42:00 117 128 139 151 156 158<br />
00:43:00 162 165 167 171 172 174 175 175 174 174 174 174<br />
00:44:00 174 175 176 177 177 176 178 179 180 181 182 181<br />
00:45:00 182 180 181 182 181 181 179 179 180 179 178 178<br />
00:46:00 178 178 178 178 178 177<br />
2^ SERIE<br />
00:52:00 119 144 150<br />
00:53:00 164 166 169 169 171 173 174 175 176 177 177 178<br />
00:54:00 178 179 180 179 180 179 180 180 179 178 178 179<br />
00:55:00 179 179 179 178 179 180 180 180 180 180 180 180<br />
00:56:00 179 178 177 176 174 172 170 167 161<br />
Considerazione metodologiche<br />
Svolgendo il 2:2 in uno spazio quadrato (per esempio 18x18 mt)<br />
si può anche far giocare la sponda su lati opposti;<br />
campo: 18 x 18 mt;<br />
stesse regole;<br />
stessi obiettivi;<br />
Non è invece opportuno giocare con 4 sponde jolly perché si crea<br />
un 6:2 che genera difficoltà per il recupero della palla. Tuttavia da<br />
un punto di vista fisico dovrebbe essere piu impegnativo per tutti<br />
perche’ costringe ancora di più i quattro che giocano dentro ad<br />
un ad un marcamento totale uomo: uomo.
campo: 15 x 15 mt;<br />
durata ideale: 2/3/4’;<br />
regole: due tocchi x chi gioca dentro oppure tocco libero;<br />
stessi obiettivi tecnico-tattici;<br />
Nei vari tipi di 2 : 2 l’inserimento della regola dei due tocchi dentro<br />
ed uno fuori rende l’esercitazione un pò più frenetica; si può<br />
anche concedere in questo caso un passaggio fra sponde per stimolare<br />
lo spostamento del gioca da una posizione all’altra di<br />
campo e quindi lo smarcamento, il marcamento ecc. . .<br />
L’esercitazione assume un carattere più competitivo quando si<br />
inserisce il conteggio preciso dei passaggi completati: contiamo,<br />
sommandoli, i passaggi completati nell’intera serie; contiamo la<br />
differenza di passaggi fra le due squadre; contiamo i passaggi<br />
completati per ogni possesso di palla e diamo come obiettivo il<br />
record da superare.<br />
N. B. :quando si gioca con le sponde a due tocchi rapidi è bene<br />
dare valore doppio ai passaggi fra i due giocatori interni.<br />
<strong>Imp</strong>ortante: per passaggio completato è da intendere, in questo<br />
caso, un passaggio pulito senza tocchi intermedi, né generato da<br />
un contrasto.<br />
2 : 2 con porte e portieri<br />
Numero dei giocatori impegnati: 4 o 8 (4 che lavorano e 4 che<br />
recuperano oppure i 4 che recuperano fungono da sponde);<br />
durata dell’esercizio: da 3 a 4’;<br />
dimensioni del campo: 20x15 mt oppure 22x18 mt;<br />
obiettivi tecnico-tattici: restano gli stessi del 2:2 a possesso ma<br />
va aggiunto fra quelli tecnici il tiro in porta e fra quelli tattici, dal<br />
punto di vista difensivo, il marcamento e la relativa copertura, la<br />
concentrazione difensiva (intesa come difesa della porta), la<br />
capacità di trasformare l’azione da difensiva in offensiva, l’indirizzo<br />
dell’avversario in possesso di palla verso l’esterno;<br />
obiettivo condizionale: miglioramento del massimo consumo<br />
di ossigeno;<br />
F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 90-95 % della f. c. max;<br />
Considerazione metodologiche<br />
Le rimesse in gioco è opportuno che siano effettuate dal centro<br />
del campo da parte del mister. La rimessa si effettua verso la<br />
squadra a cui spetta (anche dopo tiro in porta); non c’è fuorigioco.<br />
Esempio di 2 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista centrale<br />
con F. C. max di 186 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />
1^ SERIE<br />
00:24:00 118 127 137 148 152<br />
00:25:00 156 158 159 162 164 165 165 165 166 167 169 170<br />
00:26:00 171 172 171 172 172 173 174 174 174 173 174 173<br />
00:27:00 174 174 174 174 175 175 175 174 175 176 176 177<br />
00:28:00 178 179 180 183 184 184 183<br />
2^ SERIE<br />
00:34:00 128 133 141 146 150 152 157 158 161 164 166<br />
00:35:00 167 169 170 171 172 173 174 174 175 176 176 176<br />
00:36:00 177 178 179 180 179 179 178 178 179 179 178 178<br />
00:37:00 177 177 177 177 178 178 178 178 177 177 178 178<br />
00:38:00 179<br />
Esempio di 2 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista centrale<br />
con F. C. max di 182 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />
1^ SERIE<br />
00:45:00 129 139 146 153 157<br />
00:46:00 160 163 166 167 167 167 167 169 169 168 168 167<br />
00:47:00 168 168 168 169 170 171 172 172 172 171 170 170<br />
00:48:00 170 169 168 167 166 165 163 164 164 165 165 166<br />
00:49:00 166 167 167 170 171 171 170<br />
23
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
24<br />
PREPARAZIONE FISICA<br />
2^ SERIE<br />
00:55:00 125 131 144 151 156 157<br />
00:56:00 159 160 161 160 160 164 166 167 166 167 169 169<br />
00:57:00 168 168 167 166 164 163 164 164 164 165 165 166<br />
00:58:00 166 166 166 165 167 167 167 166 165 165 166 169<br />
00:59:00 170 171 171 171 171 171<br />
Esempio di 2 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista centrale<br />
con F. C. max di 182 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />
1^ SERIE<br />
00:20:00 119 130 143<br />
00:21:00 154 158 163 166 168 170 171 172 171 171 171 171<br />
00:22:00 171 171 170 171 170 171 173 173 172 173 173 173<br />
00:23:00 173 174 175 175 174 173 173 173 173 173 173 172<br />
00:24:00 172 171 170 169 169 168 168 167 166<br />
2^ SERIE<br />
00:29:00 106<br />
00:30:00 129 140 148 155 156 161 164 166 167 167 169 171<br />
00:31:00 172 173 173 172 172 171 170 169 170 170 171 172<br />
00:32:00 173 174 174 173 173 172 171 171 172 173 173 172<br />
00:33:00 172 171 170 169 169 170 170 171 171 170 168<br />
2 : 2 con porte, portieri e sponde<br />
All’esercitazione di 2 : 2 con porte e portieri possiamo inserire<br />
delle sponde(altri 4 calciatori) da posizionare nella metà campo<br />
offensiva al fianco della porta.<br />
Campo : 20 x 15 mt;<br />
durata ideale :2/3/4’;<br />
regole: la sponda gioca ad 1 tocco e non può fare gol;<br />
stessi obiettivi tecnico-tattici;<br />
3 : 3 con porte, portieri e sponde<br />
L’esercitazione di 2 : 2 con porte e portieri e sponde può essere<br />
estesa a 6 giocatori (12 se si condiderano le sponde che eseguono<br />
un recupero attivo), per eseguire un 3 : 3 ritoccando la durata<br />
dell’esercizio e le dimensioni del campo.<br />
Campo : 20 x 25 mt;<br />
durata ideale :3/4’;<br />
regole: la sponda gioca ad 1 tocco e non può fare gol;<br />
stessi obiettivi tecnico-tattici;<br />
esempio di 3 ripetizioni x 4’ di lavoro di un difensore centrale<br />
con F. C. max di 180 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />
1^ SERIE<br />
00:20:00 111 114 117 121 129 133<br />
00:21:00 133 133 151 156 157 158 159 161 163 163 163 161<br />
00:22:00 162 161 158 157 158 159 158 159 159 159 161 162<br />
00:23:00 163 163 164 166 165 164 163 163 163 164 167 168<br />
00:24:00 168 168 167 166 164 160<br />
2^ SERIE<br />
00:30:00 141 147 150 152 153 154 156<br />
00:31:00 158 158 160 161 162 162 162 163 165 167 168 169<br />
00:32:00 168 168 168 168 168 168 167 167 167 167 167 167<br />
00:33:00 167 168 168 168 167 165 164 162 161 161 161 164<br />
00:34:00 165 166 168 167 166<br />
3^ SERIE<br />
00:40:00 134<br />
00:41:00 150 152 157 159 161 162 163 165 166 166 166 165<br />
00:42:00 165 165 165 166 167 167 167 164 166 166 168 169<br />
00:43:00 171 171 170 170 169 169 170 171 171 171 171 170<br />
00:44:00 170 169 169 169 170 171 172 172 171 171 170<br />
Esempio di 3 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista<br />
centrale con F. C. max di 174 bpm<br />
(in neretto 4’ effettivi di lavoro )<br />
1^ SERIE<br />
00:22:00 123<br />
00:23:00 136 146 153 158 159 161 165 167 168 168 169 169<br />
00:24:00 169 170 169 170 170 170 169 168 168 168 169 169<br />
00:25:00 169 167 167 165 165 165 165 164 163 160 159 158<br />
00:26:00 158 160 161 163 163 164 162 163 161 161 162
2^ SERIE<br />
00:32:00 119 138 145 153 158<br />
00:33:00 160 162 163 163 166 165 167 168 168 168 169 169<br />
00:34:00 168 168 168 168 167 166 166 167 168 169 169 169<br />
00:35:00 169 169 170 170 170 171 170 169 168 167 166 165<br />
00:36:00 163 160 159 158 158 160 159<br />
3^ SERIE<br />
00:43:00 131 137 144 151 154 156 155 155 156 157 158 158<br />
00:44:00 158 158 158 160 161 164 165 166 167 167 166 167<br />
00:45:00 168 168 168 168 169 169 170 168 165 168 167 168<br />
00:46:00 170 171 171 170 169 169 168 168 169 169 169 168<br />
zona di meta<br />
2 : 2 con conquista della meta<br />
1,50 mt<br />
zona di meta 1, 50 mt<br />
Numero dei giocatori impegnati : 4 o 8 (4 che lavorano e 4<br />
che recuperano);<br />
durata dell’esercizio : da 2/3 a 4’;<br />
dimensioni del campo : 20 x 15 mt;<br />
regole: tocco libero. Si potrebbe anche introdurre la regola del<br />
fuorigioco nella metà campo offensiva;<br />
finalità: portare la palla nell’area di meta (150 cm di profondità)<br />
in conduzione o con un passaggio e inserimento del compagno.<br />
Non si può sostarenella zona di meta!!!<br />
obiettivi tecnici : stop, passaggio, dribbling e tutti quelli già<br />
menzionati;<br />
obiettivi tattici : a quelli importantissimi già menzionati fra i<br />
quali 1:1 offensivo e difensivo, posizionamento, marcamento,<br />
creazione di spazio ecc. , va aggiunto il marcamento e la copertura<br />
rinunciando però alla concentrazione difensiva e quindi utilizzando<br />
le reciproche coperture su tutta e per tutta l’ampiezza<br />
dello spazio;<br />
obiettivo condizionale: miglioramento del massimo consumo<br />
di ossigeno;<br />
F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 90-95 % della f. c. max;<br />
Considerazione metodologiche<br />
La squadra che segna il punto si può far ripartire nell’altra direzione<br />
di attacco concedendogli quindi di nuovo il possesso di palla.<br />
Esempio di 2 ripetizioni x 3’ di lavoro di un difensore centrale<br />
con F. C. max di 180 bpm (in neretto 3’ effettivi di lavoro)<br />
1^ SERIE<br />
00:25:00 138 147 156 157<br />
00:26:00 157 163 166 165 164 164 164 164 163 163 165 163<br />
00:27:00 163 164 165 167 168 169 169 169 170 169 169 168<br />
00:28:00 169 170 170 168 169 170 169 171<br />
2^ SERIE<br />
00:32:00 130 141 144 154 157 158<br />
00:33:00 163 163 163 166 165 165 165 164 164 164 165 165<br />
00:34:00 166 166 168 168 167 168 168 167 168 168 169 169<br />
00:35:00 168 167 168 168 169 168<br />
Esempio di 2 ripetizioni x 3’ di lavoro di un centrocampista centrale<br />
con F. C. max di 182 bpm (in neretto 3’ effettivi di lavoro)<br />
1^ SERIE<br />
00:40:00 137 148 150 151 151 158 160 163 161 163 165<br />
00:41:00 166 167 167 164 161 162 163 163 163 163 164 165<br />
00:42:00 165 166 166 168 168 168 168 167 166 167 168 168<br />
00:43:00 167<br />
2^ SERIE<br />
00:47:00 136 142 148 151 151 152 152 153 155 155 159 162<br />
00:48:00 162 168 170 171 170 169 168 165 165 166 168 168<br />
00:49:00 168 168 165 162 158 158 161 162 164 160 164 167<br />
5 : 5 con porte e portieri con “zona franca”<br />
Numero dei giocatori impegnati: 10 + 2 portieri;<br />
durata dell’esercizio: da 8 a 10’;<br />
dimensioni del campo: 50 x 40 mt con zona franca di 4 – 5 – 6<br />
– 7 – 8 mt o linea di centrocampo a seconda del grado di impegno<br />
che vogliamo dare alla partitina. Più è ampia la zona franca<br />
e più la partitina è impegnativa;<br />
regole : tocco libero.<br />
In questo tipo di partita manteniamo di certo gli obiettivi tecnico-tattici<br />
già visti precedentemente; tuttavia il fatto di essere<br />
cinque giocatori ogni squadra impone anche un’organizzazzione<br />
collettiva che si manifesta ad esmpio nell’attuare le fasi di pres-<br />
25
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
26<br />
PREPARAZIONE FISICA<br />
sione e pressing oppure nell’occupare con due o tre uomini gli<br />
“spazi pericolosi” per concludere dopo un cross sulle fasce. quindi<br />
il 5 : 5 è un’esercitazione che deve avere le sue finalità atletiche.<br />
Tuttavia rischia di diventare una partita troppo “tattica” o<br />
comunque giocata a ritmi troppo bassi.<br />
Obiettivo condizionale: allenamento della soglia anaerobica;<br />
F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 80-85 % della f. c. max;<br />
Considerazione metodologiche<br />
Si gioca sempre senza fuorigioco dando così alle squadre la possibilità<br />
di allungarsi; il gol è valido quando i giocatori della squadra<br />
in attacco hanno tutti superato la zona franca e sono nella<br />
metà campo offensiva (si può eventualmente raddoppiare il valore<br />
del gol se i difendenti non si trovano tutti nella metà campo<br />
difensiva); per aumentare l’intensità dell’esercitazione è certamente<br />
meglio il gioco a tocco libero. Giocando a due tocchi bisogna<br />
ragionare più di squadra amplificando l’attenzione sulla<br />
pressione ed il pressing. Comunque bisogna sempre chiedere una<br />
grande aggressività sul portatore di palla. Le varianti a questi<br />
principi base sono molteplici ma comunque vale la pena citare:<br />
- numero di passaggi limitati (3 o 4) per poi superare la metà campo<br />
- regola della “liberazione vietata” che impone non un rinvio<br />
lungo subito oltre la zona franca ma costringe ad effettuare un<br />
fraseggio o comunque a compiere almeno 4 – 5 passaggi prima<br />
di poter giocare lungo(in questo caso la squadra che ha perso<br />
palla dovrà riaggredire forte nella zona offensiva.<br />
- regola dei tocchi diversificati assegnando i due tocchi ad una squadra<br />
ed il tocco libero all’altra. È molto importante, come del resto<br />
in tutte le altre partitine viste avere a bordo campo un numero di<br />
palloni che garantiscono la continuità dell’esercitazione.<br />
Esempio di 3 ripetizioni x 8’ di lavoro x 1’1/2 di recupero di<br />
un difensore esterno con F. C. max di 181 bpm (in neretto 8’<br />
effettivi di lavoro)<br />
1^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />
00:31:00 133 150 156 156 158 161 163<br />
00:32:00 166 167 168 167 168 167 167 168 170 171 171 171<br />
00:33:00 169 170 171 171 172 173 174 173 167 166 166 167<br />
00:34:00 169 168 169 165 167 170 167 161 158 156 158 159<br />
00:35:00 162 164 167 169 170 170 171 171 171 169 168 168<br />
00:36:00 170 171 173 173 172 172 172 172 173 174 175 174<br />
00:37:00 173 173 174 175 175 175 174 174 168 168 169 169<br />
00:38:00 169 167 166 167 169 172 173 172 174 175 177 178<br />
00:39:00 177 177 178 178 177 175<br />
2^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />
00:41:00 131 140 141 144 150 156 159 159<br />
00:42:00 170 171 170 168 167 167 167 166 163 161 162 166<br />
00:43:00 167 166 164 159 155 153 152 152 157 158 163 164<br />
00:44:00 164 164 169 170 172 173 173 172 171 170 171 170<br />
00:45:00 168 176 177 175 173 172 173 172 173 173 172 172<br />
00:46:00 168 170 171 170 169 168 167 167 167 170 172 172<br />
00:47:00 175 175 171 172 171 170 166 162 159 159 159 158<br />
00:48:00 161 163 163 164 164 168 171 174 176 176 175 168<br />
00:49:00 168 168 165 162<br />
3^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />
00:51:00 146 154 158 163 163 162 161 160 162 164<br />
00:52:00 162 162 163 164 166 167 168 170 172 173 173 173<br />
00:53:00 171 170 169 171 171 171 172 173 173 175 174 174<br />
00:54:00 174 173 170 170 168 167 166 167 164 162 164 166<br />
00:55:00 166 168 169 170 170 172 172 176 178 178 177 176<br />
00:56:00 176 176 173 173 172 171 170 169 167 167 167 166<br />
00:57:00 164 161 160 161 163 164 165 165 167 168 172 173<br />
00:58:00 174 172 170 170 170 172 174 173 173 174 175 174<br />
00:59:00 172 169<br />
Esempio di 3 ripetizioni x 8’ di lavoro x 1’1/2 di recupero di<br />
un difensore esterno con F. C. max di 194 bpm<br />
1^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />
00:31:00 127 144 148 152 148 145 148<br />
00:32:00 155 158 158 159 161 166 168 168 167 166 166 168<br />
00:33:00 171 174 174 176 176 180 182 183 182 182 181 180<br />
00:34:00 180 179 176 173 170 167 162 163 164 167 172 177<br />
00:35:00 182 185 186 186 182 180 183 185 184 184 185 186<br />
00:36:00 187 187 187 186 184 184 185 184 184 185 187 189<br />
00:37:00 188 188 187 187 187 186 184 181 181 181 183 184<br />
00:38:00 184 183 183 184 185 186 186 186 184 183 183 183<br />
00:39:00 182 182 182 183 183 180
2^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />
00:41:00 157 166 173 176<br />
00:42:00 179 181 180 179 177 176 177 179 178 176 178 180<br />
00:43:00 181 180 178 174 176 177 179 180 181 182 182 181<br />
00:44:00 181 181 183 186 187 189 188 187 187 188 188 187<br />
00:45:00 186 186 185 183 184 186 188 188 189 189 188 187<br />
00:46:00 187 187 187 186 184 185 185 185 186 187 186 186<br />
00:47:00 185 185 184 183 182 182 181 180 177 177 176 176<br />
00:48:00 176 175 176 180 183 188 190 192 191 191 190 189<br />
00:49:00 189 189 189 186 185 184 182 180<br />
3^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />
00:52:00 165 166 165 165 179 178 179 178 178 178 181 183<br />
00:53:00 185 185 185 185 184 183 182 181 180 178 178 177<br />
00:54:00 179 180 181 182 181 179 180 181 182 182 182 183<br />
00:55:00 184 186 187 186 186 184 182 184 186 186 186 186<br />
00:56:00 185 185 184 184 180 181 181 181 182 184 185 186<br />
00:57:00 187 186 184 183 182 182 183 183 182 181 181 180<br />
00:58:00 180 182 184 186 187 188 190 189 189 188 188 187<br />
00:59:00 184 182 179 177 175 172 170 167 165 158 160 160<br />
5 : 5 con 4 porte piccole e zona franca<br />
Numero dei giocatori impegnati : 10 + 2 portieri;<br />
durata dell’esercizio : da 6 a 8’;<br />
dimensioni del campo : 50 x 40 mt con zona franca di 4 – 5 –<br />
6 – 7 – 8 mt a seconda del grado di impegno che vogliamo dare<br />
alla partitina. Più è ampia e più è impegnativa;<br />
dimensioni porticine : 2 mt;<br />
obiettivo condizionale: allenamento della soglia anaerobica;<br />
F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 80-85 % della f. c. max;<br />
Le specificità della partitina a 4 porte piccole la ritroviamo nella<br />
difficoltà ulteriore della squadra difendente di coprire tutta l’ampiezza<br />
del campo seppure con pochi uomini. Chi attacca potrà<br />
chiaramente sfruttare il concetto di ampiezza alla ricerca dello<br />
spiraglio buono anche aumentando la tendenza al possesso palla<br />
e quindi anche in questo caso va richiesta la massima aggressività<br />
sul possessore di palla.<br />
Non sono riportati gli esempi delle frequenze cardiache<br />
espresse , ma la tendenza della frequenza cardiaca, durante<br />
una partitina 5 : 5 in un campo di 50 x 40 mt con porticine,<br />
è leggermente superiore all’esempio precedente (cioè<br />
il 5 : 5 con porte e portieri e linea da centrocampo da superare).<br />
Da qui la necessità di ridurre il tempo di durata dell’esercizio.<br />
Altre forme di partitine tecnico-tattiche condizionali<br />
3 : 3 a possesso<br />
Numero dei giocatori impegnati : 6;<br />
durata ideale dell’esercizio : da 3’ e 30” a 4’;<br />
dimensioni del campo : 25 x 20 mt;<br />
obiettivi tecnici: controllo, passaggio, dribbling, copertura della<br />
palla, contrasto;<br />
obiettivi tattici : anzitutto il gioco a 3 uomini impone la doppia<br />
soluzione al possessore di palla e quindi può essere svolto senza<br />
l’ausilio delle sponde. In questa prospettiva va rimarcata la ricerca<br />
del marcamento e dell’occupazione razionale degli spazi; per i<br />
difendenti al contrario varrà eseguire bene il marcamento, il posizionamento<br />
preventivo sulle traiettorie di passaggio, l’intercettamento,<br />
l’1 : 1 difensivo;<br />
obiettivo condizionale: miglioramento del massimo consumo<br />
di ossigeno;<br />
F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 90-95 % della f. c.<br />
max;<br />
Considerazione metodologiche<br />
Giocando a 3 tocchi limitati (due o tre) si richiede più movimento<br />
27
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
28<br />
PREPARAZIONE FISICA<br />
senza palla, ritmo più elevato ma chiaramente verrà meno il dribbling<br />
e quindi l’1 : 1 difensivo e diciamo che l’atteggiamento di<br />
chi difende sarà più orientato all’anticipo ed all’intercettamento.<br />
Il conteggio dei passaggi può avvenire come già visto nel 2 : 2.<br />
4 : 4 possesso<br />
Dimensioni : 25 x 25 mt<br />
durata :4’<br />
obiettivi tecnico-tattici : sono gli stessi già visti nel 3 : 3 ma<br />
un’attenzione particolare sarà da attribuire all’occupazione razionale<br />
degli spazi di gioco;<br />
Considerazione metodologiche<br />
Il gioco 4 : 4 può sfociare anche in una prima forma di partita con<br />
la regola della metà campo o con l’obbligo di superare una zona<br />
franca larga da 4 a 6 mt. Su spazio più stretto (30 x 25 mt) si può<br />
proporre anche l’ultima forma di partita a pressione con porte e<br />
portieri. Le dimensioni del campo per giocare il 4 : 4 con la zona<br />
franca sono di 40 x 35 mt.<br />
3 : 3 con 4 porte piccole<br />
Numero dei giocatori impegnati: 6;<br />
durata ideale dell’esercizio :2’ circa(svolte 2 serie nel contesto<br />
di una seduta di capacità lattacida);<br />
dimensioni del campo : 30 x 20 mt;<br />
obiettivi tecnico-tattci : valgono gli stessi visti nel 3 : 3 a possesso;<br />
regole: tocco libero;<br />
Considerazione metodologiche<br />
Si assegna il punto alla squadra ogni volta che riesce ad effettuare<br />
un passaggio (completato) fra le porticine oppure un giocatore conduce<br />
la palla dentro una delle stesse. Per stimolare il possesso palla<br />
da un lato e l’aggressività di chi difende dall’altro si può asseggnare<br />
il punto anche quando si effettuano 10 passaggi consecutivi.<br />
Da estendere al 4 : 4 (con 5 porte) ed al 5 : 5 (con 6 porte).<br />
ULTERIORI IPOTESI DI SVILUPPO<br />
Ulteriori sviluppi che possono avere queste esercitazioni con palla<br />
potrebbero essere presenti in partite che coinvolgono un numero<br />
più elevato di giocatori: quindi avremo un importante aspetto tattico<br />
associato comunque ad un obiettivo condizionale.<br />
PER REPARTI<br />
Attaccanti: difensori (6 : 4)<br />
Spazio: metà campo;<br />
Partendo dal rinvio del portiere i 6 giocatori d’attacco devono giocare<br />
per il gol; i difensori invece devono tendere alla riconquista<br />
della palla ed a portarla oltre la meta’ campo.<br />
Variante:possiamo dare alle punte il carattere di jolly e quindi<br />
avere costantemente in campo una situazione 6 : 4, o per realizzare<br />
il gol o per “andare in meta”.<br />
Considerazione metodologiche<br />
Il lavoro non è ben distribuito fra attaccanti e difensori essendo<br />
talvolta questi ultimi molto più impegnati.<br />
COLLETTIVO<br />
Partita a 3 squadre<br />
Spazio: tutto campo;<br />
numero ideale giocatori: 24 + 2 portieri;<br />
regole: tocco libero;<br />
conteggio gol: chi segna +1, chi subisce –1;
A B<br />
Nella metà campo A i verdi giocano per il gol mentre i rossi devono<br />
conquistare palla e superare la metà campo o in conduzione oppure<br />
in inserimento (non troppo profondo: max 2-3 mt oltre la metà<br />
campo); se ciò avviene nella metà campo B si gioca rossi : gialli.<br />
Considerazione metodologiche<br />
La squadra in attesa non deve stare troppo alta (va bene ai limiti<br />
o nei pressi dell’area di rigore). La squadra che conquista la metà<br />
campo deve velocemente accompagnare come tutti i suoi uomini.<br />
È una buona regola quella di giocare a 2 tocchi per la conquista<br />
della metà campo (costruzione del gioco rapida e senza rischi)<br />
e a tocco libero per la ricerca del gol (spazio all’imprevedibilità).<br />
L’obiettivo tattico principale per chi attacca è :cercare la conclusione;<br />
riaggredire alla perdita di possesso di palla; coperture preventive<br />
per evitare il contropiede. Per chi difende: concentrazione<br />
difensiva; ripartenza manovrata; equilibrio di squadra.<br />
Possesso palla : 5 : 5 (5 + 5 sponde)<br />
Dimensioni campo: 25 x 25 mt<br />
numero giocatori impegnati: 20;<br />
regole: si gioca 2 tocchi dentro e i tocco fuori;<br />
tempo ideale: 4’ x ripetizione cambiando ogni volta i giocatori<br />
dentro;<br />
Considerazione metodologiche<br />
Le sponde devono lavorare appena dentro il campo e non defilarsi<br />
al di fuori del perimetro. Si ottiene un punto con 10 passaggi<br />
ma i passaggi fra sponde, che si possono fare, non vanno conteggati.<br />
CONCLUSIONI<br />
Nel calcio l’allenamento condizionale, ogni qualvolta è possibile,<br />
dovrebbe essere svolto con la palla in sintonia con i fattori tecnico/tattici.<br />
Credo nell’importanza di elevate capacità atletiche<br />
dei calciatori così come in una buona organizzazione di gioco<br />
dove possano emergere anche le migliori qualità fisiche dei singoli.<br />
La frequenza cardiaca non è un preciso indicatore del carcico<br />
interno ma resta al momento un parametro di controllo molto<br />
utile e pratico nell’allenamento della resistenza con la palla.<br />
Questo mio semplice lavoro è il punto di partenza per ulteriori<br />
approfondimenti.<br />
Si ringraziano:<br />
Il mister Ivo Iaconi (Pescara Calcio) per aver accettato e condiviso<br />
le mie ipotesi di lavoro;<br />
il mister Fabio Micarelli (vice allenatore Pescara Calcio) per aver<br />
animato le varie esercitazioni in campo e per aver curato la parte<br />
tecnico/tattica di questo lavoro;<br />
il mister Emilio Tuccella (allenatore dei portieri Pescara Calcio) per<br />
la sua encomiabile disponibilità.<br />
Bibliografia<br />
-J. Weineck: la preparazione atletica del calciatore, Calzetti-<br />
Mariucci;<br />
-Massimo Cabrini: Psicologia nel calcio, Società stampa sportiva;<br />
-J. Bangsbo: Fisiologia del calcio, Kells “Sport e scienza”;<br />
-U. Wisloff/r. Salveson/e. Sigmustad: Lo sviluppo della prestazione<br />
nel calcio, Teknosport libri;<br />
-J. Bangsbo: La preparazione fisica nel calcio, Kells edizioni;<br />
-G. Leali: Notiziario del settore tecnico F. I. G. C. , N° 5 2002;<br />
-I dati relativi alle frequenze cardiache espresse durante le esercitazioni<br />
appartengono ai calciatori del Pescara militante nel campionato<br />
di Serie C 1 girone b nell’anno agonistico 2002-<strong>2003</strong>.<br />
29
30<br />
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
RUOLI<br />
LA “GONDOLA” PER IL CORRETTO<br />
IMPATTO COL TERRENO DEL PORTIERE<br />
Di Massimo Cacciatori*<br />
N<br />
ella stagione sportiva in corso, per la prima volta il<br />
<strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong> ha inserito nell’ambito della tecnica<br />
calcistica, l’insegnamento della tecnica del portiere.<br />
Indubbiamente è stata colmata una lacuna, in quanto<br />
l’importanza del ruolo del portiere e l’evoluzione<br />
che ha subito negli ultimi anni, l’interesse sempre<br />
maggiore che esso suscita nei giovani, merita una conoscenza almeno<br />
di base che ogni tecnico dovrebbe avere.<br />
L’interesse e l’attenzione dei corsisti ha dimostrato l’utilità e la<br />
necessità di trattare l’argomento in modo specifico. Soprattutto in<br />
ambito dilettantistico tale utilità si è rilevata in maniera maggiore.<br />
In quanto, spesso, non si ha la possibilità di avere un collaboratore<br />
specifico per il portiere. Fin dall’avviamento al ruolo dei<br />
più giovani, per arrivare poi alla figura del portiere adulto, è bene<br />
considerare le diverse specifiche caratteristiche fisico-atletiche,<br />
tecnico-tattiche e mentali. Se è vero che ogni portiere tende ad<br />
una personalizzazione ed interpretazione del ruolo, è altrettanto<br />
vero che un corretto indirizzo di base aiuta certamente a crescere<br />
e a migliorarsi nel tempo. Un‘alta percentuale degli interventi<br />
del portiere implica il contatto col suolo (tuffi, rotolamenti, cadute<br />
con semicapovolte etc.) per cui una corretta impostazione nell’esecuzione<br />
di tali gesti è indispensabile nella formazione e preparazione<br />
generale.<br />
Una buona impostazione di base degli interventi a terra si ottiene<br />
ricercando la migliore coordinazione dei vari segmenti corporei<br />
(arti inferiori, tronco, arti superiori).Un esercizio fondamentale<br />
per tale scopo è la “gondola”. I punti d’impatto corporeo devono<br />
avere una precisa sequenza ed il tutto deve essere eseguito in<br />
funzione dell’intercettamento della palla e non come gesto fine a<br />
se stesso. Quindi la coordinazione dei movimenti, la giusta sequenza<br />
d’impatto corpo-terreno risultano importantissimi. I van-<br />
taggi che ne derivano sono molteplici di cui i più importanti sono:<br />
• diminuzione dei traumi nell’impatto col terreno (escoriazioni,<br />
distorsioni, borsiti, ematomi, fratture).<br />
• massimo allungamento del corpo e quindi maggiore copertura<br />
dello specchio della porta.<br />
• possibilità di tornare in posizione eretta senza l’appoggio a terra<br />
delle mani, quindi con • maggiori opportunità di ulteriore intervento.<br />
Negli interventi con traiettorie della palla rasoterra, la corretta dinamica<br />
(sequenza) dell’impatto col terreno è la seguente:<br />
1. malleolo esterno del piede;<br />
2. esterno ginocchio;<br />
3. anca;<br />
4. spalla.<br />
* Allenatore professionista di prima categoria - Docente ai corsi allenatori.
Di contro, nell’impatto a terra conseguente ad un intervento in<br />
volo, la sequenza è invertita:<br />
1. spalla;<br />
2. anca;<br />
3. esterno ginocchio;<br />
4. malleolo esterno piede:<br />
Spesso (soprattutto nei giovani e giovanissimi) l’alterazione di tali<br />
sequenza d’impatto provoca traumi ed è una delle principali<br />
cause di allentamento dei giovani dal ruolo.<br />
L’apprendimento e, quindi, la memorizzazione della dinamica coordinativa<br />
dell’esercizio denominato “gondola) deve avvenire<br />
contestualmente, se non addirittura preventivamente, alle esercitazioni<br />
tecniche d’impostazione specifica quali: presa, deviazioni,<br />
posizionamento, lateralizzazione, corretta battuta negli stacchi. In<br />
pratica, effettuando la “gondola”, il portiere utilizza la naturale<br />
oscillazione del corpo (seguendo sempre la sequenza d’impatto)<br />
per ottenere una distensione massimale costante ed un controllo<br />
quasi totale dei segmenti corporei col minimo dispendio energetico.<br />
Effettuando la “gondola” in modo corretto si noterà che il corpo<br />
sarà sempre allungato sul fianco e non tenderà a girarsi sulla<br />
schiena, mantenendo così la prospettiva del campo frontalmente.<br />
La “gondola” può essere eseguita anche distesi sul dorso ed in<br />
questo caso l’oscillazione avviene esclusivamente su tutta la colonna<br />
vertebrale, portando le braccia in distensione massima oltre<br />
il capo e, contemporaneamente, sollevando le gambe (max<br />
40-50 cm.) che rimarranno in leggera flessione. In questo caso il<br />
corpo è sempre massimamente disteso e parallelo al suolo. Volendo<br />
tornare in posizione eretta, si utilizza l’oscillazione del dorso<br />
e delle braccia come spinta iniziale e la gamba che andrà a<br />
staccare verrà incrociata sul terreno come appoggio dello stacco.<br />
La “gondola” eseguita sul ventre è utile quale movimento di contrasto<br />
a quello precedente oltre che quale distensione della colonna<br />
vertebrale, dei muscoli addominali, dei dorsali e dei glutei.<br />
L’esercitazione della “gondola” può avvenire a secco, col pallone<br />
in mano o col pallone a terra. Si può eseguire con partenza da fermo,<br />
effettuando brevi spostamenti nelle varie direzioni correndo<br />
in modo blando. In una seduta di allenamento l’esercitazione della<br />
“gondola” può essere collocata in qualunque fase del lavoro:<br />
corso della messa in azione, come preparazione tecnica specifica<br />
e fisico-atletica per i lavori successivi, oppure in una fase centrale<br />
quale lavoro tecnico specifico o in fase di recupero quale scarico.<br />
La “gondola” è quindi quell’insieme di movimenti coordinati<br />
che permettono al portiere, in ogni tipo di intervento che richieda<br />
il contatto col suolo, di effettuare il miglior gesto tecnico specifico,<br />
di avere una riduzione dei traumi, di ottenere la massima distensione<br />
muscolare e flessibilità articolare, di realizzare una buona<br />
copertura dello specchi della porta e realizzare un dispendio<br />
energetico minimo.<br />
Nei giovani portieri è indispensabile l’acquisizione di tali gesti, in<br />
quanto saranno sempre richiamati in futuro e potranno, se ben<br />
realizzati, potranno qualificarli come portieri di livello.<br />
31
32<br />
INTRODUZIONE<br />
I<br />
traumi distorsivi dell’articolazione<br />
tibio tarsica, rappresentano<br />
circa il 49% sul totale<br />
delle lesioni traumatiche<br />
negli sport di squadra.<br />
Il meccanismo di lesione primario,<br />
in assoluto, è in inversione,<br />
(90%, del totale): flessione plantare<br />
della tibio-tarsica, varismo sottoastragalico,<br />
flessione interna mediotarsica.<br />
Il legamento peroneo astragalico anteriore<br />
è nell’80% dei casi, quello più colpito.<br />
Diversi studi recenti confermano che l’entità<br />
delle lesioni, non sono relative allo<br />
standard di competizione, cioè sesso, età,<br />
altezza, numero delle partite giocate per<br />
settimana, ma alla quantità degli allenamenti<br />
sostenuti. La severità, la frequenza e<br />
durata della lesione influenzano il tempo<br />
di recupero clinico, funzionale e atletico<br />
del giocatore.<br />
Il trattamento è in relazione all’entità dell’evento<br />
traumatico. In genere rimane conservativo<br />
e il protocollo prevede varie<br />
forme di immobilizzazione funzionale<br />
(tutore ortopedico dinamico, taping, ecc)<br />
per proteggere l’articolazione da ulteriori<br />
stress in inversione, che porterebbero a<br />
delle instabilità croniche, permettendo<br />
contemporaneamente di mantenere un<br />
SEZIONE MEDICA<br />
RIABILITAZIONE<br />
IL CONTROLLO NEUROMUSCOLARE DELLA<br />
CAVIGLIA IN ESITI DI TRAUMA DISTORSIVO<br />
di Manzi V.*, D’Onofrio R.*, D’Ottavio S.*, Colli R.*, F.Cuzzolin**<br />
adeguato tono-trofismo senza abolire<br />
definitivamente gli stimoli propriocettivi.<br />
L’apparato capsulo – legamentoso svolge<br />
un ruolo meccanico, nel limitare i movimenti<br />
anomali, ed è supportato, nel controllo<br />
dell’articolazione, da numerosi<br />
recettori propriocettivi (corpuscoli di<br />
Ruffini, corpuscoli di pacini,terminazioni<br />
libere,organi di Golgi) che vengono stimolati<br />
con la loro messa in tensione<br />
Una compromissione dei meccanocettori<br />
implica una diminuzione del controllo<br />
automatico rivolto a regolare la coordinazione<br />
neuromuscolare. L’abolizione degli<br />
stimoli propriocettivi, si verifica per una<br />
crescente “deafferentazione” causata dell’immobilizzazione<br />
dell’articolazione,<br />
oppure per errori della comunicazione<br />
delle informazioni causate dall’evento<br />
lesivo che colpisce l’articolazione stessa .<br />
IL CONTROLLO NEUROMUSCOLARE<br />
Una buona stabilità meccanica ed un corretto<br />
controllo neuromuscolare della caviglia<br />
sono, dopo un trauma distorsivo della<br />
tibio-tarsica un importante fattore da perseguire,<br />
per consentire all’atleta un positivo<br />
ritorno allo sport, duraturo e senza recidive.<br />
La ricerca di entrambi gli aspetti,<br />
vanno considerati nel disegno progettuale<br />
di una pianificazione dell’allenamento. Un<br />
ritardo della durata della risposta neuromuscolare,<br />
può dar luogo ad un’instabilità<br />
dinamica dell’articolazione, con episodi<br />
distorsivi ricorrenti e un deterioramento<br />
del quadro anatomico.<br />
Il recupero degli equilibri del rapporto di<br />
forza inversori/eversori e la normalizzazione<br />
dell’attività muscolare dei flessori plantari<br />
e dorsali, risulta essere decisivo sia per<br />
la definitiva “restituzio ad integrum” , sia<br />
per la prevenzione delle recidive e delle<br />
instabilità dell’articolazione tibio-tarsica.<br />
Il monitoraggio e il training isocinetico,<br />
devono orientarsi sull’utilizzo di regimi di<br />
contrazione concentriche ed eccentriche<br />
dei muscoli eversori, inversori, flessori dorsali<br />
e plantari della caviglia. A tale proposito<br />
la letteratura riferisce una percentuale<br />
più rilevante dei traumi distorsivi ,della<br />
tibio-tarsica, in atleti sani, con deficit dei<br />
muscoli flessori dorsali.<br />
Munn e Beard (<strong>2003</strong>) hanno verificato,<br />
proprio attraverso un test isocinetico eseguito<br />
alle velocità angolari di 50° e<br />
120°/sec, che esistono deficit di forza<br />
eccentrica nelle instabilità di caviglia.<br />
In particolare evidenziarono che non esistono<br />
perdita di forza eccentrica a carico<br />
degli eversori, ma a carico degli inversori,<br />
*Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”<br />
**Benetton Basket -Treviso
un decremento, questo di forza, che può<br />
contribuire, sicuramente, a concorrere<br />
verso un’instabilità della caviglia.<br />
Un altro studio conferma che le lesioni<br />
legamentose recenti o croniche della caviglia<br />
sono sicuramente associate ad un’insufficiente<br />
performance soprattutto dei<br />
muscoli inversori rispetto agli eversori.<br />
L’analisi statistica dei risultati, evidenziò<br />
un deficit significativamente più grande<br />
(p
SEZIONE MEDICA<br />
34<br />
RIABILITAZIONE<br />
effettuato dai recettori afferenti muscolari.<br />
Tale lesione legamentosa, tra l’altro, del<br />
compartimento esterno della caviglia,<br />
sembra che provochi un black-out propriocettivo<br />
solo sul piano specifico del movimento<br />
di inversione-eversione.<br />
È chiaro che un trattamento “funzionale”,<br />
dopo trauma distorsivo della tibio-tarsica,<br />
salvaguardia la propriocettività, esaltandone<br />
l’importanza spesso trascurata, che essa<br />
ha sul controllo neuromuscolare di un’articolazione<br />
così importante nello sport.<br />
La biomeccanica della caviglia, dopo una<br />
distorsione della caviglia, è alterata. Il<br />
black-out dei meccanorecettori articolari<br />
determina una perdita delle informazioni<br />
propriocettive a partenza dai legamenti<br />
laterali e dalla capsula articolare, predisponendo<br />
con ciò la caviglia ad una probabile<br />
ulteriore lesione. Comunque, gli<br />
studi recenti affermano che un perdita dei<br />
“riflessi stabilizzanti”, sembra non essere<br />
ricollegabile ad un deficit dei sistemi di<br />
regolazione sul piano della flessione plantare<br />
e dorsale.<br />
Come dibattuto da McCloskey, linee separate<br />
di informazioni possono sorgere nel<br />
muscolo per segnalare il movimento e la<br />
posizione e, quindi, è possibile che un tipo<br />
di recettore può essere colpito, mentre gli<br />
altri mantengano la funzionalità primaria.<br />
È possibile che la performance negativa,<br />
durante i lavori di balance training statici<br />
e dinamici, possa essere ricollegabile:<br />
1. a deficit propriocettivi, ma solo sul<br />
piano dell’inversione-eversione;<br />
2. al diminuito tempo di reazione dei<br />
peronei.<br />
L’importanza dei recettori muscolari della<br />
caviglia è stata provata ulteriormente con<br />
la scoperta che anche le risposte neuromuscolari<br />
e il controllo della caviglia possono<br />
essere migliorate fino a cinque volte,<br />
modificando la posizione durante l’esecuzione<br />
dello stretch dei muscoli flessori<br />
plantari.<br />
È noto che il tempo delle risposte neuromuscolari<br />
dei peronieri è tanto maggiore<br />
quanto più lungo è il tempo di immobilizzazione<br />
dell’articolazione.<br />
Diventa importante sostituire forme rigide<br />
di immobilizzazione a vantaggio di quelle<br />
funzonali e dinamiche.<br />
Al fine di stabilizzare l’articolazione della<br />
caviglia, dopo inversione improvvisa,<br />
Rosembaum et al.,(1998) propongono un<br />
training propriocettivo - coordinativo per<br />
produrre una reazione più sincronizzata<br />
del peroneo lungo e del tibiale anteriore. Il<br />
tempo di reazione motoria semplice può<br />
essere diviso in due periodi:<br />
1. tempo di latenza;<br />
2. tempo di attivazione.<br />
Il tempo di latenza è l’intervallo che inter-<br />
corre tra l’inizio dello stimolo e il momento<br />
in cui emergono biocorrenti muscolari.<br />
Il tempo di attivazione, che è di grande<br />
interesse da un punto di vista sportivo, è il<br />
tempo intercorrente tra quando l’organismo<br />
riceve lo stimolo e la reazione.<br />
Secondo Tabachnik e Brunner il tempo di<br />
latenza non può essere migliorato con<br />
sedute di allenamento, in quanto esso è<br />
ereditato geneticamente.<br />
Konradsen e Ravn (1991) evidenziarono in<br />
soggetti con instabilità dell’articolazione<br />
tibio-tarsica, un accresciuto tempo di reazione<br />
del muscolo peroneale, sostenendo<br />
la teoria che l’instabilità funzionale è supportata<br />
da un difetto nelle risposte proprioceptive<br />
neuromuscolari.<br />
Osborne, Chou et al., (2001) hanno cercato<br />
di studiare se, un training della caviglia<br />
di 8 settimane modificava il tempo di<br />
latenza delle risposte muscolari in pazienti<br />
con una storia di distorsione di caviglia.<br />
Fu esaminato, in entrambi i gruppi, sperimentale<br />
e di controllo, il comportamento
elettromiografico del tibiale anteriore, del<br />
tibiale posteriore, del peroneo lungo, del<br />
peroneo breve, e del flessore lungo delle<br />
dita. I risultati rivelarono un decremento<br />
statisticamente significativo del tempo di<br />
latenza del tibiale anteriore in entrambi i<br />
gruppi, sperimentale (da 67.6 ± 20.3 a<br />
51.7 ±17.6) e di controllo (da 65.5± 9.8 a<br />
53.8 ± 23.7).<br />
Queste scoperte indicano che, dopo un<br />
allenamento propriocettivo di 8 settimane,<br />
in esiti di trauma distorsivo, con tavola<br />
propriocettiva vi è un decremento del<br />
tempo di latenza delle risposte recettori<br />
muscolari.<br />
Anche Benesch, Putz et al., in un studio<br />
sperimentale, esaminarono il tempo di<br />
reazione peroneale dopo inversione,<br />
improvvisa della caviglia. La sperimentazione<br />
fu effettuata, attraverso un’indagine<br />
elettromiografica di superfice.<br />
Gli elettrodi furono così posizionati:<br />
1. sul tibiale anteriore a 8 cm sotto la<br />
tuberosità tibiale e a 3 cm dal bordo<br />
laterale della tibia;<br />
2. sul peroneo lungo approssimativamente<br />
a 8 cm sotto la testa del perone;<br />
3. sul peroneo breve a 5 cm sopra il malleolo<br />
laterale appena, posteriormente al<br />
tendine del peroneo lungo.<br />
Nel confronto tra pazienti con caviglie sane<br />
e caviglie instabili, fu riscontrato un maggior<br />
tempo di reazione, statisticamente<br />
significativo, del peroneo lungo per il gruppo<br />
delle instabilità tibio-tarsiche rispetto al<br />
gruppo di controllo. I cattivi tempi di reazione,<br />
per quanto riguarda il peroneo lungo,<br />
peroneo breve, e tibiale anteriore dopo<br />
inversione, improvvisa e simulata di caviglia,<br />
sono, comunque, in conformità col<br />
risultato di altri studi presenti in letteratura.<br />
Da evidenziare ulteriormente che il tibiale<br />
anteriore ha un tempo di reazione più<br />
lungo, se questo è comparato con muscoli<br />
peroneali. Questo è dovuto al fatto che il<br />
tibiale anteriore non è direttamente coinvolto<br />
nel movimento di inversione.<br />
La comparizione del tempo di reazione tra<br />
pre e post – training, evidenziò, un prolungamento<br />
significativo nel gruppo sperimentale,<br />
di 3 ms per il peroneo lungo e<br />
breve. Si evidenziò, tra l’altro, che il tempo<br />
di latenza medio del peroneo breve era di<br />
66 ms e del peroneo lungo di 63 ms . Un<br />
aumento del tempo di reazione fu causato,<br />
per il peroniero breve e lungo, dalla<br />
fatica neuromuscolare. Gli autori evidenziarono,<br />
inoltre, un calo in termini di durata<br />
della risposta neuromuscolare se il<br />
piede era posizionato a 15 gradi di flessione<br />
plantare. Nessuna differenza fu rilevata<br />
tra uomini e donne.<br />
Infine, un recente studio sperimentale di<br />
Lipke e Tannheimer su un gruppo di 120<br />
soggetti sani, ha testato l’influenza e la<br />
correlazione tra i dati antropometrici ed<br />
anagrafici e il tempo di reazione peroneale.<br />
Attraverso elettrodi di superficie, fu<br />
registrata l’attività muscolare dei peronieri<br />
dopo un’inversione improvvisa effettuata<br />
su una piattaforma instabile. I risultati,<br />
finali evidenziarono, che con l’aumento<br />
dell’età anagrafica, si verificava una diminuzione,<br />
fisiologica, significativa del<br />
tempo di reazione peroneale.<br />
CONCLUSIONI<br />
Le lesioni capsulo legamentose della tibiotarsica<br />
rimangono l’evento lesivo più fre-<br />
quente nelle attività sportive. Spesso l’insufficiente<br />
trattamento terapeutico-riabilitativo<br />
sfocia, in importanti percentuali di<br />
deficit a carico degli eversori (peroneo<br />
lungo e breve) ed inversori (tibiale posteriore,<br />
e anteriore) della caviglia e in consequenziali<br />
instabilità croniche, estremamente<br />
invalidanti soprattutto per gli sport<br />
di salto e di cutting.<br />
Il recupero della forza, in tutte le sue<br />
diversificate sfaccettature di tutti i distretti<br />
muscolari, dell’arto inferiore interessato,<br />
la diminuzione del tempo di latenza e di<br />
attivazione delle risposte dei peronieri<br />
lungo e breve, rimangono gli obbiettivi<br />
primari, da raggiungere prima del ritorno<br />
alla piena attività sportiva agonistica.<br />
La riprogrammazione neuromotoria e il<br />
controllo neuromuscolare, risultano determinanti,<br />
come ormai noto, sia nella fase<br />
post traumatica che in quella preventiva.<br />
Entrando nella strutturazione e programmazione<br />
dell’allenamento specifico è utile<br />
proporre, secondo la nostra esperienza,<br />
training propriocettivi/coordinativi ad<br />
intensità e a difficoltà crescenti. Questo<br />
obiettivo, può essere conseguito attraverso<br />
un “multi-station proprioceptive exercise”<br />
proposto in relazione alla gestualità,<br />
tecnico, tattica, atletica specifica, semplice<br />
e complessa di ogni singolo sport.<br />
Concludendo possiamo sposare alcuni<br />
concetti di Tabachnik e Brunner “…il<br />
tempo di reazione dipende dal numero di<br />
alternative possibili” durante il gioco, la<br />
gara. Più è difficile la scelta, più è lungo il<br />
tempo di reazione, man mano che l’atleta<br />
migliora le abilità tecniche il tempo necessario<br />
a ricevere e processare gli stimoli<br />
diventa più breve”.<br />
35
36<br />
SETTORE<br />
GIOVANILE<br />
TECNICA<br />
LA TECNICA APPLICATA COME<br />
PRESUPPOSTO DEL GIOCO COLLETTIVO<br />
di Antonio Acconcia*<br />
D<br />
ando seguito alla precedente trattazione riguardante<br />
la “Fase di Possesso della Tecnica Applicata e/o<br />
Tattica Individuale” (pubblicata nei numeri<br />
n°6/2001- n°1-2/2002), affronteremo sia in questo<br />
che nel prossimo numero del notiziario, alcuni temi<br />
riguardanti la “Fase di Non Possesso”.<br />
Come del resto abbiamo più volte sottolineato anche<br />
nei precedenti articoli, unitamente all’apprendimento della<br />
tecnica di base e all’acquisizione non solo naturale delle capacità<br />
coordinative, l’insegnamento della tecnica applicata e/o della tattica<br />
individuale è di primaria importanza nel settore giovanile, e<br />
soprattutto, in quelle fasce d’età nelle quali è insita una maggiore<br />
capacità d’apprendimento (cat. Esordienti e Giovanissimi). La<br />
conoscenza dei comportamenti individuali in situazione di giuoco,<br />
è un indispensabile bagaglio per qualsiasi calciatore e presupposto<br />
essenziale per ogni sviluppo tattico di squadra.<br />
In troppe realtà, anche a livello professionistico, nella stesura della<br />
programmazione, il tecnico, troppo spesso, passa da esercitazioni<br />
con obbiettivi tecnici di base, direttamente ad esercitazioni<br />
con obbiettivi tattici di squadra. È invece fondamentale lavorare<br />
sulla formazione del giovane calciatore, seguendo una logica e<br />
appropriata progressività metodologica, per intenderci, dal rapporto<br />
con la palla, passare al rapporto con palla e compagno, con<br />
palla e avversario, con palla compagno e avversario.<br />
FASE DI NON POSSESSO<br />
PRESA DI POSIZIONE E MARCAMENTO<br />
La presa di posizione è un comportamento di tattica individuale<br />
che richiede varie componenti, tra le quali l’intelligenza calcistica,<br />
l’intuizione e capacità coordinative quali, ad esempio, la capacità<br />
di valutazione spazio-temporale e la capacità d’orientamento.<br />
In linea generale il difendente deve frapporsi tra il proprio avversario<br />
e la porta mantenendosi nello spazio angolare che ha per<br />
vertice l’avversario in possesso di palla, in modo da avere a disposizione<br />
il più ampio campo visivo possibile.<br />
Più la situazione di giuoco sarà vicina alla zona pericolosa, più il difendente<br />
dovrà essere accorto nella propria presa di posizione.<br />
Nel caso in cui, il difendente, situato in una zona esterna del campo,<br />
venisse scavalcato dalla palla e conseguentemente saltato da<br />
un abile inserimento dell’attaccante, dovrebbe rientrare centralmente<br />
verso la propria porta, per presidiare la zona pericolosa,<br />
permettendo così a qualche compagno di scalare.<br />
Sia in una disposizione difensiva della squadra a uomo o di tipo<br />
misto, in cui è il libero abilitato al mantenimento di certi equilibri,<br />
che in una disposizione a zona, nella quale è il compagno più vicino<br />
ad offrire copertura a chi attacca il portatore di palla avversario,<br />
ci dovrà essere molta accortezza nell’applicare una appropriata<br />
presa di posizione. In entrambi i casi, il difendente, nel portarsi<br />
in copertura del compagno che affronta l’avversario in possesso<br />
di palla, dovrà posizionarsi in diagonale mantenendosi ad<br />
una giusta distanza dal compagno:<br />
- non troppo vicino, perché una finta dell’avversario potrebbe ingannare<br />
entrambi;<br />
- non troppo lontano, perché l’avversario una volta saltato il compagno,<br />
non deve avere a disposizione né il tempo né lo spazio<br />
per poter puntare anche lui.<br />
Anche in riferimento ad un importante principio di tattica in fase<br />
difensiva quale è l’azione ritardatrice, la presa di posizione del difendente<br />
assume una funzione di primaria importanza per una<br />
appropriata applicazione.<br />
Il comportamento individuale di chi, più vicino al portatore di palla,<br />
deve portarsi sulla linea palla-porta, e di chi invece deve dare la<br />
*Allenatore professionista di prima categoria.<br />
Docente ai corsi allenatori - Responsabile presso il <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong> della sezione<br />
per lo sviluppo del <strong>Settore</strong> Giovanile
giusta copertura in diagonale, è fondamentale per impedire l’immediata<br />
verticalizzazione, costringendo conseguentemente l’avversario<br />
ad una circolazione trasversale della palla, e consentendo così<br />
ai reparti arretrati di guadagnar tempo per potersi eventualmente<br />
riorganizzare ritrovando in tal modo i giusti equilibri.<br />
E come del resto è reale la possibilità di passare dall’ azione ritardatrice<br />
ad un vero e proprio pressing offensivo o addirittura<br />
ultraoffensivo di tipo aggressivo, grazie alla pressione individuale<br />
del difendente più vicino al portatore di palla avversario,<br />
con la simultanea collaborazione dei compagni che da un abile<br />
presa di posizione, dovranno proiettarsi tempestivamente chi,<br />
ad un eventuale raddoppio, chi,sulle traiettorie di passaggio per<br />
rubar palla.<br />
In sintesi a mio avviso è di estrema importanza abituare i nostri<br />
giovani a svolgere correttamente ogni comportamento individuale,<br />
procedendo gradatamente nelle esercitazioni settimanali, per<br />
arrivare, poi, col tempo, ad una proficua applicazione di qualsiasi<br />
sviluppo di tattica.(v. fig. 1)<br />
B<br />
Fig. 1-a - All’interno del rettangolo tratteggiato, (B) e (C) si passano la palla,<br />
mentre (A), muovendosi all’interno del rettangolo attiguo, prendendo posizione<br />
sulla linea palla-porta, deve impedire che uno dei due possa far goal nella porticina<br />
posizionata esternamente.<br />
A<br />
C<br />
In successiva sequenza alla presa di posizione, un altro comportamento<br />
fondamentale per quanto concerne la tattica individuale<br />
in fase difensiva è il marcamento.<br />
È bene ribadire comunque, che il termine marcamento è riferito<br />
esclusivamente all’azione di controllo dell’avversario, ad un comportamento<br />
cioè, essenzialmente individuale. Il difendente dovrà<br />
agire in modo razionale, tenendo sempre presente principi e regole<br />
del marcamento e non ultima, la situazione contingente. E’<br />
comunque ovvio che nel contesto del collettivo, debba essere<br />
considerato anche il tipo di disposizione della squadra in campo.<br />
Ai fini di una più corretta didattica, potremo parlare di “marcamento<br />
in una disposizione a zona”, con il difendente che, muovendosi<br />
in funzione della posizione della palla, marca e aggredisce<br />
l’avversario nella propria zona di competenza, di “marcamento<br />
in una disposizione a uomo”, dove il difendente segue l’attaccante<br />
in ogni zona del campo, oppure di “marcamento in una<br />
disposizione di tipo misto”, con le due differenti opzioni a carico<br />
del difendente.<br />
B<br />
A<br />
D<br />
Fig. 1-b - La porticina può essere allargata, ed essere inserito un compagno che<br />
con (A) si avvicenderà anche nella copertura del compagno. L’esercitazione potrà<br />
essere svolta anche in forma ludica.<br />
A<br />
D<br />
C<br />
37
SETTORE<br />
GIOVANILE<br />
38<br />
TECNICA<br />
Le situazioni che possono verificarsi durante la gara sono molteplici,<br />
ne analizzeremo, per ovvi motivi di spazio, solo alcune.<br />
In un contesto tattico di squadra, il principio della concentrazione,<br />
si basa sulla progressiva restrizione degli spazi, man mano che<br />
ci si avvicina alla zona pericolosa.<br />
In riferimento al comportamento tattico individuale, il difendente,<br />
in linea generale, stringerà o allenterà la marcatura a secondo<br />
della vicinanza o meno della palla, collocandosi, fatto salvo alcune<br />
eccezioni, tra avversario e porta. Quindi, una corretta presa di<br />
posizione sarà presupposto fondamentale per un’applicazione più<br />
efficace del marcamento.<br />
In una disposizione della squadra a uomo od anche, in un contesto<br />
di tipo misto, dove si pretende da alcuni giocatori una marcatura<br />
a tutto campo, sarà compito dell’allenatore assegnare ad<br />
ogni avversario, un marcatore, con caratteristiche psico-fisico-tecnico-tattiche<br />
tali, da contrapporsi in modo efficace alle peculiarità<br />
dell’avversario, mentre in una disposizione della squadra a zona,<br />
il difendente potrà contrapporsi ad attaccanti dalle differenti<br />
caratteristiche.<br />
In tal senso certi comportamenti del difensore potranno variare in<br />
funzione delle caratteristiche del proprio avversario:<br />
Con un attaccante abile tecnicamente e dotato di velocità istantanea,<br />
il difensore dovrà possibilmente giocare d’anticipo; nel caso<br />
in cui l’avversario fosse più lento, il marcatore potrebbe concedergli<br />
la possibilità di entrare in possesso di palla, per poi intervenire<br />
successivamente attraverso l’uso del contrasto.<br />
Marcamento dell’avversario che va a sostegno del portatore<br />
di palla<br />
- Il difendente, in primo luogo, deve cercare di estraniarlo dal<br />
giuoco. Nel caso in cui il difendente, godesse di un’adeguata<br />
copertura in diagonale di un compagno, che negasse al portatore<br />
di palla avversario la possibilità di eseguire un passaggio<br />
in profondità, egli potrebbe posizionarsi in modo tale da porlo<br />
in zona d’ombra (contrasto indiretto), costringendo il portatore<br />
di palla avversario a trovare altre soluzioni. (v. fig. 2)<br />
- Il difendente deve impedire all’attaccante di impossessarsi della<br />
palla.<br />
Se questa venisse indirizzata verso il proprio avversario, il difendente,<br />
prendendo posizione tra avversario e porta, avrà l’accor-<br />
A<br />
B<br />
Fig. 2 - Il giocatore (A) effettua un contrasto indiretto mentre il compagno (B)<br />
con un abile presa di posizione, toglie, al portatore di palla avversario, la possibilità<br />
della giocata in profondità<br />
tezza di mantenere nei confronti dell’attaccante, posizionato di<br />
spalle, la distanza di un braccio, in modo da avere sia la possibilità<br />
di vedere la palla, sia lo spazio necessario per poterlo anticipare,<br />
utilizzando l’arto più vicino all’avversario. Il difendente deciderà<br />
di attuare questo tipo di intervento solo se sarà sicuro di<br />
intercettare la palla.<br />
Marcamento dell’attaccante, posizionato di spalle, in possesso<br />
di palla.<br />
Se l’avversario dovesse entrare in possesso di palla, il difendente<br />
non deve dargli la possibilità di giocarla a proprio piacimento.<br />
-Il difendente deve aver l’intelligenza di non commettere fallo, oltre<br />
a rischiare di incorrere in una sanzione disciplinare, consentirebbe<br />
alla squadra avversaria di usufruire benefici dallo sviluppo<br />
di una situazione con palla inattiva. Conseguentemente, attuando<br />
la marcatura, dovrà mantenere dal proprio avversario la distanza<br />
di un braccio, in modo da non offrire punti di riferimento<br />
all’attaccante, che contrariamente attraverso il contatto del corpo,<br />
potrebbe intuire la posizione del difendente e, usandolo come<br />
perno, appoggiandosi con schiena e spalle, gli potrebbe ruotare
intorno, mantenendo la copertura della palla. Il difendente in<br />
questa situazione avrebbe difficoltà ad intervenire sulla palla o<br />
comunque correrebbe il rischio di far fallo.<br />
Il difendente dovrà impedire al proprio avversario di voltarsi, se<br />
questi ci dovesse provare, sarebbe opportuno e vantaggioso intervenire<br />
attraverso l’uso del contrasto nel momento in cui l’avversario<br />
voltandosi, offra il fianco. (fig.3)<br />
Marcamento dell’attaccante che punta frontalmente il difendente<br />
Molte sono le considerazioni da fare, tenendo ben presente la situazione<br />
contingente (zona del campo in cui essa avviene – caratteristiche<br />
tecniche dell’attaccante – disposizione dei compagni<br />
e di altri eventuali avversari). Il difendente deve cercare di non<br />
distogliere l’attenzione dalla palla, guardando solo l’avversario,<br />
potrebbe abboccare a qualche finta.<br />
In generale il difendente non dovrà mai affrontare l’avversario<br />
con le gambe in divaricata laterale, perché sarebbe facilmente<br />
sbilanciabile, ma in divaricata antero-posteriore, stando orientato<br />
verso il proprio “lato debole”, in modo da poter partire da una<br />
posizione di vantaggio e, se l’attaccante dovesse decidere di drib-<br />
B<br />
Fig. 3-a - Il difendente (A) situato alle spalle dell’attaccante (B) calcia la palla<br />
all’interno del rettangolo stimolando nell’avversario una certa capacità di reagire<br />
per raggiungere la palla.<br />
A<br />
blarlo dalla parte del suo “piede forte” posizionato in avanti, in<br />
teoria il difendente avrebbe poi possibilità di recupero.<br />
Il difendente nell’eventuale corsa a ritroso, deve evitare di girarsi<br />
potrebbe non trovare più l’attaccante. (fig. 4)<br />
In linea generale il difendente deve cercare di condurre l’avversario<br />
verso zone esterne del campo in modo da allontanarlo dalla<br />
zona pericolosa, ma in situazioni particolari, il difendente, trovandosi<br />
in una zona esterna del campo, avendo alle spalle il reparto<br />
schierato a presidiare la zona pericolosa, potrebbe condurre l’attaccante<br />
verso l’interno, convogliandolo nell’imbuto difensivo in<br />
spazi più stretti. Quest’ultimo comportamento potrebbe essere<br />
dettato anche da alcuni fattori quali, ad esempio, la disponibilità<br />
della squadra avversaria, in caso di cross, di formidabili colpitori<br />
di testa, non avere momentaneamente a disposizione difensori<br />
che diano garanzie in elevazione, oppure la necessità di mandare<br />
l’attaccante dalla parte del suo piede più “debole” e per di più in<br />
spazi più stretti.<br />
Marcamento dell’avversario su cross dalla fascia laterale<br />
Il difensore si dovrà collocare tra porta e avversario e dovrà rivolgere<br />
la propria attenzione, quando sarà possibile, sia alla palla<br />
B<br />
Fig. 3-b - (A) marcandolo da dietro e cercando di limitargli lo spazio, cercherà<br />
di intervenire, attraverso l’uso del contrasto, non appena (B) gli porgerà il fianco.<br />
Il confronto potrà essere svolto anche in forma ludica al meglio dei 3 round.<br />
A<br />
39
SETTORE<br />
GIOVANILE<br />
40<br />
TECNICA<br />
B<br />
A<br />
Fig. 4 - All’interno di un rettangolo predisposto, il difendente (A) dovrà affrontare<br />
l’attaccante (B) togliendogli tempo e spazio non appena questi avrà superato<br />
l’ultimo conetto. Seguendo i dettami fin qui esposti dovrà impedirgli di andare<br />
al tiro, che potrà essere effettuato solo all’interno della zona tratteggiata, senza<br />
che per’altro il difensore abbia la possibilità di entrarvi. L’esercitazione potrà essere<br />
effettuata sotto forma ludica al meglio dei 3 round.<br />
che all’attaccante magari anche sentendolo attraverso l’uso delle<br />
mani, stando attento al suo movimento; infatti egli potrebbe staccarsi<br />
indietro, per poi scattare davanti al difensore per anticiparlo,<br />
o viceversa, fintare l’anticipo per poi staccarsi.<br />
Se la squadra avversaria dispone di forti colpitori di testa, il difendente<br />
che affronta sulla fascia esterna del campo l’avversario<br />
che stia per effettuare un cross, non deve concedergli né il tempo<br />
né lo spazio per poter espletare questa sua azione, che potrebbe<br />
risultare nel suo sviluppo assai pericolosa.<br />
Marcamento dell’attaccante che va in profondità<br />
Sulla corsa in diagonale o su un taglio, il difensore non deve mai<br />
rischiare l’anticipo se non è sicuro di prendere la palla e se l’attaccante,<br />
una volta che ne è entrato in possesso, la copre bene,<br />
allora il difensore, mantenendosi sempre tra lui e la porta, dovrà<br />
cercare di portarlo esternamente, lontano dalla zona pericolosa.<br />
L’ultimo difensore della linea, che ha un ampio campo visivo a dis-<br />
posizione, sul taglio dell’attaccante, anziché seguire l’avversario,<br />
potrà anche decidere di togliergli la profondità, con un abile e<br />
tempestivo movimento in avanti, un attimo prima del passaggio<br />
del portatore di palla avversario, lasciandolo così in fuorigioco.<br />
Marcamento su cross da calcio d’angolo<br />
Se il proprio avversario dovesse partire da fuori area, il<br />
marcatore dovrà aspettarlo a qualche metro di distanza, in modo<br />
da non farsi trovare fermo quando parte, collocandosi sempre tra<br />
lui e la porta; guardare l’avversario, magari sentirlo attraverso l’uso<br />
delle mani, ma soprattutto guardare la palla.<br />
Se il proprio avversario dovesse stazionare in area, il difensore<br />
si dovrà collocare tra porta e avversario, rivolgendo la propria attenzione<br />
sia all’avversario che alla palla, sentendolo attraverso l’uso<br />
delle mani, in maniera corretta. Il difensore marcherà l’attaccante<br />
e contemporaneamente, coprirà lo spazio di fronte a sé.<br />
Facendo attenzione a possibili blocchi, curare il suo movimento;<br />
infatti egli potrebbe staccarsi per poi scattare davanti al difensore,<br />
in anticipo, oppure fintare l’anticipo, per poi staccarsi, oppure<br />
se posizionato nella zona antistante il primo palo, potrebbe, grazie<br />
ad un abile ed ampio movimento a mezzaluna portarsi sul secondo<br />
palo.<br />
Marcatura su calcio di punizione<br />
Il giocatore più vicino andrà immediatamente sulla palla, non appena<br />
l’arbitro avrà ravvisato il fallo, per non concedere all’avversario<br />
la possibilità di giocarla subito.<br />
Al momento dell’esecuzione, sarà opportuno marcare l’attaccante<br />
senza oltrepassare la linea della barriera, per non concedergli<br />
profondità.<br />
Marcatura su rimessa laterale<br />
Il difendente potrà decidere di marcare anche l’avversario che effettua<br />
la rimessa laterale, in modo da non concedergli la possibilità<br />
di ricevere un eventuale passaggio di ritorno.<br />
Sulla rimessa laterale inoltre, il difensore dovrà fare attenzione a<br />
non subire eventuali blocchi che possano avvantaggiare il proprio<br />
avversario, tenendo sempre ben presente che sulla rimessa laterale<br />
non c’è posizione di fuorigioco.
È<br />
stata la regola del fuorigioco<br />
ad avere, più che ogni altra<br />
cosa, influenza sul gioco. Il<br />
fuorigioco a tre, regola introdotta<br />
in Italia nel 1895, prevedeva<br />
che un giocatore fosse<br />
considerato in posizione<br />
irregolare quando non avesse almeno tre<br />
antagonisti tra se e la porta avversaria. Le<br />
squadre, allora, cominciarono a portare<br />
due uomini davanti al portiere, riducendo<br />
ad otto gli attaccanti. Poi ai due difensori<br />
se ne aggiunse un terzo, poi un quarto ed<br />
il gioco assunse chiari orientamenti difensivistici.<br />
Nel corso dei trentuno anni di fuorigioco a<br />
tre,comunque si tatticizzò, sia pure in misura<br />
irrilevante.<br />
FONDAZIONE<br />
«MUSEO DEL CALCIO»<br />
IL WM DI MISTER CHAPMAN NACQUE NEL<br />
1895 DALLA REGOLA DEL FUORIGIOCO<br />
di Luigi “Cina” Bonizzoni*<br />
Le difese si fecero via via sempre più folte:<br />
in qualche caso si provvide con almeno un<br />
attaccante a partecipare alla manovra d’interdizione,<br />
i terzini impararono a sfruttare<br />
per gradi il vantaggio regolamentare, interrompendo<br />
l’azione degli avanti avversari.<br />
Il primo terzino a sfruttare metodicamente<br />
i vantaggi del fuorigioco fu Bill McCraken<br />
del Newcastle, il quale avanzava improvvisamente<br />
quando gli antagonisti si preparavano<br />
ad attaccare, mettendoli così in<br />
fuorigioco. La scaltra mossa ebbe larga<br />
diffusione e così il predominio degli attaccanti<br />
ebbe termine e furono i difensori a<br />
condizionare il gioco. Le scarse segnature<br />
suscitarono tra gli spettatori delle vivaci<br />
reazioni poiché lo spettacolo era scaduto<br />
a livelli mediocri. Così, il 25 giugno 1925<br />
l’International Board decise di portare da<br />
tre a due il numero dei difensori che un attaccante,<br />
anche senza essere in possesso<br />
di palla, dovesse avere tra se e la porta per<br />
trovarsi in posizione regolare.<br />
Il provvedimento favorì l’operato degli arbitri<br />
ed allargò il campo d’azione degli attaccanti,<br />
aprendo nuove prospettive soprattutto<br />
alle ali, liberando maggiormente<br />
il centravanti, facilitando pure le incursioni<br />
in area degli interni. I risultati furono eccezionali<br />
ed il gioco d’attacco ebbe un immediato<br />
rilancio. Per esempio, Camsell,<br />
centravanti del Middlesborough segnò 59<br />
reti nel primo anno della riforma ed in<br />
quella successiva William Ralph Dean, dell’Everton,<br />
ne mise a segno addirittura 60,<br />
un primato destinato a reggere a lungo.<br />
Non tutti però furono d’accordo circa i vantaggi.<br />
Ci fu chi definì la regola “fate full”<br />
(fatale). Si doveva cambiare e si cambiò.<br />
Addio ad attacchi veloci ed in profondità.<br />
Manovre svelte e razionali avevano sostituito<br />
le azioni asmatiche e prolisse, lente.<br />
Per evitare il marcamento ad uomo, infatti,<br />
era necessario essere veloci, varcando anche<br />
i limiti del possibile, relegando la componente<br />
riflessione tra i parenti poveri.<br />
La modifica della regola del fuorigioco<br />
portò all’esperimento di Chapman, il creatore<br />
delle fortune sportive ed economiche<br />
* Direttore <strong>Tecnico</strong><br />
41
FONDAZIONE<br />
«MUSEO DEL CALCIO»<br />
42<br />
COMUNICAZIONE<br />
dell’Arsenal. Herbert Chapman era studente<br />
in ingegneria mineraria e giocava<br />
nel Tottenham Hotspur. Aveva abbandonato<br />
l’università e la squadra per affrontare<br />
la strada del “manager”, ovvero del direttore<br />
tecnico, verso la quale si sentiva attratto<br />
essendo uno studioso del gioco. Dopo<br />
alcune esperienze fatte presso piccoli<br />
club che aveva portato, come fu scritto,<br />
“dall’oscurità alle alte vette”, approdò all’Arsenal<br />
dove volle con sé Charlie Buchan,<br />
trentaquattrenne giocatore di notevole<br />
classe e pure lui studioso di calcio. Il<br />
primo acquisto fu Eddie Hapgood, terzino<br />
di posizione, il secondo fu Herbert Roberts,<br />
del quale Chapman fece il primo “stopper”<br />
o “central back”, ossia il primo terzino<br />
centrale della storia del calcio. Il suo<br />
compito era vigilare il centrattacco avversario,<br />
reso adesso più libero di avanzare<br />
dalla riforma del fuorigioco. Inoltre doveva<br />
controllare il settore difensivo in posizione<br />
arretrata rispetto ai terzini, senza portarsi<br />
in avanti. Nasceva così il “poliziotto”, il<br />
“tappo”, la “barriera” in nome della “salvezza<br />
innanzi tutto”. Il centromediano, da<br />
perno che faceva ruotare l’attacco, divenne<br />
il perno su cui si incardinava la difesa,<br />
il “centrosostegno” insomma.<br />
Chapman e Buchan, rifacendosi ad alcune<br />
esperienze fatte da squadre scozzesi, riscoprirono<br />
il WM di cui furono i veri inventori,<br />
poiché se ne deve a Chapman la<br />
sistematica applicazione come presupposto<br />
al servizio della squadra che, sentendosi<br />
più sicura dietro, poteva attaccare.<br />
È vero che il WM ha generato le criticatissime<br />
tattiche difensive, ma è pur vero che<br />
nacque dalla necessità. In Italia il primo ad<br />
applicare una linea di cinque terzini fu l’al-<br />
lenatore ungherese che allenava allora<br />
l’Inter, Arpad Weisz, nella stagione 1927-<br />
28, arretrando il centromediano (Bernardini),<br />
mettendo i laterali alle calcagna delle<br />
ali e sottoponendo gli interni ad un lavoro<br />
di spola per cui interrompevano le discese<br />
avversarie e, contemporaneamente, lanciavano<br />
i propri attaccanti.<br />
È comunque certo che la tattica che provocò<br />
diverse discussioni nel campionato<br />
inglese rispondeva ad una preoccupazione<br />
generata dalla nuova regola del fuorigioco<br />
del 1925. È pure vero che la tattica ideata<br />
da Chapman ha causato una vera rivoluzione<br />
nel mondo del calcio.<br />
C’è da dire che, allorché le squadre si incontravano<br />
nel campionato inglese prendendo<br />
a modello l’Arsenal, il gioco tendeva<br />
ad essere esageratamente difensivistico.<br />
Un segnale d’allarme che andava ad<br />
influire sul gioco.<br />
Un’altra componente negativa per questi<br />
tempi venne considerato il fattore velocità,<br />
velocità portata a livelli assurdi, impiegata<br />
in modo indiscriminato. Il marcamento<br />
ad uomo aveva generato un clima di<br />
stretta vigilanza reciproca, per cui si praticò<br />
tutto alla massima velocità fino a diventare<br />
un culto negativo. In Italia, intanto,<br />
si cercò di modificare il WM puro arretrando<br />
un mediano, il quale andava ad affiancarsi<br />
allo stopper; chiaro l’orientamento<br />
verso il mezzo sistema. Praticamente<br />
era l’applicazione, in fase offensiva, del<br />
WM puro, mentre in fase difensiva era previsto<br />
lo sganciamento all’indietro di un difensore.<br />
Si andò così verso il tramonto del WM ed<br />
assistemmo allora ad una disputa piuttosto<br />
accesa tra sistemisti e antisistemisti.
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
PREPARAZIONE<br />
PROPOSTA INDICATIVA DI PREPARAZIONE<br />
PRE-CAMPIONATO DILETTANTI<br />
di Ignazio Argiolas*<br />
È<br />
risaputo che le squadre dilettanti, solitamente, dispongono<br />
di poco tempo per gli allenamenti: in genere,<br />
hanno la possibilità di andare in campo per<br />
due sedute alla settimana.<br />
Considerata la limitata disponibilità del giocatore<br />
dilettante a partecipare ad allenamenti giornalieri e,<br />
ancora meno, alla doppia seduta nello stesso giorno,<br />
per un periodo di lavoro adeguato, si consiglia di prendere alcuni<br />
accorgimenti di ordine pratico:<br />
• far precedere le sedute di allenamento pre-campionato da un<br />
eventuale progetto di lavoro, da eseguire a casa, della durata di<br />
una settimana;<br />
• programmare allenamenti con proposte sia fisico-atletiche sia tecnico-tattiche<br />
della durata di almeno 2 ore, 2 ore e mezzo ciascuno;<br />
• stabilire i giorni di allenamento tenendo presenti sia le esigenze<br />
di lavoro o di studio di tutto il gruppo e dei singoli, sia le esigenze<br />
della società;<br />
• inizialmente, per garantire almeno tre giorni consecutivi di allenamento,<br />
cominciare il lavoro in un fine settimana, onde poter<br />
utilizzare almeno due giorni non lavorativi;<br />
• caratterizzare ogni singola seduta di allenamento utilizzando<br />
proposte “polifunzionali” che prevedano, cioè, l’integrazione<br />
della componente fisico-atletica con quella tecnico-tattica, così<br />
strutturata:<br />
- riscaldamento, per una messa in azione organica e articolare;<br />
- proposte sulla muscolazione e sul potenziamento organico integrate<br />
da componenti tecnico-tattiche;<br />
- proposte strategico-tattiche e/o mini-torneo interno.<br />
E’ chiaro che questa proposta è solo indicativa. Non ha la pretesa<br />
di essere valida per tutte le squadre e per tutte le categorie. Vuole<br />
semplicemente indicare un metodo utile per un programma di lavoro<br />
che potrà essere personalizzato da ogni allenatore che abbia<br />
fatto le valutazioni iniziali dei propri giocatori, nel contesto organizzativo-strutturale<br />
della Società presso cui andrà ad operare.<br />
Allenamento n° 1 (Sabato)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />
in corsa blanda alternata a stretching<br />
Pot. Organico: Test di Cooper o test sui 3000<br />
Pot. Muscolare: Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia<br />
(uno lavora l’altro recupera)<br />
1) Piegamenti sulle gambe 15 r. x 3 s.<br />
2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />
3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />
4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. x 3 s.<br />
5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />
6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15r. x 3 s. (variare il tipo<br />
di lancio)<br />
7) Distensioni caviglie da eretti 15 r. x 3 s.<br />
8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />
* Allenatore professionista di prima categoria - Docente ai corsi allenatori.<br />
43
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
44<br />
PREPARAZIONE<br />
Allenamento n° 2 (Domenica)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />
in corsa blanda alternata a stretching<br />
Pot. Organico: 1 pallone ogni giocatore, a tutto campo: 2 serie<br />
di 2 ripetizioni di 5’ con conduzione di pallone<br />
in corsa blanda. Rec. attivo tra le ripetizioni:<br />
2’ 30”. Rec. attivo tra le serie di 7’<br />
Pot. Muscolare: esercizi di ginnastica a corpo libero e con il<br />
pallone a carattere generale per articolarità e<br />
potenziamento muscolare 20’<br />
N.B.: nel circuito si può operare sia con il pallone, sia “a<br />
secco”.<br />
Allenamento n° 3 (Lunedì)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />
in corsa blanda alternata a stretching<br />
Pot. Organico: 1 pallone ogni giocatore, a tutto campo: 3 serie<br />
di 2 ripetizioni di 5’ con conduzione di pallone<br />
in corsa blanda. Rec. attivo tra le ripetizioni:<br />
2’ 30”. Rec. attivo tra le serie di 7’<br />
Pot. Muscolare Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia<br />
(uno lavora l’altro recupera)<br />
1) Piegamenti sulle gambe 15 r. x 3 s.<br />
2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />
3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />
4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. x 3 s.<br />
5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />
6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo<br />
di lancio)<br />
7) Distensioni caviglie da eretti 15 r. x 3 s.<br />
8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />
MINI - TORNEO INTERNO<br />
conduzione in<br />
corsa blanda<br />
conduzione con tocco<br />
alternato di dx e di sx e<br />
altre varianti<br />
conduzione con<br />
lancio in alto e parata<br />
conduzione con<br />
cambi di direzione<br />
conduzione con<br />
finte dx e sx<br />
conduzione con<br />
movimenti circolari<br />
palleggio<br />
di testa<br />
conduzione e al segnale<br />
palleggi in movimento
Allenamento n° 4 (Mercoledì)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore fondamentali tecnici<br />
in corsa blanda alternata a stretching<br />
Pot. Organico: 1 pallone ogni giocatore, a tutto campo:<br />
3 ripetizioni sui 1000 m in 5’. Rec. attivo tra<br />
rip.: 2’ 30”<br />
Rec. attivo di 7’<br />
3 ripetizioni di 5’ con conduzione variata del<br />
pallone corsa blanda. Rec. attivo tra rip.: 2’ 30”<br />
Pot. Muscolare: Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia<br />
(uno lavora l’altro recupera)<br />
1) Piegamenti sulle gambe 15 r.+ 4 balzi hs.cm.50 x 3 s.<br />
2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />
3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />
4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. + 4 balzi laterali nei<br />
cerchi x 3 s.<br />
5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />
6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo<br />
di lancio)<br />
7) Distensioni caviglie da eretti 15 r. + balzi gambe tese<br />
hs. cm.20 x 3 s.<br />
8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />
Tecnica calcistica con conduzione del pallone, eseguita alternando la metà campo<br />
al campo intero, con cambi di senso, utilizzando ad ogni cambio di senso un<br />
fondamentale tecnico diverso, sia in conduzione che in ricezione/controllo.<br />
conduzione libera<br />
conduzione libera di dx - di sx,<br />
con finta e senza finta,<br />
con cambi di senso e di verso<br />
passa di testa<br />
treccia a 3<br />
conduzione di<br />
interno piede con<br />
cambio di direzione<br />
conduzione di<br />
collo piede<br />
Allenamento n° 5 (Giovedì)<br />
Pot. Organico: 4 ripetizioni sui 1000 m in 4’30”-4’45”. Rec. attivo tra rip.: 2’ 30”<br />
Rec. attivo di 7’<br />
1 pallone ogni giocatore, a tutto campo:<br />
2 ripetizioni di 5’ con conduzione variata del pallone corsa blanda - Rec. attivo tra rip.: 2’ 30”<br />
Pot. Muscolare: Circuit Training di 6 stazioni da fare in coppia uno lavora l’altro recupera<br />
1) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />
2) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />
3) A terra dorsali 20 r. x 3 s.<br />
4) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo di lancio)<br />
5) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s<br />
6) Piegamenti sulle braccia 15 r. x 3 serie<br />
MINI - TORNEO INTERNO<br />
conduzione di<br />
esterno<br />
conduzione di<br />
punta<br />
conduzione utilizzando<br />
la pianta del piede<br />
palleggio e stop a seguire<br />
45
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
46<br />
PREPARAZIONE<br />
Allenamento n° 6 (Venerdì)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />
in corsa blanda alternata a stretching<br />
Pot. Organico: m600 in 2’25”-m500 in 2’- m400 in 1’35”m300<br />
in 1’20” -macropausa di 3’ minutim300-m400-<br />
m500- m600 -macropausa di 5’<br />
minutim600-m500-<br />
m400- m300 -macropausa di 3’<br />
minuti- il rec. tra rip. rapporto 1:1<br />
Il rientro attivo può essere effettuato sia con il pallone,<br />
sia con esercizi per la mobilità articolare:<br />
Pot. Muscolare: esercizi a corpo libero e con il pallone a carattere<br />
generale per articolarità e potenziamento muscolare 20’<br />
MINI - TORNEO INTERNO<br />
recupero attivo: rientro in palleggio<br />
circonduzioni arti superiori<br />
Allenamento n° 7 (Domenica)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici in corsa blanda alternata a stretching<br />
Situazioni<br />
tecnico-tattiche: *1c1 in attacco del giocatore con e senza il pallone;<br />
*1c1 del giocatore che difende su avversario con e senza pallone;<br />
*smarcamento;<br />
*movimenti di collaborazione a 2 – 3 giocatori in attacco;<br />
*difesa dai movimenti di collaborazione a 2 – 3 giocatori.<br />
Pot. Muscolare: Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia uno lavora l’altro recupera (prima del mini-torneo)<br />
1) Piegamenti sulle gambe 15 r. x 3 s.<br />
2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />
3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />
4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. x 3 s.<br />
5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />
6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo di lancio)<br />
7) Distensioni caviglie da eretti 15 r. x 3 s<br />
8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />
MINI - TORNEO INTERNO
Allenamento n° 8 (Martedì)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />
in corsa blanda alternata a stretching<br />
Pot. Organico - 1 volta la seguente sequenza:<br />
m600 in 2’15” rec. 2’15”- m500 in 1’50” rec. 1’50”- m400 in<br />
1’28” rec. 1’28”- m300 in 1’06” macropausa di 3 minuti - m300<br />
in 1’06” rec. 1’06”- m400 in 1’28” rec. 1’28”- m500 in 1’50” rec.<br />
1’50”- m600 in 2’15” macropausa di 5 minuti - m600 in 2’15”<br />
rec. 2’15”- m500 in 1’50” rec. 1’50”- m400 in 1’28” rec. 1’28”m300<br />
in 1’06” macropausa di 5 minuti<br />
MINI - TORNEO INTERNO<br />
Allenamento n° 9 (Giovedì)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />
in corsa blanda alternata a stretching<br />
Pot. Organico - 2 volte la seguente sequenza:<br />
m500 in 1’40” rec. 1’40”- m400 in 1’20” rec. 1’20”- m300 in<br />
1’00” macropausa di 3 minuti - m300 in 1’00” rec. 1’00”- m400<br />
in 1’20” rec. 1’20”- m500 in 1’40” macropausa di 5 minuti -<br />
m500 in 1’40” rec. 1’40”- m400 in 1’20” rec. 1’20”- m300 in<br />
1’00” macropausa di 3 minuti<br />
Pot. Muscolare: (dopo le ripetute) Circuit Training di 6 stazioni<br />
da fare in coppia (uno lavora l’altro recupera)<br />
1) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />
2) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />
3) A terra dorsali 20 r. x 3 s.<br />
4) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s.<br />
(variare il tipo di lancio)<br />
5) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s<br />
6) Piegamenti sulle braccia 15 r. x 3 serie<br />
MINI - TORNEO INTERNO<br />
recupero attivo:<br />
calcio-tennis<br />
passaggio per<br />
la presa<br />
uscite basse<br />
5 a dx e 5 a sx<br />
dopo slalom, uscita<br />
in volo o parata bassa<br />
recupero attivo:<br />
gara di palleggio<br />
recupero attivo: mischietta<br />
solo di testa sottoporta<br />
sviluppo lombi<br />
15x4<br />
3 c 3 portiere play<br />
skip alto-basso-medio<br />
prese su palloni<br />
in arrivo dall’alto<br />
47
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
48<br />
PREPARAZIONE<br />
Allenamento n° 10 (Venerdì)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici in corsa blanda alternata a stretching<br />
Pot. Muscolare: (dopo riscaldamento) Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia (uno lavora l’altro recupera)<br />
1) Piegamenti sulle gambe 15 r. + 4 balzi su hs. 50 cm. x 3s.<br />
2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />
3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />
4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. + balzi laterali su cerchi x 3 s.<br />
5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />
6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo di lancio)<br />
7) Distensioni caviglie da eretti 15 r.+ balzi gambe tese su hs. di 20 cm x 3 s<br />
8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />
Pot. Organico Intervall Training sui 100m:<br />
5 volte i 100m in 15”/16” rec. 1’ – macropausa di 2 minuti<br />
5 volte i 100m in 15”/16” rec. 1’ – macropausa di 2 minuti<br />
5 volte i 100m in 15”/16” rec. 1’ – macropausa di 2 minuti<br />
MINI - TORNEO INTERNO<br />
Allenamento n° 11 (Domenica)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />
in corsa blanda alternata a stretching<br />
Situazioni<br />
tecnico-tattiche: *difesa: pressione – marcamento - anticipo e<br />
sostegno;<br />
*diagonale e annullamento della profondità;<br />
*marcature a scalare;<br />
*gestione del pallone;<br />
*palle inattive.<br />
MINI - TORNEO INTERNO<br />
3 c 2<br />
diagonale su 2 linee<br />
diagonale su 3 linee<br />
raddoppio di marcatura
Allenamento n° 12 (Martedì)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici in corsa blanda alternata a stretching<br />
Pot. Muscolare: (dopo riscaldamento) Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia (uno lavora l’altro recupera)<br />
1) Piegamenti sulle gambe 15 r. + 4 balzi su hs. 50 cm. x 3s.<br />
2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />
3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />
4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. + balzi laterali su cerchi x 3 s.<br />
5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />
6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo di lancio)<br />
7) Distensioni caviglie da eretti 15 r.+ balzi gambe tese su hs. di 20 cm x 3 s<br />
8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />
Pot. Organico Intervall Training sui 100m:<br />
8 volte i 100m in 15”/16” rec. 1’ – macropausa di 2 minuti<br />
8 volte i 100m in 15”/16” rec. 1’ – macropausa di 2 minuti<br />
MINI - TORNEO COMPONENTI ROSA<br />
Allenamento n° 13 (Giovedì)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore:<br />
fondamentali tecnici<br />
in corsa blanda alternata<br />
a stretching<br />
Pot. Muscolare (dopo riscaldamento)<br />
Salite da 30m: 5 rip.<br />
Max velocità x 4 serie;<br />
oppure<br />
Traino da 30m: 5 rip. Max velocità x 4 serie;<br />
micropause 1’<br />
macropause 2’<br />
Pot. Organico dopo salite o traino:<br />
Fartlek 10” 80% max velocità<br />
30” corsa blanda<br />
6’ x 2 serie<br />
MINI - TORNEO COMPONENTI ROSA<br />
49
SCUOLA<br />
ALLENATORI<br />
50<br />
PREPARAZIONE<br />
Allenamento n° 14 (Venerdì)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />
in corsa blanda alternata a stretching<br />
Pot. Muscolare: (dopo riscaldamento) Circuit Training di 8 stazioni<br />
da fare in coppia (uno lavora l’altro recupera)<br />
1) Piegamenti sulle gambe 15 r. + 4 balzi su hs. 50<br />
cm. x 3s.<br />
2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />
3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />
4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. + balzi laterali su<br />
cerchi x 3 s.<br />
5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />
6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo<br />
di lancio)<br />
7) Distensioni caviglie da eretti 15 r.+ balzi gambe tese<br />
su hs. di 20 cm x 3 s<br />
8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />
Pot. Organico (a fine allenamento) corsa con variazioni di velocità<br />
8’:<br />
10m max velocità con 10” di corsa – recupero attivo;<br />
30m max velocità con 30” di corsa – recupero attivo;<br />
50m max velocità con 50” di corsa – recupero attivo.<br />
ALLENAMENTO TECNICO – TATTICO<br />
difesa dai movimenti di<br />
collaborazione a 2 e a 3 giocatori<br />
passa e allontanati dal pallone<br />
1 c 1 in zona<br />
centrale alta<br />
pressione e contrasto<br />
Allenamento n° 15 (Domenica)<br />
Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici in corsa blanda alternata a stretching<br />
Situazioni tecnico-tattiche:<br />
PARTITA A SQUADRE CONTRAPPOSTE<br />
andare in sovrapposizione<br />
1 c 2 in zona laterale alta<br />
Da questo momento segue la settimana-tipo, che potrà essere di 2 – 3 o 4 allenamenti, a seconda della disponibilità<br />
dei giocatori e dei programmi societari.
UN SITO PER OGNI VOSTRA DOMANDA<br />
www.settoretecnico.figc.it<br />
Tutti coloro che vogliono approfondire tematiche di tecnica, preparazione fisica e medicina<br />
sportiva attraverso libri e videocassette possono rivolgersi al museo del calcio.<br />
www.museodelcalcio.it - e-mail: info@museodelcalcio.it
FORZA<br />
AZZURRI!