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diversi membri delle famiglie Orsini e Gaetani, nonché altri personaggi importanti o comunque<br />

facoltosi. In certe occasioni, Cesare Borgia prendeva meticolose informazioni dal suo maestro<br />

artigiano Lorenz Beheim, futuro canonico a Bamberga, circa la preparazione dei veleni che<br />

vengono mescolati a pozioni di cibi e vivande che, a seconda dei desideri, fanno effetto solo in un<br />

mese, in quattro sei mesi. Furono allora avvelenati, evidentemente in accordo col pontefice<br />

(ammesso che non fosse lui in prima persona, come corse voce, l’autore dell’avvelenamento), il<br />

cardinale Orsini, che aveva contribuito in maniera determinante all’elezione di Alessandro. Pure<br />

con la sua approvazione fu avvelenato anche il nipote Paolo II, il cardinale Michiel, sulle cui<br />

ricchezze Cesare aveva messo gli occhi. E fu nell’estate 1503 che egli avvelenò anche il cardinale<br />

di Monreale Juan Borgia. […]. Cesare Borgia è stato perfino capace di pugnalare il segretario<br />

particolare del papa, il beniamino di Alessandro VI, accoltellandolo sotto il mantello, tanto che il<br />

sangue schizzò in faccia al santo padre. […]. Lucrezia era servita come piccola marionetta dalla<br />

politica dei Borgia, nelle nozze destinate a promuoverla e determinate solo dal principio di<br />

opportunità. Dopo due fidanzamenti subito sciolti, il padre, dopo la sua elezione a papa, fece<br />

sposare la figlia quattordicenne, il cui valore crebbe “a cifre astronomiche” (Chamberlin E.R.:<br />

«Unhelige Päpste»,1982), con Giovanni Sforza e nel 1498, mutata la sua politica, annullò questo<br />

matrimonio a favore del diciassettenne principe Alfonso di Bisceglie. Dopo l’assassinio del quale<br />

Lucrezia si unì nel 1501 in terze nozze con Alfonzo d’Este, duca di Ferrara (solo per gli addobbi<br />

della cerimonia si versarono circa 20.000 ducati ed i cappelli di lei costarono 10.000 ducati<br />

cadauno). Anche per Lucrezia, ovviamente, ciò significava tutto. Il santo padre, che le affidava<br />

spesso durante la sua assenza perfino il governo in vaticano e il disbrigo degli affari di Stato<br />

(sebbene ella non fosse oltremodo intelligente, qualità d’altronde superflua), la teneva chiusa<br />

profondamente nel suo cuore di padre […]. Cesare Borgia, allora ventitreenne, più ebro di potere<br />

che accecato dalla lussuria, seducente non meno della sorella, malizioso ed intraprendente al tempo<br />

stesso, uomo coraggioso quanto subdolo e crudele, in breve tanto astuto quanto privo di scrupoli,<br />

aveva fatto bene i suoi calcoli. […]. Alessandro VI esultò per la caduta di Milano nel settembre<br />

1499, e vide ora raggiunto il grande momento a favore del figlio prediletto: la sottomissione di<br />

Milano allo stato della chiesa. Quindi, destituì i principi della Romagna col pretesto dei pagamenti<br />

insoluti, li dichiarò privati dei loro feudi e annientò per prima cosa i Gaetani, di cui nell’estate del<br />

1500 fece avvelenare in Castel san’Angelo il capostipite Giacomo, attirato a Roma con un’astuzia.<br />

Intanto i sicari di Cesare sopprimevano presso Sermoneta Bernardino Gaetani. A questo punto,<br />

finalmente, Alessandro VI incamerava tutti i beni del casato […]. Intanto, aveva preso avvio, nel<br />

novembre 1499, la spedizione bellica di Cesare Borgia in Romagna, preparata con truppe<br />

mercenarie, con alcune migliaia di svizzeri e col sostegno di 45.000 ducati prestati da Milano alla<br />

Camera Apostolica. Nella campagna cadde Imola e Forlì, mentre il papa entusiasta piangeva e<br />

rideva nello stesso tempo. In san Pietro, durante i fastosi festeggiamenti di carnevale, papa<br />

Alessandro VI nominò Gonfaloniere della chiesa il fratricida, che poco tempo prima aveva<br />

avvelenato anche il cardinale Juan Borgia, il cugino a lui inviso, e lo faceva così il successore della<br />

sua vittima, il duca di Guandia, e lo insigniva della rosa d’oro. L’anno santo 1500 […] radunò nel<br />

giorno di pasqua sul piazzale di san Pietro 200.000 devoti in ginocchio davanti ad Alessandro VI<br />

benedicente, riempì le casse pontificie non meno della decima in arrivo, destinata alla programmata<br />

guerra contro i Turchi, e fruttò più di 100.000 ducati, che una schiera di cardinali di fresca nomina<br />

consegnò a Cesare Borgia affinché, come egli confessò a muso duro, potesse condurre la sua<br />

prossima guerra Nell’autunno del 1500 il Borgia diede avvio alla seconda guerra in Romagna con<br />

un’armata di 10.000 uomini […] ed in un baleno conquistò Pesaro, Rimini e Faenza; ed Alessandro<br />

VI, versando nuovamente lacrime di gioia, nominò il figlio prediletto duca di Romagna, la<br />

maggiore provincia dello stato ecclesiastico che, a poco a poco secolarizzatosi, essendo pieno di<br />

Spagnoli, senza opposizione da parte del collegio dei cardinali, sarebbe dovuta passare nelle mani<br />

dei Borgia e diventare il loro principato ereditario come, alla fin fine, sarebbe divenuta tutta l’Italia<br />

centrale. […]. Alessandro IV nell’estate 1501 mise al bando i Colonna e i Savelli e s’impossessò dei<br />

loro possedimenti, nonché di tutti i territori del Gaetani, dei baroni di Pojano, di Magenza e di altri<br />

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