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XXXIV. LA SIGNIFICATIVA CARRELLATA DEI NUMEROSI PAPI RESPONSABILI DI<br />

SANGUINARI ORRENDI CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ E DI GRAVISSIME<br />

ILLEGALITÀ<br />

FERNANDO LIGGIO<br />

(www.fernandoliggio.org)<br />

È storicamente ben documentato che i “Papi”, non solo sono stati direttamente responsabili<br />

di orrende atrocità, ma hanno sempre permesso, e continuano a permettere, azioni delittuose ed<br />

illegalità di ogni genere. Non a caso Lord Acton (1960-1967) afferma che “I papi non furono<br />

soltanto assassini in grande stile, ma fecero dell’assassinio un fondamento legale della Chiesa<br />

cristiana ed una condizione per ottenere la salvezza” (cfr. Acton J.E. «Lectures on Modern<br />

History», London, 1960 e «Essays in the Liberal Interpretation of History», Chigago-London,<br />

1967).<br />

Il Papa Leone I (440-461) promosse la prima sanguinosa lotta “pro fide agere” (“agire per<br />

la fede”) contro i non cristiani giustificando per loro la pena di morte poiché non erano degni di<br />

“continuare a vivere” e la loro eresia “deve essere estirpata dal corpo della chiesa” (“haereses a<br />

corpore ecclesiae resecantur”): dichiarando di essere il “lungo braccio di Dio” sosteneva che i non<br />

cristiani devono essere perseguitati, oltre che “con la spada sguainata”, anche usando “la lingua<br />

come spada” (cfr. Leone I: «Epistulae» e «Sermones»). Inoltre, il Papa Leone I (440-461) fu il<br />

primo accanito persecutore degli ebrei che paragonava ad “animali selvaggi” insultandoli<br />

continuamente come “scellerati”, “empi”, “abietti”, “miscredenti”, “sacrileghi”, “carnefici di<br />

Dio” ― nonostante, con palese contraddizione, ammettesse che “Dio, secondo il suo piano di<br />

salvezza, ha voluto essere ucciso da loro per poter salvare l’umanità”! ―, “criminali”, “assetati di<br />

sangue”, “dissoluti”, “Servi e mercenari di Satana”, ecc. Tale papa fu santificato!<br />

Il Papa Felice IV (526-530) con un decreto emesso nel 529 ordinò la distruzione di tutte le<br />

sinagoghe dei samaritani, ai quali fece sequestrare i beni, e stabilì severe punizioni per chi tentasse<br />

di ricostruirle (cfr. Codex Justinianus), come attesta Procopio (500-565) furono decapitati circa<br />

centomila samaritani e ventimila, tra donne e bambini samaritani furono venduti come schiavi (cfr.<br />

Procopio: «Historia Arcana»). Anche tale papa fu santificato!<br />

Il Papa Gregorio I (590-604), il quale protesse il Vescovo Andrea di Taranto che aveva<br />

rapporti sessuali con le parrocchiane e picchiò violentemente una povera donna da farla morire per<br />

le lesioni riportate, ordinò la reclusione dei “peccatori carnali” in segrete paragonabili alle<br />

“antiche gabbie per schiavi” dove i reclusi erano talmente compressi da non poter muovere un<br />

passo (cfr. Kober F.: «Die köperliche Züchtigung als kircliches Strfmittel gegen Cleriker und<br />

Mönche», Vinneland, 1875). Anche tale papa fu santificato!<br />

Il Papa Stefano III (768-772), appena eletto, promosse selvagge vendette: il detronizzato<br />

antipapa Costantino II (767-768) fu fatto trascinare attraverso le vie di Roma fino al carcere dove fu<br />

fatto storpiare, ai vescovi ed ai cardinali suoi collaboratori furono fatti strappare gli occhi e la lingua<br />

ed, in particolare, al vescovo Teodoro, che aveva sostenuto fino all’ultimo Costantino II (767-768),<br />

furono fatti cavare gli occhi e mozzare la lingua e, quindi, fu fatto rinchiudere nel monastero di<br />

Clivur Scauri dove morì fra orribili sofferenze, ecc. (cfr. Deschner K.: Op. cit. Band IV, Reinbek<br />

bei Hamburg, 1994).<br />

Il Papa Leone III (795-816), nonostante fosse stato notoriamente adultero ed un un<br />

pluriassassino, fu santificato nel 1673! Egli ― oltre a fare decapitare numerosi proprietari terrieri,<br />

ritenuti rivoltosi, incamerandone i beni espropriati ― fece condannare a morte per impiccagione un<br />

notevole numero di persone ritenute “colpevoli di lesa maestà” nei suoi riguardi!<br />

Il Papa Leone IV (847-855) «… Prima della battaglia navale di Ostia aveva promesso ai<br />

suoi guerrieri, in caso di morte, la “divina mercede”: la più antica anticipazione dell’indulgenza<br />

delle crociate, una promessa di cui molti Santi Padri hanno largheggiato, sapendo di mentire, nei<br />

tempi futuri. Qui accadde, per la prima volta, che un papa garantisse generosamente il cielo a tutti<br />

1


coloro che fossero morti per la “vera fede, per la salvezza della patria e per la difesa della<br />

cristianità” [!!] [ancora oggi continua ad essere garantito il “paradiso” per chi si sacrifica nel<br />

provocare le stragi terroristiche!]. E così l’impresa divenne un successo travolgente. [...]. I bravi<br />

credenti, tuttavia, trucidarono i naufraghi, che erravano inermi sulla costa, o appendendoli alle<br />

forche “perché il loro numero non sembrasse troppo grande”, o trascinandoli in catene a Roma,<br />

dove servirono come schiavi di guerra alla costruzione della fortezza vaticana e dove l’impresa fu<br />

esaltata come un miracolo operato dal principe degli apostoli [San Pietro]. [...]. Dunque, ad una<br />

“pax” così concepita, può seguire di tutto: conflitti ed atrocità, anzi senz’altro guerra qualora venga<br />

lesa la “iustitia” ed il “giusto ordine”, quello cristiano, appunto. E questo, non è difficile<br />

dimostrarlo, è così ancora oggi. Pace ad ogni costo è qualcosa che la storia del cristianesimo non<br />

conosce. “Libertà”, “ordine”, ossia i “valori cristiani di base” devono essere preservati e difesi<br />

fino al sangue, fino alla totale rovina dello stesso oggetto da difendere…» (cfr. Deschner K.:<br />

«Criminalgeschichte des Christentums» Fünfter Band, Reinbek bei Hamburg, 1997). Anche questo<br />

papa è stato santificato!<br />

Il Papa Giovanni VIII (872-882) fu un vero e proprio “papa-guerriero” e, poiché il duca<br />

Sergio di Napoli rifiutò la sua alleanza bellica lo scomunicò e «…senza pensarci troppo su, fece<br />

tagliare la testa a venti prigionieri napoletani…» (cfr. Gregorovius F.A.: «Geschichte der Stadt Rom<br />

im Mittelalter», Beidreisburg, 1857) (ed oggi ci meravigliamo delle pochissime teste tagliate dai<br />

talebani!). Tale “papa-guerriero” nell’anno 877 organizzò una flotta navale da guerra di cui egli<br />

stesso prese il comando e diresse personalmente le operazioni navali nei pressi del Capo Circeo<br />

riuscendo a catturare 18 vascelli saraceni e ad uccidere numerosi maomettani: «…Per la prima volta<br />

un pontefice combatteva direttamente in veste di ammiraglio…» (cfr. Gregorovius F.A.: Op. cit.<br />

Beidresisburg, 1857)! Quindi, Giovanni VIII si vendicò nei confronti del duca Sergio di Napoli che<br />

fece catturare dal fratello Attanasio, vescovo di Napoli, il quale per ordine di Giovanni VIII non<br />

esitò a cavargli gli occhi con le proprie mani onorandosi di eseguire un devoto servigio al santo<br />

pontefice. Il duca Sergio, completamente cieco fu fatto incarcerare e fatto morire in prigione e,<br />

come precisa Gregorovius, «…Quel fratricidio commesso da un vescovo fu salutato dal pontefice<br />

[Giovanni VIII], come un evento felice […]. All’assassino fu corrisposto il prezzo del suo crimine<br />

com’era nei patti [fu nominato duca di Napoli al posto del fratello], e inviata una lettera di<br />

congratulazioni. A tali virtù apostoliche del sacerdozio, che con tale dominio è per ragioni morali<br />

assolutamente inconciliabile…» (cfr. Gregorovius F.A.: Op. cit. Beidresisburg, 1857). Dalla<br />

cronaca dell’epoca si apprende che il papa Giovanni VIII mori il 16 dicembre dell’anno 882, con la<br />

testa spaccata a colpi di martello, infertigli da un parente poiché il veleno che gli aveva propinato<br />

tardava ad agire!<br />

Il Papa Bonifacio VI (896), che governò appena 15 giorni, mentre era Cardinale per le sue<br />

innominabili scelleratezze dal Papa Formoso (891-896) fu persino privato dei privilegi e dei diritti<br />

ecclesiastici!<br />

Il Papa Stefano VI (896-897) per risentimenti personali verso Papa Formoso (891-896) ne<br />

fece disseppellire il cadavere e gli fece tagliare le dita con cui benediceva, ma i cardinali rimasti<br />

fedeli a Papa Formoso (891-896) lo fecero imprigionare e strangolare.<br />

Il Papa Sergio III (904-911), il quale non esitò a fare strangolare i predetti cardinali fedeli<br />

di Papa Formoso (891-896), praticava regolarmente i rapporti sessuali tanto che ebbe un figlio dalla<br />

famigerata Marozia ― tale figlio, eletto a sua volta Papa con il nome di Giovanni XI (931-935)<br />

all’età di soli dodici anni (grazie agli intrighi tra la madre ed i Cardinali), fu fatto morire, recluso<br />

per congiura in Castel S. Angelo, appena quattro anni dopo la sua elezione ― nobile spregiudicata<br />

di alto lignaggio che fece assassinare ben tre Papi (1).<br />

Il Papa Giovanni XII (955-964), nipote della predetta Marozia, oltre ad essere stato<br />

omicida ed incestuoso, fu un turbolento libertino abituato a vivere tra i piaceri più sfrenati, finché fu<br />

sorpreso a letto con una adultera dal marito di costei ed ucciso per defenestrazione (Fig.1). Egli<br />

«..Era talmente malvagio persino per quei tempi che i cittadini se ne sarebbero sbarazzati volentieri;<br />

dicevano infatti che avesse inventato peccati mai visti dal tempo dei tempi, incluso quello di andare<br />

2


a letto con sua madre. Teneva un harem nel Palazzo del Laterano e giocava di azzardo con le offerte<br />

dei pellegrini; possedeva un allevamento di duemila cavalli che nutriva a mandorle e fichi bagnati<br />

nel vino e ricompensava le compagne delle sue notti d’amore con calici d’oro del tesoro di San<br />

Pietro. […]. Le donne in particolare venivano ammonite a non mettere piede a San Giovanni in<br />

Laterano se tenevano al proprio onore: il papa infatti era sempre a caccia. Giunse persino a brindare<br />

al Diavolo davanti all’altare maggiore della chiesa madre della Cristianità […], aveva celebrato la<br />

messa senza l’eucarestia; aveva ordinato un diacono in una stalla; aveva eseguito ordinazioni a<br />

pagamento; aveva copulato con una lunga serie di donne, tra le quali la vecchia fiamma di suo padre<br />

e sua nipote; aveva fatto accecare la sua guida spirituale e castrare un cardinale, provocandone la<br />

morte. [Per il suo comportamento sfacciatamente immorale fu deposto ed esiliato. Ma la sua]<br />

famiglia radunò un esercito per permettergli di tornare […]. Giunto a Roma riprese la carica<br />

pontificia e non si accontentò della sola scomunica, ma fece mutilare o condannare a morte tutti<br />

colori che avevano contribuito al suo esilio. […]. Persino, il Cardinale Bellarmino [(1542-1621)],<br />

strenuo difensore del papato che sapeva tutto dei Borgia, dovette ammettere che Giovanni XII “era<br />

la feccia”: “Fuerit fieri ominium deterrimus”…» (cfr. De Rosa P.: «Vicars of Christ», London,<br />

1988)<br />

Il Papa Benedetto V (964-965), nonostante fosse tanto erudito da ricevere l’appellativo di<br />

“grammaticus”, era anche un famigerato donnaiolo e spendaccione. Infatti, «... dopo aver<br />

disonorato una fanciulla, partì immediatamente per Costantinopoli con tutto il tesoro di San Pietro,<br />

per ricomparire soltanto dopo avere esaurito i fondi, imperversando nuovamente per Roma […]<br />

finché fu ammazzato da un marito geloso ed il suo cadavere, straziato da un centinaio di pugnalate,<br />

fu trascinato per le strade e poi gettato in una fogna…» (cfr. De Rosa P.: Op. cit., London, 1988).<br />

Il Papa Bonifacio VII (974-985) uccise il suo predecessore Papa Benedetto VI (973-974)<br />

strangolandolo con le sue stesse mani. Per tale delitto fu scacciato da Roma e si rifugiò a<br />

Costantinopoli portandosi dietro tutto il “tesoro di S. Pietro”. Tornò a Roma nel 984 e s’impadronì<br />

nuovamente del potere, fece strappare gli occhi ad un cardinale, che lo aveva particolarmente<br />

ostacolato, e fece imprigionare il Papa Giovanni XIV (983-984) in Castel Sant’Angelo nell’aprile<br />

del 984, facendolo uccidere con veleno nell’agosto dello stesso anno! Nell’agosto dell’anno<br />

successivo (985) fu ucciso a furor di popolo ed il suo cadavere trascinato per le strade di Roma fu<br />

gettato ai piedi della statua di Marco Aurelio, finché fu recuperato dai suoi servi e sepolto in S.<br />

Pietro (cfr. Rendina C.: «I Papi: storia e segreti», Newton & Compton Editore, Roma, 1983).<br />

Il Papa Benedetto VIII (1012-1024) nel 1020, in occasione di una sommossa popolare<br />

antiebraica, scoppiata a Roma nel 1020 in seguito ad un terremoto del quale furono assurdamente<br />

ritenuti responsabili gli ebrei (!!), oltre agli ebrei ingiustamente massacrati dal popolo, ne fece<br />

atrocemente giustiziare un’ingente numero!<br />

Il Papa Benedetto IX (1032-1044, 1045-1046, 1047-1048), fu eletto ben tre volte,<br />

nonostante fosse stato detronizzato e scacciato per le sue efferate nefandezze, tanto che nel 1047<br />

fece avvelenare il Papa Clemente II (1046-1047) e l’anno successivo avvelenò personalmente il<br />

Papa Damaso II (1048), appena dopo 24 giorni di pontificato, suo ultimo predecessore. Alla sua<br />

prima elezione, «…avvenuta nell’ottobre del 1032, Sua Santità Benedetto IX aveva undici anni.<br />

Secondo monsignor Louis Duchense, Benedetto era “soltanto un monello […] e doveva passare del<br />

tempo prima che diventasse effettivamente pericoloso”. Ci si trovava davanti uno strano spettacolo:<br />

un bambino con la voce non ancora formata era primo legislatore e sovrano della Chiesa Cattolica,<br />

portava la tiara, celebrava la messa solenne a San Pietro, concedeva prebende, nominava i vescovi e<br />

scomunicava gli eretici. Le imprese di Sua Santità con le donne dimostrarono che il papa fanciullo<br />

raggiunse molto presto la pubertà. Arrivato a 14 anni, dice un cronista, aveva superato tutti i<br />

predecessori per dissolutezza. San Pier Damiani, fine giudice del peccato, esclamò: “Quel<br />

miserabile sguazzò nell’immoralità dall’inizio del suo pontificato alla fine dei suoi giorni”. Un<br />

altro osservatore scrisse: “La Cattedra di Pietro è stata occupata da un diavolo dell’inferno<br />

travestito da prete”. Benedetto IX dovette spesso lasciare Roma in fretta e furia. […]. Alcuni nobili<br />

tentarono di farlo fuori durante la messa […]. Un’altra volta fu scacciato, ma le truppe<br />

3


dell’imperatore Corrado lo fecero rientrare, Costretto nuovamente all’esilio nel 1046 per<br />

saccheggio, assassinio e vessazione. […]. Dopo cinquanta giorni […] fu rimesso sul trono dalla sua<br />

famiglia […]. Alla fine Benedetto IX decise di dimettersi, aveva messo gli occhi sulla sua bella<br />

cugina, la figlia Girard De Saxo, che diede il suo consenso, a patto che il papa abdicasse. Colto da<br />

un sorprendente attacco di scrupoli, Benedetto IX decise di controllare se aveva il diritto di farlo<br />

[…]. Felice di dimettersi, richiese una buonuscita di tremila libbre d’oro e, dopo una lunga<br />

contrattazione decise per tutto l’Obolo di San Pietro fornito dall’Inghilterra. Nessuna colletta di<br />

cattolici inglesi ebbe miglior uso…» (cfr. De Rosa P.: Op. cit., London, 1988).<br />

Il Papa Gregorio VII (1073-1085) che, soprattutto fu un grande falsario (2), era «…piccolo<br />

di statura, poco appariscente, piuttosto bruttino, e perciò parodiato e dileggiato […]. Ma il suo<br />

spirito era potente e spietato, la sua forza espressiva spesso intensa, concentrata […]. Basta leggere<br />

qualche testimonianza contemporanea per vederne […] la passione l’odio e la brama di vendetta.<br />

Benché pieno di foga tempestosa, egli si frena e s’ammansisce, anche se lo fa soltanto per amore dei<br />

suoi obiettivi, dei suoi fini; sia pure per poter alla fine sferrare l’attacco, per colpire prima o dopo<br />

implacabile, per annientare ove qualcuno gli si opponga o solo azzardi ad opporglisi. Quest’uomo<br />

non conosce la pazienza. […]. Versatilità, pluralità di vedute, gli sono più estranee che mai. Aveva<br />

un unico obiettivo, il fine di tutti quelli della sua casta: potere, potere, potere. Ma egli vuole più<br />

potere, più di loro tutti, vuole un potere mondiale. […]. Per questo Santo Padre il bene si realizza<br />

― ma questo, nella sua Chiesa, è un fatto ricorrente, quasi usuale ― quando zampilla il sangue del<br />

nemico, anche sangue di cristiani, si capisce, non è questo che importa, l’essenziale è che si muoia<br />

per essa. Che si crepi per il suo vantaggio. […]. Questo papa fu innamorato della guerra e non è un<br />

caso che uno dei più antichi documenti abbastanza dettagliati ― se non in assoluto la più antica<br />

testimonianza della fede di Gregorio VII nell’aiuto dal cielo ― faccia esplicito riferimento proprio<br />

alla guerra: cioè alla fede dei cristiani nel fatto che il papa dal cielo avrebbe protetto i suoi in<br />

battaglia e mandato in soccorso l’arcangelo Michele alla testa di tutele schiere elisie, […]. Gregorio<br />

dimostrò precocemente grande interesse per le armi e le imprese belliche. I suoi scritti papali sono<br />

costellati di modi di dire corrispondenti. Più di altri “vicari” egli si serve del linguaggio marziale,<br />

evocando spade e proiettili, ferite e morte, con ricorrenti espressioni di militia Christi, militia sancti<br />

Petri, christiana militia e simili. Parla senza tregua di “bravi soldati di Cristo” e di “combattenti<br />

regali”, con cui naturalmente allude ai “santi vescovi”; parla di “scudo della fede”, di “spada di<br />

Cristo”, “brando della parola divina”, “spada del brando universale”, di “spada della vendetta<br />

apostolica, un’arma che inguaribilmente ferisce dalla pianta dei piedi fino alla testa”. Ed<br />

incessante ricorre il suo motto ispiratore, il versetto della bibbia: “Maledetto l’uomo che trattiene la<br />

sua spada dal sangue”. […]. Naturalmente, Gregorio VII dichiarò l’uso delle armi lecito […] per la<br />

difesa dell’ordinamento stabilito da Dio [!!]. Certo, ciò che intende per […] ordinamento divino,<br />

altro non è se non ciò che torna a lui utile, ovvero quanto è di vantaggio per il papato e la Chiesa.<br />

[…]. Difatti egli vuole governare in luogo dei principi, vuole governare su di loro: per questo non fa<br />

altro che denigrarli, strapazzandoli di continuo accusandoli […] di alterigia, di rapina, di infedeltà,<br />

di assassinio, “delitti di ogni specie, compiuti per incitamento del diavolo. Principe del mondo”<br />

[!!]; ed afferma che costoro vogliono dominare gli uomini con cieca bramosia, con insopportabile<br />

arroganza, ecc, precisamente quello che anche lui vuole! Tutte le pretese di primato dei papi si<br />

conformarono in lunghi periodi e s’andarono sempre più accrescendo visto che, alla fin fine,<br />

ambizione e sete di potere di questi umili servitori di Cristo, di questi “servi dei servi di Dio”, non<br />

conobbero praticamente nessun limite. […]. Tutta la Chiesa primitiva non conobbe alcun primato di<br />

diritto, istituito da Gesù, dovuto al vescovo di Roma. Anzi un tale primato è in netta contraddizione<br />

con l’insegnamento di tutti i primi padri della Chiesa., anche dei più famosi. Ciò nondimeno, a<br />

lungo andare si gabellarono come fatti sempre esistiti quelle che erano state grossolane novità; e<br />

tutto quanto era fondato su contraffazioni e menzogne. […]. Gregorio VII vorrebbe rendere docili e<br />

malleabili anche gli imperatori, subordinando in maniera assoluta i sovrani. Egli non esita a<br />

capovolgere le cose, le leggi, la storia, le realtà gerarchiche. Per raggiungere questo fine, o non<br />

possiede alcun titolo, oppure ne ricava da colossali imposture clericali, in special modo dai<br />

4


famigerati Decretali pseudo-isidoriani, cioè dai “falsi più fortunati” di tutti i tempi. […]. Gregorio<br />

II era dominato dalla fissazione, da una sua idea peculiare: che il papa fosse il signore del mondo.<br />

Infatti lui […] è più di tutti ossessionato dal potere. Chiunque altro, sia vescovo sia re, è tenuto ad<br />

ubbidirgli e servirlo. Soltanto il papa deve avere precedenza e privilegi su tutti. In fondo egli<br />

disprezza tutti e vuole essere stimato da tutti. Nel modo più pregnante, la sua esorbitante<br />

megalomania fa sfoggio di sé nel famigerato “Dictatus papae”, di cui si riportano alcune delle 27<br />

concise e disordinate pseudo-proposizioni […] che probabilmente dovevano costituire il nucleo<br />

fondamentale di una nuova silloge giuridica: VII) “solo a lui è consentito, in corrispondenza con le<br />

esigenze del tempo, proporre leggi nuove, formare nuove comunità”; IX) “tutti i principi bacino<br />

solo i piedi del papa”; XII) “solo a lui è consentito di detronizzare gli imperatori ed il suo verdetto<br />

non può essere ritrattato da nessuno, lui è l’unico a poter revocare sentenze e giudizi”; XVIII “lui<br />

non può essere giudicato da nessuno”; XXII) “la Chiesa di Roma non è mai caduta in errore e,<br />

secondo la testimonianza della scrittura, non errerà mai per l’eternità”. […]. Gregorio voleva<br />

sottoporre al proprio comando niente di meno che il mondo intero. […]. Le armi, per papa<br />

Gregorio, furono sempre le benvenute, le predilette, purché combattessero per lui. Tant’è vero che,<br />

nel gennaio del 1075, provò a sondare presso il re danese Sven Estridsen: “Nel caso che la Santa<br />

romana madre Chiesa avesse bisogno di combattenti e di spade mondane contro i senzadio e i<br />

nemici di Dio, vorremo sapere, tramite discreti messaggi, quale speranza potremmo riporre in Te”.<br />

[…]. Gregorio ― beatificato nel 1584 e canonizzato nel 1606 [!!] da Paolo V (1605-1621) ―<br />

pretese dal potere politico, non solo guerre a favore della Chiesa, ma anche guerre promosse dalla<br />

Chiesa stessa. Subito dopo l’insediamento nella carica, egli si occupò intensamente del riarmo,<br />

dedicandosi ai preparativi bellici. Collette e donazioni, che confluivano di continuo a Roma […]<br />

furono adoperate per dar vita ad un’armata. Per i suoi attacchi egli ammassava truppe senza tregua<br />

e, poiché non ne aveva mai abbastanza, giunse a dichiarare che fosse compito del credente quello di<br />

consacrarsi alla “militia sancti Petri” (un concetto coniato da lui). Arrivò così a sancire anche la<br />

guerra di aggressione. Anzi, mantenne da sé un esercito alla testa del quale troneggiava sul suo<br />

destriero […]. [“…Tutti i gregoriani sono favorevoli ad una guerra della Chiesa, all’applicazione<br />

della forza delle armi per amore della religione…” (cfr. Erdmann C.: «Alle origini dell’idea di<br />

Crociata», Spoleto, 1966)]. Per sua Santità non potevano mai esserci abbastanza caduti né<br />

abbastanza vittime in battaglia. Gregorio se ne rammarica dinanzi ai fedelissimi della Santa Sede:<br />

“Fino ad oggi solo pochi dei nostri seguaci hanno resistito agli empi infedeli fino a versare il loro<br />

sangue, pochissimi hanno affrontato la morte per Cristo”. […]. Così l’indignato e deluso pontefice<br />

prega, implora e incalza senza sosta; ed ovviamente solo “da parte del santo Pietro (ex parte beate<br />

Petri)”, affinché i credenti scendano in campo “per il re celeste”, per la “celeste aristocrazia”<br />

(celestem nobilitatem), quale che sia il significato dell’espressione. […]. Ai suoi guerrieri, nonché<br />

alle sue vittime, comunque, il papa promette di più. Perché facendo speciale affidamento ― in tutti<br />

i suoi progetti di aggressione ― in volontari afflussi di truppe, egli garantisce a tutti una<br />

ricompensa in cielo. […]. Gregorio promette: “Per la vostra temporanea fatica (momentaneum<br />

laborem) potrete conseguire l’eterna mercede”. E nel suo ultimo appello dopo la perdita di Roma:<br />

“accorrete in aiuto se volete avere remissione dei peccati, benedizione e grazia in questa e<br />

nell’altra vita”. […]. Tra i primi provvedimenti militari, all’inizio del suo pontificato, vi fu la<br />

richiesta di Gregorio al suo legato spagnolo di reclutare soldati per una crociata contro i Mori in<br />

Spagna. Voleva infatti sottomettere definitivamente la Spagna alla Chiesa, giacché era “antica<br />

proprietà di Pietro” e non sottostava a nessun altro se non alla “apostolica” sede. […]. Gregorio<br />

VII, per colpa del quale grande parte dell’urbe era stata trasformata in cumuli di macerie, distrutta<br />

dal fuoco e spopolata, non poteva più restare a Roma: lo si sarebbe linciato per tutto quello sfacelo.<br />

Per mettere al sicuro dalla rabbia popolare, tagliò la corda insieme con Roberto il Guiscardo dopo<br />

essere stato liberato da Normanni e musulmani [si pensi alla stretta analogia con Benito Mussolini<br />

che fu liberato dai Tedeschi]: questi portarono via, come prigionieri e schiavi, un gran numero di<br />

pecorelle romane, oltre agli innumerevoli carri carichi di bottino. […]. Il 25 maggio del 1085 morì<br />

Gregorio VII, del quale molti teologi e storici cristiani, soprattutto cattolici, tessono l’apoteosi,<br />

5


proclamandolo non di rado il più grande di tutti i papi [!!]…» (cfr. Deschner K.: «Kriminalgeschicte<br />

des Christentums», Sechs Band, Reimbek bei Hamburg, 1999).<br />

Sotto il pontificato del Papa Urbano II (1088-1099) «…la nobiltà cristiana ― predatoria,<br />

sanguinaria, assetata di guerra come la definiscono i cronisti ― decimava se stessa e i suoi sudditi<br />

in faide interminabili. […] si affrettò […] a recare soccorso “alla Chiesa prossima al naufragio ed<br />

a ripristinare la pace che era scomparsa nel mondo” con una guerra, naturalmente, per la quale egli<br />

incitò perfino i briganti a farsi soldati di Cristo. […]. Sua Santità, dopo aver scagliato ripetute grida<br />

di dolore, giunge in fine alla pia conclusione, alla provvidenza foriera di pace [!!]. “Impugnate<br />

dunque le armi con la passione di Dio, cari fratelli, cingete le vostre spade ai fianchi, siate figli<br />

dell’onnipotente! In verità è meglio morire in battaglia…”. In compenso ci saranno poi, ancora in<br />

questa vita, remissioni di debiti, ricco bottino; e nella vita futura, perdono dei peccati ed<br />

interminabile giubilo in paradiso. […]. La Chiesa ricoperse letteralmente i militi crociati di favori e<br />

vantaggi, di quelli che ad essa costavano invero pochissimo, ma che per i destinatari costavano un<br />

prezzo assai caro. Tra i più importanti di questi doni funesti si trova l’indulgenza dei peccati, e<br />

precisamente una remissione totale, “perfetta” […]; ma ne fanno parte anche esenzioni dai tributi<br />

ordinari, protezione da persecuzione a causa dei debiti anteriori alla crociata, scomunica automatica<br />

per chi offendesse il crociato […]. Si impartivano indulgenze anche alle mogli dei crociati, ai<br />

predicatori delle crociate e persino agli ascoltatori delle prediche. […]. Anche gli esattori dei soldi<br />

per le crociate ottenevano indulgenze perché le entrate della Chiesa aumentavano quanto più sangue<br />

scorreva. […]. Per il papato le stragi che si protraevano si trasformavano in un successo finanziario<br />

colossale: grazie alle offerte, raccolte specialmente dai monaci, grazie alle cosiddette indulgenze<br />

della croce […] e ai versamenti pecuniari che liberavano dall’obbligo di partecipare attivamente alle<br />

crociate, garantendo tuttavia, a chi restava a casa, le stesse identiche beatitudini promesse al<br />

combattente. […]. Ma cosa non si era mai disposti a fare per la salvezza della propria anima! E la<br />

Chiesa faceva l’impossibile per appagare questo sogno di salvezza [!!]. Si pagava (se si aveva il<br />

denaro) ed il versamento ― ovvero il “vangelo dei quattrini” ― assicurava i posti più belli<br />

“lassù”, garantendo le più splendide grazie divine; in tal modo si potevano estendere le facilitazioni<br />

dell’indulgenza anche a parenti e familiari defunti, continuando con i versamenti, s’intende. […] si<br />

poteva astutamente sbarazzarsi del purgatorio, dell’inferno, raggirando ovviamente il diavolo; tutto<br />

era letteralmente in vendita: remissio peccatorum, vita aeterna, salus perpetua […] tanto che la<br />

faccenda divenne “il più lucrativo di tutti gli affari commerciali”, prospettandosi in un “diritto<br />

giuridico al regno dei cieli: fu questa la meta finale di tutti i crociati, che in effetti la Chiesa fece<br />

sperare a tutti”. Al centro dell’irresistibile istigazione di Urbano II (1088-1099) si colloca<br />

l’asserzione che la Chiesa cristiana fosse vittima di oppressione e persecuzioni in Oriente. In realtà i<br />

Cristiani non avevano di che lamentarsi nei paesi orientali. […]. L’obiettivo vero e proprio della<br />

guerra di Urbano II (1088-1099) era la “liberazione” dell’intera Chiesa cristiana d’Oriente. […],<br />

simulando ansia ed affanno per il “santo sepolcro”, per Gerusalemme. […]. La città era divenuta<br />

― sotto il dominio dei cristiani (330-638) ― un autentico polo magnetico di pellegrinaggi, dotata<br />

com’era di un arsenale letteralmente vertiginoso di reliquie, non ultime le “reliquie di Cristo”; dalla<br />

colonna della flagellazione con numerose impronte del volto e del corpo di Gesù, alla corona di<br />

spine ed al calice dell’ultima cena, fino alle divine impronte dei piedi lasciate sul Monte degli ulivi<br />

prima dell’ascensione in cielo […] tutte cose integrali, assolutamente autentiche [!!]. Purtroppo<br />

questi e mille altri tesori erano caduti sotto i colpi della bufera araba […] lasciando che vi facessero<br />

ritorno anche gli Ebrei, banditi da Gerusalemme durante l’egemonia cristiana. […]. Venne il<br />

momento in cui devoti partecipanti alla crociata in Francia, dove papa Urbano II (1088-1099) aveva<br />

proclamato dapprima la croce, massacrarono cittadini ebrei in numero sempre maggiore. Per<br />

cominciare orde cattoliche misero a sacco la comunità ebraica di Rouen: gli abitanti furono<br />

massacrati, le loro case date alle fiamme. Spesso anche gli ebrei battezzati scampavano a fatica da<br />

tali rastrellamenti. Nella Francia occidentale il clero aveva fatto già un lungo lavoro preparatorio di<br />

storia salvifica, da quando un sinodo dopo l’altro aveva emesso decreti esplicitamente antigiudaici.<br />

[…]. Così nella Franconia merovingia, già alla fine del VI secolo, si procedette a battesimi coatti,<br />

6


espulsioni di massa, distruzioni di sinagoghe e di case di ebrei [(3)]. […]. La predicazione popolare,<br />

martellando incessantemente sul tema del “popolo deicida degli Ebrei”, portava ad ebollizione gli<br />

animi sempliciotti dei credenti, tanto che molti crociati cedettero di poter compiere pie gesta già in<br />

patria. Ragionando in guisa del tutto cristiana ― anzi cristologica! ― si argomentava in questo<br />

modo: “Ecco, vedete, noi partiamo in cerca del nostro Salvatore per vendicarne la memoria sugli<br />

Israeliti […] ma qui tra noi vivono intanto quegli Ebrei che lo uccisero e lo crocifissero! Avanti,<br />

facciamo prima vendetta su di loro, togliamoli di mezzo, facciamoli fuori, liberiamo la comunità dei<br />

popoli…”. Sì, perché la parola d’ordine era “Uccidi un ebreo e salva la tua anima!”. Presto, e<br />

sempre più spesso, si credette di poter salvare non soltanto la propria anima, ma pure la propria<br />

pelle, di povera gente oberata di debiti. Ammazzando un ebreo, cioè, ci si liberava del rimborso del<br />

capitale e degli interessi. […]. Successivamente la Chiesa liberò esplicitamente i crociati da ogni<br />

pagamento d’interessi per denaro prestato […] ma tassando tanto più duramente gli ebrei. In tal<br />

modo si finanziavano i “pellegrini armati”, in misura cospicua, con denaro ebraico [(4)] […]. In<br />

questi massacri i magnati cristiani compivano gesta particolarmente gloriose. Infatti, non fu solo il<br />

metropolita [Arcivescovo cristiano ortodosso]. di Magonza a farsi prima pagare e poi uccidere lo<br />

stesso gli ebrei. […]. “non risparmiava né vecchi né giovani, non avendo pietà né per bambini né<br />

lattanti né infermi, che calpestava il popolo di Dio come polvere, percuotendo i ragazzi con la<br />

spada e squarciando le donne in gravidanza” [neppure i nazisti, nonostante tale esempio,<br />

arrivarono a tanto!]. Nelle cronache ebraiche dell’epoca non c’è che pianto e lutto, “un’interrotta<br />

litania funebre, composta dei più cupi suoni della disumanità e risonante ad un tempo del folle urlo<br />

del fanatismo fideistico […]. La croce di Cristo […]”: “le donne cingevano di forza i loro fianchi<br />

squartando i loro figli e le figlie ed, infine, se stesse; molti uomini si rifocillavano e macellavano le<br />

loro donne, la loro prole; la madre tenera e docile smembrava il suo figlioletto prediletto; tutti<br />

insorgevano, uomini e donne, scannandosi gli uni con gli altri. Le donne umili e pie si offrivano a<br />

vicenda il collo per il sacrificio a vantaggio dell’unità del nome di Dio […] uno ammazzava, l’altro<br />

veniva ammazzato, finché sangue si confondeva con sangue […] tutti venivano uccisi e smembrati a<br />

causa dell’unità del grandissimo e terribile nome divino” [(5)]. Molti ebrei si davano la morte. Si<br />

gettavano dal ponte, come tre ragazze a Colonia, nei flutti del Reno, avventandosi sulla spada, nel<br />

fuoco, tagliandosi le vene dei polsi o strangolando i propri bambini, come a Magonza, dove Mar<br />

Isac soffocò il figlio e la figlia a mezzanotte nella sinagoga [(6)]. Nessuno sa quante persone<br />

caddero in quel tempo vittime dei cattolici portatori di salvezza [!!]. Ma ne potrebbe risultare un<br />

numero di cinque cifre, quando non senz’altro la cifra di “50.000”. Solo a Magonza morirono più<br />

di mille ebrei ed in quella carneficina “i dignitari ecclesiastici hanno avuto un ruolo certamente<br />

vergognoso” [(7)]. […]. La prima Crociata si svolse in tre grandi ondate, la prima delle quali ― la<br />

“crociata dei contadini”, ossia dei massacratori di ebrei ― era composta di quattro possenti<br />

bande.…» (cfr. Deschner K.: Op. Cit., Reimbek bei Hamburg, 1999).<br />

Il Papa Adriano IV (1154-1159) fece bruciare vivo Arnaldo da Brescia nel 1155 perché<br />

aveva pubblicamente denunciato l’“immoralità della Chiesa”.<br />

Il Papa Lucio III (1181-1185) nel 1184 col decreto “Ad abolendam” promulgò la<br />

cosiddetta “Santa Inquisizione” ― istituzione giudiziaria escogitata allo scopo di scoraggiare, con<br />

il terrore dell’impiego della tortura e della condanna al rogo, l’incipiente diffusione delle “eresie”<br />

che ostacolavano l’affermarsi dell’“ortodossia cattolica” ― in nome della quale iniziò l’atroce<br />

persecuzione dei catari e dei valdesi facendo molte migliaia di vittime innocenti.<br />

Il Papa Innocenzo III (1198-1216) era talmente perverso tanto che, come riferisce Hauck<br />

(1958), «…le falsità facevano parte dei suoi normali strumenti diplomatici […]; nella sua attività<br />

politica non conosceva il dovere della verità […]; falsificava i fatti così come gli servivano e non<br />

disdegnava neanche l’aperta menzogna…» (cfr. Hauck A.: «Krchengeschichte Deutschlnds»,<br />

Neudruck, 1958). Si servì delle milizie di Simone de Monfort per fare distruggere intere città, fra le<br />

quali Carcassonne, Lavaur, Tolosa e Beziers, solo perché i loro abitanti si erano rifiutati di<br />

consegnare i valdesi (cioè, i seguaci del riformatore religioso Pietro Valdo): le milizie cattoliche<br />

entrarono nelle predette città ed eseguirono carneficine di massa gridando “uccidiamoli tutti tanto<br />

7


Dio saprà poi riconoscere i suoi!”, eseguendo l’ordine impartito dal Papa Innocenzo III (1198-<br />

1216): “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi” […], «…“Dovete cercare di annientare la<br />

miscredenza eretica in ogni modo e con tutti i mezzi che Dio vi rivelerà”. […]. I soldati […]<br />

uccisero quasi tutti, dal più giovane al più vecchio, e poi appiccarono il fuoco nella città. […]. Ai<br />

difensori della città, più di cento, cavarono gli occhi e tagliarono il naso. […]. I “Cavalieri di<br />

Cristo” uccisero tutti, dai bambini piccoli fino ai vecchi malati…» (cfr. Gubin P., Maisonneuve H.:<br />

«Histoire albigeoise, nouvelle traduction de l’ovrage de Pierre des Vaux de Carnay» Ed. Vrin,<br />

Paris, 1951). Il Papa Innocenzo III (1198-1216) esortava così il suo esercito: “Avanti bellicosi<br />

soldati di Cristo! Marciate contro i persecutori ed uccidete i servi dell’antico serpente! […] Fino<br />

ad oggi avete combattuto per il mondo: combattete adesso per Dio!” (cfr. Werner E., Erbstöß M.:<br />

«Ketzer und Heilige. Das religiöse Leben im Hochmittelalter», Berlin, 1986). «…All’inizio del<br />

1211 […]. Si combattè a lungo presso Lavaur, con baliste, macchine d’assedio munite di crocifisso<br />

[…] con innumerevoli trucchi e raffinatezze da parte dei cristiani che predicano l’amore per il<br />

prossimo e per il proprio nemico. […], Lavaur, una delle città più forte del paese, stracolma di<br />

profughi, proscritti, cavalieri, catari, viene presa e tutti coloro che vi si trovavano ― non importa di<br />

quale fede, età o sesso ― vengono scannati alla presenza dei vescovi. Una bella vittoria in nome<br />

del Signore e della santa Vergine. Aimery de Montréal […] viene impiccato; sua sorella Giraude, la<br />

castellana incinta, “haeretica pessima”, viene gettata viva in un pozzo e […] ricoperta di pietre<br />

affinché il suo pianto fosse soffocato. […]. Ottanta cavalieri, tutti “nemici della croce” […]<br />

vengono trucidati […] e, con enorme gioia, i crociati bruciarono un gran numero di eretici. […].<br />

Alcuni sene vanno in giro per le strade al so lo scopo di massacrare innocui innocenti strappando<br />

loro gli occhi o tagliando loro a colpi di sciabola il naso o altre membra. Alti attaccano i pii<br />

pellegrini, riducono degli innocenti a storpi […]. In un solo convento furono trovati centocinquanta<br />

uomini e donne ai quali mancavano i pollici, le mani o i piedi o vi erano stati strappati gli occhi, i<br />

seni o altre parti del corpo. Ogni giorno si inventavano “con grande zelo nuove torture non ancora<br />

sperimentate”. Talvolta ― è orribile a dirsi ― strappavano violentemente gli arti dal corpo per<br />

mezzo di corde a uomini appesi per i genitali…» (cfr. Deschner K.: «Kriminalgeschichte des<br />

Christentums», Band 7, Reinbek bei Hamburg, 2002). Inoltre, il Papa Innocenzo III (1198-<br />

1216), nell’ultimo anno del suo pontificato, fece votare al Concilio Lateranense IV (1216) la legge<br />

che obbligava gli ebrei a vestire di giallo affinché fossero sottoposti al “pubblico ludibrio”,<br />

comportamento efficacemente imitato dai nazisti per facilitare lo sterminio degli ebrei!<br />

Il Papa Gregorio IX (1227-1241), come documenta De Rosa, «…impugnò la torcia del<br />

terrore con il massimo entusiasmo. […]. Il 27 luglio 1233 nominò i primi due inquisitori a tempo<br />

pieno, Peter Seila e Wiliam Arnald, i primi di una lunga serie tranquilli e spensierati della specie<br />

umana. […] nel 1239 inviò il domenicano Robert le Bourge nello Champagne per indagare su un<br />

vescovo di nome Moranis che, secondo le accuse, permetteva agli eretici di vivere e moltiplicarsi<br />

nella sua diocesi. In una settimana padre Robert aveva messo sotto processo l’intera città e il 29<br />

maggio mandò al rogo 180 persone, vescovo compreso…» (cfr. De Rosa P.: Op. cit., London,<br />

1988)! Come documenta Deschner, «…I roghi continuano a fumare, e “una quantità innumerevole<br />

di persone” periscono a Erfurt, Magonza, Colonia, Marpurgo, dove si incenerisce anche una<br />

vecchia che non voleva “convertirsi”. […] molti eretici sono bruciati dal predicatore Corrado di<br />

Marburgo. Soltanto il suo aiutante, il frate domenicano Corrado Dorso, ne ha bruciati circa mille. Il<br />

frate Corrado Dorso ed il suo complice, guercio e mutilato, Giovanni, un vero aguzzino, si basavano<br />

su una regola assai religiosa: meglio che muoiano cento innocenti, piuttosto che sfugga un<br />

colpevole. “Nelle città e nei villaggi facevano arrestare chiunque volessero, e consegnavano ai<br />

giudici queste persone senza ulteriori prove con le parole: questi sono eretici, noi ritraiamo la<br />

nostra mano da loro”. Dopo di che i giudici dovevano bruciarli, volenti o nolenti, secondo gli<br />

“Annales Colonienses maximi” lo stesso giorno della denuncia. […] una quantità innumerevole di<br />

persone venne uccisa in virtù di inaudite violazioni del diritto, di false testimonianze, solo in base a<br />

sospetti e senza ulteriori indagini; perfino coloro che dichiararono la propria fede, che “invocarono<br />

Cristo e la sua divina madre” ancora tra le fiamme […]. Gregorio IX non concedeva appello agli<br />

8


“eretici”. Gli avvocati che li assistevano perdevano “per sempre la loro carica”, così egli ordinò.<br />

Correvano anzi il rischio di essere bruciati essi stessi; […]. E nessuno osava intercedere per un<br />

accusato o anche solo presentare attenuanti, perché in quel modo veniva considerato un difensore<br />

degli eretici, e per questi e per chi li nascondeva il papa [Gregorio IX] aveva stabilito le stesse pene<br />

che per gli eretici stessi. […]. “Bruciamo molti ricchi eretici, e voi avrete i loro beni, Nelle città<br />

vescovili il vescovo ne riceverà una metà, e il re o un giudice l’altra. Di questo tali signori si<br />

rallegravano, e favorivano gli inquisitori, li chiamavano nelle loro città e nei loro villaggi”. […]<br />

Gregorio IX esortava l’arcivescovo di Magonza allo sterminio degli “eretici”, e cosi anche re<br />

Errico, al quale raccomandò di imitare questo luminoso esempio di omicidio di massa tratto<br />

dall’Antico Testamento: “Dov’è lo zelo di un Mosè, che in un sol giorno annientò ventimila<br />

idolatri? Dov’è lo zelo di un Finees, che con un sol colpo trafisse l’israelita e la medianità? Dov’è<br />

lo zelo di un Elia, che uccise con la spada i quattrocentocinquanta profeti di Baal […]”. […] Tutto<br />

questo si deve a Gregorio IX: ha tentato di realizzare un’inquisizione tramite i suoi legati, ha<br />

nominato inquisitori a Roma e a Firenze, ha rafforzato la legislazione esistente contro gli eretici nel<br />

1231, esponendoli così alla pena di morte. Ha fondato infine un’inquisizione papale, accanto a<br />

quella dei vescovi, affidandone l’attuazione ai domenicani, i quali agiscono in modo terribile<br />

soprattutto in Italia settentrionale ed il Linguadoca. A Tolosa, nel 1232 furono bruciati ad opera del<br />

domenicano Raimondo di Falguario diciannove albigesi, tra cui diverse donne. A Firenze<br />

l’inquisitore domenicano Giovanni mandò sul rogo nel luglio 1233 sessanta rispettabili uomini e<br />

donne. L’inquisitore Roberto ― nominato da Gregorio IX ― che ridusse in cenere molte persone<br />

anche a Cambrai, Douai, Lille, fece bruciare soltanto il 29 maggio 1239 a Mont-Aime nella<br />

Champagne centotrentatre “eretici”, “maximum olocausto et placabile Domino” (“massimo<br />

olocausto e gradito al Padrone [Dio]”) […] I domenicani finirono per esercitare la loro crudele<br />

opera omicida in tutta l’Europa. […]. Papa Gregorio IX nel 1234 canonizzo Domenico di Guzman,<br />

un uomo il cui enmblema più frequente divenne un cane che stringe tra i denti una fiaccola accesa;<br />

così come i domenicani vennero chiamati, a causa del loro sanguinario compito di redenzione,<br />

“Domini cani”, i cani di Dio. […]. I Condannati si conducevano in processione, si pagavano alti<br />

prezzi per i posti alle finestre e per ogni cattolico cristiano che portasse legna sul rogo era certa una<br />

piena indulgenza […] e dopo che il grande inquisitore, in una piazza o in una casa di Dio, terminata<br />

la messa solenne e la predica, aveva consegnato i condannati a morte al potere secolare, non senza<br />

l’intimo desiderio di risparmiare a queste persone “la vita e le membra”, esse venivano condotte al<br />

luogo dell’esecuzione; a causa della loro folle depravazione, esse portavano un berretto da buffone<br />

ed un vestito fatto di sacco, di un giallo vivo e decorato con i più pazzeschi volti diabolici, affinché<br />

anche il più stupido dei cattolici potesse vedere immediatamente quali figli del demonio fossero<br />

quei malvagi; ed in uno slancio di autentico amore per il prossimo venivano maltrattati con dei<br />

bastoni, pizzicati con tenaglie roventi e talvolta veniva loro staccata la mano destra. Per premuroso<br />

rispetto nei confronti del popolo cristiano, agli “eretici” veniva messa in bocca ― per impedire<br />

che gridassero ― una specie di morso, cosicché non si sentiva altro che il familiare crepitio delle<br />

fiamme e la litania dei preti. E mentre le loro vittime, a seconda della direzione del vento,<br />

soffocavano o bruciavano lentamente, la comunità riunita, nobiltà, popolo e clero, cantava “Gran<br />

Dio, noi ti lodiamo”. […]. Accanto al tavolo di tortura era appeso il crocifisso, e durante il<br />

supplizio si aspergevano più volte di acqua santa gli strumenti della salvezza. […]. Se un torturato<br />

perdeva i sensi, gli si rovesciava addosso dell’acqua o lo si faceva rinvenire accendendo dello zolfo<br />

sotto il suo naso, così da poter continuare a torturarlo. Era incerto anche il limite di età delle persone<br />

da torturare. Verso l’alto esso era naturalmente aperto. Per i giovani, i concili di Tolosa, Béziers ed<br />

Albi fissarono 14 anni per il sesso maschile, dodici per quello femminile. Ma ci furono anche<br />

autorità ecclesiastiche che ridussero il termine fino a sette anni. Il “sacro arsenale” dell’inquisitore<br />

Tommaso Meneghini autorizzava anche la flagellazione dei bambini piccoli. […]. Nel 1229<br />

Gregorio IX con la bolla “Excomunicamus”, stabilì che tutti coloro i quali dopo l’arresto si<br />

convertivano alla “vera fede” per paura della morte “fossero incarcerati a vita e scontassero in<br />

questo modo la loro giusta punizione”. […]. Papa Gregorio IX lodava addirittura il fatto che che gli<br />

9


uomini tradiscono le loro donne, le donne i loro uomini, i genitori iloro figli, i figli i loro genitori,<br />

ed ordina che nessuno esiti a sacrificare la propria famiglia: “…uxor propriis liberis, aut marito, vel<br />

consortibus ejusdem criminis, in hac parte sibi aliquatenus non percebant…”. Un sistema<br />

diabolico, che fondava la sua certezza sul fatto di rendere sicuro, minacciare, rovinare tutto il<br />

mondo, di trascinare nella sua barbara giustizia vendicativa perfino e specialmente le famiglie,<br />

anche la più intima vita privata, anche i discendenti. Così nei confronti dei genitori eretici erano<br />

eliminati tutti i doveri filiali, questi dovevano essere considerati, “come estranei e stranieri” e<br />

consegnati all’inquisizione; solo in questo caso il diritto ereditario continuava ad esistere.<br />

Diversamente, anche i figli rimasti cattolici perdevano i loro averi, venivano privati di tutto il loro<br />

patrimonio. La chiesa non lasciava loro neanche la legittima, lasciava loro solo la nuda vita […]<br />

“solo per misericordia”. Tutto il resto lo perdevano senza alcuna misericordia…» (cfr. Deschner<br />

K.: Op. Cit., Reinbek bei Hamburg, 2002).<br />

Il Papa Innocenzo IV (1243-1254), oltre ad autorizzare la “Santa Inquisizione” mediante la<br />

Bolla “Ad Extirpandam” a dover usare la tortura, emanò severissime leggi inquisitorie che<br />

stabilivano la confisca dei beni e la condanna a morte per i praticanti altre religioni se si rifiutassero<br />

di abiurare a favore del Cattolicesimo. Tali leggi, tra l’altro, sollecitavano il comportamento<br />

infamante affinché i figli denunciassero i propri genitori non cattolici pur di salvare le proprietà di<br />

cui potevano divenire eredi! Tra i condannati a morte da questa legislazione si ricorda la figura di<br />

Paolo Bivacchino Rusconi che fu torturato e bruciato vivo per non avere abiurato. Innocenzo IV<br />

(1243-1254) nel 1252, si rivolse ad una povera donna incinta, accusata di stregoneria, con le<br />

seguenti espressioni: «…Ti torturerò […] per sei mesi o per un anno intero fino a quando non<br />

confesserai e, se non confessi ti torturerò a morte e poi ti brucerò…» (le grida e le contrazioni<br />

dolorose delle torturate erano ritenute uno spettacolo eroticamente eccitante che attirava molti<br />

estimatori specialmente nell’ambito del clero!)<br />

Il Papa Bonifacio VIII (1294-1303), miscredente (8), ambizioso, egoista, crudele e di turpi<br />

costumi, fece catturare ed assassinare il Papa Celestino V (1294) suo predecessore e, nel 1300,<br />

escogitò la più grande truffa di ogni tempo –– poi sempre più incentivata da tutti i papi successivi –<br />

– denominata “Giubileo” (9) (o “Anno Santo”!), durante il quale dal papa è concessa<br />

l’“indulgenza plenaria” a tutti quelli che si recheranno in pellegrinaggio a Roma (sede del vertice<br />

della gerarchia ecclesiastica), ove naturalmente apporteranno il vantaggio derivante dal<br />

consequenziale incremento economico, per pregare nelle quattro maggiori basiliche della cristianità<br />

secondo le intenzioni papali! All’“indulgenza” ― consistente nel divino benevolo pieno condono,<br />

post mortem (!!), della pena da dover infliggere per tutti i peccati commessi in vita ― alla cui<br />

effettività nessun Papa ha mai creduto, tanto che il pontefice Benedetto XIV (1740-1758), noto per<br />

la caratteristica di avere come interiezione preferita la parola “cazzo”, avrebbe avuto la<br />

spudoratezza di dire: “La voglio santificare questa parola, accordando l’indulgenza plenaria dei<br />

peccati a chi la pronuncia dieci volte al giorno!” (cfr. Alessandra D.: «Dizionario dei Papi»,<br />

Milano, 1995).<br />

Il Papa Clemente V (1305-1314) fece ridurre a brandelli e bruciare al rogo Frate Dolcino,<br />

perché questi lo aveva accusato d’immoralità, facendo, in seguito condannare al rogo oltre mille<br />

seguaci dello stesso Frate Dolcino. Inoltre, ordinò la soppressione dei Templari con stragi e d atroci<br />

torture di massa : Molay, Gran Maestro dei Templari, fu fatto bruciare vivo dopo alcuni anni di<br />

atroci quotidiane torture! Tale papa, inoltre, distribuì quasi tutte le enormi ricchezze della Chiesa ai<br />

suoi parenti (10)!<br />

Il Papa Giovanni XXII (1316-1334) fece di tutto per riarricchire la Chiesa depauperata dal<br />

suo predecessore «…così vendette tutto quello che un francese fantasioso come lui poteva<br />

immaginare. Il perdono per qualsiasi crimine aveva un suo prezzo; ad esempio, i cattolici potevano<br />

pagare un tanto per l’assoluzione dall’omicidio ed un tanto per l’assoluzione dall’incesto e dalla<br />

sodomia. Peggio si comportavano i Cattolici, più sua Santità si arricchiva. Quando fu resa pubblica<br />

senza autorizzazione una lista di peccati e delle relative tangenti, si pensò ad un falso escogitato dai<br />

nemici della Chiesa, ma i nemici erano il papa e la Curia, che con l’alchimia più bizzarra<br />

10


trasformavano i vizi in oro. Davano ai peccatori il diritto di peccare e di evitare le conseguenze dei<br />

loro misfatti. Giovanni XXII aveva bisogno di denaro. Nutriva una passione per la guerra e,<br />

specialmente per le guerre italiane. Si calcola che avesse speso in armi il 70% dei suoi redditi, […].<br />

Particolarmente dispendiose si rivelarono le guerre feudali di Giovanni XXII con i Visconti di<br />

Milano. disse di lui un contemporaneo: “Il sangue che sparse avrebbe tinto di rosso le acque del<br />

Lago di Costanza e con i corpi dei caduti si sarebbe potuto costruire un ponte da una riva<br />

all’altra”. Questo avidissimo papa, che manteneva il fratello ed i nipoti nel lusso, contraddisse<br />

parecchi dei suoi predecessori sull’argomento della povertà di Cristo. […]. Giovanni XXII aveva un<br />

figlio, che se la cavava molto bene come cardinale, ma non aveva mai commesso il peccato di<br />

sposarsi. […]. Giovanni XXII [dopo morto] fu proclamato eretico, proprio lui che era stato il<br />

flagello degli eretici. Aveva, infatti, consegnato all’Inquisizione affinché fossero messi al rogo un<br />

gran numero di pii Francescani (ammontavano a 114) il cui unico crimine era quello di sostenere<br />

che Gesù ed i suoi discepoli erano vissuti in estrema povertà. […]. Alla sua morte le casse papali,<br />

vuote quando era salito al trono, traboccavano. I banchieri fiorentini chiamati a stimare il tesoro<br />

rimasero stupefatti: non avevano mai visto niente di simile. Contarono 25 milioni di fiorini d’oro [il<br />

cui valore dell’epoca corrisponde a quello di circa 500 milioni di euro attuali (anno 2005)] ed una<br />

somma equivalente in gemme ed oggetti preziosi. La vera eresia di Giovanni XXII, vicario di Cristo<br />

e successore di San Pietro, fu quella di avere messo al rogo il più povero dei poveri di Cristo e di<br />

essere morto come l’uomo più ricco del mondo…» (cfr. De Rosa P.: Op. cit., London, 1988).<br />

Il Papa Benedetto XII (1334-1342) nel 1336 lasciò che un orda di cristiani inferociti,<br />

capeggiati da Arnoldo di Ussigheim, uccidessero a pugnalate complessivamente millecinquecento<br />

ebrei, nel 1337 lasciò che a Deggensdorf fossero assaliti tutti gli ebrei, depredati, fatti a pezzi e<br />

bruciati (cfr. Browe P.: «Judembekämpfung im Nittelalter», Zeitschrift für Katholische Teologie, 2,<br />

3, 1938) e che, nello stesso anno, fossero arsi vivi numerosi francescani (tra i quali si ricordano<br />

Donna Oliva da Parma, Antonio Bevilacqua, Bartolomeo Greco, Lorenzo Gherardi, Bartolomeo da<br />

Bucciano e Francesco da Pistoia) per il semplice fatto che andavano predicando la povertà!<br />

Il Papa Clemente VI (1342-1352), mentre se la spassava “nudo con le sue numerose<br />

amanti” nella sua alcova addobbata di ermellino (cfr. Cawthorne N.: «Das Sexleben Päpste, die<br />

Skandalchronik des Vatikan», Augstburg,1999), fece ingiustamente inquisire migliaia di vittime<br />

innocenti: tra le quali si ricordano Francesco Stabili (soprannominato Cecco d’Ascoli) che fu fatto<br />

bruciare vivo per aver detto a riguardo delle “tentazioni di Gesù” che, contrariamente a quanto<br />

asserito nei Vangeli, era impossibile vedere dall’alto di una montagna tutta la terra; il medico Pietro<br />

d’Albano che fu fatto bruciare vivo con l’accusa di “stregoneria”; il benefattore Domenico Savi<br />

che fu condannato al rogo per “avere eretto un ospedale senza la benedizione della Chiesa”!<br />

Il Papa Innocenzo VI (1352-1362) nell’anno 1359 ordinò all’inquisitore francescano della<br />

Provenza di dissotterrare e giudicare a posteriori gli ebrei “cristiani rinnegati” deceduti, che da vivi<br />

sarebbero dovuti essere imputati di “eresia” e condannati ad essere bruciati vivi sul rogo, onde<br />

condannarli ad avere bruciati i loro corpi esamini (cfr. Deschner K.: « Kriminalgeschichete des<br />

Christentums», Siebter Band: 13 und 14 Jahrhundert, Reinbek Hamburg, 2002).<br />

Il Papa Urbano V (1362-1370) «…silurò senza scrupoli non solo i curiali a lui antipatici,<br />

ma gli piacque dare alle fiamme anche “eretici” […]. Per quanto riguarda gli “eretici”, questo papa<br />

[…] fece appello a vescovi e ad inquisitori di tutta la Francia, senza trascurare di comunicare “dove<br />

si possono trovare”, cosicché molti sospetti di eresia furono bruciati. Il “nobile Urbano” […]<br />

mandò a Napoli un “inquisitore speciale” allo scopo di snidare e liquidare i Fraticelli. A Viterbo, in<br />

seguito ad una sua campagna di agitazione, furono gettati sul rogo nove “settari”. In Germania<br />

papa Urbano fece di quattro domenicani i suoi “diavoli infiammati”, ammonendo vescovi e<br />

cittadini affinché “sostenessero attivamente l’inquisizione”…» (cfr. Deschner K.:<br />

«Kriminalgeschichete des Christentums», Achter Band: 15 und 16 Jahrhundert, Reinbek Hamburg,<br />

2004).<br />

Sotto il pontificato di Papa Gregorio XI (1370-1378) le piazze di molte città (Ferrara,<br />

Firenze, Pisa, Roma, Venezia, ecc.) furono teatro di continui spettacolari roghi con i quali si<br />

11


facevano continue stragi d’infedeli al cattolicesimo. Fra le vittime si ricorda un umile calzolaio,<br />

Agostino Beltramo, che il 5 giugno 1372 fu atrocemente torturato e bruciato vivo per “avere<br />

bestemmiato durante una partita a carte”; un certo Menelao Santori fu arso vivo il 10 ottobre 1387<br />

perché conviveva con due donne; un certo Lorenzo da Bologna fu costretto a confessare sotto<br />

tortura di aver rubato un ciborio e reso moribondo dalle atroci torture fu condotto al rogo a colpi di<br />

frusta l’1 novembre 1388 (altro che via crucis del Cristo escogitata, e continuamente recitata, per la<br />

propaganda della fede!).<br />

Il Papa Urbano VI (1378-1389) il 22 maggio 1383 fece strangolare la Regina Giovanna di<br />

Napoli per il semplice motivo che si era dichiarata a favore dell’antipapa Clemente VII (1378-<br />

1394), a sua volta famigerato sanguinario, da non confondersi con il futuro Papa Clemente VII<br />

(1523-1534).<br />

Il Papa Bonifacio IX (1389-1404) fu straordinariamente avido e senza scrupoli, tanto da<br />

affermare che “un piccolo pesce in pugno era meglio di una balena in mare” e da essere<br />

esclusivamente impegnato nell’arricchimento proprio e dei suoi familiari (cfr. Kühner H.: «Das<br />

imperium der Päpste. Kirchengeschhte», Hamburg, 1977) e ad accumulare denaro per le sue guerre.<br />

Allo scopo sfruttò senza scrupoli ogni possibile fonte di guadagno (decime, raccolte caritatevoli,<br />

imposte, ecc.), facendosi persino pagare ogni petizione ed ogni incarico che elargiva in base<br />

all’entità delle offerte in moneta contante. Disgregò lo Stato della Chiesa smembrandolo in<br />

dipartimenti, dati in appalto ad acquirenti facoltosi, insignendoli come suoi “Vicari”, i quali<br />

dovevano prestargli giuramento di fedeltà ed erano obbligati a versargli cospicui interessi. Nei<br />

riguardi di questo Papa Deschner (2004) riferisce quanto segue: «…Non meno scandaloso fu il<br />

traffico che Bonifacio IX operò con le indulgenze, semplicemente spudorato. […]. Da molte regioni<br />

i suoi agenti estorsero oltre 100.000 fiorini d’oro. Infatti, concesse l’agevolazione di un anno<br />

giubilare non solo ben oltre Roma, ma la rese possibile anche ad altri paesi non meno che a diocesi,<br />

corporazioni, singoli cristiani, in cambio di un rimborso delle spese di viaggio a Roma in cambio<br />

[…] di un importo che il pellegrino doveva elargire alle basiliche romane. Bonifacio IX icassava la<br />

metà di quei denari, l’altra metà andava nelle casse della rispettiva chiesa prescelta […]. In più,<br />

Bonifacio IX mise in vendita persino luoghi strategicamente importanti per lo stato della chiesa.<br />

[…]. Col patrimonio della chiesa Bonifacio IX si barcamenava alla grande; esso era necessario per<br />

finanziare le sue guerre e questo caso era in pratica sempre ricorrente. […]. La guerra imperversò<br />

anche nello stato della chiesa, gravemente sconvolto, dove operavano i due fratelli del papa, mentre<br />

Bonifacio, sempre intento a procacciarsi denaro per potersi più intensamente riarmare, metteva sotto<br />

sequestro gli introiti ecclesiali in patria e all’estero, dappertutto coniava denaro, contraeva prestiti<br />

con importanti banche; si servì perfino di sequestro di ostaggi oppure del generale obbligo di<br />

rinnovo per tutte le grazie papali in caso di incombenti perdite in vista di scadenze annuali. Con<br />

mezzi e risorse sempre nuove il papa cercò di aumentare il rilancio militare […]. Bonifacio IX fece<br />

tagliar la testa a 31 dei suoi prigionieri […]. Ancora sul letto di morte lo tormentò l’inestinguibile<br />

“sete dell’oro”…» (cfr. Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004).<br />

Il Papa Innocenzo VII (1404-1406) per sedare una sommossa popolare, scatenatasi durante<br />

il suo breve pontificato, chiamò in aiuto il nipote Ludovico Migliorati che, in difesa dello zio, non<br />

esitò ad assassinare nell’Ospedale Santo Spirito “undici ambasciatori romani, tra cui due<br />

governatori della repubblica e parecchi capitani di regione, che fece buttare tutti in strada da<br />

un’alta finestra” ed in compenso lo zio Papa Innocenzo VII lo nominò “margravio di Ancona” e<br />

“conte di Fermo”. Il Papa Innocenzo VII morì avvelenato dal vescovo di Fermo per incarico del<br />

cardinale Baldassarre Cossa (cfr. Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004), che divenne Papa<br />

col nome di Giovanni XXIII (1410-1415) da non confondersi con l’omonimo Papa Giovanni XXIII<br />

(1958-1963).<br />

Il Papa Gregorio XII (1406-1415) fu talmente spietato tanto che fra i numerosi condannati<br />

durante il suo pontificato si ricorda un certo Andreani che nel 1413 fu fatto torturare e bruciare vivo<br />

insieme alla moglie ed alla figlia perché aveva osato deridere i “Padri Conciliari” e tutti i cardinali<br />

del Concilio assistettero all’esecuzione per il semplice piacere di vedere morire con la sua famiglia<br />

12


colui che essi avevano condannato “per solo sentimento di vendetta”. Inoltre, si ricordano anche M.<br />

Jan Hus (11) e Gerolamo da Praga, macellati e bruciati vivi per aver detto che “la morale del<br />

vangelo proibisce ai religiosi di possedere beni materiali”.<br />

Il Papa Giovanni XXIII (1410-1415), al secolo Baldassarre Cossa, appena chiamato in<br />

curia, «…si arricchi con affari usurai. Nel 1402 il Papa Bonifacio IX lo nominò cardinale legato a<br />

Bologna, dove divenne famigerato sia per la brutale bramosia di possesso sia per l’inaudita lussuria,<br />

tanto da accoppiarsi non solo con la moglie di suo fratello, ma altresì con vedove, fanciulle e spose<br />

a turno, alcune delle quali venivano poi uccise dai rispettivi mariti o parenti, senza che la cosa<br />

facesse grande impressione al cardinale. Nonostante fosse sospettato di essere l’assassino di due<br />

papi, il cardinale Baldassarre Cossa […] fu unanimemente eletto papa dal conclave riunito a<br />

Bologna nel 1410. […]. Egli non trascurò di “manipolare i suoi colleghi con tutti i mezzi che gli<br />

offriva la sua posizione. Non mancavano nel sacro collegio, elementi avidi e disposi alla<br />

corruzione. E così scorsero fiumi di denaro e compensi di ogni genere e senza misura, per<br />

comprare i voti degli elettori!”. […]. S’imputavano a papa Giovanni XXIII: avanzamenti di carriera<br />

acquistati a suon di denari, un malgoverno senza precedenti, dilapidazione dei beni ecclesiastici,<br />

perversioni sessuali di ogni specie e quantità. La lista comprendeva 72 punti dei crimini da lui<br />

commessi e anzi, in origine, ve n’ erano elencati molti di più; tuttavia poi molto venne ignorato,<br />

come si disse allora, “per salvare l’onore della sede apostolica”. […]. Giovanni XXIII era<br />

diventato cardinale e papa in seguito a corruzione, si era arricchito in modo colossale con la vendita<br />

di beni ecclesiastici, mediante simonia e manipolazione di indulgenze. […]. Secondo le<br />

testimonianze, Giovanni XXIII aveva avvelenato il suo predecessore e quello di quest’ultimo.<br />

Aveva inoltre commesso adulterio con la moglie del proprio fratello, aveva avuto come concubina<br />

la sorella del cardinale di Napoli, indulgendo sovente anche all’omosessualità, compensando col<br />

dono di un’abbazia uno dei suoi beniamini, ecc. […]. Egli avrebbe “sedotto nel primo anno del suo<br />

pontificato circa duecento donne sposate, vedove, fanciulle e moltissime monache”. […]. Gli<br />

vennero contestati 54 capi d’accusa, lasciandone tuttavia cadere ― per risparmiare le orecchie, pur<br />

abbondantemente insensibili dei padri conciliari ― molti altri che riguardavano la sua condotta di<br />

vita, in quanto troppo sudici. Secondo quanto fu detto: “Multi articoli, quia nimis sordidi erant,<br />

omissi”. Papa Giovanni XXIII […] venne unanimemente espulso dalla carica a causa di “indegnità<br />

di vita, notoria simonia, incorreggibilità, pessima amministrazione della Chiesa, promozione dello<br />

scisma e molti scandali arrecati alla Chiesa”…» (cfr. Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg,<br />

2004).<br />

Il Papa Martino V (1417-1431) ha proclamato quattro sanguinarie crociate contro gli<br />

Hussiti, non tanto per estirpare l’“eresia” quanto ai fini di saccheggio. Egli non si stancò di<br />

rinfocolare la guerra, per cui impose tasse esorbitanti (cfr. Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg,<br />

2004).<br />

Il Papa Eugenio IV (1431-1447) fu altrettanto spietato: infatti, durante il suo pontificato vi<br />

furono ignominiose atrocità come la condanna al rogo della giovanissima Giovanna d’Arco che,<br />

ingiustamente accusata di stregoneria, fu arsa viva nel 1431; nello stesso periodo furono fatti<br />

bruciare vivi due miseri popolani (Merenda e Matteo) semplicemente per fare un favore ai Colonna<br />

ed ai Savelli dei quali i poveretti avevano parlato male! Ma, immensamente riprovevole fu la strage<br />

fatta eseguire nei confronti dei seguaci di M. Jan Hus i quali furono obbligati ad entrare in un fienile<br />

al quale fu dato fuoco dopo averne chiuso le entrate. Il fatto fu descritto dalla cronaca cattolica<br />

come segue: «…Appena entrati, si chiusero le porte e si appiccò il fuoco; e in tal modo quella<br />

feccia, quel rifiuto della razza umana, dopo aver commesso tanti delitti [!!], pagò finalmente tra le<br />

fiamme la pena del suo disprezzo per la religione…» (cfr. Marchetti M.: «La santa inquisizione»,<br />

Ragusa, 1999).<br />

Il Papa Callisto III (1455-1458) fu guerrafondaio ― a riguardo si ricordano le crociate<br />

contro i Turchi ― e nepotista, tanto da elevare alla carica cardinalizia due nipoti appena ventenni<br />

(cfr. Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004).<br />

13


Il Papa Pio II (1458-1464) dopo aver trascorso una giovinezza spensierata, allietata<br />

dall’amore per una certa Angela, cantata nei suoi versi col nome di Cinthia, divenne segretario del<br />

vescovo di Capranica e, poi, del Cardinale Albergati che gli affidò una missione in Scozia, dove<br />

intraprese piccanti avventure femminili, tanto da ingravidare due diverse ragazze, accollando poi il<br />

mantenimento dei due figli, avuti da loro, “cinicamente al padre” (cfr. Falconi C.: «Storia dei Papi<br />

e del Papato», Milano, 1966-1972 e «I Papi sul divano», Milano, 1975). Quindi, divenne segretario<br />

dell’antipapa Felice V (1439-1449) alla cui difesa scrisse il “Libellus dialogorum de generalis<br />

concilii authoritate” e, per opportunismo, decise di prendere gli «..Ordini sacri e nello spazio di un<br />

anno fu suddiacono, prete e, nell’aprile del 1447, vescovo di Trieste. […]. Poi con entusiasmo nel<br />

1450 accolse la nomina a vescovo di Siena […] finché nel 1456 ottenne da Callisto III (1455-1458)<br />

la porpora cardinalizia, come premio dell’attività svolta in favore della crociata contro i Turchi. La<br />

sua elezione al pontificato il 19 agosto 1458 fu senz’atro frutto di una serie di circostanze che lo<br />

fecero apparire agli occhi del collegio cardinalizio lo specchio dei tempi nuovi, perché non veniva<br />

da chiostro né da una precisa vocazione ecclesiastica. Aveva alle spalle una vita dal “colorito<br />

profano”. […]. Si delinea con Pio II la figura del papa-re: […] veniva condannato ogni appello ai<br />

concili contro le decisioni pontificie; mentre per la lotta ai feudatari riottosi si passa all’azione<br />

militare, come quella condotta nel 1461 contro i Savelli nella Campagna romana a forza di<br />

bombardate all’uso ancora efficace della scomunica e dell’interdetto in una forma che tende sempre<br />

più a identificare il nemico politico con il nemico della fede, come appunto si verifico con i<br />

Malatesta, definiti “perfidi ribelli di Dio e della fede apostolica”. […]. Riprese allora l’idea della<br />

crociata e Pio II entrò nella risoluzione di mettersi personalmente a capo della spedizione; la<br />

predicò con tutti i mezzi a disposizione e si prestò, in un misto di ipocrisia e fanatismo religioso, ad<br />

eccitare i partecipanti alla crociata con l’esposizione in giro per Roma di quella preziosa reliquia<br />

che l’ultimo dei Paleologhi aveva portato dall’oriente nel 1462: la testa dell’apostolo Andrea.<br />

Veniva proprio da Patrasso, il luogo presunto del suo martirio. Fu un affluire in massa di pellegrini<br />

a Roma per la venerazione di quella reliquia, con un susseguirsi di tridui e novene per la spedizione;<br />

guarda caso, il grido di guerra di Goffredo di Buglione nella prima crociata era stato “Sant’Andrea<br />

da Patrasso!”. Alle preghiere fece seguito il 22 ottobre 1463 la pubblicazione della Bolla che<br />

prolungava la guerra santa: un riscatto dell’Oriente dagli infedeli in nome di Cristo agli occhi di Pio<br />

II poteva anche contemplare il sacrificio della propria vita in un martirio, fonte di gloria<br />

imperitura…» (cfr. Rendina C.: Op. cit. Roma, 1983).<br />

Il Papa Paolo II (1464-1471) «…era uomo vanaglorioso, assetato di pompe, come dimostra<br />

la sua residenza principale, il “Palazzo Venezia”, per la cui costruzione saccheggiò antichi<br />

monumenti, addirittura anche il Colosseo […]. Nominò cardinali tre suoi parenti: Marco Barbo,<br />

Battista Zeno e Giovanni Micheli fatti, successivamente, avvelenare in Castel Sant’Angelo. Paolo II<br />

mantenne assoggettate le masse popolari ― espediente politico utilizzato anche oggi ― con giochi<br />

e manifestazioni sportive, curando anche oltre misura i giochi carnevaleschi, noti come “Ludi<br />

Romani”, divenuti “celebrità mondiali” grazie all’opera sua. Al centro di quelle feste collocò la<br />

rituale derisione degli ebrei, al cui finanziamento i bersagli della derisione erano per giunta costretti<br />

a contribuire. Ed è significativo che non solo introducesse una nuova tassa, la cosiddetta<br />

“quindemia”, ma decretasse anche nel 1570 che il lucrativo “Anno Santo” fosse celebrato ogni 25<br />

anni. […]. Il valore della sua corona scintillante di pietre preziose si stimava in 200.000 fiorini<br />

d’oro [corrispondenti al potere d’acquisto di circa 4.000.000 di euro attuali (anno 2007)] […]. Lo<br />

storiografo Bartolomeo Platina […] aveva minacciato il papa Paolo II […] al che Paolo II […] lo<br />

fece gettare e torturare per quattro mesi (secondo altri fonti per un anno) in Castel S. Angelo. Paolo<br />

II, nonostante fosse padre di una figlia, si recava spesso nella prigione dello stato […] perché,<br />

conosciuto come omosessuale, si compiaceva di vedere i maschi nudi sotto tortura…» (cfr.<br />

Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004). Il papa Paolo II (1464-1471) morì<br />

improvvisamente il 26 luglio 1471 per «…infarto cardiaco, mentre intratteneva un rapporto anale<br />

con uno dei suoi ragazzi prediletti…» (cfr. Cawthoorne N.: «Das Sexleben der Päpste,die<br />

Skandalchronik des Vatikans», Augsburg, 1999).<br />

14


Il Papa Sisto IV (1471-1484) nominò Inquisitore di “Santa Inquisizione” il crudelissimo<br />

frate domenicano Tommaso Torquemada per poi approfittarne obbligandolo a versargli il 50% delle<br />

enormi ricchezze da lui accumulate con i beni confiscati ai condannati (ebrei ed accusati di eresie e<br />

di stregoneria) e con i beni abbandonati dalla popolazione che, atterriti dalla triste fama del<br />

Torquemada, al suo arrivo fuggiva in massa lasciando tutto nelle sue mani. Torquemada, con la<br />

tacita protezione del pontefice, riuscì ad allontanare dalla sola Spagna 800.000 ebrei, confiscando<br />

loro tutti i beni, sotto pena di morte qualora fossero restati o ritornati. Inoltre, sotto il pontificato del<br />

Papa Sisto IV (1471-1484) furono bruciati vivi 10.200 ebrei e di 6.860 furono riesumati i cadaveri<br />

per essere bruciati in quanto condannati post-mortem alla confisca dei beni, altri 97.000 ebrei<br />

furono condannati alla prigione perpetua dopo aver avuti confiscato le proprietà. Sisto IV, infatti,<br />

promosse presso i sovrani di Spagna, tramite una Bolla speciale emanata nel primo novembre 1478,<br />

la più terribile “inquisizione”, autorizzandoli ad arrestare tutti gli “eretici”, specialmente se<br />

convertiti (“neo-cristiani”) che, dopo essere stati costretti all’abiura, erano accusati di falsità e<br />

condannati alla confisca dei beni, in favore del papa e della corona di Spagna, e quindi<br />

all’esecuzione. In base alla predetta Bolla si procedeva con esecuzioni massicce delle vittime che<br />

«…o le si bruciava vive ― con la più perfetta “tecnica letale”― oppure, dopo averle prima<br />

strangolate, venivano “garrottate”. Era un metodo mutuato tra l’altro dai briganti di strada i quali<br />

stordivano prima il rapinando con un cappio lanciato intorno al collo, fino allo svenimento; allo<br />

stesso modo i garrottieri dell’inquisizione uccidevano gli “eretici” che dovevano essere depredati, e<br />

questo era pure considerato un segno di speciale misericordia, una dimostrazione di grazia dei boia<br />

religiosi. Anche dopo che la peste si era portato via molti carcerati, si usava disseppellire i loro<br />

cadaveri e ricomporne i rimasugli per incassare dai parenti la loro eredità. Imperversava il sistema<br />

spionistico, il costume delatorio, incoraggiato dalla chiesa come cosa gradita a Dio nelle prediche e<br />

nella confessione. Avanza così inarrestabile verso il suo culmine il parto più raccapricciante ed<br />

infame dello spirito umano, autorizzato dal papato, controllato dalla monarchia, più atroce e più<br />

radicale che in qualsiasi altro luogo: uno strumento quasi perfetto di uccisione di massa, un terrore<br />

sistematicamente escogitato che ― divenuto esemplare per analoghe istituzioni del mondo ― si<br />

protrarrà per oltre tre secoli, fino al 1834…» (cfr. Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004).<br />

In Spagna i roghi furono organizzati come veri e propri spettacoli per il popolo ed a Toledo, sempre<br />

sotto Sisto IV, sono stati bruciati sul rogo 2.400 “marrani” (“maiali”), nome con cui erano<br />

denominati gli ebrei convertiti al cattolicesimo. Contemporaneamente, in tutte le piazze di Roma,<br />

spettacolari roghi bruciavano i non cattolici i cui patrimoni erano requisiti dalla “Confraternita di<br />

San Giovanni Decollato” per conto del Papa Sisto IV (1471-1485) che non badava a spenderli per<br />

suoi sollazzi, tanto che donava vasi da notte d’oro alle dame che s’intrattenevano con lui, dedito<br />

all’incesto ebbe un figlio (Pietro Riario) da sua sorella e che, ancora giovanissimo, fu da lui<br />

nominato Vescovo di Treviso, Arcivescovo di Firenze, Arcivescovo di Valenza, Cardinale di<br />

Siviglia e Patriarca di Costantinopoli, ma che, purtroppo, finì per morire presto a causa delle troppe<br />

dissolutezze (cfr. Griesinger Th.: «The Mysteries of the Vatican», London, 1964)! Il Papa Sisto IV<br />

(1471-1484) era noto anche per essere bisessuale e pedofilo, come ha ben documentato il cronista<br />

Stefano Infessura (1440-1500) attestando quanto segue: «…Costui, com’è tramandato dal popolo, e<br />

i fatti dimostrano, fu amante dei ragazzi e sodomita […], a loro non solo donò un reddito di molte<br />

migliaia di ducati, ma osò addirittura elargire il cardinalato e importanti vescovati. […]. E che dire<br />

del figlio del barbiere? Codesto, fanciullo di nemmeno dodici anni, stava di continuo con lui, e lo<br />

dotò di tali e tante ricchezze, buone rendite e di un importante vescovato; si dice che voleva elevarlo<br />

al cardinalato, contro ogni giustizia, anche se era bambino…» (cfr. Infessura S.: «Diario della città<br />

di Roma» [stilato in latino nel 1484], Tip. Forzani, Roma, 1890). Inoltre, tale papa permise la<br />

pratica della “sodomia” nei mesi più caldi (cfr. De Clemanges N.: «Opera omnia», Elzevirius &<br />

Laurentius , Lugduni Batavorum, 1539)! Sisto IV (1471-1485) ha dotato Roma di molte “Case di<br />

tolleranza” per entrambi i sessi «…che affittava ai cardinali, mentre egli incassava annualmente<br />

80.000 ducati dalle sue meretrici, tenendo conto che una romana su sette era una prostituta […]. Fu<br />

il primo papa a far coniare il proprio profilo sulle monete. Speculò con titoli finanziari, fece salire il<br />

15


fiscalismo aumentando le cariche vendibili a quota 625, a più del doppio. Mise in vendita notariati,<br />

protonotariati, posti di procuratore nella tesoreria, smerciò interi collegi nuovi, tra cui spuntarono<br />

titoli inauditi, per esempio un collegio di cento giannizzeri da nominare in cambio di 100.800<br />

ducati. Aumentò le tasse per i sacerdoti che si mantenevano delle amanti, accrebbe la tassazione<br />

sulle prebende, le donazioni allo stato della chiesa (69 per cento delle entrate globali).Le sue<br />

imposte i decima […] suscitarono proteste […]. Inventò anche nuove fonti d’introito consentendo,<br />

per esempio, agli uomini facoltosi di “consolare certe matrone in assenza dei loro mariti”. Fece<br />

affari con le indulgenze, permise perfino la loro erogazione a favore dei defunti […] ed indisse un<br />

anno giubilare supplementare per il 1475. Come tanti suoi predecessori, anche Sisto IV si era<br />

procacciato la massima carica della cristianità con ogni sorta di pratiche simoniache. Aveva corrotto<br />

con generose regalie […] la maggioranza dei cardinali, nonché mediante mirabolanti promesse […].<br />

Investì ingenti capitali per il riarmo della sua flotta (144.000 ducati d’oro, solo negli anni 1471-72,<br />

secondo i libri contabili) e inviò, nella primavera del 1472, i suoi più autorevoli cardinali in Spagna,<br />

Francia, Germania, Polonia, per fornire ai principi motivazioni a favore della guerra contro i Turchi.<br />

[…]. Nel 1476 concesse al re francese l’introduzione di una indulgenza “giubilare” alle seguenti<br />

condizioni: la metà dei denari raccolti doveva andare a sostegno della difesa dell’isola di Rodi,<br />

l’altra metà alle finanze pontificie. […]. Una serie intera di suoi nipoti, in totale sei, furono fatti<br />

cardinali da Sisto IV: tre della Rovere, Giuliano, futuro papa Giulio II che ricevette oltre a<br />

numerose abbazie anche sei vescovadi, Cristoforo, sistematico cacciatore di prebende, e Girolamo<br />

della Rovere, nonché Pietro e Raffaele Riario, il primo nominato cardinale a 25 anni, il secondo già<br />

a 17; tenendo conto che “nipoti”, in quei tempi, erano spesse volte “bastardi”, ossia figli naturali<br />

dei loro santi padri.[…]. Ma anche i “nipoti” diventarono allo stesso modo “strumenti dei suoi<br />

turpi piaceri”. Più di tutti Pietro Riario godette il favore incondizionato del pontefice. […]. Pur<br />

essendo ancora un povero frate francescano, questo Pietro incassava ora un’entrata annuale di oltre<br />

60.000 ducati d’oro. Il lusso di cui si circondava Pietro diventò strabiliante. […]. Nei suoi suntuosi<br />

banchetti pubblici si esibivano attori, artisti, poeti; vi servivano domestici avvolti in raffinate sete<br />

artistiche e si succedevano le portate, annunciate da trombe e flauti. Cinghiali con pelliccia erano<br />

serviti arrostiti, daini interi, perfino un orso, pavoni con le penne, cicogne, gru, pesci ricoperti di<br />

argento, confetti in forme e colori diversi, mentre la sua favorita era ricoperta di perle “dalla testa i<br />

piedi”. Il cardinale Pietro partiva dalla curia con cento cavalli di razza, percorreva le regioni d’Italia<br />

nel suo ruolo di legato con incredibile pompa, innumerevoli deleghe e pieni poteri, divinizzato dal<br />

popolo, corteggiato dai porporati. […]. Finché, dopo pazzesche stravaganze e dilapidazioni, morì il<br />

5 gennaio 1474, appena ventottenne, aveva scialacquato 300.000 ducati d’oro, aveva lasciato dietro<br />

di sé montagne di debiti e aveva copulato letteralmente a morte, eppure ricevette anche uno dei più<br />

bei sarcofaghi di tutti i tempi, opera di Mino da Fiesole. Quindi, Sisto IV indirizzò le sue speciali<br />

premure a favore di Girolamo Riario, fratello di Pietro […] che divenne sposo della celebre<br />

Caterina Sforza, figlia illegittima del duca Galeazzo Maria, ritenuto assassino di sua madre, il quale,<br />

appena trentatreenne, cadde nel natale 1476, nella chiesa milanese di Santo Stefano, sotto i pugnali<br />

di giovani aristocratici : tutti quanti cristiani, lo si rammenti solo per inciso. Lo zio Sisto IV (in<br />

realtà suo padre naturale) comprò per 400.000 ducati la contea di Imola a favore di Girolamo<br />

Riario. Inoltre, lo investì della contea di Forlì (dove dei tirannicidi lo pugnalarono nel 1488) e gli<br />

procacciò altre città quali Faenza, Ravenna, Rimini, insomma tutta la Romagna: insomma un papale<br />

regno nepotista, operazione in cui Sisto IV “impiegò senza ritegno armi militari e spirituali”,<br />

superando oltre ogni misura “tutti i confini del nepotismo mai visti fino a quell’epoca”. […].<br />

Durante quasi tutto il suo pontificato Sisto IV si occupò soprattutto […] di assistenza e protezione<br />

della propria famiglia. A tale scopo condusse guerre, tramò intrighi, inganni e cospirazioni; per tale<br />

motivo si produssero gravi destabilizzazioni politiche, ribellioni e campagne militari. E tutto ciò con<br />

la copertura di dichiarazioni metapolitiche, col pretesto di decantati obiettivi superiori, sotto il<br />

manto del suo ufficio sacerdotale e della religione. […]. Giunse così a suscitare la congiura dei<br />

Pazzi che […] non poteva accadere senza l’annientamento fisico dei capi dei Medici di cui i veri e<br />

propri mandanti fuono manifestamente il papa Sisto IV e Girolamo Riario. I quali volevano<br />

16


espandersi instaurando a Firenze una signoria e comunque includere la città nella loro sfera di<br />

potere, sotto l’egemonia dei Pazzi [facoltosa famiglia di banchieri romani]. Tra loro e i congiurati<br />

fungeva da anello di congiunzione il giovane arcivescovo di Pisa Francesco Salviati, respinto dai<br />

Medici, al quale era stato promesso l’arcivescovado di Firenze. Lorenzo e Giuliano dei Medici,<br />

dopo diverse modifiche del piano, dovevano essere pugnalati domenica 26 aprile 1478, durante una<br />

funzione solenne nel duomo di Firenze. Ma il capitano papalino Giambattista da Montesecco,<br />

prezzolato fin da principio, intendeva sbrigare la faccenda in modo meno solenne, solo all’esterno<br />

della chiesa, in luogo non consacrato; per questo fu sostituito e al suo posto furono messi due<br />

congiurati meno sensibili e meglio avvezzi a trattare col sacro […]. Proprio durante la<br />

consacrazione, davanti all’ostia sollevata, Giuliano Medici fu sgozzato sull’altare maggiore con 19<br />

colpi di coltello, mentre il personaggio principale, Lorenzo il Mgnifico, se la cavò con lievi ferite<br />

grazie ad una corazza indossata sotto il vestito […]. E poiché i fiorentini si predisposero alla<br />

vendetta contro i rivoltosi, presto gli esponenti della famiglia Pazzi, l’arcivescovo Salviati di Pisa ed<br />

altri penzolarono dalle finestre del Palazzo della Signoria fino a che la folla fece a pezzi i cadaveri<br />

buttati sulla strada. […]. Ma Sisto IV scagliò anatemi in tutte le direzione[…] impose l’interdetto<br />

sulla città, sequestrò tutti i beni fiorentini, sobillò gli Svizzeri perché intervenissero in Italia […] e<br />

condusse lui stesso, con l’appoggio di Napoli, una guerra devastante contro Firenze […]. Il perfido<br />

gioco del papa Sisto IV precipita la maggior parte dell’Italia nelle fiamme della guerra. […].<br />

Davanti ad Ostia, intanto, erano attraccate navi da guerra napoletane; venti triremi presidiavano e<br />

turbavano la costa, mentre nello stato della chiesa operava il duca Alfonso di Calabria […] che<br />

premeva sulla città appiccando incendi quasi ogni giorno fino alle porte di Roma. […] Il papa Sisto<br />

IV benedicendo da una finestra del Vaticano la sua carne da cannone, fece filare davanti a sé<br />

cavalieri, archibugieri, artiglieria e più di 9.000 fanti. Pochi giorni dopo, al comando di Roberto<br />

Malatesta, si conseguì la vittoria con la battaglia di Campo Morto a sudest di Roma, nelle paludi<br />

Pontine infestate dalla malaria. Sui due fronti combatterono gli Orsini, i Colonna, i Savelli, e<br />

perirono miseramente più di mille persone. Papa Sisto IV accolse giubilante la lieta novella. […].<br />

Fece suonare a festa le campane di tutte le chiese e partecipò di persona ad una solenne cerimonia di<br />

ringraziamento in Santa Maria del Popolo. Solo tre settimane dopo la sua vittoria, Roberto<br />

Malatesta cadde vittima della febbre malarica […] e subito dopo il santo padre Sisto IV mandò<br />

Girolamo a Rimini per strappare l’eredità alla vedova del Malatesta e al figlio Pandolfo, allora<br />

ancora bambino. […]. Ma le ostilità non ebbero tregua. In Roma, dove Sisto IV ed il conte Riario,<br />

flagello della città, stavano con gli Orsini contro i Colonna, si depredarono chiese e case, si<br />

demolirono palazzi, si costruirono trincee, si espugnarono barricate e ovunque si appiccarono<br />

incendi. Si ebbero imprigionamenti, espulsioni, uccisioni e decapitazioni: insigni teste caddero. Una<br />

volta in uno scontro di sole due ore, dalla parte dei Colonna caddero circa quaranta uomini, dalla<br />

parte avversa tredici. La guerra dilagò per tutto il Lazio, dove il papa Sisto IV voleva annientare e<br />

sterminare i Colonna per investire dei loro beni e delle loro ricchezze l’idolatrato nipote [in realtà<br />

figlio], il quale a sua volta estorceva denaro dalle chiese di Roma, mentre il padre Sisto IV riarmava<br />

le sue truppe con l’artiglieria, benediceva i cannoni e tendeva le mani al cielo, senza tuttavia riuscire<br />

ad imporsi. […]. Ancora nel 1484, nell’anno della sua morte, papa Sisto IV trasmise un encomio del<br />

cardinale Borgia per il Grande Inquisitore di Spagna, integrandolo da parte sua: “Abbiamo appreso<br />

con grande gioia di questa lode e siamo entusiasti che Voi, ricco di conoscenze e rivestito di potere,<br />

dedichiate tutti i Vostri sforzi a tali oggetti che sublimano il nome del Signore [cioè Dio] e sono<br />

utili alla vera fede. Invochiamo su di Voi la benedizione del Signore [cioè Dio] e vi incoraggiamo,<br />

diletto figlio, a continuare con la precedente energia, servendo instancabilmente alla sicurezza e al<br />

consolidamento dei fondamenti della religione; in questa missione potrete sempre contare sulla<br />

nostra speciale benevolenza”. Sulla benevolenza non poté più contare, in quell’anno, il suo intimo<br />

compagno di studi ―il domenicano Andrea Zimometic ― un distinto figlio dei Balcani, elevato<br />

da papa Sisto IV nel 1476 ad arcivescovo titolare di Granea (presso Salonicco). Infatti, quando il<br />

prelato, ambasciatore imperiale a Roma, cominciò a criticare aspramente le condizioni esistenti alla<br />

corte papale, Sisto IV lo fece gettare nel Castello sant’Angelo. E quando egli, liberato grazie<br />

17


all’intervento imperiale, si apprestò a reclamare la riforma della chiesa e della curia, ridando vita al<br />

Concilio generale di Basilea (con citazione del papa), l’arcivescovo Zamometic finì di nuovo in<br />

carcere […] dove fu trovato due anni dopo (1484) strangolato nella sua cella…» (cfr. Deschner K.:<br />

Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004).<br />

Il Papa Innocenzo VIII (1485-1492) oltre ad essere un corrotto simoniaco, è stato un<br />

incallito libertino, tanto da aver dovuto mantenere ben sette figli riconosciuti, oltre ad essere anche<br />

provetto “sodomita” e, come tale, favoriti dal predecessore Sisto IV (1471-1484). Progettò una<br />

crociata contro i turchi, ma preferì patteggiare con il Sultano ed accettare da lui una pensione di<br />

40.000 ducati, festeggiando l’avvenimento «…con uno dei più mondani carnevali che Roma<br />

ricordi…» (cfr. Alessandra D.: Op. cit., Milano, 1995). Per bisogno di denaro «…s’impegnò la tiara<br />

e parte del tesoro vaticano presso una banca romana […]. Poi per ricavare altro denaro creò nuovi<br />

posti nella segreteria papale, anche se non ce n’era proprio bisogno, mettendoli in vendita; a parte<br />

l’abuso di potere, questo portò ad affidare gran parte degli uffici dell’amministrazione curiale a<br />

persone incapaci che cercavano a loro volta soltanto il proprio vantaggio per un’avidità di denaro<br />

che diventò regola quotidiana nella Santa Sede. Tutti gli impiegati erano corrotti e il caso più<br />

lampante si ebbe con l’istituzione del collegio dei Plumbatores delle Bolle pontificie, nel numero di<br />

52; accadde che molti di loro s’industrializzarono in proprio e da autentici falsari misero su<br />

un’officina che emetteva bolle falsificate, in un lucroso commercio assai attivo finché non furono<br />

scoperti nel 1489 e finirono sul patibolo…» (cfr. Rendina C.: Op. cit. Roma, 1983). La più<br />

famigerata Bolla di questo papa fu la “Sunnis desiderantes” con la quale dichiarava «…essere cosa<br />

accertata che molti individui d’entrambi i sessi, nelle città e nelle campagne, abbandonata la<br />

religione cattolica, avevano contatto carnale con i demoni sotto spoglie umane maschili e femminili<br />

e, con l’ausilio di questi loro alleati infernali, compivano le maggiori nefandezze ed arrecavano i<br />

peggiori guai….». In virtù di questa bolla, come ricorda Rau (1911), «…Innocenzo VIII conferì a 3<br />

monaci la facoltà di scacciare dalla Germania i demoni della stregoneria. Ebbero allora inizio, sulla<br />

base di indicazioni superficiali, di denuncie basate su nulla di concreto, persecuzioni terribili che<br />

erano condotte con voluttà fanatica di far scempio, di uccidere. E pur questi fanatici non furono<br />

soddisfatti. Occorreva un codice formale che servisse nei processi alle streghe e portasse cioè<br />

un’esatta e completa descrizione delle loro abominevoli azioni. Si venne così a foggiarsi la<br />

Stregoneria come un sistema vero e proprio di criminalità diabolica…» (cfr. Rau H.: «Sexuelle<br />

Grausamkeiten. Ein Studienbuch für Wissenschaftler», Frankfurt am Main, 1911). Innnocenzo VIII<br />

«…rinunciò alla sua favorita, consolandosi con diverse concubine, tanto da far dire ogni volta: “Sua<br />

Santità si alza dal letto delle meretrici per aprire e chiudere le porte del purgatorio e del cielo”. E,<br />

poiché il frutto non cade lontano dall’albero, alla stessa guisa se la spassò il figlio Franceschetto,<br />

che abitava in Vaticano col padre. Nelle sue scorrerie notturne, penetrando nelle abitazioni, si dice<br />

che stuprasse ogni donna che suscitava le sue voglie, senza biasimo da parte del santo padre.<br />

Quando non era in giro per irruzioni ed imprese amorose, Franceschetto trascorreva spesso le serate<br />

nelle bische della città; avendo perso una volta, in una sola notte, 14.000 ducati giocando col<br />

cardinale Riario, accusò il cardinale di frode ed il papa Innocenzo VIII costrinse Riario a rimborsare<br />

la somma. Innocenzo VIII era dedito al denaro non meno che alla felicità dei suoi figlioli. Fu,<br />

pertanto, l’artefice dello sposalizio di Franceschetto con Maddalena Medici, figlia di Lorenzo il<br />

magnifico, senza esitare , per contraccambio, ad elevare al cardinalato Giovanni Medici, il<br />

tredicenne figlio di Lorenzo e futuro papa Leone X (che Sisto IV aveva già nominto Protonotaro<br />

apostolico all’età di sette anni!). Nel contempo divenne cardinale anche il figlio illeggittimo del<br />

fratello del papa Innocenzo VIII. Come predecessore nella carica, il quale gli aveva lasciato gravi<br />

debiti, anche Innocenzo VIII ebbe necessità urgente di risanare le finanze, tanto più che anche la<br />

corte era tanto fastosa quanto immorale. Dovette essere ipotecato perfino il tesoro della corona,<br />

impiegando anche mitra e tiara. Alcuni suoi funzionari si videro perfino costretti a tenersi a galla<br />

con un’officina di falsari e con traffici di bolle false. Qindi, si vendettero indulgenze in quantità<br />

massicce, anche per sanare i peggiori crimini, creando una quantità enorme di uffici superflui ed<br />

aggiudicandoli ai migliori offerenti. Solo l’introduzione di 24 nuovi posti di segretariato papale<br />

18


fruttò all’erario una somma di 63.000 ducati. E da ogni reato si poteva uscire impuniti se si era in<br />

grado di soddisfare adeguatamente la cancelleria papale. Di delitti, però, ce n’erano in continuità;<br />

solo nel breve periodo compreso tra l’inizio della malattia di Innocenzo VIII e l’elezione del suo<br />

successore si contarono 220 delitti capitali. […]. Innocenzo VIII, dopo un’agonia di cinque giorni,<br />

moriva, non senza aver prima profondamente inciso, e per sempre, il proprio nome nella storia della<br />

salvezza con il suo celebre scritto “Summis desiderantibus affectibus”, più nota come “Bolla delle<br />

streghe”, con la quale si colloca adesso al centro dell’attenzione il fenomeno dello spiritismo e della<br />

stregoneria cristiana…» (cfr. Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004).<br />

Il Papa Alessandro VI (1492-1503), Rodrigo Borgia ― figlio illegittimo del Callisto III<br />

(1455-1458) avuto da sua sorella nel 1431, allorchè non era ancora stato eletto papa ― il quale,<br />

oltre ad essere stato il famigerato organizzatore delle più aberranti orge e ad essere stato incestuoso<br />

con la propria figlia (Lucrezia), «…all’età di dodici anni, nel 1443, aveva ucciso con molte<br />

pugnalate un giovinetto suo coetaneo soltanto perché, essendo di condizione sociale inferiore alla<br />

propria, gli si era rivolto in maniera poco garbata […]. Egli era un maestro nel confezionare filtri<br />

velenosi e con l’assistenza del figlio [Cesare] aveva potuto perfezionare a dismisura questa sua arte<br />

[…]. Non soltanto dalla morte di questo o di quel cardinale il pontefice traeva denaro, ma anche<br />

dalla loro elevazione alla porpora poiché, alla consegna del cappello rosso, il prescelto doveva<br />

pagare una forte somma di denaro…» (cfr. Spinosa A.: «La saga dei Borgia. Delitti e santità»,<br />

Milano, 1999). Alessandro VI da cardinale «…era considerato il porporato più ricco in un’epoca in<br />

cui i cardinali erano tutti annoverati tra gli uomini più ricchi d’Europa. Il suo incommensurabile<br />

patrimonio lo impiegò per comprarsi il papato con mille imbrogli. […]. Egli fu tra i primi a<br />

profondere a pieni mani benefici, immobili, cariche. Promise ville, città, castelli, diocesi, abbazie,<br />

solo l’abbazia di Subiaco con tutti i suoi tesori, compreso l’ufficio di vicecancelliere e naturalmente<br />

somme incalcolabili. Allo stesso ricchissimo Ascanio Sforza, figlio del duca di Milano Francesco,<br />

fece recapitare, prima del conclave, quattro muli carichi di denari. In tal modo il Borgia ottenne, già<br />

alla prima votazione, il voto di Ascanio e questi, al quale egli per sua stessa dichiarazione era<br />

soprattutto debitore della tiara, ottenne a sua volta il castello di Nepi, la diocesi di Erlau, l’ufficio di<br />

vicecancelliere, un priorato, un’abbazia, ecc.. Di 25 cardinali solo 5 si dimostrarono incorruttibili.<br />

Era pervenuto così alla suprema carica un uomo […] che, a motivo della sua vita scostumata, la<br />

chiesa antica non avrebbe ammesso neppure ai livelli più bassi del clero.. giacché le intemperanze<br />

sessuali del Borgia erano conosciute dappertutto. […]. Un ruolo speciale tra le molte donne che il<br />

Borgia rese più o meno felici, che egli attirò a sé “più fortemente di quanto il magnete attiri il<br />

ferro”, fu l’avvenente romana Vanozza dei Catanei. Allorché egli conobbe nel 1461 la diciottenne<br />

fanciulla durante il concilio di Mantova, pare che avesse dormito già con la mamma e forse anche<br />

con la sorella di lei. In ogni modo Vanezza, dalla quale tra il 1475 e il 1481, cioè da cardinale, il<br />

Borgia ebbe quattro bambini amati fino all’idolatria e che accudì principescamente, divenne la sua<br />

amante per molto tempo, per oltre due decenni; il che non escluse naturalmente innumerevoli altri<br />

rapporti sessuali. […]. Alessandro VI fece cardinali non meno di cinque Borgia […] [tra cui] suo<br />

figlio Cesare, nato nel 1475 e destinato alla carriera religiosa […], ma prima di nominarlo cardinale,<br />

all’età di 18 anni, lo fece passare come figlio legittimo di un altro grazie al giuramento di falsi<br />

testimoni prezzolati. […]. Cesare, dopo aver fatto fuori suo fratello perché gli era di ostacolo col<br />

papa, divenne anche l’assassino di suo cognato Alfonso duca di Risceglie, il terzo marito di<br />

Lucrezia, da lei molto amato. Siccome questi non era morto ammazzato nell’attentato a lui destinato<br />

in piazza san Pietro, il boia privato di Cesare, Micheletto Coreglia, lo soffocò nel letto dove giaceva<br />

ferito, amorevolmente assistito ― e anche alimentato per paura del veleno ― dalla moglie e dalla<br />

sorella, la principessa di Squillace. Sotto spergiuro, nel giugno 1502, Cesare Borgia fece liquidare,<br />

nel carcere di Castel sant’Angelo, anche il sedicenne Astorre Manfredi, signore di Faenza assai<br />

amato dal popolo, insieme a suo fratello. Il 18 gennaio 1503 fece soffocare Paolo Orsini e il 9<br />

giugno in Trastevere il segretario pontificio Troche […]. Lo strumento letale preferito dai Borgia<br />

(come più generalmente dai preti) fu in realtà il veleno. Col quale essi eliminarono principalmente<br />

prelati, vescovi, cardinali, avvelenando però anche un generale papalino, un ambasciatore francese,<br />

19


diversi membri delle famiglie Orsini e Gaetani, nonché altri personaggi importanti o comunque<br />

facoltosi. In certe occasioni, Cesare Borgia prendeva meticolose informazioni dal suo maestro<br />

artigiano Lorenz Beheim, futuro canonico a Bamberga, circa la preparazione dei veleni che<br />

vengono mescolati a pozioni di cibi e vivande che, a seconda dei desideri, fanno effetto solo in un<br />

mese, in quattro sei mesi. Furono allora avvelenati, evidentemente in accordo col pontefice<br />

(ammesso che non fosse lui in prima persona, come corse voce, l’autore dell’avvelenamento), il<br />

cardinale Orsini, che aveva contribuito in maniera determinante all’elezione di Alessandro. Pure<br />

con la sua approvazione fu avvelenato anche il nipote Paolo II, il cardinale Michiel, sulle cui<br />

ricchezze Cesare aveva messo gli occhi. E fu nell’estate 1503 che egli avvelenò anche il cardinale<br />

di Monreale Juan Borgia. […]. Cesare Borgia è stato perfino capace di pugnalare il segretario<br />

particolare del papa, il beniamino di Alessandro VI, accoltellandolo sotto il mantello, tanto che il<br />

sangue schizzò in faccia al santo padre. […]. Lucrezia era servita come piccola marionetta dalla<br />

politica dei Borgia, nelle nozze destinate a promuoverla e determinate solo dal principio di<br />

opportunità. Dopo due fidanzamenti subito sciolti, il padre, dopo la sua elezione a papa, fece<br />

sposare la figlia quattordicenne, il cui valore crebbe “a cifre astronomiche” (Chamberlin E.R.:<br />

«Unhelige Päpste»,1982), con Giovanni Sforza e nel 1498, mutata la sua politica, annullò questo<br />

matrimonio a favore del diciassettenne principe Alfonso di Bisceglie. Dopo l’assassinio del quale<br />

Lucrezia si unì nel 1501 in terze nozze con Alfonzo d’Este, duca di Ferrara (solo per gli addobbi<br />

della cerimonia si versarono circa 20.000 ducati ed i cappelli di lei costarono 10.000 ducati<br />

cadauno). Anche per Lucrezia, ovviamente, ciò significava tutto. Il santo padre, che le affidava<br />

spesso durante la sua assenza perfino il governo in vaticano e il disbrigo degli affari di Stato<br />

(sebbene ella non fosse oltremodo intelligente, qualità d’altronde superflua), la teneva chiusa<br />

profondamente nel suo cuore di padre […]. Cesare Borgia, allora ventitreenne, più ebro di potere<br />

che accecato dalla lussuria, seducente non meno della sorella, malizioso ed intraprendente al tempo<br />

stesso, uomo coraggioso quanto subdolo e crudele, in breve tanto astuto quanto privo di scrupoli,<br />

aveva fatto bene i suoi calcoli. […]. Alessandro VI esultò per la caduta di Milano nel settembre<br />

1499, e vide ora raggiunto il grande momento a favore del figlio prediletto: la sottomissione di<br />

Milano allo stato della chiesa. Quindi, destituì i principi della Romagna col pretesto dei pagamenti<br />

insoluti, li dichiarò privati dei loro feudi e annientò per prima cosa i Gaetani, di cui nell’estate del<br />

1500 fece avvelenare in Castel san’Angelo il capostipite Giacomo, attirato a Roma con un’astuzia.<br />

Intanto i sicari di Cesare sopprimevano presso Sermoneta Bernardino Gaetani. A questo punto,<br />

finalmente, Alessandro VI incamerava tutti i beni del casato […]. Intanto, aveva preso avvio, nel<br />

novembre 1499, la spedizione bellica di Cesare Borgia in Romagna, preparata con truppe<br />

mercenarie, con alcune migliaia di svizzeri e col sostegno di 45.000 ducati prestati da Milano alla<br />

Camera Apostolica. Nella campagna cadde Imola e Forlì, mentre il papa entusiasta piangeva e<br />

rideva nello stesso tempo. In san Pietro, durante i fastosi festeggiamenti di carnevale, papa<br />

Alessandro VI nominò Gonfaloniere della chiesa il fratricida, che poco tempo prima aveva<br />

avvelenato anche il cardinale Juan Borgia, il cugino a lui inviso, e lo faceva così il successore della<br />

sua vittima, il duca di Guandia, e lo insigniva della rosa d’oro. L’anno santo 1500 […] radunò nel<br />

giorno di pasqua sul piazzale di san Pietro 200.000 devoti in ginocchio davanti ad Alessandro VI<br />

benedicente, riempì le casse pontificie non meno della decima in arrivo, destinata alla programmata<br />

guerra contro i Turchi, e fruttò più di 100.000 ducati, che una schiera di cardinali di fresca nomina<br />

consegnò a Cesare Borgia affinché, come egli confessò a muso duro, potesse condurre la sua<br />

prossima guerra Nell’autunno del 1500 il Borgia diede avvio alla seconda guerra in Romagna con<br />

un’armata di 10.000 uomini […] ed in un baleno conquistò Pesaro, Rimini e Faenza; ed Alessandro<br />

VI, versando nuovamente lacrime di gioia, nominò il figlio prediletto duca di Romagna, la<br />

maggiore provincia dello stato ecclesiastico che, a poco a poco secolarizzatosi, essendo pieno di<br />

Spagnoli, senza opposizione da parte del collegio dei cardinali, sarebbe dovuta passare nelle mani<br />

dei Borgia e diventare il loro principato ereditario come, alla fin fine, sarebbe divenuta tutta l’Italia<br />

centrale. […]. Alessandro IV nell’estate 1501 mise al bando i Colonna e i Savelli e s’impossessò dei<br />

loro possedimenti, nonché di tutti i territori del Gaetani, dei baroni di Pojano, di Magenza e di altri<br />

20


casati, facendone due ducati: un ducato di Sermoneta per Rodrigo, il figlioletto di 2 anni di Lucrezia<br />

e di Alfonso; ed un ducato di Nepi per il suo personale rampollo di 3 anni Juan Borgia, generato da<br />

lui con Giulia Farnese, e che egli, nella Bolla del 2 settembre 1501, fece passare come figlio<br />

naturale di Cesare e che solo in una seconda Bolla dello stesso giorno legittimò come figlio proprio<br />

[…]. Giulia Farnese, all’età di 15 anni, aveva preso per amante l’allora cinquantottenne cardinale.<br />

In quanto “concubina papae”, Giulia (detta la Bella) veniva chiamata in tutta Italia, anzi oltre i suoi<br />

confini, anche “sposa di Cristo” e “meretrice del papa”. Alessandro IV la fece eternare in un<br />

ritratto di Madonna, le fece fare parecchi bambini ed innalzò al cardinalato il suo diciannovenne<br />

fratello Alessandro Farnese: ciò che fruttò al giovane il nomignolo di “cardinale sottoveste” e di<br />

“cardinale in gonnella”. E sarebbe diventato il futuro papa Paolo III (1534-1549). Ai Borgia<br />

apparteneva ormai quasi tutto l’intero stato della chiesa. Nell’estate 1502, dopo avere febbrilmente<br />

provveduto al riarmo ed avere comprato anche l’artiglieria napoletana, Cesare Borgia proseguì la<br />

sua razzia in Romagna. In modi notoriamente perfidi, insidiosi, si annetté Urbino asportandone<br />

tesori per il valore di 150.000 ducati. Altrettanto perfidamente conquistò Camerino, elargendone la<br />

proprietà al giovane Juan Borgia, nominò se stesso “per grazia di Dio duca di Romagna, di Valenza<br />

e di Urbino, principe di Andria, signore di Piombino, gonfaloniere e capitano generale di Santa<br />

Romana Chiesa”. […]. Guerra e cultura, tutto costava denaro, ed i Borgia sapevano procurarne..<br />

Avvelenarono allora il ricco cardinale Giambattista Ferrari, che in prima persona, nella sua funzione<br />

di provveditore della curia al conferimento di dispense e benefici, aveva fino allora tesaurizzato per<br />

sua santità il dio mammona, dominante su tutto, senza con ciò dimenticare evidentemente se<br />

medesimo. “il papa sa sempre far girare ogni cosa in modo tale da ingrassare per bene i suoi<br />

cardinali prima di avvelenarli, affinché i loro beni finiscano esattamente nei suoi forzieri”. Cesare<br />

Borgia fece sgozzare Vitellozzo Vitelli ed Oliverotto da Fermo, seduti schiena contro schiena. […].<br />

A Roma, intanto, papa Alessandro VI tramava per la caduta degli Orsini, dei quali aveva pure<br />

goduto i servizi. Attirò in Vaticano il cardinale Orsini, lo fece arrestare e gettare in Castel<br />

sant’Angelo dove,spogliato del suo palazzo e di tutti i suoi tesori, mori il 22 febbaio avvelenato dai<br />

Borgia. Ciò avvenne solo poche settimane prima che, nello stesso posto, anche il cardinale<br />

Giovanni Michiel, il facoltosissimo nipote di Paolo II, soccombesse alla famigerata “polvere<br />

bianca” dei Borgia (composta da cantarella, un preparato all’arsenico): dopodichè furono confiscati<br />

anche i suoi beni del valore di 150.000 ducati. Ad entrambi i cardinali al momento della sua<br />

elezione, il papa Alessandro VI aveva fatto grandi promesse e, sicuramente, la loro ricchezza crebbe<br />

ulteriormente sotto i Borgia, tanto più che costoro solevano prima ingrassare le loro vittime<br />

designate: “essi infarcivano i più potenti tra i cardinali con prebende sempre più pingui, per cui ne<br />

rivavavano somme colossali di denari per poi farli fuori con una certa polvere bianca”.[…].<br />

Quando i capi degli Orsini, coalizzati coi Savelli, con alcuni Colonna e col resto dei baroni si<br />

sollevarono giurando vendetta, il papa Alessandro VI raccomandò per l’occasione perfino l’impiego<br />

dell’artiglieria. Istituì altresì ottanta nuovi uffici di curia, ognuno dei quali fu messo in vendita per<br />

760 ducati, e nominò ulteriori cardinali dotati di forti disponibilità di capitali. Dopo aver messo<br />

fuori gioco la maggior parte degli oppositori, Alessandro VI progettò di nominare Cesare re della<br />

Romagna e delle Marche. […]. Alessandro VI morì nel mese di agosto 1503 per un attacco di<br />

malarie e, ancora in punto di morte si giacque tra due meretrici che avrebbero dovuto lenire i freddi<br />

brividi della febbre mentre si ordinava ad una donna, murata viva nel corridoio del Vaticano, di<br />

pregare per lui [!!]…» (cfr. Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004). Inoltre, tra i numerosi<br />

personaggi condannati al rogo sotto il pontificato del Papa Alessandro VI (1492-1503) si ricordano<br />

Girolamo Savonarola, bruciato vivo, insieme ai suoi discepoli Domenico da Pescia e Silvestro da<br />

Firenze, il 23 maggio 1948 in Piazza Signoria a Firenze; tre ebrei anonimi che furono fatti bruciare<br />

vivi il 13 gennaio 1498 in Campo dei Fiori a Roma; Marcello da Fiorentino che fu fatto bruciare<br />

vivo in Piazza San Pietro il 29 luglio 1498; ecc. Ma, la più riprovevole azione criminale contro<br />

l’umanità commessa dal Papa Alessandro VI (1492-1503) è stata quella perpetrata a danno degli<br />

innocenti indigeni del “Nuovo Mondo”. Appena un anno dopo lo sbarco degli spagnoli (1492) nel<br />

“Nuovo Mondo”, il predetto Papa ― col pretesto che “Dio”, “tramite il figlio Gesù”, ha trasmesso<br />

21


il suo potere divino a San Pietro e, tramite costui, ai papi suoi successori ― nel 1493 ebbe<br />

l’arroganza di emanare una “Bolla” con la quale delegava la “divina autorità papale” sugli abitanti<br />

del “Nuovo Mondo”, appena scoperto, ai monarchi spagnoli suoi vassalli che, così, acquisirono<br />

“per volontà divina” (sic!) la sovranità su quelle terre e su i suoi abitanti! In base a tale “Bolla”<br />

papale, qualora gli indigeni del nuovo continente ne avessero accettato il contenuto, sarebbero<br />

diventati semplicemente “schiavi degli spagnoli” ed, in caso contrario, sarebbero stati costretti a<br />

subire le terribili conseguenze previste nel documento ― che i “conquistadores” spagnoli<br />

dovevano leggere agli indigeni prima di decidere se doverli attaccare ― come segue: «…con<br />

l’aiuto di Dio, entreremo con la forza nel vostro paese e combatteremo contro di voi con tutti i<br />

mezzi e tutti i modi possibili e vi sottometteremo al giogo e all’obbedienza della Chiesa e delle Loro<br />

Altezze; prenderemo voi, le vostre mogli ed i vostri bambini e vi faremo schiavi secondo l’ordine;<br />

porteremo via i vostri beni e vi faremo ogni male o danno possibile trattandovi come schiavi<br />

disobbedienti che rifiutano di ricevere il loro signore, resistono al suo volere e lo contrariano…»<br />

(cfr. Tzvetan T.: «The Conquest of America», New York, 1984). Tale minacciosa intimazione<br />

veniva letta agli indigeni «…dopo averli incatenati, senza che essi comprendessero la lingua e<br />

senza interpreti…» (cfr. Lewis H.: «The Spanish Struggle for Justice in the Conquest of America»,<br />

Filadelfia, 1949). Dal diario del cattolicissimo Cristoforo Colombo, riguardo agli indigeni del<br />

“Nuovo Mondo”, si legge quanto segue: «…Non portano armi e non le conoscono, poiché ho<br />

mostrato loro una spada e l’hanno presa dalla parte della lama tagliandosi […]. Sono le persone<br />

migliori del mondo e le più miti di tutte, senza la più minima coscienza di ciò che è male, e non<br />

uccidono né rubano […], amano i loro vicini come loro stessi […] e sono sempre allegri, sarebbero<br />

proprio dei servi ideali, con soli cinquanta uomini potremo sottometterli tutti e far fare a loro<br />

quello che vogliamo…» [questa era, in pratica, la moralità dei cristiani-cattolici i quali hanno fatto<br />

conoscere, a quella popolazione indigena innocente, l’odio e la violenza!] (12).<br />

Il Papa Pio III (1503-1503), nipote di Pio II (1458-1464) che lo aveva nominato cardinale<br />

nel 1463 all’età di appena vent’anni, durante il suo cardinalato era divenuto padre di ben dodici figli<br />

(cfr. Gregorovius F.A.: Op. cit., Beidreisburg, 1857)! Eletto papa il 22 settembre 1503 nonostante<br />

fosse notevolmente malato, l’unica azione riprovevole che riusci a commettere prima di morire ―<br />

assassinato con un veleno propinatogli da Pandolfo Petrucci che da lui era stato redarguito in quanto<br />

ritenuto usurpatore e tiranno della città di Siena (cfr. Rendina C.: Op. cit. Roma, 1983) il 18 ottobre<br />

1503, appena 28 giorni dopo la sua elezione! ― fu l’emissione del divieto di procedere contro le<br />

nefandezze di Cesare Borgia, condannando qualsiasi azione fosse intrapresa contro di lui!<br />

Il Papa Giulio II (1503-1513), al pari del suo famigerato zio Sisto IV conferì la porpora<br />

cardinalizia a numerosi suoi consanguinei, tra cui «…al figlio maggiore di sua sorella Lucchina,<br />

Galeotto della Rovere, suo speciale beniamino, al quale conferì in più l’importante lucroso ufficio<br />

di vicecancelliere, oltre d un’infinità di benefici. Diventò cardinale anche Clemente Grosso della<br />

Rovere. E quando già nel 1508 Galeotto morì, Giulio II nominò cardinale un altro nipote, Sisto<br />

Gara della Rovere, nominandolo pure vicecancelliere e ricoprendolo di tutti i benefici appartenuti al<br />

defunto. […]. Inoltre, da tempo papa Giulio II aveva elevato a prefetto urbano di Roma un altro<br />

parente, Franceso aria Rovere, in ragazzo tredicenne, preoccupandosi inoltre che questi diventasse<br />

nel 1508 duca di Urbino; con questo titolo costui, nipote del papa Giulio II, pugnalerà nel 1511 a<br />

Roma un cardinale sulla pubblica via! Una scena degna dei Borgia. Ma Giulio II lo assolverà e gli<br />

regalerà per di più, sul letto di morte, la città di Pesaro […].Anche per altri aspetti molti episodi<br />

rivelano il costume dei Borgia. In certe occasioni Giulio II si inebriava del lusso; ad esempio, per<br />

una manciata di pietre preziose sborsò 12.000 ducati, come per un diamante da far scintillare fra<br />

tanti altri preziosi sul suo piviale, o per le sue, del valore di 300.000 ducati. […]. Giulio II istituì un<br />

bordello alla condizione che un quarto dei beni delle dame che vi lavoravano andasse a beneficio,<br />

dopo la loro morte, delle monache di Santa Maria Maddalena. Giulio II ebbe anche tre figlie e si<br />

prese pure la sifilide; nei suoi riguardi, i contemporanei parlavano di pederastia, anzi di un “grande<br />

sodomita”. […]. La sua vita era stata viziosa quanto “quella di quasi tutti i prelati del suo tempo”<br />

[…]. Naturalmente Giulio II era anche cacciatore, essendo tale attività intrecciata con quella bellica,<br />

22


nonostante che ai religiosi fosse da sempre proibita sia la guerra sia la caccia. Maneggiava con<br />

passione un bastone, con cui percosse anche Michelangelo, da lui ingaggiato a servizio […];<br />

mentre, minacciò Ludovico Ariosto […] di farlo annegare come un cane nel Tevere: insomma “un<br />

papa malvagio e dedito al bere” […]. Nella sua qualità di comandante supremo, Giulio II<br />

controllava le truppe tenendo la spada in pugno, fasciato nella corazza […]. E quasi ogni anno del<br />

suo pontificato fece una guerra, volendo con le sue battaglie “superare il tuono”. Conquistò alla<br />

santa sede una trentina di capisaldi e fondò una potenza “come mai un papa aveva posseduto” […].<br />

I Papi in origine presero nelle loro grinfie rapaci questo Stato ― che lacerò l’Italia in tre parti per<br />

oltre un millennio e creò conflitti senza fine ― unicamente con la guerra e con l’inganno, con la<br />

sedicente “Donazione di Costantino”, a cui anche Giulio II si appellava e che, pertanto, la<br />

riconquista si basava solo su un diritto fittizio, non essendo che la prosecuzione di un antico torto.<br />

Per tacere completamente il fatto che Giulio II ampliò anche lo stato della chiesa annettendovi città<br />

che non vi appartenevano in nessun modo come Modena, Reggio, Parma e Piacenza. Accanto a<br />

Gesù, il predicatore dell’amore del prossimo e del nemico, all’annunciatore della rinunzia al<br />

contrattacco, alla rappresaglia, all’affermazione di sé, come si giustifica e si pone invece uno che<br />

incita la sua soldatesche al saccheggio, al furto, alla violenza assassina, uno che marcia in testa ad<br />

essa con tanto di elmo, di corazza e di spada? E che per giunta si spaccia come discepolo di Gesù e<br />

come suo luogotenente? Non è assolutamente raccapricciante e grottesco?! […]. Macché servo di<br />

Dio: il diavolo! Il diavolo in persona! […]. Per quanto vantaggiose fossero al clero, alla gerarchia<br />

ed al papato in particolare, le azioni militari del “papa terribile”, altrettanto devastante fu la<br />

continuità dello stato della chiesa per il popolo italiano e per il resto del mondo: una fonte perenne<br />

zampillante di tirannia spirituale, di sfruttamento sociale, di guerre sanguinose. […]. Tutto il suo<br />

pontificato fu dominato dalla guerra. Certo, sono innumerevoli i papi che capeggiarono azioni<br />

belliche, ma solo pochi vi combatterono in prima persona e solo pochi così interrottamente e con<br />

tanto accanimento […] ed il 3 maggio 1512, protetto dai soldati tutt’intorno a lui, affrontò con<br />

successo un’assemblea di cardinali ribelli che progettavano la sua deposizione…» (cfr. Deschner<br />

K.: Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004). Il Papa Giulio II (1503-1513) fu accanito fautore della<br />

condanna a morte e, durante il suo pontificato, tra le numerose condanne capitali si ricordano quella<br />

di quattro donne, accusate di stregoneria, fatte bruciare vive a Cavalese nel 1505 ed a Logrono<br />

sempre nel 1505 e per lo stesso motivo furono fatte bruciare vive ben 30 persone; nel 1506 Diego<br />

Portoghese fu fatto impiccare perché accusato di “eresia”; nel 1507 per lo stesso motivo fu fatto<br />

impiccare Agostino Grimaldi; nel 1513 per lo stesso motivo furono fatti impiccare i fratelli Orazio e<br />

Giacomo di Rifreddo e nello stesso anno furono fatti massacrare dalle guardie svizzere 15 cittadini<br />

romani anche loro perché accusati di “eresia”; ecc.<br />

Il Papa Leone X (1513-1521) ― che dal padre Lorenzo il Magnifico all’età di appena 8<br />

anni era stato fatto nominare abate di Front Douce (Francia), a 9 anni abate di Passignano, a 11 anni<br />

abate dell’abbazia di Monte Cassino ed, infine, all’età di 13 anni tale padre lo fece nominare<br />

cardinale dal papa Innocenzo VIII (1484-1492)! ― è stato eletto Pontefice all’età di 37 anni<br />

«…solo perché, a causa di una fistola nel basso ventre [anale], lo avevano trasportato da Firenze a<br />

Roma in una portantina, durante il conclave, rivelando a chiunque volesse ascoltare, in particolare<br />

agli elettori più anziani, il suo preoccupante stato di salute, insomma la sua provabilissima, breve<br />

aspettativa di vita. Agli occhi di molti, il morbo fistolare di Leone X appariva come conseguenza di<br />

una condotta di vita immorale […]. Il papa Leone X, corpulento, quasi goffo, dal volto turgido,<br />

grasso, per giunta assai miope, non aveva in se nulla di attraente […]. Somigliava totalmente in<br />

modo assai generico ed icastico nel contempo, alle disgustose figure di prelati copiosamente in<br />

circolazione ed era […] un individuo d’una pigrizia a dir poco impareggiabile. Sua santità si alzava<br />

tardi la mattina, ascoltava poi la messa ogni giorno, concedeva udienza, consumava il pranzo,<br />

indugiava di nuovo al riposo, dopo di che conversava giocando a scacchi, a carte, e poi cavalcava<br />

attraverso i giardini vaticani o si dilettava a squartare animali. La sua passione era, infatti, rivolta<br />

alla caccia, canonicamente proibita ad ogni sacerdote […]. A soli nove chilometri da Roma si<br />

ergeva il suo prediletto casino da caccia alla Magliana, che fece ingrandire ed abbellire ancora poco<br />

23


prima della sua morte, giacché gli piaceva rappresentare se stesso anche come cacciatore. Di<br />

conseguenza, ordinò al custode di una villa papale: “Devi assicurati che vi sia per me un buon<br />

pranzo con molto pesce, giacché mi sta molto a cuore che si sfoggi il massimo sfarzo al cospetto dei<br />

dotti e degli ospiti che saranno al mio seguito”. Alla caccia col falcone amava dedicarsi nei dintorni<br />

di Viterbo, alla pesca con l’amo sul lago di Bolsena. A lui erano riservate intere riserve di caccia,<br />

dove faceva strage di cinghiali e di cervi. In Autunno Leone X trascorreva quasi tutto ottobre, ma<br />

anche due o tre mesi, tutto assorto nella caccia […]. Più di tutto nella caccia agli uccelli provava<br />

diletto nel contemplare, per ore ed ore come i rapaci appositamente addestrati soffocavano a morte<br />

quaglie, pernici, fagiani. In quelle battute si abbattevano anche lepri, cinghiali ed altri capi di<br />

selvaggina. Un momento culminante della nobile arte venatoria era quando a Santa Marinella entro<br />

una “trappola per selvaggina” fatta a regola d’arte, si sospingevano i cervi in mare, dove poi dei<br />

gentiluomini o dei chierici, in agguato sulle barche, potevano comodamente abbatterli. Sua santità<br />

in persona dava con uno spiedo il colpo di grazia ai cervi catturati nelle reti. […]. Il papa Leone X<br />

non lesinava spese quando si trattava del suo sport sanguinario. E se, di regola, andava a caccia solo<br />

con un seguito di alcune centinaia di accompagnatori, cardinali, inservienti, musicisti, letterati,<br />

intrattenitori di corte (buffoni) e qualcosa come 160 guardie del corpo, si organizzavano battute di<br />

caccia frequentate perfino da due o tremila cavalieri. Dato che il pontefice amante del lusso non<br />

badava ad economie nemmeno per le feste e il suo palazzo era divenuto piuttosto il palcoscenico di<br />

una scintillante scenografia, la cornice di un festival senza pause, furono colossali le spese fatte da<br />

Leone X, un vero talento naturale nel dissipare denaro. Solo per la cerimonia del “sacro Possesso”<br />

(festa impareggiabile per l’inserimento nella carica papale), Leone X fu disposto a versare 100.000<br />

ducati […]. Ed in soli due anni ebbe esaurito completamente tutto il suo patrimonio, in una città, la<br />

cui pubblica indigenza gridava vendetta al cielo non meno del suo lusso privato. […]. Sotto Leone<br />

X, lo sperpero fu esorbitante. Egli e la sua corte dilapidarono somme leggendarie. Si sono calcolate<br />

le entrate statali pontificie nel marzo 1517 ― ricavate da dazi fluviali e dogane, dalle miniere di<br />

alluminio di Tolfa, dalle saline di Cervia, dalle riscossioni di Spoleto, di Ancona, ecc. ― che<br />

ammontavano allora a 420.000 ducati. Inoltre, i cosiddetti “ricavi spirituali” che fruttavano circa<br />

200.000 ducati annui; gli uffici in vendita, creati ad hoc, che papa Leone X moltiplicò fino alla sua<br />

morte da un migliaio di membri a 2150, un valore capitale di circa 3.000.000 di ducati. A ciò si<br />

aggiungevano gli introiti delle decime, dei giubilei e delle indulgenze utilizzati a dismisura,,<br />

transazioni gigantesche, i denari derivavano dalle sempre crescenti nomine cardinalizie e quelli che<br />

affluivano dalle confische e da altre speculazioni finanziarie della curia. Questi capitali venivano<br />

prelevati tanto rapidamente quanto rapidamente spesi. Si era perciò costretti a fare dei prestiti,<br />

pagando talvolta fino al 40% di interessi; si dovevano pagare i tappeti del papa, le più costose statue<br />

di santi, l’argenteria, i gioielli della corona. […] Durante il suo pontificato operarono a Roma trenta<br />

banche fiorentine per cui fioccarono debiti su debiti. Solo con la banca Bini il debito ammontava a<br />

200.000 ducati. I cardinali Ridolfi e Ragnoni avevano sacrificato tutti i loro beni per procacciare<br />

denaro, il cardinale Salviati ci aveva rimesso 80.000 ducati, il cardinale Pucci 150.000, il cardinale<br />

Armellini aveva impegnato l’intero suo patrimonio. Alla morte di papa Leone X pencolavano tutti<br />

quanti sull’orlo della bancarotta. […]. Papa Leone X aveva speso durante il suo regnoquattro<br />

milioni e mezzo di ducati, lasciando per di più 400.000 ducati di debiti…» (cfr. Deschner K.: Op.<br />

cit., Reinbek Hamburg, 2004). «…In una lettera indirizzata al cardinale Bembo […] aveva lasciato<br />

intravedere con chiarezza il pensiero più intimo della Chiesa cattolica quando scrisse “Si sa da<br />

tempi remoti quanto ci sia stata utile la favola di Gesù Cristo”…» (cfr. Rodríguez P.: «Mentiras<br />

fundamentales de la Iglesia católica», Barcellona, 1997), questo stesso Papa nel 1517, allo scopo di<br />

accumulare ricchezza con le indulgenze (ossia la remissione dei peccati ed il condono delle colpe,<br />

compresi i delitti più orrendi, a coloro che erano in grado di pagare determinate somme), emise la<br />

famosa Taxa Camarae, corredata dal relativo tariffario (13) che esprime il massimo della<br />

corruzione (cfr. Dacio J.: «I papi da Pietro a Giovanni XXIII», 1963) e, sotto il suo pontificato, nel<br />

1514 a Bormio furono arse vive 30 donne accusate di stregoneria ed altre 80 furono arse vive in<br />

Valcamonica nel 1518 per lo stesso motivo<br />

24


Sotto il pontificato del Papa Clemente VII (1523-1534), figlio illegittimo di Giulio Medici<br />

ucciso nella famosa “congiura dei Pazzi” del 1478, ottenne la sua elezione a papa mediante<br />

corruzione per cui raggiunto lo scopo, tra l’altro, dovette compensare il cardinale Pompeo Colonna<br />

con la carica di vicecancelliere e con la donazione di un palazzo. Il papa Clemente VII «…per<br />

esclusive ragioni finanziarie, dinastiche e politiche nominò cardinali diverse dozzine di prelati, tra i<br />

quali vi furono uomini né particolarmente cristiani né clericali, come ad esempio l’adolescente<br />

allievo Odet de Coligny […]. Papa Clemente VII, che oppresse Roma con dogane e nuove imposte,<br />

fu molto inviso al popolo. […]. Clemente VII, uomo pauroso volubile, sleale e scaltro, portò avanti<br />

una politica orientata agli interessi piuttosto particolaristici della dinastia dei Medici, in cui,<br />

mutando continuamente i fronti a seconda del bisogno, non si tirò mai fuori dal tergiversare, dal<br />

temporeggiare, dal continuo barcamenarsi…» (cfr. Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004).<br />

Nel 1525 migliaia di protestanti “Anabattisti” furono fatti decapitare, ardere vivi, annegare e<br />

torturare a morte; il 30 settembre del 1525 una povera donna, ingiustamente accusata di stregoneria,<br />

fu fatta ardere viva in Campidoglio; fra i tanti, fatti atrocemente uccidere con l’accusa di “eresia”,<br />

si ricordano Anna Furabach (9 maggio 1524), Claudio Artoldi e Lorenza di Pietro (16 maggio<br />

1525); Rinaldo di Colonia (26 agosto 1528); Bernardino da Palestrina (20 novembre 1529);<br />

Giovanni Milanese (23 novembre 1530); ecc.<br />

Il Papa Paolo III (1534-1549) «…già noto col nomignolo di “cardinale della gonnella”,<br />

veniva da una famiglia legata al commercio delle armi e aveva la sua carriera alla bellissima sorella<br />

Giulia, ritratta da Tiziano, sposata ad un Orsini e amante prediletta del Papa Alessandro VI. […]. E<br />

naturalmente, da autentico prelato del rinascimento, aveva anche lui un’amante che lo rese padre di<br />

tre figli e di una figlia. Il maggiore dei figli maschi, Pier Luigi, sfrenato “sciupafemmine” e speciale<br />

beniamino del padre, che ne fece il gonfaloniere, il comandante supremo delle truppe pontificie e<br />

duca di Parma e di Piacenza, dove nel 1547 verrà poi assassinato. […]. Paolo III si permise anche<br />

uno spudorato nepotismo. Già nel 1534, poco dopo la sua elezione, elevò al cardinalato due dei suoi<br />

nipoti: Alessandro Farnese, figlio di Pier Luigi, all’età di 14 anni e Guido Ascanio Sforza, figlio<br />

della figlia Costanza, all’età di 16 anni. Entrambi questi cardinali, ancora studenti, vennero<br />

letteralmente ricoperti di diocesi, abbazie, priorati, ed ottennero inoltre gli uffici più lucrativi della<br />

curia. In quel tempo Paolo III elesse il nipote Alessandro governatore di Spoleto e governatore di<br />

Tivoli, lo elevò già a 15 anni, allorché ricevette anche l’abbazia Tre Fontane presso Roma e<br />

l’arcivescovado di Avignone, alla carica di vicecancelliere e gli affidò, all’età di 18 anni, la maggior<br />

parte degli affari di stato. E come il papa nonno, anche il papa nipote cardinale Alessandro fu padre<br />

di una figlia e visse a Roma in maniera grandiosa, secondo le abitudini di tutti i Farnesi che,<br />

dapprima in segreto, quindi pubblicamente, si affacciarono sul proscenio della città e si arricchirono<br />

in breve tempo. Ricolmato di prebende e di vescovadi fu anche suo nipote Guido Ascanio. Il<br />

giovane cardinale divenne legato di Bologna e di Romagna, fu promosso camerlengo, oltre che<br />

direttore dell’amministrazione finanziaria di curia e patriarca di Alessandria. Un terzo nipote, il<br />

quindicenne Ranuccio, ottenne il cappello rosso ed il nipote Ottavio Farnese ottenne come feudo<br />

ereditario il ducato di Camerino […]. Paolo III diede festini clamorosi, organizzo in Vaticano balli<br />

in maschera, fece rappresentare frivoli spettacoli, ingaggiando gruppi musicali, cantanti femminili,<br />

buffoni e pagliacci. Amava far feste fastose coi suoi nipoti, invitando a tavola anche sue donne,<br />

tanto che il maestro delle cerimonie Biagio de Martinellis registra in data 7 febbraio 1535: “Papa<br />

habuit 8 vel 10 mulieres secum in prandio”. Gli piacevano i banchetti sontuosi, le feste<br />

carnascialesche, le corse di tori e di cavalli e non disdegnava dispendiose partite di caccia. […]. Già<br />

il primo mese dopo la sua elezione, nel novembre 1534, Paolo III dichiarò la guerra contro i Turchi<br />

come il suo dovere più sacro. […]. Incoraggiato dalla fortuna delle armi (espressione terribile!) il<br />

padre santo continuò ad incitare alla lotta contro gli “infedeli”. Perciò taglieggiò i suoi sudditi e<br />

gravò il clero italiano di sempre nuove decime “contro i turchi”, ripetute negli anni1537, 1541,<br />

1543 e 1544…» (cfr. Deschner K.: Op. cit., Reinbek Hamburg, 2004). Il papa Paolo III nel 1542<br />

ritenne opportuno ribattezzare la “Santa Inquisizione” con la denominazione di “Sacra<br />

Congregazione della Romana e Universale Inquisizione” o “Sant’Uffizio”, tramite la quale nel<br />

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1540 fece uccidere, e confiscarne i beni, tutti gli abitanti di Mérindol (città francese), che rimase del<br />

tutto disabitata, per essersi convertiti alla fede protestante “Evangelica”; fece, altresì, massacrare<br />

tutti i protestanti “Anabattisti” di Münster (città tedesca) ed il loro capo Giovanni di Leida fu fatto<br />

uccidere il 4 aprile 1535 dopo averlo fatto sottoporre ad “orrendo supplizio”; fra i numerosi<br />

personaggi fatti atrocemente uccidere con l’accusa di “eresia” si ricordano Martino Govinin<br />

(1536); Francesco di Giovanni (1538); Ene di Ambrogio (1539); Galateo di Girolamo (1541);<br />

Giandomenico dell’Aquila (1542); Federico d’Abbruzzo che fu fatto atrocemente trasportare al<br />

supplizio trascinato da un cavallo, tanto che fu appeso alla forca completamente dilacerato il 12<br />

luglio 1542; Girolamo Francese (1546); Baldassarre Altieri (1548); Federico Consalvo (1549);<br />

Annibale di Lattanzio (1549); ecc. Il papa Paolo III, nonostante che egli stesso soleva affermare<br />

spudoratamente la non esistenza di “Gesù il Cristo”, nel 1546 fece condannare a morte Etienne<br />

Dolet, per avere sostenuto che Gesù-Cristo è “un’entità inventata come testimoniano numerose<br />

contraddizioni ed omissioni”, facendolo bruciare vivo a Lione insieme con i suoi libri e facendo<br />

lasciare priva di mezzi la sua famiglia. Infine, si ricorda anche che nell’aprile 1545 nella sola<br />

Provenza furono fatti massacrare dai “cattolici” di papa Paolo III ben 2.740 “valdesi”.<br />

Il Papa Giulio III (1550-1555), avido e nepotista senza scrupoli, fece continuare senza<br />

tregua la carneficina del “Sant’Uffizio”, fra le numerose vittime innocenti accusati di “eresia” si<br />

ricordano Fanino Faenza fatto impiccare ed ardere da morto il 18 febbraio 1550; Domenico Della<br />

Casa Bianca fatto decapitare il 20 febbraio 1550; Geronimo Gerin fatto impiccare e poi squartare il<br />

20 marzo 1550; Giovanni Buzio e Giovanni Deodori fatti impiccare e bruciare agonizzanti il 4<br />

settembre 1553; Micheal Serveto, insigne medico spagnolo scopritore della circolazione del sangue,<br />

fu fatto bruciare vivo nell’ottobre del 1553 con l’accusa di “eresia” per aver criticato la Trinità ed il<br />

battesimo dei neonati; Francesco Gamba fatto decapitare e poi bruciare il 21 luglio 1554; Giovanni<br />

Moglio e Tesserando da Perugia fatti impiccare e bruciare agonizzanti il 5 settembre 1554; ecc.<br />

Il Papa Paolo IV (1555-1559), già accanito inquisitore da Cardinale, spesso presenziava<br />

personalmente le sedute inquisitorie; con la bolla “Cum numinis absurdum” del 1555 fece<br />

rinchiudere gli ebrei nei ghetti con la seguente riprovevole giustificazione: «…È assurdo e<br />

sconveniente in massimo grado che gli ebrei, che per loro colpa sono stati condannati da Dio alla<br />

schiavitù eterna [!!], possano, con la scusa della protezione dell’amore cristiano, essere tollerati<br />

nella loro abitazione in mezzo a noi…». Inoltre, li obbligò a portare un cappello giallo come visibile<br />

distintivo discriminante. Infine, incrementò notevolmente le persecuzioni contro gli accusati di<br />

“eresia”: fra i numerosi fatti condannare a morte si ricordano Francesco Cola di Salerno (14 giugno<br />

1555); Bartolomeo Hector fatto bruciare vivo per avere venduto due Bibbie (20 giugno 1555); Elia<br />

Golla e Paolo Rappi fatti bruciare vivi perché protestanti (22 giugno 1555); Giovanni Vernon e<br />

Antonio Labori fatti bruciare vivi perché “evangelisti” (28 agosto 1955); Stefano di Girolamo fatto<br />

bruciare vivo perché accusato di “eresia” (11 gennaio 1956); Giulio Napoletano fatto bruciare vivo<br />

perché accusato di “eresia” (6 marzo 1556), Ambrogio de Cavoli fatto impiccare e bruciare<br />

agonizzante perché accusato di “eresia” (15 giugno 1556); Pompeo Dei Monti fatto bruciare vivo<br />

perché accusato di “eresia” (4 luglio- 1556); Pomponio Angerio fatto bruciare vivo perché<br />

accusato di “eresia” (19 agosto 1556); Nicola Sartorio fatto bruciare vivo perché “luterano” (13<br />

maggio 1557); Jeronimo da Bergamo ed Alessandra Fiorentini fatti impiccare e bruciare agonizzanti<br />

perché omosessuali (22 dicembre 1557) ― nonostante fossero notoriamente omosessuali molti<br />

prelati ed anche lo stesso Paolo IV (1555-1559): infatti, come precisa Mariotti (1952), «…vi erano i<br />

così detti falsetti: giovani adolescenti, con voce femminea, che servivano da gitoni, da mignons e da<br />

ganimedi […] a parecchi cardinali ed anche a qualche Giudice Inquisitore. Ricordiamo a questo<br />

proposito l’affetto violento […] di Paolo IV (1555-1559), per un falsetto portante il dolce nome<br />

Baéza…» (cfr. Mariotti E.: «La Neofilia», Roma, 1952) ―; Gioffredo Varaglia fatto bruciare vivo<br />

perché accusato di “eresia” (25 marzo 1558), Gisberto di Milanuccio fatto bruciare vivo perché<br />

accusato di “eresia” (15 giugno 1558), Francesco Cartone fatto bruciare vivo perché accusato di<br />

“eresia” (3 agosto 1558), nel 1559 furono fatti bruciare vivi ben 29 “protestanti”, Gabriello di<br />

Thomaien fu fatto bruciare vivo perché omosessuale (8 febbraio 1559); Antonio di Colella fu fatto<br />

26


uciare vivo perché accusato di “eresia” (8 febbraio 1959); Leonardo da Meola e Giovanni<br />

Antonio del Bò furono fatti impiccare e bruciare agonizzanti perché accusati di “eresia” (8 ebbraio<br />

1559); un gruppo di 13 individui furono fatti bruciare vivi perché accusati di “eresia” (17 febbraio<br />

1559); Antonio Gesualdi fu fatto bruciare vivi perché “luterano” (16 marzo 1559); Bisantino<br />

Ferrante fu fatto bruciare vivo perché accusato di “eresia” (24 agosto 1559); Sipione Retio fu fatto<br />

trucidare nelle carceri della “Santa Inquisizione” perché accusato di “eresia” (15 settembre 1559);<br />

ecc.<br />

Il Papa Pio IV (1559-1565) nel dicembre del 1559 ordinò lo scempio dei “valdesi” calabri,<br />

facendo atrocemente torturare, vecchi, donne e bambini prima di essere uccisi: «…gente sgozzata,<br />

squartata, bruciata ed orrendamente mutilata. Pezzi di resti umani furono appesi alle porte delle case<br />

come esempio. Quelli che fuggirono sulle montagne furono assediati fino a che morirono di fame.<br />

Molte donne e fanciulli furono ridotti in schiavitù…» (cfr. Marchetti M.: «La Santa Inquisizione»,<br />

Ed. La Fiaccola, Ragusa,); nel 1560 furono massacrati ben 4.000 “valdesi”, nello stesso anno<br />

furono condannati a morte 6 persone (Giulio Ghirlanda, Baudo Lupettino, Marcello Spinola, Nicola<br />

Buccello, Antonio Rietto e Francesco Sega) perché sorpresi ad assistere ad una funzione religiosa in<br />

una casa privata; Giacomo Bonello fu fatto bruciare vivo perché “evangelista” (18 febbraio 1560);<br />

Mermetto Savoiardo e Dionigi di Cola furono fatti bruciare vivi perché accusati di “eresia” (13<br />

agosto 1560); Pascale Aloisio fu fatto impiccare e bruciare agonizzante perché “evangelista” (8<br />

settembre 1560); Gian Pascali di Cuneo fu fatto bruciare vivo perché accusato di “eresia” (15<br />

settembre 1560); Stefano Negrone fu fatto morire di fame perché accusato di “eresia” (15<br />

settembre 1960); Stefano Morello fatto impiccare e bruciare agonizzante perché accusato di<br />

“eresia” (25 settembre 1560); Bernardino Conte fu fatto bruciare vivo perché accusato di “eresia”<br />

(16 ottobre 1560); Macario di Macedonia fu fatto bruciare vivo perché accusato di “eresia” (10<br />

giugno 1962); nel 1562 ben 363 persone (tra uomini e donne) furono fatte bruciare vive perché<br />

accusate di “stregoneria”; Cornelio di Olanda fu fatto impiccare e bruciare agonizzante perché<br />

accusato di “eresia” (23 gennaio 1563); Francesco Cipriotto fu fatto impiccare e bruciare<br />

agonizzante perché accusato di “eresia” (4 settembre 1564); Giglio Cesare Vanini fatto bruciare<br />

vivo dopo avergli fatto strappare la lingua perché accusato di “eresia” (5 novembre 1564); Giulio<br />

di Grifone fatto decapitare perché accusato di “eresia” (14 gennaio 1565); ecc.<br />

Il Papa Pio V (1566-1572) appena eletto emise una bolla con la quale imponeva la chiusura<br />

di tutte le Sinagoghe ebraiche e fece dono del cimitero ebraico bolognese alle Suore del Convento<br />

di “San Pietro Martire”, imponendo loro di “…distruggere qualunque sepolcro di ebrei […], di<br />

togliere le iscrizioni, le memorie e le lapidi di marmo, distruggendole completamente, raschiandole<br />

e spezzandole […] e traslocare ove volessero i cadaveri e le ossa…”. Inoltre, durante il suo<br />

pontificato perseguitò ferocemente gli accusati di “eresia”, tra i quali ricordano Muzio della Torella<br />

fatto decapitare (1 marzo 1566); Giulio Napoletano fatto bruciare vivo (6 marzo 1566); Pompeo dei<br />

Monti fatto decapitare (3 luglio 1566); Curzio di Cave fatto decapitare (9 luglio 1566); nel 1566<br />

furono fatti massacrare ben 17.000 “protestanti” nelle sole Fiandre, Giorgio Olivetto fu fatto<br />

bruciare vivo perché “luterano” (27 gennaio 1567); Domenico Zocchi fu fatto impiccare e bruciare<br />

agonizzante in piazza Giudia del Ghetto di Roma perché “ebreo” (1 febbraio 1567); Girolamo<br />

Landi fu fatto impiccare e bruciare agonizzante perché accusato di “eresia” (25 febbraio 1567);<br />

Pietro Carnesecchi fu fatto impiccare e bruciare agonizzante perché accusato di “eresia” (30<br />

settembre 1567); Giulio Maresco fatto decapitare ed ardere dopo morto perché accusato di “eresia”<br />

(30 settembre 1567); Paolo di Matteo, Ottaviano Fioravanti, Giovannino Guastavillani e Geronimo<br />

del Puzzo fatti murare vivi perché accusati di “eresia” (30 settembre 1567); Gerolamo Donato ed<br />

alcuni suoi confratelli dell’Ordine degli Umiliati sono fatti barbaramente uccidere dopo averli fatti<br />

atrocemente torturare perché accusati di “eresia” (2 agosto 1570); Macario Giulio da Cetona fatto<br />

decapitare e bruciare dopo morto perché accusato di “eresia” (18 ottobre 1567); Lorenzo da<br />

Mugnano fatto impiccare e bruciare agonizzante perché accusato di “eresia” (10 maggio 1568);<br />

Matteo d’Ippolito e Francesco Stanga fatti impiccare e bruciare agonizzanti perché accusati di<br />

“eresia” (10 maggio 1568); Donato Matteo Minoli fatto morire nelle carceri dopo avergli fatto<br />

27


ompere le ossa e fatto bruciare i piedi (27 maggio 1568); Francesco Castellani, Pietro Gelosi e<br />

Marcantonio Verotti fatti impiccare e bruciare agonizzanti perché accusati di “eresia” (6 dicembre<br />

1568), Luca di Faenza fatto bruciare vivo perché accusato di “eresia” (28 febbraio 1569); Filippo<br />

Borghesi e Giovanni Dei Blasi furono fatti impiccare e brucia agonizzanti perché accusati di<br />

“eresia” (2 maggio 1569); Camillo Ragnolo, Francesco Cellario e Bartolomeo Bartoccio furono<br />

fatti impiccare e bruciare agonizzanti perché accusati di “eresia” (25 maggio 1569); Guido Zanetti<br />

fu fatto murare vivo perché accusato di “eresia” (27 maggio 1569); Filippo Perroni fu fatto<br />

impiccare perché “luterano” (11 febbraio 1570); Nicolò Franco fu fatto impiccare per aver deriso il<br />

Papa (11 marzo 1570); Giovanni di Pietro fu fatto impiccare e bruciare agonizzante perché accusato<br />

di “eresia” (13 maggio 1570); Aolio Paliero fu fatto impiccare e bruciare agonizzante per diretto<br />

insistente desiderio di Papa Pio V (ciò nonostante tale papa è stato santificato!) con l’accusa di<br />

“eresia” (3 luglio 1570); Girolamo di Pesaro, Giovanni Antonio di Jesi e Pietro Paolo di<br />

Maranzano furono fatti decapitare perché accusati di “eresia” (6 ottobre 1571); Francesco Gelatieri<br />

fu ucciso pugnalato dai sicari del Papa Pio V perché ritenuto “eretico” (5 gennaio 1572); Francesco<br />

Gelatieri, Dianora di Montpelier, Pellegrina di Valenza, Girolama Guanziana e Isabella di<br />

Montpelier furono fatti impiccare e bruciare agonizzanti perché accusati di “eresia” (9 febbraio<br />

1572); Teofilo Pennarelli ed Alessandro di Giulio furono fatti impiccare e bruciare agonizzanti<br />

perché accusati di “eresia” (22 febbraio 1572); ecc. Infine, si deve anche ricordare che il Papa Pio<br />

V fece impiccare Nicolò Franco, ingiustamente accusato di essere l’autore di una irriguardosa<br />

“pasquinata”, nonostante l’accorata difesa del Cardinale Morone, oltre a fare bruciare vivo il noto<br />

poeta latino Antonio Paleario semplicemente per averlo sospettato di essere l’autore seguenti<br />

anonimi versi: “Quasi che fosse inverno,//brucia cristiani Pio siccome legna,// per avvezzarsi al<br />

fuoco eterno”!<br />

Il Papa Gregorio XIII (1572-1585) fu spietato persecutore degli “eretici” tanto che, per<br />

suo diretto ordine, ne fece massacrare ben 10.000 in Francia (la famosa “strage degli Ugonotti”<br />

della notte di S. Bartolomeo del 24 agosto 1572) e 500 in Croazia tramite il crudele vescovo<br />

cattolico Juraj Draskovic (1573): fra l’immenso numero di “eretici” fatti atrocemente eliminare<br />

durante il suo pontificato si ricordano Alessandro di Giulio e Giovanni di Giovan Battista fatti<br />

impiccare e bruciare agonizzanti (15 marzo 1572); Nicolò Colonici fatto impiccare e bruciare<br />

agonizzante (20 agosto 1573); Giovanni Francesco Ghisleri fatto strangolare (25 ottobre 1574):<br />

Benedetto Thomaria fatto bruciare vivo (12 maggio 1574); Alessandro di Giacomo fatto bruciare<br />

vivo (19 novembre 1574); nell’anno 1578 ben 222 persone furono fatte bruciare vive al rogo perché<br />

“ebree”; Antonio Nolfo e Giovanni Battista di Tigoni furono fatti decapitare (29 luglio 1578);<br />

Baldassarre Di Nicolò, Antonio Valies De la Malta, Francesco di Giovanni Martino, Bernardino Di<br />

Alfar, Alfonso Di Polis, Marco Di Pintus, Girolamo Di Giovanni, Gaspare Di Martino e Clemente<br />

Sapone furono fatti impiccare e bruciare agonizzanti (13 agosto 1578); Pompeo Loiani e Cosimo<br />

Tronconi furono fatti impiccare e bruciare agonizzanti (12 giugno 1579); un ebreo di nome<br />

Salomone fu fatto impiccare perché aveva rifiutato il battesimo (13 marzo 1580); un turista inglese<br />

fu fatto bruciare vivo perché aveva offeso un prete cattolico (2 agosto 1581); Borro d’Arezzo fu<br />

fatto bruciare vivo perché accusato di “eresia” (7 febbraio 1583); Diego Lopez, Domenico<br />

Danzarelli, Prospero di barbera e Gabriello Henriquez furono fatti buciare vivi perché accusati di<br />

“eresia” (18 febbraio 1583); Ludovico Moro fu fatto bruciare vivo perché accusati di “eresia” (10<br />

luglio 1583); Camillo Limaccio, Giulio Carino e Leonardo di Andrea furono fatti strangolare perché<br />

accusati di “eresia” (23 luglio 1583) Lorenzo Perna fu fatto arrestare perché accusato di “eresia”<br />

(16 giugni 1584) e fatto scomparire; la “Signora di Bellegard” fu fatta arrestare perché accusata di<br />

“eresia” (15 ottobre 1584) e fatta scomparire, Giacomo Paleologo fu fatto decapitare perché<br />

accusato di “eresia” e bruciato dopo morto (22 marzo 1585), i fratelli Missori furono fatti<br />

decapitare per il semplice motivo di avere espresso il diritto di libertà di stampa e le loro teste<br />

furono esposte al pubblico per esemplare ammonizione (22 marzo 1585); ecc. (si pensi che le<br />

spoglie di Gregorio XII, Papa assassino e cruento carnefice, sono onorate e riverite dai cattolici<br />

nella sua monumentale tomba in S. Pietro a Roma!).<br />

28


Il Papa Sisto V (1585-1590), il quale non esitò a simulare di essere ammalato uscendo<br />

appoggiato al bastone prima di essere eletto ed, appena eletto Papa, gettò il bastone e mostrò la sua<br />

piena gagliardia ed il suo carattere autoritario e violento, iniziando a far lavorare senza sosta i boia<br />

ed i torturatori, tanto da assistere gioiosamente alle crudeli esecuzioni facendosi portare da<br />

mangiare poiché, come diceva, “gli atti di giustizia mi fanno accrescere l’appetito” e dopo<br />

un’atroce esecuzione ebbe persino a dire: “Dio sia benedetto per il grande appetito con cui ho<br />

mangiato”! Fra le sue numerose vittime si ricordano un povero spagnolo che involontariamente<br />

aveva causato la morte, difendendosi con un bastone, di una guardia svizzera che lo aveva ferito con<br />

l’alabarda; Pietro Benato fatto bruciare vivo perché accusato di “eresia” (25 aprile 1585); Giovanni<br />

Bellinelli, Antonio Nantrò, Gaspare Ravelli e Pomponio Rustici, fatti impiccare e bruciare<br />

agonizzanti perché accusati di “eresia” (5 agosto 1587); Francis Kett nel gennaio del 1589 fu fatto<br />

bruciare al rogo per aver dubitato che Cesù-Cristo fosse stato un “moralista”;Valerio Marliano<br />

fatto impiccare e bruciare agonizzante perché accusato di “eresia” (16 febbraio 1590); Domenico<br />

Bravo fatto decapitare perché accusato di “eresia” (30 marzo 1590), Lorenzo Dell’Aglio fatto<br />

impiccare e bruciare agonizzante perché accusato di “eresia” (13 aprile 1590); ecc. Durante il suo<br />

pontificato si recò personalmente a vedere un crocifisso che sanguinava dalle ferite portando con se<br />

una scure con la quale ridusse a pezzi il crocifisso dicendo “come Cristo ti adoro, come legno ti<br />

spaccò” (cfr. Rendina C.: Op. cit. Roma, 1983); si scoprì, così, un sistema di spugnette imbevute di<br />

un liquido rosso simile a sangue! I frati, che escogitarono l’artificio per carpire cospicue offerte<br />

imbrogliando gli ingenui fedeli, furono severamente puniti.<br />

Il Papa Gregorio XIV (1590-1591), talmente sprovveduto tanto da lasciarsi plagiare dal<br />

nipote Paolo Emilio che aveva nominato segretario di Stato, nel suo brevissimo pontificato dissipò<br />

completamente le enormi ricchezze accumulate dal predecessore Papa Sisto V (1585-1590) di cui<br />

continuò la strage di numerosi innocenti in un solo anno di pontificato: tra le vittime si ricordano<br />

Giovanni Angelo Fullo. Giovanni Carlo Di Luna, Decio Panella, Domenico Trailo, Antonio Costa,<br />

Giovanni Battista Grosso, ecc. fatti scomparire dalla Santa Inquisizione; Giovanni Battista<br />

Corbinacci, Giovanni Antonio De Manno, Alexandro D’Arcangelo, Fulvio Luparino e Francsco De<br />

Alessandro fatti decapitare; Andrea Forzati, Flaminio Fabrizzi e Francesco Serafini fatti impiccare e<br />

bruciare agonizzanti; ecc.<br />

Il Papa Clemente VIII (1592-1605) fece spietatamente condannare e torturare numerosi<br />

innocenti tra cui si ricordano i più noti. La giovinetta appena sedicenne Beatrice Cenci la quale,<br />

dopo aver invano cercato protezione presso detto Papa riguardo le continue violenze ed abusi<br />

sessuali che subiva da parte del padre incestuoso, fu ingiustamente accusata insieme al fratello<br />

Giacomo di avere fatto uccidere il violento depravato padre e, sotto atroce tortura, costretta a<br />

confessarsi colpevole. Nonostante fosse stata dimostrata, dall’avvocato Prospero Farinaccio, la sua<br />

estraneità all’uccisione del padre, fu condannata dal predetto Papa ad essere trascinata legata alla<br />

coda di un cavallo e, quindi, decapitata in Piazza di Ponte S. Angelo l’11 settembre del 1599.<br />

Contemporaneamente, dopo aver fatto uccidere anche la madre, dal boia fu fatto uccidere a colpi di<br />

mazza il fratello maggiore, mentre il fratellino più piccolo che aveva appena nove anni fu<br />

impietosamente obbligato ad assistere all’uccisione di tutti i suoi congiunti! Naturalmente, tutti i<br />

cospicui beni della famiglia Cenci, così eliminata, furono sequestrati dalla Chiesa ed, alcuni anni<br />

dopo, dal successivo pontefice Paolo V (1605-1621), appena insediatosi, furono sfacciatamente<br />

donati ai suoi familiari (cfr. Muratori L. A.: «Annali d’Italia dal principio dell’era volgare all’anno<br />

1749», Modena, 1749)! Clemente VIII (1592-1605) non esitò a promulgare la condanna a morte di<br />

Giordano Bruno (1548-1600) il quale, all’alba del 17 febbraio 1600, ammanettato e con una morsa<br />

nella bocca bloccante la lingua in modo che non potesse parlare, fu trasportato in Campo dei Fiori<br />

ed ivi denudato e, legato ad un palo, arso vivo alla presenza delle potenti autorità ecclesiastiche e<br />

del popolo impotente! Inoltre, Francesco Gambonelli fu fatto bruciare vivo perché accusato di<br />

“eresia” (17 febbraio 1594); Marcantonio Valena ed altri furono fatti bruciare vivi perché<br />

“luterani” (12 agosto 1594); Agostino Graziano e Menandro Prestini furono fatti impiccare e<br />

bruciare agonizzanti perché accusati di “eresia” (15 gennaio 1596); Cesare Di Giuliano, Giovanni<br />

29


De Magistris e Damiano Di Francesco furono fatti impiccare e bruciare agonizzanti perché accusati<br />

di “eresia” (17 giugno 1597); Ottavio Scipione fu fatto decapitare e bruciare da morto perché<br />

accusato di “eresia” (20 giugno 1597); Giovanni Antonio da Verona fatto bruciare vivo perché<br />

accusato di “eresia” (16 settembre 1559); Cierrente Mancini e Galeazzo Porta fatti decapitare<br />

perché accusati di “eresia” (9 novembre 1599); quattro giovani donne ed un vecchietto furono fatti<br />

bruciare vivi perché accusati di “eresia” (16 febbraio 1600); Maurizio Rinaldi fatto bruciare vivo<br />

perché accusato di “eresia” (23 febbraio 1600); Francesco Moreno fatto impiccare e bruciare<br />

agonizzante perché accusato di “eresia” (9 giugno 1600); Nunzio Servadio fatto impiccare perché<br />

“ebreo” (25 giugno 1600); Bartolomeo Coppino fatto bruciare vivo perché “luterano” (7 aprile<br />

1601); Tommaso Caraffa e Onorio Costanzo fatti decapitare e bruciare da morti perché accusati di<br />

“eresia” (10 maggio 1601); il 29 novembre 1602 fu fatto ingiustamente condannare Tommaso<br />

Campanella alla “prigionia perpetua nelle carceri del Santo Uffizio in Roma” ed ivi fatto<br />

atrocemente torturare (14); ecc.<br />

Il Papa Paolo V (1605-1621), «…prima di essere nominato papa fu un modello di virtù e di<br />

devozione, ma la tiara dovette dargli alla testa se le sue abitudini, i suoi gesti e persino il suo modo<br />

di parlare mutarono. Il suo fu un governo dispotico, intollerante contro chiunque deviasse dalla<br />

linea apostolica romana. […]. Durante il suo pontificato fu condannato il sistema copernicano…»<br />

(cfr. Alessandra D.: Op. cit., Milano, 1995). Delle numerose atroci esecuzioni effettuate sotto il<br />

pontificato del Papa Paolo V (1605- 1621) si ricordano quella di Giovanni Pietro di Tunisi, fra<br />

quelli fatti impiccare e bruciare agonizzanti nell’anno 1607 perché accusati di “eresia”; quelle di<br />

Giuseppe Teodoro, Felice d’Ottavio, Fancesco Rossi, Antonio di Jacopo, Fortunato Aniello, Pietro<br />

Vincenti ed Umberto Marcantonio fatti impiccare e bruciare agonizzanti nell’anno 1609, per lo<br />

stesso motivo; quelle di Fulgenzio Manfredi, Battista Lucarelli ed Emilio di Valerio, fatti impiccare<br />

e bruciare agonizzanti nell’anno 1610, sempre per lo stesso motivo; quella di Domenico Di<br />

Giovanni, fatto impiccare nel 1611, per il semplice motivo di essere passato dal cristianesimo<br />

all’ebraismo, quella di Giovanni Milo perché “luterano” e quella di Giovanni Mancini che fu fatto<br />

impiccare e bruciare agonizzante il 22 ottobre 1611 per avere celebrato la messa da spretato; fra<br />

quelli fatti impiccare e bruciare agonizzanti nel 1616 perché accusati di “eresia” si ricordano<br />

Jacopo de Elia (22 gennaio 1616) e Francesco Maria Sagni (1 luglio 1616); fra quelli fatti bruciare<br />

vivi nell’anno 1617 si ricorda un negromante zoppo fatto bruciare vivo perché accusato di<br />

“stregoneria”; mentre, il 17 febbraio 1618 fu fatto bruciare al rogo, dopo avergli atrocemente fatta<br />

strappare la lingua e fatto strangolare, Lucilio Vanini per il semplice motivo di avere dubitato<br />

dell’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima; inoltre, nell’anno 1620 nella solo Valtellina,<br />

furono fatti trucidare dai cattolici alcune migliaia di innocenti perché accusati di “eresia” (15); ecc.<br />

Inoltre, da una “pasquinata” si apprende che tale papa, quando era cardinale, avrebbe avuto<br />

rapporti omosessuali attivi con il suo “intimo amico” Stefano Pignatelli (1578-1623): «…Dunque<br />

perché a stupore il Mondo prese, se nel collegio [in Vaticano] volse [volle] una Creatura [il<br />

Pignatelli], il cazzo ancor del Casrdinal Borghese [divenuto Papa Paolo V]?...» (cfr. Dall’Orto G.:<br />

«Il trionfo di Sodoma», La fenice di Babilonia, 2, 37-69, 1997).<br />

Il Papa Urbano VIII (1623-1644), oltre a potenziare L’Inquisizione, fu «…Ambizioso<br />

guerrafondaio e satrapesco [spadroneggiatore]…» (cfr. Alessandra D.: Op. cit., Milano, 1995). Tra<br />

le numerose condanne eseguite sotto il suo pontificato si ricordano le seguenti: nel 1624 fu fatto<br />

impiccare Ambrogio Ferrari perché accusato di “eresia”; nel 1633 fu fatto torturare e condannare a<br />

xperpetua reclusione Galileo Galilei (1564-1642), il quale evitò di essere arso vivo perché abiurò la<br />

sua concezione, avendolo accusato di “eresia” per avere affermato la verità scientifica che la terra<br />

ruota intorno al sole; nel 1635 fu fatto decapitare Giacinto Centini “per avere offeso la sovranità<br />

papale”; sempre nel 1635 fu fatto impiccare e bruciare agonizzante Diego Giavaloni perché<br />

accusato di “eresia”; nel 1640 fu fatto bruciare vivo Ferdinando Alvarez “per essersi convertito<br />

all’ebraismo”; nel 1642 fu fatto impiccare e bruciare vivo Angelo Policarpo “per avere celebrato<br />

la messa da spretato”; nel 1644 furono fatti impiccare e bruciare agonizzanti Ferrante Pallavicino,<br />

Camillo d’Angelo, Domenico Ludovico, Simone Cossio, Domenico da Sterigliano; ecc.<br />

30


Il Papa Innocenzo X (1644-1655), il quale «…fu succube della cognata, Olimpia<br />

Maidalchini, chiamata dai romani “Pampinaccia” per la sua scandalosa condotta, ed in un secondo<br />

tempo, della nipote Olimpia Aldobrandini (tra le due ci furono intrighi e dispetti, finché la cognata<br />

rimase l’incontrastata “signora”)…» (cfr. Alessandra D.: Op. cit., Milano, 1995) ed oltre a<br />

perseguitare accanitamente i Barberini, parenti arricchiti del suo predecessore, fece eseguire<br />

numerose atroci condanne, tanto che nel 1652 fece impiccare e bruciare agonizzanti Giuseppe<br />

Brugnello e Claudio Borgognone per la semplice accusa di avere falsificato alcune “lettere<br />

apostoliche”!<br />

Il Papa Alessandro VII (1655-1657) che, nonostante da Cardinale fosse stato uno<br />

dichiarato riprovatore del nepotismo papale, da papa divenne un strenuo nepotista (16), oltre che<br />

riprovevole persecutore. A riguardo basta ricordare che sotto il suo pontificato nel 1655 furono fatti<br />

massacrare dai “Cattolici” ben 1.712 “valdesi” e che nel 1657, tra gli altri, fu fatto decapitare<br />

Giovanni Fello perché accusato di “eresia”.<br />

Il Papa Innocenzo XI (1676-1689) nel 1680 fece condannare al rogo 20 ebrei; il 2 agosto<br />

1685 fece decapitare Vincenzo Scatolari per avere esercitato la professione di giornalista senza<br />

l’autorizzazione della “Santa Madre Chiesa”; nel mese di maggio del 1686 per suo ordine diretto<br />

furono fatti massacrare dai “Cattolici” 2.000 “Valdesi”; nel 1687 fece uccidere dai “cattolici” 24<br />

“protestanti”; ecc.! Tale papa è stato spudoratamente santificato da Pio XII (1939-1958) nel 1956!<br />

IL Papa Alessandro VIII (1689-1691) «…regnò solo 16 mesi ma gli furono sufficienti per<br />

fare arricchire scandalosamente i parenti […]. Appena eletto, infatti, li convocò a Roma,<br />

affrettandosi ad investirli di uffici altamente remunerativi [(17)]…» (cfr. Rendina C.: Op. cit.,<br />

Roma, 1983). Sotto il suo pontificato fu fatto morire in carcere Alessandro Martino, nel maggio<br />

1690, a seguito di atroci torture.<br />

Il Papa Innocenzo XII (1691-1700) incrementò notevolmente le nefande “missioni” (18) in<br />

America, Asia ed Africa e non impedì che la Chiesa Cattolica continuasse a mietere vittime<br />

innocenti, tra le quali si ricordano i 37 ebrei fatti bruciare vivi nel 1691, oltre ad Antonio<br />

Bevilacqua e Carlo Maria Campana fatti atrocemente decapitare il 26 marzo 1695 perché seguaci<br />

del “Quietismo di Molinos”.<br />

Il Papa Clemente XI (1700-1721) non fu da meno dei suoi predecessori per le riprovevoli<br />

atrocità perpetrate durante il suo pontificato: basta ricordare i casi di Filippo Rivarola che, portato in<br />

barella al patibolo per le torture infertegli fu fatto decapitare in tali pietose condizioni il 4 agosto<br />

1708, di Domenico Spallaccini fatto impiccare e bruciare agonizzante per il semplice motivo di<br />

avere bestemmiato allorché fu colpito con l’alabarda da una guardia papalina il 28 luglio 1711 e di<br />

Gaetano Volpini fatto decapitare il 3 febbraio 1720 per avere scritto una poesia contro il medesimo<br />

Papa! Ed ora ci si meraviglia per le decapitazioni effettuate in Iraq!<br />

Il Papa Clemente XII (1730-1740) fu tutt’altro che clemente in quanto si dimostrò uno dei<br />

più cinici sostenitori dell’“arte della tortura”, tanto da ripristinare la cosiddetta “mazzolatura”<br />

(atroce tortura consistente nella frantumazione di tutte le ossa a colpi di mazza). La maggior parte<br />

delle sue numerose vittime sono rimaste sconosciute poiché preferiva la tecnica di fare morire le<br />

vittime sotto tortura nelle carceri anziché nel patibolo in pubblica piazza. Tuttavia, si ricorda il caso<br />

del filosofo e storico Pietro Giarinone che fu fatto morire sotto tortura il 24 marzo 1736 per il<br />

semplice motivo di “avere sostenuto la supremazia del re sulla curia ecclesiastica” ed il caso di<br />

Enrico Trivelli fatto decapitare per il semplice motivo di “avere scritto frasi di rivolta” contro il<br />

papa medesimo! Nel giugno del 1733 fu emesso un editto che obbligava gli ebrei a rimanere nel<br />

ghetto durante la notte, a non poter leggere il Talmud, a dover portare il segno di color giallo ben<br />

visibile, ecc.<br />

Il Papa Benedetto XIV (1740-1758) non prese l’iniziativa di abolire la truffa<br />

dell’“indulgenza plenaria”, nonostante non credesse affatto alla relativa millantata efficacia<br />

nell’ottenere il condono divino della pena da avere inflitta “post mortem” per tutti i peccati<br />

commessi in vita, tanto che ― essendo noto per la caratteristica di avere come interiezione<br />

preferita la parola “cazzo” ― ebbe la spudoratezza di dire: “La voglio santificare questa parola,<br />

31


accordando l’indulgenza plenaria dei peccati a chi la pronuncia dieci volte l giorno!” (cfr. D.: Op.<br />

cit., Milano, 1995)<br />

Il Papa Clemente XIII (1758-1759) incentivò la persecuzione e la condanna a morte per gli<br />

iscritti alla massoneria, istituite dal suo predecessore. Tra i condannati a morte sotto il suo<br />

pontificato si ricorda il caso di Giuseppe Morelli fatto impiccare il 22 agosto 1761 per il semplice<br />

motivo di avere “somministrato l’eucarestia da spretato” ed il caso di Carlo Sala fatto impiccare il<br />

25 settembre 1765 perché accusato di “eresia”; ecc.<br />

Il Papa Pio VI (1775-1799) intensificò aspramente la persecuzione contro gli ebrei<br />

costringendoli ad indossare “vestiti di colore giallo” affinché fossero riconosciuti e pubblicamente<br />

oltraggiati!<br />

Il Papa Pio VII (1800-1829) promosse accanite persecuzioni contro i cospiratori politici, i<br />

giornalisti ed i progressisti che intendevano impedire l’immoralità dell’oscurantismo religioso<br />

attraverso azioni rivoluzionarie. Tra le numerose vittime si ricordano i casi di Giorgio Silvestri fatto<br />

impiccare il 18 gennaio 1800 perché accusato di “cospirazione politica”, di Ottavio Cappello fatto<br />

impiccare il 29 gennaio 1800 perché “patriota rivoluzionario”, di Giovanni Battista Genovesi fatto<br />

squartare vivo e fattagli esporre la testa al pubblico per ammonizione e bruciarne le parti squartate<br />

del corpo il 7 febbraio 1800; di Teodoro Cacciona fatto impiccare e squartare agonizzante il 9<br />

febbraio 1801 per il semplice motivo di “avere rubato un abito ecclesiatico”; di Paolo Salvati fatto<br />

impiccare e squartare agonizzante l’11 dicembre 1805 per il semplice motivo di “avere derubato un<br />

corriere del papa”; di Bernardo Fortuna fatto impiccare e squartare agonizzante il 22 aprile 1806<br />

per il semplice motivo di “avere fatto un furto ai danni di un corriere francese”; di Tommaso<br />

Rotilesi fatto impiccare il 15 giugno 1809 per “avere ferito un ufficiale francese”, ecc. Nel 1814 fu<br />

fatto obbligo ai rabbini romani di continuare a vestirsi di nero durante il carnevale, indossando<br />

calzoni corti, una mantellina ed una specie di gravatta, al fine di essere dileggiati e scherniti dalla<br />

folla di cristiani cattolici! Nel contempo la Chiesa Cattolica continuava a diffondere opuscoli contro<br />

gli ebrei dove erano descritti come “la peste dell’umanità, un branco di sporchi usurari e ruffiani, i<br />

quali meritavano la punizione divina a loro riservata”, ecc.!<br />

Il Papa Leone XII (1823-1829) «…uomo intellettualmente limitato, malato, con una<br />

relazione con la moglie del capitano della guardia svizzera […], mise a morte diversi carbonari…»<br />

(cfr. Alessandra D.: Op. cit., Milano, 1995) e perseguitò accanitamente gli ebrei tanto da proibire<br />

che venissero vaccinati contro il vaiolo durante un’epidemia perché secondo lui “andavano contro<br />

la legge di natura”(19)! Tra i numerosi ghigliottinati sotto il suo pontificato si ricordano i casi del<br />

medico Leonida Montanari fatto decapitare il 23 novembre 1825 per “lesa maestà” avendo offeso<br />

pubblicamente il papa medesimo, di Angelo Targhino fatto decapitare il 23 novembre 1825 per<br />

“avere ferito una spia papalina” e di Luigi Zanoli il 13 maggio 1828 perché accusato di “avere<br />

ucciso una guardia papalina”. Si ricordano anche Giuseppe Franconi fatto uccidere tramite<br />

“mazzolatura” (atroce tortura consistente nella frantumazione di tutte le ossa a colpi di mazza) il 25<br />

aprile 1826 perché accusato di “avere ucciso un prete per rapina”; Angelo Ortolani fatto impiccare<br />

il 13 maggio 1828 perché accusato di “avere ucciso una guardia papalina”; Gaetano Montanari<br />

fatto squartare vivo il 15 giugno 1828 perché accusato di tentato omicidio nei riguardi di un<br />

“emissario papalino”; Gaetano Rambelli fatto impiccare il 15 giugno 1828 per avere ferito un<br />

“emissario papalino”; ecc.<br />

Il Papa Gregorio XVI (1831-1846), «…Reazionario, chiuso ad ogni novità, persino alle<br />

scoperte scientifiche e mediche, nell’enciclica Mirari vos (1832) condannò la libertà di coscienza,<br />

di stampa e di pensiero […], aveva un’amante, la moglie del suo ex barbiere, che viene cantata dal<br />

Belli come “puttana santissima”…» (cfr. Alessandra D.: Op. cit., Milano, 1995), impose l’assoluto<br />

divieto di ogni libertà di azione e di pensiero che non fosse conforme ai dettami della “Santa Madre<br />

Chiesa”, con gravi minacce costrinse gli ebrei a non esercitare alcuna attività al di fuori del<br />

“ghetto”. Fra i numerosi condannati sotto il suo pontificato si ricordano i casi di Giuseppe Balzani<br />

fatto decapitare il 14 maggio 1833 per avere offeso il papa medesimo, di Luigi Scopino fatto<br />

decapitare il 21 luglio 1840 semplicemente per avere rubato “oggetti sacri”, di Pietro Rossi e Luigi<br />

32


Muzi fatti decapitare il 9 gennaio 1944 semplicemente perché avevano commesso dei piccoli furti,<br />

di Giovanni Battista Rossi fatto decapitare il 3 agosto 1844 semplicemente perché aveva commesso<br />

un piccolo furto. Oltre queste disumane condanne a morte, nei 15 anni del pontificato di Gregorio<br />

XVI (1831-1846) ne furono eseguite altre 110, mentre non fu affatto punito un prete stupratore! I<br />

numerosi riprovevoli “gusti volgari” di Gregorio XVI sono stati dettagliatamente descritti da<br />

Aurelio Bianchi-Giovini (pseudonimo di Angelo Bianchi) (1860) (cfr. Bianchi-Giovini A.: «Il papa<br />

e la sua corte. Ricordi inediti d’un carabiniere al servizio di sua santità», Napoli, 1860).<br />

Il Papa Pio IX (1848-1878) con l’enciclica “Quanta cura” e con il “Sillabo degli Errori”,<br />

emessi contemporaneamente l’ 8 dicembre 1864, condannò in blocco tutte le dottrine anticattoliche<br />

dal “panteismo” al “naturalismo”, al “razionalismo” ed al “modernismo” (20), dal “socialismo”<br />

al “comunismo” ed al “liberalismo” (cioè la “libertà di coscienza ed i conseguenti valori civili”),<br />

riaffermando l’“origine divina di Chiesa e Stato” e ribadendo definitivamente l’impossibilità di una<br />

riconciliazione del pontefice (da lui proclamato “infallibile”!) “…con il progresso, con il<br />

liberalismo, con la società moderna…”. Tale papa fu così criminale che non esitò ad armare<br />

eserciti, a firmare un numero esorbitante di condanne capitali (21) ― tra le quali si ricordano quella<br />

di Romoli Salvatori, fatto decapitare il 10 settembre 1851 per avere consegnato ai carabinieri<br />

l’arciprete di Anagni, quella di Antonio Felici, fatto decapitare 24 gennaio 1854 per avere attentato<br />

al Cardinale Antonelli, e quella dei due patrioti Monti e Tognetti fatti inesorabilmente decapitare il<br />

24 novembre 1868 nonostante l’insistente richiesta di grazia da parte del Re Vittorio<br />

Emanuele II ― ed a riempire le carceri pontificie di tanti innocenti che, quando i patrioti<br />

dell’unificazione d’Italia vi entrarono per liberare le centinaia di prigionieri che vi erano stati<br />

costretti a vivere incatenati per un tempo talmente protratto, li trovarono talmente malridotti tanto<br />

che molti di essi avevano perso l’uso della vista e degli arti! Inoltre, nei bui ed umidi sotterranei<br />

furono trovati mucchi di scheletri e di cadaveri in decomposizione commisti a mucchi di tonache (di<br />

frati e di suore), di vestiti civili (di uomini e di donne), di divise militari, ecc., di scarpe, di<br />

giocattoli vicino a scheletri di bambini incarcerati insieme ai genitori, ecc., né più né meno di<br />

quanto fu rinvenuto nei lager nazisti! Tale papa, dichiarato antisemita, fece nuovamente rinchiudere<br />

gli ebrei nel “ghetto”ed impose ai commercianti ebrei a dovergli pagare il “pizzo”, proibì ai medici<br />

ebrei di esercitare la professione, fece incarcerare un ebreo benestante per il semplice motivo di<br />

avere assunto come lavandaia una donna cristiana (22) ed arrivò persino a fare rapire, per farli<br />

crescere nella “vera religione”, tre bambini ebrei (Edgardo Mortasa, Giuseppe Michele Coen e<br />

Graziosa Cavigli), battezzati nascostamente dalla rispettive bambinaie cristiane! Si pensi che questo<br />

pontefice è stato beatificato, da Papa Giovanni Paolo II, il 3 settembre 2000, nonostante il giudizio<br />

estremamente negativo sulla sua persona, espresso da Giuseppe Garibaldi ― in una lettera scritta<br />

l’8 dicembre 1869 in occasione del Concilio Vaticano che sancì l’“infallibilità del papa” e la<br />

“perpetua Verginità” di Myriam Bar-Yeôyakim (Maria Figlia di Gioacchino) “ante partum, in<br />

partu et post partum” ― come segue: «…nella contaminata vecchia capitale del mondo, si<br />

discuterà sulla verginità di Maria, che partorì un bel maschio sono ora 18 secoli (e ciò importa<br />

veramente molto alle affamate popolazioni); sulla eucaristia, cioè sul modo di far inghiottire il<br />

reggitore dei mondi, e depositarlo poi in un closet qualunque. Sacrilegio, che prova l’imbecillità<br />

degli uomini che […] così sfacciatamente si fa beffa di loro […] sull’infallibilità di quel metro cubo<br />

di letame che si chiama Pio IX…» (cfr. Ciampoli D.: «Giuseppe Garibaldi: scritti politici e militari.<br />

Ricordi e pensieri inediti, raccolti su autografi, stampe e manoscritti», Roma, 1907).<br />

Il Papa Benedetto XV (1914-1922) il 23 marzo 1918 «…si congratula pubblicamente con<br />

monsignor Jovin […] autore di La judéo-maçonnerie et la révolution sociale e di La judéomaçonnerie<br />

et la domination du monde, i cui titoli lasciano chiaramente intendere il loro contenuto<br />

diffamatorio antisemita. L’anno successivo anche il Segretario di Stato del Vaticano, Cardinal<br />

Gasparri, invia le sue pubbliche congratulazioni al prelato razzista…» (cfr. Magazzini P.: «La<br />

Chiesa che offende», Roma, 1993). Appare evidente come anche quest’ennesimo pontefice abbia<br />

contribuito a rinforzare il nefando condizionamento, costantemente operato dalla Chiesa Cattolica,<br />

33


che inesorabilmente condurrà, senza alcuna possibilità di riflessione critica, al raggiungimento del<br />

tumultuoso sterminio di massa degli ebrei attuato dal nazi-fascismo!<br />

Il Papa Pio XI (1922-1939) in una conferenza tenuta presso l’Università Cattolica di Milano<br />

il 13 febbraio 1929 elogiò notevolmente il fascismo e Benito Mussolini tanto che, tra l’altro, disse<br />

di lui: “…ci voleva un uomo come quello che la provvidenza ci ha fatto incontrare…” (23)! Le<br />

frequenti manifestazioni di simpatia da parte del Papa Pio XI nei confronti del fascismo e di<br />

Mussolini spinsero i “moderati” milanesi ad intervenire presso tale pontefice affinché assicurasse il<br />

suo appoggio per il colpo di stato fascista che così poté essere facilmente realizzato (24). Nel 1933,<br />

tramite il Cardinale Eugenio Pacelli (futuro Papa Pio XII), stipulò un’alleanza col governo nazista<br />

ed indusse il Centro Cattolico tedesco a votare i pieni poteri al Führer, nel 1935 diede tutto il suo<br />

appoggio all’aggressione fascista contro l’Abissinia ― tanto che «…Quando nel 1935 Mussolini<br />

invase l’Abissinia tra le acclamazioni di giubilo dei prelati italiani, uno dei principali fornitori<br />

bellici era una fabbrica di munizioni di proprietà del Vaticano!…» (cfr. Deschner K.:<br />

«Kriminalgeschichte des Christentums» Band I, Reinbek bei Hamburg, 1986) ― e nel 1936 ai<br />

falangisti di Franco contro il legittimo governo spagnolo (25). Inoltre, il Papa Pio XI non mosse mai<br />

alcuna critica al carattere totalitario sia del regime fascista che di quello nazista, né al riprovevole<br />

inquadramento militare dei giovani fin dalla prima infanzia! Egli non disse mai una parola di<br />

solidarietà verso le migliaia di ebrei (26) che, senza alcuna colpa, erano ingiustamente perseguitati e<br />

banditi dalle attività pubbliche! Anche per il Papa Pio XI, come per Hitler e per Mussolini, nonché<br />

per i gesuiti della “Civiltà Cattolica”, gli ebrei costituivano un gravissimo pericolo per l’umanità<br />

(27)!<br />

Il Papa Pio XII (1939-1958), al secolo il nobile Eugenio Pacelli (1875-1958) che all’età di<br />

41 anni prese come compagna la giovanissima suora ventitreenne Pascalina Lehnert da cui non si è<br />

mai separato, come attesta Nassi (1992) «…non disertava mai una gita, un ballo o una recita […].<br />

Però preferiva le battute di caccia, specie quelle al cinghiale […]. In Germania, già Nunzio<br />

Apostolico prenderà lezioni nella scuderia di un generale amico, nella foresta dei Cinghiali…» (cfr.<br />

Nassi E.: «Pio XII», Milano, 1992). Infatti, era stato “Nunzio Apostolico” in Germania dal 1918 al<br />

1929 (28) e «…Pur avendo visto il nazismo da vicino, aveva sempre temuto di più il comunismo<br />

[tanto fa fare affiggere in ogni parrocchia il “Decreto di scomunica ai comunisti” (Fig. 6)]. […].<br />

Quando Mussolini mise sotto pressione la comunità ebraica, egli prese l’abitudine di non dir nulla.<br />

Il 10 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra a fianco di Hitler; alla fine del 1941 tre quarti degli ebrei<br />

italiani avevano perso la vita. […]. In tutta l’Italia e nel Reich gli Ebrei venivano vessati<br />

sistematicamente ed, in molti casi, uccisi. Dal Vaticano non venne alcuna parola esplicita di<br />

condanna e questo silenzio, dicono molti fu peggiore di qualsiasi eresia. Di solito tanto pronte a<br />

correggere e condannare anche la minima deviazione della fede, o qualsiasi “errore” nella moralità<br />

sessuale, le labbra di Roma [cioè, di Papa Pio XII] erano strettamente, e come si vide poi,<br />

perennemente serrate. Lo sterminio di massa degli Ebrei era diffusamente noto molto prima della<br />

fine del 1942. Il primo luglio [1942] la trasmissione in francese della BBC parlò del massacro di<br />

700.000 Ebrei polacchi; una settimana dopo il cardinale di Westminster, Hinsley, ripetè questa cifra<br />

alla BBC [quindi, è impossibile che il pontefice Pio XII non ne fosse venuto a conoscenza] […].<br />

Quell’estate la Francia di Vichy si dimostrò molto zelante nel deportare bambini ebrei, anche prima<br />

che i Nazisti della Zona Occupata fossero pronti a riceverli. Un pediatra calcolò che dal 21 luglio al<br />

9 settembre [1942], 5.500 bambini erano passati per Drancy sulla via dello sterminio; più di mille<br />

erano sotto i sei anni. I loro genitori erano già stati deportati e furono accompagnati da sorveglianti<br />

ebrei per nascondere che erano orfani. Gorge Wellers, avvocato parigino, era uno di quei<br />

sorveglianti, e descrisse la scena del campo di transito nei pressi di Parigi nel suo libro Drancy. I<br />

bambini ― nel suo gruppo ce n’erano sei sotto i due anni ― somigliavano “a un gregge di<br />

agnellini spaventati”. La descrizione che fa delle loro condizioni è sconvolgente: piccini che non<br />

conoscevano nemmeno il proprio nome aspettavano sul pianerottolo un adulto che li portasse al<br />

gabinetto, giacevano nei propri escrementi a causa della diarrea [mandatagli dal buon “Dio”!],<br />

piangevano tutta la notte. Il 17 agosto [1943] 530 bambini con alcuni accompagnatori adulti furono<br />

34


chiusi in carri bestiame; il caldo ed il puzzo erano insopportabili. Due giorni dopo arrivarono ad<br />

Auschwitz e la sera stessa erano già morti. [si vede che il buon “Dio” aveva bisogno di angioletti!].<br />

Poco dopo un medico delle SS del campo confidò al suo diario: “in confronto a quello che ho visto,<br />

l’Inferno di Dante sembra poco meno di una commedia”. L’inferno di Hitler avrebbe divorato un<br />

milione di bambini. Il 5 agosto [1943] il nunzio apostolico a Parigi, Valerio Valeri, aveva riferito al<br />

cardinale Segretario di Stato a Roma che i bambini deportati dalla Francia non venivano mandati in<br />

Germania, ma in Polonia. Sette settimane dopo Myron C. Taylor, l’ambasciatore americano,inviò<br />

allo stesso Segretario di Stato, cardinale Maglione, particolari sullo sterminio di massa degli Ebrei<br />

polacchi. Pierre Laval [allora capo del governo francese], filonazista, alle proteste del cardinale di<br />

Parigi Suhard gli rispose che avrebbe dovuto tenersi fuori della politica e stare zitto come Sua<br />

Santità. […]. Il papa si trincerò dietro un silenzio ancora più impenetrabile, temendo che<br />

rompendolo avrebbe peggiorato la situazione degli Ebrei. La notte tra il 15 e il 16 ottobre [1943] gli<br />

Ebrei erano in casa a festeggiare il Sabato. Ne furono catturati un migliaio, tra cui alcune donne<br />

incinte e anziani; su un camion militare fu addirittura portata via una donna in travaglio. Tra quelli<br />

condotti all’Accademia Militare si trovava una coppia con dieci figli, e la prima notte due donne<br />

partorirono. Due giorni dopo, lunedì 18 ottobre, all’interno del gruppo composto da più di mille<br />

persone fu portato su un binario di deposito e chiuso in carri bestiame piombati. Il treno Partì alle<br />

14,05 in direzione nord […] diretto ad Auschwitz. […]. Anche l’ambasciatore di Germania era<br />

profondamente preoccupato: gli Ebrei, riferì a Berlino, erano portati via praticamente sotto la<br />

finestra del papa. Anch’egli, come molti vescovi francesi non avrebbe avuto altra alternativa che<br />

quella di protestare contro la politica di Hitler. Pio XII non disse nulla. Quando il diplomatico fu<br />

ricevuto in udienza tre giorni dopo, il papa non menzionò gli Ebrei; la sua preoccupazione<br />

principale erano le cellule comuniste sparse per Roma. I Nazisti rimasero meravigliati; non<br />

riuscivano quasi a credere alla loro fortuna e furono incoraggiati ad adottare misure similari a<br />

Firenze, Venezia, Ferrara, Genova e Fiume. Nel giro di sei settimane diecimila Ebrei furono<br />

catturati e portati ad Auschwith dove ne morirono 7.550. […]. Nel dicembre del 1943 gli Ebrei<br />

furono privati formalmente della cittadinanza italiana. In una retata a Roma ne furono cattutati 650,<br />

in un’altra 244. C’erano 70 ebrei tra i 335 ostaggi fucilati alle Fosse Ardeatine nel marzo del 1944<br />

[…]. Tra i primi ostaggi uccisi con un colpo alla nuca c’era Domenico Ricci, un impiegato cattolico<br />

di trentun anni padre di cinque figli. Nella tasca gli fu trovato un biglietto scritto in stampatello: “O<br />

MIO DIO, TI PREGHIAMO AFFINCHÉ TU PROTEGGA GLI EBREI DALLE BARBARE<br />

PERSECUZIONI. UN PADRENOSTRO, DIECI AVEMARIE E UN GLORIA” [!]. con Ricci<br />

morirono sei Ebrei che di cognome facevano Di Consiglio: tre fratelli, il padre, il nonno e lo zio.<br />

Scrisse Robert Katz nel suo libro Death in Rome: “Non era necessario un miracolo per salvare i<br />

335 destinati a morire nelle Fosse Ardeatine. C’era un uomo che avrebbe potuto. Anzi, avrebbe<br />

dovuto […] e ora deve rendere conto del motivo per cui non l’ha fatto: papa Pio XII”. Il Papa<br />

venne a sapere da Dollman, capo delle SS a Roma, che ci sarebbe stato un bagno di sangue.<br />

Tuttavia, riteneva che il crimine più grave fosse l’attacco alle truppe tedesche da parte della<br />

Resistenza, in quanto non era stato provocato. Il giorno del massacro lo trovò in udienza con i<br />

cardinali del Sant’Uffizio e con la Congregazione dei Riti, per la preparazione agli esercizi<br />

quaresimali [!!]. La radio vaticana non diede notizia della carneficina. Se soltanto il papa avesse<br />

rischiato l’arresto portando la stella di Davide, o avesse parlato, anche una sola volta, per dire al<br />

popolo ebreo che non era solo nella sua agonia! […]. Il mondo […] tace. Tace anche il<br />

rappresentante di Dio in Vaticano. Gli orrori di Roma cessarono il 5 giugno 1944, quando gli<br />

Alleati liberarono la città. Il cappellano militare tolse i sigilli dalle porte della Grande Sinagoga,<br />

compresi quelli di Pio XII. Gli Ebrei erano di nuovo liberi; uscirono dai nascondigli per scoprire<br />

che più di duemila dei loro non c’erano più. […]. Perché Pio XII non fece sentire la sua voce? I suoi<br />

difensori dicono che voleva mantenere la neutralità del Vaticano come mediatore e temeva di<br />

caricare le coscienze dei Cattolici tedeschi di un peso intollerabile. Rispondono i critici: può esserci<br />

neutralità tra il bene ed un male tanto tremendo? Ed il peso imposto agli Ebrei, ammazzati a<br />

milioni, dai tedeschi sia Cattolici che non? […]. Sua santità, dopo aver dichiarato infallibilmente nel<br />

35


1950 che un’Ebrea era stata assunta in cielo corpo ed anima [!], non avrebbe potuto affermare<br />

autoritariamente nel 1942 che la sua razza non doveva essere annientata per il fatto di essere ebrea?<br />

[…]. L’unica spiegazione soddisfacente al silenzio di Pio XII è che egli era prima di tutto e<br />

soprattutto un Cattolico; un Cattolico prima che un Cristiano o un essere umano, anche se era un<br />

buon Cristiano e un essere umano profondamente compassionevole. Il suo ammiratore ebreo Lapide<br />

scrisse: “Un solo editto papale in cui si dicesse ai Cristiani che la legge ebraica insegnata dal<br />

Cristo ai suoi discepoli ― ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ ― andava applicata anche agli<br />

Ebrei sarebbe stato più utile di lunghi elenchi di proibizioni e restrizioni. Ma una simile lettera non<br />

venne mai da Roma”. Sarebbe bastato che Pio XII avesse amato gli Ebrei quanto Pio IX aveva<br />

amato il suo Stato Pontificio…» (cfr. De Rosa P.: Op. cit., London, 1988). Invece, come precisa<br />

Rossi (1966), «…Pio XII ― malgrado fosse a completa conoscenza dei feroci crimini commessi<br />

dalle SS e dello sterminio in massa degli ebrei ― fece tutto quello che poteva per aiutare Hitler a<br />

vincere la guerra, ritenendo che il nazismo fosse l’unico baluardo valido per contenere l’espansione<br />

del comunismo nell’Europa occidentale…» (cfr. Rossi E.: Op. cit., Roma, 1966). Tale riprovevole<br />

comportamento di Pio XII fu notato e segnalato da Mounier (1939) già fin dall’inizio del suo<br />

pontificato (cfr. Mounier E.: «En interrogant les silences de Pie XII», Le Voltigeur, 5 maggio,<br />

1939) ed è stato ampiamente discusso da Nobércourt (1964) (crf Nobércourt J.: «“Le Vicarie” et<br />

l’hstoire», Paris, 1964). In definitiva, a Pio XII si contesta, con ogni evidenza, di essersi sottratto<br />

dal denunziare dei gravissimi crimini del tutto assurdi pur essendo a conoscenza dei responsabili. Il<br />

papa Pio XII era talmente entusiasta della guerra mondiale in corso, tanto che nel suo<br />

radiomessaggio natalizio del 1942 si esprime come segue: «…Pervasi da un entusiasmo di crociate,<br />

ai migliori e più eletti membri della cristianità spetta riunirsi nello spirito di verità, giustizia e di<br />

amore al grido: “Dio lo Vuole!” [lo stesso grido degli attuali “kamikaze” giudaici ed islamici!],<br />

pronti a servire, a sacrificarsi, come gli antichi crociati. […]. Scopo essenziale di questa Crociata<br />

necessaria e santa è che la stella della pace, la stella di Betlemme, spunti di nuovo su tutta l’umanità<br />

nel suo rutilante fulgore…», mentre, come giustamente sottolinea Falconi (1965), «…Le camere a<br />

gas bruciavano con metodo nei lager tedeschi e polacchi, villaggi interi venivano arsi con le chiese<br />

ortodosse e coi loro fedeli in Croazia, in Slovacchia si preparavano le deportazioni, in Bessarabia e<br />

in Bucovina 300.000 ebrei erano già stati tacitamente liquidati, milioni di altre future vittime<br />

vivevano in ghetti, nei campi di concentramento, nelle loro case nell’attesa drammatica dello<br />

sterminio, e Pio XII annunciava come scopo essenziale della “Crociata necessaria e santa” la<br />

“stella della pace”!...» (cfr. Falconi C.: «Il silenzio di Pio XII», Milano, 1965). Infine, si ricordi che<br />

il Papa Pio XII (1939-1958) è morto «…con un patrimonio di 80 milioni di marchi [equivalenti a<br />

circa 500 milioni di euro attuali (anno 2006)] in oro ed i suoi tre nipoti ne hanno accumulati 120<br />

[equivalenti a circa 750 milioni di euro attuali (anno 2006)] nei diciannove anni di papato dello<br />

zio…» (cfr. Deschner K.: «Ein Jahrhundert Heilsgeschichte. Die Politik der Päpste im Zeitalter der<br />

Weltkriege: von Pius XII», Band II, Reimbek bei Hamburg, 1983)!<br />

Il Papa Giovanni XXIII bis (1958-1963), al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, per la sua<br />

attiva ed appassionata benevolenza verso gli “emarginati” di ogni genere, dal popolo romano fu<br />

acclamato come “er papa buono” di cui, dallo stesso popolo, ne fu auspicata la futura<br />

beatificazione. Tuttavia, «… per fermarne il processo di beatificazione, i tradizionalisti della Curia<br />

vaticana pensarono bene di riesumare l’antica diceria secondo la quale monsignor Roncalli,<br />

allorquando era Nunzio apostolico in Turchia, avrebbe intrattenuto una relazione sessuale con un<br />

suo domestico […]. I tratti autoritari e dispotici dell’Eminenza isterica si facevano melliflui e<br />

insinuanti di ammiccante melensaggine non appena egli era circondato dalla sua personale corte:<br />

una specie di Arca biblica stipata di giovinetti di varia taglia, però tutti minorenni e dello stesso<br />

sesso. Bisognava vederla, l’Eminenza non più isterica, in mezzo a frotte di fanciulli come chioccia<br />

coi pulcini: li coccolava, li carezzava, li baciava, li titillava, li abbracciava senza risparmio. […].<br />

Alcuni ragazzini del preseminario cominciarono a lamentare attenzioni di tipo morboso, e molestie<br />

di tipo sessuale, da parte del Porporato, che vennero subito riferite dal loro Sacerdote ai piani alti<br />

della Segreteria di Stato. Ne sortì un provvedimento immediato: i fanciulli vennero zittiti, e il loro<br />

36


Sacerdote indotto a lasciare il Vaticano. Unico dato positivo: L’Eminenza, sempre più isterica,<br />

ridusse la sua capiente Arca biblica trasformandola in una barchetta biposto, e moderò<br />

sensibilmente le sue straripanti e pelose affettuosità. Che tuttavia ― pur ridotte di quantità e<br />

intensità ― non cessarono del tutto. Così fu poi la volta di un giovane prete veneto dalle fattezze<br />

efebiche, il quale lamentò in Segreteria di Stato le pressanti attenzioni, con affettuosità spinte,<br />

rivoltegli da quello stesso Porporato: venne accusato di mitomania e di morbosità proiettive, e<br />

dovette cambiare aria…» (cfr. I Millenari: «Fumo di Satana in Vaticano», Milanono, 2001).<br />

Il Papa Paolo VI (1963-1978), figlio di un imprenditore e banchiere bresciano, inizia il suo<br />

pontificato col dover risolvere un grave problema finanziario. Per tale motivo, nel 1964 non esitò a<br />

reintegrare Padre Pio da Pietrelcina (1887-1964), che dal Santo Uffizio il 31 maggio 1923 era stato<br />

ufficialmente smascherato come truffatore, in cambio del passaggio di proprietà alla Santa Sede<br />

delle sue enormi attività finanziarie. Nel contempo non si fece scrupolo di intraprendere anche<br />

attività illecite ben illustrate da Guarino (1998) come segue: «…sulle casse papali incombe<br />

l’incognita della nuova legislazione fiscale italiana, che dal dicembre 1962 impone una tassazione<br />

fino al 30% dei profitti derivanti dai dividenti azionari. Per le sue speculazioni sui mercati azionari,<br />

il Vaticano pretenderebbe un regime di totale esenzione fiscale […]. La questione è oggetto di una<br />

delicata trattativa diplomatica che si protrarrà negli anni, sia per l’instabilità dei governi italiani sia<br />

per il tenace rifiuto Vaticano di rispettare la legge. Il contrasto si risolve nel 1968, quando il<br />

governo conferma che il Vaticano è tenuto a pagare le tasse sui profitti azionari ed entro fine anno<br />

dovrà cominciare a versare il dovuto pregresso (circa 240 miliardi di lire dell’epoca [equivalenti a<br />

circa 1.200 milioni di euro attuali]. A quel punto la Santa Sede decide di correre ai ripari spostando<br />

fuori dall’Italia il suo patrimonio azionario per sottrarlo alla tassazione dell’Erario italiano.<br />

L’operazione al limite della legalità, viene affidata alle alchimie societarie di un finanziere siciliano<br />

attivo a Milano, amico di Paolo VI e suo “consulente”, già in affari col Vaticano, e con solidi<br />

legami negli USA: Michele Sindona. […]. Tanto cattolico quanto spregiudicato, Sindona si era<br />

specializzato nella remunerativa pratica dell’elusione fiscale, studiando a fondo i paradisi fiscali<br />

europei […]. Nel 1955 Sindona aveva attuato una serie di speculazioni edilizie nella periferia di<br />

Milano ed in quella occasione era entrato in contatto con l’arcivescovo Giovanni Battista Montini<br />

(il futuro Paolo VI). […]. Sindona, a quel punto, era divenuto il “consulente finanziario” della curia<br />

milanese: non solo uomo di fiducia di Montini, ma legato anche a Monsignor Pasquale Macchi, il<br />

potente segretario dell’alto prelato. I rapporti ecclesiali di Sindona non si erano limitati<br />

all’arcidiocesi milanese, ma erano arrivati fino in Vaticano. Nel 1960 Sindona aveva raggiunto lo<br />

status di banchiere proprio attraverso un affare concluso con la banca del papa […]. Nel 1963,<br />

quando era sceso al soglio di Pietro, Montini aveva insediato in Vaticano anche Monsignor Macchi<br />

ed altri esponenti della Curia lombarda: una cerchia di collaboratori che negli stessi ambienti era<br />

stata ribattezzata “mafia milanese”, perché tra essi c’era il consulente esterno in odore di mafia<br />

Michele Sindona. Paolo VI, infatti, alle prese con le difficoltà economiche del Vaticano, era<br />

intenzionato a rafforzare ed espandere il potere finanziario della Santa Sede ed aveva affidato il<br />

compito all’amico Sindona, affiancandolo all’esperto di finanza vaticana Massimo Spada e ai<br />

dirigenti dello Ior Luigi Pennini e Pellegrino De Strobel. Nella seconda metà degli anni sessanta<br />

Sindona non si occupa solo della finanza vaticana. È anche il consulente tributario, per esempio del<br />

boss mafioso italo-americano Joe Doto […]. Sindona si reca negli Stati Uniti […] ed a New York<br />

viene accolto dalla famiglia mafiosa di don Vito Genovese. Per conto del clan Genovese, Sindona si<br />

occupa di alcune società predisponendo canali per il riciclaggio dei proventi illeciti. Consulente del<br />

Vaticano e della mafia italo-americana, il finanziere siciliano brucia le tappe anche negli USA ed in<br />

breve diviene un protagonista del mercato finanziario nordamericano. […]. Sospettato negli USA di<br />

essere coinvolto nel traffico internazionale di stupefacenti e legato ad ambienti mafiosi, in Italia il<br />

chiacchierato Sindona può dedicarsi indisturbato ai suoi loschi traffici finanziari. Può farlo grazie<br />

agli ottimi rapporti instaurati con la Democrazia Cristiana ed alle credenziali che gli derivano<br />

dall’essere legato al Vaticano e personalmente al papa. Un legame, quest’ultimo, che nel 1968 si fa<br />

strettissimo. Infatti Paolo VI, intenzionato ad eludere la legislazione fiscale italiana sottraendo alla<br />

37


tassazione l’ingente patrimonio azionario Vaticano, affida la delicata incombenza al finanziere<br />

siciliano, il quale non tradisce le aspettative del pontefice ― tanto che «…Paolo VI avrebbe<br />

definito Sindona, con il suo piano per moltiplicare i capitali vaticani così come Cristo aveva<br />

moltiplicato i pani e i pesci, “un uomo mandato da Dio”…» (cfr. Willey D. : «God’s Politician»,<br />

London, 1992) ― “Sindona spiega al Santo Padre il suo piano: trasferire gli investimenti<br />

dall’Italia nel mercato degli eurodollari tramite una rete di banche off-shore [= residenti nei<br />

“paradisi Fiscali”]. Il Papa […] consegna a Sindona un documento, da lui stesso firmato, che gli<br />

affida il controllo degli investimenti del Vaticano all’estero. I due si inginocchiano e pregano. Poi<br />

Sindona prende la mano di Paolo VI e bacia l’anello del Papa” [Cfr. Di Fonzo L.: «Saint Peter’s<br />

Bank», New York, 1983]. Ma è necessario che al regista esterno Sindona corrisponda all’interno del<br />

Vaticano un referente altrettanto abile e spregiudicato. Così Paolo VI provvede ad insediare al<br />

vertice dello IOR un prelato di assoluta fiducia e dai molti talenti: monsignor Paul Casimir<br />

Marcinkus. […] La carriera di Marcinkus è simile a quella di Sindona: folgorante. Nel dicembre<br />

1968 Paolo VI lo nomina vescovo della diocesi di Orte, e di lì a poco gli viene affidata la presidenza<br />

della banca vaticana. […]. Nella primavera del 1969 il duo Sindona-Marcinkus si attiva per alienare<br />

uno dei più importanti cespiti vaticani, la Società Generale Immobiliare (SGI), da anni fiore<br />

all’occhiello dello IOR, che ne detiene il controllo con il 38% del capitale (un valore Stimato più di<br />

30 miliardi dell’epoca [corrispondenti a circa 15.000 milioni di euro attuali]). […]. Sindona compra<br />

solo una piccola parte di quel 38% di azioni della SGI, mentre Marcinkus parcheggia le rimanenti<br />

azioni dello IOR in una società domiciliata nel paradiso fiscale lussemburghese, sottraendole così<br />

alla tassazione del Fisco italiano. I maneggi del duo Sindona-Marcinkus intorno alle azioni SGI di<br />

proprietà dello IOR sono comprensivi di una truffa […] che diviene evidente […]. Con l’operazione<br />

SGI, il duo Sindona-Marcinkus dà l’avvio ad una lunga serie di intrichi societari, artifici contabili,<br />

speculazioni, elusioni ed evasioni fiscali. Scorribande finanziarie alle quali ben presto si unisce un<br />

terzo personaggio: il banchiere cattolico e massone Roberto Calvi. […]. Con l’insediamento di<br />

Calvi alla guida del Banco Ambrosiano, l’originale progetto del Vaticano di sottrarsi all’Erario<br />

italiano diviene molto più ambizioso. L’obiettivo strategico è di costruire un polo finanziario<br />

cattolico capace di competere con la finanza laica internazionale, in grado di salvaguardare gli<br />

interessi temporali di Santa Romana Chiesa ma anche influenzare gli assetti politici occidentali in<br />

chiave anticomunista Un progetto che sembra tagliato su misura per il fiduciario del pontefice<br />

Michele Sindona, il quale non è solo un finanziere di successo: è anche legato alla Democrazia<br />

Cristiana italiana, a importanti esponenti dell’Amministrazione USA, alla mafia italo-americana e a<br />

settori della massoneria internazionale, tutte entità unificate dalla comune matrice anticomunista<br />

[...]. Per realizzare l’ambizioso programma è indispensabile l’apporto del Banco Ambrosiano,<br />

quella banca dei preti con sede a Milano che, infatti, sotto la guida di Calvi, diverrà ben presto il più<br />

importante istituto di credito privato d’Italia, assumendo una posizione di rilievo nel gotha<br />

finanziario internazionale. […]. È l’inizio di una spericolata ragnatela societaria tessuta dalla triade<br />

Sindona-Marcinkus-Calvi secondo lo schema delle “scatole cinesi” […]. Fin dall’inizio, il<br />

sodalizio fra i tre banchieri cattolici si configura come una specie di mutua associazione a<br />

delinquere. Sindona accresce il proprio impero, e riesce a ripulire ed a occultare gli ingenti capitali<br />

affidatigli dalle cosche mafiose siculo-americane. Calvi utilizza i capitali dell’Ambrosiano per<br />

acquistare in proprio pacchetti azionari sempre più consistenti del Banco allo scopo di divenirne il<br />

proprietario. Marcinkus riesce a sottrarre il patrimonio vaticano alla tassazione del Fisco italiano, ed<br />

a sviluppare gli interessi temporali del papato. Ma per le casse della Chiesa Cattolica ci sono anche<br />

concreti vantaggi aggiuntivi: lo IOR, oltre a lucrare cospicue commissioni sulle vorticose<br />

operazioni che la triade va tessendo, ricava ingenti profitti dall’illegale esportazione di capitali<br />

italiani all’estero. Una pratica, quest’ultima, che la banca del papa può attuare grazie alla<br />

extraterritorialità dello Stato del Vaticano rispetto all’Italia, e che lo stesso Sindona racconterà così:<br />

“Lo IOR apriva un conto corrente con l’istituto di credito italiano che voleva esportare in nero. Il<br />

cliente della banca italiana depositava i soldi liquidi sul conto, e lo IOR provvedeva ad<br />

accreditarglieli all’estero, nella valuta e presso la banca che gli erano state indicate. Nell’eseguire<br />

38


l’operazione, lo IOR distraeva una commissione poco più alta della normale. […]. Il vescovo<br />

Marcinkus, si convinse che il sistema usato dallo IOR per esportare fondi fosse una specie di delitto<br />

perfetto” [(29)]. Nelle loro scorrerie finanziarie, Sindona e Marcinkus, nel periodo 1971-73,<br />

arrivano a maneggiare obbligazioni falsificate di provenienza mafiosa per un miliardo e mezzo di<br />

dollari [= circa trenta miliardi di euro attuali (2005)]. […]. Nei primi mesi del 1974 il mercato<br />

azionario internazionale attraversa una congiuntura negativa. Sindona deve fronteggiare un generale<br />

ribasso delle quotazioni delle sue società ed una grave crisi di liquidità: l’effetto congiunto dei due<br />

problemi potrebbe provocare contraccolpi fatali all’ambiguo impero finanziario costruito dal<br />

consulente personale di Paolo VI. Per uscire dalla difficile situazione, Sindona conta sull’aiuto dei<br />

suoi padrini politici italiani ed americani, la destra clericale Democrazia Cristiana di Fanfani-<br />

Andreotti e l’Amministrazione Nixon. […]. Benché il finanziere siciliano abbia versato nelle casse<br />

della Dc 2 miliardi [= circa 20 milioni di euro attuali (2005)] per sostenere la campagna referendaria<br />

antidivorzista fortemente voluta dal Vaticano, il 12 maggio la Democrazia Cristiana esce sconfitta<br />

dal responso delle urne e deve affrontare una difficile crisi politica. […]. Senza la copertura politica<br />

che fino a questo momento gli ha garantito complicità e connivenze sia in Italia sia negli USA, la<br />

situazione di Sindona precipita. […]. In un’appunto riservato del SID (il Servizio Segreto Italiano),<br />

datato 13 gennaio 1975, si legge che “la situazione contabile [di Sindona] registra un ‘buco’<br />

valutato in circa 700 miliardi [=circa 14 milioni di euro attuali (2005)]” [(30)]. Il crac dell’impero<br />

sindoniano, in effetti è un grave insidia ― finanziaria e giudiziaria ― anche per i due soci-partner<br />

IOR e Banco Ambrosiano; monsignor Marcinkus e Calvi, per fronteggiare l’emergenza,<br />

incrementano le loro spericolate operazioni finanziarie [(31)]. […]. Il 6 agosto 1978 muore Paolo<br />

VI. La scomparsa di Papa Montini, ispiratore della triade Sindona-Marcinkus-Calvi, è un altro duro<br />

colpo alle superstite speranze sindoniane. Un colpo che diviene definitivo con l’elezione del nuovo<br />

papa. […]. Appena eletto, al nuovo papa, Giovanni Paolo I si rivolge il Giornalista Paolo Panerai<br />

[…] con un’accorata lettera aperta nella quale scrive: “Vostra Santità, è giusto che il Vaticano operi<br />

sui mercati come un’agente speculatore? È giusto che il Vaticano abbia una banca che interviene<br />

nei trasferimenti illegali di capitali dall’Italia in altri Paesi? È giusto che quella banca aiuti gli<br />

italiani ad evadere il Fisco?” […]. Il settimanale “Op”, diretto da Mino Pecorelli, sotto il titolo<br />

“La Gran Loggia Vaticana” pubblica l’elenco di 121 nomi di esponenti vaticani affiliati alla<br />

massoneria; nella lista, oltre ai nomi di alti prelati, compaiono quelli di Paul Marcinkus e di Donato<br />

De Bonis (braccio destro del presidente dello IOR). […]. Dopo aver disposto un’inchiesta sulla<br />

presenza di massoni tra le gerarchie vaticane. Il 28 settembre Giovanni Paolo I affronta con il<br />

segretario di Stato Joan Villot la scabrosa questione-IOR: “Luciani avvertì Villot che Marcinkus<br />

doveva essere trasferito subito. Non tra una settimana o un mese: il giorno seguente […]. Luciani<br />

gli disse ‘Ci sono altri cambiamenti all’interno dello IOR che devono essere operati<br />

immediatamente. Pennini, De Strobel e monsignor De Bonis devono essere sostituiti subito […].<br />

Voglio che siano interrotti tutti i nostri rapporti con il Banco Ambrosiano’ […]”. La mattina del 29<br />

settembre ― poche ore dopo il colloquio con Villot e le disposizioni papali in merito allo IOR ―<br />

Giovanni Paolo I viene rinvenuto cadavere. Una morte improvvisa e per più aspetti misteriosa<br />

[(32)], seguita da una frettolosa imbalsamazione: per decisione del cardinale Jean Villot, il cadavere<br />

del pontefice non viene sottoposto ad autopsia [(33)]. Il 16 ottobre 1978 il conclave elegge<br />

papa il cardinale polacco Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II). Nel segno della piena continuità con<br />

Paolo VI, Wojtyla non attua alcuno dei cambiamenti decisi da Luciani. Così “Marcinkus, aiutato da<br />

Pennini, De Strobel e monsignor De Bonis, continuò a dirigere la Banca vaticana e continuò a far<br />

sì che le attività criminali col Banco Ambrosiano prosperassero. Calvi e i suoi maestri della P2,<br />

Gelli e Ortolani, furono liberi di continuare nei loro furti e nelle loro frodi con protezione [dello<br />

IOR]”. Papa Wojtyla diventerà un estimatore di Marcinkus: nel settembre 1981 lo promuoverà<br />

arcivescovo, e gli affiderà l’ulteriore incarico di vicegovernatore dello Stato della Città del<br />

Vaticano. All’inizio del 1982, inoltre, Giovanni Paolo II si appresterà a nominare Marcinkus<br />

cardinale, ma il presidente dello IOR non avrà l’onore della porpora, proprio a causa degli strascichi<br />

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giudiziari del più grave scandalo della storia di Santa Romana Chiesa…» (cfr. Guarino M.: «I<br />

mercanti del Vaticano. Affari e scandali: l’industria delle anime», Milano, 1998).<br />

Il Papa Giovanni Paolo II (1978-2005), che il noto antropologo Alfonso Maria Di Nola<br />

(docente di storia delle religioni) ha definito “papa mediocre, di scadente livello intellettuale,<br />

incapace di affrontare la gravità dei tempi perché passa da impensate aperture a chiusure<br />

ideologiche tipiche della teologia medievale”; ma, come sottolinea Guarino (1998),<br />

«…popolarissimo e carismatico grazie ad un’immagine mediatica che ne ha fatto un Pontefice-divo:<br />

“È bello, è forte, è un divo, smuove gli istinti di Eros e di Vita, libera la Chiesa da tetraggini,<br />

sembra aperto al mondo perché ha una piscina e va a sciare”. Un papa “medievale” ammantato di<br />

“modernità”, che in attesa di celebrare “il primo Giubileo dell’era telematica” (parole sue) ha<br />

deciso qualcosa che nessun suo predecessore aveva osato: concedere lo stemma del Vaticano per<br />

pubblicizzare prodotti commerciali. È accaduto nell’ottobre 1995, dopo l’ultima sua visita negli<br />

Stati Uniti. In pratica il papa ha autorizzato alcune aziende ad utilizzare lo stemma pontificio a<br />

scopo commerciale. Secondo il quotidiano finanziario Americano “Wall Street Journal”, il mercato<br />

USA verrà presto invaso da una serie di oggetti targati Vaticano: magliette, cartoline, gioielli,<br />

orologi, gadget d’ogni tipo. La spudorata operazione commerciale, reclamizzata con spot<br />

pubblicitari, è curata dall’Archivio Vaticano. Si calcola che il giro d’affari porterà nelle casse dello<br />

IOR circa 20 milioni di dollari l’anno [di dieci anni or sono]…» (cfr. Guarino M.: Op. cit., Milano,<br />

1998). Egli protegge spudoratamente lo spregiudicato monsignor Paul Marcinkus «…che per<br />

volontà del Santo Padre viene confermato alla presidenza dello IOR. Una decisione<br />

inspiegabile [(34)], che suscita sconcerti in Vaticano e polemiche in Italia, ma che riaccende le<br />

superstiti speranze di Michele Sindona. […]. Il finanziere […] organizza l’omicidio del liquidatore<br />

della Banco Ambrosiano, Giorgio Ambrosoli. L’11 luglio 1981, a Milano, dopo aver testimoniato di<br />

fronte agli investigatori americani in merito alla documentazione sindoniana che ha scoperto<br />

durante la procedura liquidatoria, Ambrosoli viene fatto assassinare dal killer di “Cosa nostra”<br />

William Aricò. […]. Ad agosto Marcinkus convoca Calvi in Vaticano e gli detta le condizioni per<br />

un accordo che favorisce lo IOR, ma che il presidente dell’Ambrosiano non può rifiutare. Calvi è<br />

costretto a sottoscrivere una lettera di manleva con la quale si addossa tutte le responsabilità per le<br />

operazioni passate, presenti e future dell’Ambrosiano, liberando Marcinkus e la banca del papa da<br />

ogni possibile addebito; in cambio lo IOR fornisce al presidente del banco Ambrosiano alcune<br />

lettere di patronage garantendo le posizioni debitorie di una serie di società estere dell’Ambrosiano.<br />

L’accordo-capestro ha un termine: il 30 giugno 1982, data dopo la quale Calvi si impegna a pagare<br />

allo IOR una penale di circa 300 milioni di dollari [= a circa 30.000 milioni di euro attuali (2005)],<br />

somma che libererà definitivamente lo IOR. In pratica Marcinkus accorda a Calvi dieci mesi di<br />

tempo per salvare la situazione dell’Ambrosiano fornendogli documenti utili per tranquillizzare i<br />

mercati e per trovare nuovi partner e nuovi capitali; nel frattempo, lo IOR deve essere liberato dal<br />

ginepraio debitorio che ha contribuito a creare nelle casse della società dell’Ambrosiano. […]. Il 9<br />

giugno Roberto Calvi si dà alla fuga. Il 17 giugno si svolge l’ultima drammatica riunione del<br />

consiglio di amministrazione dell’Ambrosiano […]. Il giorno successivo, 18 giugno, Roberto Calvi<br />

viene rinvenuto cadavere a Londra, impiccato sotto il Black Triars Bridge [(35)]. Alla fine del<br />

giugno 1982, i commissari insediati al vertice dell’Ambrosiano rilevano come gran parte dei crediti<br />

riguardano la costellazione di società estere legate allo IOR; si rivolgono quindi a Marcinkus,<br />

invitando la banca del papa a onorare i debiti. Ma il presidente dello IOR è irremovibile: non<br />

intende sborsare un soldo. […]. Benché non ritenga di dover onorare i propri impegni debitori<br />

esteri, lo IOR subisce un grave nocumento […]. Al punto che deve mobilitarsi in prima persona il<br />

Santo Padre. Wojtyla annuncia infatti che il 1983 sarà proclamato Anno Santo straordinario [(36)]:<br />

una decisione del tutto estranea ad esigenze spirituali, ma dettata dalla necessità di fare affluire<br />

denaro contante [Fig. 7, 8, 9] nelle esangui casse della Santa Sede [tanto da non esitare nel 1991<br />

― in conformità a quanto sostenuto nel 1986 dall’arcivescovo Paul Marcinkus allorché ebbe a<br />

dichiarare in un’intervista che “…non si può governare la Chiesa con le Ave Maria…” (cfr.<br />

l’OBSERVER del 25 maggio 1986) ― a ricorrere persino all’illecito riciclaggio di “parte della<br />

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maxitangente dell’Enimont” (Fig. 10)!]. […]. Grazie al complice avvallo di papa Wojtyla [grato per<br />

il trasferimento dei fondi del Banco Ambrosiano in Polonia per sostenere Solidarnosc (Fig. 11)],<br />

Marcinkus rimarrà insediato al vertice dello IOR fino al 19 giugno 1989, quando lascerà la guardia<br />

della banca papale e l’Italia per ritornarsene nella natìa Chicago. Il 16 aprile 1992 il Tribunale di<br />

Milano comminerà pesanti pene detentive per la bancarotta fraudolenta: ma tra i condannati<br />

mancherà il nome di monsignor Paul Casimir Marcinkus…» (cfr. Morgan-Witts M., Thomas G.:<br />

«Pontiff», Garden City, 1983). Anche il Papa Giovanni Paolo II (1978-2005) è stato l’ennesimo<br />

«…capo di una monarchia assoluta distintasi nei secoli per la sua barbarie. La Chiesa che ha<br />

perpetrato e benedetto il massacro di milioni e milioni di uomini e donne torturate, bruciate, uccise<br />

in nome della croce [nonostante ciò, Papa Giovanni Paolo II non si è vergognato di esibirsi fra una<br />

miriadi di croci, come documentato dalla Fig. 12] non è il ricordo di un passaggio ormai rinnegato,<br />

ma ha trovato in Wojtyla un degno epilogo. Karol Wojtyla in 27 anni si è distinto per le sue scelte<br />

reazionarie e per la drastica ostracizzazione di numerosi eminenti teologi e sacerdoti dissenzienti<br />

alle sue dispotiche direttive (37). Egli è stato responsabile della diffusione dell’AIDS in Africa dove<br />

la pubblicizzazione e l’uso dei preservativi avrebbero potuto salvare dalla malattia milioni di<br />

persone, fra cui tantissimi bambini [(38)]. Egli ha dato copertura al dittatore, torturatore ed<br />

assassino cileno Augusto Pinochet, al quale ha stretto la mano durante un viaggio nel martoriato<br />

paese sudamericano, nelle cui carceri vivevano straziati migliaia di oppositori politici. Non una<br />

parola per le vittime ma benedizioni per il carnefice e la sua famiglia. Egli ha indossato le vesti<br />

della pecora e quella del lupo a seconda degli interessi dell’organizzazione di cui è stato sovrano.<br />

[…] Egli sostenne e giustificò le guerre che hanno insanguinato la ex Jugoslavia. Con la Croazia<br />

cattolica, contro musulmani e ortodossi, il papa dell’“ecumenismo religioso” ha fatto santo<br />

Stepinac, il cardinale che a fianco dei fascisti croati si schierò con Hitler, “inviato da Dio” e<br />

benedisse le innumerevoli atrocità perpetrate dagli ustascia [nazionalisti croati ribelli-combattenti]<br />

con la complicità delle truppe di occupazione italiane. Egli ha protetto e sostenuto il Cardinale Pio<br />

Laghi, già Nunzio Apostolico in Argentina ai tempi della dittatura che massacrò 30.000 persone.<br />

Pio Laghi benedisse e coprì i torturatori e gli assassini. Egli è stato il capo di una multinazionale<br />

con interessi ramificati in tutto il mondo e redditi elevatissimi in un pianeta dove la maggioranza<br />

della popolazione sopravvive con meno di due dollari al giorno. Egli, un “paladino della vita” che<br />

ha mantenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti della pena capitale, è stato l’artefice di una<br />

cultura di oppressione. Una cultura che vorrebbe la mortificazione della vita delle donne,<br />

condannate a partorire ad ogni costo bambini malformati o destinati alla morte per fame. Una<br />

cultura che preferisce una vita di dolore ad una vita di gioia e salute, una cultura che criminalizza<br />

gli omosessuali, che trasforma il desiderio e l’amore in colpa, che difende chi non è nato e<br />

perseguita i vivi. Egli ha santificato i preti spagnoli che si schierarono in armi con le truppe del<br />

Cattolico-fascista Francisco Franco. Questi santi martiri volevano rinverdire i fasti della chiesa di<br />

Torquemada e dei quemaderos, i “forni collettivi” dove gli eretici erano cotti a fuoco lento…» (cfr.<br />

Art. «Sulla morte di Karol Wojtyla», diffuso dalla Commissione di Corrispondenza, F.A.I., 2005).<br />

Infine, si devono ricordare gli assassini commessi in Vaticano il 4 maggio 1998. A riguardo Vergès<br />

e Brossolet (2002) documentano quanto segue: «…Il 4 maggio del 1998, in Vaticano, vengono<br />

trovati i corpi di Cédrtic Tornay e dei coniugi Estermann, nel domicilio di quest’ultimi, situato sotto<br />

le finestre degli appartamenti privati del Papa. I tre sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco. Il<br />

vicecaporale della Guardia svizzera pontificia Cédrtic Tornay ha la testa attraversata da una<br />

pallottola. Non esiste alcun testimone diretto, oculare o acustico, di questi colpi di arma da fuoco<br />

che stranamente non sono stati sentiti dalle persone presenti in Vaticano […], la Santa sede, con<br />

sollecitudine perlomeno sospetta, proclama la sua versione […]. Cédrtic Tornay avrebbe ucciso i<br />

coniugi Estermann per poi suicidarsi. […]. La madre di Cédrtic Tornay, signora Baudat, […] è<br />

presa dal dubbio; gli elementi i quali smentiscono che suo figlio sia diventato un assassino prima di<br />

sopprimersi si moltiplicano. In Vaticano si tenta di influenzarla, ma invano. Quando lei decide di<br />

esprimersi attraverso i media, non si esita ad intimidirla, ma senza risultato. Quando tenterà, a più<br />

riprese, di conoscere gli atti dell’inchiesta per verificare la serietà e l’ampiezza delle indagini, si<br />

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vedrà opporre rifiuti pretestuosi. La giustizia vaticana ritiene che la madre non debba conoscere gli<br />

elementi in base ai quali suo figlio viene accusato di un omicidio! Ma la signora Baudat non si è<br />

scoraggiata; benché isolata, è riuscita a raccogliere numerose informazioni che rimettono in<br />

discussione la tesi ufficiale. Con rimarchevole coraggio ha rifiutato il diktat [=l’imposizione] del<br />

vaticano, determinata ad ottenere la riapertura dell’inchiesta. […]. Lo stupore cede il passo<br />

all’indignazione. Le istituzioni giudiziarie dello Stato del Vaticano, in pieno accordo con la Santa<br />

Sede, hanno operato un puro e semplice sequestro delle circostanze della morte di Cédric.<br />

L’intangibile diritto dei congiunti di essere informati nel dettaglio, è stato sostituito dall’obbligo di<br />

fede loro richiesto. Il messaggio è stato chiarissimo: saprete solo quello che riterremo di dirvi,<br />

variante della nota formula poliziesca “Circolare non c’è niente da vedere” con sovrappiù di<br />

manipolazione. […]. Credete nelle nostre affermazioni, pur incoerenti ed autoritarie, senza discutere<br />

il segreto del quale ammantiamo le nostre presunte prove! Qualunque sia stato lo svolgimento dei<br />

fatti, questa estrema segretezza procedurale suscita nuovo scandalo. […]. Perché non comunicare<br />

alla Baudat gli esiti dell’autopsia giudiziaria di suo figlio, se non si teme che possa essere<br />

contraddetta? Perché porre sotto sigillo i rilievi tecnici dell’inchiesta […] effettuati subito dopo la<br />

scoperta dei corpi? […]. Per consuetudine, ogni richiesta indirizzata al Papa riceve una risposta, sia<br />

essa interlocutoria o semplice pro forma. In questo caso, niente più che il silenzio, purtroppo<br />

confinante con il disprezzo. A meno che non riveli l’immenso imbarazzo avvertito in Vaticano. Non<br />

si prova più compassione per la sofferenza ed il dolore del prossimo? […]. Il silenzio del Santo<br />

Padre non lascia alla signora Baudat altra soluzione che rendere pubblica l’istanza. […]. Perché si<br />

sono voluti eliminare i coniugi Estermann? Esiste un legame fra il dramma del 4 maggio […] e il<br />

caso Orlandi? [….]. Si tratta semplicemente di dimostrare che l’inchiesta vaticana è stata ben lungi<br />

dall’essere esaustiva, e che Cédrtic Tornay non solo è innocente del duplice delitto che gli è stato<br />

attribuito, ma più ancora è stato anche lui ucciso. […]. Fin dall’inizio della vicenda, la giustizia<br />

vaticana ha dato prova di ostruzionismo. Per prima cosa ha rifiutato la costituzione di parte civile<br />

della madre di Cédrtic Tornay, poi ha negato la partecipazione dei suoi primi avvocati allo<br />

svolgimento dell’inchiesta ed, infine, l’accesso e la trasmissione del dossier, anche dopo la chiusura<br />

e l’archiviazione della procedura. Non si può che prendere atto della volontà accanita ed incessante<br />

del Vaticano di impedire che possa essere fatta luce su una vicenda, manifestamente sbarrata sotto<br />

la pressione della “Ragion di stato”. […]. Consapevole o no, Giovanni Paolo II rimane sovrano e,<br />

nel caso specifico, magistrato supremo di uno Stato dove si assassina impunemente la gente, dove la<br />

ricerca della verità è condizionata da interessi di regime, dove la giustizia si basa su espedienti e su<br />

farse, dove i diritti più elementari della persona non sono che parole, dove le vittime e le loro<br />

famiglie non hanno neppure diritto al più elementare rispetto. Che l’apatia di Giovanni Paolo II si<br />

basi su una volontà personale o su una decisione presa per lui dal suo enturage, il Santo Padre porta<br />

e porterà la responsabilità di un’ingiustizia stridente, tanto più vergognosa in quanto ammantata di<br />

uno sprezzante silenzio…» (cfr. Vergès J., Brossollet L.: «Assassini in Vaticano, 4 maggio 1998»<br />

Ed. it., Milano, 2002). Si pensi che pontefice Giovanni Paolo II (1978-2005), con ogni evidenza per<br />

trarne vantaggi, oltre ad ostentare con grande teatralità, in ogni occasione, atti estremi di recitata<br />

umiltà (Fig. 13, 14), ha persino avuto l’ardire di chiedere “perdono” per gli errori commessi dalla<br />

Chiesa (Fig. 15) e per tutte le atrocità commesse dal “Cristianesimo Cattolico” in passato, e che<br />

impunemente continua a commettere in presente e continuerà a commettere in futuro! Ciò<br />

nonostante questo pontefice sarà santificato ad onorem per chiara fama coram populi, proprio da<br />

quel popolo ingenuo, abilmente plagiato ed indotto al fanatismo (Fig. 16, 17), da lui continuamente<br />

incrementato, con notevoli vantaggi esclusivamente per l’associazione dei santificatori! Sotto il<br />

pontificato del papa Giovanni Paolo II (1978-2005) in Italia «… si denuncia da più parti un<br />

cedimento sempre più evidente dello stato di fronte al prepotere della chiesa cattolica, rappresentata<br />

dal più intollerante, fanatico e reazionario papa degli ultimi tempi, il polacco Karol Wojtyla. Quel<br />

che fa paura è che anche i classici politici ed intellettuali laici mostrano uno strano, malsano e<br />

infondato rispetto per tale persona e per i suoi cortigiani anche nei casi di pesanti intromissioni di<br />

costui in faccende che non sono di sua competenza. Egli può certo parlare ai cattolici e chiedere<br />

42


loro quel che vuole, ma non può pretendere, come fa, che lo stato accetti le sue visioni “morali” e<br />

le trasformi in leggi. Perché fare questo significa perpetrare un atto assoluto di prepotenza, molto<br />

duro e violento […]. Lo stato dovrebbe rivendicare per sé una dignità e un’autorità che non è mai<br />

inferiore a nessuna chiesa e a nessun papa, di cui deve respingere con fermezza ogni minima<br />

ingerenza. Non si capiscono quindi tutti questi toni […] da conniventi malfattori che si nascondono<br />

nell’oscurità. […]. E non si capiscono tutti gli sbavamenti dei media televisivi nazionali ― pagati<br />

da tutti i 60 milioni o giù di lì di italiani ― intorno a questo papa. Un esempio: “Week end di<br />

sangue sulle strade italiane”. Commento alla TV: “Anche il papa, durante l’angelus domenicale,<br />

ha raccomandato la prudenza nelle strade”. Caspita, che acume! Chi ci poteva arrivare se non un<br />

ispirato direttamente dallo spirito santo! Non c’è telegiornale che non parli del papa, ogni passo che<br />

muove è mostrato, ogni parola che dice è riportata. Bisogna riconoscere che questo polacco e la sua<br />

corte hanno grandi doti di recitazione e di presenzialismo. Vengono confezionate e trasmesse<br />

fictions, che colano di raccontato buonismo, su preti, su suore, su Lourdes […] [ma basti pensare<br />

che la RAI trasmette, e con scrupolosa regolarità, soltanto le funzioni della religione cattolica (in<br />

diretto collegamento con la Radio Vaticana) e nessuna funzione di ogni altra religione! Si pensi che<br />

nella “Santa” “messa” (in c…, cioè in casa), trasmessa regolarmente ogni domenica dalla TV di<br />

stato, la parola “signore” (39) ricorre in media ben settanta volte!]. […]. E così abbiamo un paese<br />

allo sbando, nelle mani di politici veterocattolici che hanno le labbra deformate a furia di baciare<br />

mani papali […]. Gli italiani, perfettamente educati dalla chiesa cattolica, amano i potenti e i<br />

vincenti, anche se disonesti, piuttosto che i perdenti, anche se giusti. […]. Karol Wojtyla, il papa<br />

cattolico più oscurantista degli ultimi decenni, in un suo recente viaggio nel Sinai, al monastero di<br />

santa Caterina, ha detto (20-02-2000): “Il mondo non ha futuro senza i Dieci Comandamenti”.<br />

Bastano queste parole per far capire come funziona il cervello di un prete: questi è una persona che<br />

riduce la fede […] in una sorta di contratto commerciale, in un do ut des, dove l’uomo per avere<br />

qualcosa da Dio (come la vita eterna […] o il perdono delle colpe, o più possibilmente una vita<br />

terrena prospera e felice) deve dargli qualcosa in cambio, pena la punizione…» (cfr. Il Viandante:<br />

«Qualche considerazione» di un lettore anonimo incaricato dell’Editore, poste alla fine del Tomo I<br />

dell’Ed. it. ― Ariele, Milano, 2000 ― di Deschner K.: «Kriminalgeschichte des Christentums»<br />

Band I, Reinbek bei Hamburg, 1986).<br />

Il Papa Benedetto XVI (2005), Joseph Ratzinger, nominato fin dal 25 novembre 1981<br />

prefetto della “Congregazione per la dottrina della fede” (ex “Sant’Uffizio” ossia l’antica “Santa<br />

Inquisizione”), è stato candidato alla successione di Giovanni Paolo II (1978-2005) soprattutto per<br />

opera dell’inarrestabile congregazione reazionaria “Opus Dei” (in Vaticano definita “Santa<br />

Piovra”!). A dimostrare la mentalità “dispotico-dittatoriale” del pontefice Benedetto XVI (2005)<br />

basta ricordare quanto segue: «…A metà marzo 1986, braccio destro del papa, privò padre Charles<br />

E. Curan della licenza d’insegnamento. […]. L’affermazione di Ratzinger secondo cui Curran “non<br />

possiede assolutamente i requisiti” per insegnare in un Istituto Cattolico era un altro colpo<br />

d’avvertimento sparato per i pensatori di spirito indipendente. Ratzinger ha, inoltre, messo agli atti<br />

che i Cattolici leali debbono obbedire non soltanto ad un determinato precetto, ma anche all’intera<br />

dottrina magistrale così com’è espressa dal papa. […]. I vescovi non possono essere indipendenti o,<br />

in parole povere, che i vescovi ed i teologi possono mettersi al servizio della verità soltanto<br />

obbedendo al papa. Tacitamente il dissenso leale, per il Vaticano, come per il Cremlino è una<br />

contraddizione in termini. […]. Più di una volta Ratzinger ed il Generale dei Gesuiti di Roma<br />

dissero a Sweeney di bruciare gli esiti delle sue ricerche o di lasciare l’Ordine. Sweeney, Gesuita da<br />

ventiquattro anni, ritenne che la sua unica possibilità fosse quella di andarsene. Come avrebbe<br />

potuto bruciare la verità? Quel tipo di obbedienza, affermo, “non è consona alla dignità umana”. È<br />

difficile capire perché un eminente Gesuita debba essere costretto a lasciare l’Ordine non in<br />

conseguenza di una devianza morale o dottrinale, ma per avere reso pubbliche le opinioni di alcuni<br />

vescovi che hanno risposto liberamente alle sue domande. Il papa sembra terrorizzato all’idea che<br />

qualcuno sappia cosa pensano veramente i vescovi, cioè i suoi vescovi. È questa l’immagine che<br />

viene in mente: il papa considera i suoi vescovi come i suoi impiegati. Qualsiasi possa essere la loro<br />

43


opinione non devono comunicarla, ed egli solo parla per conto della Chiesa…» (cfr. De Rosa P.:<br />

Op. cit., London, 1988). Il teologo dissidente Hans Kung, prima di essere silurato da Ratzinger, fece<br />

appena in tempo a dichiarare “Per Ratzinger, oggi esiste al mondo un unico buon teologo: Joseph<br />

Ratzinger. È l’orgoglio dell’uomo di potere che del potere si è impossessato” ed a dire che l’“Opus<br />

Dei” consiste in “un’organizzazione segreta, un’istituzione teologicamente e politicamente<br />

reazionaria, immischiata nelle banche, nelle università e nei governi, che ostenta tratti medievali e<br />

controriformisti”, tanto è vero che un ex-affiliato dell’organizzazione asserisce quanto segue: “Non<br />

vi sono dubbi che l’obbiettivo dell’ ‘Opus dei’ è di conquistare il potere politico, bancario, militare.<br />

Il sogno, la cospirazione machiavellica che muove gli uomini dell’ Opus è di entrare in tutti i<br />

gangli vitali della vita del Paese, per condizionarli. […]. L’Opus è come una droga e fa anche male<br />

alla salute mentale. Ci sono molti che hanno perduto la salute psichica vivendo dentro l’Opus. Ho<br />

conosciuto personalmente due casi di persone che hanno avuto gravissime crisi psichiche”. Il 22<br />

febbraio 1996 da Ratzinger, con altri eminenti personaggi della curia, fu fatta firmare al Papa<br />

Giovanni Paolo II la Costituzione Apostolica “Universi Dominaci Graegis” che stabilisce per i<br />

futuri conclavi l’annullamento del quorum dei due/terzi dei votanti alla trentaquattresima votazione<br />

per favorire il principio della “semplice maggioranza” allo scopo di far prevalere i voti dei<br />

numerosi cardinali appartenenti all’“Opus dei”, fatto che ha garantito l’elezione a pontefice di<br />

Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) (40). Infine, la riprovevole mentalità dell’attuale pontefice<br />

Benedetto XVI, tipica dei capi delle peggiori cosche mafiose, è rivelata da una sua lettera, scritta<br />

nel 2001 quando era Cardinale, con la quale ordina ai Vescovi di tutto il mondo, pena la scomunica,<br />

il diniego a collaborare alle inchieste giudiziarie sui preti pedofili (41), già distrattamente<br />

scotomizzate dal suo predecessore Giovanni Paolo II (Fig. 18). Imponeva di mantenere il segreto e<br />

di archiviare in silenzio i relativi rilievi scaturiti dalle loro investigazioni, nonostante i numerosi<br />

episodi di sacerdoti pedofili fossero rivelate dai giornali di tutti i paesi. In tal modo «… Il Vaticano<br />

cercava di arginare l’inchiesta sul potentissimo Marciel Degallado, messicano, fondatore dei<br />

“Legionari di Cristo”, accusato di pedofilia dai suoi ex allievi. Il processo si era aperto in Texas nel<br />

1997. Pubblico persino al riscontro di testimonianze, come quella di Padre Juan, ex seminarista di<br />

Degallado: “Quante volte mi svegliava nel cuore della notte ed abusava della mia innocenza. Notti<br />

di paura, notti di assoluto terrore”. Ratzinger scrisse (con perfetto rigore) che “casi del genere<br />

sono soggetti al segreto pontificio”. Scrisse che si sarebbe dovuto aspettare la maggiore età delle<br />

vittime e poi altri 10 anni prima di rivelare le accuse. Raccomandava cautela. Minacciava<br />

scomuniche. Secondo l’avvocato texano Daniel Shea, si trattava di indicazioni così perentorie da<br />

“costituire un intralcio alla giustizia”, reato che la giustizia americana considera assai grave.<br />

L’intera storia, non ancora conclusa e continua negli sviluppi, è venuta a galla in questi giorni sui i<br />

giornali britannici. Accresciuta in ragione degli eventi e dei protagonisti. Ratzinger è diventato<br />

Papa. I “Legionari di Cristo” hanno moltiplicato il loro potere insidiando persino quello<br />

dell’“Opus Dei”. La pedofilia dentro la Chiesa è un problema rimosso. Il danno si perpetua. Eppure<br />

sui devoti fogli italiani nulla di nulla (ad eccezione dell’Unità). Nonostante lo spazio, e l’attenzione<br />

per certi versi maniacale…» (cfr Art. nella Rivista “Vanity Fair”, p. 24, n. 18, 12 maggio 2005).<br />

Nel 2005 Ratzinger, a seguito delle sue disposizioni imponenti la copertura dei reati di pedofilia<br />

commessi dal clero, è stato incriminato da una Corte Distrettuale del Texas per“connivenza di<br />

reato” ed “ostacolo alle indagini”. Tuttavia, essendo nel frattempo il cardinale Ratzinger divenuto<br />

papa Benedetto XVI, il Ministero della Giustizia degli Stati Uniti ha decretato, in data 26 settembre<br />

2005, l’archiviazione della relativa pratica, avendo in atto egli diritto all’immunità in quanto “Capo<br />

di Stato”! Ma, nel contempo, papa Ratzinger ― come riferisce il Cardinale Tarciso Bertone nel<br />

giornale “La Stampa” dell’1 maggio 2005 ― «…Ogni volta che incontrava un gatto, lo salutava e<br />

ci parlava anche a lungo. […]. Una volta si è portato dietro fino in Vaticano una decina di felini.<br />

Sono dovute intervenire le guardie svizzere…»!<br />

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NOTE<br />

(1) «…Quando Marozia divenne l’amante del Papa Sergio III (904-911) aveva quindici anni, mentre lui ne aveva<br />

quarantacinque; gli diede un figlio alla cui carriera si sarebbe dedicata anima e corpo. Sergio morì cinque anni più tardi,<br />

dopo un pontificato di sette anni costellato di delitti, intrighi e passioni. Marozia non avrebbe mai dimentico il primo<br />

amore; dividere il letto con lui le aveva dato un senso di utilità e un’allegria che non poterono essere cancellate neppure<br />

da tre matrimoni e da innumerevoli relazioni. Papa Sergio l’aveva sedotta per la prima volta nel palazzo del Laterano; le<br />

loro strade si erano spesso incrociate perché la fanciulla aveva trascorso lì gran parte dell’infanzia, essendo figlia del<br />

primo senatore di Roma, ma venne il giorno in cui Sergio si accorse che la bella bambina si era trasformata in una<br />

donna stupenda. Marozia dal canto suo non cercava tanto il piacere tra le sue papali braccia quanto l’estasi del potere.<br />

Sua madre, Teodora, aveva già fatto e distrutto due papi quando, contravvenendo alla legge cattolica, aveva preso per<br />

mano l’amante preferito e da Vescovo di Bologna prima l’aveva fatto diventare Arcivescovo di Ravenna e poi l’aveva<br />

condotto fino alla Cattedra di Pietro, come papa Giovanni X. […]. Papa Giovanni X (914-928) fece presente all’amante<br />

Teodora che un matrimonio tra Marozia ed Alberico di Tuscolo avrebbe portato beneficio a tutti; Marozia, che sapeva<br />

riconoscere una stella nascente, accettò e dall’unione nacque Alberico junior. Alberico senior, incitato dalla moglie<br />

[Marozia], tentò di prendere il comando di Roma e restò ucciso. Papa Giovanni X costrinse la giovane vedova<br />

[Marozia] a guardare il cadavere mutilato del marito, ma fu un errore perché Marozia era una grande esperta di<br />

vendette. Alla morte di Teodora nel 928, Marozia fece imprigionare il pontefice [Giovanni X] ed ordinò che fosse<br />

soffocato. […]. I due papi successivi [Leone VI (928) e Stefano VII (828-931)] ebbero un pontificato breve [essendo<br />

stati fatti assassinare da Marozia per fare eleggere Papa il proprio figlio avuto dal Papa Sergio III (904-911), nonostante<br />

fosse ancora minorenne, che assunse il nome di Giovanni XI]. Ma le ambizioni di Marozia non finirono. Morto il suo<br />

secondo marito, Guido, ne sposò il fratellastro, re Ugo di Provenza. Fu una fortuna per Marozia che suo figlio fosse<br />

papa; infatti costui dispensò da qualsiasi impedimento la coppia felice, compreso l’incesto. […]. Giovanni XI (931-936<br />

celebrò il matrimonio di sua madre a Roma nella primavera del 932. Poi però tutto andò a rotoli per colpa del secondo<br />

figlio di Marozia, l’invidioso Alberico junior che s’impadronì di Roma. Ugo di Provenza abbandonò la moglie e fuggì;<br />

Alberico mise agli arresti permanenti il Papa Giovanni XI (931-936), suo fratellastro figlio di un papa, che vi mori<br />

quattro anni dopo, e, cosa ancora peggiore, imprigionò sua madre. Non più nel fiore degli anni Marozia fu rinchiusa in<br />

Castel Sant’Angelo e rimase in quell’orribile prigione per cinquant’anni, senza mai uscirne. […]. Nella sua cella<br />

ricevette la notizia che Alberico era morto a quarant’anni e che il figlio di lui, Ottaviano, si era intrufolato nella Chiesa<br />

come papa, prendendo il nome di Giovanni XII (955-964)…» (cfr. De Rosa P.: «Vicars of Christ», London, 1988).<br />

(2) È noto, come attesta De Rosa (1988), che i papi sono stati tutti dei provetti “falsari”, tanto che la Roma papalina è<br />

stata definita “patria delle truffe”. Infatti, i papi sono stati sempre abilissimi nel produrre e diffondere “documenti<br />

falsi”., ma Gregorio VII, come precisa De Rosa (1988), «…andò ben oltre la Donazione di Costantino [notissimo<br />

falso]: aveva intorno a sé un’intera scuola di falsari che sfornavano un documento dopo l’altro con il sigillo del papa per<br />

soddisfare qualsiasi sua esigenza. I rappresentanti principali della scuola erano Anselmo da Lucca, nipote del pontefice<br />

precedente, il cardinale Adeodato e, successivamente, il cardinale Gregorio da Pavia. Ad esempio il Papa aveva bisogno<br />

di giustificare un’azione, quei prelati producevano letteralmente il documento appropriato. […]. Molti scritti di epoche<br />

anteriori furono ritoccati in modo che dicessero il contrario di quello che dicevano in origine, anche se molti di essi<br />

erano già di per sé contraffatti. La scuola di Gregorio trattava tutti i documenti, veri o falsi che fossero, con la stessa<br />

imparziale disonestà, anticipando di nove secoli il 1984 di Owell, non in uno stato ateo agli ordini del Grande Fratello,<br />

ma nel cuore del Cattolicesimo romano in favore del papa. Questo metodo istantaneo di inventare la storia ebbe un<br />

successo fantastico, specialmente perché le falsità venivano inserite immediatamente nella legge canonica. Attraverso<br />

innumerevoli sottili mutamenti fecero si che il Cattolicesimo apparisse immutabile, e trasformarono l’ “oggi” nel “fu<br />

così e lo sarà sempre” che tutt’ora contraddistingue il Cattolicesimo, nonostante le scoperte della storia. […]. Non<br />

avrebbe funzionato in un’era di alfabetizzazione universale, stampa, fotocopie e datazione al carbonio; ma precedette<br />

senza intoppi in un’epoca in cui i manoscritti erano rari, gli studiosi inetti e persino certi imperatori non sapevano né<br />

leggere né scrivere. […]. Il suo Decretum, o codice di legge canonica, fu il libro più influente mai scritto da un<br />

cattolico; era un miscuglio di tre secoli di truffe, delle conclusioni da esse tratte e fantasiose aggiunte dell’autore. Dei<br />

324 brani citati da Graziano come opera di papi vissuti nei primi quattro secoli, solo undici sono autentici.. Tra le<br />

aggiunte personali vi era una serie di canoni che trattavano come eretici tutti gli scomunicati; e ciò era allarmante, visto<br />

come erano trattati gli eretici a quell’epoca. Infatti, Urbano II, alla fine dell’undicesimo secolo, aveva decretato che<br />

dovessero essere torturati ed uccisi. Graziano inventò un modo nuovo per estendere il potere papale. Il papa, dichiarò,<br />

guadagnandosi l’approvazione di Roma, è superiore a tutte le leggi e ne è la fonte, senza limitazioni; perciò deve essere<br />

posto su un piano di parità con il Figlio di Dio Quest’ipotesi ispirò la Curia, che agiva in nome del papa, ed ogni<br />

scribacchino era quindi, in un certo senso, un Dio. […]. San Tommaso afferma che gli eretici dovrebbero essere<br />

giustiziati allo stesso modo dei falsari, in quanto non falsificano il denaro, ma qualcosa di ben più prezioso: la fede. Non<br />

si chiese quale fosse la punizione più appropriata per i criminali che falsificavano i documenti […], come aveva fatto<br />

anche lui. Le falsità di Gregorio VII avevano il vantaggio di essere nello stesso tempo originali e sacrosante, nuove ed<br />

antiche. […]. La storia divenne una branca minore della teologia, e tale è rimasta; dopotutto nemmeno la storia può<br />

contraddire la verità infallibile [!!]. Di conseguenza negli anni in cui si costituì il Cristianesimo Cattolico Romano, tutte<br />

le discussioni vennero soffocate facendo ricorso ad “autorità” fabbricate al momento. Gli sviluppi non si verificarono<br />

45


spontaneamente, ma secondo rigidi schemi prestabiliti […]. Opinioni discusse e talvolta ridicole divennero dogmi<br />

inconfutabili, e pareri di parte furono consacrati come insegnamenti cattolici irreversibili e senza tempo. Ma non è cosa<br />

da poco fabbricare la Storia. Appena eletto Gregorio VII si mise in moto per attuare numerose riforme. In primo luogo,<br />

per assicurarsi che le proprietà della Chiesa non passassero mai di mano, tentò di eliminare la “fornicazione”<br />

universale, cioè il matrimonio degli ecclesiastici. […]. Egli decretò che se i sacerdoti non si fossero adeguati, sarebbero<br />

stati sospesi ed i laici non avrebbero potuto accettati da loro alcun sacramento. […]. L’effetto di questa legislazione fu<br />

di “creare migliaia di virtuali prostitute tra le mogli innocenti di piccoli sacerdoti confusi ed adirati”. “Quando furono<br />

separate in gran numero dai mariti per opera di Gregorio VII, molte mogli di sacerdoti, indifese, distrutte dal dolore e<br />

con il cuore spezzato, decisero di abbreviare quell’agonia con il suicidio”. […]. Se Gregorio VII avesse messo in<br />

pratica la minaccia di sospendere i sacerdoti intemperanti, avrebbe praticamente cancellato il Cattolicesimo, ma non si<br />

sa se questa sia o meno una fortuna, la sua campagna non ebbe successo duraturo. Riuscì infatti a far rispettare il<br />

celibato, ma non la castità; comunque, attraverso il celibato, istituzionalizzò il sistema di apartheid da sempre vigente<br />

nel Cattolicesimo, in cui gli ecclesiastici, che godono di diritti, sono separati dai laici che non ne hanno alcuno.<br />

Curiosamente furono più numerosi i laici che si separarono dalle mogli, forse maggiormente colpiti dagli ideali ascetici<br />

di Gregorio VII. I sacerdoti, dopo breve tregua, continuarono a comportarsi come se ciò che facevano a letto fosse solo<br />

affare loro…» (cfr. De Rosa P.: Op. cit., London, 1988).<br />

(3) Cfr. Ecker W.P., Ehrlich E.L.: «Judenhaβ – Schuld Christen?», München, 1964.<br />

(4) Cfr.Heer F.: «Kreuzzüge – gestern, Heute, morgen?». Frankfurt, 1969.<br />

(5) Cfr. Wollschläger H.: «Die bewaffneten Wallfahrten gen Jerusalem», Hamburg,1970.<br />

(6) Cfr Zöllner. W.: «Geschichte der Kreuzzüge», Hanburg, 1990.<br />

(7) Cfr. Kupisc K.: «Kirchengeschihte», Berlin, 1973.<br />

(8) Il Papa Bonifacio VIII (1294-1303) non ha esitato a dichiarare che «…la religione cristiana era opera dell’uomo a<br />

pari della fede degli ebrei o dei musulmani, che la vergine Maria, avendo partorito, non poteva essere stata vergine più<br />

della sua stessa madre quando aveva messo al mondo lui, che era stupido credere che un solo dio fosse anche trino, che<br />

le persone le quali si inginocchiavano dinanzi all’ostia erano “asini” e “bestie”, che i morti non sarebbero risorti più<br />

del suo cavallo crepato due giorni prima, che non ci sarebbe stata una fine del mondo, che solo per gli uomini la morte<br />

significava la fine del mondo…» (cfr. Davidsohn R.: «Gerchichte von Florenz», Berlin, 1896) ed, in altra occasione,<br />

ebbe a dire quanto segue: «…Io dò importanza alla vita di un altro quanto ne posso dare ad un fagiolo. Gli uomini<br />

hanno un’anima del tutto uguale a quella delle bestie. Il vangelo insegna più menzogne che erità; il parto di una vergine<br />

è assurdo; l’incarnazione del figlio di Dio è ridicola; il dogma della transustanziazione è una pazia. Le quantità di<br />

denaro che la favola di cristo ha apportato ai preti è incalcolabile. Le religioni sono state inventate dagli ambiziosi per<br />

ingannare gli uomini. […]. L’abbandonarsi ai piaceri sessuali con una bambina o con un ragazzo è un atto da<br />

considerarsi privo di peccato come stropicciarsi le due mani insieme. Il nostro solo scopo è quello di vendere nelle<br />

chiese tutto cio che gli idioti vogliono…» (cfr. G. Villani [storico fiorentino (1276-1348)]: «Cronica», editore Baccio<br />

Valori, Firenze, 1587).<br />

(9) Il termine “Giubileo” deriva dall’arcaico sostantivo ebraico “yôbhel” che significava “montone” ed in senso<br />

traslato “corno di montone”, poiché mediante il suono del corno di montone, presso gli antichi Ebrei, si annunciava<br />

solennemente l’inizio del periodico anno in cui si rimettevano i debiti, si condonavano le pene, ecc.<br />

(10) M. Jan Hus, rettore dell’Università di Praga, il quale, pochi giorni prima della sua esecuzione sul rogo, avvenuta il<br />

6 luglio 1415, in una lettera inviata ai suoi amici di Costanza il 25 giugno 1414, scritta nella cella del Convento dei<br />

Carmelitani Scalzi di Costanza dove era tenuto prigioniero dalla “Santa Inquisizione” , riferisce quanto segue: «…Un<br />

teologo mi disse che tutto mi sarebbe concesso senza difficoltà se soltanto mi sottomettessi alla volontà del Concilio. E<br />

aggiunse: se il Concilio proclamasse che tu hai un occhio solo, anche se ne hai due, sarebbe tuo dovere riconoscere col<br />

Concilio che è così. Io gli risposi: anche se il mondo intero lo sostenesse, non potrei ammetterlo senza contrastare la<br />

mia coscienza, dato che avrei l’intelletto come ce l’ho ora…» (cfr. il testo latino della suddetta lettera, pubblicata nel<br />

1920, in «Korespondence a dokumenty; Spisuv M Jana Husi č. 9, vydal Václav Novotný», Praze, 1920).<br />

(11) Cfr. De Rosa P.: Op. cit., London, 1988.<br />

(12) Solo nelle prime due settimane di annotazione nel predetto diario la parola “oro” ricorre ben settantacinque volte!<br />

Cristoforo Colombo ordinò agli indigeni di portargli un ingente quantità di “oro” e, se non l’avessero procurato entro<br />

un breve periodo di tempo stabilito, i suoi uomini li avrebbero atrocemente mutilati tagliando loro le mani! A coloro che<br />

scapparono verso le montagne, come documentato dallo storico Morison (1961), «…fu data la caccia con i cani, e tra<br />

quelli che riuscirono a fuggire, la morte per fame e malattia richiese un pesante tributo in vite umane, mentre migliaia<br />

delle povere creature in preda alla disperazione assunsero veleno di manioca per porre fine alle proprie miserie<br />

[causategli dai “conquistadores” cattolici]. […]. Di circa 300.000 indigeni, nel solo biennio 1494-1496 ne venne ucciso<br />

un terzo ed, alla fine del 1508, ne erano rimasti vivi solo 60.000…» (cfr. Morison S.E.: «Admiral of the Ocean Sea. A<br />

life of Christopher Columbus», Princeton University Press, New, Jersey, 1961). Le atrocità raccapriccianti che i cattolici<br />

spagnoli, sbarcati nel nuovo continente, infersero agli indigeni sono state minuziosamente descritte dal diretto testimone<br />

Bartolomé De Las Casas (1472-1566) che alla descrizione premise la seguente significativa considerazione: «…in tutto<br />

l’infinito universo dell’umanità, questa gente è la più innocente, la più sprovvista di vizio e falsità […]. Giunsero gli<br />

spagnoli, che si comportarono immediatamente come bestie fameliche […] il motivo delle loro stragi e distruzioni […]<br />

è che i cristiani hanno un solo obiettivo finale, che è quello di acquisire oro. […]…». Quindi, in sintesi, riferisce che<br />

vide i cattolicissimi spagnoli accoltellare gli indigeni per puro divertimento e che maciullavano le teste dei bambini<br />

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sbattendoli sulle rocce oppure li lanciavano ai cani affamati per farli divorare o li gettavano vivi nella folta giungla<br />

lasciandoli morire [senza che il Dio della loro fede, “infinitamente misericordioso e giusto” lo impedisse!], che se gli<br />

adulti opponevano resistenza erano afferrati ed uccisi con “lance, picchi, balestre e fucili”, fatti sbranare dai cani<br />

inferociti e calpestare dai cavalli, se toccavano per caso i loro oggetti ― non conoscendo il concetto di proprietà<br />

privata, tanto che concedevano liberamente a chiunque ciò che possedevano ― venivano o decapitati o bruciati vivi sul<br />

rogo! Inoltre, gli indigeni venivano costretti al lavoro forzato nelle miniere e nei campi incuranti della diffusione di<br />

molte malattie (tifo, difterite, vaiolo, tubercolosi, sifilide, ecc.), dalle quali non erano immuni, che li portavano<br />

rapidamente a morire; molti bambini morivano anche perché le madri, sfiancate dall’eccessivo lavoro impostogli ed<br />

affamate non producevano più latte: detto autore ebbe a constatare che ben 7.000 bambini morirono in appena tre mesi<br />

nella sola isola di Cuba (cfr. De Las Casas B.: «Brevissima Relacion de la Destruycion de las Indias», Se ville, 1552)!<br />

(13) Di tale tariffario si riportano, per esempio, solo quattro dei ben trentadue articoli: Art. 1 “L’ecclesiastico che<br />

incorresse in peccato carnale, sia con suore, sia con cugine, nipoti o figliocce, sia, infine, con un’altra qualsiasi donna,<br />

sarà assolto, mediante il pagamento di 67 libbre [il termine “libbra” in senso monetario era usato come sinonimo del<br />

termine “lira” ed il potere d’acquisto di 1 lira dell’epoca equivaleva al potere d’acquisto di circa 50.000 lire attuali<br />

(anno 2003) corrispondenti a 25,82 euro] e 12 soldi [pertanto, 67 libbre e 12 soldi (= 60 centesimi di libbra o lira)<br />

equivalevano al potere d’acquisto di circa 3.380.000 lire attuali (anno 2003) corrispondenti a 1.745,62 euro]”, Art. 2<br />

“Se l’ecclesiastico, oltre al peccato di fornicazione, chiedesse di essere assolto dal peccato contro natura o di<br />

bestialità, dovrà pagare 219 libbre e 15 soldi [= al potere di acquisto di circa 10.988.000 lire attuali (anno 2003)<br />

corrispondenti a 5.674,83 euro]. Ma se avesse commesso peccato contro natura con bambini o bestie [si noti come i<br />

bambini sono comparati alle bestie!] e non con una donna, pagherà solamente 131 libbre e 15 soldi [= al potere<br />

d’acquisto di circa 6.550.000 lire attuali (anno 2003) corrispondenti a 3.402,42 euro]”, Art. 3 “Il sacerdote che<br />

deflorasse una vergine, pagherà 2 libbre e 8 soldi [= al potere d’acquisto di circa 115.000 lire attuali (anno 2003)<br />

corrispondenti a 59,39 euro]”, […], Art.12 “Chi affogasse suo figlio, pagherà 17 libbre e 15 soldi [= al potere<br />

d’acquisto di circa 888.000 lire attuali (anno 2003) corrispondenti a 4.586,61 euro] e se ad uccidere fossero il padre e la<br />

madre di comune accordo, pagheranno 27 libbre e 1 soldo[= al potere d’acquisto di circa 1.352.500 lire attuali (anno<br />

2003) corrispondenti a 698,51 euro] per l’assoluzione”, ecc. Si noti come la lunga lista inizia proprio con gli articoli<br />

riguardanti le colpe di cui più frequentemente si macchiavano gli “ecclesiastici” dell’epoca.<br />

(14) Il filosofo Tommaso Campanella (1568-1639) durante i suoi vari processi fu più volte atrocemente torturato come<br />

egli stesso diffusamente racconta: «…essendo stato fino adesso già chiuso in cinquanta carceri, e con durissimo<br />

tormento esaminato. E l’ultimo durò quarantott’ore, legato con funi strettissime che sempre mi segavano l’ossa,<br />

pendendo per le mani avvinte dietro, sopra un acutissimo legno, il quale nelle parti direttane mi divorò la sesta parte<br />

della carne, e la terra bevve dieci libbre del mio sangue, e finalmente risanato dopo sei mesi […] mi posero, come<br />

Geremia, in luogo bassissimo, ove non è né luce né aria, ma fetore ed umidità, e notte e freddo perpetuo…»(cfr.<br />

Campanella T.: «Atheismus triunphatus Seu reductio ad religionem per scientiarum veritates», Roma, 1636).<br />

(15) A riguardo, si pensi che il Papa Giovanni Paolo II (1978-2005), nonostante abbia sfacciatamente “chiesto<br />

perdono” per queste stragi disumane, ha disposto di tenere sotto controllo le tendenze religiose non cattoliche della<br />

popolazione della Valtellina tramite la cosiddetta “Missione Rezia”, affidata ai Frati Cappuccini della “Propaganda<br />

Fide”!<br />

(16) Tanto che, come precisa Rendina (1983), «…Suo fratello, don Mario, ottenne le cariche più redditizie, dalla<br />

sovrintendenza dell’Annona all’amministrazione della giustizia in borgo. Il nipote Flavio, dopo il noviziato presso i<br />

gesuiti, divenne cardinale ed affianco Giulio Rospigliosi nella Segreteria di Stato, badando essenzialmente ad<br />

accaparrare rendite ecclesiastiche che in breve raggiunsero i 100.000 scudi [il valore di 100.000 scudi d’oro dell’epoca<br />

(anno 1650) corrispondono al valore di circa 15.000.000 di Euro attuali (anno 2005). Un altro nipote, Agostino fuscello<br />

invece per iniziare la famiglia principesca dei Chigi; rimasto laicale, da castellano di Castel S. Angelo ricevette via via<br />

splendidi possedimenti, come Ariccia ed il palazzo di famiglia in Piazza Colonna, e si sposò con Maria Virginia<br />

Borghese. E così Alessandro VII, una volta fattasi prendere la mano dal nepotismo, non riuscì più a trattenersi,<br />

estendendo i suoi favori anche a lontani parenti, come ad esempio quel commentatore Antonio Bichi che ebbe la<br />

porpora cardinalizia. Fu una vera e propria scalata di ricchezza…» (cfr. Rendina C.: Op. cit., Roma, 1983).<br />

(17) Come precisa Rendina (1983) «…il fratello fu nominato generale della Chiesa ed il nipote Pietro, appena<br />

diciottenne, ebbe la porpora cardinalizia. Per quest’ultimo Pasquino disse: “Pietro spogliò Pietro, per vestire Pietro”.<br />

Infatti, questo cardinale aveva impiantato un tenore di vita così alto che non gli bastavano mai i soldi; tra il gioco e le<br />

feste che organizzava da gran mecenate, bussava continuamente quattrini allo zio, che non glieli negava. Alessandro<br />

VIII sembrava che avesse fretta di arricchire i parenti; data l’età avanzata, temeva di morire prima di averli accontentati.<br />

E così era solito ripetere loro, incitandoli ad arraffare; “Affrettiamo al possibile, perché sono sonate le 23 ore!”[…];<br />

così Marco, figlio di un altro fratello del papa, per quanto gobbo e zoppo, si ritrovò sovrintendente delle galere<br />

pontificie, nonché duca di Fiano e sposato con Tarquinia Colonna, pronipote del cardinale Altieri…» (cfr. Rendina C.:<br />

Op. cit., Roma, 1983).<br />

(18) Riguardo le tristi cronache delle prime “missioni” basta ricordare la seguente: «…Alcuni cristiani incontrarono<br />

un’indiana, che teneva in braccio un bambino a cui dava il latte; e poiché il cane che li accompagnava aveva fame,<br />

strapparono il bambino dalle braccia della madre e lo gettarono vivo in pasto al cane, che lo fece a pezzi sotto gli occhi<br />

della donna […], se i neonati si mettevano a piangere, li prendevano per le gambe e li sbattevano contro le rocce o li<br />

gettavano fra gli sterpi perché finissero di morire [forse neppure i più crudeli dei nazisti arrivarono a tanto! Ed i<br />

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cristiani di oggi si preoccupano degli embrioni lasciati morire in provetta e dei feti fatti morire con gli aborti!!!]…» (cfr.<br />

Todorov T., Baudot G.: «Racconti atzechi della conquista», Ed. it., Einaudi, Torino, 1988)<br />

(19) Cfr. De Rosa P.: Op. cit., London, 1988).<br />

(20) Il neologismo “modernismo”, sorto nell’ambito letterario verso la fine del XIX secolo, si è subito riversato<br />

inevitabilmente nel contesto religioso, stabilizzandosi come lessico ecclesiastico (cfr.Ranchetti M.: «Cultura e riforma<br />

religiosa nella storia del modernismo», Einaudi, Torino, 1963; Scoppola P.: «Crisi modernista e rinnovamento<br />

cattolico in Italia», Il Mulino, Bologna, 1969; Bedeschi L.: «Interpretazioni e sviluppo del modernismo», Bombiani,<br />

Milano, 1975; Boland A.: «La drise moderniste hier et aujourd’hui», Beauchesne, Paris, 1980; ecc.), sostanzialmente,<br />

per designare l’esordiente critica rinnovatrice riguardo la natura dei “dogmi” imposti dalla Chiesa Cattolica. Il<br />

“modernismo” fu aspramente attaccato dal Papa Pio X (1903-1914) che con l’enciclica “Lamentabili”, stilata nel luglio<br />

del 1907, rasenta il “delirio di persecuzione” in quanto vi afferma che «…Questi “Modernisti” non credono nella<br />

rivelazione, né in Dio, né nella Chiesa come istituzione divina. Costituiscono un’organizzazione molto solida e si<br />

nascondono ovunque: nella filosofia, nella teologia, negli studi biblici, nella politica […], si celano nel seno della<br />

Chiesa con l’unico scopo di distruggerla diffondendo la loro miscredenza…» (cfr. De Rosa P.: Op. cit., London, 1988).<br />

(21) Sotto il ponteficato di Pio IX (1848-1878) le pene capitali erano eseguite nei modi più svariati che andavano dal<br />

taglio della testa mediante la scure, allo squartamento, al mazzolamento, all’impiccaggione, ecc. Al servizio del papa<br />

Pio IX (1848-1878) vi fu il famoso boia Giambattista Bugatti, soprannominato “Mastro Titta”, il quale nella sua lunga<br />

carriera uccise ben 517 condannati!<br />

(22) Cfr. Roth C.: «History of the Jews in Italy», Filadelfia, 1941.<br />

(23) Cfr. Castelli G.: «Il Vaticano nei tentacoli del fascismo», Roma, 1946. D’altra parte, le ostentate manifestazioni<br />

filofasciste di Pio XI hanno suscitato persino la produzione di un’infinità di vignette di cui se ne riportano alcune (Fig.<br />

2, 3, 4, 5).<br />

(24) Cfr. Gramsci A.: «Le Vatican», Corréspondence Internazionale, IV, 179, 523, 1924.<br />

(25) Cfr. Rossi E.: «Pagine anticlericali», Roma, 1966.<br />

(26) Cfr. Spinosa A.: «Le persecuzioni razziali in Italia», Il Ponte, 8, 1079, 1952.<br />

(27) Cfr. Rossi E.: «Il manganello e l’aspersorio», Milano, 1958.<br />

(28) Papa Pio XII, che era appassionato per le battute di caccia, specie quelle al cinghiale, nel periodo in cui era<br />

“Nunzio Apostolico”, prese persino «…lezioni nella scuderia d’un generale suo amico, nella Foresta dei Cinghiali…»<br />

(cfr. Nassi E.: «Pio XII», Milano, 1992).<br />

(29) Cfr. Tosches N.: «Il mistero Sindona», Milano, 1986.<br />

(30) Cfr Flamigini S.: «Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2», Milano, 1996.<br />

(31) Tra cui, «…un investimento da parte dello IOR [la Banca Vaticana] nel Casinò di Montecarlo, nelll’acquisto di<br />

azioni dell’industria delle armi da fuoco Beretta, nei titoli di un’industria canadese produttrice di contraccettivi orali…»<br />

(cfr. Morgan-Witts M.,Thomas G.: «Pontiff», Garden City, 1983).<br />

(32) Ma, non tanto misteriosa se si pensa quanto alcuni giorni prima è accaduto in Vaticano allo sfortunato metropolita<br />

Nikodim arcivescovo di Leningrado (quarantanovenne, vigoroso ed in piena salute) per essersi recato in Vaticano a<br />

colloquio con papa Luciani: «…Al metropolita sono stati concessi quindici minuti per parlare privatamente al papa dei<br />

problemi relativi al culto religioso in Russia. […]. Mentre avvengono le presentazioni entra suor Vincenza con un<br />

vassoio su cui sono disposte delle tazze per il caffè. […]. Per un momento parla all’ospite, poi versa il caffè in due<br />

tazze. Giovanni Paolo I offre al metropolita panna e zucchero […]. Nikodim beve un sorso dalla sua tazza. Giovanni<br />

Paolo I sta per fare la stessa cosa quando si ferma trasalendo. Uno sguardo affranto appare sul volto di Nikodim. La<br />

tazza ed il piattino gli cadono dalle mani. Il piattino si frantuma sulla scrivania; dalla tazza cade il caffè che si sparge sul<br />

tappeto […]. Nikodim stringe le mani al petto, emette un suono soffocato e poi si rovescia all’indietro, crollando al<br />

suolo. Il papa prende il telefono bianco e chiama Lorenzi dicendo di convocare subito un dottore. […]. Buzzonetti<br />

arriva subito dopo. Il dottore si inginocchia vicino al corpo, ascolta i battiti del cuore, cerca il polso. Poi si alza<br />

scuotendo il capo. […]. Giovanni Paolo I guarda il corpo. Il cadavere è ancora caldo quando comincia a circolare una<br />

voce: Nikodim è la vittima sbagliata di un avvelenamento; ha bevuto un caffè mortale che in realtà era destinato al<br />

papa…» (cfr. Morgan-Witts M., Gordon.T.: Op. cit., Garden City, 1983).<br />

(33) Dalle indagini di David Yallop il Papa Giovanni Paolo I (1978) risulta essere stato assassinato per avvelenamento<br />

su mandato dell’alta gerarchia vaticana (cfr. Yallop D.: «In God’s name», London, 1984).<br />

(34) La risposta a riguardo si ritrova documentata nel dossier dal titolo «All’ombra del Papa infermo» ― pubblicato da<br />

“Discepoli di Verità”, Milano, 2001 ― come segue: «…In vaticano la enigmatica inamovibilità di monsignor<br />

Marcinkus dalla presidenza dello IOR trova spiegazione in relazione ai fatti di Polonia: i finanziamenti papali a<br />

Solidarnosc. “il supporto finanziario all’organizzazione clandestina dei lavoratori polacchi [Solidarnosc] era davvero<br />

considerevole. I flussi di denaro confluivano a Varsavia attraverso lo IOR e, più concretamente, attraverso l’istituto<br />

finanziario che faceva da alleato laico per eccellenza della banca vaticana e di Macinkus: il Banco Ambrosiano …».<br />

(35) Dalle dichiarazioni di alcuni noti “collaboratori di giustizia” (Tommaso Buscetta, Marino Mannoia e Francesco<br />

Di Carlo) si è poi saputo che Calvi fu fatto assassinare per ordine di “Cosa nostra” poiché non aveva protetto i capitali<br />

della mafia depositati per riciclaggio presso il Banco Ambrosiano. A riguardo, il figlio di Calvi ha reso pubblica una<br />

lettera del padre inviata a Giovanni Paolo II (1978-2005) in cui si legge quanto segue: «…Sono stato io […] che, su<br />

preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti paesi e<br />

associazioni politico-religiose dell’Est [alludendo, in particolare, a Solidarnosc (Polonia) che ha sconfitto il<br />

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“comunismo” con i finanziamenti di papa Giovanni Paolo II (1978-2005) mediante i fondi dello IOR] […] allo scopo di<br />

contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste. E sono io, infine, che oggi vengo tradito e<br />

abbandonato…» (cfr. Pinotti F.: «Poteri forti», Milano 2005).<br />

(36) L’“Anno Santo” ordinario, escogitato fin dall’origine dalla Chiesa Cattolica per trarre i vantaggi derivanti dal<br />

consequenziale incremento economico (cfr. <strong>Liggio</strong> F.: Art. III. LA STRATEGIA CRIMINALE ADOTTATA<br />

DALL’EFFERATO POTERE CLERICALE PER IMPEDIRE L’ESTINZIONE DEL CRISTANESIMO), era<br />

previsto per l’anno 2000, in cui è stato puntualmente celebrato, ritenendo quello del 1983 come supplementare!<br />

(37) Fra le numerose personalità ingiustamente perseguitate si ricordano le seguenti. Il teologo Paul Collins è stato<br />

obbligato a lasciare il sacerdozio per la sua opinione critica sull’infallibilità del papa e sullo strapotere della gerarchia<br />

vaticana; al teologo Charles Curran è stata tolta la cattedra di “Teologia Morale” dell’università Cattolica di<br />

Washington per le sue idee sulla sessualità non conformi alla dottrina cattolica; al sacerdote psicoterapeuta Eugen<br />

Drewermann è stato tolto l’insegnamento presso la cattedra di “Teologia e Storia delle Religioni” dell’Università Di<br />

paterbon; il teologo Josef Imbach è stato inquisito per aver messo in dubbio i “miracoli” del Nuovo Testamento in una<br />

sua pubblicazione; Il teologo Hans küng è stato deposto alla cattedra di “Teologia” per aver messo in dubbio il dogma<br />

dell’infallibilita ella Chiesa cattolica; il teologo Edward Chillebeeckx è stato inquisito per le sue opinioni favorevoli al<br />

divorzio; il teologo Marciano Vidal è stato inquisito e costretto a ritrattare le sue opinioni sulla contraccezione, l’aborto<br />

e la fecondazione artificiale; ecc. (cfr. Cardia C.: «Karol Wojtyla. Vittoria e tramonto», Roma, 1994; Gentiloni F.:<br />

«Karol Wojtyla. Nel segno della contraddizione», Milano, 1996; Sandri L.: «L’ultimo papa re. Wojtyla, breve storia di<br />

un pontificato controverso», Roma 1996; ecc.)<br />

(38) A riguardo Eisler (1995) ha ben evidenziato quanto segue: «…sebbene sia ampiamente noto che l’unica protezione<br />

efficace contro la trasmissione dell’AIDS […] è l’uso del preservativo […] il papa [Giovanni Paolo II] ed i leader<br />

religiosi continuano a fare una pressione enorme sui governi nazionali e sulle organizzazioni internazionali affinché<br />

neghino alla gente l’educazione sessuale e l’accesso alle tecniche contracettive. La cosa forse più traumatizzante è che<br />

in occasione della sua visita in Africa nel 1993, epoca in cui già era ben noto che milioni di donne e uomini di quel<br />

continente erano contagiati dall’HIV ed interi villaggi cominciavano ad essere decimati dal flagello dell’AIDS, il papa<br />

[Giovanni Paolo II] ad ogni tappa del suo viaggio predicò che la contracezione è peccato. In Uganda, dove nonostante<br />

un individuo su otto sia contagiato dall’HIV i vescovi […] hanno strenuamente lottato contro i tentativi del governo<br />

[…] tesi a promuovere l’uso del preservativo, papa Giovanni Paolo II disse a migliaia di giovani che “la castità<br />

[drastica procedura antifisiologica (cfr. <strong>Liggio</strong> F.: «Funzione primaria e funzioni secondarie dell'erotismo e della<br />

reazione orgasmica nella specie umana», Riv. Sessuol., 22, 61, 1998)] è l’unico modo certo e sicuro per porre fine al<br />

tragico flagello dell’AIDS” [!!]. È impossibile valutare il terribile carico di sofferenza e di vite umane prodotto<br />

dall’opposizione religiosa all’unico modo realistico per fermare l’epidemia dell’AIDS. In Africa, dove già nel 1990 dal<br />

20 al 30 per cento delle donne incinte […] erano contagiate e dove la trasmissione eterosessuale è la principale causa<br />

del diffondersi del virus, un numero incalcolabile di donne, comprese quelle sposate contagiate dai mariti, ha partorito<br />

bambini contagiati. Se il papa [Giovanni Paolo II] ed altri leader religiosi avessero invece fatto pressioni sulle autorità<br />

governative affinché educassero la popolazione alla contraccezione e mettessero a disposizione di tutti i preservativi,<br />

molti di questi bambini (e molte donne e molti uomini), ora destinati ad una morte dolorosissima, si sarebbero salvati.<br />

Inoltre, se tanti leader religiosi di tutto il mondo la smettessero di parlare dell’AIDS come una sorta di castigo divino<br />

per la dilagante immoralità sessuale, forse non assisteremmo all’orribile trattamento riservato alle vittime dell’AIDS che<br />

la stampa internazionale riporta […]. [Parimenti], gli uomini che guidano le potenti gerarchie religiose del mondo non<br />

aprono bocca a proposito del sesso violento ed indifferente, neanche quando si arriva a limiti estremi con la mutilazione<br />

dei genitali e lo stupro. Invece di far pressione sui leader mondiali affinché addossino agli uomini tutta la responsabilità<br />

dello stupro, sprecano le loro notevoli risorse cercando di proibire a donne e uomini “peccati” quali la contraccezione e<br />

l’aborto. E la risposta di papa Giovanni Paolo II agli stupri di massa delle donne in Bosnia non fu quella di sostenere<br />

quanti oggi operano affinché gli stupri di massa siano alfine riconosciuti come crimini di guerra: la sua risposta fu<br />

quella di pregare affinché le donne violentate non ricorressero all’aborto. […], a causa della mancanza di un’adeguata<br />

pianificazione familiare, ogni anno novanta milioni di individui vengono ad aumentare la popolazione del mondo […].<br />

Questa crescita esponenziale della popolazione già ha ampiamente contribuito alla distruzione di foreste e terre<br />

coltivate, all’annientamento di molte specie e all’inquinamento dell’aria e dell’acqua. La sovrappopolazione è anche<br />

causa di guerre civili e di guerre di conquista. Inoltre, nelle regioni industrializzate più opulente, anche una crescita<br />

moderata della popolazione, accompagnata dagli alti tassi di consumo, minaccia le risorse limitate del mondo. Mentre,<br />

nelle regioni più sovrappopolate del pianeta ogni giorno migliaia di bambini, ed anche di donne e uomini, muoiono<br />

lentamente di consunzione […]. Pertanto, secondo qualsiasi standard umano e razionale, fare il possibile per ridurre<br />

fortemente il tasso delle nascite dovrebbe essere una priorità morale assoluta per tutti i leader laici e religiosi del mondo<br />

intero, in particolare perché i tassi di mortalità infantile, e delle puerpere, sono i più alti proprio in quelle zone in cui le<br />

donne sono costrette dalla mancanza della contraccezione […] a partorire bambini che non riceveranno cure adeguate.<br />

Tuttavia, invece di promuovere energicamente le tecnologie per un controllo sicuro ed efficace delle nascite e<br />

l’educazione sessuale, per la maggior parte degli uomini a capo delle potenti gerarchie religiose mondiali<br />

tendenzialmente vi si oppongono attivamente […]. Sebbene […] la Chiesa dovrebbe approvare l’uso dei preservativi<br />

per evitare il diffondersi dell’AIDS, il vescovo Raymond Boland della Conferenza nazionale dei vescovi cattolici di<br />

recente ha ancora insistito sul fatto che la presa di posizione della Chiesa contro la contraccezione deriva dai Vangeli,<br />

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sebbene nei Vangeli non si trovi assolutamente nulla in proposito. […], nonostante il fatto che, sebbene importanti<br />

dichiarazioni ufficiali della Chiesa cattolica parlino della necessità di una più giusta ridistribuzione delle ricchezze, il<br />

Vaticano non si sogna neanche di ridistribuire le sue enormi ricchezze [cfr. Pallemberg C.: «I segreti del Vaticano»,<br />

Milano, 1959; Grilli G.: «Le finanze vaticane in Italia», Roma, 1961; ecc.] e neppure di sostenere attivamente coloro<br />

che in molti paesi cattolici lottano proprio in favore di ciò, come testimoniano ex sacerdoti che a questa lotta prendono<br />

parte. Inoltre, sebbene gli esperti affermano che l’unico modo vero […] per ridurre l’aumento della popolazione<br />

consiste nell’emancipare le donne, nell’educare le donne e nel consentire alle donne di fare altre scelte al di là della<br />

maternità, potenti capi religiosi come il papa non sono mai intervenuti a sostegno dell’eguaglianza per le donne. Al<br />

contrario, il Vaticano continua a considerare contracezione e femminismo due mali intrecciati tra loro. Di conseguenza,<br />

assieme ad organizzatissimi gruppi di protestanti fondamentalisti, negli Stati Uniti la Chiesa cattolica ha lavorato con<br />

grande lena per bloccare non soltanto il finanziamento per la pianificazione famigliare ma anche tutti i tentativi per<br />

migliorare lo status delle donne (si pensi soltanto alla dichiarazione del papa nel 1994 in cui afferma che il sacerdozio<br />

per le donne non può neanche essere oggetto di discussione) [a riguardo, come riferisce Palermo (1998), uno dei<br />

maggiori storici contemporanei (Jacques Le Goff) non esita a rimproverare al pontificato di Giovanni Paolo II proprio<br />

«…di non aver saputo rinnovare la Chiesa su alcune tematiche come il femminismo e la sessualità…» (cfr. Palermo C.:<br />

«Il Papa nel mirino», Roma, 1998)]. Queste pressioni antifemministe e pro natalità hanno avuto una tale riuscita che nel<br />

1985 il governo americano smise di versare il suo contributo al Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite,<br />

un’organizzazione che fornisce assistenza sanitaria alle famiglie bisognose nei paesi in via di sviluppo. […]. Tutto ciò<br />

fu promosso da persone cui le autorità religiose hanno assicurato che così si agisce a favore della vita. Ma in perfetta<br />

armonia con l’enfasi data dalle religioni della dominanza non alla vita su questa Terra ma in un qualche remoto aldilà,<br />

l’unica vita di cui molti leader del movimento contro la pianificazione famigliare sembrano occuparsi, fino ad esserne<br />

ossessionati, è la vita prima della nascita e dopo la morte. Alcuni studi dimostrano che quei politici statunitensi che si<br />

unirono agli antiabortisti furono in genere gli stessi che si opposero al controllo delle armi e si schierarono a favore<br />

dell’aiuto militare ai Contras, mentre nel contempo votavano a favore di tagli all’assistenza sanitaria, all’istruzione e<br />

all’assistenza sociale, compresi i pasti a scuola per i bambini svantaggiati mostrando così la più spietata indifferenza nei<br />

confronti della vita umana, ovviamente del bambino già nato. […]. Ma, come scrive la teologa femminista Rosemary<br />

Radford Ruether, l’unico modo vero per ridurre drasticamente il numero degli aborti sta nel “migliorare le circostanze<br />

che mettono le donne in situazione di gravidanza non voluta e non accettata”. […], in paesi in cui l’aborto è illegale,<br />

compresi i paesi cattolici dell’America Latina, gli aborti non sono cessati e sono invece una delle principali cause degli<br />

altissimi tassi di mortalità femminile. […]. Tutto ciò è messo drammaticamente in luce da quanto accadde nel 1992 al<br />

Summit sulla Terra di Rio de Janeiro. In questa riunione di leader mondiali venuti a discutere come prevenire la<br />

degradazione irreversibile dell’ambiente e la miseria di tanta parte del mondo. Il Vaticano riuscì brillantemente a far<br />

deragliare una raccomandazione a favore dello sviluppo di contraccettivi sicuri e ad annacquare notevolmente tutti i<br />

riferimenti alla necessità della pianificazione famigliare. Parecchi furono i motivi che determinarono il successo del<br />

Vaticano nel suo pesare a favore di qualsiasi seria considerazione dell'importanza della sovrappopolazione quale fattore<br />

di devastazione ambientale. […]. Ma c'era un filo comune nella coalizione che il Vaticano riuscì a mettere insieme per<br />

spingere il suo ordine del giorno sull’antipianificazione famigliare: nella coalizione rientravano non soltanto molti paesi<br />

cattolici ma anche molte nazioni islamiche che col Vaticano condividono una forte opposizione a qualsiasi<br />

cambiamento reale dei ruoli “tradizionali” delle donne. E ancora questo stesso filo permise, durante la Conferenza sulla<br />

Popolazione e lo Sviluppo tenuta dalle Nazioni Unite al Cairo nel 1994, la formazione di alleanze che,<br />

immancabilmente sotto la maschera della “morale”, sviarono l’attenzione dalle sofferenze delle donne e dei bambini di<br />

tutto il mondo derivati da un’inadeguata pianificazione famigliare e fecero dimenticare il fatto che, come sottolinea<br />

Population Communication International, esiste un collegamento diretto tra ogni singolo problema sociale, economico<br />

ed ecologico e la crescita astronomica della popolazione mondiale. […]. Sicuramente papa Giovanni Paolo II non è<br />

l’unico uomo di potere ad usare vocaboli altisonanti come morale o patriottismo per giustificare le politiche pro<br />

natalità. […]. Nel caso del papa, si dice che uno dei fattori sia la paura di ammettere l’erroneità di un insegnamento<br />

religioso perché ciò significa insidiare l’autorità, il che a quanto pare spiega come mai ci sono voluti secoli prima che la<br />

Chiesa ammettesse quanto tutti da tempo sapevano, cioè che era stato un errore negare la validità delle scoperte di<br />

Galileo Galilei. Un altro motivo del persistere del partito della natalità indiscriminata, anche di fronte alla crisi<br />

mondiale, è che più numerosi sono gli individui che un dato leader (laico o religioso) controlla e più egli ha potere,<br />

specie se è in grado di imporre quel che la gente deve o non deve pensare e fare senza essere ritenuto responsabile delle<br />

conseguenze. E questa continua tuttora ad essere la situazione per molti capi religiosi del mondo, che ancora si basano<br />

sullo stesso diritto divino all’autorità morale che da tempo nelle società democratiche è stato rifiutato quale base<br />

dell’autorità politica. […], come può esistere una morale giusta in un sistema in cui l’unica responsabilità è a senso<br />

unico e si sposta in senso verticale dal basso verso l’alto? Eppure questo è l’unico tipo di moralità adatto ad<br />

un’organizzazione sociale della dominanza, dove chi sta “sopra” non è mai responsabile nei confronti di chi sta<br />

“sotto”, si tratti della moglie o dei figli di un uomo (ed in altri tempi di schiavi), o dei “sudditi” o del “gregge” del<br />

regno temporale o spirituale di un uomo. […] questa moralità della dominanza, con il suo doppio standard per chi<br />

detiene il potere e chi no, è ancora ben presente tra noi, e come una delle sue principali funzioni sia quella d’inculcare,<br />

in coloro che non detengono il potere, che per loro è morale soltanto conformarsi e persino collaborare con chi li<br />

domina. Nei rapporti politici, questa “moralità” fin troppo spesso è servita a giustificare la violenza contro coloro che<br />

si ribellano ad un’autorità brutale, e ci è riuscita così bene che i soldati ed i poliziotti incaricati di distribuire questa<br />

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violenza spesso sono stati reclutati per l’appunto nei gruppi che reclamano una maggiore responsabilità politica. Nei<br />

rapporti economici spesso ha una funzione simile, come quando sia la Chiesa e sia lo Stato giustificano la violenza di<br />

quanti sono economicamente potenti e dei loro agenti (anche in questo caso spesso provenienti dai gruppi<br />

economicamente sfruttati) contro coloro che lottano per una maggiore eguaglianza economica, e contro qualsiasi<br />

tentativo di cambiare lo status quo economico accollando una maggiore responsabilità a quanti detengono il potere…»<br />

(cfr. Eisler.R.: «Sacred Pleasure», New York, 1995). Inoltre, per una ancora più approfondita documentazione a<br />

riguardo, cfr. <strong>Liggio</strong> F.: Art. VI. L’INVADENTE CANCRO DELLE RELIGIONI E LE SUE MICIDIALI<br />

METASTASI ed Art. XX. LE DELETERIE CONSEGUENZE DELLA POLITICA DI PAPA GIOVANNI<br />

PAOLO II.<br />

(39) L’alienante ripetizione stereotipata (in semeiotica psichiatrica le “stereotipie” costituiscono uno dei sintomi di<br />

grave psicosi), fino all’ossessione, della parola “signore” è stata attuata per condizionare i “poveri di spirito” alla<br />

rispettosa sottomissione al detentore del potere (sia “celeste” che “terrestre”) il quale deve mantenerli “buoni”,<br />

“docili, “contenti” e “sottomessi”. Infatti, il termine aramaico “Adonaj”, che letteralmente significa “Padrone”<br />

(giustamente tradotto in greco con il termine “Kuvrio"” = “Padrone” ed in latino con il termine “Dominus” =<br />

“Padrone”), si trova, dal medioevo in poi mistificativamente tradotto con il termine “Signore” che, invece deriva da<br />

“senior” (=“il più vecchio”) comparativo del sostantivo latino “senex” (“il vecchio”) ― corrispondente al termine<br />

aramaico “baal” con cui si soleva indicare il capofamiglia ― falsando, così, l'idea della suprema onnipotente divinità<br />

che aveva ogni israelita. Tale mistificazione è stata necessaria, da parte dei gestori dell’ormai costituito<br />

“cattolicesimo”, per attenuare il significato negativo ed, addirittura odioso, che la parola “padrone” suscitava<br />

all’incente numero di schiavi e di contadini che si ribellavano in co<br />

(40) Cfr Art. in “Plebe” del 20 aprile 2005.<br />

(41) Per una più approfondita documentazione riguardo il notevole riscontro di pedofilia nel clero cattolico cfr. <strong>Liggio</strong><br />

F.: Art. XIV. L’ABNORME FREQUENZA DI “PEDOFILIA” ED “OMOSESSUALITÀ” NEL CLERO<br />

CATTOLICO.<br />

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