European Ph.D. on Social Representations and Communication ...

di se stessi, cerchiamo di costruire questa unità diminuendo, isolando, quei
tratti di vita, esperienze, che non riusciamo inglobare nell’unità. Attraverso
queste narrative diamo senso alle diverse sequenze comportamentali, alla
nostra identità incorporata in relazioni causali, in spiegazioni morali presenti
rispetto alle rilevanze del sé vissuto nel momento della narrazione. Certamente
esistono delle differenze individuali in questa costruzione unitaria. Esistono
narrative più o meno frammentate ma, come processo interpretativo, la
narrativa gioca il ruolo organizzativo della nostra identità attraverso il tempo, e
testa quelle situazioni dove adoperiamo scelte morali. Finché una sequenza di
eventi si sviluppi in una storia, è importante che questi eventi costruiscano una
struttura sistematica attraverso la loro organizzazione sequenziale. Questa
struttura deve avere un punto di partenza, un cammino di vita e una fine, che
equivale alla strutturazione della narrativa. Nella nostra vita ci prefiggiamo
varie mete e scopi e agiamo per ottenerli, incontrando delle difficoltà e degli
ostacoli che cerchiamo di superare con vari strumenti, continuando il cammino.
Ogni processo è interpretabile metaforicamente come un lungo cammino, dove
i vari tratti e processi della nostra vita diventano stazioni di questo cammino. I
culmini di una narrativa possono essere identificati con gli ostacoli, difficoltà e
problemi incontrati. Qui si presenta l’attore morale, in quanto il pensiero
morale influenza maggiormente la riuscita delle nostre esperienze nelle
situazioni conflittuali.
L’isomorfismo fra la nostra vita e la narrativa, non sta solo nel creare un’unità
delle nostre esperienze coerente con il sé nel momento della narrazione, ma
molto di più. Viviamo le nostre esperienze secondo forme narrative.
Costruiamo delle storie per predire gli eventi futuri, diamo opinioni rispetto
alla situazione attuale e proviamo a risolvere dei problemi anticipando le varie
possibili risoluzioni dei problemi, cerchiamo dei comportamenti che possono
essere rilevanti rispetto ai nostri principi del momento e formiamo,
ricostruiamo la nostra identità. Il continuo costruire delle storie di vita quindi
non è opzionale, ma necessario, perché attraverso di esso attribuiamo un senso
alla nostra vita, a noi stessi, al nostro contesto e alla nostra posizione nel
mondo.
Anche Gerrig (1993) ipotizza il vivere narrativo delle esperienze. Secondo lui
le informazioni della narrativa influenzano il comportamento e le decisioni
morali dell’audience nella vita reale. La sua critica rispetto a quelle teorie che
dividono la fiction dalle informazioni non fiction è che non riescono fare i
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