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“eretici”. Gli avvocati che li assistevano perdevano “per sempre la loro carica”, così egli ordinò.<br />

Correvano anzi il rischio di essere bruciati essi stessi; […]. E nessuno osava intercedere per un<br />

accusato o anche solo presentare attenuanti, perché in quel modo veniva considerato un difensore<br />

degli eretici, e per questi e per chi li nascondeva il papa [Gregorio IX] aveva stabilito le stesse pene<br />

che per gli eretici stessi. […]. “Bruciamo molti ricchi eretici, e voi avrete i loro beni, Nelle città<br />

vescovili il vescovo ne riceverà una metà, e il re o un giudice l’altra. Di questo tali signori si<br />

rallegravano, e favorivano gli inquisitori, li chiamavano nelle loro città e nei loro villaggi”. […]<br />

Gregorio IX esortava l’arcivescovo di Magonza allo sterminio degli “eretici”, e cosi anche re<br />

Errico, al quale raccomandò di imitare questo luminoso esempio di omicidio di massa tratto<br />

dall’Antico Testamento: “Dov’è lo zelo di un Mosè, che in un sol giorno annientò ventimila<br />

idolatri? Dov’è lo zelo di un Finees, che con un sol colpo trafisse l’israelita e la medianità? Dov’è<br />

lo zelo di un Elia, che uccise con la spada i quattrocentocinquanta profeti di Baal […]”. […] Tutto<br />

questo si deve a Gregorio IX: ha tentato di realizzare un’inquisizione tramite i suoi legati, ha<br />

nominato inquisitori a Roma e a Firenze, ha rafforzato la legislazione esistente contro gli eretici nel<br />

1231, esponendoli così alla pena di morte. Ha fondato infine un’inquisizione papale, accanto a<br />

quella dei vescovi, affidandone l’attuazione ai domenicani, i quali agiscono in modo terribile<br />

soprattutto in Italia settentrionale ed il Linguadoca. A Tolosa, nel 1232 furono bruciati ad opera del<br />

domenicano Raimondo di Falguario diciannove albigesi, tra cui diverse donne. A Firenze<br />

l’inquisitore domenicano Giovanni mandò sul rogo nel luglio 1233 sessanta rispettabili uomini e<br />

donne. L’inquisitore Roberto ― nominato da Gregorio IX ― che ridusse in cenere molte persone<br />

anche a Cambrai, Douai, Lille, fece bruciare soltanto il 29 maggio 1239 a Mont-Aime nella<br />

Champagne centotrentatre “eretici”, “maximum olocausto et placabile Domino” (“massimo<br />

olocausto e gradito al Padrone [Dio]”) […] I domenicani finirono per esercitare la loro crudele<br />

opera omicida in tutta l’Europa. […]. Papa Gregorio IX nel 1234 canonizzo Domenico di Guzman,<br />

un uomo il cui enmblema più frequente divenne un cane che stringe tra i denti una fiaccola accesa;<br />

così come i domenicani vennero chiamati, a causa del loro sanguinario compito di redenzione,<br />

“Domini cani”, i cani di Dio. […]. I Condannati si conducevano in processione, si pagavano alti<br />

prezzi per i posti alle finestre e per ogni cattolico cristiano che portasse legna sul rogo era certa una<br />

piena indulgenza […] e dopo che il grande inquisitore, in una piazza o in una casa di Dio, terminata<br />

la messa solenne e la predica, aveva consegnato i condannati a morte al potere secolare, non senza<br />

l’intimo desiderio di risparmiare a queste persone “la vita e le membra”, esse venivano condotte al<br />

luogo dell’esecuzione; a causa della loro folle depravazione, esse portavano un berretto da buffone<br />

ed un vestito fatto di sacco, di un giallo vivo e decorato con i più pazzeschi volti diabolici, affinché<br />

anche il più stupido dei cattolici potesse vedere immediatamente quali figli del demonio fossero<br />

quei malvagi; ed in uno slancio di autentico amore per il prossimo venivano maltrattati con dei<br />

bastoni, pizzicati con tenaglie roventi e talvolta veniva loro staccata la mano destra. Per premuroso<br />

rispetto nei confronti del popolo cristiano, agli “eretici” veniva messa in bocca ― per impedire<br />

che gridassero ― una specie di morso, cosicché non si sentiva altro che il familiare crepitio delle<br />

fiamme e la litania dei preti. E mentre le loro vittime, a seconda della direzione del vento,<br />

soffocavano o bruciavano lentamente, la comunità riunita, nobiltà, popolo e clero, cantava “Gran<br />

Dio, noi ti lodiamo”. […]. Accanto al tavolo di tortura era appeso il crocifisso, e durante il<br />

supplizio si aspergevano più volte di acqua santa gli strumenti della salvezza. […]. Se un torturato<br />

perdeva i sensi, gli si rovesciava addosso dell’acqua o lo si faceva rinvenire accendendo dello zolfo<br />

sotto il suo naso, così da poter continuare a torturarlo. Era incerto anche il limite di età delle persone<br />

da torturare. Verso l’alto esso era naturalmente aperto. Per i giovani, i concili di Tolosa, Béziers ed<br />

Albi fissarono 14 anni per il sesso maschile, dodici per quello femminile. Ma ci furono anche<br />

autorità ecclesiastiche che ridussero il termine fino a sette anni. Il “sacro arsenale” dell’inquisitore<br />

Tommaso Meneghini autorizzava anche la flagellazione dei bambini piccoli. […]. Nel 1229<br />

Gregorio IX con la bolla “Excomunicamus”, stabilì che tutti coloro i quali dopo l’arresto si<br />

convertivano alla “vera fede” per paura della morte “fossero incarcerati a vita e scontassero in<br />

questo modo la loro giusta punizione”. […]. Papa Gregorio IX lodava addirittura il fatto che che gli<br />

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