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Imp. 4 Luglio-Agosto 2003 - FIGC Settore Tecnico Coverciano

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Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/C legge 665/96 - Filiale di Roma<br />

N° 3 - <strong>2003</strong><br />

Maggio/Giugno<br />

LA NAZIONALE ITALIANA<br />

UNDER 19<br />

CAMPIONE D’EUROPA<br />

VADUZ - 26 LUGLIO <strong>2003</strong>


NAZIONALE UNDER 19 - CAMPIONE D’EUROPA <strong>2003</strong><br />

Nome Data di nascita Squadra Ruolo<br />

Andrea Ivaldi 24.02.1984 Genoa F.C. Portiere<br />

Marco Paoloni 21.02.1984 A.S. Roma Portiere<br />

Simone Villanova 22.11.1984 A.S. Cittadella Portiere<br />

Alessandro Armenise 23.10.1984 A.S. Bari Difensore<br />

Mauro Belotti 13.05.1984 Atalanta Bergamasca Difensore<br />

Damiano Ferronetti 01.11.1984 A.S. Roma Difensore<br />

Andrea Mantovani 22.06.1984 Torino Calcio Difensore<br />

Alessandro Potenza 08.03.1984 F.C. Inter Difensore<br />

Giuseppe Scurto 05.01.1984 A.S. Roma Difensore<br />

Alberto Aquilani 07.07.1984 A.S. Roma Centrocampista<br />

Giorgio Chiellini 14.08.1984 Livorno Calcio Centrocampista<br />

Adriano D’Astolfo 23.03.1984 A.S. Lodigiani Centrocampista<br />

Simon Laner 28.01.1984 F.C. Hellas Verona Centrocampista<br />

Francesco Lodi 23.03.1984 F.B.C. Empoli Centrocampista<br />

Matteo Morici 24.10.1984 S.S. Lazio Centrocampista<br />

Simone Padoin 18.03.1984 Atalanta Bergamasca Centrocampista<br />

Gabriele Perico 11.03.1984 Atalanta Bergamasca Centrocampista<br />

Mirko Stefani 25.01.1984 A.C. Milan Centrocampista<br />

Luigi A. Della Rocca 02.09.1984 F.C. Bologna Attaccante<br />

Alex Gibbs 25.01.1984 A.C. Parma Attaccante<br />

Raffaele Palladino 17.04.1984 F.C. Juventus Attaccante<br />

Gianpaolo Pazzini 02.08.1984 Atalanta Bergamasca Attaccante<br />

Allenatore Paolo Berrettini<br />

I GIOCATORI


EDITORIALE<br />

SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

SEZIONE MEDICA<br />

SETTORE<br />

GIOVANILE<br />

FONDAZIONE<br />

«MUSEO DEL CALCIO»<br />

SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

Le opinioni espresse negli articoli<br />

firmati non riflettono<br />

necessariamente l’opinione<br />

ufficiale del <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong>.<br />

Tutto il materiale inviato non<br />

sarà restituito. La riproduzione<br />

di articoli o immagini è<br />

autorizzata a condizione che<br />

ne venga citata la fonte.<br />

SOMMARIO<br />

LE CATENE DI GIOCO LATERALI<br />

IN UN 4-4-2<br />

LE ESERCITAZIONI SPECIALI PER LO<br />

SVILUPPO DELLA POTENZA AEROBICA<br />

LA “GONDOLA” PER IL CORRETTO<br />

IMPATTO COL TERRENO DEL PORTIERE<br />

di Enzo Bearzot<br />

di Stefano Pioli<br />

di Anastasio Di Renzo<br />

Di Massimo Cacciatori<br />

PROPOSTA INDICATIVA DI PREPARAZIONE<br />

PRE-CAMPIONATO DILETTANTI<br />

di Ignazio Argiolas<br />

Direttore<br />

Enzo Bearzot<br />

Direttore Responsabile<br />

Fino Fini<br />

Comitato di Redazione<br />

Luigi Natalini (coordinatore)<br />

Felice Accame<br />

Antonio Acconcia<br />

Fabrizio Cattaneo<br />

Roberto Clagluna<br />

Franco Ferrari<br />

Luca Gatteschi<br />

Gianni Leali<br />

Mario Marella<br />

IL CONTROLLO NEUROMUSCOLARE<br />

DELLA CAVIGLIA IN ESITI DI<br />

TRAUMA DISTORSIVO Colli R. e F. Cuzzolin<br />

32<br />

LA TECNICA APPLICATA COME<br />

PRESUPPOSTO DEL GIOCO COLLETTIVO<br />

IL WM DI MISTER CHAPMAN NACQUE NEL<br />

1895 DALLA REGOLA DEL FUORIGIOCO<br />

Franco Morabito<br />

Paolo Piani<br />

M. Grazia Rubenni<br />

Gennaro Testa<br />

Guido Vantaggiato<br />

Leonardo Vecchiet<br />

Marco Viani<br />

Azeglio Vicini<br />

Fotocomposizione<br />

impaginazione e<br />

disegni<br />

A&S Grafica<br />

Fotografia<br />

Foto Sabe<br />

Italfoto Gieffe<br />

Archivio <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong><br />

Foto Guerin Sportivo<br />

Foto Archivio Museo del Calcio<br />

di Manzi V.<br />

D’Onofrio R.<br />

D’Ottavio S.<br />

di Antonio Acconcia<br />

di Luigi “Cina” Bonizzoni<br />

Per richiedere copie arretrate del Notiziario inviare una richiesta scritta indirizzata a:<br />

F.I.G.C. <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong> Via G. D’Annunzio 138, 50135 Firenze. Non saranno accettate richieste effettuate per telefono.<br />

4<br />

6<br />

15<br />

30<br />

36<br />

41<br />

43<br />

Stampa<br />

STILGRAFICA s.r.l.<br />

Via Ignazio Pettinengo, 31/33<br />

00159 ROMA<br />

Tel. 06/43588200<br />

Spedizione in abbonamento postale<br />

comma 27 - art.2<br />

- legge 28/12/1995 n.549 Roma<br />

Autorizzazione del tribunale di<br />

Firenze, del 20 maggio 1968 n.1911<br />

Finito di stampare nel settembre <strong>2003</strong><br />

3


EDITORIALE<br />

Dopo la vittoria del Milan in Champions League, il calcio italiano si è reso<br />

nuovamente protagonista in campo internazionale.<br />

Questa volta il merito va alla Squadra Nazionale Under 19, allenata da Paolo<br />

Berrettini, che si è aggiudicata a fine luglio il titolo di Campione d’Europa di categoria<br />

superando in finale la Nazionale del Portogallo.<br />

È stato un successo conquistato con merito, che porta prestigio alla nostra Federazione,<br />

ribadisce ancora una volta l’assoluta qualità della scuola calcistica<br />

italiana e premia l’eccellente lavoro dell’Organizzazione federale e delle Società<br />

che hanno sempre investito con fiducia nei settori giovanili.<br />

A chi ha operato per il raggiungimento dell’importante e significativo successo<br />

vanno i miei complimenti e quelli di tutto il <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong>.<br />

Detto questo, non posso però non sottolineare che il calcio italiano ha dovuto<br />

trascorrere un’estate tribolata e difficile. Un’estate vissuta in buona parte tra polemiche,<br />

carte bollate e ricorsi ai Tribunali che alla fine ha trovato una discutibile<br />

via d’uscita con la decisione di organizzare un Campionato di Serie B allargato<br />

a 24 squadre nella stagione sportiva <strong>2003</strong>-2004, e Campionati di Serie A a 20<br />

squadre e di Serie B a 22 squadre nella stagione sportiva successiva.<br />

Quanto stabilito per le formule dei Campionati della Lega Nazionale Professionisti<br />

va decisamente in controtendenza con gli indirizzi di FIFA e UEFA che da<br />

tempo invitano le Federazioni a diminuire il numero delle Società che partecipano<br />

ai Campionati nazionali per evitare, visti anche i numerosi impegni internazionali,<br />

un eccessivo carico dell’impegno fisico e psicologico dei calciatori.<br />

In ogni caso, preso atto delle decisioni assunte, credo che il <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong> debba<br />

coinvolgere gli allenatori a discutere, in una delle riunioni che saranno programmate<br />

a <strong>Coverciano</strong>, quale ripercussione che impegni più numerosi e ravvicinati<br />

comporteranno sia sulla salute dei calciatori che sulla qualità del gioco.<br />

In conclusione, voglio ricordare con profonda tristezza, a nome di tutto il <strong>Settore</strong>,<br />

Roberto Clagluna che improvvisamente è venuto a mancare. Per tutte le sue<br />

qualità Roberto per noi era prezioso e insostituibile; e gli volevamo molto bene.<br />

EDITORIALE<br />

Enzo Bearzot


Caro Mister, l’ho lasciata dove l’avevo incontrata per la prima volta.Trent’anni fa, nel 1973,<br />

proprio a <strong>Luglio</strong>, la incontravo infatti qui a <strong>Coverciano</strong> per una prova nazionale: ero un bambino,<br />

avevo solo 13 anni, lei mi adocchiò, mi portò alla Lazio e fece di me un giocatore. Com’è strana la<br />

vita: l’altro giorno, quando siamo rimasti a parlare fino all’una di notte, non potevo immaginare<br />

che sarebbe stata l’ultima volta, altrimenti l’avrei tenuta sveglio per una settimana intera, impedendole<br />

di morire.<br />

Abbiamo parlato del passato vissuto insieme ed ho notato come tante cose che lei ci spiegava nel<br />

settore giovanile fossero, ancora adesso, attuali: il sostegno, il non dare mai la palla sul pendolo, il terzo<br />

uomo, la sovrapposizione, il modo di eludere il fuorigioco, tutti concetti che lei aveva nel suo bagaglio<br />

già tanti anni fa.<br />

Lei è stato un precursore e la sua storia di allenatore racchiude tutte le difficoltà e tutte le scelte<br />

importanti che questo mestiere comporta. Ha cominciato dal basso, dal settore giovanile della Lazio,<br />

formando tanti calciatori che sono poi diventati dei professionisti ed è arrivato fino alla prima<br />

squadra, vincendo la diffidenza delle persone, perché era difficile, allora, arrivare in poco tempo e<br />

per di più dai giovani.<br />

Ha abbandonato l’INPS, nel quale ricopriva un ruolo importante per fare l’allenatore a tempo<br />

pieno: che scelta coraggiosa! Per quante notti non ha dormito prima di farla?<br />

Ha gestito, vincendo, uno spogliatoio irrequieto con formidabile abilità psicologica.Si ricorda<br />

i sabato sera passati a Piazza Navona perché “portava bene” o la bisca a Palestrina?<br />

Si è messo al servizio di un collega straniero, aiutandolo a comprendere il nostro calcio e, sicuramente,<br />

se questo allenatore in seguito ha vinto molto, una parte del merito è stata sua.<br />

Dove ha lavorato ha sempre lasciato uno splendido ricordo, sia come allenatore sia come uomo.<br />

Ha vinto tanto: un campionato italiano Allievi, una Coppa Italia Primavera, un Seminatore<br />

d’Oro e poi tante promozioni con la Lazio, la Ternana, il Taranto, la Pistoiese. Ma soprattutto è stato<br />

un esempio di competenza, passione, cultura, saggezza, il tutto espresso sempre con toni pacati,<br />

mai presuntuoso o saccente, sempre pronto al confronto e, se richiesto, al consiglio.<br />

Io dico sempre che quando una persona muore il peggio è sempre per questa persona perché<br />

non potrà più godere della bellezza della vita.Ma ci sono anime che, quando muoiono, lasciano un<br />

vuoto enorme intorno a sé: lei ci mancherà, ci mancherà tanto, più di quanto lei stesso potesse immaginare.<br />

Quello che noi, che l’abbiamo conosciuta, possiamo adesso fare è diffondere ciò che lei ci<br />

ha insegnato.<br />

Il mio desiderio è che a <strong>Coverciano</strong>, nella scuola del calcio italiano, venga piantato un albero<br />

su cui applicare una targhetta con sopra scritto:<br />

“A Roberto Clagluna, uomo di sport e maestro di vita”.<br />

Addio.<br />

Carlo Perrone


6<br />

SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

TECNICA<br />

LE CATENE DI GIOCO LATERALI<br />

IN UN 4-4-2<br />

di Stefano Pioli*<br />

INTRODUZIONE<br />

N<br />

el gioco del calcio, indipendentemente che si giochi<br />

a uomo o a zona, il fondamento tattico principale<br />

deve essere l’organizzazione.L’obiettivo che ogni allenatore<br />

deve porsi è quello di trasferire al gruppo le<br />

proprie competenze ed idee per far sì che tutti capiscano<br />

le stesse cose nella stessa situazione; creando<br />

così un linguaggio comune, per collaborare, cooperare<br />

e ragionare in modo univoco. Nell’impostare il proprio programma<br />

di lavoro l’allenatore non può prescindere dal valutare,<br />

conoscere ed arricchire il bagaglio tecnico-tattico individuale di<br />

ogni singolo giocatore. È pertanto indispensabile che le abilità individuali<br />

vengano inserite nel collettivo, creando quindi l’organizzazione<br />

di gioco. All’interno di questa, la collaborazione e l’interrelazione<br />

sono di fondamentale importanza, al fine di avere un<br />

squadra sempre equilibrata, funzionale e razionale.<br />

Le competenze dell’allenatore devono essere “assolute” per far sì<br />

che i propri messaggi diventino segnali chiari e precisi assimilabili<br />

da tutto il gruppo.<br />

2. Sistema di gioco<br />

Il sistema di gioco rappresenta e spiega la dislocazione di base,<br />

attraverso i compiti e le funzioni dei giocatori in campo.<br />

Qualsiasi sistema di gioco si desideri attuare deve tenere conto<br />

delle caratteristiche fondamentali e indispensabili che rappresentano<br />

i principi generali di qualsiasi sistema.<br />

Esse esigono che un sistema di gioco sia:<br />

Equilibrato: che tenga in considerazione allo stesso modo e allo<br />

stesso tempo le due fasi in qualsiasi momento di gioco.<br />

Elastico: che si possa facilmente adattare a qualsiasi avversario<br />

mantenendo sempre gli equilibri.<br />

Razionale: che si adatti alle caratteristiche dei calciatori a disposizione.<br />

La mia scelta per la stagione in corso, viste le caratteristiche psico-fisiche<br />

dei giocatori a disposizione, è stata quella di adottare<br />

un 4-4-2 a zona (Fig. 1), ritenendolo un sistema in grado di garantire<br />

compattezza, equilibrio e sicurezza in fase difensiva ed efficacia<br />

e varietà in quella offensiva.<br />

3<br />

Legenda:<br />

10<br />

11 7<br />

8<br />

Movimento della palla<br />

Spostamento del<br />

giocatore senza palla<br />

Corsa nello spazio del<br />

giocatore senza palla<br />

Guida della palla<br />

*Tesi di fine studio del Corso Master 2002/<strong>2003</strong> per l’abilitazione ad allenatore<br />

professionista di 1ª Categoria.<br />

9<br />

6 5<br />

1<br />

4<br />

1 Portiere<br />

2 Laterale difensivo dx<br />

5 Centrale difensivo dx<br />

6 Centrale difensivo sx<br />

3 Laterale difensivo sx<br />

7 Centrocampista esterno dx<br />

4 Centrocampista centrale dx<br />

8 Centrocampista centrale sx<br />

1 Centrocampista esterno sx<br />

9 Attaccante<br />

10 Attaccante<br />

Fig. 1: dislocazione nel 4-4-2<br />

1<br />

Giocatore<br />

Avversario<br />

Palla<br />

2


Inoltre è un sistema di gioco che permette di mantenere la squadra<br />

corta in entrambe le fasi di gioco, di aggredire costantemente<br />

l’avversario e di occupare ottimamente gli spazi cercando di sfruttare<br />

al meglio le fasce laterali.<br />

3. Definizione di “catene di gioco”<br />

Le “catene di gioco” vanno intese come una collaborazione tra<br />

più giocatori dislocati vicino sul terreno in senso orizzontale o<br />

verticale dal sistema di gioco.<br />

Essi effettueranno movimenti coordinati e funzionali, in relazione<br />

ad una determinata situazione in un dato settore di campo.<br />

Le “catene” comprendono innumerevoli soluzioni tecnico-tattiche,<br />

la cui efficacia e molteplicità dipendono dalle abilità tecniche<br />

degli interpreti, dalle loro conoscenze tecniche e tattiche, da fattori<br />

fisici e psichici e dalla reazione degli avversari.<br />

Nel 4-4-2 le “catene” di giocatori predisposte in senso verticale<br />

allo sfruttamento delle fasce laterali sono composte da: terzino,<br />

centrocampista centrale, ed esterno di centrocampo.<br />

Avremo così sulla destra 2-4-7 e sulla sinistra 3-8-11 (Fig. 2).<br />

3<br />

Fig. 2: catene laterali<br />

10<br />

11 7<br />

Catena di sinistra<br />

9<br />

8 4<br />

6 5<br />

1<br />

2<br />

Catena di destra<br />

È fondamentale che queste terne di giocatori interagiscano tra loro<br />

muovendosi con sincronia e collaborazione, prerogativa principale<br />

per il gioco di ogni squadra.<br />

Occupare, presidiare e sfruttare le fasce laterali è uno dei requisiti<br />

del gioco a zona. In entrambe le fasi di gioco dovremmo assolutamente<br />

tener conto di due fattori fondamentali del gioco del<br />

calcio: tempo e spazio.<br />

L’obiettivo di ogni allenatore è quello di cercare di migliorare continuamente<br />

questi due componenti, perché in qualsiasi situazione<br />

guadagnare e/o perdere tempo e spazio di gioco in qualsiasi situazione<br />

significa prevalere e/o soccombere rispetto l’avversario.<br />

Nelle fasi successive andrò ad esaminare come le “catene” laterali<br />

possono comportarsi ed interagire nelle due fasi di gioco.<br />

4. Fase difensiva<br />

L’obiettivo generale nella fase di non possesso palla è rappresentato<br />

dal fatto di non farsi mai superare da un avversario con o<br />

senza palla grazie alla collaborazione del compagno (eccetto<br />

quando si utilizza la tattica del fuorigioco).<br />

È questo che la terna di giocatori laterali dovrà tener conto in<br />

qualsiasi situazione.<br />

Come già detto in precedenza, ritengo importante la conoscenza<br />

e l’apprendimento dei principi di tattica individuale (Tabella<br />

1), che devono essere parte integrante del bagaglio tecnico-tattico<br />

di ciascun giocatore.<br />

Successivamente il comportamento e le collaborazioni tra i compagni<br />

determinano l’organizzazione difensiva, che non può prescindere<br />

dal rispetto e mantenimento in ogni situazione dei principi<br />

di tattica collettiva (Tabella 2).<br />

Tabella 1 - Principi di tattica individuale<br />

Fase possesso palla Fase non possesso palla<br />

Smarcamento Presa di posizione<br />

Difesa e protezione della palla Marcamento<br />

Passaggio Intercettamento e/o anticipo<br />

Guida della palla Contrasto<br />

Tiro in porta Difesa della porta<br />

7


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

8<br />

TECNICA<br />

Tabella 2 - Principi di tattica collettiva<br />

Fase possesso palla Fase non possesso palla<br />

Scaglionamento Scaglionamento<br />

Profondità Azione ritardatrice<br />

Ampiezza Concentrazione<br />

Mobilità Equilibrio<br />

<strong>Imp</strong>revedibilità Controllo e limitazione in<br />

difesa<br />

Tutti suddetti principi, sia a livello individuale che come collettivo,<br />

devono essere soddisfatti per raggiungere l’obiettivo prefissato.<br />

Le catene di gioco devono compiere una moltitudine di scelte in<br />

svariate situazioni, nel minor tempo possibile, quindi il compito dell’allenatore<br />

è quello di dare ai propri giocatori più conoscenza e<br />

strumenti possibili, per far sì che essi scelgano l’opzione migliore.<br />

Nel campionato Primavera, al quale partecipo con i giovani del<br />

Chievo, la quasi totalità delle squadre avversarie si dispongono<br />

sul terreno con un sistema di gioco simile al nostro (4-4-2), per cui<br />

spesso noi effettuiamo movimenti programmati.<br />

In fase di non possesso ho scelto di effettuare un pressing offensivo<br />

sulle fasce, creando con le catene laterali densità in zona palla<br />

con l’obiettivo di ridurre tempo e spazio agli avversari, di riconquistare<br />

palla nella metà campo offensiva e di tenere il più<br />

lontano possibile dalla nostra area la squadra rivale.<br />

Attraverso il posizionamento dei due attaccanti in zona centrale sulla<br />

trequarti campo, indirizziamo il gioco avversario sulla fascia, dove<br />

parte il primo movimento di pressione del giocatore 11 (Fig. 3).<br />

Fig. 3<br />

11<br />

10<br />

9<br />

È importante che questo giocatore parta con il tempo giusto, cioè<br />

durante la trasmissione del passaggio, che si avvicini il più possibile<br />

all’avversario, limitandogli la giocata. Inoltre deve cercare di<br />

coprire con il proprio corpo più spazio possibile e stare attento a<br />

non farsi saltare dall’avversario in possesso palla.<br />

Successivamente la coppia 3-8, dopo aver constatato che la pressione<br />

del compagno è stata realizzata nel tempo giusto, effettua<br />

una scalata in avanti in direzione della palla andando in chiusura<br />

sugli avversari: il nostro numero 8 in marcatura sul centrocampista<br />

avversario che si sposta verso il portatore di palla, e il nostro<br />

numero 3 che si posiziona sull’ala avversaria (Fig. 4).<br />

11<br />

3<br />

8<br />

10<br />

In questa situazione tutta la squadra scivola e sale in avanti, accompagnando<br />

il pressing della catena laterale, mantenendo corta<br />

la distanza tra i reparti.<br />

Il procedere dell’azione è relazionato alla giocata effettuata successivamente<br />

dall’avversario in possesso, che può sia trasmettere<br />

palla, sia cercare di superare in dribbling la nostra pressione.<br />

Sul passaggio lungo linea del laterale avversario vi sarà l’immediata<br />

pressione del nostro terzino 3 che viene aiutato dallo scivolamento<br />

laterale del mediano 8, mentre l’altro centrocampista 4<br />

va ad occupare la zona centrale e l’esterno opposto 7 rimane più<br />

4<br />

9<br />

7<br />

Fig. 4


aperto rispetto al terzino 2.<br />

Allo stesso tempo la linea difensiva, rimasta composta da 5-6-2,<br />

sale e si allinea togliendo profondità agli avversari (Fig. 5).<br />

Si formeranno cosi tre nuove linee di reparto: 11-10-9 in attacco,<br />

3-8-4-7 in centrocampo, 6-5-2 in difesa, trasformando il sistema<br />

di gioco in un 3-4-3.<br />

Fig. 5<br />

11<br />

3<br />

8<br />

10<br />

4<br />

6 5<br />

Il nostro centrocampista esterno 11, non superato dall’avversario<br />

ma dalla palla, rimane in zona offensiva con due chiari obbiettivi:<br />

formare un ipotetico tridente offensivo, rendendo più pericolosa<br />

ed efficace l’eventuale ripartenza e, nello stesso tempo, la squadra<br />

mantiene l’equilibrio dividendo egualmente il compito e gli<br />

sforzi dei due centrocampisti esterni; lavora e si abbassa quello<br />

lontano e rimane alto quello in zona palla (Fig. 6).<br />

Altro comportamento che si può evidenziare è il caso in cui il possessore<br />

di palla avversario riesca a dribblare il nostro esterno 11<br />

verso il centro del campo.<br />

In questa situazione il mediano 8 esce in pressione in seconda<br />

battuta con la copertura del n° 4. L’esterno 11 saltato, cerca di recuperare<br />

e portare un raddoppio, il terzino 3 rientra nella linea difensiva<br />

(Fig. 7).<br />

9<br />

2<br />

Attacco<br />

Centrocampo<br />

7<br />

Difesa<br />

11<br />

11<br />

3<br />

3<br />

8<br />

8<br />

10<br />

4<br />

6 5<br />

10<br />

4<br />

6 5 2<br />

9<br />

9<br />

2<br />

7<br />

7<br />

Fig. 6<br />

Fig. 7<br />

9


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

10<br />

TECNICA<br />

In questa nuova azione per qualche istante il possessore di palla<br />

avversario avrà tempo e spazio di giocata, quindi la nostra linea<br />

difensiva dovrà riconoscere la situazione di palla “libera” e comportarsi<br />

di conseguenza.<br />

La difesa su palla “libera” non deve mai farsi trovare ferma, ma<br />

scivolare dietro togliendo profondità agli avversari, anticipando il<br />

movimento degli attaccanti per non partire sulla stessa linea.<br />

Sull’eventuale e successiva pressione, quindi su palla “coperta”, la<br />

linea difensiva sale, scalando le marcatura in avanti per lasciare gli<br />

attaccanti in fuorigioco togliendo così profondità di giocata.<br />

Se, invece, il laterale avversario dribbla il nostro 11 sull’esterno, il<br />

terzino 3, avendo già un diretto avversario da controllare, si troverà<br />

in situazione di inferiorità numerica quindi scivolerà dietro, temporeggiando<br />

ed aspettando l’arrivo e l’aiuto del n° 8 (Fig. 8).<br />

Quando invece la pressione del nostro centrocampista esterno 11<br />

risulterà efficace, costringeremo l’avversario ad un calcio affrettato<br />

in avanti, agevolando il compito di recupero palla da parte della<br />

linea di difesa.<br />

È chiaro che non possiamo sempre essere posizionati in modo ot-<br />

Fig. 8<br />

11<br />

3<br />

8<br />

6<br />

10<br />

4<br />

5<br />

9<br />

2<br />

7<br />

timale per poter effettuare un pressing offensivo quindi è importante<br />

che i giocatori sappiano comunicare ed interagire in ogni situazione<br />

attraverso segnali semplici e precisi che possono essere<br />

riassunti e sintetizzati nelle seguenti regole di gioco.<br />

- La catena laterale deve in qualsiasi momento essere in grado di<br />

marcare e coprire e di saper scalare le marcature grazie all’aiuto<br />

vocale del compagno dietro.<br />

- Quando la palla è libera i giocatori devono essere pronti a marcare<br />

meno l’uomo e a coprire di più lo spazio, mentre quando la<br />

palla è coperta, o l’azione avversaria si sviluppa nelle vicinanze<br />

della nostra area, sia la marcatura che la copertura saranno più<br />

strette e ravvicinate.<br />

Una semplice esercitazione di base dove possiamo allenare ed<br />

evidenziare la collaborazione difensiva delle catene laterali, in<br />

tutte le sue svariate situazioni, è il far giocare le due linee difensive<br />

(difesa e centrocampo) a difendere contro dieci o più avversari<br />

(Fig. 9).<br />

11 7<br />

3<br />

8 4<br />

6 5<br />

1<br />

2<br />

Fig. 9


5. Fase offensiva<br />

Abilità tecnica in rapidità di esecuzione, velocità di movimento<br />

con capacità di leggere qualsiasi situazione tecnico-tattica sono<br />

le qualità richieste al calciatore da ogni allenatore che intenda<br />

sviluppare una efficace manovra offensiva.<br />

Bisogna educare ed allenare i giocatori al movimento, ad assumersi<br />

iniziative senza palla, a rendere questi movimenti combinati<br />

e sincroni al fine di avere un disegno tattico comune.<br />

Il calcio dei nostri giorni è sempre più dinamico, gli spazi e i tempi<br />

di gioco sempre più piccoli e veloci quindi il movimento senza<br />

palla e la velocità di pensiero diventano elementi fondamentali<br />

per la didattica di qualsiasi gioco d’attacco.<br />

Collaborare in fase offensiva significa fare movimento, muoversi<br />

in continuazione in funzione del compagno in possesso palla per<br />

dare sempre sostegno e appoggio in modo da offrire più possibilità<br />

allo sviluppo della manovra.<br />

Conoscere l’importanza del passaggio veloce, saper orientarsi<br />

col corpo in modo tale da vedere più campo possibile, smarcarsi<br />

nel tempo giusto attraverso un contro-movimento sono capacità<br />

che devono appartenere al patrimonio di ciascun giocatore<br />

indipendentemente dal ruolo che occupa e dal sistema di gioco<br />

applicato.<br />

Il passaggio ed il movimento senza palla devono essere simultanei.<br />

È importante far comprendere ai propri calciatori che è il compagno<br />

senza palla, il quale, attraverso la sua corsa in velocità e nella<br />

direzione voluta, detta il passaggio e non viceversa.<br />

Il giocatore senza palla dovrà immediatamente capire che, se il<br />

compagno in possesso palla è in difficoltà perché pressato, bisognerà<br />

effettuare un movimento di aiuto e sostegno mentre dovrà<br />

muoversi guadagnando campo in avanti se il compagno ha spazio<br />

e tempo a disposizione per giocare.<br />

In questo caso lo smarcamento va preparato effettuando un contro-movimento:<br />

attraverso una corsa di trasferimento, mentre la<br />

palla sta arrivando al nostro compagno, ci si allontana dalla zona<br />

prescelta, successivamente quando il compagno è in grado di proporre<br />

il passaggio si effettuerà un cambio di velocità e di direzione<br />

nello spazio libero.<br />

Per sviluppare la manovra efficace e varia è fondamentale saper<br />

sfruttare le fasce laterali.<br />

Risulta difficile superare la concentrazione di una difesa avversa-<br />

ria se non la obblighiamo ad ampliare le proprie distanze occupando<br />

con velocità e sorpresa le zone laterali.<br />

In fase offensiva le fasce laterale devono risultare sempre occupate<br />

attraverso movimenti combinati e sincroni che ci permetteranno<br />

di evitare la trappola del fuori gioco.<br />

Nel sistema di gioco 4-4-2 questo compito è chiaramente deputato<br />

alle catene laterali che devono muoversi coordinate nei tempi<br />

giusti e che in svariate situazioni possono avvalersi dell’aiuto<br />

dell’attaccante di parte (Fig. 10).<br />

In tutte le soluzioni è necessario rispettare i tempi della giocata<br />

che possiamo allenare partendo da combinazioni libere a tre<br />

giocatori lavorando sui fattori tempo e spazio, sul concetto<br />

“gioca con chi vedi” e sull’appoggio e sostegno (Fig. 11), e nelle<br />

esercitazioni di possesso palla con la possibilità di variare l’obiettivo<br />

finale.<br />

3<br />

10<br />

11 7<br />

Catena di sinistra<br />

9<br />

8 4<br />

6 5<br />

1<br />

2<br />

Catena di destra<br />

Fig. 10<br />

11


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

12<br />

TECNICA<br />

Fig. 11<br />

A<br />

B<br />

Anche l’esercitazioni psicocinetiche, in tutte le loro svariate applicazioni,<br />

possono essere di grande importanza, perché obbligano<br />

e abituano i giocatori a vedere e pensare prima, quindi accelerano<br />

la velocità di pensiero.<br />

Successivamente alleno la fase d’attacco attraverso schemi offensivi,<br />

senza la presenza di avversari, provando diverse soluzioni dove<br />

la presenza delle catene laterali diventa fondamentale, prestando<br />

particolare attenzione ai tempi di esecuzione e ai movimenti.<br />

11<br />

3<br />

8<br />

C<br />

6 5<br />

Fig. 12 – Sovrapposizione terzino: i due difensori centrali 5 e 6 si trasmettono la<br />

palla. L’esterno 11 effettua un contro-movimento per ricevere dentro il campo. 11<br />

scarica per il sostegno 8 che verticalizza per 3.<br />

Fig. 13 – Movimento dentro-fuori dell’esterno: con 4 in possesso palla, 7 stringe<br />

per ricevere. 4 serve lateralmente 2, 7 attraverso cambio di velocità e di direzione<br />

si riapre per ricevere sulla corsa.<br />

3<br />

3<br />

11<br />

11<br />

8<br />

8<br />

Fig. 14 – Inserimento mezz’ala:8 serve 11 sul movimento lungo-corto. 11 serve il<br />

sostegno 3 che verticalizza esternamente per 8.<br />

10<br />

Fig. 15 – Sovrapposizione mezz’ala: 3 serve sul taglio interno 11 che riceve e si<br />

accentra. Mentre la mezz’ala 8 corre sopra 11, la punta 10 si muove, riceve da 11,<br />

e chiude la triangolazione con 8.<br />

4<br />

7<br />

2


11<br />

8<br />

10<br />

Fig. 16 – Esterno opposto alla conclusione: 4 trasmette a 8 che serve sulla corsa<br />

ad entrare 11. Le punte 10 e 9, si muovono liberando lo spazio per favorire l’inserimento<br />

di 7.<br />

11<br />

3<br />

11<br />

8<br />

10<br />

10<br />

Fig. 17 – Incrocio esterno - punta: 2 riceve da 4 e serve in profondità 9. 7 si accentra<br />

per andare a ricevere il cross. 2 si muove a sostegno di 9.<br />

Fig. 18 – Cambio posizione esterno - mediano: con palla servita da 3 per la punta<br />

10, venuta in appoggio, 11 e 8 si cambiano posizione per dare due possibilità<br />

di giocata a 10.<br />

9<br />

9<br />

4<br />

4<br />

9<br />

7<br />

2<br />

7<br />

11<br />

8<br />

10<br />

Fig. 19 – Mediano opposto alla conclusione: con palla laterale a 2, la punta più vicina<br />

a 9 si smarca in profondità. La seconda punta 10 si muove e riceve da 2. 7<br />

taglia sotto, riceve e serve per l’inserimento di 8.<br />

11<br />

11<br />

8<br />

8<br />

10<br />

Fig. 20 – Cambio gioco profondo:7,chiuso, scarica per 4 che serve 11 in profondità<br />

dopo un movimento dentro-fuori.<br />

10<br />

Fig. 21 – Mediano a sostegno, esterno in profondità: 2 lancia su 9 che viene incontro.<br />

4 va a sostegno, riceve e serve 7 in profondità.<br />

4<br />

9<br />

9<br />

9<br />

4<br />

4<br />

2<br />

2<br />

2<br />

7<br />

7<br />

7<br />

13


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

14<br />

TECNICA<br />

Successivamente e alternativamente possiamo ricercare lo sviluppo<br />

dell’azione offensiva tramite situazione di gioco in superiorità<br />

numerica, inserendo quindi avversari attivi; questi possono essere<br />

sia attaccanti che disturbano l’iniziazione della nostra difesa,<br />

sia difensori che ostacolano la fase conclusiva. Si può così arrivare<br />

a disputare un 11:7 dove ricercare il continuo movimento, la<br />

velocità di passaggio, la visione di gioco e la collaborazione in fase<br />

offensiva (Fig. 22).<br />

Fig. 22<br />

3<br />

10<br />

11 7<br />

6. Conclusioni<br />

Le soluzioni qui riportate nello sviluppo del gioco di squadra sono<br />

solo una minima parte delle innumerevoli combinazioni possibili<br />

creabili durante una gara.<br />

Attraverso esercitazioni che curino soprattutto i tempi, gli spazi<br />

del movimento e le collaborazioni tra i giocatori, passando conti-<br />

9<br />

8 4<br />

6 5<br />

1<br />

2<br />

nuamente dal semplice al complesso, l’allenatore può trasmettere<br />

la propria idea e mentalità di gioco, dentro la quale il singolo<br />

calciatore, ognuno con le proprie capacità, possa esprimersi al<br />

massimo.<br />

Competenze, idee, equilibrio e passione sono qualità fondamentali<br />

per ogni allenatore.<br />

Il nostro compito è quello di riuscire a trasmettere la cultura dell’entusiasmo<br />

nel lavoro quotidiano, senza la quale diventa difficile<br />

ottenere qualcosa di importante.<br />

Fra tanti luoghi comuni nel calcio ve ne è uno che ritengo essere<br />

veritiero: si gioca alla domenica come ci si allena durante la settimana.<br />

Ciò non vuol dire che se un gruppo lavora con serietà, entusiasmo<br />

ed intensità in ogni allenamento riuscirà poi sempre a vincere, ma<br />

significa sicuramente avere sempre una squadra pronta, preparata<br />

e concentrata per ogni situazione.<br />

I giocatori, che sono gli attori principali, devono essere pienamente<br />

convinti di quello che si propone loro; solo così riusciremo<br />

ad avere partecipazione e disponibilità totale al fine di ottenere<br />

una valida organizzazione di squadra.<br />

L’aspetto più esaltante, al di là dei valori tecnico-tattici, è quello<br />

di riuscire ad “entrare nella testa” dei giocatori e renderli partecipi<br />

e consapevoli di far parte di un gruppo che vuole lavorare,<br />

crescere e migliore insieme.<br />

È chiaro che avere a disposizione non solo bravi giocatori ma soprattutto<br />

uomini intelligenti, altruisti e ambiziosi renderà il nostro<br />

compito più semplice e sarà più facile cercare di contribuire a produrre<br />

un buon calcio, efficace e spettacolare.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

- Appunti tratti dalle lezioni “Tecnica Calcistica” di Franco Ferrari<br />

e Roberto Clagluna durante il corso Master 2002-<strong>2003</strong>.<br />

- F. Ferrari, “Elementi di tattica calcistica”Vol. I, 2001 (ediz. Correre<br />

Milano)


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

PREPARAZIONE FISICA<br />

LE ESERCITAZIONI SPECIALI PER LO<br />

SVILUPPO DELLA POTENZA AEROBICA<br />

di Anastasio Di Renzo*<br />

INTRODUZIONE<br />

I<br />

In occasione del convegno AIPAC del 2002 ebbi l’onore<br />

di scambiare due chiacchiere con il professor<br />

Roberto Sassi al quale poi chiesi un autografo sul<br />

suo libro che io avevo appena acquistato e la dedica<br />

diceva proprio così:”a Maurizio, la strada è lunga<br />

e dura ma non mollare”-Roberto Sassi-. Posso<br />

dire con molta sincerità che non avevo mai dubitato<br />

delle difficoltà che avrei incontrato intraprendendo questo lavoro,<br />

ma la cosa che più mi ha sorpreso è che noi, comuni preparatori<br />

atletici, non appena riusciamo ad apprendere una nuova<br />

nozione di metodologia d’allenamento veniamo a conoscenza<br />

che tale nuova e moderna strategia è stata messa in discussione<br />

da altri scienziati che comunque lavorano per noi. Tutto<br />

questo è sicuramente molto stimolante e coinvolgente ma sul<br />

campo c’è poco tempo per riflettere sulle tante verità, in quanto<br />

i nostri calciatori potrebbero dubitare della nostra professionalità<br />

qualora esitassimo a proporre un’esercitazione se non fossimo<br />

pienamente convinti della efficacia della stessa. E allora subito a<br />

lavoro perchè è di nuovo martedi e di tempo a disposizione c’è<br />

ne veramente poco.<br />

Tra i vari obiettivi ancora perseguibili da tutte le squadre di calcio,<br />

siano esse diletttistiche o professionistiche, c’è quello del primato<br />

e, tra i mezzi di allenamento usati per tendere o avvicinarsi<br />

ad esso, compare ancora quello stimolante la massima potenza<br />

aerobica.<br />

Nella mia brevissima esperienza,tra l’altro molto empirica e poco<br />

scientifica, ho sempre ricercato il modo migliore per allenare il<br />

calciatore affinchè potesse mantenere alta l’intensitàdi gioco durante<br />

la gara. È vero che la resistenza non è determinante per la<br />

prestazione ma è anche vero che le azioni ad altà intensità, che<br />

spesso determinano la prestazione, sono immerse in una situazione<br />

più ampia che potrebbe anche definire il gioco del calcio co-<br />

me uno sport di resistenza; soprattutto se si pensa che questa capacità<br />

potrebbe essere utile a preservare quelle che sono le energie<br />

richieste nelle espressioni motorie determinanti la prestazione.<br />

Chiediamoci perchè i primi 20’ di una gara sono così intensi<br />

da non credere che i nostri calciatori possano comunque essere<br />

così forti da sostenere certi ritmi e perchè nella seconda parte di<br />

un tempo di gioco assistiamo ad calo d’intensità? E ancora:perchè<br />

alcuni giocatori alternano fasi di gioco vertiginose e nei 5’<br />

successivi tendono a “nascondersi” affinchè possano recuperare<br />

lo sforzo precedente? Perchè si continua ad esasperare in laboratorio<br />

l’aspetto metabolico tipico del nostro sport e non ci preoccupiamo<br />

di scendere in campo e di analizzare i tanti fattori che<br />

potrebbero essere determinanti la prestazione?<br />

Spesso ci si dimentica che il gioco del calcio non è esaltazione del<br />

singolo ma un gioco di squadra dove organizzazione e obiettivo<br />

comune sono i fattori che spesso si rivelano determinanti per la<br />

prestazione.<br />

Le domande alle quali io vorrei rispondere sono tante ma ciò non<br />

mi toglie la voglia di continuare a lavorare nel calcio, in questo<br />

mondo dove è necessario che i tecnici talvolta si spoglino del loro<br />

gusto di dover dimostrare a tutti i costi e si mettano a servizio<br />

di un gruppo di calciatori che possano, con i fatti, dimostrare di<br />

aver avuto una guida senza la quale il successo ottenuto sarebbe<br />

rimasto solo una traguardo irrangiungibile.<br />

Il tecnico, quindi, è una guida della squadra e il preparatore fisico<br />

un collaboratore del tecnico che con le sue conoscenze scientifiche,<br />

deve essere utile allo staff nel perseguimento degli obiettivi<br />

prefissati, valutando anche con buon senso i limiti e le possibilitàdi<br />

impiego di strategie scientifiche ed empiriche senza mai<br />

dimenticare che nel calcio non esistono nozioni certe e di validità<br />

assoluta. Il preparatore fisico deve essere guida dei calciatori in<br />

*Tesi di fine studio del Corso Preparatori Atletici 2002/<strong>2003</strong>.<br />

15


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

16<br />

PREPARAZIONE FISICA<br />

quelle aree in cui il tecnico non può intervenire e per competenze<br />

e per conoscenze. Deve saper osservare e valutare quali sono<br />

gli aspetti sensibili della squadra senza mai dimenticare che i protagonisti<br />

sono sempre i calciatori in campo insieme con la squadra<br />

avversaria, che si contendono una palla la quale a seconda<br />

dello spazio in cui termina, potràdiventare testimone di una eventuale<br />

supremazia.<br />

Mi scuso se questa mia introduzione può sembrare poco scientifica<br />

ma volevo manifestare la mia insofferenza nei confronti di coloro<br />

i quali vogliono cambiare le regole del gioco che si presenta<br />

già bello ed entusiasmante così com’è. Ritengo che mettersi al servizio<br />

del gioco sia il compito di tutti i tecnici e di coloro che vogliono<br />

essere utili per il raggiungimento dell’obiettivo comune.<br />

Sono convinto che la costruzione di un calciatore e lo sviluppo<br />

delle sue capacità fisiche, tali da proiettarlo verso l’acquisizione<br />

di una condizione ottimale, deve realizzarsi anche attraverso una<br />

serie di stimoli che sono tipici del gioco. Ho avuto modo, nella mia<br />

pur breve esperienza professionale in questo campo, di apprendere<br />

diversi mezzi di allenamento studiati e testati da tanti preparatori,<br />

fisiologi, medici e allenatori, ma ho avuto particolare interesse<br />

per le metodologie di allenamento importate dal nord europa<br />

e in particolare per la quelle di Bangsbo e Wisloff a proposito<br />

della potenza aerobica, che continuo a ritenere importante ai<br />

fini della prestazione.<br />

PERCHÈ ALLENARE LA POTENZA AEROBICA<br />

Jens Bangsbo vede in un elevato massimo consumo di ossigeno<br />

la possibilità di lavorare per periodi prolungati di tempo nonchè<br />

l’abbreviarsi dei tempi di recupero dopo aver effettuato un lavoro<br />

ad altà intensità.<br />

Dall’analisi delle caratteristiche delle azioni motorie compiute dai<br />

giocatori nel corso del gioco, lo scienziato danese, distingue dieci<br />

differenti categorie:<br />

- sosta<br />

- cammino (4 km/h)<br />

- jogging (8 km/h)<br />

- corsa a bassa velocità (12 km/h)<br />

- corsa a moderata velocità (16 km/h)<br />

- corsa ad alta velocità (21 km/h)<br />

- sprint (30 km/h)<br />

- corsa all’indietro (12 km/h)<br />

- colpi di testa<br />

- contrasti.<br />

Da questa analisi, fatta su 70 partite, fu stimato che la distanza<br />

media percorsa da un giocatore era pari a 10. 8 Km con limiti<br />

oscillanti tra i 9 e 14 km, variazioni dipendenti dalla squadra avversaria,<br />

dall’importanza della partita, dalla motivazione e dalla<br />

tattica di squadra. Si notò che i calciatori camminavano e si fermavano<br />

per più del 57% della gara, correndo solo per l’8% di essa<br />

ad alta intensitàe<br />

Per il restante 35% essi correvano a bassa intensità. Le attivitàdi<br />

sprint corrispondevano allo 0.6%. Nel corso di un incontro di alto<br />

livello un giocatore effettuava circa 1100 cambi di attività, passando<br />

dalla sosta, alla corsa a velocità moderata, al cammino. La<br />

distanza percorsa con la palla era compresa tra lo 0.5% Ed il 3%<br />

della distanza complessiva. I risultati di tali osservazioni suggeriscono<br />

anche che maggiore è il livello del calcio e maggiore è la<br />

quantitàdi corsa effettuata ad alta intensità. Non sussistono particolari<br />

differenze, per quanto riguarda la corsa ad alta intensità, tra<br />

difensori, centrocampisti ed attaccanti, cosicchè i centrocampisti<br />

effettuano un maggior quantitativo di corsa ma a bassa intensità.<br />

Si può concludere, quindi, che:<br />

- i giocatori di alto livello stazionano o camminano per più della<br />

metà dell’incontro;<br />

- i giocatori di alto livello effettuano<br />

più corsa ad alta<br />

intensitàdei giocatori di livello<br />

inferiore;<br />

- i centrocampisti effettuano<br />

più corsa a bassa velocità<br />

dei difensori e degli attaccanti,<br />

ma la quantità di<br />

corsa effettuata ad alta intensità<br />

è la stessa per i tre<br />

gruppi;<br />

- alcuni giocatori non utilizzano<br />

tutte le loro potenzialità<br />

fisiche durante un incontro.


Bangsbo, in un recente incontro tenuto a Torino ha affermato che<br />

l’obiettivo dell’allenatore fisico è quello di elevare nel calciatore<br />

la capacitàdi lavoro dopo un impegno ad alta intensità. Recuperare<br />

velocemente significa poter eseguire di nuovo e nel più breve<br />

tempo possibile, qualora la situazione lo richieda, lavoro ad alta<br />

intensità. Fornire aerobicamente una maggiore percentuale<br />

dell’energia richiesta durante l’attività può costituire un vantaggio,<br />

e ciò significa che un giocatore nel corso di un incontro può<br />

lavorare ad una intensità più elevata per periodi di tempo superiori.<br />

Un miglioramento delle resistenza può permettere ad un<br />

giocatore di lavorare ad una più alta intensità durante tutta la<br />

partita. Una riduzione del tempo di recupero dopo un’attività<br />

svolta ad alta intensita può costituire per il giocatore la condizione<br />

ideale per poter effettuare con maggiore frequenza sprint od<br />

altre forme di esercizio massimale. L’allenamento aerobico può<br />

anche servire per minimizzare il deterioramento della prestazione<br />

tecnica ed i cali di concentrazione indotti dalla fatica che possono<br />

verificarsi verso la fine della partita.<br />

Sono state osservate anche le fluttuazioni della frequenza cardiacaca<br />

durante un incontro riscontrando una media di 171 bpm durante<br />

il 1° tempo e 164 bpm durante il 2° tempo.<br />

Ulrick Wisloff afferma che la più alta intensità di esercizio si ottiene<br />

dalla conversione energetica anaerobica ma, secondo lo<br />

scienziato norvegese, tutto ciò diventa purtroppo difficile poichè,<br />

durante la prestazione, nel<br />

corpo si producono sostanze<br />

secondarie che vanno eliminate.<br />

Per poter perseverare<br />

nello sforzo, l’atleta deve dipendere<br />

dall’ossigeno, motivo<br />

per cui l’intensità dello<br />

sforzo deve essere ridotta.<br />

La soglia anaerobica, secondo<br />

Wisloff, rappresenta la<br />

più alta intensità di lavoro<br />

quando si ha un uso dinamico<br />

dei grandi gruppi muscolari<br />

dove esiste un equilibrio<br />

tra produzione ed eliminazione<br />

di acido lattico. In un<br />

incontro di calcio si verificano di frequente fasi ad alta intensità<br />

che causano l’accumulo di lattato e periodi a bassa intensità per<br />

eliminarlo; da ciò risulta chiaro perchè la maggior parte di una<br />

partita viene portata a termine ricorrendo alla conversione energetica<br />

aerobica anche se le situazioni intense e spesso decisive,<br />

vengono coperte dalla conversione energetica anaerobica. Dal<br />

momento in cui l’ossigeno resta un elemento importante ai fini<br />

della prestazione è opportuno fare in modo che i calciatori possano<br />

utilizzarne il più possibile per trarre da esso il maggior profitto.<br />

Wisloff sostiene che possedere elevati livelli di massimo consumo<br />

di ossigeno (VO2 max) costituisca un vantaggio per :<br />

- una significativa e positiva relazione tra VO2 max con la distanza<br />

complessiva percorsa da un giocatore nel corso di un incontro;<br />

- una positiva relazione tra VO2 max e numero di sprint effettuati<br />

da un giocatore;<br />

- una relazione tra classifica finale di campionato e prestazione<br />

aerobica media di squadra;<br />

- maggiori riserve di glicogeno;<br />

- un elevato VO2 max che consenta un recupero più veloce e<br />

maggiori riserve di glicogeno muscolare.<br />

- e ancora: da dati non ancora pubblicati, Winsloff ha dimostrato<br />

che un VO2 max porta i giocatori ad avere un maggior coinvolgimento<br />

con la palla, ad effettuare un numero superiore di passaggi<br />

corretti ed a passare maggior tempo effettuando attività<br />

ad alta intensitànel corso di un incontro.<br />

Gacon vede nel sistema aerobico sia il mezzo che permette ai giocatori<br />

di produrre grandi quantità di energia che poi è utilizzata<br />

durante la prestazione e sia il mezzo per pagare il debito di ossigeno<br />

contratto nelle fasi intense.<br />

Secondo Mognoni le prove che la resistenza sia importante nel<br />

gioco del calcio sono di diverso tipo. Le misure dirette di frequenza<br />

cardiaca, durante le gare, testimoniano che le prestazioni del<br />

sistema cardiocircolatorio sono ragguardevoli. Alle stesse conclusioni<br />

si arriva analizzando le velocità di corsa durante gli incontri.<br />

Le misure della lattacidemia testimoniano fasi di intenso esercizio<br />

e la sicura presenza di debito di ossigeno.Tuttavia però questa capacità<br />

non è sempre avvalorata. Recentemente è stata misurata<br />

la velocità di risintesi del creatinfosfato nel muscolo dopo brevi<br />

periodi di attività sovramassimali. Tale velocità dovrebbe essere<br />

17


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

18<br />

PREPARAZIONE FISICA<br />

direttamente proporzionale a quella di pagamento del debito di<br />

ossigeno. Non è stato però possibile evidenziare differenze, statisticamente<br />

significative, in gruppi di soggetti con grossolane differenze<br />

di massima potenza aerobica. In altri studi è stato visto<br />

che l’insorgere della fatica durante un esercizio intermittente non<br />

dipende dalla massima potenza aerobica.<br />

COME ALLENARE LA POTENZA AEROBICA<br />

Molto interessante è secondo Bangsbo, la possibilità di poter<br />

svolgere l’allenamento aerobico principalmente con la palla dividendolo<br />

in tre aree tra loro sovrapponibili:<br />

- allenamento di recupero;<br />

- allenamento aerobico a bassa intensità;<br />

- allenamento aerobico ad alta intensità.<br />

La definizione delle tre categorie dell’allenamento tiene in considerazione<br />

che la frequenza cardiaca di un giocatore subisce delle<br />

continue fluttuazioni nel corso dell’esercizio. In base alla percentuale<br />

della frequenza cardiaca massima del soggetto potremmo<br />

svolgere un:<br />

- allenamento di recupero al 65 % della f.C. Max;<br />

- allenamento a bassa intensità all’80 % della f. C. Max;<br />

- allenamento ad alta intensità al 90 % della f. C. Max,<br />

Indicando anche i relativi limiti oltre i quali non stazionare ai fini<br />

del raggiungimento dell’obiettivo richiesto.<br />

Secondo Wisloff l’aumento del massimo consumo di ossigeno potrebbe<br />

essere ottenuto proponendo un allenamento con un’in-<br />

tensitàdi lavoro pari al 90-95 % della f. C. Max. Sarebbe ideale<br />

aggiungere anche un allenamento della resistenza che abbia una<br />

più bassa intensità, come peraltro avviene durante le situazioni di<br />

gioco. L’allenamento della resistenza può essere organizzato sotto<br />

forma di gioco o come puro allenamento della resistenza, è importante<br />

però che l’intensità dell’attività sia superiore al 90 %<br />

della f. C. Max. Strategie di lavoro di questo genere sono state applicate<br />

dallo stesso Winsloff nella squadra norvegese del Rosemborg<br />

ed è risultato altamente soddisfacente. Come parametro di<br />

controllo il Rosemborg si è servito negli ultimi anni della misurazione<br />

del consumo di ossigeno ottenendo risultati esaltanti dimostrando<br />

in grado di promuovere adattamenti senza intervenire<br />

con allenamenti di “sicurezza”, basati cioè sulla corsa pura.<br />

Per poter condurre al meglio l’allenamento della resistenza è necessario<br />

che il calciatore conosca la propria frequenza cardiaca e<br />

i valori verso i quali tendere in base ai diversi obiettivi dell’allenamento<br />

stesso.<br />

Lo stesso Wisloff, come Bangsbo, indica zone d’intensità calcolate<br />

in base alla frequenza cardiaca massima per il perseguimento<br />

dei diversi obiettivi condizionali:<br />

- per un allenamento finalizzato al recupero, il 60/70 % delle f. C.<br />

Max;<br />

- per un allenamento della soglia anaerobica, l’85-90 % della f. C.<br />

Max;<br />

- per un aumento del massimo consumo di ossigeno, il 90-95 %<br />

della f. C. Max.<br />

RIFLESSIONI PERSONALI<br />

Queste studi non possono aiutarci a dare alla potenza aerobica una<br />

voto finale affinchè si possa concludere per la efficacia o inefficacia<br />

della stessa. Potrei anche riportare tanti altri concetti di fisiologi<br />

molto importanti senza però fare vera luce sul problema. È chiaro<br />

che ogni strategia di intervento deve essere chiara all’allenatore<br />

prima che essa venga somministrata ai propri atleti, ma è anche<br />

vero che diventa comunque difficile potersi affidare all’una o all’altra<br />

teoria. Non sorprende affatto leggere che uno scienziato<br />

possa fare importanti affermazioni e come tanti altri possano metterle<br />

in discussione. Nell’ambito della metodologia d’allenamento<br />

la letteratura appare spesso divisa da sottilissimi particolari che,


immersi in un contesto multifattoriale, possono diventare talvolta<br />

irrilevanti e altre volte determinanti. La nostra cultura e il nostro<br />

buon senso devono darci la possibilitàdi essere pronti senza dimenticare<br />

però che stiamo lavorando per una squadra di calcio.<br />

La selezione tra i tanti modelli può diventare un vero problema<br />

ma è fondamentale ricordarsi che allenare un calciatore signfica<br />

allenare un’individualità che è a servizio della squadra. Sinceramente<br />

in qualità di preparatore atletico potrei suscitare qualche<br />

reazione non piacevole in quanto potrei far intendere che il mio<br />

non è un approccio scientifico. Sinceramente sono molto combattuto<br />

sulle varie teorie circa la potenza aerobica ma la realtà è anche<br />

un’altra. Perchè ci facciamo abbagliare spesso da scoperte<br />

sensazionali e poi si ritorna sempre ad usare i mezzi di allenamento<br />

tradizionali? Probabilmente è il timore che adottando nuove<br />

strategie, nel caso in cui non avessimo i risultati sperati, potremmo<br />

essere accusati di essere stati troppo innovatori.<br />

Io penso che c’è evoluzione quando e laddove l’insuccesso potrebbe<br />

essere solo un punto di ripartenza. Ma nel calcio ciò non<br />

può accadere e allora non può esserci evoluzione.<br />

Ogni preparatore protende verso un mezzo piuttosto che verso un<br />

altro e le scelte sono dettate anche qui da tanti particolari:<br />

- l’efficacia del mezzo, l’adattabilità del mezzo al singolo,<br />

- l’importanza primaria o secondaria della qualità che si vuole stimolare,<br />

il rapporto che il preparatore deve avere con l’allenatore,<br />

con la sua didattica, con il suo tipo di gestione, con la sua<br />

metodologia di allenamento e potrei citare tante altre ragioni.<br />

Quindi di fronte al quesito “potenza aerobica sì, potenza aerobica<br />

no” io ritengo doveroso e possibile perseguire obiettivi tecnico/tattici<br />

durante una esercitazione che sia nello stesso tempo<br />

anche condizionale. Ritengo comunque fisiologicamente utile allenare<br />

la potenza aerobica nel calciatore in quanto considero il<br />

calcio una disciplina in cui:<br />

- si alternano fasi aerobiche a fasi anaerobiche;<br />

- la frequenza cardiaca testimonia l’intervento del sistema cardiocircolatorio;<br />

- i livelli di lattato durante una gara sono tali da richiedere l’intervento<br />

del sistema aerobico ai fini del suo smaltimento;<br />

- i livelli di lattato durante una gara sono tali da richiedere l’intervento<br />

del sistema anaerobico ai fini della sua produzione cioè<br />

con un esercizio simile alla gara.<br />

Considerando altri fattori sono particolarmente attratto dalla<br />

scuola norvegese e soprattutto dalle rilevazioni fatte su atleti con<br />

una notevole potenza aerobica. Questo sebbene la scuola non abbia<br />

fatto ancora luce su alcuni aspetti del lavoro di potenza aerobica<br />

con la palla per l’impossibilitàdi fare una valutazione precisa<br />

sul carico interno sostenuto dal giocatore.<br />

Alcuni docenti del corso di preparatore atletico professionista tenutosi<br />

a <strong>Coverciano</strong> hanno sottolineato una tendenza della quale<br />

io sono molto convinto:la necessita di ricercare il mezzo di allenamento<br />

che sia più efficace e più vicino al gesto specifico. Negli<br />

atleti di alta prestazione considero possibile una tale applicazione<br />

considerando l’aspetto morfo-funzionale dei vari calciatori.<br />

Ottimizzare significa migliorare e migliorare significa tirar fuori il<br />

meglio da ognuno come meglio si può.<br />

PERCHÈ LE ESERCITAZIONI SPECIALI<br />

Nella scelta del mezzo di allenamento è necessario poter ponderare<br />

quale sia la strategia più efficace per il raggiungimento del<br />

nostro obiettivo. Bisogna inoltre valutare se durante l’applicazione<br />

dei nostri metodi non vengano trascurate quelle che sono le<br />

altre qualità importanti della nostra disciplina. E la scelta dei mezzi<br />

di allenamento, per il miglioramento della resistenza, proposti<br />

dai fisiologi Wisloff e Bangsbo, si rivelano, secondo il mio punto<br />

di vista, molto efficaci per tante ragioni:<br />

1. - Per la specificitàdell’allenamento<br />

La particolare complessità multifattoriale della prestazione calcistica,<br />

e mi riferisco ai fattori tecnici, tattici, psichici e fisici, solleva<br />

diverse opinioni tra gli addetti ai lavori, senza poter determinare<br />

in termini esatti l’entità di incidenza di ciascuno di essi. Negli ultimi<br />

anni, ai nostri calciatori sono stati somministrati mezzi di allenamento<br />

troppo orientati allo sviluppo delle qualità fisiche che si<br />

ritengono importanti ai fini della prestazione. Negli studi fatti sono<br />

molti a ritenere che le capacità condizionali della perstazione<br />

calcistica raggiungano il loro sviluppo ottimale solo se allenate separatamente<br />

dagli altri elementi. Non sono mancate quindi sui nostri<br />

campi di calcio, esercitazioni prettamente atletiche senza o con<br />

scarsi contenuti di ordine tecnico e tattico.Al momento ritengo che<br />

l’unica capacitàche possa e debba, tra l’altro non sempre, essere<br />

19


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

20<br />

PREPARAZIONE FISICA<br />

sviluppata senza l’uso della palla, sia la forza. Ma non dimentichiamo<br />

che la prestazione calcistica non può essere considerata<br />

come il risultato di una semplice sommatoria di elementi diversi<br />

ma di una interazione assoluta di essi. Se si trascura il collegamento<br />

tra allenamento tecnico-tattico e condizionale, può avvenire<br />

che, nonostante siamo in possesso di capacitàcondizionali elevate,<br />

in gara le azioni di gioco risultano inefficaci e le prestazioni<br />

individuali e dell’intera squadra insoddisfacenti.<br />

2. - Per la efficacia dell’allenamento mediata anche da<br />

una più alta motivazione al gioco.<br />

Il gioco è considerato un’esperienza fondamentale nelle varie stagioni<br />

dello sviluppo dell’uomo. Il gioco come elemento di piacere<br />

e benessere non abbandona mai l’uomo in qualsiasi momento<br />

della sua vita ed è considerato, come l’agonismo, una delle motivazioni<br />

fondamentali dell’atleta. Se il gioco è vissuto serenamente<br />

permette anche l’estrinsecazione della creatività che genera<br />

quella che viene definita l’invenzione geniale. Il calcio soprattutto<br />

abbisogna di creatività per essere uno spettacolo appassionante,<br />

di calciatori che sappiano inventare soluzioni geniali, creative,<br />

alternative. E attraverso il gioco è possible ottenere questo<br />

ed altro.<br />

Nelle varie fasi di un allenamento di resistenza è facile osservare<br />

come, in alcuni giocatori, zone di alta intensità determinate in base<br />

alla frequenza cardiaca massima, siano irraggiungibili. Qualora<br />

vengano raggiunte resta la grande difficoltàdi riuscire a mantenerle<br />

per diversi minuti. Si assiste a questa difficoltà anche pro-<br />

ponendo esercitazioni di corsa pura intermittente simile al modello<br />

di gara rendendo difficoltoso il raggiungimento dell’obiettivo,<br />

a differenza di quello che accade durante una partitina organizzata<br />

e durante alcuni periodi di una gara ufficiale. È vero che<br />

la frequanza cardiaca espressa può essere il risultato di una sommatoria<br />

di effetti non solo fisiologici. Sicuramente la componente<br />

emotiva, per esempio, può sovrastimare quello che potrebbe essere<br />

il risultato del carico interno fiosiologico prodotto dall’esercizio<br />

ma tutto ciò accade anche in qualsiasi momento di una gara.<br />

È interessante notare come attraverso le esercitazioni speciali<br />

il calciatore debba necessariamente vivere, affinchè possa dimostrare<br />

il suo stato di forma, una situazione agonistica in cui è necessaria<br />

la massima espressione tecnica, tattica e condizionale.<br />

Tutto ciò può in un certo senso aiutare l’allenatore a poter fare le<br />

dovute considerazioni personali circa la condizione psico-fisica<br />

dei suoi calciatori evitando di attendere la fine di una settimana<br />

prima di decidere gli uomini che dovranno scendere in campo.<br />

3. - Per l’obiettivo tecnico-tattico perseguibile anche<br />

attraverso un’esercitazione condizionale.<br />

Durante la competizione calcistica non è tanto importante che<br />

ogni singolo giocatore corra di più e più velocemente, quanto e<br />

soprattutto che corra meglio; è importante che il calciatore riesca<br />

ad esprimere una corsa più adeguata allo svolgimanto del gioco<br />

e cerchi di inserirsi meglio e con maggiore efficacia in determinate<br />

fasi della gara. Lo sviluppo della potenza aerobica potrebbe essere<br />

effettuata con la palla tramite esercitazioni tecnico-tattiche<br />

ricreando situazioni simili alla gara.<br />

4. - Un allenamento di gruppo individualizzato per l’impiego<br />

delle abilità specifiche e delle capacità condizionali<br />

richieste nei vari reparti e per raggiungere, non solo attraverso<br />

le gare, una condizione psico-fisica ottimale.<br />

Motivo convincente di un allenamento condizionale basato sul<br />

gioco è che pochi altri mezzi sono in grado di esercitare in modo<br />

così completo la resistenza specifica. Con l’aiuto di questo metodo<br />

integrato nel gioco, comprendente anche tutte le forme specializzate<br />

dal 1 : 1, 1 : 2 e fino al 5 : 5 o 8 : 8 su campi di diverse<br />

dimensioni, si allenano in modo complesso ed esclusivo le capacitàspecifiche<br />

di resistenza che sono richieste nel gioco del calcio.<br />

Il particolare pregio di un allenamento della resistenza basato sul


gioco sta soprattutto nel confronto continuo, tipico del gioco, con<br />

l’avversario, che provoca un miglioramento singolare delle funzioni<br />

di tutti i sistemi interessati che non si otterrebbe mai con un<br />

allenamento normale. Dunque, contribuisce molto al miglioramento<br />

dello stato di allenamento la partecipazione alle gare, perchè<br />

provoca una sollecitazione completa di tutte le scorte psicofisiche<br />

della prestazione: soprattutto negli atleti che hanno già<br />

raggiunto un alto livello, questo stimolo permette un’ulteriore<br />

manipolazione dell’omeostasi e dei meccanismi di adattamento<br />

relativi. È un dato empirico come la gara rappresenti la forma più<br />

precisa per controllare tutti i fattori psicofisici che determinano la<br />

prestazione e ci chiarisce se le scelte sull’impostazione dell’allenamnento,<br />

sui metodi e contenuti erano giusti.<br />

5. - Per la possibilità di poter gestire l’intensità di lavoro<br />

secondo le dimensioni del campo di allenamento,<br />

il numero dei partecipanti e le regole del gioco.<br />

Con un’attenta osservazione è possibile notare come lo spazio in<br />

cui viene svolto l’esercizio è la base di partenza per tendere verso<br />

un’obiettivo piuttosto che un altro. La grandezza del campo e il<br />

numero dei partecipanti è inversamente proporzionale all’intensità<br />

del lavoro. Il perseguimento di obiettivi tattici può, in alcuni casi,<br />

ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo condizionale.<br />

Io ritengo che questo argomento sia il punto più importante del<br />

nostro lavoro. Spero in un prossimo futuro di poter sviluppare in<br />

maniera esaustiva questo aspetto determinante per il raggiungimento<br />

delle nostre finalità.<br />

LA FREQUENZA CARDIACA COME STRUMENTO DEL<br />

RILEVAMENTO DELLO SFORZO E DELLA<br />

PROGRAMMAZIONE DEL’ALLENAMENTO<br />

Negli allenamenti di resistenza il rilevamento della frequenza cardiaca<br />

rappresenta uno dei mezzi più utili e pratici per la programmazione<br />

e il controllo delle esercitazioni. L’importanza della<br />

misurazione della frequenza cardiaca si basa sul fatto che essa<br />

permette di valutare, seppure in maniera non molto attendibile in<br />

quanto può essere influenzata da una serie di fattori, il carico interno<br />

e con ciò il livello d’intensità dell’allenamento. Inoltre il rilevamento<br />

della frequenza cardiaca può servire anche ad effettuare<br />

dei controlli durante l’allenamento per dedurre se il gioca-<br />

tore svolge la seduta di lavoro con il giusto impegno. Valutando<br />

inoltre la media percentuale riscontrata nelle esercitazioni speciali<br />

svolte dall’allenatore, è possibile effettuare una più razionale<br />

programmazione del microciclo.<br />

Tra i test utili per il rilevamento della frequenza cardiaca massima<br />

mi è parso molto utile il test di Leger. Questo test, non molto gradito<br />

dai calciatori, oltre a determinare la capacitàdi resistenza del<br />

soggetto e la stima del massimo consumo d’ossigeno, può rappresentare<br />

il punto di partenza del nostro lavoro. Nella mia brevissima<br />

esperienza ho notato che non tutti i calciatori però svolgono<br />

il test in forma massimale ottenendo quindi una frequenza<br />

cardiaca massima non reale. L’osservazione delle registrazioni<br />

delle frequenze cardiache espresse durante le esercitazioni speciali<br />

proposte nelle normali sedute di allenamento mi hanno permesso<br />

di aggiornare le frequenze cardiache massime e quindi<br />

chiedere maggior impegno dei calciatori nelle esercitazioni svolte<br />

successivamente. Questo particolare, tra l’altro noto a tutti gli allenatori,<br />

può dimostrare che l’allenamento con la palla sia stimolante<br />

come nessun altro mezzo di allenamento.<br />

LE ESERCITAZIONI SPECIALI, GLI OBIETTIVI PERSEGUIBI-<br />

LI E LE FREQUENZE CARDIACHE ESPRESSE<br />

2 : 2 con le sponde<br />

Numero dei giocatori impegnati : 8 (4 che lavorano e 4 che recuperano);<br />

durata dell’esercizio : da 3 a 5’;<br />

dimensioni del campo : 20 x 15 mt oppure 22 x 18 mt;<br />

regole: 1) tocco libero x chi gioca dentro; 2) uno o due tocchi rapidi<br />

x le sponde; 3)non si può giocare fra sponde;<br />

obiettivi tecnici: controllo e passaggio, copertura della palla, contrasto,<br />

esecuzione del gesto in regime di fatica, dribbling;<br />

21


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

22<br />

PREPARAZIONE FISICA<br />

obiettivi tattici: 1 : 1 offensivo e difensivo, posizionamento difensivo<br />

alla ricerca dell’intercettamento della palla, marcamento<br />

degli uomini dentro al campo, marcamento, creazione di spazio;<br />

obiettivo tattico di squadra: creare un 4 : 2 nella porzione di campo<br />

dove agiscono le proprie sponde, quindi utilizzando il concetto di<br />

“palla all’appoggio” (esempio 1) e palla filtrante (esempio 2);<br />

esempio 1 esempio 2<br />

obiettivo condizionale: miglioramento del massimo consumo<br />

di ossigeno;<br />

F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 90-95 % della f. c.<br />

max;<br />

Esempio di 2 ripetizioni x 4’ e 45” di lavoro di un attaccante<br />

con F. C. max di 193 bpm (in neretto 4’ e 45” effettivi di lavoro )<br />

1^ SERIE<br />

00:20:00 96 105 110<br />

00:21:00 129 146 155 160 165 167 168 169 170 171 172 174<br />

00:22:00 175 176 175 177 177 179 179 178 178 178 179 178<br />

00:23:00 179 178 176 176 177 178 180 181 182 181 179 179<br />

00:24:00 179 180 180 179 180 181 180 180 180 181 179 178<br />

00:25:00 178 177 177 177 174 176<br />

2^ SERIE<br />

00:32:00 117 125 133 143 148 153 157 159<br />

00:33:00 162 165 168 170 172 173 173 174 174 176 177 178<br />

00:34:00 178 178 178 178 177 179 180 181 181 181 181 181<br />

00:35:00 179 179 179 180 182 182 181 181 180 181 180 181<br />

00:36:00 182 181 180 179 180 180 181 182 183 184 184 183<br />

00:37:00 180<br />

Esempio di 2 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista<br />

esterno con F. C. max di 202 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />

1^ SERIE<br />

00:44:00 154 171 172 172 179 181<br />

00:45:00 183 183 184 184 183 185 186 187 188 187 188 189<br />

00:46:00 190 190 192 193 193 199 194 193 192 192 192 193<br />

00:47:00 194 194 195 194 195 193 193 194 194 193 194 192<br />

00:48:00 193 192 194 194 191 193<br />

2^ SERIE<br />

00:54:00 161 165 166 166 167 168<br />

00:55:00 172 173 175 179 181 182 182 184 186 185 185 185<br />

00:56:00 185 184 184 184 186 187 189 189 189 187 186 188<br />

00:57:00 190 190 191 190 190 190 189 190 191 190 192 191<br />

00:58:00 194 193 192 193 191 191<br />

Esempio di 2 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista<br />

esterno con F. C. max di 194 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />

1^ SERIE<br />

00:42:00 117 128 139 151 156 158<br />

00:43:00 162 165 167 171 172 174 175 175 174 174 174 174<br />

00:44:00 174 175 176 177 177 176 178 179 180 181 182 181<br />

00:45:00 182 180 181 182 181 181 179 179 180 179 178 178<br />

00:46:00 178 178 178 178 178 177<br />

2^ SERIE<br />

00:52:00 119 144 150<br />

00:53:00 164 166 169 169 171 173 174 175 176 177 177 178<br />

00:54:00 178 179 180 179 180 179 180 180 179 178 178 179<br />

00:55:00 179 179 179 178 179 180 180 180 180 180 180 180<br />

00:56:00 179 178 177 176 174 172 170 167 161<br />

Considerazione metodologiche<br />

Svolgendo il 2:2 in uno spazio quadrato (per esempio 18x18 mt)<br />

si può anche far giocare la sponda su lati opposti;<br />

campo: 18 x 18 mt;<br />

stesse regole;<br />

stessi obiettivi;<br />

Non è invece opportuno giocare con 4 sponde jolly perché si crea<br />

un 6:2 che genera difficoltà per il recupero della palla. Tuttavia da<br />

un punto di vista fisico dovrebbe essere piu impegnativo per tutti<br />

perche’ costringe ancora di più i quattro che giocano dentro ad<br />

un ad un marcamento totale uomo: uomo.


campo: 15 x 15 mt;<br />

durata ideale: 2/3/4’;<br />

regole: due tocchi x chi gioca dentro oppure tocco libero;<br />

stessi obiettivi tecnico-tattici;<br />

Nei vari tipi di 2 : 2 l’inserimento della regola dei due tocchi dentro<br />

ed uno fuori rende l’esercitazione un pò più frenetica; si può<br />

anche concedere in questo caso un passaggio fra sponde per stimolare<br />

lo spostamento del gioca da una posizione all’altra di<br />

campo e quindi lo smarcamento, il marcamento ecc. . .<br />

L’esercitazione assume un carattere più competitivo quando si<br />

inserisce il conteggio preciso dei passaggi completati: contiamo,<br />

sommandoli, i passaggi completati nell’intera serie; contiamo la<br />

differenza di passaggi fra le due squadre; contiamo i passaggi<br />

completati per ogni possesso di palla e diamo come obiettivo il<br />

record da superare.<br />

N. B. :quando si gioca con le sponde a due tocchi rapidi è bene<br />

dare valore doppio ai passaggi fra i due giocatori interni.<br />

<strong>Imp</strong>ortante: per passaggio completato è da intendere, in questo<br />

caso, un passaggio pulito senza tocchi intermedi, né generato da<br />

un contrasto.<br />

2 : 2 con porte e portieri<br />

Numero dei giocatori impegnati: 4 o 8 (4 che lavorano e 4 che<br />

recuperano oppure i 4 che recuperano fungono da sponde);<br />

durata dell’esercizio: da 3 a 4’;<br />

dimensioni del campo: 20x15 mt oppure 22x18 mt;<br />

obiettivi tecnico-tattici: restano gli stessi del 2:2 a possesso ma<br />

va aggiunto fra quelli tecnici il tiro in porta e fra quelli tattici, dal<br />

punto di vista difensivo, il marcamento e la relativa copertura, la<br />

concentrazione difensiva (intesa come difesa della porta), la<br />

capacità di trasformare l’azione da difensiva in offensiva, l’indirizzo<br />

dell’avversario in possesso di palla verso l’esterno;<br />

obiettivo condizionale: miglioramento del massimo consumo<br />

di ossigeno;<br />

F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 90-95 % della f. c. max;<br />

Considerazione metodologiche<br />

Le rimesse in gioco è opportuno che siano effettuate dal centro<br />

del campo da parte del mister. La rimessa si effettua verso la<br />

squadra a cui spetta (anche dopo tiro in porta); non c’è fuorigioco.<br />

Esempio di 2 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista centrale<br />

con F. C. max di 186 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />

1^ SERIE<br />

00:24:00 118 127 137 148 152<br />

00:25:00 156 158 159 162 164 165 165 165 166 167 169 170<br />

00:26:00 171 172 171 172 172 173 174 174 174 173 174 173<br />

00:27:00 174 174 174 174 175 175 175 174 175 176 176 177<br />

00:28:00 178 179 180 183 184 184 183<br />

2^ SERIE<br />

00:34:00 128 133 141 146 150 152 157 158 161 164 166<br />

00:35:00 167 169 170 171 172 173 174 174 175 176 176 176<br />

00:36:00 177 178 179 180 179 179 178 178 179 179 178 178<br />

00:37:00 177 177 177 177 178 178 178 178 177 177 178 178<br />

00:38:00 179<br />

Esempio di 2 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista centrale<br />

con F. C. max di 182 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />

1^ SERIE<br />

00:45:00 129 139 146 153 157<br />

00:46:00 160 163 166 167 167 167 167 169 169 168 168 167<br />

00:47:00 168 168 168 169 170 171 172 172 172 171 170 170<br />

00:48:00 170 169 168 167 166 165 163 164 164 165 165 166<br />

00:49:00 166 167 167 170 171 171 170<br />

23


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

24<br />

PREPARAZIONE FISICA<br />

2^ SERIE<br />

00:55:00 125 131 144 151 156 157<br />

00:56:00 159 160 161 160 160 164 166 167 166 167 169 169<br />

00:57:00 168 168 167 166 164 163 164 164 164 165 165 166<br />

00:58:00 166 166 166 165 167 167 167 166 165 165 166 169<br />

00:59:00 170 171 171 171 171 171<br />

Esempio di 2 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista centrale<br />

con F. C. max di 182 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />

1^ SERIE<br />

00:20:00 119 130 143<br />

00:21:00 154 158 163 166 168 170 171 172 171 171 171 171<br />

00:22:00 171 171 170 171 170 171 173 173 172 173 173 173<br />

00:23:00 173 174 175 175 174 173 173 173 173 173 173 172<br />

00:24:00 172 171 170 169 169 168 168 167 166<br />

2^ SERIE<br />

00:29:00 106<br />

00:30:00 129 140 148 155 156 161 164 166 167 167 169 171<br />

00:31:00 172 173 173 172 172 171 170 169 170 170 171 172<br />

00:32:00 173 174 174 173 173 172 171 171 172 173 173 172<br />

00:33:00 172 171 170 169 169 170 170 171 171 170 168<br />

2 : 2 con porte, portieri e sponde<br />

All’esercitazione di 2 : 2 con porte e portieri possiamo inserire<br />

delle sponde(altri 4 calciatori) da posizionare nella metà campo<br />

offensiva al fianco della porta.<br />

Campo : 20 x 15 mt;<br />

durata ideale :2/3/4’;<br />

regole: la sponda gioca ad 1 tocco e non può fare gol;<br />

stessi obiettivi tecnico-tattici;<br />

3 : 3 con porte, portieri e sponde<br />

L’esercitazione di 2 : 2 con porte e portieri e sponde può essere<br />

estesa a 6 giocatori (12 se si condiderano le sponde che eseguono<br />

un recupero attivo), per eseguire un 3 : 3 ritoccando la durata<br />

dell’esercizio e le dimensioni del campo.<br />

Campo : 20 x 25 mt;<br />

durata ideale :3/4’;<br />

regole: la sponda gioca ad 1 tocco e non può fare gol;<br />

stessi obiettivi tecnico-tattici;<br />

esempio di 3 ripetizioni x 4’ di lavoro di un difensore centrale<br />

con F. C. max di 180 bpm (in neretto 4’ effettivi di lavoro)<br />

1^ SERIE<br />

00:20:00 111 114 117 121 129 133<br />

00:21:00 133 133 151 156 157 158 159 161 163 163 163 161<br />

00:22:00 162 161 158 157 158 159 158 159 159 159 161 162<br />

00:23:00 163 163 164 166 165 164 163 163 163 164 167 168<br />

00:24:00 168 168 167 166 164 160<br />

2^ SERIE<br />

00:30:00 141 147 150 152 153 154 156<br />

00:31:00 158 158 160 161 162 162 162 163 165 167 168 169<br />

00:32:00 168 168 168 168 168 168 167 167 167 167 167 167<br />

00:33:00 167 168 168 168 167 165 164 162 161 161 161 164<br />

00:34:00 165 166 168 167 166<br />

3^ SERIE<br />

00:40:00 134<br />

00:41:00 150 152 157 159 161 162 163 165 166 166 166 165<br />

00:42:00 165 165 165 166 167 167 167 164 166 166 168 169<br />

00:43:00 171 171 170 170 169 169 170 171 171 171 171 170<br />

00:44:00 170 169 169 169 170 171 172 172 171 171 170<br />

Esempio di 3 ripetizioni x 4’ di lavoro di un centrocampista<br />

centrale con F. C. max di 174 bpm<br />

(in neretto 4’ effettivi di lavoro )<br />

1^ SERIE<br />

00:22:00 123<br />

00:23:00 136 146 153 158 159 161 165 167 168 168 169 169<br />

00:24:00 169 170 169 170 170 170 169 168 168 168 169 169<br />

00:25:00 169 167 167 165 165 165 165 164 163 160 159 158<br />

00:26:00 158 160 161 163 163 164 162 163 161 161 162


2^ SERIE<br />

00:32:00 119 138 145 153 158<br />

00:33:00 160 162 163 163 166 165 167 168 168 168 169 169<br />

00:34:00 168 168 168 168 167 166 166 167 168 169 169 169<br />

00:35:00 169 169 170 170 170 171 170 169 168 167 166 165<br />

00:36:00 163 160 159 158 158 160 159<br />

3^ SERIE<br />

00:43:00 131 137 144 151 154 156 155 155 156 157 158 158<br />

00:44:00 158 158 158 160 161 164 165 166 167 167 166 167<br />

00:45:00 168 168 168 168 169 169 170 168 165 168 167 168<br />

00:46:00 170 171 171 170 169 169 168 168 169 169 169 168<br />

zona di meta<br />

2 : 2 con conquista della meta<br />

1,50 mt<br />

zona di meta 1, 50 mt<br />

Numero dei giocatori impegnati : 4 o 8 (4 che lavorano e 4<br />

che recuperano);<br />

durata dell’esercizio : da 2/3 a 4’;<br />

dimensioni del campo : 20 x 15 mt;<br />

regole: tocco libero. Si potrebbe anche introdurre la regola del<br />

fuorigioco nella metà campo offensiva;<br />

finalità: portare la palla nell’area di meta (150 cm di profondità)<br />

in conduzione o con un passaggio e inserimento del compagno.<br />

Non si può sostarenella zona di meta!!!<br />

obiettivi tecnici : stop, passaggio, dribbling e tutti quelli già<br />

menzionati;<br />

obiettivi tattici : a quelli importantissimi già menzionati fra i<br />

quali 1:1 offensivo e difensivo, posizionamento, marcamento,<br />

creazione di spazio ecc. , va aggiunto il marcamento e la copertura<br />

rinunciando però alla concentrazione difensiva e quindi utilizzando<br />

le reciproche coperture su tutta e per tutta l’ampiezza<br />

dello spazio;<br />

obiettivo condizionale: miglioramento del massimo consumo<br />

di ossigeno;<br />

F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 90-95 % della f. c. max;<br />

Considerazione metodologiche<br />

La squadra che segna il punto si può far ripartire nell’altra direzione<br />

di attacco concedendogli quindi di nuovo il possesso di palla.<br />

Esempio di 2 ripetizioni x 3’ di lavoro di un difensore centrale<br />

con F. C. max di 180 bpm (in neretto 3’ effettivi di lavoro)<br />

1^ SERIE<br />

00:25:00 138 147 156 157<br />

00:26:00 157 163 166 165 164 164 164 164 163 163 165 163<br />

00:27:00 163 164 165 167 168 169 169 169 170 169 169 168<br />

00:28:00 169 170 170 168 169 170 169 171<br />

2^ SERIE<br />

00:32:00 130 141 144 154 157 158<br />

00:33:00 163 163 163 166 165 165 165 164 164 164 165 165<br />

00:34:00 166 166 168 168 167 168 168 167 168 168 169 169<br />

00:35:00 168 167 168 168 169 168<br />

Esempio di 2 ripetizioni x 3’ di lavoro di un centrocampista centrale<br />

con F. C. max di 182 bpm (in neretto 3’ effettivi di lavoro)<br />

1^ SERIE<br />

00:40:00 137 148 150 151 151 158 160 163 161 163 165<br />

00:41:00 166 167 167 164 161 162 163 163 163 163 164 165<br />

00:42:00 165 166 166 168 168 168 168 167 166 167 168 168<br />

00:43:00 167<br />

2^ SERIE<br />

00:47:00 136 142 148 151 151 152 152 153 155 155 159 162<br />

00:48:00 162 168 170 171 170 169 168 165 165 166 168 168<br />

00:49:00 168 168 165 162 158 158 161 162 164 160 164 167<br />

5 : 5 con porte e portieri con “zona franca”<br />

Numero dei giocatori impegnati: 10 + 2 portieri;<br />

durata dell’esercizio: da 8 a 10’;<br />

dimensioni del campo: 50 x 40 mt con zona franca di 4 – 5 – 6<br />

– 7 – 8 mt o linea di centrocampo a seconda del grado di impegno<br />

che vogliamo dare alla partitina. Più è ampia la zona franca<br />

e più la partitina è impegnativa;<br />

regole : tocco libero.<br />

In questo tipo di partita manteniamo di certo gli obiettivi tecnico-tattici<br />

già visti precedentemente; tuttavia il fatto di essere<br />

cinque giocatori ogni squadra impone anche un’organizzazzione<br />

collettiva che si manifesta ad esmpio nell’attuare le fasi di pres-<br />

25


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

26<br />

PREPARAZIONE FISICA<br />

sione e pressing oppure nell’occupare con due o tre uomini gli<br />

“spazi pericolosi” per concludere dopo un cross sulle fasce. quindi<br />

il 5 : 5 è un’esercitazione che deve avere le sue finalità atletiche.<br />

Tuttavia rischia di diventare una partita troppo “tattica” o<br />

comunque giocata a ritmi troppo bassi.<br />

Obiettivo condizionale: allenamento della soglia anaerobica;<br />

F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 80-85 % della f. c. max;<br />

Considerazione metodologiche<br />

Si gioca sempre senza fuorigioco dando così alle squadre la possibilità<br />

di allungarsi; il gol è valido quando i giocatori della squadra<br />

in attacco hanno tutti superato la zona franca e sono nella<br />

metà campo offensiva (si può eventualmente raddoppiare il valore<br />

del gol se i difendenti non si trovano tutti nella metà campo<br />

difensiva); per aumentare l’intensità dell’esercitazione è certamente<br />

meglio il gioco a tocco libero. Giocando a due tocchi bisogna<br />

ragionare più di squadra amplificando l’attenzione sulla<br />

pressione ed il pressing. Comunque bisogna sempre chiedere una<br />

grande aggressività sul portatore di palla. Le varianti a questi<br />

principi base sono molteplici ma comunque vale la pena citare:<br />

- numero di passaggi limitati (3 o 4) per poi superare la metà campo<br />

- regola della “liberazione vietata” che impone non un rinvio<br />

lungo subito oltre la zona franca ma costringe ad effettuare un<br />

fraseggio o comunque a compiere almeno 4 – 5 passaggi prima<br />

di poter giocare lungo(in questo caso la squadra che ha perso<br />

palla dovrà riaggredire forte nella zona offensiva.<br />

- regola dei tocchi diversificati assegnando i due tocchi ad una squadra<br />

ed il tocco libero all’altra. È molto importante, come del resto<br />

in tutte le altre partitine viste avere a bordo campo un numero di<br />

palloni che garantiscono la continuità dell’esercitazione.<br />

Esempio di 3 ripetizioni x 8’ di lavoro x 1’1/2 di recupero di<br />

un difensore esterno con F. C. max di 181 bpm (in neretto 8’<br />

effettivi di lavoro)<br />

1^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />

00:31:00 133 150 156 156 158 161 163<br />

00:32:00 166 167 168 167 168 167 167 168 170 171 171 171<br />

00:33:00 169 170 171 171 172 173 174 173 167 166 166 167<br />

00:34:00 169 168 169 165 167 170 167 161 158 156 158 159<br />

00:35:00 162 164 167 169 170 170 171 171 171 169 168 168<br />

00:36:00 170 171 173 173 172 172 172 172 173 174 175 174<br />

00:37:00 173 173 174 175 175 175 174 174 168 168 169 169<br />

00:38:00 169 167 166 167 169 172 173 172 174 175 177 178<br />

00:39:00 177 177 178 178 177 175<br />

2^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />

00:41:00 131 140 141 144 150 156 159 159<br />

00:42:00 170 171 170 168 167 167 167 166 163 161 162 166<br />

00:43:00 167 166 164 159 155 153 152 152 157 158 163 164<br />

00:44:00 164 164 169 170 172 173 173 172 171 170 171 170<br />

00:45:00 168 176 177 175 173 172 173 172 173 173 172 172<br />

00:46:00 168 170 171 170 169 168 167 167 167 170 172 172<br />

00:47:00 175 175 171 172 171 170 166 162 159 159 159 158<br />

00:48:00 161 163 163 164 164 168 171 174 176 176 175 168<br />

00:49:00 168 168 165 162<br />

3^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />

00:51:00 146 154 158 163 163 162 161 160 162 164<br />

00:52:00 162 162 163 164 166 167 168 170 172 173 173 173<br />

00:53:00 171 170 169 171 171 171 172 173 173 175 174 174<br />

00:54:00 174 173 170 170 168 167 166 167 164 162 164 166<br />

00:55:00 166 168 169 170 170 172 172 176 178 178 177 176<br />

00:56:00 176 176 173 173 172 171 170 169 167 167 167 166<br />

00:57:00 164 161 160 161 163 164 165 165 167 168 172 173<br />

00:58:00 174 172 170 170 170 172 174 173 173 174 175 174<br />

00:59:00 172 169<br />

Esempio di 3 ripetizioni x 8’ di lavoro x 1’1/2 di recupero di<br />

un difensore esterno con F. C. max di 194 bpm<br />

1^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />

00:31:00 127 144 148 152 148 145 148<br />

00:32:00 155 158 158 159 161 166 168 168 167 166 166 168<br />

00:33:00 171 174 174 176 176 180 182 183 182 182 181 180<br />

00:34:00 180 179 176 173 170 167 162 163 164 167 172 177<br />

00:35:00 182 185 186 186 182 180 183 185 184 184 185 186<br />

00:36:00 187 187 187 186 184 184 185 184 184 185 187 189<br />

00:37:00 188 188 187 187 187 186 184 181 181 181 183 184<br />

00:38:00 184 183 183 184 185 186 186 186 184 183 183 183<br />

00:39:00 182 182 182 183 183 180


2^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />

00:41:00 157 166 173 176<br />

00:42:00 179 181 180 179 177 176 177 179 178 176 178 180<br />

00:43:00 181 180 178 174 176 177 179 180 181 182 182 181<br />

00:44:00 181 181 183 186 187 189 188 187 187 188 188 187<br />

00:45:00 186 186 185 183 184 186 188 188 189 189 188 187<br />

00:46:00 187 187 187 186 184 185 185 185 186 187 186 186<br />

00:47:00 185 185 184 183 182 182 181 180 177 177 176 176<br />

00:48:00 176 175 176 180 183 188 190 192 191 191 190 189<br />

00:49:00 189 189 189 186 185 184 182 180<br />

3^ SERIE (CON LINEA DI CENTROCAMPO)<br />

00:52:00 165 166 165 165 179 178 179 178 178 178 181 183<br />

00:53:00 185 185 185 185 184 183 182 181 180 178 178 177<br />

00:54:00 179 180 181 182 181 179 180 181 182 182 182 183<br />

00:55:00 184 186 187 186 186 184 182 184 186 186 186 186<br />

00:56:00 185 185 184 184 180 181 181 181 182 184 185 186<br />

00:57:00 187 186 184 183 182 182 183 183 182 181 181 180<br />

00:58:00 180 182 184 186 187 188 190 189 189 188 188 187<br />

00:59:00 184 182 179 177 175 172 170 167 165 158 160 160<br />

5 : 5 con 4 porte piccole e zona franca<br />

Numero dei giocatori impegnati : 10 + 2 portieri;<br />

durata dell’esercizio : da 6 a 8’;<br />

dimensioni del campo : 50 x 40 mt con zona franca di 4 – 5 –<br />

6 – 7 – 8 mt a seconda del grado di impegno che vogliamo dare<br />

alla partitina. Più è ampia e più è impegnativa;<br />

dimensioni porticine : 2 mt;<br />

obiettivo condizionale: allenamento della soglia anaerobica;<br />

F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 80-85 % della f. c. max;<br />

Le specificità della partitina a 4 porte piccole la ritroviamo nella<br />

difficoltà ulteriore della squadra difendente di coprire tutta l’ampiezza<br />

del campo seppure con pochi uomini. Chi attacca potrà<br />

chiaramente sfruttare il concetto di ampiezza alla ricerca dello<br />

spiraglio buono anche aumentando la tendenza al possesso palla<br />

e quindi anche in questo caso va richiesta la massima aggressività<br />

sul possessore di palla.<br />

Non sono riportati gli esempi delle frequenze cardiache<br />

espresse , ma la tendenza della frequenza cardiaca, durante<br />

una partitina 5 : 5 in un campo di 50 x 40 mt con porticine,<br />

è leggermente superiore all’esempio precedente (cioè<br />

il 5 : 5 con porte e portieri e linea da centrocampo da superare).<br />

Da qui la necessità di ridurre il tempo di durata dell’esercizio.<br />

Altre forme di partitine tecnico-tattiche condizionali<br />

3 : 3 a possesso<br />

Numero dei giocatori impegnati : 6;<br />

durata ideale dell’esercizio : da 3’ e 30” a 4’;<br />

dimensioni del campo : 25 x 20 mt;<br />

obiettivi tecnici: controllo, passaggio, dribbling, copertura della<br />

palla, contrasto;<br />

obiettivi tattici : anzitutto il gioco a 3 uomini impone la doppia<br />

soluzione al possessore di palla e quindi può essere svolto senza<br />

l’ausilio delle sponde. In questa prospettiva va rimarcata la ricerca<br />

del marcamento e dell’occupazione razionale degli spazi; per i<br />

difendenti al contrario varrà eseguire bene il marcamento, il posizionamento<br />

preventivo sulle traiettorie di passaggio, l’intercettamento,<br />

l’1 : 1 difensivo;<br />

obiettivo condizionale: miglioramento del massimo consumo<br />

di ossigeno;<br />

F. C. raggiunta nel corso dell’esercizio: 90-95 % della f. c.<br />

max;<br />

Considerazione metodologiche<br />

Giocando a 3 tocchi limitati (due o tre) si richiede più movimento<br />

27


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

28<br />

PREPARAZIONE FISICA<br />

senza palla, ritmo più elevato ma chiaramente verrà meno il dribbling<br />

e quindi l’1 : 1 difensivo e diciamo che l’atteggiamento di<br />

chi difende sarà più orientato all’anticipo ed all’intercettamento.<br />

Il conteggio dei passaggi può avvenire come già visto nel 2 : 2.<br />

4 : 4 possesso<br />

Dimensioni : 25 x 25 mt<br />

durata :4’<br />

obiettivi tecnico-tattici : sono gli stessi già visti nel 3 : 3 ma<br />

un’attenzione particolare sarà da attribuire all’occupazione razionale<br />

degli spazi di gioco;<br />

Considerazione metodologiche<br />

Il gioco 4 : 4 può sfociare anche in una prima forma di partita con<br />

la regola della metà campo o con l’obbligo di superare una zona<br />

franca larga da 4 a 6 mt. Su spazio più stretto (30 x 25 mt) si può<br />

proporre anche l’ultima forma di partita a pressione con porte e<br />

portieri. Le dimensioni del campo per giocare il 4 : 4 con la zona<br />

franca sono di 40 x 35 mt.<br />

3 : 3 con 4 porte piccole<br />

Numero dei giocatori impegnati: 6;<br />

durata ideale dell’esercizio :2’ circa(svolte 2 serie nel contesto<br />

di una seduta di capacità lattacida);<br />

dimensioni del campo : 30 x 20 mt;<br />

obiettivi tecnico-tattci : valgono gli stessi visti nel 3 : 3 a possesso;<br />

regole: tocco libero;<br />

Considerazione metodologiche<br />

Si assegna il punto alla squadra ogni volta che riesce ad effettuare<br />

un passaggio (completato) fra le porticine oppure un giocatore conduce<br />

la palla dentro una delle stesse. Per stimolare il possesso palla<br />

da un lato e l’aggressività di chi difende dall’altro si può asseggnare<br />

il punto anche quando si effettuano 10 passaggi consecutivi.<br />

Da estendere al 4 : 4 (con 5 porte) ed al 5 : 5 (con 6 porte).<br />

ULTERIORI IPOTESI DI SVILUPPO<br />

Ulteriori sviluppi che possono avere queste esercitazioni con palla<br />

potrebbero essere presenti in partite che coinvolgono un numero<br />

più elevato di giocatori: quindi avremo un importante aspetto tattico<br />

associato comunque ad un obiettivo condizionale.<br />

PER REPARTI<br />

Attaccanti: difensori (6 : 4)<br />

Spazio: metà campo;<br />

Partendo dal rinvio del portiere i 6 giocatori d’attacco devono giocare<br />

per il gol; i difensori invece devono tendere alla riconquista<br />

della palla ed a portarla oltre la meta’ campo.<br />

Variante:possiamo dare alle punte il carattere di jolly e quindi<br />

avere costantemente in campo una situazione 6 : 4, o per realizzare<br />

il gol o per “andare in meta”.<br />

Considerazione metodologiche<br />

Il lavoro non è ben distribuito fra attaccanti e difensori essendo<br />

talvolta questi ultimi molto più impegnati.<br />

COLLETTIVO<br />

Partita a 3 squadre<br />

Spazio: tutto campo;<br />

numero ideale giocatori: 24 + 2 portieri;<br />

regole: tocco libero;<br />

conteggio gol: chi segna +1, chi subisce –1;


A B<br />

Nella metà campo A i verdi giocano per il gol mentre i rossi devono<br />

conquistare palla e superare la metà campo o in conduzione oppure<br />

in inserimento (non troppo profondo: max 2-3 mt oltre la metà<br />

campo); se ciò avviene nella metà campo B si gioca rossi : gialli.<br />

Considerazione metodologiche<br />

La squadra in attesa non deve stare troppo alta (va bene ai limiti<br />

o nei pressi dell’area di rigore). La squadra che conquista la metà<br />

campo deve velocemente accompagnare come tutti i suoi uomini.<br />

È una buona regola quella di giocare a 2 tocchi per la conquista<br />

della metà campo (costruzione del gioco rapida e senza rischi)<br />

e a tocco libero per la ricerca del gol (spazio all’imprevedibilità).<br />

L’obiettivo tattico principale per chi attacca è :cercare la conclusione;<br />

riaggredire alla perdita di possesso di palla; coperture preventive<br />

per evitare il contropiede. Per chi difende: concentrazione<br />

difensiva; ripartenza manovrata; equilibrio di squadra.<br />

Possesso palla : 5 : 5 (5 + 5 sponde)<br />

Dimensioni campo: 25 x 25 mt<br />

numero giocatori impegnati: 20;<br />

regole: si gioca 2 tocchi dentro e i tocco fuori;<br />

tempo ideale: 4’ x ripetizione cambiando ogni volta i giocatori<br />

dentro;<br />

Considerazione metodologiche<br />

Le sponde devono lavorare appena dentro il campo e non defilarsi<br />

al di fuori del perimetro. Si ottiene un punto con 10 passaggi<br />

ma i passaggi fra sponde, che si possono fare, non vanno conteggati.<br />

CONCLUSIONI<br />

Nel calcio l’allenamento condizionale, ogni qualvolta è possibile,<br />

dovrebbe essere svolto con la palla in sintonia con i fattori tecnico/tattici.<br />

Credo nell’importanza di elevate capacità atletiche<br />

dei calciatori così come in una buona organizzazione di gioco<br />

dove possano emergere anche le migliori qualità fisiche dei singoli.<br />

La frequenza cardiaca non è un preciso indicatore del carcico<br />

interno ma resta al momento un parametro di controllo molto<br />

utile e pratico nell’allenamento della resistenza con la palla.<br />

Questo mio semplice lavoro è il punto di partenza per ulteriori<br />

approfondimenti.<br />

Si ringraziano:<br />

Il mister Ivo Iaconi (Pescara Calcio) per aver accettato e condiviso<br />

le mie ipotesi di lavoro;<br />

il mister Fabio Micarelli (vice allenatore Pescara Calcio) per aver<br />

animato le varie esercitazioni in campo e per aver curato la parte<br />

tecnico/tattica di questo lavoro;<br />

il mister Emilio Tuccella (allenatore dei portieri Pescara Calcio) per<br />

la sua encomiabile disponibilità.<br />

Bibliografia<br />

-J. Weineck: la preparazione atletica del calciatore, Calzetti-<br />

Mariucci;<br />

-Massimo Cabrini: Psicologia nel calcio, Società stampa sportiva;<br />

-J. Bangsbo: Fisiologia del calcio, Kells “Sport e scienza”;<br />

-U. Wisloff/r. Salveson/e. Sigmustad: Lo sviluppo della prestazione<br />

nel calcio, Teknosport libri;<br />

-J. Bangsbo: La preparazione fisica nel calcio, Kells edizioni;<br />

-G. Leali: Notiziario del settore tecnico F. I. G. C. , N° 5 2002;<br />

-I dati relativi alle frequenze cardiache espresse durante le esercitazioni<br />

appartengono ai calciatori del Pescara militante nel campionato<br />

di Serie C 1 girone b nell’anno agonistico 2002-<strong>2003</strong>.<br />

29


30<br />

SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

RUOLI<br />

LA “GONDOLA” PER IL CORRETTO<br />

IMPATTO COL TERRENO DEL PORTIERE<br />

Di Massimo Cacciatori*<br />

N<br />

ella stagione sportiva in corso, per la prima volta il<br />

<strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong> ha inserito nell’ambito della tecnica<br />

calcistica, l’insegnamento della tecnica del portiere.<br />

Indubbiamente è stata colmata una lacuna, in quanto<br />

l’importanza del ruolo del portiere e l’evoluzione<br />

che ha subito negli ultimi anni, l’interesse sempre<br />

maggiore che esso suscita nei giovani, merita una conoscenza almeno<br />

di base che ogni tecnico dovrebbe avere.<br />

L’interesse e l’attenzione dei corsisti ha dimostrato l’utilità e la<br />

necessità di trattare l’argomento in modo specifico. Soprattutto in<br />

ambito dilettantistico tale utilità si è rilevata in maniera maggiore.<br />

In quanto, spesso, non si ha la possibilità di avere un collaboratore<br />

specifico per il portiere. Fin dall’avviamento al ruolo dei<br />

più giovani, per arrivare poi alla figura del portiere adulto, è bene<br />

considerare le diverse specifiche caratteristiche fisico-atletiche,<br />

tecnico-tattiche e mentali. Se è vero che ogni portiere tende ad<br />

una personalizzazione ed interpretazione del ruolo, è altrettanto<br />

vero che un corretto indirizzo di base aiuta certamente a crescere<br />

e a migliorarsi nel tempo. Un‘alta percentuale degli interventi<br />

del portiere implica il contatto col suolo (tuffi, rotolamenti, cadute<br />

con semicapovolte etc.) per cui una corretta impostazione nell’esecuzione<br />

di tali gesti è indispensabile nella formazione e preparazione<br />

generale.<br />

Una buona impostazione di base degli interventi a terra si ottiene<br />

ricercando la migliore coordinazione dei vari segmenti corporei<br />

(arti inferiori, tronco, arti superiori).Un esercizio fondamentale<br />

per tale scopo è la “gondola”. I punti d’impatto corporeo devono<br />

avere una precisa sequenza ed il tutto deve essere eseguito in<br />

funzione dell’intercettamento della palla e non come gesto fine a<br />

se stesso. Quindi la coordinazione dei movimenti, la giusta sequenza<br />

d’impatto corpo-terreno risultano importantissimi. I van-<br />

taggi che ne derivano sono molteplici di cui i più importanti sono:<br />

• diminuzione dei traumi nell’impatto col terreno (escoriazioni,<br />

distorsioni, borsiti, ematomi, fratture).<br />

• massimo allungamento del corpo e quindi maggiore copertura<br />

dello specchio della porta.<br />

• possibilità di tornare in posizione eretta senza l’appoggio a terra<br />

delle mani, quindi con • maggiori opportunità di ulteriore intervento.<br />

Negli interventi con traiettorie della palla rasoterra, la corretta dinamica<br />

(sequenza) dell’impatto col terreno è la seguente:<br />

1. malleolo esterno del piede;<br />

2. esterno ginocchio;<br />

3. anca;<br />

4. spalla.<br />

* Allenatore professionista di prima categoria - Docente ai corsi allenatori.


Di contro, nell’impatto a terra conseguente ad un intervento in<br />

volo, la sequenza è invertita:<br />

1. spalla;<br />

2. anca;<br />

3. esterno ginocchio;<br />

4. malleolo esterno piede:<br />

Spesso (soprattutto nei giovani e giovanissimi) l’alterazione di tali<br />

sequenza d’impatto provoca traumi ed è una delle principali<br />

cause di allentamento dei giovani dal ruolo.<br />

L’apprendimento e, quindi, la memorizzazione della dinamica coordinativa<br />

dell’esercizio denominato “gondola) deve avvenire<br />

contestualmente, se non addirittura preventivamente, alle esercitazioni<br />

tecniche d’impostazione specifica quali: presa, deviazioni,<br />

posizionamento, lateralizzazione, corretta battuta negli stacchi. In<br />

pratica, effettuando la “gondola”, il portiere utilizza la naturale<br />

oscillazione del corpo (seguendo sempre la sequenza d’impatto)<br />

per ottenere una distensione massimale costante ed un controllo<br />

quasi totale dei segmenti corporei col minimo dispendio energetico.<br />

Effettuando la “gondola” in modo corretto si noterà che il corpo<br />

sarà sempre allungato sul fianco e non tenderà a girarsi sulla<br />

schiena, mantenendo così la prospettiva del campo frontalmente.<br />

La “gondola” può essere eseguita anche distesi sul dorso ed in<br />

questo caso l’oscillazione avviene esclusivamente su tutta la colonna<br />

vertebrale, portando le braccia in distensione massima oltre<br />

il capo e, contemporaneamente, sollevando le gambe (max<br />

40-50 cm.) che rimarranno in leggera flessione. In questo caso il<br />

corpo è sempre massimamente disteso e parallelo al suolo. Volendo<br />

tornare in posizione eretta, si utilizza l’oscillazione del dorso<br />

e delle braccia come spinta iniziale e la gamba che andrà a<br />

staccare verrà incrociata sul terreno come appoggio dello stacco.<br />

La “gondola” eseguita sul ventre è utile quale movimento di contrasto<br />

a quello precedente oltre che quale distensione della colonna<br />

vertebrale, dei muscoli addominali, dei dorsali e dei glutei.<br />

L’esercitazione della “gondola” può avvenire a secco, col pallone<br />

in mano o col pallone a terra. Si può eseguire con partenza da fermo,<br />

effettuando brevi spostamenti nelle varie direzioni correndo<br />

in modo blando. In una seduta di allenamento l’esercitazione della<br />

“gondola” può essere collocata in qualunque fase del lavoro:<br />

corso della messa in azione, come preparazione tecnica specifica<br />

e fisico-atletica per i lavori successivi, oppure in una fase centrale<br />

quale lavoro tecnico specifico o in fase di recupero quale scarico.<br />

La “gondola” è quindi quell’insieme di movimenti coordinati<br />

che permettono al portiere, in ogni tipo di intervento che richieda<br />

il contatto col suolo, di effettuare il miglior gesto tecnico specifico,<br />

di avere una riduzione dei traumi, di ottenere la massima distensione<br />

muscolare e flessibilità articolare, di realizzare una buona<br />

copertura dello specchi della porta e realizzare un dispendio<br />

energetico minimo.<br />

Nei giovani portieri è indispensabile l’acquisizione di tali gesti, in<br />

quanto saranno sempre richiamati in futuro e potranno, se ben<br />

realizzati, potranno qualificarli come portieri di livello.<br />

31


32<br />

INTRODUZIONE<br />

I<br />

traumi distorsivi dell’articolazione<br />

tibio tarsica, rappresentano<br />

circa il 49% sul totale<br />

delle lesioni traumatiche<br />

negli sport di squadra.<br />

Il meccanismo di lesione primario,<br />

in assoluto, è in inversione,<br />

(90%, del totale): flessione plantare<br />

della tibio-tarsica, varismo sottoastragalico,<br />

flessione interna mediotarsica.<br />

Il legamento peroneo astragalico anteriore<br />

è nell’80% dei casi, quello più colpito.<br />

Diversi studi recenti confermano che l’entità<br />

delle lesioni, non sono relative allo<br />

standard di competizione, cioè sesso, età,<br />

altezza, numero delle partite giocate per<br />

settimana, ma alla quantità degli allenamenti<br />

sostenuti. La severità, la frequenza e<br />

durata della lesione influenzano il tempo<br />

di recupero clinico, funzionale e atletico<br />

del giocatore.<br />

Il trattamento è in relazione all’entità dell’evento<br />

traumatico. In genere rimane conservativo<br />

e il protocollo prevede varie<br />

forme di immobilizzazione funzionale<br />

(tutore ortopedico dinamico, taping, ecc)<br />

per proteggere l’articolazione da ulteriori<br />

stress in inversione, che porterebbero a<br />

delle instabilità croniche, permettendo<br />

contemporaneamente di mantenere un<br />

SEZIONE MEDICA<br />

RIABILITAZIONE<br />

IL CONTROLLO NEUROMUSCOLARE DELLA<br />

CAVIGLIA IN ESITI DI TRAUMA DISTORSIVO<br />

di Manzi V.*, D’Onofrio R.*, D’Ottavio S.*, Colli R.*, F.Cuzzolin**<br />

adeguato tono-trofismo senza abolire<br />

definitivamente gli stimoli propriocettivi.<br />

L’apparato capsulo – legamentoso svolge<br />

un ruolo meccanico, nel limitare i movimenti<br />

anomali, ed è supportato, nel controllo<br />

dell’articolazione, da numerosi<br />

recettori propriocettivi (corpuscoli di<br />

Ruffini, corpuscoli di pacini,terminazioni<br />

libere,organi di Golgi) che vengono stimolati<br />

con la loro messa in tensione<br />

Una compromissione dei meccanocettori<br />

implica una diminuzione del controllo<br />

automatico rivolto a regolare la coordinazione<br />

neuromuscolare. L’abolizione degli<br />

stimoli propriocettivi, si verifica per una<br />

crescente “deafferentazione” causata dell’immobilizzazione<br />

dell’articolazione,<br />

oppure per errori della comunicazione<br />

delle informazioni causate dall’evento<br />

lesivo che colpisce l’articolazione stessa .<br />

IL CONTROLLO NEUROMUSCOLARE<br />

Una buona stabilità meccanica ed un corretto<br />

controllo neuromuscolare della caviglia<br />

sono, dopo un trauma distorsivo della<br />

tibio-tarsica un importante fattore da perseguire,<br />

per consentire all’atleta un positivo<br />

ritorno allo sport, duraturo e senza recidive.<br />

La ricerca di entrambi gli aspetti,<br />

vanno considerati nel disegno progettuale<br />

di una pianificazione dell’allenamento. Un<br />

ritardo della durata della risposta neuromuscolare,<br />

può dar luogo ad un’instabilità<br />

dinamica dell’articolazione, con episodi<br />

distorsivi ricorrenti e un deterioramento<br />

del quadro anatomico.<br />

Il recupero degli equilibri del rapporto di<br />

forza inversori/eversori e la normalizzazione<br />

dell’attività muscolare dei flessori plantari<br />

e dorsali, risulta essere decisivo sia per<br />

la definitiva “restituzio ad integrum” , sia<br />

per la prevenzione delle recidive e delle<br />

instabilità dell’articolazione tibio-tarsica.<br />

Il monitoraggio e il training isocinetico,<br />

devono orientarsi sull’utilizzo di regimi di<br />

contrazione concentriche ed eccentriche<br />

dei muscoli eversori, inversori, flessori dorsali<br />

e plantari della caviglia. A tale proposito<br />

la letteratura riferisce una percentuale<br />

più rilevante dei traumi distorsivi ,della<br />

tibio-tarsica, in atleti sani, con deficit dei<br />

muscoli flessori dorsali.<br />

Munn e Beard (<strong>2003</strong>) hanno verificato,<br />

proprio attraverso un test isocinetico eseguito<br />

alle velocità angolari di 50° e<br />

120°/sec, che esistono deficit di forza<br />

eccentrica nelle instabilità di caviglia.<br />

In particolare evidenziarono che non esistono<br />

perdita di forza eccentrica a carico<br />

degli eversori, ma a carico degli inversori,<br />

*Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”<br />

**Benetton Basket -Treviso


un decremento, questo di forza, che può<br />

contribuire, sicuramente, a concorrere<br />

verso un’instabilità della caviglia.<br />

Un altro studio conferma che le lesioni<br />

legamentose recenti o croniche della caviglia<br />

sono sicuramente associate ad un’insufficiente<br />

performance soprattutto dei<br />

muscoli inversori rispetto agli eversori.<br />

L’analisi statistica dei risultati, evidenziò<br />

un deficit significativamente più grande<br />

(p


SEZIONE MEDICA<br />

34<br />

RIABILITAZIONE<br />

effettuato dai recettori afferenti muscolari.<br />

Tale lesione legamentosa, tra l’altro, del<br />

compartimento esterno della caviglia,<br />

sembra che provochi un black-out propriocettivo<br />

solo sul piano specifico del movimento<br />

di inversione-eversione.<br />

È chiaro che un trattamento “funzionale”,<br />

dopo trauma distorsivo della tibio-tarsica,<br />

salvaguardia la propriocettività, esaltandone<br />

l’importanza spesso trascurata, che essa<br />

ha sul controllo neuromuscolare di un’articolazione<br />

così importante nello sport.<br />

La biomeccanica della caviglia, dopo una<br />

distorsione della caviglia, è alterata. Il<br />

black-out dei meccanorecettori articolari<br />

determina una perdita delle informazioni<br />

propriocettive a partenza dai legamenti<br />

laterali e dalla capsula articolare, predisponendo<br />

con ciò la caviglia ad una probabile<br />

ulteriore lesione. Comunque, gli<br />

studi recenti affermano che un perdita dei<br />

“riflessi stabilizzanti”, sembra non essere<br />

ricollegabile ad un deficit dei sistemi di<br />

regolazione sul piano della flessione plantare<br />

e dorsale.<br />

Come dibattuto da McCloskey, linee separate<br />

di informazioni possono sorgere nel<br />

muscolo per segnalare il movimento e la<br />

posizione e, quindi, è possibile che un tipo<br />

di recettore può essere colpito, mentre gli<br />

altri mantengano la funzionalità primaria.<br />

È possibile che la performance negativa,<br />

durante i lavori di balance training statici<br />

e dinamici, possa essere ricollegabile:<br />

1. a deficit propriocettivi, ma solo sul<br />

piano dell’inversione-eversione;<br />

2. al diminuito tempo di reazione dei<br />

peronei.<br />

L’importanza dei recettori muscolari della<br />

caviglia è stata provata ulteriormente con<br />

la scoperta che anche le risposte neuromuscolari<br />

e il controllo della caviglia possono<br />

essere migliorate fino a cinque volte,<br />

modificando la posizione durante l’esecuzione<br />

dello stretch dei muscoli flessori<br />

plantari.<br />

È noto che il tempo delle risposte neuromuscolari<br />

dei peronieri è tanto maggiore<br />

quanto più lungo è il tempo di immobilizzazione<br />

dell’articolazione.<br />

Diventa importante sostituire forme rigide<br />

di immobilizzazione a vantaggio di quelle<br />

funzonali e dinamiche.<br />

Al fine di stabilizzare l’articolazione della<br />

caviglia, dopo inversione improvvisa,<br />

Rosembaum et al.,(1998) propongono un<br />

training propriocettivo - coordinativo per<br />

produrre una reazione più sincronizzata<br />

del peroneo lungo e del tibiale anteriore. Il<br />

tempo di reazione motoria semplice può<br />

essere diviso in due periodi:<br />

1. tempo di latenza;<br />

2. tempo di attivazione.<br />

Il tempo di latenza è l’intervallo che inter-<br />

corre tra l’inizio dello stimolo e il momento<br />

in cui emergono biocorrenti muscolari.<br />

Il tempo di attivazione, che è di grande<br />

interesse da un punto di vista sportivo, è il<br />

tempo intercorrente tra quando l’organismo<br />

riceve lo stimolo e la reazione.<br />

Secondo Tabachnik e Brunner il tempo di<br />

latenza non può essere migliorato con<br />

sedute di allenamento, in quanto esso è<br />

ereditato geneticamente.<br />

Konradsen e Ravn (1991) evidenziarono in<br />

soggetti con instabilità dell’articolazione<br />

tibio-tarsica, un accresciuto tempo di reazione<br />

del muscolo peroneale, sostenendo<br />

la teoria che l’instabilità funzionale è supportata<br />

da un difetto nelle risposte proprioceptive<br />

neuromuscolari.<br />

Osborne, Chou et al., (2001) hanno cercato<br />

di studiare se, un training della caviglia<br />

di 8 settimane modificava il tempo di<br />

latenza delle risposte muscolari in pazienti<br />

con una storia di distorsione di caviglia.<br />

Fu esaminato, in entrambi i gruppi, sperimentale<br />

e di controllo, il comportamento


elettromiografico del tibiale anteriore, del<br />

tibiale posteriore, del peroneo lungo, del<br />

peroneo breve, e del flessore lungo delle<br />

dita. I risultati rivelarono un decremento<br />

statisticamente significativo del tempo di<br />

latenza del tibiale anteriore in entrambi i<br />

gruppi, sperimentale (da 67.6 ± 20.3 a<br />

51.7 ±17.6) e di controllo (da 65.5± 9.8 a<br />

53.8 ± 23.7).<br />

Queste scoperte indicano che, dopo un<br />

allenamento propriocettivo di 8 settimane,<br />

in esiti di trauma distorsivo, con tavola<br />

propriocettiva vi è un decremento del<br />

tempo di latenza delle risposte recettori<br />

muscolari.<br />

Anche Benesch, Putz et al., in un studio<br />

sperimentale, esaminarono il tempo di<br />

reazione peroneale dopo inversione,<br />

improvvisa della caviglia. La sperimentazione<br />

fu effettuata, attraverso un’indagine<br />

elettromiografica di superfice.<br />

Gli elettrodi furono così posizionati:<br />

1. sul tibiale anteriore a 8 cm sotto la<br />

tuberosità tibiale e a 3 cm dal bordo<br />

laterale della tibia;<br />

2. sul peroneo lungo approssimativamente<br />

a 8 cm sotto la testa del perone;<br />

3. sul peroneo breve a 5 cm sopra il malleolo<br />

laterale appena, posteriormente al<br />

tendine del peroneo lungo.<br />

Nel confronto tra pazienti con caviglie sane<br />

e caviglie instabili, fu riscontrato un maggior<br />

tempo di reazione, statisticamente<br />

significativo, del peroneo lungo per il gruppo<br />

delle instabilità tibio-tarsiche rispetto al<br />

gruppo di controllo. I cattivi tempi di reazione,<br />

per quanto riguarda il peroneo lungo,<br />

peroneo breve, e tibiale anteriore dopo<br />

inversione, improvvisa e simulata di caviglia,<br />

sono, comunque, in conformità col<br />

risultato di altri studi presenti in letteratura.<br />

Da evidenziare ulteriormente che il tibiale<br />

anteriore ha un tempo di reazione più<br />

lungo, se questo è comparato con muscoli<br />

peroneali. Questo è dovuto al fatto che il<br />

tibiale anteriore non è direttamente coinvolto<br />

nel movimento di inversione.<br />

La comparizione del tempo di reazione tra<br />

pre e post – training, evidenziò, un prolungamento<br />

significativo nel gruppo sperimentale,<br />

di 3 ms per il peroneo lungo e<br />

breve. Si evidenziò, tra l’altro, che il tempo<br />

di latenza medio del peroneo breve era di<br />

66 ms e del peroneo lungo di 63 ms . Un<br />

aumento del tempo di reazione fu causato,<br />

per il peroniero breve e lungo, dalla<br />

fatica neuromuscolare. Gli autori evidenziarono,<br />

inoltre, un calo in termini di durata<br />

della risposta neuromuscolare se il<br />

piede era posizionato a 15 gradi di flessione<br />

plantare. Nessuna differenza fu rilevata<br />

tra uomini e donne.<br />

Infine, un recente studio sperimentale di<br />

Lipke e Tannheimer su un gruppo di 120<br />

soggetti sani, ha testato l’influenza e la<br />

correlazione tra i dati antropometrici ed<br />

anagrafici e il tempo di reazione peroneale.<br />

Attraverso elettrodi di superficie, fu<br />

registrata l’attività muscolare dei peronieri<br />

dopo un’inversione improvvisa effettuata<br />

su una piattaforma instabile. I risultati,<br />

finali evidenziarono, che con l’aumento<br />

dell’età anagrafica, si verificava una diminuzione,<br />

fisiologica, significativa del<br />

tempo di reazione peroneale.<br />

CONCLUSIONI<br />

Le lesioni capsulo legamentose della tibiotarsica<br />

rimangono l’evento lesivo più fre-<br />

quente nelle attività sportive. Spesso l’insufficiente<br />

trattamento terapeutico-riabilitativo<br />

sfocia, in importanti percentuali di<br />

deficit a carico degli eversori (peroneo<br />

lungo e breve) ed inversori (tibiale posteriore,<br />

e anteriore) della caviglia e in consequenziali<br />

instabilità croniche, estremamente<br />

invalidanti soprattutto per gli sport<br />

di salto e di cutting.<br />

Il recupero della forza, in tutte le sue<br />

diversificate sfaccettature di tutti i distretti<br />

muscolari, dell’arto inferiore interessato,<br />

la diminuzione del tempo di latenza e di<br />

attivazione delle risposte dei peronieri<br />

lungo e breve, rimangono gli obbiettivi<br />

primari, da raggiungere prima del ritorno<br />

alla piena attività sportiva agonistica.<br />

La riprogrammazione neuromotoria e il<br />

controllo neuromuscolare, risultano determinanti,<br />

come ormai noto, sia nella fase<br />

post traumatica che in quella preventiva.<br />

Entrando nella strutturazione e programmazione<br />

dell’allenamento specifico è utile<br />

proporre, secondo la nostra esperienza,<br />

training propriocettivi/coordinativi ad<br />

intensità e a difficoltà crescenti. Questo<br />

obiettivo, può essere conseguito attraverso<br />

un “multi-station proprioceptive exercise”<br />

proposto in relazione alla gestualità,<br />

tecnico, tattica, atletica specifica, semplice<br />

e complessa di ogni singolo sport.<br />

Concludendo possiamo sposare alcuni<br />

concetti di Tabachnik e Brunner “…il<br />

tempo di reazione dipende dal numero di<br />

alternative possibili” durante il gioco, la<br />

gara. Più è difficile la scelta, più è lungo il<br />

tempo di reazione, man mano che l’atleta<br />

migliora le abilità tecniche il tempo necessario<br />

a ricevere e processare gli stimoli<br />

diventa più breve”.<br />

35


36<br />

SETTORE<br />

GIOVANILE<br />

TECNICA<br />

LA TECNICA APPLICATA COME<br />

PRESUPPOSTO DEL GIOCO COLLETTIVO<br />

di Antonio Acconcia*<br />

D<br />

ando seguito alla precedente trattazione riguardante<br />

la “Fase di Possesso della Tecnica Applicata e/o<br />

Tattica Individuale” (pubblicata nei numeri<br />

n°6/2001- n°1-2/2002), affronteremo sia in questo<br />

che nel prossimo numero del notiziario, alcuni temi<br />

riguardanti la “Fase di Non Possesso”.<br />

Come del resto abbiamo più volte sottolineato anche<br />

nei precedenti articoli, unitamente all’apprendimento della<br />

tecnica di base e all’acquisizione non solo naturale delle capacità<br />

coordinative, l’insegnamento della tecnica applicata e/o della tattica<br />

individuale è di primaria importanza nel settore giovanile, e<br />

soprattutto, in quelle fasce d’età nelle quali è insita una maggiore<br />

capacità d’apprendimento (cat. Esordienti e Giovanissimi). La<br />

conoscenza dei comportamenti individuali in situazione di giuoco,<br />

è un indispensabile bagaglio per qualsiasi calciatore e presupposto<br />

essenziale per ogni sviluppo tattico di squadra.<br />

In troppe realtà, anche a livello professionistico, nella stesura della<br />

programmazione, il tecnico, troppo spesso, passa da esercitazioni<br />

con obbiettivi tecnici di base, direttamente ad esercitazioni<br />

con obbiettivi tattici di squadra. È invece fondamentale lavorare<br />

sulla formazione del giovane calciatore, seguendo una logica e<br />

appropriata progressività metodologica, per intenderci, dal rapporto<br />

con la palla, passare al rapporto con palla e compagno, con<br />

palla e avversario, con palla compagno e avversario.<br />

FASE DI NON POSSESSO<br />

PRESA DI POSIZIONE E MARCAMENTO<br />

La presa di posizione è un comportamento di tattica individuale<br />

che richiede varie componenti, tra le quali l’intelligenza calcistica,<br />

l’intuizione e capacità coordinative quali, ad esempio, la capacità<br />

di valutazione spazio-temporale e la capacità d’orientamento.<br />

In linea generale il difendente deve frapporsi tra il proprio avversario<br />

e la porta mantenendosi nello spazio angolare che ha per<br />

vertice l’avversario in possesso di palla, in modo da avere a disposizione<br />

il più ampio campo visivo possibile.<br />

Più la situazione di giuoco sarà vicina alla zona pericolosa, più il difendente<br />

dovrà essere accorto nella propria presa di posizione.<br />

Nel caso in cui, il difendente, situato in una zona esterna del campo,<br />

venisse scavalcato dalla palla e conseguentemente saltato da<br />

un abile inserimento dell’attaccante, dovrebbe rientrare centralmente<br />

verso la propria porta, per presidiare la zona pericolosa,<br />

permettendo così a qualche compagno di scalare.<br />

Sia in una disposizione difensiva della squadra a uomo o di tipo<br />

misto, in cui è il libero abilitato al mantenimento di certi equilibri,<br />

che in una disposizione a zona, nella quale è il compagno più vicino<br />

ad offrire copertura a chi attacca il portatore di palla avversario,<br />

ci dovrà essere molta accortezza nell’applicare una appropriata<br />

presa di posizione. In entrambi i casi, il difendente, nel portarsi<br />

in copertura del compagno che affronta l’avversario in possesso<br />

di palla, dovrà posizionarsi in diagonale mantenendosi ad<br />

una giusta distanza dal compagno:<br />

- non troppo vicino, perché una finta dell’avversario potrebbe ingannare<br />

entrambi;<br />

- non troppo lontano, perché l’avversario una volta saltato il compagno,<br />

non deve avere a disposizione né il tempo né lo spazio<br />

per poter puntare anche lui.<br />

Anche in riferimento ad un importante principio di tattica in fase<br />

difensiva quale è l’azione ritardatrice, la presa di posizione del difendente<br />

assume una funzione di primaria importanza per una<br />

appropriata applicazione.<br />

Il comportamento individuale di chi, più vicino al portatore di palla,<br />

deve portarsi sulla linea palla-porta, e di chi invece deve dare la<br />

*Allenatore professionista di prima categoria.<br />

Docente ai corsi allenatori - Responsabile presso il <strong>Settore</strong> <strong>Tecnico</strong> della sezione<br />

per lo sviluppo del <strong>Settore</strong> Giovanile


giusta copertura in diagonale, è fondamentale per impedire l’immediata<br />

verticalizzazione, costringendo conseguentemente l’avversario<br />

ad una circolazione trasversale della palla, e consentendo così<br />

ai reparti arretrati di guadagnar tempo per potersi eventualmente<br />

riorganizzare ritrovando in tal modo i giusti equilibri.<br />

E come del resto è reale la possibilità di passare dall’ azione ritardatrice<br />

ad un vero e proprio pressing offensivo o addirittura<br />

ultraoffensivo di tipo aggressivo, grazie alla pressione individuale<br />

del difendente più vicino al portatore di palla avversario,<br />

con la simultanea collaborazione dei compagni che da un abile<br />

presa di posizione, dovranno proiettarsi tempestivamente chi,<br />

ad un eventuale raddoppio, chi,sulle traiettorie di passaggio per<br />

rubar palla.<br />

In sintesi a mio avviso è di estrema importanza abituare i nostri<br />

giovani a svolgere correttamente ogni comportamento individuale,<br />

procedendo gradatamente nelle esercitazioni settimanali, per<br />

arrivare, poi, col tempo, ad una proficua applicazione di qualsiasi<br />

sviluppo di tattica.(v. fig. 1)<br />

B<br />

Fig. 1-a - All’interno del rettangolo tratteggiato, (B) e (C) si passano la palla,<br />

mentre (A), muovendosi all’interno del rettangolo attiguo, prendendo posizione<br />

sulla linea palla-porta, deve impedire che uno dei due possa far goal nella porticina<br />

posizionata esternamente.<br />

A<br />

C<br />

In successiva sequenza alla presa di posizione, un altro comportamento<br />

fondamentale per quanto concerne la tattica individuale<br />

in fase difensiva è il marcamento.<br />

È bene ribadire comunque, che il termine marcamento è riferito<br />

esclusivamente all’azione di controllo dell’avversario, ad un comportamento<br />

cioè, essenzialmente individuale. Il difendente dovrà<br />

agire in modo razionale, tenendo sempre presente principi e regole<br />

del marcamento e non ultima, la situazione contingente. E’<br />

comunque ovvio che nel contesto del collettivo, debba essere<br />

considerato anche il tipo di disposizione della squadra in campo.<br />

Ai fini di una più corretta didattica, potremo parlare di “marcamento<br />

in una disposizione a zona”, con il difendente che, muovendosi<br />

in funzione della posizione della palla, marca e aggredisce<br />

l’avversario nella propria zona di competenza, di “marcamento<br />

in una disposizione a uomo”, dove il difendente segue l’attaccante<br />

in ogni zona del campo, oppure di “marcamento in una<br />

disposizione di tipo misto”, con le due differenti opzioni a carico<br />

del difendente.<br />

B<br />

A<br />

D<br />

Fig. 1-b - La porticina può essere allargata, ed essere inserito un compagno che<br />

con (A) si avvicenderà anche nella copertura del compagno. L’esercitazione potrà<br />

essere svolta anche in forma ludica.<br />

A<br />

D<br />

C<br />

37


SETTORE<br />

GIOVANILE<br />

38<br />

TECNICA<br />

Le situazioni che possono verificarsi durante la gara sono molteplici,<br />

ne analizzeremo, per ovvi motivi di spazio, solo alcune.<br />

In un contesto tattico di squadra, il principio della concentrazione,<br />

si basa sulla progressiva restrizione degli spazi, man mano che<br />

ci si avvicina alla zona pericolosa.<br />

In riferimento al comportamento tattico individuale, il difendente,<br />

in linea generale, stringerà o allenterà la marcatura a secondo<br />

della vicinanza o meno della palla, collocandosi, fatto salvo alcune<br />

eccezioni, tra avversario e porta. Quindi, una corretta presa di<br />

posizione sarà presupposto fondamentale per un’applicazione più<br />

efficace del marcamento.<br />

In una disposizione della squadra a uomo od anche, in un contesto<br />

di tipo misto, dove si pretende da alcuni giocatori una marcatura<br />

a tutto campo, sarà compito dell’allenatore assegnare ad<br />

ogni avversario, un marcatore, con caratteristiche psico-fisico-tecnico-tattiche<br />

tali, da contrapporsi in modo efficace alle peculiarità<br />

dell’avversario, mentre in una disposizione della squadra a zona,<br />

il difendente potrà contrapporsi ad attaccanti dalle differenti<br />

caratteristiche.<br />

In tal senso certi comportamenti del difensore potranno variare in<br />

funzione delle caratteristiche del proprio avversario:<br />

Con un attaccante abile tecnicamente e dotato di velocità istantanea,<br />

il difensore dovrà possibilmente giocare d’anticipo; nel caso<br />

in cui l’avversario fosse più lento, il marcatore potrebbe concedergli<br />

la possibilità di entrare in possesso di palla, per poi intervenire<br />

successivamente attraverso l’uso del contrasto.<br />

Marcamento dell’avversario che va a sostegno del portatore<br />

di palla<br />

- Il difendente, in primo luogo, deve cercare di estraniarlo dal<br />

giuoco. Nel caso in cui il difendente, godesse di un’adeguata<br />

copertura in diagonale di un compagno, che negasse al portatore<br />

di palla avversario la possibilità di eseguire un passaggio<br />

in profondità, egli potrebbe posizionarsi in modo tale da porlo<br />

in zona d’ombra (contrasto indiretto), costringendo il portatore<br />

di palla avversario a trovare altre soluzioni. (v. fig. 2)<br />

- Il difendente deve impedire all’attaccante di impossessarsi della<br />

palla.<br />

Se questa venisse indirizzata verso il proprio avversario, il difendente,<br />

prendendo posizione tra avversario e porta, avrà l’accor-<br />

A<br />

B<br />

Fig. 2 - Il giocatore (A) effettua un contrasto indiretto mentre il compagno (B)<br />

con un abile presa di posizione, toglie, al portatore di palla avversario, la possibilità<br />

della giocata in profondità<br />

tezza di mantenere nei confronti dell’attaccante, posizionato di<br />

spalle, la distanza di un braccio, in modo da avere sia la possibilità<br />

di vedere la palla, sia lo spazio necessario per poterlo anticipare,<br />

utilizzando l’arto più vicino all’avversario. Il difendente deciderà<br />

di attuare questo tipo di intervento solo se sarà sicuro di<br />

intercettare la palla.<br />

Marcamento dell’attaccante, posizionato di spalle, in possesso<br />

di palla.<br />

Se l’avversario dovesse entrare in possesso di palla, il difendente<br />

non deve dargli la possibilità di giocarla a proprio piacimento.<br />

-Il difendente deve aver l’intelligenza di non commettere fallo, oltre<br />

a rischiare di incorrere in una sanzione disciplinare, consentirebbe<br />

alla squadra avversaria di usufruire benefici dallo sviluppo<br />

di una situazione con palla inattiva. Conseguentemente, attuando<br />

la marcatura, dovrà mantenere dal proprio avversario la distanza<br />

di un braccio, in modo da non offrire punti di riferimento<br />

all’attaccante, che contrariamente attraverso il contatto del corpo,<br />

potrebbe intuire la posizione del difendente e, usandolo come<br />

perno, appoggiandosi con schiena e spalle, gli potrebbe ruotare


intorno, mantenendo la copertura della palla. Il difendente in<br />

questa situazione avrebbe difficoltà ad intervenire sulla palla o<br />

comunque correrebbe il rischio di far fallo.<br />

Il difendente dovrà impedire al proprio avversario di voltarsi, se<br />

questi ci dovesse provare, sarebbe opportuno e vantaggioso intervenire<br />

attraverso l’uso del contrasto nel momento in cui l’avversario<br />

voltandosi, offra il fianco. (fig.3)<br />

Marcamento dell’attaccante che punta frontalmente il difendente<br />

Molte sono le considerazioni da fare, tenendo ben presente la situazione<br />

contingente (zona del campo in cui essa avviene – caratteristiche<br />

tecniche dell’attaccante – disposizione dei compagni<br />

e di altri eventuali avversari). Il difendente deve cercare di non<br />

distogliere l’attenzione dalla palla, guardando solo l’avversario,<br />

potrebbe abboccare a qualche finta.<br />

In generale il difendente non dovrà mai affrontare l’avversario<br />

con le gambe in divaricata laterale, perché sarebbe facilmente<br />

sbilanciabile, ma in divaricata antero-posteriore, stando orientato<br />

verso il proprio “lato debole”, in modo da poter partire da una<br />

posizione di vantaggio e, se l’attaccante dovesse decidere di drib-<br />

B<br />

Fig. 3-a - Il difendente (A) situato alle spalle dell’attaccante (B) calcia la palla<br />

all’interno del rettangolo stimolando nell’avversario una certa capacità di reagire<br />

per raggiungere la palla.<br />

A<br />

blarlo dalla parte del suo “piede forte” posizionato in avanti, in<br />

teoria il difendente avrebbe poi possibilità di recupero.<br />

Il difendente nell’eventuale corsa a ritroso, deve evitare di girarsi<br />

potrebbe non trovare più l’attaccante. (fig. 4)<br />

In linea generale il difendente deve cercare di condurre l’avversario<br />

verso zone esterne del campo in modo da allontanarlo dalla<br />

zona pericolosa, ma in situazioni particolari, il difendente, trovandosi<br />

in una zona esterna del campo, avendo alle spalle il reparto<br />

schierato a presidiare la zona pericolosa, potrebbe condurre l’attaccante<br />

verso l’interno, convogliandolo nell’imbuto difensivo in<br />

spazi più stretti. Quest’ultimo comportamento potrebbe essere<br />

dettato anche da alcuni fattori quali, ad esempio, la disponibilità<br />

della squadra avversaria, in caso di cross, di formidabili colpitori<br />

di testa, non avere momentaneamente a disposizione difensori<br />

che diano garanzie in elevazione, oppure la necessità di mandare<br />

l’attaccante dalla parte del suo piede più “debole” e per di più in<br />

spazi più stretti.<br />

Marcamento dell’avversario su cross dalla fascia laterale<br />

Il difensore si dovrà collocare tra porta e avversario e dovrà rivolgere<br />

la propria attenzione, quando sarà possibile, sia alla palla<br />

B<br />

Fig. 3-b - (A) marcandolo da dietro e cercando di limitargli lo spazio, cercherà<br />

di intervenire, attraverso l’uso del contrasto, non appena (B) gli porgerà il fianco.<br />

Il confronto potrà essere svolto anche in forma ludica al meglio dei 3 round.<br />

A<br />

39


SETTORE<br />

GIOVANILE<br />

40<br />

TECNICA<br />

B<br />

A<br />

Fig. 4 - All’interno di un rettangolo predisposto, il difendente (A) dovrà affrontare<br />

l’attaccante (B) togliendogli tempo e spazio non appena questi avrà superato<br />

l’ultimo conetto. Seguendo i dettami fin qui esposti dovrà impedirgli di andare<br />

al tiro, che potrà essere effettuato solo all’interno della zona tratteggiata, senza<br />

che per’altro il difensore abbia la possibilità di entrarvi. L’esercitazione potrà essere<br />

effettuata sotto forma ludica al meglio dei 3 round.<br />

che all’attaccante magari anche sentendolo attraverso l’uso delle<br />

mani, stando attento al suo movimento; infatti egli potrebbe staccarsi<br />

indietro, per poi scattare davanti al difensore per anticiparlo,<br />

o viceversa, fintare l’anticipo per poi staccarsi.<br />

Se la squadra avversaria dispone di forti colpitori di testa, il difendente<br />

che affronta sulla fascia esterna del campo l’avversario<br />

che stia per effettuare un cross, non deve concedergli né il tempo<br />

né lo spazio per poter espletare questa sua azione, che potrebbe<br />

risultare nel suo sviluppo assai pericolosa.<br />

Marcamento dell’attaccante che va in profondità<br />

Sulla corsa in diagonale o su un taglio, il difensore non deve mai<br />

rischiare l’anticipo se non è sicuro di prendere la palla e se l’attaccante,<br />

una volta che ne è entrato in possesso, la copre bene,<br />

allora il difensore, mantenendosi sempre tra lui e la porta, dovrà<br />

cercare di portarlo esternamente, lontano dalla zona pericolosa.<br />

L’ultimo difensore della linea, che ha un ampio campo visivo a dis-<br />

posizione, sul taglio dell’attaccante, anziché seguire l’avversario,<br />

potrà anche decidere di togliergli la profondità, con un abile e<br />

tempestivo movimento in avanti, un attimo prima del passaggio<br />

del portatore di palla avversario, lasciandolo così in fuorigioco.<br />

Marcamento su cross da calcio d’angolo<br />

Se il proprio avversario dovesse partire da fuori area, il<br />

marcatore dovrà aspettarlo a qualche metro di distanza, in modo<br />

da non farsi trovare fermo quando parte, collocandosi sempre tra<br />

lui e la porta; guardare l’avversario, magari sentirlo attraverso l’uso<br />

delle mani, ma soprattutto guardare la palla.<br />

Se il proprio avversario dovesse stazionare in area, il difensore<br />

si dovrà collocare tra porta e avversario, rivolgendo la propria attenzione<br />

sia all’avversario che alla palla, sentendolo attraverso l’uso<br />

delle mani, in maniera corretta. Il difensore marcherà l’attaccante<br />

e contemporaneamente, coprirà lo spazio di fronte a sé.<br />

Facendo attenzione a possibili blocchi, curare il suo movimento;<br />

infatti egli potrebbe staccarsi per poi scattare davanti al difensore,<br />

in anticipo, oppure fintare l’anticipo, per poi staccarsi, oppure<br />

se posizionato nella zona antistante il primo palo, potrebbe, grazie<br />

ad un abile ed ampio movimento a mezzaluna portarsi sul secondo<br />

palo.<br />

Marcatura su calcio di punizione<br />

Il giocatore più vicino andrà immediatamente sulla palla, non appena<br />

l’arbitro avrà ravvisato il fallo, per non concedere all’avversario<br />

la possibilità di giocarla subito.<br />

Al momento dell’esecuzione, sarà opportuno marcare l’attaccante<br />

senza oltrepassare la linea della barriera, per non concedergli<br />

profondità.<br />

Marcatura su rimessa laterale<br />

Il difendente potrà decidere di marcare anche l’avversario che effettua<br />

la rimessa laterale, in modo da non concedergli la possibilità<br />

di ricevere un eventuale passaggio di ritorno.<br />

Sulla rimessa laterale inoltre, il difensore dovrà fare attenzione a<br />

non subire eventuali blocchi che possano avvantaggiare il proprio<br />

avversario, tenendo sempre ben presente che sulla rimessa laterale<br />

non c’è posizione di fuorigioco.


È<br />

stata la regola del fuorigioco<br />

ad avere, più che ogni altra<br />

cosa, influenza sul gioco. Il<br />

fuorigioco a tre, regola introdotta<br />

in Italia nel 1895, prevedeva<br />

che un giocatore fosse<br />

considerato in posizione<br />

irregolare quando non avesse almeno tre<br />

antagonisti tra se e la porta avversaria. Le<br />

squadre, allora, cominciarono a portare<br />

due uomini davanti al portiere, riducendo<br />

ad otto gli attaccanti. Poi ai due difensori<br />

se ne aggiunse un terzo, poi un quarto ed<br />

il gioco assunse chiari orientamenti difensivistici.<br />

Nel corso dei trentuno anni di fuorigioco a<br />

tre,comunque si tatticizzò, sia pure in misura<br />

irrilevante.<br />

FONDAZIONE<br />

«MUSEO DEL CALCIO»<br />

IL WM DI MISTER CHAPMAN NACQUE NEL<br />

1895 DALLA REGOLA DEL FUORIGIOCO<br />

di Luigi “Cina” Bonizzoni*<br />

Le difese si fecero via via sempre più folte:<br />

in qualche caso si provvide con almeno un<br />

attaccante a partecipare alla manovra d’interdizione,<br />

i terzini impararono a sfruttare<br />

per gradi il vantaggio regolamentare, interrompendo<br />

l’azione degli avanti avversari.<br />

Il primo terzino a sfruttare metodicamente<br />

i vantaggi del fuorigioco fu Bill McCraken<br />

del Newcastle, il quale avanzava improvvisamente<br />

quando gli antagonisti si preparavano<br />

ad attaccare, mettendoli così in<br />

fuorigioco. La scaltra mossa ebbe larga<br />

diffusione e così il predominio degli attaccanti<br />

ebbe termine e furono i difensori a<br />

condizionare il gioco. Le scarse segnature<br />

suscitarono tra gli spettatori delle vivaci<br />

reazioni poiché lo spettacolo era scaduto<br />

a livelli mediocri. Così, il 25 giugno 1925<br />

l’International Board decise di portare da<br />

tre a due il numero dei difensori che un attaccante,<br />

anche senza essere in possesso<br />

di palla, dovesse avere tra se e la porta per<br />

trovarsi in posizione regolare.<br />

Il provvedimento favorì l’operato degli arbitri<br />

ed allargò il campo d’azione degli attaccanti,<br />

aprendo nuove prospettive soprattutto<br />

alle ali, liberando maggiormente<br />

il centravanti, facilitando pure le incursioni<br />

in area degli interni. I risultati furono eccezionali<br />

ed il gioco d’attacco ebbe un immediato<br />

rilancio. Per esempio, Camsell,<br />

centravanti del Middlesborough segnò 59<br />

reti nel primo anno della riforma ed in<br />

quella successiva William Ralph Dean, dell’Everton,<br />

ne mise a segno addirittura 60,<br />

un primato destinato a reggere a lungo.<br />

Non tutti però furono d’accordo circa i vantaggi.<br />

Ci fu chi definì la regola “fate full”<br />

(fatale). Si doveva cambiare e si cambiò.<br />

Addio ad attacchi veloci ed in profondità.<br />

Manovre svelte e razionali avevano sostituito<br />

le azioni asmatiche e prolisse, lente.<br />

Per evitare il marcamento ad uomo, infatti,<br />

era necessario essere veloci, varcando anche<br />

i limiti del possibile, relegando la componente<br />

riflessione tra i parenti poveri.<br />

La modifica della regola del fuorigioco<br />

portò all’esperimento di Chapman, il creatore<br />

delle fortune sportive ed economiche<br />

* Direttore <strong>Tecnico</strong><br />

41


FONDAZIONE<br />

«MUSEO DEL CALCIO»<br />

42<br />

COMUNICAZIONE<br />

dell’Arsenal. Herbert Chapman era studente<br />

in ingegneria mineraria e giocava<br />

nel Tottenham Hotspur. Aveva abbandonato<br />

l’università e la squadra per affrontare<br />

la strada del “manager”, ovvero del direttore<br />

tecnico, verso la quale si sentiva attratto<br />

essendo uno studioso del gioco. Dopo<br />

alcune esperienze fatte presso piccoli<br />

club che aveva portato, come fu scritto,<br />

“dall’oscurità alle alte vette”, approdò all’Arsenal<br />

dove volle con sé Charlie Buchan,<br />

trentaquattrenne giocatore di notevole<br />

classe e pure lui studioso di calcio. Il<br />

primo acquisto fu Eddie Hapgood, terzino<br />

di posizione, il secondo fu Herbert Roberts,<br />

del quale Chapman fece il primo “stopper”<br />

o “central back”, ossia il primo terzino<br />

centrale della storia del calcio. Il suo<br />

compito era vigilare il centrattacco avversario,<br />

reso adesso più libero di avanzare<br />

dalla riforma del fuorigioco. Inoltre doveva<br />

controllare il settore difensivo in posizione<br />

arretrata rispetto ai terzini, senza portarsi<br />

in avanti. Nasceva così il “poliziotto”, il<br />

“tappo”, la “barriera” in nome della “salvezza<br />

innanzi tutto”. Il centromediano, da<br />

perno che faceva ruotare l’attacco, divenne<br />

il perno su cui si incardinava la difesa,<br />

il “centrosostegno” insomma.<br />

Chapman e Buchan, rifacendosi ad alcune<br />

esperienze fatte da squadre scozzesi, riscoprirono<br />

il WM di cui furono i veri inventori,<br />

poiché se ne deve a Chapman la<br />

sistematica applicazione come presupposto<br />

al servizio della squadra che, sentendosi<br />

più sicura dietro, poteva attaccare.<br />

È vero che il WM ha generato le criticatissime<br />

tattiche difensive, ma è pur vero che<br />

nacque dalla necessità. In Italia il primo ad<br />

applicare una linea di cinque terzini fu l’al-<br />

lenatore ungherese che allenava allora<br />

l’Inter, Arpad Weisz, nella stagione 1927-<br />

28, arretrando il centromediano (Bernardini),<br />

mettendo i laterali alle calcagna delle<br />

ali e sottoponendo gli interni ad un lavoro<br />

di spola per cui interrompevano le discese<br />

avversarie e, contemporaneamente, lanciavano<br />

i propri attaccanti.<br />

È comunque certo che la tattica che provocò<br />

diverse discussioni nel campionato<br />

inglese rispondeva ad una preoccupazione<br />

generata dalla nuova regola del fuorigioco<br />

del 1925. È pure vero che la tattica ideata<br />

da Chapman ha causato una vera rivoluzione<br />

nel mondo del calcio.<br />

C’è da dire che, allorché le squadre si incontravano<br />

nel campionato inglese prendendo<br />

a modello l’Arsenal, il gioco tendeva<br />

ad essere esageratamente difensivistico.<br />

Un segnale d’allarme che andava ad<br />

influire sul gioco.<br />

Un’altra componente negativa per questi<br />

tempi venne considerato il fattore velocità,<br />

velocità portata a livelli assurdi, impiegata<br />

in modo indiscriminato. Il marcamento<br />

ad uomo aveva generato un clima di<br />

stretta vigilanza reciproca, per cui si praticò<br />

tutto alla massima velocità fino a diventare<br />

un culto negativo. In Italia, intanto,<br />

si cercò di modificare il WM puro arretrando<br />

un mediano, il quale andava ad affiancarsi<br />

allo stopper; chiaro l’orientamento<br />

verso il mezzo sistema. Praticamente<br />

era l’applicazione, in fase offensiva, del<br />

WM puro, mentre in fase difensiva era previsto<br />

lo sganciamento all’indietro di un difensore.<br />

Si andò così verso il tramonto del WM ed<br />

assistemmo allora ad una disputa piuttosto<br />

accesa tra sistemisti e antisistemisti.


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

PREPARAZIONE<br />

PROPOSTA INDICATIVA DI PREPARAZIONE<br />

PRE-CAMPIONATO DILETTANTI<br />

di Ignazio Argiolas*<br />

È<br />

risaputo che le squadre dilettanti, solitamente, dispongono<br />

di poco tempo per gli allenamenti: in genere,<br />

hanno la possibilità di andare in campo per<br />

due sedute alla settimana.<br />

Considerata la limitata disponibilità del giocatore<br />

dilettante a partecipare ad allenamenti giornalieri e,<br />

ancora meno, alla doppia seduta nello stesso giorno,<br />

per un periodo di lavoro adeguato, si consiglia di prendere alcuni<br />

accorgimenti di ordine pratico:<br />

• far precedere le sedute di allenamento pre-campionato da un<br />

eventuale progetto di lavoro, da eseguire a casa, della durata di<br />

una settimana;<br />

• programmare allenamenti con proposte sia fisico-atletiche sia tecnico-tattiche<br />

della durata di almeno 2 ore, 2 ore e mezzo ciascuno;<br />

• stabilire i giorni di allenamento tenendo presenti sia le esigenze<br />

di lavoro o di studio di tutto il gruppo e dei singoli, sia le esigenze<br />

della società;<br />

• inizialmente, per garantire almeno tre giorni consecutivi di allenamento,<br />

cominciare il lavoro in un fine settimana, onde poter<br />

utilizzare almeno due giorni non lavorativi;<br />

• caratterizzare ogni singola seduta di allenamento utilizzando<br />

proposte “polifunzionali” che prevedano, cioè, l’integrazione<br />

della componente fisico-atletica con quella tecnico-tattica, così<br />

strutturata:<br />

- riscaldamento, per una messa in azione organica e articolare;<br />

- proposte sulla muscolazione e sul potenziamento organico integrate<br />

da componenti tecnico-tattiche;<br />

- proposte strategico-tattiche e/o mini-torneo interno.<br />

E’ chiaro che questa proposta è solo indicativa. Non ha la pretesa<br />

di essere valida per tutte le squadre e per tutte le categorie. Vuole<br />

semplicemente indicare un metodo utile per un programma di lavoro<br />

che potrà essere personalizzato da ogni allenatore che abbia<br />

fatto le valutazioni iniziali dei propri giocatori, nel contesto organizzativo-strutturale<br />

della Società presso cui andrà ad operare.<br />

Allenamento n° 1 (Sabato)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />

in corsa blanda alternata a stretching<br />

Pot. Organico: Test di Cooper o test sui 3000<br />

Pot. Muscolare: Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia<br />

(uno lavora l’altro recupera)<br />

1) Piegamenti sulle gambe 15 r. x 3 s.<br />

2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />

3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />

4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. x 3 s.<br />

5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />

6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15r. x 3 s. (variare il tipo<br />

di lancio)<br />

7) Distensioni caviglie da eretti 15 r. x 3 s.<br />

8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />

* Allenatore professionista di prima categoria - Docente ai corsi allenatori.<br />

43


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

44<br />

PREPARAZIONE<br />

Allenamento n° 2 (Domenica)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />

in corsa blanda alternata a stretching<br />

Pot. Organico: 1 pallone ogni giocatore, a tutto campo: 2 serie<br />

di 2 ripetizioni di 5’ con conduzione di pallone<br />

in corsa blanda. Rec. attivo tra le ripetizioni:<br />

2’ 30”. Rec. attivo tra le serie di 7’<br />

Pot. Muscolare: esercizi di ginnastica a corpo libero e con il<br />

pallone a carattere generale per articolarità e<br />

potenziamento muscolare 20’<br />

N.B.: nel circuito si può operare sia con il pallone, sia “a<br />

secco”.<br />

Allenamento n° 3 (Lunedì)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />

in corsa blanda alternata a stretching<br />

Pot. Organico: 1 pallone ogni giocatore, a tutto campo: 3 serie<br />

di 2 ripetizioni di 5’ con conduzione di pallone<br />

in corsa blanda. Rec. attivo tra le ripetizioni:<br />

2’ 30”. Rec. attivo tra le serie di 7’<br />

Pot. Muscolare Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia<br />

(uno lavora l’altro recupera)<br />

1) Piegamenti sulle gambe 15 r. x 3 s.<br />

2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />

3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />

4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. x 3 s.<br />

5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />

6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo<br />

di lancio)<br />

7) Distensioni caviglie da eretti 15 r. x 3 s.<br />

8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />

MINI - TORNEO INTERNO<br />

conduzione in<br />

corsa blanda<br />

conduzione con tocco<br />

alternato di dx e di sx e<br />

altre varianti<br />

conduzione con<br />

lancio in alto e parata<br />

conduzione con<br />

cambi di direzione<br />

conduzione con<br />

finte dx e sx<br />

conduzione con<br />

movimenti circolari<br />

palleggio<br />

di testa<br />

conduzione e al segnale<br />

palleggi in movimento


Allenamento n° 4 (Mercoledì)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore fondamentali tecnici<br />

in corsa blanda alternata a stretching<br />

Pot. Organico: 1 pallone ogni giocatore, a tutto campo:<br />

3 ripetizioni sui 1000 m in 5’. Rec. attivo tra<br />

rip.: 2’ 30”<br />

Rec. attivo di 7’<br />

3 ripetizioni di 5’ con conduzione variata del<br />

pallone corsa blanda. Rec. attivo tra rip.: 2’ 30”<br />

Pot. Muscolare: Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia<br />

(uno lavora l’altro recupera)<br />

1) Piegamenti sulle gambe 15 r.+ 4 balzi hs.cm.50 x 3 s.<br />

2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />

3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />

4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. + 4 balzi laterali nei<br />

cerchi x 3 s.<br />

5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />

6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo<br />

di lancio)<br />

7) Distensioni caviglie da eretti 15 r. + balzi gambe tese<br />

hs. cm.20 x 3 s.<br />

8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />

Tecnica calcistica con conduzione del pallone, eseguita alternando la metà campo<br />

al campo intero, con cambi di senso, utilizzando ad ogni cambio di senso un<br />

fondamentale tecnico diverso, sia in conduzione che in ricezione/controllo.<br />

conduzione libera<br />

conduzione libera di dx - di sx,<br />

con finta e senza finta,<br />

con cambi di senso e di verso<br />

passa di testa<br />

treccia a 3<br />

conduzione di<br />

interno piede con<br />

cambio di direzione<br />

conduzione di<br />

collo piede<br />

Allenamento n° 5 (Giovedì)<br />

Pot. Organico: 4 ripetizioni sui 1000 m in 4’30”-4’45”. Rec. attivo tra rip.: 2’ 30”<br />

Rec. attivo di 7’<br />

1 pallone ogni giocatore, a tutto campo:<br />

2 ripetizioni di 5’ con conduzione variata del pallone corsa blanda - Rec. attivo tra rip.: 2’ 30”<br />

Pot. Muscolare: Circuit Training di 6 stazioni da fare in coppia uno lavora l’altro recupera<br />

1) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />

2) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />

3) A terra dorsali 20 r. x 3 s.<br />

4) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo di lancio)<br />

5) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s<br />

6) Piegamenti sulle braccia 15 r. x 3 serie<br />

MINI - TORNEO INTERNO<br />

conduzione di<br />

esterno<br />

conduzione di<br />

punta<br />

conduzione utilizzando<br />

la pianta del piede<br />

palleggio e stop a seguire<br />

45


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

46<br />

PREPARAZIONE<br />

Allenamento n° 6 (Venerdì)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />

in corsa blanda alternata a stretching<br />

Pot. Organico: m600 in 2’25”-m500 in 2’- m400 in 1’35”m300<br />

in 1’20” -macropausa di 3’ minutim300-m400-<br />

m500- m600 -macropausa di 5’<br />

minutim600-m500-<br />

m400- m300 -macropausa di 3’<br />

minuti- il rec. tra rip. rapporto 1:1<br />

Il rientro attivo può essere effettuato sia con il pallone,<br />

sia con esercizi per la mobilità articolare:<br />

Pot. Muscolare: esercizi a corpo libero e con il pallone a carattere<br />

generale per articolarità e potenziamento muscolare 20’<br />

MINI - TORNEO INTERNO<br />

recupero attivo: rientro in palleggio<br />

circonduzioni arti superiori<br />

Allenamento n° 7 (Domenica)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici in corsa blanda alternata a stretching<br />

Situazioni<br />

tecnico-tattiche: *1c1 in attacco del giocatore con e senza il pallone;<br />

*1c1 del giocatore che difende su avversario con e senza pallone;<br />

*smarcamento;<br />

*movimenti di collaborazione a 2 – 3 giocatori in attacco;<br />

*difesa dai movimenti di collaborazione a 2 – 3 giocatori.<br />

Pot. Muscolare: Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia uno lavora l’altro recupera (prima del mini-torneo)<br />

1) Piegamenti sulle gambe 15 r. x 3 s.<br />

2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />

3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />

4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. x 3 s.<br />

5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />

6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo di lancio)<br />

7) Distensioni caviglie da eretti 15 r. x 3 s<br />

8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />

MINI - TORNEO INTERNO


Allenamento n° 8 (Martedì)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />

in corsa blanda alternata a stretching<br />

Pot. Organico - 1 volta la seguente sequenza:<br />

m600 in 2’15” rec. 2’15”- m500 in 1’50” rec. 1’50”- m400 in<br />

1’28” rec. 1’28”- m300 in 1’06” macropausa di 3 minuti - m300<br />

in 1’06” rec. 1’06”- m400 in 1’28” rec. 1’28”- m500 in 1’50” rec.<br />

1’50”- m600 in 2’15” macropausa di 5 minuti - m600 in 2’15”<br />

rec. 2’15”- m500 in 1’50” rec. 1’50”- m400 in 1’28” rec. 1’28”m300<br />

in 1’06” macropausa di 5 minuti<br />

MINI - TORNEO INTERNO<br />

Allenamento n° 9 (Giovedì)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />

in corsa blanda alternata a stretching<br />

Pot. Organico - 2 volte la seguente sequenza:<br />

m500 in 1’40” rec. 1’40”- m400 in 1’20” rec. 1’20”- m300 in<br />

1’00” macropausa di 3 minuti - m300 in 1’00” rec. 1’00”- m400<br />

in 1’20” rec. 1’20”- m500 in 1’40” macropausa di 5 minuti -<br />

m500 in 1’40” rec. 1’40”- m400 in 1’20” rec. 1’20”- m300 in<br />

1’00” macropausa di 3 minuti<br />

Pot. Muscolare: (dopo le ripetute) Circuit Training di 6 stazioni<br />

da fare in coppia (uno lavora l’altro recupera)<br />

1) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />

2) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />

3) A terra dorsali 20 r. x 3 s.<br />

4) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s.<br />

(variare il tipo di lancio)<br />

5) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s<br />

6) Piegamenti sulle braccia 15 r. x 3 serie<br />

MINI - TORNEO INTERNO<br />

recupero attivo:<br />

calcio-tennis<br />

passaggio per<br />

la presa<br />

uscite basse<br />

5 a dx e 5 a sx<br />

dopo slalom, uscita<br />

in volo o parata bassa<br />

recupero attivo:<br />

gara di palleggio<br />

recupero attivo: mischietta<br />

solo di testa sottoporta<br />

sviluppo lombi<br />

15x4<br />

3 c 3 portiere play<br />

skip alto-basso-medio<br />

prese su palloni<br />

in arrivo dall’alto<br />

47


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

48<br />

PREPARAZIONE<br />

Allenamento n° 10 (Venerdì)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici in corsa blanda alternata a stretching<br />

Pot. Muscolare: (dopo riscaldamento) Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia (uno lavora l’altro recupera)<br />

1) Piegamenti sulle gambe 15 r. + 4 balzi su hs. 50 cm. x 3s.<br />

2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />

3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />

4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. + balzi laterali su cerchi x 3 s.<br />

5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />

6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo di lancio)<br />

7) Distensioni caviglie da eretti 15 r.+ balzi gambe tese su hs. di 20 cm x 3 s<br />

8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />

Pot. Organico Intervall Training sui 100m:<br />

5 volte i 100m in 15”/16” rec. 1’ – macropausa di 2 minuti<br />

5 volte i 100m in 15”/16” rec. 1’ – macropausa di 2 minuti<br />

5 volte i 100m in 15”/16” rec. 1’ – macropausa di 2 minuti<br />

MINI - TORNEO INTERNO<br />

Allenamento n° 11 (Domenica)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />

in corsa blanda alternata a stretching<br />

Situazioni<br />

tecnico-tattiche: *difesa: pressione – marcamento - anticipo e<br />

sostegno;<br />

*diagonale e annullamento della profondità;<br />

*marcature a scalare;<br />

*gestione del pallone;<br />

*palle inattive.<br />

MINI - TORNEO INTERNO<br />

3 c 2<br />

diagonale su 2 linee<br />

diagonale su 3 linee<br />

raddoppio di marcatura


Allenamento n° 12 (Martedì)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici in corsa blanda alternata a stretching<br />

Pot. Muscolare: (dopo riscaldamento) Circuit Training di 8 stazioni da fare in coppia (uno lavora l’altro recupera)<br />

1) Piegamenti sulle gambe 15 r. + 4 balzi su hs. 50 cm. x 3s.<br />

2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />

3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />

4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. + balzi laterali su cerchi x 3 s.<br />

5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />

6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo di lancio)<br />

7) Distensioni caviglie da eretti 15 r.+ balzi gambe tese su hs. di 20 cm x 3 s<br />

8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />

Pot. Organico Intervall Training sui 100m:<br />

8 volte i 100m in 15”/16” rec. 1’ – macropausa di 2 minuti<br />

8 volte i 100m in 15”/16” rec. 1’ – macropausa di 2 minuti<br />

MINI - TORNEO COMPONENTI ROSA<br />

Allenamento n° 13 (Giovedì)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore:<br />

fondamentali tecnici<br />

in corsa blanda alternata<br />

a stretching<br />

Pot. Muscolare (dopo riscaldamento)<br />

Salite da 30m: 5 rip.<br />

Max velocità x 4 serie;<br />

oppure<br />

Traino da 30m: 5 rip. Max velocità x 4 serie;<br />

micropause 1’<br />

macropause 2’<br />

Pot. Organico dopo salite o traino:<br />

Fartlek 10” 80% max velocità<br />

30” corsa blanda<br />

6’ x 2 serie<br />

MINI - TORNEO COMPONENTI ROSA<br />

49


SCUOLA<br />

ALLENATORI<br />

50<br />

PREPARAZIONE<br />

Allenamento n° 14 (Venerdì)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici<br />

in corsa blanda alternata a stretching<br />

Pot. Muscolare: (dopo riscaldamento) Circuit Training di 8 stazioni<br />

da fare in coppia (uno lavora l’altro recupera)<br />

1) Piegamenti sulle gambe 15 r. + 4 balzi su hs. 50<br />

cm. x 3s.<br />

2) A terra retti addominali 25 r. x 3 s.<br />

3) Supini in panca croci con manubri 15 r. x 3 s.<br />

4) Accosciate laterali 1/2 squat 10 r. + balzi laterali su<br />

cerchi x 3 s.<br />

5) A terra dorsali 20 r. x 3 serie<br />

6) Lanci con palla medicinale da 3 kg, 15 r. x 3 s. (variare il tipo<br />

di lancio)<br />

7) Distensioni caviglie da eretti 15 r.+ balzi gambe tese<br />

su hs. di 20 cm x 3 s<br />

8) A terra addominali obliqui 25 r. x 3 s.<br />

Pot. Organico (a fine allenamento) corsa con variazioni di velocità<br />

8’:<br />

10m max velocità con 10” di corsa – recupero attivo;<br />

30m max velocità con 30” di corsa – recupero attivo;<br />

50m max velocità con 50” di corsa – recupero attivo.<br />

ALLENAMENTO TECNICO – TATTICO<br />

difesa dai movimenti di<br />

collaborazione a 2 e a 3 giocatori<br />

passa e allontanati dal pallone<br />

1 c 1 in zona<br />

centrale alta<br />

pressione e contrasto<br />

Allenamento n° 15 (Domenica)<br />

Riscaldamento: 1 pallone ogni giocatore: fondamentali tecnici in corsa blanda alternata a stretching<br />

Situazioni tecnico-tattiche:<br />

PARTITA A SQUADRE CONTRAPPOSTE<br />

andare in sovrapposizione<br />

1 c 2 in zona laterale alta<br />

Da questo momento segue la settimana-tipo, che potrà essere di 2 – 3 o 4 allenamenti, a seconda della disponibilità<br />

dei giocatori e dei programmi societari.


UN SITO PER OGNI VOSTRA DOMANDA<br />

www.settoretecnico.figc.it<br />

Tutti coloro che vogliono approfondire tematiche di tecnica, preparazione fisica e medicina<br />

sportiva attraverso libri e videocassette possono rivolgersi al museo del calcio.<br />

www.museodelcalcio.it - e-mail: info@museodelcalcio.it


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