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Libro W.MILANO.pdf - Progetto Benessere

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La Fondazione Mario Lugli<br />

riconosce la validità offerta<br />

dal "<strong>Progetto</strong> <strong>Benessere</strong>"<br />

come aiuto concreto<br />

alla persona con disturbo<br />

psichico grave e ne<br />

auspica l'integrazione<br />

nel piano terapeutico.


ITZYP00092


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Walter Milano


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Sommario<br />

3 I. Introduzione<br />

7 II. Principi alimentari: proteine, zuccheri, lipidi, vitamine,<br />

sali minerali, acqua, fibre alimentari<br />

15 III. Digestione ed assorbimento<br />

16 IV. Composizione corporea<br />

17 V. Metabolismo basale<br />

18 VI. Peso ideale<br />

21 VII. Sovrappeso ed obesità<br />

23 VIII. Un paio di falsi miti<br />

25 IX. Conservazione e cottura degli alimenti<br />

28 X. La spesa<br />

30 XI. Conoscere gli alimenti: cereali e derivati, legumi,<br />

frutta ed ortaggi, carni, pesce, latte, formaggi, uova,<br />

condimenti grassi, bevande alcoliche<br />

45 XII. Piramide alimentare<br />

47 XIII. Programma nutrizionale per la riduzione del peso<br />

50 XIV. Attività fisica<br />

56 XV. La nuova piramide alimentare 2005<br />

57 Bibliografia<br />

Dott. Walter Milano<br />

Specialista in Endocrinologia, Specialista in Psichiatria,<br />

Responsabile Ambulatorio Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

UOSM Distretto 44, ASL Napoli 1


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I. Introduzione<br />

Il nostro corpo, il nostro cervello, come del resto tutto in natura, vengono continuamente<br />

ricostruiti con i materiali che ingeriamo attraverso l’alimentazione. Ogni cellula del<br />

nostro organismo si comporta come un individuo: assorbe materiali utili per il proprio metabolismo<br />

ed elimina quelli inutili.<br />

In altre parole il nostro corpo si disfa e si ricostruisce in continuazione, in un ciclo pressoché<br />

continuo. Il corpo che avevamo qualche tempo fa non esiste più: quello di cui siamo<br />

formati ora è costituito con molecole che prima erano animali, vegetali o sali minerali<br />

delle rocce. Anche per il cervello è così, ovvero il cervello che avevamo qualche anno<br />

fa oggi non esiste più, sarà atomi di carbonio di plancton in fondo al mare. Quello che<br />

possediamo ora è stato ricostruito con i cibi che abbiamo acquistato nei negozi o nei mercati<br />

o che abbiamo coltivato o allevato.<br />

È il codice genetico, selezionato in milioni di anni, a dirigere questo montaggio facendo<br />

in modo che ciascuna molecola vada a collocarsi nel giusto posto.<br />

Semplificando molto le cose si potrebbe dire che la cioccolata, i formaggi, la frutta, le<br />

melanzane o le salsicce che prendiamo dagli scaffali dei negozi vengono trasformati in<br />

strutture capaci di farci immaginare, di farci sognare o arrabbiare, di conservare i ricordi<br />

della nostra infanzia o le emozioni legate ad una poesia o ad una canzone o in combustibili<br />

necessari per il funzionamento di queste stesse strutture.<br />

Osservata così l’alimentazione si rivela un processo essenziale per il mantenimento ed<br />

il funzionamento del nostro organismo.<br />

L’alimentazione svolge, infatti, contemporaneamente almeno tre funzioni diverse: la<br />

prima è quella energetica, nel senso che fornisce carburante per le incessanti attività vitali;<br />

la seconda è quella plastica, con cui risponde all’usura dei tessuti e provvede alla loro<br />

ricostruzione; la terza è quella protettiva, esercitata da sostanze non caloriche presenti<br />

negli alimenti, come le vitamine e i minerali, cui spetta il compito di accelerare le reazioni<br />

chimiche e di garantire l’espletamento dei processi metabolici fondamentali.<br />

Nel linguaggio della scienza gli uomini si definiscono onnivori… Come gli<br />

altri membri della famiglia, tipo ratti, maiali e scarafaggi, possiamo soddisfare<br />

le nostre esigenze nutritive ingerendo una notevolissima varietà di sostanze.<br />

Possiamo mangiare e digerire di tutto, dalle secrezioni irrancidite delle<br />

ghiandole mammarie ai miceti alle rocce, ossia formaggio, funghi e sale, se<br />

preferite gli eufemismi. Al pari degli altri onnivori, però, non mangiamo precisamente<br />

di tutto…<br />

Marvin Harris<br />

3


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I<br />

4<br />

Introduzione<br />

Nei primi mesi di vita mangiare bene non è un problema, basta succhiare il seno materno<br />

per ricevere un liquido tiepido, dolce e assolutamente perfetto per nutrire il nostro<br />

organismo.<br />

Dopo, quando dobbiamo scegliere da soli, per sapere cosa mangiare dobbiamo avvalerci<br />

della cultura. Al contrario degli animali, che nella scelta del cibo sono guidati da<br />

un istinto reso pressoché infallibile da una lunga evoluzione, siamo costretti a fidarci della<br />

gastronomia della nostra regione, di quello che ci preparava la mamma da bambini, dei<br />

nostri gusti, dei consigli degli amici o delle suggestioni della pubblicità.<br />

Poter pensare e poter raccontare tutto quello che ci viene in mente ci ha dato un<br />

enorme vantaggio sugli altri animali con i quali dividiamo il pianeta, ma a tavola sicuramente<br />

no. A complicare ulteriormente le cose ci sono poi gli odori, i colori, i sapori dei<br />

cibi ma anche tutti gli altri strani significati di cui li abbiamo rivestiti e che nulla hanno<br />

a che vedere con le loro caratteristiche nutritive. Solo a noi, tra milioni di specie animali,<br />

potrebbe venire in mente di considerare un alimento di lusso o da poveri, di moda o<br />

superato, purificatore, consolatore o addirittura afrodisiaco. Ogni tipo di alimentazione<br />

dipende quindi non solo dalla geografia ma soprattutto da una geografia interiore, è figlio<br />

del suo tempo e così deve essere considerato. Solo il latte materno, almeno per ora,<br />

è rimasto uno dei pochissimi alimenti che abbiamo conservato in comune con i nostri<br />

trisavoli.<br />

A meno che non fossero discendenti dei pochissimi benestanti di una volta, i nostri<br />

bisnonni mangiavano poco e male. A tavola potevano trovare pane nero, patate, polenta,<br />

castagne, legumi, frutta e verdura e, quando c’era, carne ma solo molto raramente.<br />

Il loro cibo era monotono e spesso mal conservato. Non è un caso che solo cento anni fa<br />

le malattie dell’apparato digerente erano la seconda causa di morte in Italia.<br />

Se siamo più sani, più robusti, più alti e la durata della nostra vita è tanto superiore a<br />

quella dei nostri nonni, lo dobbiamo soprattutto al fatto che mangiamo molto meglio di<br />

loro. Lo dobbiamo all’efficace sinergia tra scienza ed agricoltura, tra scienza ed allevamento,<br />

se tutti noi e non più solo pochissimi privilegiati possiamo permetterci cibo abbondante<br />

e di buona qualità. Ed inoltre dobbiamo ringraziare l’industria alimentare, oltre<br />

a quel principe degli elettrodomestici che è il frigorifero, se quello che ci arriva è anche<br />

molto più sano di un tempo.<br />

Un tempo si mangiava quello che c’era, oggi per la prima volta nella storia dell’umanità<br />

possiamo scegliere. Il problema è che c’è sempre qualcuno ansioso di darci dei consigli,<br />

spesso non molto disinteressati.<br />

Se da un lato, come abbiamo visto, l’industria agroalimentare mette a nostra disposizione<br />

tanta roba di ottima qualità, dall’altro ci bombarda quotidianamente con la pubblicità<br />

dei suoi prodotti. È difficile resistere alle suggestioni dei pubblicitari e subdolamente<br />

buona parte di questi messaggi sono indirizzati ai più piccoli ed in tal modo si allevano<br />

nuove generazioni con idee sempre più confuse in fatto di alimentazione.<br />

Il trucco della pubblicità, spesso, è quello di associare ad un prodotto un nostro desiderio,<br />

per esempio essere più belli, più magri, più sani, più raffinati o evoluti degli altri.<br />

Così per rincorrere un sogno mangiamo senza chiederci se di quel prodotto abbiamo davvero<br />

bisogno. Ma questo non è ovviamente legato solo al cibo. Insomma non mangiamo<br />

male perché ci vendono roba di cattiva qualità, mangiamo male perché mangiamo troppo<br />

o senza criterio.<br />

L’importanza del cibo e la difficoltà di procurarselo sono probabilmente all’origine dei<br />

vari significati che l’umanità ha attribuito a molti alimenti: un valore mitico (la manna della<br />

bibbia), simbolico (l’alloro, l’ulivo) o religioso (il pane e il vino dei cristiani). Per l’uomo,


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Introduzione I<br />

infatti, non è soltanto una necessità, ma anche una manifestazione sociale, un piacere.<br />

“Mangiare”, preferibilmente in compagnia, è un rito che quasi sempre oltrepassa la semplice<br />

necessità nutritiva e spesso addirittura contrasta con le esigenze di una corretta alimentazione.<br />

Compagno deriva da cum paeneun, ovvero colui con cui condivido il pane,<br />

il cibo. Durante la messa, tanto per fare un esempio a noi vicino, condividiamo il cibo con<br />

Dio. Ancora oggi in molte regioni, durante le feste per le onoranze dei defunti, si suole<br />

portare alimenti sulle tombe, per continuare, in modo simbolico, a condividere il cibo con<br />

chi non c’è più se non nella memoria.<br />

L’alimentazione è quindi un fattore ambientale assolutamente determinante che influisce<br />

pesantemente sulla salute, sia quando è carente sia quando è eccessiva e che va<br />

quindi accuratamente controllata.<br />

Tutti siamo più o meno consapevoli dell’importanza che hanno le abitudini alimentari<br />

nel considerare la salute, l’efficienza e la qualità della vita. Ma pur nel gran parlare di<br />

alimentazione, non è affatto chiaro alla maggioranza della popolazione quali scelte risultino<br />

determinanti e quante rinunce e sacrifici dietetici siano davvero opportuni o non siano<br />

piuttosto il risultato di antichi pregiudizi o di vecchie dottrine mai verificate sperimentalmente.<br />

La realtà è che il modo di alimentarsi esercita la sua influenza non in pochi giorni ma<br />

nel corso di molti anni e decenni, per cui gli studiosi di questa materia debbono affrontare<br />

difficoltà talvolta notevoli per documentare scientificamente gli effetti di un modello<br />

alimentare.<br />

I mass media trattano spesso i problemi della nutrizione umana con la stessa superficialità<br />

con cui sfornano oroscopi o previsioni sulla moda. Le informazioni, spesso affidate<br />

a giornalisti o a presunti esperti del settore, finiscono sovente per contraddirsi o per<br />

seminare dubbi che scoraggiano il grosso pubblico. Non di rado vengono lanciati allarmi<br />

che poi verranno ritrattati oppure si pretende di mettere in discussione alimenti, come le<br />

carni o i formaggi per esempio, che hanno rappresentato la base dell’alimentazione umana<br />

per migliaia di anni.<br />

Questo spiega come mai fioriscano mode alimentari con una frequenza davvero eccezionale,<br />

quasi sempre illogiche ed irrazionali. Molto spesso si anticipano o si enfatizzano<br />

farmaci o studi che invece avrebbero bisogno di ulteriori convalide scientifiche prima<br />

di essere proposti come modelli di benessere agli incolpevoli consumatori. Un giorno leggiamo<br />

che lo zucchero fa male ed il giorno successivo che il cervello si nutre solo di glucosio.<br />

Un giorno sentiamo inneggiare alla dieta mediterranea al trionfo della pasta in<br />

America e all’improvviso qualcuno accusa la pasta di far ingrassare gli americani, dimenticando<br />

le lattine di coca cola, le patatine fritte e le montagne di salse e di grassi che accompagnano<br />

gli hamburger.<br />

Sicuramente il modello alimentare denominato dieta mediterranea è ritenuto particolarmente<br />

valido dalla comunità scientifica ma non bisogna dimenticare il ruolo che per le<br />

popolazioni mediterranee ha avuto nel passato il corrispondente stile di vita. La sobrietà<br />

alimentare, l’attività fisica, per molti più una necessità che una scelta, la disponibilità di<br />

prodotti come frutta e vegetali in abbondanza ne hanno determinato la particolare validità<br />

nutrizionale.<br />

Inoltre non possiamo non sottolineare che negli ultimi decenni, a causa della riduzione<br />

dell’attività muscolare e della spesa per il mantenimento della temperatura corporea,<br />

il costo energetico della nostra vita è diminuito di almeno 1000-1500 kcal al giorno, mentre<br />

allo stesso tempo è cresciuta enormemente la disponibilità di alimenti ad altissimo<br />

contenuto calorico.<br />

5


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I<br />

6<br />

Introduzione<br />

Siamo ammalati di una sedentarietà che nessuna dieta può risolvere. Non solo, ma<br />

disponiamo di cibi sempre più attraenti sul piano della presentazione e del gusto che colpiscono<br />

il nostro immaginario in modo sempre più efficace, spinti, come abbiamo già accennato,<br />

da una enorme pressione pubblicitaria, sempre più efficace e fascinosa.<br />

In altre parole si è incrinato il nostro rapporto con l’alimentazione. Troppe volte non<br />

mangiamo per vera fame biologica ma per noia, per abitudine, per adeguarci a stili alla<br />

moda. È facile allora ignorare il blando segnale della sazietà e scivolare nel sovrappeso e<br />

poi nell’obesità. In questa situazione non sarà un particolare alimento ad averci portato all’aumento<br />

di peso bensì la nostra scelta di vita, di cui l’introito calorico dell’alimentazione,<br />

non più in equilibrio con la spesa energetica, è soltanto un aspetto, non certo l’unico.<br />

Non è quindi negandoci dei particolari alimenti che si migliorano gli aspetti nutrizionali,<br />

come molte mode alimentari vogliono farci credere. Nessun alimento fa bene o fa<br />

male di per sé, ma è il totale delle scelte alimentari della giornata che deve essere caloricamente<br />

adeguato ai consumi e contemporaneamente equilibrato nei rapporti tra i vari<br />

nutrienti. Inoltre la varietà alimentare è anche garanzia di sufficiente copertura degli apporti<br />

vitaminici e minerali indispensabili.<br />

Insieme ad una predisposizione genetica al diabete, all’aterosclerosi, all’ipertensione<br />

e in parte anche ai tumori, il protrarsi degli eccessi quantitativi e qualitativi o la carenza<br />

di particolari sostanze protettive, possono anticipare la comparsa di patologie già latenti<br />

nei nostri geni. Non si può chiedere all’alimentazione più di quello che è ragionevole attendersi<br />

da essa, ma dobbiamo garantire la copertura dei fabbisogni metabolici, tacitamente<br />

insita nella varietà degli alimenti, la sobrietà alimentare, il mantenimento di uno<br />

stile fisicamente attivo, in cui l’alimentazione non è al centro degli interessi ma neppure<br />

ha perduto il suo innato valore gratificante.<br />

In un’epoca consumistica come la nostra, in cui la sedentarietà e la disinformazione,<br />

nascosta in un mare di presunta informazione, imperano, sapersi alimentare e nutrirsi<br />

correttamente rappresenta, senza dubbio, il miglior modo per mantenersi in perfetta forma<br />

e per combattere le numerose malattie tipiche della cosiddetta civiltà del benessere,<br />

malattie che quasi sempre sono il risultato di uno squilibrio globale in cui confluiscono,<br />

oltre a fattori ereditari ed ambientali, come abbiamo visto prima, anche e forse soprattutto<br />

fattori alimentari.<br />

Del resto, quando un evento morboso (diabete, iperlipemia ecc.) si rileva in tutta la<br />

sua gravità, quello che affiora è solo la punta di un iceberg che ha iniziato a formarsi molto<br />

prima, addirittura nei primi mesi di vita.<br />

Dunque si può affermare che una corretta alimentazione può giocare un ruolo fondamentale<br />

nella prevenzione di molte patologie, a conferma di quanto l’antico motto di<br />

Ippocrate “Il cibo è per tutti noi la migliore cura”, sia oggi a distanza di millenni, di estrema<br />

attualità.<br />

Questo breve testo desidera essere la base per tentare di ricostruire, attraverso la conoscenza,<br />

rigorosamente validata dal punto di vista scientifico ma esplorata in modo non<br />

molto formale, un rapporto quanto più normale con il cibo. Con la nostra testa potremo<br />

allora cercare di capire cosa può esserci utile e cosa no, accorgerci dei limiti entro i quali<br />

muoversi con tranquillità per mantenerci in equilibrio con il nostro corpo, con il nostro peso<br />

e per saper riconoscere i nostri bisogni sapendo veramente come ci stiamo nutrendo.


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II. Principi alimentari<br />

Come abbiamo visto, mangiare è essenziale per sopravvivere ed evolverci. In realtà<br />

mangiare significa procurarsi dei nutrienti. Una volta ingeriti, i mille sapori dei cibi che<br />

mangiamo non hanno più niente a che spartire con la pasta, la carne, la frutta o il gelato.<br />

Tutti i cibi sono stati smontati nei vari nutrienti, cioè i sei ingredienti di base di cui ciascuno<br />

di essi è composto e di cui noi stessi siamo fatti: zuccheri, proteine, grassi, sali minerali,<br />

vitamine ed acqua.<br />

Proprio come tutte le parole di un vocabolario sono fatte di sole ventuno lettere, tutti gli<br />

alimenti che conosciamo non sono altro che combinazioni diverse di questi sei nutrienti.<br />

Nel IV secolo a.C. Ippocrate ipotizzò che un solo principio alimentare fosse presente<br />

in tutti gli alimenti. Fu solo con Lavoisier, fine del XVII sec., che si giunse all’identificazione<br />

di quattro principi alimentari: glucidi, lipidi, acqua e sali minerali. Dopo oltre mezzo<br />

secolo Liebing determinò le proteine, successivamente classificate da Mulder. Solo nel<br />

1911 Casimiro Funk, chimico polacco, isolò il complesso B. Da allora ad oggi sono state<br />

scoperte tutta una serie di vitamine che costituiscono, almeno per ora, il sesto ed ultimo<br />

principio alimentare.<br />

Proteine<br />

Le proteine o protidi (parola di origine greca che significa “di primaria importanza”)<br />

sono composti per lo più quaternari ovvero formati per lo più da carbonio, idrogeno, ossigeno<br />

e azoto ed accanto ai quali a volte si trovano anche zolfo e fosforo, di origine prevalentemente<br />

animale ma anche vegetale.<br />

Le proteine sono costituite da molecole, da qualche centinaio ad alcune decine di migliaia,<br />

di aminoacidi che si uniscono in catene formando spirali ad andamento elicoidale.<br />

Gli aminoacidi che più comunemente si riscontrano nelle proteine alimentari sono circa<br />

venti e non tutti sono presenti nella stessa proteina e soprattutto non nello stesso ordine.<br />

Tra i vari aminoacidi ve ne sono otto definiti essenziali in quanto non potendo, a differenza<br />

degli altri, essere sintetizzati dall’organismo, è “essenziale” introdurli con l’alimentazione.<br />

Sono: triptofano, lisina, fenilalanina, leucina, isoleucina, treonina, valina e<br />

metionina. Durante il periodo della crescita diventano indispensabili anche altri due aminoacidi:<br />

arginina ed istidina.<br />

Quando mangiamo delle proteine, le scomponiamo negli aminoacidi, di cui sono<br />

composte e le utilizziamo per produrre nuove proteine, le nostre. Sono fatti di proteine i<br />

nostri muscoli ma anche la pelle, i capelli e le unghie per esempio. Microscopiche proteine<br />

sono anche gli enzimi, minuscoli attrezzi molecolari che compiono nelle cellule tutte<br />

le operazioni che ci tengono vivi e attivi.<br />

Alimenti ricchi di proteine sono la carne, il pesce, il latte e quindi i formaggi e lo yogurt,<br />

e le uova. Frutta, verdura, cereali e dunque pane e pasta, tuberi come per esempio<br />

7


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II<br />

8<br />

Principi alimentari<br />

le patate, ne hanno invece pochissime. I vegetali che contengono quantità apprezzabili<br />

di proteine sono i legumi, che per il loro prezzo ragionevolmente basso sono anche chiamati<br />

“la carne dei poveri”. Per coprire le necessità del continuo rimaneggiamento della<br />

materia vivente occorre circa 1 g di proteine per ciascun chilo del peso corporeo, il che è<br />

molto meno di quello che mangia ogni giorno l’uomo medio italiano.<br />

Zuccheri<br />

Gli zuccheri o glucidi, dal greco glucos che significa dolce, sono composti ternari, formati<br />

cioè da carbonio, idrogeno ed ossigeno, di origine quasi esclusivamente vegetale<br />

che comprendono i vari zuccheri, amidi e cellulosa. I glucidi vegetali si formano grazie al<br />

processo di fotosintesi clorofilliana che si svolge nelle parti verdi della pianta in presenza<br />

della luce solare, la quale fornisce l’energia necessaria per far avvenire le reazioni chimiche.<br />

Durante tale processo l’anidride carbonica proveniente dall’aria e l’acqua proveniente<br />

dal terreno si combinano formando zucchero ed ossigeno. Tra gli zuccheri vegetali<br />

i più comuni sono: glucosio, fruttosio e saccarosio.<br />

I primi due sono costituiti da molecole singole, dette monosaccaridi, presenti soprattutto<br />

nella frutta. Il terzo invece è formato dall’unione di una molecola di glucosio e una<br />

di fruttosio ed è detto anche disaccaride. All’interno delle cellule vegetali le molecole<br />

GLUCIDI ENERGIA<br />

g kcal<br />

Zucchero 104,5 392<br />

Caramelle alla menta 102,7 393<br />

Zucchero di canna grezzo 101,3 362<br />

Amido 100,1 379<br />

Dolcificante fruttosio 99,5 400<br />

Dolcificante a base di saccarina 98,6 397<br />

Gomme da masticare 96,7 341<br />

Tapioca 95,8 363<br />

Meringa 95,4 379<br />

Caramelle dure 91,6 343<br />

Patate, fecola 91,5 349<br />

Riso soffiato 89,7 369<br />

Fiocchi di mais 88,1 364<br />

Farina di riso 87,8 363<br />

Riso brillato 87,6 362<br />

Farina di grano saraceno 84,9 364<br />

Biscotti petit beurre 84,7 415<br />

Caramelle alla frutta 84,2 327<br />

Fette biscottate 83,0 410<br />

Pasta di semola 82,8 356<br />

Buccia d’arancia candita 82,7 313<br />

Farina lattea 81,5 415<br />

Farina di mais 81,5 365<br />

Riso sbramato integrale 81,3 357<br />

Castagne secche 80,9 349<br />

Orzo 80,9 372<br />

Glucidi disponibili ed energia<br />

(per 100 g di alimento)<br />

GLUCIDI ENERGIA<br />

g kcal<br />

Miele 80,3 303<br />

Cracker salati 80,1 428<br />

Farina d’orzo 80,0 360<br />

Fiocchi d’orzo 80,0 360<br />

Cracker senza grassi 79,6 393<br />

Riso tipo parboiled 79,3 364<br />

Sciroppo per bibite 79,0 297<br />

Cracotte 78,8 348<br />

Cono per gelato 78,8 366<br />

Pasta all’uovo secca 78,6 368<br />

Farina di frumento tipo 00 78,0 343<br />

Semola 77,6 341<br />

Biscotti wafer 77,6 454<br />

Pane grattugiato 77,5 354<br />

Fiocchi di riso 77,5 346<br />

Farina di frumento tipo 0 76,9 343<br />

Liquirizia dolce 76,7 349<br />

Popcorn 76,7 383<br />

Biscotti al latte 76,1 417<br />

Farina di segale integrale 75,9 335<br />

Mais 75,8 355<br />

Cereali aggregati 74,9 342<br />

Fette biscottate integrali 74,1 365<br />

Fiocchi d’avena 73,5 395<br />

Farina d’avena 72,9 388<br />

Uva sultanina 72,0 283


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Principi alimentari II<br />

di glucosio vengono montate in lunghe catene, per il 98% a struttura non ramificata, l’amilosio,<br />

e per il restante 2% a struttura ramificata, l’amilopectina, formata da circa un<br />

migliaio di molecole che costituiscono l’amido. L’amido si accumula come riserva alimentare<br />

in corrispondenza dei semi e nei fusti sotterranei come i tuberi delle patate. Gli organi<br />

di sostegno della pianta sono invece parzialmente formati da cellulosa, costituita da<br />

lunghissime catene di glucosio che si uniscono tra loro con un legame di tipo diverso rispetto<br />

a quello degli amidi. La cellulosa è uno dei componenti della fibra. La fibra è quella<br />

parte dei vegetali che non viene assimilata nel tratto gastrointestinale.<br />

I glucidi sono presenti in piccole quantità (1% circa) anche negli organismi animali:<br />

come glucosio in tutte le cellule e nel sangue, come glicogeno nel fegato e nel tessuto<br />

muscolare. Di origine animale sono anche il miele (contenente una miscela di glucosio,<br />

fruttosio e saccarosio) ed il lattosio (zucchero contenuto nel latte in misura del 5% circa)<br />

costituito dall’unione di una molecola di glucosio e una di galattosio.<br />

I glucidi sono la più importante fonte di energia del nostro organismo. Sono sostanze<br />

facilmente sintetizzabili a partire dalle diverse sostanze introdotte con gli alimenti e sono<br />

facilmente e continuamente disponibili per fornire energia necessaria per le varie funzioni<br />

di cellule e tessuti.<br />

Il cervello è particolarmente bisognoso dell’energia proveniente dai glucidi, in particolare<br />

di glucosio. Infatti, nonostante la sua relativamente piccola massa, che corrisponde<br />

a poco più dell’1% del peso corporeo di un adulto, utilizza dal 18 al 20% dell’energia<br />

che l’individuo spende in condizioni di riposo.<br />

Per tutti questi motivi mangiamo così tanti zuccheri. In media si consiglia che il 55-60<br />

% del totale delle calorie introdotte quotidianamente provenga dagli zuccheri.<br />

Inoltre è da ricordare che gli zuccheri presentano un diverso potere dolcificante: posto<br />

100 quello del saccarosio, per esempio il lattosio è 16, il glucosio è 74, il miele 90, il<br />

galattosio 32 ed il fruttosio 173.<br />

Nei glucidi il sapore dolce e la solubilità diminuiscono con l’aumentare delle molecole.<br />

Per tale motivo nonostante siano composti di glucidi, la farina (e quindi pane, pasta o<br />

la pizza per esempio), il mais, il riso o le patate non sono dolci.<br />

Lipidi<br />

I lipidi, parola di derivazione greca che significa “sostanza grassa”, in natura sono circa<br />

600, il 70% dei quali di origine vegetale (olive, arachidi, soia ec.) e il 30% di origine<br />

animale (burro, latte, formaggi, fegato di pesce, maiale ecc.).<br />

Quando il punto di fusione dei lipidi è:<br />

• inferiore a 20°C si hanno gli oli<br />

• superiore a 40°C si hanno i grassi<br />

• tra 20 e 40 °C si ha consistenza burrosa.<br />

I lipidi sono composti ternari formati da carbonio, ossigeno ed idrogeno. Sono generalmente<br />

costituiti da miscele di mono, di e trigliceridi, derivati da una molecola di glicerolo,<br />

rispettivamente con una, due o tre molecole di acidi grassi. Tra questi ultimi i più abbondanti<br />

sono i famosi trigliceridi. Gli acidi grassi possono essere di diverso tipo: da un<br />

punto di vista dietetico assume particolare importanza la divisione tra acidi saturi ed insaturi<br />

in base all’assenza o alla presenza di uno o più doppi legami. Gli acidi grassi insaturi<br />

contengono meno atomi di idrogeno dei saturi e sono a temperatura ambiente liquidi<br />

o semisolidi. Tra gli insaturi, i moninsaturi sono prevalentemente presenti nell’olio d’oliva<br />

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II<br />

10<br />

Principi alimentari<br />

e di arachidi mentre i polinsaturi abbondano negli oli di semi vegetali (mais, sesamo, soia,<br />

girasole ecc.). Gli acidi grassi insaturi vengono considerati utili per abbassare i livelli di colesterolo<br />

nel sangue, se usati nella dieta al posto dei grassi saturi. I grassi polinsaturi si<br />

trovano anche negli oli dei pesci. I grassi saturi sono grassi idrogenati al massimo. Si trovano<br />

principalmente nei prodotti di origine animale (carne, uova, lardo, burro, panna, latte<br />

intero e suoi derivati) e per lo più sono solidi a temperatura ambiente. Si trovano anche<br />

negli oli vegetali di palma e di cocco.<br />

Come esistono gli amminoacidi essenziali, esistono gli acidi grassi essenziali ovvero<br />

che l’organismo non può sintetizzare da solo.<br />

Ormai vi è un generale consenso nel considerare opportuno non superare il 30% (nei<br />

soggetti a rischio meglio il 25%) delle calorie giornaliere sotto forma di grasso. Perciò,<br />

per esempio, nel caso di un adulto sano, che consumi quotidianamente circa 2000 kcal,<br />

l’aliquota calorica proveniente dai grassi, dovrà essere, al massimo di 600 kcal, ossia 65<br />

g di grassi. Di questi 65 g di grasso ipotizzati, non più di 15-18 g dovrebbero essere costituiti<br />

da acidi grassi saturi, altrettanti da polinsaturi e la maggior parte, circa 30-35 g,<br />

dagli acidi grassi moninsaturi. Per non complicarsi troppo la vita, basterà sapere che nell’olio<br />

d’oliva queste proporzioni sono naturalmente garantite, mentre nei grassi di deposito<br />

dei tessuti animali prevalgono i grassi saturi.<br />

Infine è da ricordare che i grassi alimentari non rappresentano qualcosa di voluttuario,<br />

un aspetto puramente edonistico della gastronomia, destinato solo a creare problemi<br />

di sovrappeso o di colesterolo. Nella giusta misura, che grossolanamente abbiamo indicato,<br />

sono preziosissimi per il nostro organismo. Ad esempio, le cellule del nostro organismo<br />

sono circondate da membrane costituite soprattutto da lipidi ed il buon funzionamento<br />

di tutti gli organi dipende proprio dalla loro salute. Senza i grassi, alcune vitamine,<br />

le liposolubili A, K, D ed E, che regolano importanti fenomeni tra i quali la difesa<br />

dai radicali liberi, la vista e la crescita, non sarebbero presenti nel nostro organismo. I<br />

grassi, inoltre, sono una scorta di energia concentrata: un uomo di 70 Kg può arrivare a<br />

sopravvivere fino a due mesi senza man-<br />

giare, utilizzando i 10-12 kg di grasso delle<br />

sue riserve.<br />

In più sono loro, i grassi, a rendere<br />

spesso gustosi molti cibi che mangiamo.<br />

Vitamine<br />

Sono sostanze chimiche molto varie,<br />

di origine prevalentemente vegetale, presenti<br />

negli alimenti e nel corpo umano in<br />

quantità minime. Vengono indicate con<br />

alcune lettere dell’alfabeto e altre denominazioni<br />

che tengono conto della loro<br />

struttura chimica o delle funzioni che svolgono.<br />

Vengono divise in dipendenza della<br />

loro solubilità in grassi (liposolubili) o in<br />

acqua (idrosolubili).<br />

Sono sostanze di tipo assai diverso ma<br />

con funzioni prevalentemente protettive.<br />

Classificazione delle vitamine<br />

NOME COMUNE GRUPPO NOME CHIMICO<br />

Vitamina A liposolubile retinolo<br />

Vitamina B12 idrosolubile cianocobalamina<br />

Vitamina C idrosolubile acido ascorbico<br />

Vitamina D liposolubile calciferolo<br />

Vitamina E liposolubile tocoferolo<br />

Vitamina K liposolubile naftochinone<br />

Vitamina B1 idrosolubile tiamina<br />

Vitamina B2 idrosolubile riboflavina<br />

Vitamina B3/PP idrosolubile niacina<br />

Vitamina B5 idrosolubile acido pantotenico<br />

Vitamina B6 idrosolubile piridossina<br />

Vitamina B8/H idrosolubile biotina<br />

Vitamina B9 idrosolubile acido folico,<br />

folacina<br />

Colina idrosolubile colina<br />

Inositolo idrosolubile inositolo<br />

PABA idrosolubile acido paraaminobenzoico


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Principi alimentari II<br />

Il nostro organismo non è capace di sintetizzarne neppure una e quindi deve trovarle<br />

nel cibo. Un’alimentazione variata è in genere più che sufficiente per dare al nostro organismo<br />

tutte le vitamine di cui ha bisogno, che sono comunque abbondanti soprattutto<br />

nel fegato, nella frutta, nelle verdure e negli ortaggi. Negli alimenti di origine vegetale<br />

sono contenute tutte le vitamine con l’eccezione della D, presente nel latte e nel burro<br />

e della B12, presente nella carne e nel fegato.<br />

Sali minerali<br />

Alcuni minerali nelle principali categorie di alimenti<br />

CALCIO FERRO FOSFORO MAGNESIO RAME<br />

Carne – = = – =<br />

Pesce – – = = =<br />

Uova – + = – –<br />

Latte = – – – –<br />

Formaggio + – + = –<br />

Burro – – – – –<br />

Olio d’oliva // – // // –<br />

Cereali integrali – + + + –<br />

Cereali raffinati – = = = –<br />

Legumi = + + + +<br />

Soia + + + + +<br />

Germe di grano = + + + +<br />

Patate – – – = –<br />

Verdure fresche – – – – –<br />

Frutta – – – – –<br />

Frutta secca + + + + +<br />

Legenda: + Abbondante; = Medio; – Scarso; // Assente<br />

Sono sostanze di natura chimica molto varia che vengono introdotte nell’organismo<br />

essenzialmente in modo indiretto, sono infatti contenute nell’acqua e negli alimenti vegetali<br />

ed animali, ma anche in modo diretto per esempio con il sale da cucina.<br />

Anche se sono presenti quasi sempre in quantità molto piccole, i sali minerali nel nostro<br />

organismo fanno un po’ di tutto.<br />

Come le vitamine, anche i minerali non forniscono calorie ma catalizzano molte reazioni<br />

metaboliche e regolano molte funzioni dell’organismo.<br />

Il calcio ad esempio forma la parte dura delle ossa e dei denti, oltre a regolare l’attività<br />

dei muscoli e la coagulazione del sangue. Il fosforo, oltre ad essere presente nelle ossa<br />

e nei denti, partecipa a tutti gli scambi di energia dell’organismo. Sodio e potassio sono<br />

indispensabili per il funzionamento del sistema nervoso. Il ferro serve a trasportare l’ossigeno<br />

alle cellule. Il fluoro protegge i denti dalla carie e gli esempi sarebbero tantissimi.<br />

Almeno 21 minerali sono considerati essenziali per l’uomo, alcuni nell’ordine di grammi<br />

(calcio, fosforo, cloro, potassio, zolfo, sodio e magnesio), altri in quantità minime, tali<br />

da giustificare il termine di oligoelementi o minerali traccia.<br />

I sali minerali si trovano in tutti gli alimenti ma sono in genere più abbondanti nella<br />

frutta, nella verdura e negli ortaggi, perché le piante li assorbono direttamente dal terreno.<br />

Alcuni però vengono assimilati più facilmente se sono contenuti negli alimenti di origine<br />

animale, come per esempio il ferro della carne ed il calcio dal latte.<br />

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II<br />

12<br />

Principi alimentari<br />

Basilico secco 2110<br />

Maggiorana 1990<br />

Timo secco 1890<br />

Salvia secca 1650<br />

Origano secco 1580<br />

Menta secca 1370<br />

Parmigiano 1340<br />

Rosmarino secco 1280<br />

Cannella 1228<br />

Finocchio, semi 1200<br />

Timo secco 123,6<br />

Maggiorana 82,7<br />

Cumino 66,4<br />

Origano secco 44,0<br />

Alloro secco 43,0<br />

Basilico secco 42,0<br />

Bovino, milza 42,0<br />

Prezzemolo secco 41,5<br />

Timo fresco 41,2<br />

Fiocchi di crusca di grano 40,0<br />

Cannella 38,1<br />

Rosmarino secco 29,3<br />

Pepe nero 28,9<br />

Funghi secchi 28,9<br />

Acqua<br />

Contenuto di calcio in alcuni alimenti<br />

(mg per 100 g di alimento)<br />

Contenuto di ferro in alcuni alimenti<br />

(mg per 100 g di alimento)<br />

Pecorino romano 1160<br />

Emmenthal 1145<br />

Groviera 1123<br />

Prezzemolo secco 1080<br />

Latte 1057<br />

Montasio 950<br />

Provolone 881<br />

Fontina 870<br />

Caciocavallo 860<br />

Acciughe sotto sale 542<br />

Salvia secca 28,1<br />

Vongole in scatola, al naturale 28,0<br />

Paprika 23,6<br />

Suino, fegato 18,0<br />

Lievito di birra 17,3<br />

Cacao amaro, in polvere 14,3<br />

Ovino, fegato 12,6<br />

Finocchio, semi 12,3<br />

Zafferano 11,1<br />

Germe di grano 10,0<br />

Menta fresca 9,5<br />

Noce moscata 9,3<br />

Pomodori secchi 9,1<br />

Ceci secchi 6,1<br />

È un composto binario formato da idrogeno ed ossigeno che si trova in quantità più<br />

o meno rilevante in quasi tutti gli alimenti vegetali o animali. Naturalmente, oltre che con<br />

gli alimenti o con le bevande, vino, bibite ecc., viene introdotto nell’organismo nella sua<br />

forma naturale.<br />

Non è ovviamente necessario sottolineare l’importanza dell’acqua nell’alimentazione<br />

umana: basta ricordare che costituisce il componente principale (in media circa il 65%)<br />

dei tessuti del corpo umano.<br />

Possiamo digiunare per delle settimane ma proprio non possiamo sopravvivere senza<br />

acqua. Una perdita d’acqua corrispondente ad appena il 7% del peso corporeo può già<br />

provocare allucinazioni e perdita di coscienza. Tutte le cellule del nostro organismo sono<br />

piene d’acqua e solo nell’acqua possono avvenire le reazioni chimiche che ci tengono in<br />

vita. L’acqua, inoltre, mantiene il nostro corpo sempre alla temperatura giusta e poi è sempre<br />

lei a distribuire i nutrienti in ogni parte del corpo ed a portar vie le scorie prodotte.


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Principi alimentari II<br />

Tutti hanno piccole o grandi riserve di grasso ma nessuno ha adeguate riserve di liquidi<br />

(ascite o edemi sono ritenzioni patologiche) per cui quando non si può bere a sufficienza<br />

ed il bilancio idrico va in passivo (disidratazione) tutte le funzioni organiche sono<br />

coinvolte in un’emergenza metabolica gravissima che porta alla morte nel volgere di pochi<br />

giorni.<br />

Tra urina, sudore e respiro si perdono obbligatoriamente non meno di due litri di acqua<br />

al giorno. Inoltre la fisiologia della nutrizione insegna che per ogni caloria introdotta<br />

con i cibi dovremmo assumere anche un millilitro di acqua, il che vuol dire che per un<br />

PORZIONE FIBRA<br />

Crusca di grano 100 42,4<br />

Carciofi 200 15,6<br />

Mandorle 100 12<br />

Arachidi 100 11<br />

Fagioli freschi 100 10,6<br />

Datteri 100 9<br />

Piselli in scatola 100 9,7<br />

Farina integrale 100 9,6<br />

Nocciole 100 8<br />

More 100 7,3<br />

Broccoli 200 7,2<br />

Fagioli secchi 30 7,2<br />

Farina d’avena 100 7<br />

Lamponi 100 7<br />

Castagne 100 7<br />

Fagioli in scatola 100 6,8<br />

Farina di frumento 0 100 6,8<br />

Cetrioli 100 6,4<br />

Melanzane 200 6,4<br />

Cavolini di Bruxelles 200 6,3<br />

Fagiolini 200 5,8<br />

Ceci secchi 30 5,6<br />

Cavolfiori 200 5,4<br />

Lenticchie secche 30 5,4<br />

Lenticchie in scatola 100 5,3<br />

Pasta 100 5,3<br />

Pere 200 5,2<br />

Piselli freschi 100 5,2<br />

Fichi d’india 100 5<br />

Fave fresche 100 5<br />

Prezzemolo 100 5<br />

Piselli secchi 30 5<br />

Carote 200 4,8<br />

Spinaci 200 4,4<br />

Semola 100 4<br />

Mele 200 4<br />

Ribes 100 4<br />

Arance 200 3,8<br />

Finocchi 200 3,8<br />

Dove trovare le fibre alimentari<br />

contenuto in fibra (g) per porzione (g)<br />

PORZIONE FIBRA<br />

Melone 400 3,6<br />

Fiocchi d’avena 50 3,5<br />

Farina di frumento 00 100 3,4<br />

Cornflakes 30 3,3<br />

Fette biscottate integrali 30 3,3<br />

Albicocche 150 3,1<br />

Susine 150 3,1<br />

Asparagi 200 3<br />

Avocado 100 3<br />

Fave secche sgusciate 30 3<br />

Kaki 100 3<br />

Farina di mais 100 3<br />

Porri 100 3<br />

Rape 100 3<br />

Pane integrale 50 2,8<br />

Pesche 200 2,8<br />

Banane 150 2,7<br />

Orzo perlato 30 2,7<br />

Pomodori da insalata 200 2,6<br />

Prugne secche 15 2,6<br />

Bietole 200 2,4<br />

Fragole 100 2,2<br />

Kiwi 100 2<br />

Patate 100 2<br />

Mandaranci 100 2<br />

Fichi 100 2<br />

Sedano 50 1,6<br />

Uva 100 1,5<br />

Pane bianco 50 1,4<br />

Ananas 100 1,2<br />

Peperoni verdi 100 1,2<br />

Fette biscottate normali 30 1,1<br />

Indivia 50 1,1<br />

Amarene 100 1<br />

Peperoni gialli 100 0,9<br />

Lattuga 50 0,7<br />

Cipolle 50 0,6<br />

Riso 100 0,6<br />

Ravanelli 50 0,5<br />

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II<br />

14<br />

Principi alimentari<br />

consumo giornaliero di 2000 kcal occorrono non meno di due litri di acqua, di cui però<br />

quasi la metà viene fornita dagli stessi alimenti (verdura e frutta contengono l’80-90 %<br />

di acqua) e l’altra metà dovrà essere introdotta in forma diretta di acqua o di bibite.<br />

Fibre alimentari<br />

Con l’espressione fibra alimentare si indicano tutti i componenti delle cellule vegetali<br />

degli alimenti che non vengono assorbiti dal tratto gastrointestinale. Anche se non è un<br />

nutriente dei sei fondamentali, in un’alimentazione equilibrata non devono mancare.<br />

La fibra alimentare comprende almeno cinque diversi componenti: cellulosa, emicellulose,<br />

lignina, pectina e gomme. Pur non fornendo calorie svolge funzioni molto utili all’organismo.<br />

La frazione idrosolubile (pectina, guar, galattomannani) rallenta sensibilmente<br />

l’assorbimento dei carboidrati e del colesterolo, la fibra insolubile (cellulosa, emicellulose<br />

e lignina) ha invece indicazione nella stipsi e nella prevenzione della diverticolosi<br />

intestinale. Inoltre, la fibra favorisce la digestione perché dà volume agli alimenti e così<br />

quando si trova nello stomaco crea una sensazione di sazietà che ci aiuta a non mangiare<br />

troppo. Nell’intestino poi gli alimenti più voluminosi stimolano i movimenti delle pareti<br />

e viaggiano più velocemente, liberando prima il tratto digerente.


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III. Digestione ed assorbimento<br />

La digestione che avviene nella cavità orale, nello stomaco e nella parte dell’intestino<br />

tenue, ha essenzialmente il compito di trasformare i principi alimentari in modo che,<br />

giunti nell’intestino tenue, possano essere assorbiti ed entrare infine direttamente nel torrente<br />

circolatorio e nelle vie linfatiche.<br />

Nella bocca gli alimenti subiscono l’azione meccanica dei denti ed enzimatica della saliva.<br />

Il boccone lubrificato (bolo) viene spinto dalla lingua verso la faringe (deglutizione) e<br />

quindi nell’esofago che con le sue ritmiche contrazioni, alla velocità di circa 2-4 cm al secondo,<br />

giunge allo stomaco. Nello stomaco il continuo movimento dei muscoli e i succhi<br />

gastrici favoriscono la formazione di una poltiglia (chimo) che spinta attraverso il piloro<br />

giunge nell’intestino tenue. Il tempo necessario per il completo svuotamento dello stomaco<br />

dipende da un’adeguata peristalsi, dalla quantità e dalla natura dei cibi ingeriti e<br />

può variare da 2 a 6 ore.<br />

Nell’intestino tenue, lungo circa 7 m nell’adulto, si attua la trasformazione del chimo<br />

in chilo, poltiglia più fluida e finemente omogenea. A tale trasformazione concorrono fattori<br />

meccanici, contrazioni peristaltiche, e sopratutto chimico-enzimatiche.<br />

Dopo circa tre ore di permanenza nell’intestino tenue, il chilo, privato quasi completamente<br />

dei suoi principi nutritivi assorbiti dai villi intestinali, passa attraverso la valvola<br />

ileo-cecale nell’intestino crasso (lungo circa 1,7 m). Il contenuto intestinale, costituito da<br />

residui della digestione (cellulosa, sostanze grossolane, ecc.), batteri, cellule di desquamazione<br />

della mucosa intestinale, giunge infine al retto ove si arricchisce di muco che ne<br />

favorisce l’espulsione attraverso l’ano. I residui intestinali di un pasto vengono eliminati<br />

nella misura di un terzo dopo 24 ore, due terzi dopo 48 ore, completamente in 96 ore.<br />

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16<br />

IV. Composizione corporea<br />

A titolo puramente indicativo, per chiarezza di esposizione, il corpo di un uomo adulto<br />

di circa 70 Kg, contiene circa:<br />

• acqua: 49,2 kg<br />

• proteine: 10,3 kg<br />

• grassi: 8,35 kg<br />

• glucidi: 0,2 kg<br />

• ceneri ovvero minerali non combustibili: 3,25 kg.<br />

Da alcuni anni è possibile attraverso la bioimpedenzometrica verificare la composizione<br />

corporea. Senza entrare in dettagli complessi di biofisica, si può dire che il corpo umano<br />

è composto fondamentalmente in due componenti:<br />

• Massa lipidica totale (FM, fat mass): è misurata in kg e in condizioni fisiologiche<br />

è pari a circa il 15-20% del peso totale nel maschio e del 25-30% del peso corporeo<br />

nella femmina.<br />

• Massa corporea alipidica, massa magra (FFM, free fat mass): anch’essa è misurata<br />

in kg ed è costituita dai muscoli scheletrici, dai muscoli non scheletrici, dai<br />

tessuti magri, dallo scheletro e dall’acqua.<br />

Questa distinzione non è priva di significato clinico, in quanto i tessuti metabolicamente<br />

più attivi e quindi a maggior dispendio energetico sono costituiti dalla massa magra<br />

e soprattutto dai muscoli, mentre al contrario la massa grassa ha un consumo di energia<br />

molto più basso.<br />

Di conseguenza, se è fuori di dubbio che chi possiede più massa magra è un individuo<br />

metabolicamente più attivo, è anche vero però che i rapporti fra massa magra e massa<br />

grassa variano sia durante l’intero arco della vita che fra i due sessi.<br />

In generale si può dire:<br />

• da 1-6 anni all’adolescenza il grasso corporeo è leggermente maggiore nelle femmine<br />

che nei maschi e tale differenza è ancora più pronunciata nell’adolescenza;<br />

• dopo i 50 anni in entrambi i sessi si ha una diminuzione della massa magra tanto che<br />

in un individuo di 85 anni la massa magra ha un valore di 3/4 rispetto ad un adulto<br />

quarantenne.<br />

Una considerazione importante è che chiunque osservi delle diete dimagranti squilibrate,<br />

troppo drastiche o dissociate, non perde solo peso ma modifica, anche profondamente,<br />

la propria costituzione corporea, perdendo sì massa grassa ma anche e soprattutto<br />

massa magra, cosa ovviamente poco consigliabile in generale, e per di più metabolicamente<br />

più attiva.


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V. Metabolismo basale<br />

Si indica tecnicamente con il termine metabolismo basale la minima quantità di energia<br />

necessaria all’organismo, nelle 24 ore, in condizioni di assoluto riposo psichico e fisico<br />

alla temperatura ambiente, a digiuno rigoroso da 12 ore, per l’espletamento delle pure<br />

funzioni vegetative (normali attività degli organi compresa la termoregolazione).<br />

In maniera più semplificata si può definire come consumo calorico corrispondente per<br />

ogni ora a circa 1 caloria per ogni chilogrammo di peso corporeo. Perciò un uomo di 70<br />

Kg consuma ogni ora circa 70 kcal, cioè 1680 Kcal al giorno per il solo mantenersi in vita.<br />

A tale valore dovranno poi aggiungersi le spese inerenti alle varie attività fisiche volontarie.<br />

Il calcolo del metabolismo basale è importante in quanto ci dà la stima della necessità<br />

di calorie da ingerire, a cui poi aggiungere quelle del consumo volontario, per mantenere<br />

un livello calorico equilibrato alle proprie esigenze.<br />

Il metabolismo basale risulta influenzato poi da numerosi fattori: dall’età al sesso, dal<br />

clima alle condizioni nutritive del soggetto, dalla minore o maggiore sedentarietà, da condizioni<br />

fisiologiche come gravidanza, allattamento ecc., a condizioni patologiche.<br />

• Età: da circa 26/cal/m2/h nel neonato, raggiunge un massimo tra i 3 ed i 6 anni, diminuendo<br />

successivamente in modo più o meno graduale.<br />

• Sesso: nell’uomo è più elevato di circa il 7% rispetto alla donna.<br />

• Dimensioni del soggetto: il metabolismo aumenta all’aumentare della superficie<br />

corporea.<br />

• Condizioni nutritive: il metabolismo diminuisce in condizioni di iponutrizione, per<br />

esempio dopo un mese di digiuno se ne riscontra in alcuni soggetti una riduzione del<br />

20%. Questa considerazione è particolarmente importante perché ci spiega come mai<br />

durante regimi dietetici ipocalorici prolungati nel tempo, il dimagrimento si riduce progressivamente.<br />

In tale evenienza diventa quindi fondamentale aumentare il metabolismo<br />

incrementando l’attività fisica.<br />

• Sedentarietà: il metabolismo si riduce significativamente nei soggetti sedentari.<br />

• Allattamento: aumenta di circa il 3-6%.<br />

• Sonno: si abbassa del 6-13%.<br />

• Clima: un aumento della temperatura oltre i 30°C provoca in genere un leggero aumento<br />

del metabolismo, necessario per la sudorazione, mentre una diminuzione della<br />

temperatura al di sotto dei 15°C induce un suo aumento sensibile. In tal caso si ha una<br />

termodispersione dalla sorgente calda, il corpo, a quella più fredda, l’ambiente.<br />

• Temperatura corporea: negli stati febbrili il metabolismo aumenta di circa il 13% per<br />

ogni grado di temperatura superiore ai 37°C.<br />

• Gravidanza: durante il primo trimestre resta immutato, aumenta dell’8% circa al<br />

quinto mese arrivando ad un aumento intorno al 14-33% negli ultimi due mesi (in<br />

questa fase infatti risulta uguale alla somma di quello della madre più quello del feto).<br />

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18<br />

VI. Peso ideale<br />

Molto spesso ci si domanda quale sia il peso giusto per ognuno di noi, quanto si dovrebbe<br />

pesare per potersi considerare in forma.<br />

Per quanto possa sembrare strano sono stati i grandi istituti d’assicurazione americani<br />

ad elaborare per primi dei parametri di correlazione tra peso e mortalità, intorno agli<br />

anni ’50-60. Numerosi studi epidemiologici hanno confermato in maniera incontrovertibile<br />

che nelle diverse fasce d’età, sono le persone con il maggior peso corporeo a pagare<br />

il tributo maggiore alla mortalità. L’esatta determinazione del “peso ideale”, per età,<br />

sesso e costituzione fisica, è tutt’altro che semplice, e se fissata in termini troppo rigidi rischia<br />

di essere arbitraria.<br />

Dal punto di vista clinico, quando si parla di peso ottimale, desiderabile o ideale, non<br />

ci si riferisce ad un peso esatto ma ad un intervallo, relativamente ampio, in cui il peso<br />

può oscillare senza aumento di rischio. Ci si riferisce cioè ad una fascia, un intervallo di<br />

peso entro la quale si ha il minimo rischio per la salute e contemporaneamente la migliore<br />

efficienza fisica. Al di sopra, ma anche al di sotto della banda di oscillazione, il rischio di<br />

mortalità comincia a farsi statisticamente più probabile. Molti studiosi hanno proposto<br />

svariati metodi per identificare il peso desiderabile ma il parametro di riferimento più idoneo<br />

è certamente quello della statura.<br />

Allo stato attuale, al di là di procedimenti costosi e troppo sofisticati (quali il Tobec, la<br />

RMN ecc.) e di conseguenza non applicabili nell’uso comune, il metodo comunemente<br />

considerato il più affidabile è l’Indice di Massa Corporeo (o Body Mass Index, BMI), che<br />

consente di esprimere il rapporto peso/altezza con una sola cifra. Il BMI si calcola: peso<br />

(kg) /altezza in metri al quadrato. Per esempio: un soggetto maschio adulto del peso di<br />

70 Kg e di 1,65 m di altezza, non importa l’età, avrà un BMI di 25,7 pari al risultato di<br />

70 (il peso) diviso 2,72 (il prodotto dell’altezza per se stesso). A questo punto basta per<br />

interpretare il significato dell’indice 25,7, riferirsi alle fasce predisposte dagli esperti per<br />

la valutazione del BMI.<br />

I limiti di oscillazione dell’indice sono:<br />

• meno di 18,5: sottopeso<br />

• tra 18,5 e 24,9: normopeso<br />

• tra 25 e 29,9: sovrappeso<br />

• oltre 30: obesità<br />

• oltre 40: grande obesità<br />

Esistono dei regoli o della tabelle molto semplici da usare che consentono di calcolare<br />

sia il BMI che l’interpolazione nelle fasce di peso per valutare l’eventuale rischio.<br />

Il nostro soggetto usato per l’esempio comincia ad essere in sovrappeso. Si tratta di poca<br />

cosa, pochi chilogrammi in più del peso accettabile, però per esperienza si può dire che<br />

se non prende subito qualche contromisura, anche un banale sovrappeso è destinato ad aggravarsi<br />

con l’avanzare dell’età, per una serie di fattori fisiologici e socio comportamentali.


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Peso ideale VI<br />

Il numerino espresso dal peso e quindi anche il BMI, per quanto utile, esprime solo<br />

una valutazione quantitativa ovvero non ci dice di cosa è formato quel soggetto, cioè non<br />

ci fornisce informazioni sulla qualità della composizione corporea. Non ci indica di quanto<br />

incidono sul peso complessivo la massa magra e la massa grassa, che come abbiamo<br />

già visto, incidono diversamente sull’economia dei fenomeni metabolici. Facendo un altro<br />

esempio due soggetti coetanei, di pari peso e di pari altezza possono presentare lo<br />

stesso BMI, però il primo presenta un 20% di grasso corporeo (massa grassa abituale in<br />

un soggetto giovane e normotipo) mentre l’altro, complessivamente più sedentario e meno<br />

muscoloso, raggiunge il 25% di massa grassa. Il loro BMI potrà risultare equivalente<br />

ma dal punto di vista clinico la situazione del primo soggetto, quello con minore massa<br />

grassa, è nettamente preferibile. Ancora, per esempio, un soggetto molto sportivo, con<br />

molti muscoli, sarà in apparenza in sovrappeso, mentre in realtà la sua massa grassa potrebbe<br />

essere ridotta a percentuali modestissime.<br />

Ma i problemi relativi alla quantità ed alla qualità del peso hanno anche altre variabili.<br />

Molti studi hanno dimostrato anche l’importanza della localizzazione prevalente del<br />

grasso in eccesso.<br />

Non si corrono gli stessi rischi di insorgenza di patologie metaboliche se il grasso tende<br />

ad accumularsi soprattutto a livello ventrale o piuttosto sui glutei e sulle cosce. Esiste<br />

una distinzione tra obesità tipicamente femminile o ginoide (definita anche a pera) e<br />

quella tipicamente maschile o androide (a mela).<br />

L’obesità androide, con accumulo di tessuto grasso nell’addome e nella parte superiore<br />

del corpo, comporta un maggior rischio di ipertensione, di ipercolesterolemia e di<br />

diabete ed una ridotta tolleranza al glucosio. Nell’obesità prevalentemente sottocutanea<br />

e periferica di tipo ginoide, invece, le complicanze metaboliche sono minori e perfino irrilevanti.<br />

Altezza (m)<br />

2,00<br />

1,95<br />

1,90<br />

1,85<br />

1,80<br />

1,75<br />

1,70<br />

1,65<br />

1,60<br />

1,55<br />

1,50<br />

1,45<br />

1,40<br />

Magrezza grave<br />

Magrezza<br />

Sottopeso<br />

moderata<br />

Normopeso<br />

IMC 16,0 17,0 IMC 18,5<br />

40,0 45,0 50,0 55,0 60,0 65,0 70,0 75,0 80,0 85,0 90,0 95,0 100,0 105,0 110,0<br />

Peso (kg)<br />

Sovrappeso<br />

IMC 25,0<br />

IMC 30,0<br />

Obesità<br />

moderata<br />

IMC 40,0<br />

Obesità<br />

grave<br />

19


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 20<br />

VI<br />

20<br />

Peso ideale<br />

Queste osservazioni sul diverso intreccio di concause e di complicanze dell’obesità<br />

spiegano perché alcuni soggetti in forte sovrappeso non vadano incontro a gravi complicanze,<br />

a parte quelle meccaniche, mentre in altri soggetti un’obesità anche di grado più<br />

modesto, ma con prevalente localizzazione addominale, provochi gravi complicanze metaboliche<br />

e cardiovascolari.<br />

Un semplice ma efficace sistema di distinzione consiste nel misurare con un banale<br />

metro le circonferenze della vita. Se la circonferenza della vita (waist ratio W/R) supera i<br />

102 cm nell’uomo e 88 cm nella donna la possibilità di avere complicanze metaboliche e<br />

cardiovascolari è significativamente più alta.


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VII. Sovrappeso ed obesità<br />

Per obesità (termine che deriva dal latino obedo, “mangiare in eccesso”) o polisarcia,<br />

si intende un consistente aumento di peso e di volume corporeo, dovuto ad accumulo di<br />

grasso, soprattutto trigliceridi, nel tessuto adiposo.<br />

L’obesità di un qualsiasi individuo è la prova evidente che l’apporto calorico dei cibi di<br />

cui ci si alimenta è superiore al dispendio energetico del suo organismo.<br />

Quando l’apporto calorico è superiore al dispendio energetico si ha sovrappeso ed<br />

obesità; quando l’apporto calorico è uguale al dispendio energetico si ha peso costante;<br />

quando invece l’apporto calorico è inferiore al dispendio si ha dimagrimento.<br />

Con una certa approssimazione si può affermare che per ogni 7000 calorie introdotte<br />

in eccesso il grasso corporeo aumenta di 1 kg circa.<br />

Con l’espressione caloria intendiamo l’unità di misura che esprime il valore energetico<br />

degli alimenti ed il consumo di energia dell’organismo. La chilocaloria (kcal) corrisponde<br />

alla quantità di calore necessaria per innalzare di un grado centigrado la temperatura<br />

di un kg di acqua. Nel prossimo futuro, per convenzione internazionale, dovremmo<br />

usare come unità di misura il joule (J) che corrisponde a 0,239 kcal (1 kcal = 4,19 J).<br />

In generale è bene ricordare che un g di grasso fornisce 9 kcal, un g di proteine o di zuccheri<br />

4 kcal e un g di alcol circa 7 kcal.<br />

Le cause che alterano l’equilibrio tra apporto energetico e dispendio, generando obesità,<br />

sono numerose. Le fondamentali, ma ci limitiamo solo ad elencarle senza entrare<br />

nello specifico, sono:<br />

• riduzione del dispendio energetico<br />

• anomalie del comportamento alimentare (possono derivare sia da condizioni ambientali<br />

e socioecomiche, sia da motivazioni psicologiche)<br />

• alterazione della regolazione della fame<br />

• alterazione del numero e delle funzioni delle cellule adipose<br />

• alterazioni endocrine (rare).<br />

L’obesità, oltre a costituire un fattore di rischio per numerose malattie, rappresenta<br />

una grave minaccia per la salute, in quanto non esiste alcun organo del corpo che non<br />

ne subisca il sovraccarico.<br />

Obesità ed apparato cardiovascolare<br />

Il cuore dell’obeso, la cui funzionalità è compromessa da un’anomala infiltrazione di<br />

grassi, deve nutrire una massa corporea superiore al previsto ed è costretto ad effettuare<br />

un maggior lavoro che può favorire l’ipertensione (il 25-30% degli individui ipertesi sono<br />

obesi) e la predisposizione all’insufficienza cardiaca.<br />

Obesità ed apparato digerente<br />

Le persone obese sono più frequentemente colpite da patologie del fegato (nel quale<br />

21


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 22<br />

VII<br />

22<br />

Sovrappeso ed obesità<br />

si verifica un’abnorme infiltrazione di lipidi), della colecisti, delle vie biliari (colelitiasi, coledocolitiasi,<br />

colecistite) e del pancreas (pancreatine acuta e cronica).<br />

Obesità ed apparato respiratorio<br />

Nell’obeso l’accumulo di grasso in sede addominale determina un innalzamento del<br />

diaframma, ciò riduce la ventilazione polmonare e la capacità vitale, favorendo la bronchite<br />

cronica e aumentando la difficoltà respiratoria (dispnea) nel caso di enfisema polmonare<br />

o di asma.<br />

Obesità e derma<br />

La pelle è più soggetta ad affezioni infiammatorie per la maggiore secrezione sudorale<br />

che favorisce l’annidamento di batteri e agenti infiammatori.<br />

Obesità e diabete mellito<br />

L’obesità aumenta la frequenza degli scompensi metabolici ed in particolare, negli<br />

adulti geneticamente predisposti al diabete, riduce la tolleranza al glucosio. Circa il 50%<br />

degli obesi di età compresa tra i 30 ed i 60 anni sono diabetici.<br />

Obesità ed artropatie<br />

Il peso in eccesso, gravando sulle articolazioni, determina varie forme di artropatie.<br />

Dalle statistiche emerge che gli ammalati di artrite deformante sono, nel 60% dei casi,<br />

obesi. Inoltre, queste alterazioni limitano ulteriormente la possibilità di movimento e<br />

quindi il dispendio energetico; di conseguenza favoriscono un ulteriore aumento ponderale.<br />

Obesità e gotta<br />

Negli obesi il livello di acido urico nelle urine è generalmente superiore ai valori normali.<br />

L’iperuricemia può essere influenzata da un elevato e costante consumo di nucleoproteine,<br />

presenti nella carne.<br />

Obesità e durata della vita<br />

Da numerosi lavori epidemiologici è emersa una marcata correlazione negativa tra<br />

obesità e durata della vita: un eccesso ponderale di circa il 50% correla con una riduzione<br />

della sopravvivenza del 50%.


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VIII. Un paio di falsi miti<br />

Molto spesso si crede che siano gli sporadici luculliani pasti legati alle feste o ai banchetti<br />

a dieci portate, tutte ipercaloriche, di cerimonie varie, a far ingrassare di quei 4-5<br />

kg l’anno piuttosto che i piccoli vizi quotidiani che ci concediamo.<br />

“Non si ingrassa tra Natale e Capodanno ma tra Capodanno e Natale”, con questo<br />

assioma caro al prof. Del Toma, uno dei più noti specialisti in scienze dell’alimentazione,<br />

si intende che sono le piccole e spesso evitabili trasgressioni quotidiane a far incamerare<br />

chilogrammi e non i “pranzoni” sporadici.<br />

Per aumentare di 2 kg di grasso in un giorno, per esempio Natale, si dovrebbe aggiungere<br />

ad un pasto medio una a scelta, tra le seguenti proposte:<br />

• 4 panettoni interi farciti da 1 kg<br />

• 25 tavolette di cioccolata da 1 etto<br />

• 20-22 porzioni medie di pasta alla carbonara<br />

• 28-30 piatti di spaghetti al pomodoro<br />

• 18-20 porzioni usuali (non fette, ma piatti in cui le fette spesse sono almeno 4-5)<br />

di zampone o cotechino con legumi<br />

• la somma di 1 kg di ravioli a crudo, conditi con 200 gr di olio o burro, 1/2 kg di antipasti<br />

tra salumi, pesci, frutti di mare, 2 etti di cioccolata, 1 kg di arrosto condito<br />

con 1 etto d’olio, 1 panettone da 1 kg. Tutto ciò per il pranzo. Ed in più a cena 3<br />

etti di risotto con 1/2 etto d’olio e 1 etto di cioccolato.<br />

Tutto ciò si spiega tenendo presente che per aumentare di 1 kg di grasso occorrerebbero<br />

7000 calorie in più ad un pasto di 2000 calorie, che consenta di stare in pari.<br />

Quindi per prendere 2 kg si dovrebbero ingerire 16.000 calorie in 24 ore, quante appunto<br />

ne arrivano seguendo uno dei sei suggerimenti citati. Il peso aumentato che ci si<br />

ritrova il giorno dopo un lauto pasto è dovuto prevalentemente all’acqua, non solo quella<br />

ingerita ma anche l’acqua che l’organismo richiede per svolgere al meglio il superlavoro<br />

chimico-metabolico cui è costretto dall’inusuale introito di calorie e nutrienti.<br />

Esagerando alla grande, per quanto si mangi nelle grandi occasioni non si riesce ad incamerare<br />

che 2400-2600 calorie in più del solito, equivalenti a 300-400 gr di grasso.<br />

Basterebbe una settimana di morigeratezza e del banchetto l’organismo non conserverebbe<br />

più alcuna traccia.<br />

All’inverso, se pensiamo ad una persona normale che decidesse di passare dai 4 caffè<br />

al giorno dolcificati con un cucchiaino di zucchero l’uno agli 8 caffè al giorno, oppure<br />

se decidesse solo di raddoppiare i cucchiaini di zucchero, aumenterebbe, in un anno,<br />

di 4 kg. Facciamo i conti: un cucchiaino di saccarosio pesa 5 g e fornisce 20 calorie, 4<br />

cucchiaini in più al giorno sono 80 calorie in più al giorno. In 28-31 giorni avrebbe già<br />

pareggiato i conti con il pranzo di Natale. In 12 mesi sarebbero 29.000 calorie circa che<br />

diviso 7000 corrispondenti ad 1 kg di grasso, in un anno fanno 4 kg di grasso in più.<br />

23


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VIII<br />

24<br />

Un paio di falsi miti<br />

Questo piccolo esempio, senza criminalizzare lo zucchero, serve ad evidenziare che<br />

sono le piccole ed apparentemente trascurabili infrazioni, coltivate con cura nel tempo, a<br />

causare il progressivo ingrassamento.<br />

Un ultimo esempio. Un uomo alto 180 cm che a 30 anni pesava 77 kg (BMI=24, perfetto)<br />

e a 45 ne pesa 87 (BMI=27,3, sovrappeso) dove avrà preso i 10 kg in più? Ha accumulato<br />

circa 70.000 calorie di troppo in 15 anni ovvero 13 calorie al giorno in più: lo<br />

si può quantificare in poco più di mezzo cucchiaino di zucchero al dì o 3 spaghetti sconditi<br />

o in 2-3 fragole o in 2 ciliegie o in mezza caramella al giorno<br />

Lo stesso discorso vale per verificare le possibilità di perdere peso. Se analizziamo il<br />

classico messaggio-bidone di molte proposte dietetiche oggi alla moda si può verificare<br />

l’infondatezza di tanti presunti esperti. Immaginiamo di seguire il famoso slogan del film<br />

di Carlo Verdone, in cui si prometteva la perdita di 7 kg in 7 giorni. In teoria, fermo restando<br />

il digiuno totale, si dovrebbero perdere 5000 calorie al giorno per tutta la settimana.<br />

Basterebbe riuscire a correre per 14-16 ore, ovvero tra i 100 e 110 km, anche a<br />

ritmo lento, equivalenti a due maratone e mezzo al dì. Il giorno dopo pedalare per 18-<br />

20 ore cioè circa 260-280 km equivalenti ad una Milano-Sanremo, il giorno dopo ancora<br />

scendere una novantina di volte dalla torre di Pisa o lavare 15-16 auto (un’ora e mezza<br />

l’una) e così via per tutta la settimana, fermo restando il digiuno assoluto.<br />

La regola numero uno è, come afferma Arturo Cocchi nel suo brillante libro sulle diete,<br />

una dieta dimagrante è tanto meno attendibile quanto più promette.


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IX. Conservazione e cottura<br />

degli alimenti<br />

Una volta il rischio alimentare era abbastanza elevato sia perché le norme igieniche<br />

erano approssimative, sia perché i sistemi di conservazione, salatura, affumicatura, speziatura<br />

ecc., erano decisamente poco efficaci, sia perché i controlli erano praticamente<br />

inesistenti.<br />

Nel Rinascimento c’era l’abitudine di speziare abbondantemente le carni, un po’ per<br />

allungare la conservazione e un po’ per nascondere il progressivo cattivo sapore prodotto<br />

dal loro decadimento.<br />

I primi esperimenti di conservazione in barattoli sterilizzati risalgono a due secoli fa,<br />

mentre appena un secolo ci divide da Louis Pasteur e dal più famoso sistema di conservazione<br />

mediante riscaldamento, la cosiddetta “pastorizzazione” e soltanto sessant’anni<br />

dai primi alimenti surgelati. Poco più di un secolo fa sono apparsi i primi alimenti prodotti<br />

su scala industriale di cui il capostipite è l’estratto di carne prodotto in Uruguay nel 1872<br />

dalla società Liebig, che sfruttava industrialmente le scoperte del grande chimico tedesco<br />

J. Von Liebig.<br />

Nell’ultimo secolo la tecnica della conservazione degli alimenti ha fatto passi da gigante.<br />

In particolare la congelazione e poi la surgelazione con la catena del freddo ed il<br />

frigorifero dotato di freezer, hanno fornito e continuano a fornire alimenti molto ben<br />

conservati.<br />

Tutti i metodi di conservazione servono, in un modo o nell’altro, sia a distruggere i microrganismi<br />

o a rallentarne lo sviluppo, sia a inattivare gli enzimi che li modificano. Tra i<br />

metodi fisici vanno ricordati il riscaldamento ed il raffreddamento, l’eliminazione dell’acqua,<br />

l’impiego di radiazioni ionizzanti, l’uso di atmosfere controllate (per esempio la polvere<br />

di caffè sotto vuoto o sotto azoto, le bibite gassate ecc.). I metodi chimici, che si basavano<br />

essenzialmente sull’aggiunta agli alimenti di sostanze naturali (sale, zucchero,<br />

aceto, olio) in dosi piuttosto elevate, si sono ampliati grazie all’uso di sostanze di sintesi,<br />

periodicamente assai discusse (additivi chimici: come i conservanti, gli antiossidanti o antimicrobici)<br />

che hanno effetti diversi, talvolta solo estetici, come nel caso dei coloranti, a<br />

seconda della loro struttura molecolare. I metodi biologici bloccano lo sviluppo dei microrganismi<br />

nocivi agevolando lo sviluppo di microrganismi benefici, come nel caso dello<br />

yogurt. I metodi chimici più antichi, come aggiunta di zucchero o di sale funzionano sottraendo<br />

acqua agli alimenti e rendendo quindi difficile lo sviluppo di microrganismi mentre<br />

la conservazione in olio protegge dall’ossidazione.<br />

Infine è bene ricordare che i maggiori pericoli per quanto riguarda la conservazione,<br />

al giorno d’oggi, dipendono più dalle nostre abitudini che dalle aziende agroalimentari.<br />

La possibilità di contaminazioni microbiologiche è più frequente nelle nostre cucine per<br />

scarsa attenzione alle basilari norme igieniche.<br />

Anche per quanto riguarda la cottura, le possibilità a nostra disposizione sono sicuramente<br />

aumentate. Negli ultimi cinquant’anni la tecnologia ci ha fornito strumenti molto<br />

utili che hanno soppiantato o affiancato, in alcuni casi, i tradizionali sistemi. I forni<br />

25


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IX<br />

26<br />

Conservazione e cottura degli alimenti<br />

elettrici o a gas, i frullatori di vario genere, il forno a microonde, le vaporiere, le friggitrici<br />

ecc. sono ormai tecnologie a disposizione di tutti.<br />

La cottura degli alimenti è una tecnica molto vantaggiosa, non solo perché fa divenire<br />

gradevoli e più appetitosi i cibi ma rende commestibili vari alimenti che non lo sarebbero<br />

in natura, si pensi ai fagioli, ai piselli o alle patate che contengono sostanze dannose<br />

che solo la cottura può rendere innocue. Inoltre consente agli alimenti di essere più digeribili,<br />

anticipando processi simili alla digestione e garantisce l’igiene, distruggendo molti<br />

microrganismi (batteri, parassiti, microbi ecc.) presenti negli alimenti.<br />

La cottura d’altro canto presenta alcuni svantaggi: può ridurre il valore nutritivo di vari<br />

cibi riducendo la presenza di alcuni principi nutritivi, di vitamine o di sali minerali ecc.<br />

Inoltre può indurre la produzione di sostanze tossiche come i perossidi e i radicali liberi<br />

specie nel caso degli oli o delle sostanze grasse.<br />

Metodi di cottura<br />

Lessatura: è un metodo valido purché si consumino anche i liquidi di cottura dove si è<br />

trasferita buona parte delle vitamine.<br />

A pressione: è uno dei sistemi più efficienti di cottura perché conserva meglio le vitamine.<br />

In umido: contrariamente all’idea comune è tra i sistemi più vantaggiosi, in quanto si<br />

possono preparare dei cibi particolarmente gustosi senza perdere sostanze nutritive, che<br />

rimangono nel condimento. Unica precauzione è quella di tenere la fiamma bassa e non<br />

abbondare con i grassi.<br />

A vapore: è sicuramente il migliore per cucinare verdure, carne e pesce. I cibi cotti a vapore<br />

restano leggeri anche se probabilmente si perdono alcune vitamine come la B1, la<br />

B12, la C e l’acido folico.<br />

Alla griglia: certamente è uno dei metodi più veloci anche se a causa delle alte temperature<br />

raggiunte c’è il rischio che si possano produrre sostanze potenzialmente nocive come<br />

gli idrocarburi policiclici. È bene evitare di cuocere l’alimento sulla fiamma viva e farlo<br />

invece su una griglia. Inoltre bisogna evitare di bruciare l’alimento, perché oltre a renderlo<br />

poco gradevole ed indigesto, i grassi bruciati possono liberare l’acroleina, una sostanza<br />

epatotossica.<br />

Al forno: è un tipo di cottura che offre molti vantaggi, alto valore nutritivo, sapore gradevole,<br />

scarso utilizzo di grassi.<br />

Microonde: premesso che cuocere i cibi con le microonde non provoca formazione di<br />

sostanze tossiche o potenzialmente cancerogene, rispetto ai sistemi tradizionali consente<br />

di cucinare senza l’aggiunta di grassi, provoca una ridotta alterazione dei principi nutritivi<br />

ed è l’ideale per riscaldare i cibi precotti e surgelati.<br />

Frittura: è uno dei metodi di cottura che rendono i cibi più gustosi anche se, a causa delle<br />

alte temperature raggiunte, vengono distrutti molti nutrienti. In fatto di digeribilità,<br />

carne e verdure risultano più digeribili delle patate. Dal punto di vista nutrizionale è bene<br />

tagliare gli alimenti in piccoli pezzi, in modo che restino il minor tempo possibile nell’olio,<br />

non raggiungere mai il punto di fumo (ossia quando l’olio diventa fumante) perché<br />

in quel momento si formano le sostanze tossiche (l’acroleine), non riciclare mai l’olio<br />

usato e scolare bene gli alimenti a cottura ultimata.<br />

Infine per ottenere una frittura leggera, ovvero che contenga meno olio possibile, occorre,<br />

anche se può sembrare paradossale, molto olio e che sia ben caldo. Questo perché<br />

quando immergiamo per esempio una patatina nell’olio caldo della padella, le


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Conservazione e cottura degli alimenti IX<br />

molecole della sua superficie reagiscono tra loro e formano una crosticina rigida che rende<br />

il fritto croccante. Uno dei pregi della crosticina è quello di essere impermeabile e di<br />

impedire all’olio di penetrare all’interno. La funzione dell’olio non è quella di condire ma<br />

quella di far giungere calore alla superficie del cibo da friggere. Quando la patatina, tanto<br />

per continuare questo esempio ma ciò è valido per qualsiasi cibo adatto, libera un po’<br />

d’acqua (è l’acqua infatti che fa sfrigolare la frittura, non l’olio), questa abbassa per alcuni<br />

istanti la temperatura. Se nella padella c’è poco olio, o non è abbastanza caldo, la<br />

temperatura resta troppo bassa perché sulla patatina si formi subito la crosticina impermeabile.<br />

Se la crosticina tarda a formarsi, l’olio ha tutto il tempo di impregnare la patatina.<br />

Quindi più olio c’è nella padella meno si abbassa la temperatura all’ingresso della<br />

patatina, prima si forma la crosticina, meno olio entra ed il fritto non solo è più buono<br />

ma è anche più leggero.<br />

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28<br />

X. La spesa<br />

Imparare a fare la spesa è certamente il primo passo per impostare un corretto piano<br />

di riabilitazione nutrizionale. Lo shopping sfrenato nei supermercati o nelle boulangerie<br />

alla moda è certamente da ridimensionare, bisogna cominciare ad avere le idee chiare su<br />

quello che bisogna comprare, evitando di cadere nella trappola delle offerte di prodotti<br />

appetibili, intriganti o molto pubblicizzati ma ricchi di calorie vuote.<br />

La prima cosa da imparare a fare è un elenco di ciò di cui si necessita e con l’elenco<br />

in mano o ben chiaro nella testa si va al mercato o al supermercato. Se si è a regime si<br />

controlla quello di cui si abbisogna e quello che è già presente nel frigo o nella dispensa,<br />

poi si può pianificare la spesa quotidiana o settimanale.<br />

Quando si arriva al supermercato per prima cosa è utile recarsi al banco della frutta e<br />

verdura dove ci si può sbizzarrire negli acquisti ma è preferibile scegliere quella di stagione<br />

più ricca di vitamine e di minerali e meno trattata dal punto di vista organolettico.<br />

Non limitiamoci alle solite insalatine, buone ma decisamente monotone, ma siano<br />

benvenuti i cavolfiori, i broccoli, il cappuccio, la verza e via di seguito.<br />

Stesso discorso per la frutta seguendo l’aforisma caro ai nutrizionisti “mangiate ogni<br />

giorno qualcosa di rosso, di verde e di giallo”. Il patrimonio vitaminico della frutta non è<br />

mai completo e varia da un tipo di frutta all’altro. Dietro il rosso di un’arancia si nasconde<br />

molta vitamina C, un po’ di vitamina PP e di B12. Altrettanto per il verde limone, che<br />

come tutti gli agrumi abbonda di vitamina C ma non certo delle vitamine del complesso<br />

B. Neppure la gialla banana ha un esaltante patrimonio di complesso B o di vitamina A<br />

mentre le albicocche si distinguono per il loro altissimo contenuto di carotene, progenitore<br />

della vitamina A ma hanno uno scarso contenuto di vitamina C. Occorre quindi attenersi<br />

alla semplice regola di alternare la frutta sulla propria tavola, secondo le stagioni,<br />

per attingere nella rotazione a tutto il patrimonio di vitamine e minerali di cui l’organismo<br />

ha bisogno. Ecco l’importanza dei colori: dietro il rosa pesca o il rosa albicocca ma<br />

anche nella frutta giallo-arancione, come cachi o melone, esiste una notevole ricchezza<br />

di caroteni dalla spiccata attività provitaminica A, dalle presumibili potenzialità difensive<br />

verso i radicali liberi e dagli stimoli cancerogeni.<br />

Seguendo un ipotetico percorso è poi utile recarsi al banco del latte e dei latticini dove<br />

è sempre preferibile scegliere il latte parzialmente scremato che contiene meno grassi<br />

e lo stesso contenuto in calcio, gli yogurt ottimi per gli spuntini o per la prima colazione.<br />

Per quanto riguarda i formaggi o i latticini questi non devono mancare ma attenzione alle<br />

quantità.<br />

Quindi passare al banco delle carni dove acquistare almeno due o tre porzioni di carne<br />

rossa o bianca, necessarie da ingerire per settimana. Un’altra importante tappa è nel<br />

settore della pescheria per scegliere almeno un paio di porzioni di pesce che posseggono,<br />

come abbiamo già visto, un ottimo rapporto tra proteine e grassi insaturi. Condizione<br />

essenziale è la freschezza del prodotto: l’odore deve essere tenue, le squame ben aderenti<br />

con branchie rosse o rosee ed umide, l’occhio vivo e lucente, il ventre elastico e


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La spesa X<br />

turgido e la coda sufficientemente rigida. Naturalmente è possibile scegliere anche del<br />

pescato congelato che, se la catena del freddo è stata mantenuta efficiente, possiede all’incirca<br />

le stesse caratteristiche del pesce fresco.<br />

Nella spesa settimanale non bisogna dimenticare la pasta, che possiede una buona digeribilità<br />

e un buon indice glicemico ovvero, la scissione digestiva dell’amido della pasta<br />

è più lenta rispetto ad un analogo quantitativo di amido del riso o del pane o peggio delle<br />

patate e ciò si traduce in un minor contraccolpo sulla glicemia e quindi in un vantaggio<br />

metabolico. Ancora meglio se alla pasta aggiungiamo dei cereali, che in un’alimentazione<br />

razionale non devono mai mancare. Infatti la presenza di fibre solubili, di cui i cereali<br />

sono molto ricchi, rallenta ulteriormente la velocità di assorbimento dei carboidrati.<br />

Inoltre la presenza di proteine nei cereali arricchisce il primo piatto trasformandolo in un<br />

piatto unico molto saziante e sufficientemente bilanciato. Naturalmente è il tipo e la<br />

quantità di condimento che fa aumentare la componente calorica.<br />

Infine, per concludere il giro, al banco dei prodotti da forno è preferibile scegliere del<br />

pane, integrale se piace, per la maggiore presenza di fibra che tra i vari vantaggi fornisce<br />

un maggiore potere saziante, rispetto ai vari crakers o grissini che posseggono inoltre più<br />

grassi e quindi più calorie.<br />

Un utile, anche se superfluo consiglio, è di fare la spesa quando non si ha fame, perché<br />

in questo caso diventa difficile non riempire il carrello di dolci, merendine o altri alimenti<br />

ipercalorici di cui bisogna cercare di fare un uso decisamente moderato.<br />

29


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30<br />

XI. Conoscere gli alimenti(1)<br />

Cereali e derivati<br />

La denominazione di questa categoria di vegetali (frumento, riso, mais, avena, orzo,<br />

segale, ecc.) deriva da Cerere, nome della dea protettrice delle messi nei riti pagani. Da<br />

millenni i cerali rappresentano uno degli alimenti più frequentemente utilizzati da gran<br />

parte dell’umanità, per le loro caratteristiche di adattamento ambientale alla coltivazione<br />

nelle diverse regioni del globo, per la facile e lunga conservabilità della parte edibile (i semi),<br />

per l’agevole reperibilità e trasportabilità, per il basso costo e la versatilità nella preparazione<br />

dei cibi diversi e gustosi.<br />

Frumento<br />

È il cerale di maggior impiego, data l’enorme varietà dei suoi derivati.<br />

Il frumento contiene protidi, che sono costituti prevalentemente da glutine che possiede<br />

quelle caratteristiche di elasticità così importanti per la panificazione; glucidi, che<br />

dal punto di vista quantitativo costituiscono la componente più importante; lipidi, che<br />

sono localizzati per lo più nel germe e hanno un elevato contenuto di acidi grassi insaturi.<br />

Il frumento contiene elementi minerali in quantità superiore nelle farine integrali ed<br />

i più rappresentati sono fosforo e potassio mentre contengono scarsissime quantità di<br />

vitamine.<br />

Il pane e le paste alimentari sono i derivati più diffusi. Il pane è il prodotto da forno<br />

più leggero perché è fatto solo con acqua, farina, sale e lievito. Crakers, fette biscottate<br />

e grissini forniscono al nostro organismo molte più calorie, perché per farli vengono<br />

usati anche grassi: strutto o grassi vegetali. 100 g di fette biscottate contengono 6 g di<br />

grassi e sviluppano 410 cal. 100 g di crakers contengono 10 g di<br />

grassi e sviluppano 428 calorie. 100 g di grissini, i magri per<br />

eccellenza, contengono addirittura 14 g di grassi e forniscono<br />

433 calorie. 1 etto di pane, invece, contiene<br />

meno di 1/2 g di grassi e sviluppa solo 290 calorie.<br />

In altri termini mangiare 1 etto di grissini è come<br />

mangiare 150 g di pane.<br />

Riso<br />

È il cereale più largamente usato dopo il<br />

frumento. Il riso possiede un minor contenuto<br />

proteico (circa 7%) rispetto alla pasta (10%). I<br />

glucidi sono costituiti da amido e da piccole<br />

quantità di cellulosa. Il contenuto lipidico è<br />

trascurabile specie nei risi lavorati. Le vitamine


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(soprattutto del gruppo B) sono situate prevalentemente nella<br />

pula che però viene eliminata con il processo della sbiancatura,<br />

per tale ragione è da preferirsi il riso integrale, di colore<br />

bruno. Gli elementi minerali sono presenti in percentuali modeste<br />

che si riducono poi con la lavorazione. Il riso possiede<br />

una elevata digeribilità e pertanto non affatica l’apparato digerente;<br />

sosta poco nello stomaco, circa un’ora, ed è molto<br />

indicato in tutte quelle patologie gastroenteriche ed epatiche<br />

in cui si deve alleggerire la funzione digestiva.<br />

Conoscere gli alimenti XI<br />

Mais<br />

Il mais o granoturco è un cereale originario dell’America<br />

centrale, fu introdotto in Europa alla fine del XV secolo, con la<br />

colonizzazione delle Americhe.<br />

Il contenuto proteico risulta percentualmente inferiore al frumento<br />

ma i lipidi contenuti nel mais posseggono una elevata percentuale<br />

di acidi grassi insaturi e sono localizzati per l’80% nel germe, dal quale<br />

si ricava un olio particolarmente adatto nella dieta degli aterosclerotici. I glucidi sono<br />

quasi completamente costituiti da amido con piccole quantità di cellulosa. Il contenuto<br />

vitaminico è molto limitato. Per la carenza di vitamina PP le popolazioni che si nutrivano<br />

quasi esclusivamente di polenta, si ammalavano di pellagra. Gli elementi minerali sono<br />

contenuti in percentuali modeste.<br />

Il mais, con il quale si prepara la polenta, dà un buon apporto calorico. Risulta però<br />

carente dal punto di vista plastico e biodinamico, per cui è necessario integrarlo con opportuni<br />

condimenti. La digeribilità della polenta è direttamente proporzionale al suo grado<br />

di cottura.<br />

Orzo<br />

L’orzo, cerale originario dell’Asia, è attualmente diffuso ovunque in quanto coltivabile<br />

anche nei terreni più poveri. L’orzo, così come il grano, si divide in tenero e duro; il tenero<br />

viene destinato all’industria per la produzione di birra, whisky e malto; l’orzo duro<br />

(a più alto contenuto proteico) è invece destinato all’alimentazione.<br />

Cereali<br />

Legumi<br />

Ortaggi e frutta<br />

Carni e pesci<br />

Latte e formaggi<br />

Oli e grassi<br />

Zuccheri e dolcificanti<br />

Livelli di nutrienti nei vari tipi di alimenti<br />

ENERGIA PROTEINE VITAMINE SALI MINERALI<br />

31


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XI<br />

32<br />

Conoscere gli alimenti<br />

Le caratteristiche nutritive dell’orzo risultano analoghe a quelle del mais, ma è meno<br />

ricco in lipidi e più ricco in glucidi. La farina d’orzo contiene piccole quantità di glutine,<br />

tuttavia miscelandola al 50% con farina di frumento dà origine a una buona qualità di<br />

pane.<br />

Legumi<br />

Con il termine legumi si indicano i semi commestibili contenuti nel baccello delle leguminose.<br />

I legumi, in particolare quelli secchi, rappresentano indubbiamente la maggiore<br />

fonte di proteine nell’ambito vegetale.<br />

L’elevato contenuto glucidico conferisce ai legumi un buon potere energetico, tuttavia<br />

l’alta percentuale di fibra (se non si adottano particolari cotture) potrebbe ostacolare<br />

la digestione e l’assorbimento. I lipidi sono presenti in quantità relativamente modesta.<br />

Tra le vitamine, particolarmente abbondante risulta la B1. I legumi costituiscono una buona<br />

fonte di ferro e di potassio, discreto risulta anche il contenuto di calcio e altri elementi<br />

minerali.<br />

Dovendo operare una classifica dei legumi, basata sulle loro caratteristiche nutrizionali,<br />

i ceci occuperebbero il primo posto per il discreto indice chimico delle proteine e perché,<br />

se cucinati opportunamente, non posseggono particolari controindicazioni.<br />

Nonostante ciò, i ceci sono tra i legumi meno usati in Italia.<br />

Il secondo posto spetterebbe ai fagioli, le cui proteine hanno un indice chimico inferiore<br />

a quello dei ceci. Contengono composti (glucodrine) che riducono la glicemia ed anche<br />

una sostanza velenosa (fasina) che si distrugge con la cottura. Al terzo posto dovrebbero<br />

essere collocate le fave che hanno contenuto e qualità proteiche analoghe a<br />

quelle dei ceci, il pregio di presentarsi già pronte al consumo ma anche il difetto di non<br />

poter essere consumate oltre certi limiti in quanto possono dare manifestazioni allergiche.<br />

In ultimo, in questa ipotetica classifica, si pongono i piselli e le lenticchie, per le loro<br />

minori qualità nutrizionali e per l’elevato contenuto purinico, controindicato per gli uricemici<br />

ed i gottosi.<br />

Sarebbe bene consumare i legumi in forma di purè, utilizzando anche parte dell’acqua<br />

di cottura ricca di sali minerali e vitamine, insieme a pasta o riso. Così facendo aumenta<br />

il valore nutritivo sia dei cereali che dei legumi, aumenta la digeribilità e l’assorbimento<br />

e si evita il meteorismo e la fermentazione intestinale, molto frequente con l’uso<br />

dei legumi.<br />

Anche la soia, le arachidi ed i lupini sono da considerarsi legumi.<br />

Frutta ed ortaggi<br />

Esistono spesso notevoli discordanze tra il concetto botanico di frutto ovvero prodotto<br />

di trasformazione dell’ovaio dopo la fecondazione, che comprende anche alcuni ortaggi<br />

(melanzane, pomodori, ecc.) ed il significato che comunemente gli viene attribuito. A complicare<br />

ulteriormente le idee intervengono falsi frutti come le fragole, di cui la parte edibile<br />

è il ricettacolo dei fiori e il cui frutto è rappresentato dai numerosi puntini affioranti.<br />

Ancora, come abbiamo visto prima, le arachidi appartengono alla famiglia dei legumi, ecc.<br />

Per quanto riguarda la frutta, data l’estrema varietà del contenuto di principi alimentari,<br />

si usa suddividerla in:


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Conoscere gli alimenti XI<br />

• frutta acidula: contiene circa il 15% di zuccheri e fornisce un apporto calorico massimo<br />

di circa 60 calorie (limone, melone, albicocche, arance, mele, ciliegie ecc.), ovviamente<br />

per 100 g di parte edibile;<br />

• frutta zuccherina: contiene dal 15% al 75% di glucidi, fornisce un apporto calorico<br />

compreso tra 70 e 370 calorie (castagne secche) comprende frutta fresca e secca<br />

(cachi, fichi freschi e secchi, banane, datteri, castagne, ecc.);<br />

• frutta oleosa: è caratterizzata da un elevato contenuto di lipidi (50-65%) e protidi<br />

(10-20%) oltre che da un discreto contenuto di glucidi (15-20%). Il loro apporto<br />

calorico si aggira mediamente intorno alle 600-650 calorie (mandorle, noci, nocciole,<br />

pinoli, pistacchi, ecc.).<br />

Gli ortaggi possiedono, invece, un patrimonio calorico e glucidico paragonabile a<br />

quello della frutta acidula.<br />

Il valore nutritivo della frutta e degli ortaggi è dato sia dall’apporto in principi nutritivi<br />

sia da numerosi altri principi attivi (oli essenziali, flavonoidi, pectine, alcaloidi, tannini,<br />

ecc.) molto utili nell’economia complessiva del nostro organismo. In molti casi gli stessi<br />

composti chimici isolati, purificati e somministrati, non sortiscono gli stessi benefici effetti<br />

in quanto viene a mancare l’importante azione sinergica degli altri componenti vegetali.<br />

Sia la frutta che gli ortaggi sono particolarmente ricchi di vitamine e sali minerali come<br />

calcio, ferro, rame, cobalto, manganese e zinco.<br />

Una interessante annotazione a proposito del ferro è che questo minerale è particolarmente<br />

importante perché è la porzione centrale dell’emoglobina, la proteina che trasporta<br />

l’ossigeno nel sangue. Poca emoglobina vuol dire quindi poca energia e quindi debolezza,<br />

caratteristica delle sindromi da carenza di ferro (anemia sideropenica). È opinione<br />

comune che alcuni vegetali, specie gli spinaci (Braccio di Ferro insegna), sono molto<br />

utili perché ricchi di ferro. Tutto vero, gli spinaci sono particolarmente ricchi di ferro, più<br />

di tutte le altre verdure, ma solo una minima parte, circa l’1,5% di questo ferro può essere<br />

assorbito dal nostro intestino ed essere poi utilizzato. Il punto è la biodisponibilità,<br />

ovvero la capacità di assorbimento da parte dell’intestino e poi l’assimilazione nelle cellule<br />

che lo devono utilizzare. Molti fattori, anche se non tutti chiariti, riducono la biodisponibilità<br />

del ferro di origine vegetale. La vitamina C, l’acido fitico e soprattutto la cellulosa<br />

riducono drasticamente l’assorbimento di ferro. La carne rossa ed il fegato ancora<br />

di più non solo posseggono tanto ferro ma hanno anche un’ottima biodisponibilità, circa<br />

il 20%. Questo significa che per ottenere la stessa quantità di ferro di una porzione di<br />

filetto di 200 g si dovrebbero consumare oltre 5 kg di spinaci.<br />

La frutta e gli ortaggi sono particolarmente ricchi di vitamine e minerali perché i vegetali,<br />

utilizzando l’energia solare, si costruiscono tutte le molecole di cui hanno bisogno<br />

a partire proprio dai sali minerali del terreno e dall’anidride carbonica dell’aria. Minerali e<br />

vitamine si trovano quindi concentrati nei tessuti<br />

che compiono tutte queste reazioni,<br />

che sono nella polpa e non nei tessuti<br />

di protezione, che sono<br />

quelli della buccia. La funzione<br />

della buccia è solo<br />

quella di proteggere il<br />

frutto dai parassiti e<br />

dai microrganismi e<br />

per questo è fatta di<br />

dura fibra cellulosica.<br />

33


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XI<br />

34<br />

Conoscere gli alimenti<br />

Per questa ragione non è affatto essenziale<br />

mangiare la frutta con la buccia, dove<br />

tra l’altro si depositano i pesticidi con i<br />

quali la frutta viene trattata per impedire<br />

che venga rovinata dagli insetti.<br />

Per poter utilizzare in modo ottimale il<br />

contenuto di principi alimentari ed attivi,<br />

la frutta e gli ortaggi andrebbero consumati<br />

subito dopo il raccolto (molti principi,<br />

soprattutto le vitamine, si riducano col<br />

trascorrere del tempo dal momento del<br />

raccolto) e crudi (per evitare con la cottu-<br />

ra la perdita di sostanze termolabili quali le vitamine A, B, C ed E). La cottura andrebbe<br />

riservata ai casi in cui sia indispensabile modificare il gusto e aumentare la digeribilità dei<br />

cibi, limitando i tempi di esposizione al calore e l’aggiunta di acqua.<br />

Carni<br />

Fast food<br />

(per 100 g di alimento)<br />

GRASSI COLESTEROLO FIBRE ENERGIA<br />

g mg g kcal<br />

Big Burger 26,3 58 2,5 510<br />

Fishburger 24,3 24 1,1 423<br />

Hamburger 8,8 23 1,3 254<br />

Maionese 70 70 0 655<br />

Patate fritte 16,6 2 1,1 321<br />

Ketchup - - 0,9 98<br />

Con il termine di carne si indicano generalmente le masse muscolari<br />

ed i tessuti commestibili annessi degli animali da macello,<br />

da cortile e della selvaggina.<br />

Le carni, dal punto di vista delle caratteristiche nutritive,<br />

contengono proteine di ottima qualità, quantità e digeribilità.<br />

I glucidi sono presenti in percentuali molto<br />

basse sotto forma di glicogeno e diminuiscono ulteriormente<br />

durante la frollatura e la cottura, in seguito a<br />

processi idrolitici. Nei muscoli si hanno mediamente<br />

percentuali glucidiche dello 0,5% con un massimo del<br />

1,1% in quelli di cavallo, le cui carni presentano infatti<br />

un caratteristico sapore dolciastro.<br />

I lipidi sono presenti dal 2% (carne di bue magra) al<br />

35% (carne di maiale grassa). Gli elementi minerali raggiungono<br />

mediamente l’1%; tra di essi assume particolare<br />

importanza il ferro, localizzato in modo particolare nel fegato.<br />

Le vitamine B1, B2, PP sono presenti in quantità discrete mentre le<br />

vitamine A, D ed E sono presenti in quantità modesta.<br />

Negli ultimi vent’anni per incrementare la vendita di carne suina, penalizzata da una<br />

maggiore concentrazione di grassi, la suinocoltura ha selezionato razze di suini a bassa<br />

concentrazione di grassi e per la macellazione si usano suini più giovani, di peso intorno<br />

ai 100 kg nei quali il tessuto adiposo è minimo. La carne di suino magro può essere utilizzata<br />

senza alcun timore, al pari di quella bovina, nell’alimentazione quotidiana.<br />

Un’ulteriore considerazione da fare è che non esistono carni migliori di altre o che le rosse<br />

siano di maggior pregio rispetto alle bianche. I maggiori costi non sono in relazione alla<br />

qualità ma ai maggiori costi di allevamento. Che siano 100 g di pollo o di manzo, il<br />

contenuto proteico è sempre di 20 g di proteine pregiate, il cui valore nutritivo è secondo<br />

solo alle uova. L’unica vera differenza è tra le carni degli animali adulti e giovani, i secondi<br />

contengono un po’ più acqua e un po’ meno proteine e grassi.


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Pesce<br />

Con questa generica denominazione vengono indicati<br />

tutti i prodotti della pesca, marina, lacustre o<br />

fluviale, destinati all’alimentazione umana.<br />

Il pesce contiene proteine simili a quelle della<br />

carne per qualità, quantità e digeribilità. Le<br />

proteine vengono utilizzate dall’organismo in<br />

un’alta percentuale, circa il 95%, data la scarsa<br />

presenza di tessuto connettivo, inferiore rispetto<br />

agli animali terresti. Per quanto riguarda i lipidi, questi<br />

assumono un valore nutritivo superiore a quello della carne<br />

per l’elevata percentuale di acidi grassi insaturi, fosfati e lecitine. I glucidi sono in genere<br />

contenuti in percentuali prossime allo zero, come la carne e assumono valori più consistenti,<br />

tra il 2 ed 5%, nei molluschi (cozze, vongole, ostriche, ecc.). Gli elementi minerali<br />

variano dallo 0,8% al 2%, soprattutto il calcio, lo iodio, il fosforo, il fluoro e lo zinco e<br />

sono presenti in misura maggiore nel pesce di mare. Le vitamine A, D, e B12 sono abbondanti<br />

nel fegato di merluzzo e di tonno, le B1 e B2 sono presenti in più larga misura<br />

nei pesci grassi (salmone, anguilla, sgombro ecc.). La PP è notevolmente presente nelle<br />

acciughe. Naturalmente la conservazione e la cottura depauperano il patrimonio vitaminico<br />

dei prodotti ittici.<br />

Concludendo si può affermare che il pesce, possedendo dal punto di vista proteico<br />

una piena intercambiabilità con la carne, una maggiore digeribilità ed una minore percentuale<br />

di grassi saturi, rappresenta un vantaggio notevole per i consumatori dei paesi<br />

industrializzati, dove i disturbi del metabolismo dei lipidi e l’eccesso di peso, sono tra i<br />

maggiori fattori di rischio nelle cardiopatie degenerative, dall’aterosclerosi all’ipertensione.<br />

L’assunzione abituale di elevate porzioni di pesce, almeno due o tre porzioni la settimana,<br />

può modificare favorevolmente il livello delle frazioni lipidiche circolanti, soprattutto<br />

per quanto riguarda l’ipertrigliceridemia.<br />

Latte<br />

Conoscere gli alimenti XI<br />

Millenni di tradizione presso tutti i popoli e un’ampia documentazione<br />

scientifica, collocano il latte tra gli alimenti<br />

fondamentali nell’intero arco vitale dell’uomo. Vi sono<br />

diversi tipi di latte, in relazione all’animale che lo<br />

produce (per esempio di capra, di pecora, ecc.), qui<br />

però parleremo di quello maggiormente diffuso<br />

ovvero di mucca. Il latte di asina è quello che più<br />

si avvicina a quello di donna, tant’è che un tempo<br />

era usato nei casi di impossibilità di allattamento<br />

umano.<br />

La composizione del latte, nell’ambito della<br />

stessa specie animale, varia con l’alimentazione, la<br />

fisiologia individuale, l’età e la stagione dell’anno.<br />

Le proteine rappresentano il 3% del prodotto e<br />

posseggono un’alta digeribilità. La loro composizione<br />

35


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XI<br />

36<br />

Conoscere gli alimenti<br />

Alimenti ipercalorici<br />

(kcal per 100 g di alimento oppure kcal per 100 ml di bevanda alcolica)<br />

Olio di oliva 900<br />

Olio di semi vari 900<br />

Olio di semi di arachidi 900<br />

Olio di semi di girasole 899<br />

Olio di germe di grano 899<br />

Olio di semi di mais 899<br />

Olio di cocco 899<br />

Olio di soia 899<br />

Olio di sesamo 898<br />

Strutto 892<br />

Lardo 891<br />

Midollo 822<br />

Margarina 760<br />

Burro 758<br />

Margarina vegetale 746<br />

Pancetta di maiale 661<br />

Noci secche 660<br />

Maionese 655<br />

Nocciole 625<br />

Burro di arachidi 623<br />

Farina di cocco 604<br />

Arachidi tostate e salate 602<br />

Pistacchi tostati e salati 601<br />

Arachidi tostate 597<br />

Noci fresche 582<br />

Girasole, semi 581<br />

Pistacchi secchi 577<br />

Uovo di gallina intero, polvere 574<br />

Cioccolato con nocciole 571<br />

Pinoli 567<br />

Cioccolato al latte 565<br />

Pasta sfoglia 560<br />

Cioccolato fondente 542<br />

Mandorle dolci 542<br />

Crema di cacao e nocciole 537<br />

Patatine in sacchetto 536<br />

Cioccolato bianco 529<br />

Biscotti ricoperti al cioccolato 524<br />

Ciccioli 523<br />

Burrini 517<br />

Alcol puro 516<br />

Salsiccia di suino, secca 514<br />

Salatini 514<br />

Cioccolato gianduia 509<br />

Cracker al formaggio 502<br />

Coppa 494<br />

Biscotti frollini 493<br />

Latte di vacca intero, polvere 484<br />

Pasta frolla 480<br />

Torrone con mandorle 479<br />

Salame di suino 475<br />

Pasta di mandorle 467<br />

media è: 78% caseina, 20% lattoalbumina e 2% lattoglobulina. I lipidi sono di facile digeribilità<br />

ed assimilazione e sono presenti al 3,5% nel latte intero, 1,5% nel latte parzialmente<br />

scremato e 0,2% nel latte magro.<br />

I glucidi costituiscono il 5% del prodotto e sono rappresentati per la quasi totalità<br />

da lattosio. Le vitamine sono quasi tutte presenti anche se in quantità estremamente<br />

variabili a seconda dell’alimentazione, della stagionalità ecc. Sono assenti la PP e la C.<br />

La vitamina A e le liposolubili in genere sono più presenti nel latte intero che in quello<br />

scremato.<br />

Per quanto riguarda i minerali, il latte svolge un ruolo insostituibile nella calcificazione<br />

delle ossa, perché contiene calcio e fosforo in quantità e rapporto ideale.<br />

Il latte è un alimento completo fino ai 6-8 mesi di vita, poi va naturalmente opportunamente<br />

integrato ma deve essere considerato un componente fisso nell’alimentazione<br />

di ogni individuo. Si consiglia, come razione giornaliera, 1 litro nelle nutrici, 3/4 nelle gestanti<br />

e negli adolescenti, 1/2 litro nei bambini tra i 2 e di 4 anni e negli anziani ed almeno<br />

1/4 negli adulti.<br />

Per quanto riguarda il derivato del latte più diffuso, lo yogurt, questo non è altro che<br />

latte fermentato da specifici batteri. Questi batteri non fanno altro che nutrirsi del lattosio,<br />

trasformandolo in acido lattico, lo stesso presente nei muscoli dopo uno sforzo particolarmente<br />

intenso. Non solo ma vi aggiungono vitamine ed enzimi che iniziano a predigerire<br />

il latte. Tutto ciò significa che lo yogurt conserva tutti i preziosi valori nutritivi del


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latte, con il vantaggio di essere più digeribile. Infatti le persone che soffrono di intolleranza<br />

al latte perché mancano di lattasi, l’enzima necessario alla digestione del lattosio,<br />

possono trovare nello yogurt un valido sostituto, perché l’enzima viene fornito in grandi<br />

quantità dai batteri.<br />

Formaggi<br />

Costituiscono indubbiamente l’alimento a più alto contenuto nutritivo<br />

dato che contengono in forma concentrata la maggior parte<br />

dei principi nutritivi del latte. Il loro minore contenuto idrico<br />

(da 70% a meno del 25% in quelli più stagionati), rispetto al<br />

latte che presenta un contenuto idrico di circa il 90%, li rende<br />

più nutrienti e più conservabili.<br />

In generale si può dire che da 100 kg di latte si ottengono<br />

mediamente, a seconda del tipo, 12-15 kg di formaggi freschi<br />

o poco stagionati e 7-10 kg di formaggi stagionati. Dal<br />

punto di vista dietetico si possono considerare magri i formaggi a<br />

contenuto lipidico inferiore al 20%, semigrassi a contenuto lipidico<br />

compreso tra 20 e 32%, e grassi superiore al 32%.<br />

Dal punto di vista nutrizionale i formaggi posseggono un elevato valore plastico con<br />

una concentrazione proteica tra il 17 ed il 37%, un elevato valore energetico, fornito essenzialmente<br />

dai lipidi, che variano dal 15% della mozzarella di bufala al 47% del mascarpone,<br />

un discreto valore biodinamico per la presenza di calcio, fosforo e di vitamina<br />

A e un buon indice di digeribilità.<br />

L’occhiatura ovvero la presenza dei famosi buchi in alcuni tipi di formaggio, come<br />

l’emmenthal o la fontina, è dovuta alla presenza di bolle di gas che si formano per la trasformazione<br />

del lattosio. L’allontanamento verso l’esterno del gas lascia poi vuoto lo spazio<br />

occupato, con la formazione di buchi.<br />

Oggi si tende molto a criminalizzare i formaggi, così come gli insaccati o le uova, per<br />

l’alta presenza di lipidi ma una normale porzione di formaggio stagionato, come per<br />

esempio il parmigiano, di circa 60 g, contiene meno di 20 g di grasso, prevalentemente<br />

saturo, ma sempre meno del totale giornaliero considerato accettabile da chiunque. Il solo<br />

problema potrebbe derivare dal grande potenziale energetico dei formaggi, basterà allora<br />

non considerare i formaggi come una portata aggiuntiva o come un dessert ma come<br />

una pietanza completa, da alternare con la carne, le uova o con il pesce. Soltanto per<br />

gli obesi o per coloro che hanno alti livelli di colesterolo, si consiglia non l’esclusione dei<br />

formaggi dalla dieta ma un orientamento più mirato: solo eccezionalmente i formaggi<br />

grassi o stagionati, meglio i freschi ed in particolare la ricotta di mucca, che essendo prodotta<br />

riscaldando (ri-cotta) il siero proveniente dalla lavorazione di altri formaggi, contiene<br />

meno calorie.<br />

Uova<br />

Conoscere gli alimenti XI<br />

L’uovo contiene tutti gli elementi di un organismo animale ed ha quindi elevate proprietà<br />

nutritive. Del resto ciò non dovrebbe stupirci dal momento che l’uovo è stato progettato<br />

dall’evoluzione proprio per essere un alimento mentre la carne, che è un muscolo,<br />

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XI<br />

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Conoscere gli alimenti<br />

Affettato magro 300<br />

Anatra laccata 900<br />

Arrosto di maiale 350<br />

Asparagi alla parmigiana 271<br />

Avocado con gamberetti 375<br />

Baccalà alla veneta 367<br />

Barretta energetica 150<br />

Bastoncini di pesce fritto (150 g) 225<br />

Big Mac 510<br />

Birra (lattina) 156<br />

Bollito misto 1200<br />

Brasato 444<br />

Brioche 185<br />

Brodo di dado 17<br />

Budino al latte (120 g) 398<br />

Burro (20 g) 155<br />

Caffè con latte e zucchero 30<br />

Caffè nero 0<br />

Caffè turco 35<br />

Calamari in umido 160<br />

Cappuccino con zucchero 120<br />

Cappuccino senza zucchero 80<br />

Carne cruda (tartare) 330<br />

Carpaccio 268<br />

Cavolfiori al gratin 210<br />

Cavolfiori all’agro 130<br />

Cernia alla griglia 80<br />

Cheesburger 310<br />

Chili con carne 575<br />

Cioccolata calda 180<br />

Cocktail di gamberetti 300<br />

Coniglio arrosto 340<br />

Consommé 15<br />

Cotoletta alla milanese (125 g) 480<br />

Crauti in insalata 250<br />

Crème caramel 260<br />

Crêpe 140<br />

Crêpe Suzette 520<br />

Crocchette (1) di patate 130<br />

Crostata alla crema cotta 350<br />

Crostata di marmellata 408<br />

Dentice in padella 178<br />

Entrecôte (200 g) 230<br />

Fagiano 530<br />

Farinata di ceci 164<br />

Filetto alla griglia 310<br />

Filetto con crema 360<br />

Filetto di sogliola 194<br />

Finocchi all’agro 105<br />

Finocchi gratinati 183<br />

Focaccia 292<br />

Foie gras 250<br />

Valore calorico di alcuni cibi pronti*<br />

*Una porzione media servita al ristorante, self-service, supermercato.<br />

Fonduta di formaggio 1200<br />

Formaggio grasso 530<br />

Frappè vaniglia 389<br />

Frittata 200<br />

Frittelle (1) 130<br />

Funghi porcini trifolati 125<br />

Gamberoni alla piastra 131<br />

Gateau di patate 155<br />

Gnocchi 200<br />

Gnocchi di pane 410<br />

Gnocchi di patate al burro 471<br />

Gnocchi di semolino 485<br />

Grappa 99<br />

Grappa alla frutta 210<br />

Grigliata mista 350<br />

Grissini (4) 46<br />

Goulash 500<br />

Hot dog 480<br />

Insalata di patate 270<br />

Insalata di pollo 350<br />

Insalata di riso 810<br />

Insalata olio e aceto 120<br />

Insalata russa 191<br />

Insalatona con tonno 300<br />

Involtini di carne con sugo 630<br />

Krapfen 210<br />

Lasagne 1200<br />

Lumache (6) 250<br />

Macedonia 150<br />

Maiale in agrodolce 355<br />

Minestrone 184<br />

Moussaka 615<br />

Mousse au chocolat 240<br />

Nasi Goreng 450<br />

Nizzarda 270<br />

Oca al forno 800<br />

Omelette (1 uovo) 105<br />

Paella 435<br />

Pane bianco (150 g) 390<br />

Parmigiano (1 cucchiaino) 13<br />

Pasta al pomodoro 207<br />

Pasta al ragù 479<br />

Pasti dietetici sostitutivi 355<br />

Patate al forno 330<br />

Patate all’olio 330<br />

Patate con burro 300<br />

Patate fritte 330<br />

Patatine in sacchetto (1 patatina) 10<br />

Pecorino 366<br />

Peperoni ripieni di riso 330<br />

Pere alla Belle Helene 400<br />

Pesca melba 340


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 39<br />

Pizza margherita 271<br />

Pizzoccheri 930<br />

Polenta 339<br />

Pollo arrosto 144<br />

Polpo in insalata (150 g) 176<br />

Pomodori in insalata 130<br />

Prosciutto e melone 210<br />

Purè di patate 150<br />

Quiche Lorraine 300<br />

Raclette 815<br />

Ragù 360<br />

Ratatouille 260<br />

Riso bollito 190<br />

Risotto alle verdure 290<br />

Roastbeaf (200 g) 420<br />

Rotolo di marmellata 200<br />

Salame cacciatore 424<br />

Salmone affumicato 195<br />

Salsiccia di suino fresca 304<br />

Sarde gratinate 260<br />

Scaloppa vitello (125 g) 250<br />

Seppie al vino bianco (150 g) 147<br />

Sofficini al formaggio surgelati 278<br />

Valore calorico di alcuni cibi pronti*<br />

*Una porzione media servita al ristorante, self-service, supermercato.<br />

Conoscere gli alimenti XI<br />

Spezzatino di vitello 430<br />

Spiedini di carni miste 300<br />

Strudel 600<br />

Tè al latte 10<br />

Tè al limone 2<br />

Tiramisù 440<br />

Toast 300<br />

Torta al formaggio 410<br />

Torta alla panna 450<br />

Torta al cioccolato 300<br />

Torta di noci 390<br />

Tortellini alla panna 600<br />

Trota al burro 350<br />

Trota alla mugnaia 450<br />

Uova e pancetta 380<br />

Verdure grigliate 170<br />

Vino (bicchiere) 175<br />

Whisky (4 cl) 100<br />

Würstel di maiale (150 g) 545<br />

Zabaione 190<br />

Zucchini ripieni 280<br />

Zuppa di cipolle gratinate 200<br />

Zuppa di pesce 500<br />

è stata fatta per far muovere gli animali. L’uovo non è altro che una enorme cellula riproduttiva<br />

di uccello ed è quindi un concentrato di sostanze nutritive che deve assicurare<br />

al pulcino tutto ciò di cui ha bisogno per il suo sviluppo.<br />

Tra i diversi tipi di uova, quelle di gallina risultano le più usate (90% circa) nell’alimentazione<br />

in quanto, pur non differendo molto per valore nutritivo da quelle di altri volatili<br />

(faraona, tacchino, anatra, ecc.), sono prodotte in quantità maggiore e con una possibilità<br />

di inquinamento assai inferiore rispetto, per esempio, a quelle degli uccelli acquatici.<br />

Una gallina inizia a deporre uova già dal sesto mese, con una media annuale che oscilla<br />

da 80-100 se di razza comune a 250-300 se di razza selezionata. A partire dal secondo<br />

anno la produttività diminuisce gradualmente.<br />

Il peso medio di un uovo si aggira sui 55 g, di cui il guscio pesa 6 g, il tuorlo 17-18<br />

g, l’albume 30-32 g.<br />

La composizione chimica del tuorlo e dell’albume è ovviamente diversa, visto le diverse<br />

funzioni di queste due strutture. Il tuorlo è infatti la porzione da cui si svilupperà il<br />

pulcino mentre l’albume è una soluzione acquosa ricca di proteine che funge da riserva<br />

energetica per la crescita dell’embrione.<br />

L’albume è costituito da acqua 87%, protidi 11%, lipidi 0,25%, sali minerali 0,8% e<br />

solo tracce di glucidi. Il tuorlo invece è costituito da acqua 50%, protidi 16%, lipidi 32%,<br />

sali minerali 0,5-2% e glucidi 0,7%.<br />

L’uovo contiene proteine di ottima digeribilità e qualità con un valore biologico massimo.<br />

Infatti il valore biologico delle proteine si ottiene confrontando la composizione in<br />

aminoacidi delle proteine di un qualsiasi alimento con quella di una proteina ideale. Se<br />

consideriamo uguale a 100 il punteggio della miscela di aminoacidi della proteina ideale<br />

(che non esiste), le uova di gallina valgono 97 mentre la carne ne vale tra 75 e 80 a se-<br />

39


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 40<br />

XI<br />

40<br />

Conoscere gli alimenti<br />

conda dei tipi. Dopo vengono i legumi che si attestano sui 65-70, i cereali con 55-60 ed<br />

infine gli ortaggi con 30-50. Minore è il punteggio e meno la proteina è capace di soddisfare<br />

le necessità in aminoacidi del nostro organismo.<br />

A causa della quasi totale assenza di glucidi l’uovo, analogamente alla carne ed al pesce,<br />

non può essere considerato un alimento completo. Particolarmente abbondanti risultano<br />

le vitamine A, B2, B6 mentre è nullo il contenuto di vitamina C. I lipidi dell’uovo<br />

sono presenti quasi esclusivamente nel tuorlo e sono costituiti da trigliceridi, fosfolipidi<br />

(lecitina, cefalica e sfingomielina) e steroli. Tra gli steroli il colesterolo è di gran lunga il<br />

più presente: ogni uovo ne contiene circa 0,2 g, equivalente a quello di 300 g di carne.<br />

Per quanto riguarda il colesterolo esiste il pregiudizio che le uova fanno aumentare<br />

il rischio di malattie al sistema cardiocircolatorio. Se è vero che le uova contengono una<br />

discreta quantità di colesterolo è vero anche che il nostro organismo produce normalmente<br />

il colesterolo di cui ha bisogno per fabbricare le membrane delle nuove cellule e<br />

molti tipi di ormoni. Se altro colesterolo entra insieme ai cibi, l’organismo ne produce di<br />

meno. Il problema del colesterolo non riguarda in particolare le uova o un qualsiasi alimento<br />

che ne contenga, riguarda invece la quantità in generale che ne introduciamo.<br />

Se la nostra dieta è troppo ricca in calorie e non necessariamente di colesterolo, il nostro<br />

organismo non può far altro che immagazzinare l’energia in eccesso in grasso che<br />

si accumula sotto forma di tessuto adiposo. E tra i grassi inevitabilmente c’è anche il colesterolo.<br />

Inoltre mentre gli altri grassi possono essere ritrasformati in energia se l’organismo<br />

ne ha bisogno, per esempio se si è a dieta ipocalorica, il colesterolo può soltanto<br />

essere utilizzato nelle stesse quantità di sempre per formare membrane cellulari, ormoni<br />

ecc. e pertanto può accumularsi nel sangue e danneggiare cuore ed arterie.<br />

Un altro vecchio pregiudizio è che le uova facciano male al fegato o che siano di difficile<br />

digestione. È vero che chi ha un fegato che non funziona bene può trovare difficoltà<br />

a digerire le uova ma non perché sono uova ma perché sono grasse. Se un alimento è<br />

ricco di grassi il fegato è sottoposto ad uno sforzo maggiore e quindi le uova hanno le<br />

stesso effetto sul fegato di tutti gli alimenti che hanno lo stesso contenuto di grassi, dal<br />

formaggio alla cioccolata. Le uova però, a differenza di altri cibi grassi, contengono, come<br />

abbiamo visto, molti fosfolipidi, un particolare tipo di grasso che attenua il lavoro del<br />

fegato. Inoltre, come i legumi, le uova sono ricche di lecitina, un fosfolipide che aiuta il<br />

fegato a neutralizzare molte sostanze tossiche introdotte nell’organismo.<br />

Per quanto riguarda le presunte difficoltà digestive dell’uovo, si è riscontrato che l’uovo<br />

fresco o leggermente bollito lascia lo stomaco in meno di due ore e quello sodo o a<br />

frittata dopo tre ore circa, cioè nello stesso tempo che occorre per digerire la carne.<br />

L’equivoco sui presunti cattivi rapporti tra uova e fegato e digestione nasce dal fatto che<br />

l’uovo ha la particolare capacità di stimolare le contrazioni della colecisti ma questa funzione<br />

è dannosa o dolorosa solo se la colecisti è infiammata o ripiena di calcoli.<br />

Grazie a queste importanti capacità nutrizionali ed al basso costo (le proteine dell’uovo<br />

hanno un costo che è circa la metà della carne) questo alimento entra di diritto tra<br />

i cardini dell’alimentazione umana.<br />

Condimenti grassi<br />

La quota lipidica giornaliera è composta dai grassi naturalmente contenuti negli alimenti<br />

e da quelli denominati condimenti che vengono aggiunti alle pietanze per migliorare<br />

il gusto e la sapidità.


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 41<br />

Olio d’oliva<br />

Viene estratto dai frutti (drupe) dell’olea europea, presente soprattutto nel bacino del<br />

Mediterraneo, mediante frangitura e torchiatura. Da un quintale di olive si ricavano in<br />

media 20 kg di olio. La composizione dell’olio risente delle condizioni ambientali: gli oli<br />

centromeridionali posseggono per esempio una maggiore percentuale di acidi grassi polinsaturi<br />

(10-15%) rispetto a quelli settentrionali (6-12%).<br />

Oli di semi<br />

In commercio vi sono oli estratti dal mais, girasole, soia, vinaccioli, colza, cartamo,<br />

arachide ecc. e miscele di semi vari. Tra gli oli ad elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi<br />

ricordiamo quello di girasole, cartamo e di vinaccioli, particolarmente indicati nelle<br />

cardiopatie anche per l’elevata digeribilità.<br />

Burro<br />

È un prodotto che si ottiene dalla crema ricavata dal latte di mucca per affioramento<br />

naturale o per centrifugazione. Il burro viene digerito e assimilato dall’organismo abbastanza<br />

rapidamente. Contiene discrete quantità di carotene e di vitamine A, D, E, K e per<br />

legge non meno dell’82% di lipidi che sono in prevalenza saturi e ricchi di colesterolo<br />

(250 mg).<br />

Margarina<br />

È stata concepita nel 1872 da Mouries come surrogato del burro del quale rispecchia<br />

la composizione di base (84% di lipidi, 14% di acqua) e l’apporto calorico ma non il valore<br />

biologico per l’assenza di vitamine, lecitine e per l’alterazione subita dagli acidi grassi<br />

insaturi durante il processo di idrogenazione.<br />

Lardo<br />

È costituito dal tessuto adiposo sottocutaneo di dorso, groppa e natiche del suino. Ha<br />

un discreto valore nutrizionale per il suo contenuto di acidi grassi polinsaturi.<br />

Strutto<br />

Si ottiene estraendo a caldo i tessuti adiposi addominali del suino.<br />

Conoscere gli alimenti XI<br />

Per il condimento a crudo è bene scegliere l’olio di oliva per il miglior rapporto tra acidi<br />

grassi insaturi e saturi.<br />

Un luogo comune da sfatare è che la margarina sia da preferire al burro per la presunta<br />

maggiore leggerezza. La margarina fu inventata in Francia, come<br />

abbiamo visto, circa un secolo fa per cercare di sostituire il burro diventato<br />

troppo caro. La trovata fu di utilizzare gli oli vegetali più a<br />

buon mercato del latte e trasformarli per renderli il più possibile<br />

simili al burro. Il problema è che i grassi vegetali a temperatura<br />

ambiente sono liquidi perché, come abbiamo visto precedentemente,<br />

contengono acidi grassi insaturi. I grassi animali, che<br />

hanno gli acidi grassi saturi sono, a temperatura ambiente, solidi.<br />

La fabbricazione della margarina consiste proprio nella trasformazione<br />

dei grassi vegetali da insaturi a saturi attraverso un<br />

processo industriale detto di idrogenazione. In tal modo divengono<br />

solidi e con l’aiuto dei coloranti giusti come ad esempio il<br />

41


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 42<br />

XI<br />

42<br />

Conoscere gli alimenti<br />

carotene, arrivano ad assomigliare molto al burro. Ma con questo sistema i grassi insaturi<br />

degli oli vegetali diventano grassi saturi ed hanno lo stesso effetto sul sistema cardiocircolatorio<br />

del burro, non solo ma pensando di avere a che fare con un alimento più sano<br />

o più leggero abbondiamo con la margarina, cosa che magari con il pesante burro<br />

non faremmo. Inoltre il burro oltre ad essere più saporito della margarina, è una delle poche<br />

fonti di vitamina D, importante per il metabolismo del calcio e per il buon sviluppo<br />

delle ossa. E per quanto riguarda il colesterolo in un etto di burro c’è ne quanto in un uovo<br />

ma per mangiare un etto di burro ce ne vuole! Infine, quindi, il burro non è da criminalizzare,<br />

purché non se ne usi troppo o come abbiamo già detto anche per gli altri alimenti<br />

grassi, non si consumino già troppi grassi animali ovvero carni grasse o formaggi.<br />

Bevande alcoliche<br />

Le bevande alcoliche sono costituite, oltre che da acqua, da alcol etilico (o etanolo).<br />

Una restante minima quota è rappresentata da composti aromatici, coloranti, antiossidanti,<br />

vitamine ecc.<br />

L’etanolo è una sostanza estranea all’organismo e non essenziale, anzi per molti versi<br />

tossica. Pur non essendo un nutriente, l’alcol apporta una cospicua quota di calorie che<br />

si sommano a quelle apportate dagli alimenti e possono contribuire all’aumento ponderale.<br />

L’etanolo viene assorbito nelle prime porzioni del tratto gastroenterico ed in modeste<br />

proporzioni persino nella bocca. Alcuni fattori modificano i tempi di assorbimento; la<br />

presenza di cibo li rallenta mentre la presenza di anidride carbonica (soda, spumanti ed<br />

altre bevande frizzanti) li accelera.<br />

Il nostro organismo non possiede la capacità di stoccare in qualche modo l’alcol, per<br />

cui deve rapidamente metabolizzarlo. Questa trasformazione dell’etanolo avviene ad<br />

opera di alcuni enzimi specifici, sia a livello gastrico ma soprattutto nel fegato. La capacità<br />

degli enzimi presenti nel fegato di metabolizzare l’etanolo è limitata. In condizioni<br />

normali il fegato è in grado di rimuovere fino a 6 g di etanolo che<br />

corrispondono a mezza Unità Alcolica, in un’ora. Una Unità Alcolica<br />

(UA) è l’equivalente di 12 g di etanolo ovvero la quantità di etanolo<br />

contenuto in un bicchiere (125 ml) di vino di media gradazione<br />

o in una lattina di birra (330 ml) o in una porzione<br />

(40 ml) di superalcolico. L’equivalente calorico di 1 g di alcol<br />

è pari a 7 cal.<br />

Inoltre è da ricordare che una piccolissima quota di<br />

etanolo, circa il 2-10%, viene eliminata inalterata attraverso<br />

i polmoni, urina, sudore ecc. È proprio sfruttando<br />

questo sistema di eliminazione che si possono effettuare<br />

i test non invasivi (per esempio il palloncino) che permettono<br />

di valutare la quota di alcol presente nel sangue.<br />

In alcuni individui, in alcune razze e nelle donne l’efficienza<br />

di questo sistema è molto ridotta, pertanto<br />

queste persone sono molto più sensibili all’alcol. Inoltre<br />

i bambini ed i ragazzi non possedendo ancora gli enzimi<br />

adatti alla metabolizzazione dell’etanolo subiscono in<br />

maniera devastante l’azione dell’alcol.


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 43<br />

Conoscere gli alimenti XI<br />

La concentrazione dell’etanolo nel sangue dipende quindi da vari fattori: dalla<br />

quantità ingerita, dalla modalità di ingestione (a digiuno o a pasto), dalla composizione<br />

corporea, dalla quantità di acqua corporea, dalla capacità individuale di metabolizzare<br />

l’alcol.<br />

L’abuso cronico di alcol può indurre gravi danni: da quelli sul sistema nervoso che vanno<br />

dal tremore alle allucinazioni ed alla demenza, a quelle sul sistema digerente che possono<br />

provocare ulcere, emorragie, cirrosi epatica e danni al pancreas. L’alcol agisce anche<br />

sul sistema cardiovascolare aumentando la pressione arteriosa e la possibilità di cardiopatie<br />

e sulle possibilità di indurre neoplasie in vari organi.<br />

Alcuni studi però hanno anche accostato l’uso moderato di vino, specie di quello rosso,<br />

ad una minore incidenza di cardiopatia ischemica, rispetto a chi non beve o a chi lo<br />

fa in maniera eccessiva. Il vino sembra esercitare un ruolo protettivo superiore rispetto alla<br />

birra, mentre i superalcolici non hanno alcuna capacità protettiva.<br />

Un consumo moderato può essere indicato entro i limiti di 2-3 UA al giorno (pari a<br />

circa 2 bicchieri di vino) per l’uomo e di 1-2 UA per la donna. Tale quantità, da assumersi<br />

durante i pasti è da considerarsi il limite massimo oltre il quale gli effetti negativi cominciano<br />

a prevalere su quelli positivi.<br />

Estrema attenzione deve essere posta al problema delle interazioni tra alcol e farmaci.<br />

Principali interazioni tra alcol e farmaci<br />

FARMACI EFFETTO DELL’ETANOLO<br />

Sedativi, ipnotici, anticonvulsivanti, Potenziamento degli<br />

antidepressivi, ansiolitici, effetti dell’etanolo<br />

analgesici (come gli oppiacei)<br />

Sedativi, ipnotici, narcotici, Aumentata attività e/o<br />

antidepressivi, ansiolitici concentrazione nel sangue<br />

analgesici, barbiturici,<br />

antipsicotici<br />

Anticoncezionali orali, Diminuita attività e/o<br />

anticoagulanti, concentrazione nel sangue<br />

antibiotici (tetracicline, chinoloni, ecc.)<br />

Antipsicotici (neurolettici), Instabilità dei livelli<br />

anticonvulsivanti, del farmaco nel sangue<br />

ipoglicemizzanti orali<br />

Paracetamolo, Possibilità di effetti tossici<br />

altri analgesici-antinfiammatori-antipiretici o dannosi<br />

(anche acido acetilsalicilico),<br />

ipoglicemizzanti orali (sulfaniluree)<br />

antibiotici, sulfamidici,<br />

alcuni antimicotici (metronidazolo)<br />

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<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 44<br />

XI<br />

44<br />

Conoscere gli alimenti<br />

Un altro punto interessante da ricordare è che non è vero che l’alcol a fine pasto aiuti<br />

a digerire, anzi oltre una certa misura rallenta la digestione. Solo gli amari possono dare<br />

una mano, non tanto per la quota di alcol ma perché contengono alcune sostanze,<br />

presenti nelle erbe con le quali vengono prodotti, che stimolano la secrezione biliare e<br />

quindi la digestione dei grassi, i nutrienti più difficili da digerire, ma naturalmente essendo<br />

anche loro alcolici affaticano il fegato. Lo stesso effetto digestivo lo può dare però anche<br />

un contorno di cicoria, di rucola o carciofi.<br />

Come abbiamo già ricordato 1 g d’alcol fornisce ben 7 calorie e tanto per tener presente<br />

le proporzioni bisogna ricordare che 1 g di zucchero o di proteine libera circa 4 calorie<br />

mentre 1 g di grasso raggiunge le 9 calorie. Quindi parlando di calorie possiamo ricapitolare<br />

che un quarto di vino di media gradazione, ovvero due bicchieri corrisponde a<br />

160 calorie, una lattina di birra normale libera circa 105 calorie ed un bicchierino di superalcolico<br />

da 40 ml fornisce poco più di 100 calorie. Per chi ha problemi di sovrappeso<br />

è utile ricordare che è decisamente antieconomico introdurre calorie “vuote”, cioè calorie<br />

senza alcun valore nutritivo, per poi doversi limitare nei confronti di alimenti che dispongono<br />

non solo di maggiori valori nutritivi ma anche di maggior potere saziante.<br />

(1) In collaborazione con il Dott. Luca Milano, responsabile progetto “Alimentazione e Sport” ASL BN1, Benevento.


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 45<br />

XII. Piramide alimentare<br />

Abbiamo già ricordato come tutti gli alimenti siano importanti per mantenere in efficienza<br />

ed in buona salute il nostro organismo ed è bene ricordare anche che non esiste,<br />

né come prodotto naturale né come trasformato, l’alimento completo o ideale, che contiene<br />

tutte le sostanze necessarie e nella giusta quantità e che quindi è in grado di soddisfare<br />

da solo le nostre esigenze nutrizionali.<br />

*Semplificata e integrata da:<br />

La nuova piramide alimentare 2005<br />

(vedi pag. 56)<br />

Piramide alimentare*<br />

mangiatene poco<br />

mangiatene<br />

senza eccedere<br />

mangiatene<br />

molto<br />

Il modo, quindi, più semplice ed efficace per garantire, in misura adeguata, l’apporto<br />

di tutte le sostanze nutrienti indispensabili, è quello di variare il più possibile le scelte e di<br />

combinare opportunamente i diversi alimenti.<br />

Diversificare le scelte alimentari, non solo riduce i rischi di un’alimentazione non adatta<br />

con i possibili squilibri metabolici, ma assicura una maggiore protezione dello stato di salute<br />

attraverso un più completo apporto di minerali, vitamine e altre sostanze protettive.<br />

Da un punto di vista pratico la traduzione di queste indicazioni nella dieta di tutti i<br />

giorni può essere più facile se si raggruppano i diversi alimenti secondo le loro caratteristiche<br />

nutritive principali, come li abbiamo elencati precedentemente.<br />

Per realizzare una dieta completa ed adeguata sarà sufficiente fare in modo che nell’alimentazione<br />

quotidiana ogni gruppo sia rappresentato da almeno una porzione degli<br />

alimenti che ne fanno parte, avendo cura anche di variare abitualmente le scelte nell’ambito<br />

di ciascun gruppo.<br />

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<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 46<br />

XII<br />

46<br />

Piramide alimentare<br />

Sono cinque i principali gruppi di alimenti:<br />

1) Gruppo cereali, loro derivati e tuberi, comprende:<br />

pane, pasta, riso, altri cereali come<br />

mais, avena, orzo, farro ecc., oltre che patate.<br />

2) Gruppo frutta ed ortaggi, comprende anche<br />

legumi freschi.<br />

3) Gruppo latte e derivati comprende: latte,<br />

yogurt, latticini ed i formaggi.<br />

4) Gruppo carne, pesce ed uova, comprende<br />

anche i legumi secchi.<br />

5) Grassi da condimento, comprende tanto i<br />

grassi di origine vegetale quanto quelli di<br />

origine animale.<br />

Il concetto di porzione riferito ai diversi<br />

alimenti è difficile da quantificare per le note-<br />

Numero porzioni giornaliere<br />

circa 2100 kcal<br />

CEREALI E TUBERI<br />

Pane 5<br />

Prodotti da forno 1<br />

Pasta o riso 1<br />

Patate 2 (a settimana)<br />

voli varietà in gioco. Una porzione corrisponde a un certo quantitativo in grammi, che si<br />

è cercato di ricavare sulla base dei consumi medi degli alimenti nella popolazione italiana,<br />

degli alimenti e pietanze tipici della tradizione e delle grammature di alcuni prodotti<br />

confezionati. Nel modello denominato della piramide alimentare si consiglia il numero di<br />

porzioni, per gruppo alimentare, da assumersi giornalmente, per osservare un regime alimentare<br />

bilanciato e normocalorico.<br />

GRUPPO DI ALIMENTI ALIMENTI PORZIONI PESO (g)<br />

CEREALI E TUBERI<br />

Pane 1 rosetta piccola/1 fetta media 50<br />

Prodotti da forno 2-4 biscotti/2,5 fette biscottate 20<br />

Pasta o riso (*) 1 porzione media 80<br />

Pasta fresca all’uovo (*) 1 porzione piccola 120<br />

Patate 2 patate piccole 200<br />

ORTAGGI E FRUTTA<br />

Insalate 1 porzione media 50<br />

Ortaggi 1 finocchio/2 carciofi 250<br />

Frutta o succo 1 frutto medio (arance, mele) 150<br />

2 frutti piccoli (albicocche, mandarini) 150<br />

CARNE, PESCE, UOVA, LEGUMI<br />

Carne fresca 1 fettina piccola 70<br />

Carne stagionata (salumi) 3-4 fette medie prosciutto 50<br />

Pesce 1 porzione piccola 100<br />

Uova 1 uovo 60<br />

Legumi secchi 1 porzione media 30<br />

Legumi freschi 1 porzione media 80-120<br />

LATTE E DERIVATI<br />

GRASSI DA CONDIMENTO<br />

(*) in minestra metà porzione<br />

ORTAGGI E FRUTTA<br />

Ortaggi o insalata 2<br />

Frutta 3<br />

CARNE, UOVA, PESCE O LEGUMI 2<br />

LATTE E DERIVATI<br />

Latte o yogurt 3<br />

Formaggi 3 (a settimana)<br />

GRASSI DA CONDIMENTO<br />

Olio, burro o margarina 3<br />

Entità delle porzioni standard nell’alimentazione italiana<br />

Latte 1 bicchiere 125 (un bicchiere)<br />

Yogurt 1 confezione piccola 125 (un vasetto)<br />

Formaggio fresco 1 porzione media 100<br />

Formaggio stagionato 1 porzione media 50<br />

Olio 1 cucchiaio 10<br />

Burro 1 porzione 10<br />

Margarina 1 porzione 10


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 47<br />

XIII. Programma nutrizionale<br />

per la riduzione del peso(2)<br />

Per il controllo del sovrappeso o dell’obesità indotta da sovraconsumo alimentare si<br />

impone un regime alimentare caratterizzato da un’efficace e bilanciata riduzione dell’apporto<br />

calorico giornaliero.<br />

Il decremento ponderale deve necessariamente prevedere, inoltre, una modifica delle<br />

abitudini di vita ed alimentari. L’attività fisica, come meglio si dirà poi, risulta infatti indispensabile<br />

ma non sufficiente per il raggiungimento dell’obbiettivo: essa va sempre associata<br />

ad un programma nutrizionale di restrizione calorica.<br />

Un buon programma “dietetico” deve necessariamente partire dall’attenta valutazione<br />

delle reali abitudini di vita ed alimentari del paziente, ivi comprese le preferenze alimentari,<br />

gli orari dei pasti, l’eventuale abitudine di mangiare fuori casa, la “reale” attività<br />

fisica quotidiana, etc.<br />

Dieta da 1300 kcal<br />

COLAZIONE Caffè o tè non zuccherati<br />

Un vasetto di yogurt magro 125 g<br />

Due fette biscottate integrali 16 g<br />

SPUNTINO Un frutto 200 g<br />

PRANZO Carne magra rossa<br />

o bianca 100 g<br />

Verdura cruda o cotta 200 g<br />

Pane integrale 50 g<br />

Un frutto 200 g<br />

CENA Pasta in brodo 30 g<br />

Pesce 120 g<br />

Verdura cruda o cotta 200 g<br />

Pane integrale 50 g<br />

Un frutto 200 g<br />

CONDIMENTO A DISPOSIZIONE: olio di oliva 25 g<br />

EQUIVALENZE:<br />

125 g di yogurt = latte scremato 125 g<br />

100 g di carne = pesce 120 g<br />

magra pesce sott’olio 50 g<br />

pesce al naturale 80 g<br />

un uovo<br />

formaggio 50 g<br />

prosciutto/bresaola 60 g<br />

30 g di pasta = 30 g di riso<br />

in brodo 50 g di minestra con<br />

legumi secchi<br />

Dieta da 1700 kcal<br />

COLAZIONE Caffè o tè con 10 g di zucchero<br />

Un vasetto di yogurt magro 125 g<br />

Due fette biscottate integrali 16 g<br />

SPUNTINO Un frutto 200 g<br />

PRANZO Pasta 80 g<br />

Carne magra rossa o bianca 120 g<br />

Verdura cruda o cotta 200 g<br />

Pane integrale 50 g<br />

Un frutto 200 g<br />

CENA Pasta in brodo 30 g<br />

Pesce 150 g<br />

Verdura cruda o cotta 200 g<br />

Pane integrale 50 g<br />

Un frutto 200 g<br />

CONDIMENTO A DISPOSIZIONE: olio di oliva 30 g<br />

EQUIVALENZE:<br />

125 g di yogurt = latte scremato 125 g<br />

80 g di pasta = riso 80 g o patate 300 g<br />

120 g di carne = pesce 150 g<br />

magra pesce sott’olio 60 g<br />

pesce al naturale 90 g<br />

due uova<br />

formaggio 60 g<br />

prosciutto/bresaola 70 g<br />

30 g pasta = riso 30 g o minestra<br />

in brodo con legumi secchi 50 g<br />

47


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 48<br />

XIII<br />

48<br />

Programma nutrizionale<br />

La composizione del regime alimentare<br />

deve permettere inoltre, oltre alla riduzione<br />

o al mantenimento del peso corporeo, il miglioramento<br />

dell’insulino-resistenza e del<br />

compenso metabolico e la prevenzione o il<br />

rallentamento delle complicanze aterogene<br />

legate all’eventuale dislipemia.<br />

Attualmente viene considerata ottimale<br />

una perdita di peso non superiore ad 1 kg<br />

per settimana, per la quale si rende necessaria<br />

una restrizione di circa 1000 Kcal/die<br />

rispetto all’introito calorico abituale.<br />

Per quanto riguarda la composizione<br />

della dieta, particolare attenzione va rivolta<br />

al contenuto proteico, che deve rispettare il<br />

bilancio azotato; viene considerato ottimale<br />

un apporto proteico compreso tra 0.8-1 g<br />

di proteine per chilogrammo di peso, pari a<br />

circa il 18-20% della dieta.<br />

Il contenuto in glucidi non deve essere<br />

inferiore al 50-60%, onde evitare la comparsa<br />

di chetosi. I carboidrati utilizzati dovrebbero<br />

essere soprattutto quelli complessi<br />

ricchi di fibre (almeno 30 g/die), con una<br />

riduzione drastica degli zuccheri semplici.<br />

Il restante 20-25% è rappresentato dalla<br />

quota lipidica costituita in maggioranza da<br />

acidi grassi poli e mono insaturi (olio d’oliva):<br />

inevitabilmente si tratta di schemi lievemente<br />

ipolipidici, il che risulta anche in ac-<br />

Dieta da 2200 kcal<br />

COLAZIONE Caffè o tè con 10 g di zucchero<br />

Un vasetto di yogurt magro 125 g<br />

Due fette biscottate integrali 20 g<br />

SPUNTINO Un frutto 200 g<br />

Cracker integrali 20 g<br />

PRANZO Pasta 100 g<br />

Carne magra rossa o bianca 150 g<br />

Verdura cruda o cotta 200 g<br />

Pane integrale 50 g<br />

Un frutto 200 g<br />

SPUNTINO Un bicchiere di latte magro 150 g<br />

Un frutto 200 g<br />

CENA Pasta in brodo 30 g<br />

Pesce 150 g<br />

Verdura cruda o cotta 200 g<br />

Pane integrale 50 g<br />

Un frutto 200 g<br />

CONDIMENTO A DISPOSIZIONE: olio di oliva 40 g<br />

EQUIVALENZE:<br />

125 g di yogurt = latte scremato 125 g<br />

100 g di pasta = riso 100 g o patate 400 g<br />

150 g di carne = pesce 170 g<br />

magra pesce sott’olio 70 g<br />

pesce al naturale 100 g<br />

due uova<br />

formaggio 70 g<br />

prosciutto/bresaola 80 g<br />

30 g di pasta = riso 30 g o minestra<br />

in brodo con legumi secchi 50 g<br />

cordo con l’ipotesi di Blundell sul paradosso dei grassi: l’ipotesi è che i grassi presentino<br />

un potere saziante “effimero” e, quindi, siano in grado di stimolare un maggior introito<br />

calorico nel pasto che segue quello ricco in lipidi.<br />

In definitiva la dieta deve contenere in quantità adeguate sia i macro che i micronutrienti<br />

e deve essere varia; di fatto non è importante che i carboidrati siano rappresentati<br />

da pasta o riso o che venga consumato un ortaggio piuttosto che un altro: è invece<br />

fondamentale assicurare l’apporto proteico e contenere il consumo dei grassi. Dovrebbe,<br />

inoltre, presentare un buon potere saziante, favorito dall’uso di carboidrati a lento assorbimento<br />

e da alimenti ricchi in fibre.<br />

La prescrizione dietetica deve anche essere capace di soddisfare le diverse esigenze e<br />

le diverse capacità del paziente: dovrebbe essere adattata alle abitudini ed alle preferenze<br />

non del singolo paziente ma di tutto il gruppo familiare. È molto importante, infatti,<br />

che il paziente a dieta non si senta emarginato e che riesca a gestire la propria alimentazione<br />

anche in situazioni conviviali; in tal modo la dieta potrà essere seguita anche per<br />

tempi assai lunghi senza compromettere l’adesione del paziente.<br />

Gli alimenti prescritti devono essere facilmente reperibili e graditi al paziente ed inoltre<br />

si devono insegnare al paziente ed eventualmente ai suoi familiari le buone regole alimentari<br />

senza stravolgere le abitudini del paziente stesso.


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 49<br />

Programma nutrizionale XIII<br />

Non va dimenticato, infatti, che la dieta rappresenta uno strumento utile per perdere<br />

peso ma soprattutto necessario a modificare le abitudini alimentari in maniera definitiva.<br />

Molti studi negli ultimi anni hanno dimostrato che riduzioni anche minime, 4-5 Kg ottenute<br />

in uno o due anni, consentono significative riduzioni dell’incidenza del diabete,<br />

anche del 30%.<br />

A modello esplicativo si allegano alcuni schemi di dieta a differente contenuto calorico,<br />

1300 – 1700 – 2200, da poter utilizzare per differenti pazienti in relazione all’età, al<br />

sesso, alla costituzione fisica ed all’apporto calorico abituale.<br />

(2) Con il contributo della Dott.ssa Emilia De Filippo, assistente I livello, Clinica Medica Università “Federico II”, Napoli.<br />

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<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 50<br />

50<br />

XIV. Attività fisica(3)<br />

La struttura fisica dell’uomo è più adatta al movimento che alla sedentarietà e ciò è<br />

evidente se si esamina l’evoluzione storica dell’uomo in rapporto all’attività fisica.<br />

Durante il paleolitico, iniziato circa un milione di anni fa e terminato 10.000 anni fa, gli<br />

uomini per sopravvivere erano in continuo movimento, visto che dovevano raccogliere i<br />

frutti nati spontaneamente dalla terra ed inseguire le loro prede che catturavano con il<br />

semplice uso di armi ed utensili in pietra scheggiata. Il neolitico, durato da circa 10.000<br />

a 4.000 anni fa, fu un periodo relativamente più tranquillo dal punto di vista dell’attività<br />

fisica, dato che l’uomo imparò progressivamente ad allevare il bestiame e a coltivare i<br />

campi. Successivamente si ebbe un impiego sempre più vasto di arnesi metallici con il<br />

passaggio dalla preistoria alla storia, che iniziò appunto intorno a 4.000 anni fa, quando<br />

gli uomini cominciarono a lasciare documenti scritti sulle loro attività. Da allora sino alla<br />

metà del secolo scorso l’evoluzione è stata più lenta rispetto agli ultimi 100 anni, determinanti<br />

per il progresso scientifico e tecnologico in tutti i settori. I risultati conseguiti da<br />

tale progresso si sono tuttavia diffusi a livello di massa, solo negli ultimi 40 anni, durante<br />

i quali l’attività fisica dell’uomo si è ridotta molto di più che non nelle migliaia e migliaia<br />

di anni precedenti della sua storia. Questo repentino mutamento di abitudini, responsabile<br />

di molte malattie del nostro tempo, ha inciso profondamente sul nostro organismo:<br />

l’estrema diffusione dei casi di sovrappeso ed obesità, presso le popolazioni tecnologicamente<br />

più progredite, ne costituisce appunto uno dei segni più evidenti.<br />

Il progresso ci mette a disposizione più cibo e minori possibilità di smaltire l’apporto<br />

calorico; ecco perché l’attività fisica, che esplica utili effetti fisiologici sull’organismo merita<br />

una sua collocazione definitiva nella vita quotidiana di ogni individuo ed in particolare<br />

nella prevenzione e nel trattamento dell’obesità.<br />

Sono molti coloro che ritengono l’attività fisica utile come terapia per il sovrappeso o<br />

per l’obesità e più in generale per la salute, pochi però quelli che la esercitano con costanza.<br />

In genere si adduce, come scusa per la propria pigrizia, la cronica mancanza di tempo<br />

ma pochi minuti dedicati quotidianamente ad una corsa nel parco o ad una attività ricreativa<br />

oppure ad esercizi di ginnastica, potrebbero consentire di guadagnare anni di vita attiva.<br />

L’esercizio fisico dovrebbe essere considerato un piacevole e salutare complemento dell’attività<br />

quotidiana per qualsiasi persona, in relazione alle proprie capacità fisiche, all’età<br />

ecc. Per tutti rappresenta, unitamente ad una alimentazione più razionale, il solo mezzo naturale<br />

e fisiologico per equilibrare il bilancio tra apporto calorico e spesa energetica.<br />

Come abbiamo già detto, nel corso dei millenni, l’attività lavorativa per il sostentamento<br />

è molto diminuita (per fortuna!) fino alla drastica riduzione degli ultimi decenni.<br />

Risulta pertanto indispensabile aumentare altre tipologie di attività fisica, come quelle<br />

abitudinarie o ricreative o domestiche, fino alla pratica di attività sportive.<br />

Nella categoria attività abitudinarie comprendiamo tutte quelle attività che compiamo<br />

abitualmente durante la giornata. Tra di esse è possibile incrementare quelle che a causa<br />

dei moderni mezzi di trasporto sono diventate pressoché nulle: salire o scendere le scale a


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La corsa nel programma di ricondizionamento generale<br />

• Brevi percorsi di corsa a ritmo lento alternati a tratti di passo con brevi pause di ristoro:<br />

Attività fisica XIV<br />

1ª SETTIMANA: Camminare per 400 metri tutti i giorni<br />

2ª SETTIMANA: Camminare per 800 metri tutti i giorni<br />

3ª SETTIMANA: Camminare per 1200 metri tutti i giorni<br />

4ª SETTIMANA: Camminare per 1600 metri tutti i giorni<br />

5ª SETTIMANA: Camminare per 1600 metri tutti i giorni<br />

6ª SETTIMANA: Camminare per 1600 metri tutti i giorni<br />

7ª SETTIMANA: Camminare per 400 metri, corsa leggera per 400 metri, camminare per altri 800 metri,<br />

tutti i giorni<br />

8ª SETTIMANA: Camminare per 400 metri, corsa leggera per 800 metri, camminare per altri 400 metri,<br />

tutti i giorni<br />

9ª SETTIMANA: Camminare per 400 metri, corsa leggera per 1200 metri, camminare per altri 400 metri,<br />

tutti i giorni<br />

• La distanza da percorrere all’inizio del programma deve essere indicata dal medico curante<br />

• Durata dell’allenamento: almeno 30 minuti di attività, da integrare con gradualità fino a 60 minuti<br />

effettivi<br />

• Gli esercizi di ginnastica e la corsa devono essere sempre preceduti e seguiti da 10-15 minuti di allungamento<br />

muscolare<br />

piedi, fare anche brevi tratti di strada a piedi, non usare sempre il telecomando della tv o<br />

il telefono cordless, ecc. Un recente studio ha dimostrato che se per un anno ci si alzasse<br />

a cambiare il canale tv senza usare il telecomando o ci si dovesse spostare per casa per rispondere<br />

al telefono, si consumerebbero le calorie corrispondenti a circa 4 kg di peso.<br />

Tra le attività fisiche ricreative bisognerebbe incrementare quelle non sedentarie, quindi<br />

meno tv e più tempo da dedicare alle passeggiate o alle escursioni o al giardinaggio o<br />

al ballo per esempio. Un’ora di rock and roll o di un altro ballo veloce fa consumare 7 calorie<br />

per kg corporeo come un’ora di tennis (per una persona di 70 kg circa 500 calorie<br />

ovvero l’equivalente di un primo e di una fetta di carne).<br />

Per attività sportive invece si intendono tutte quelle attività fisiche caratterizzate da un<br />

certo grado di agonismo dove per agonismo indichiamo l’atteggiamento di misurarci con<br />

altri in un confronto liberamente scelto. Questa caratteristica è tipica dell’essere umano<br />

ed è facilmente osservabile a tutti i livelli ed in particolare nei bambini che fanno gare per<br />

determinare chi è il più forte o il più veloce o il più abile ecc. È una delle conseguenze<br />

psicologiche derivate dall’innato istinto di conservazione dell’uomo, da sempre costretto<br />

ad una lotta quotidiana per la sopravvivenza e dal fatto che l’uomo è un animale da branco<br />

in cui è decisivo imporre una scala gerarchica. La costante e continua repressione di<br />

questi impulsi potrebbe infatti, nel tempo, alterare l’equilibrio psichico. Ecco perché ci si<br />

può rilassare rispetto alle lotte quotidiane impegnandosi spontaneamente in un’altra<br />

competizione, come per esempio un’attività sportiva, che permette di aggredire senza<br />

provocare gravi conseguenze e propone situazioni difficili offrendo la possibilità di misurarsi<br />

senza creare grossi problemi.<br />

Gli sport si possono dividere in varie tipologie.<br />

Sport di abilità in cui si richiedono elevata reattività psichica, come prontezza di riflessi,<br />

concentrazione, ecc., modesto lavoro muscolare, modesto dispendio energetico nell’unità<br />

di tempo. Per esempio il tiro a segno, il golf, il tiro con l’arco o il ping-pong.<br />

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XIV<br />

52<br />

Attività fisica<br />

Sport di resistenza in cui è necessaria un’elevata resistenza fisica, una modesta reattività<br />

psichica, un’elevata capacità respiratoria e cardiovascolare (lavoro aerobico), una<br />

buona capacità muscolare ed un buon dispendio energetico. Per esempio: la corsa, il podismo,<br />

il ciclismo, lo sci di fondo, il pattinaggio, il nuoto o il canottaggio ecc.<br />

Sport di agilità e resistenza in cui si richiedono elevata reattività psichica e fisica (agilità),<br />

elevata resistenza fisica, elevata attività respiratoria e cardiovascolare (lavoro in parte<br />

aerobico e in parte anaerobico), movimenti veloci, discreta potenza muscolare e buon<br />

dispendio energetico. Per esempio: calcio, tennis, pallacanestro, rugby, scherma, pallanuoto<br />

e così via.<br />

Sport di forza che richiedono elevata forza applicata per breve tempo, elevata attività<br />

cardiorespiratoria per breve tempo, elevato dispendio energetico nell’unità di tempo. Per<br />

esempio: sollevamento pesi, ginnastica agli attrezzi, lancio del peso o del disco ecc.<br />

Naturalmente per il problema del controllo del dispendio energetico in pazienti che<br />

vogliono ridurre il sovrappeso sono da preferirsi gli sport di resistenza, da praticarsi con<br />

regolarità. Infatti queste attività fisiche consentono un costante allenamento articolare,<br />

muscolare, respiratorio (lavoro aerobico) e circolatorio.<br />

SMETTERE<br />

QUESTE ATTIVITÀ<br />

Guardare la TV,<br />

giocare con il<br />

computer, stare<br />

seduti più di 30 minuti<br />

3-7 volte<br />

alla settimana<br />

ESERCIZI PER<br />

LA FLESSIBILITÀ<br />

Golf, bowling,<br />

softball, bricolage, ecc.<br />

3-6 volte alla settimana,<br />

più di 20 minuti continui<br />

ESERCIZI AEROBICI<br />

Camminare a passo veloce,<br />

nuoto, bicicletta, salire le scale,<br />

esercizi in acqua, tapis roulant, ecc.<br />

e/o<br />

e/o<br />

Piramide delle attività<br />

2-3 volte<br />

alla settimana<br />

8-12 ripetizioni<br />

1-3 serie di<br />

ESERCIZI PER LA FORZA<br />

Con attrezzi,<br />

a corpo libero,<br />

piegamenti, saltelli, ecc.<br />

3-6 volte alla settimana,<br />

più di 20 minuti continui<br />

SPORT ATTIVO E RICREATIVO<br />

Escursioni a piedi, tennis,<br />

ballo, calcio, pallacanestro, ecc.<br />

OGNI GIORNO (il più a lungo possibile)<br />

Camminare con il cane, fare la strada più lunga, fare le scale ed evitare l’ascensore,<br />

andare a piedi per fare la spesa, o altri servizi (ufficio postale, banca, ecc.), fare<br />

giardinaggio, parcheggiare più lontano, camminare più a lungo durante la giornata.


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Attività fisica XIV<br />

FORMA DI ATTIVITÀ PER 70 KG PER KG<br />

(peso medio dell’uomo)<br />

Durante il sonno 65 0,93<br />

In stato di veglia ma a riposo 77 1,10<br />

Seduto 100 1,43<br />

Mentre si legge ad alta voce 105 1,50<br />

In stato di rilassamento 105 1,50<br />

Cucendo a mano 111 1,59<br />

Prestando attenzione 115 1,63<br />

Facendo la calza (23 punti/minuto o più) 116 1,66<br />

Vestendosi o svestendosi 118 1,69<br />

Cantando 122 1,74<br />

Lavoro da sarto 135 1,93<br />

Scrivendo a macchina rapidamente 140 2,00<br />

Stirando (con ferro da stiro da 2 kg) 144 2,06<br />

Lavando i piatti 144 2,06<br />

Rilegando i libri 169 2,41<br />

Pulendo il pavimento 170 2,43<br />

Lavoro da calzolaio 180 2,57<br />

Camminando lentamente (3 km/ora) 200 2,86<br />

Lavoro da carpentiere, da metallurgico 240 3,43<br />

Camminando abbastanza velocemente (5 km/ora) 300 4,28<br />

Scendendo le scale 364 5,20<br />

Lavorando la pietra 400 5,71<br />

Segando la legna 480 6,86<br />

Nuotando 500 7,14<br />

Camminando molto velocemente (8 km/ora) 570 8,14<br />

Correndo (8 km/ora) 650 9,28<br />

Salendo le scale 1.100 15,8<br />

* Shermann, Chemistry of Food and Nutrition<br />

Consumo di energia (cal) per ora<br />

in relazione a diverse attività muscolari *<br />

Sono graduabili secondo le possibilità individuali come età, sesso ed efficienza fisica.<br />

Inoltre sono abbastanza gradevoli e gratificanti purché si rimanga sul piano dell’agonismo<br />

ricreativo e consentono un dispendio energetico abbastanza elevato accelerando,<br />

insieme ad un idoneo programma alimentare, il decremento ponderale.<br />

Tuttavia può risultare utile inserire in un programma motorio, al fine di renderlo più<br />

vario e divertente, qualche sport di abilità o di agilità.<br />

Uno dei miti da sfatare, nonostante quello che dice la pubblicità, è quello che chi fa<br />

sport, per il sudore profuso, ha bisogno di reintegrare i sali minerali persi.<br />

Concettualmente è corretto ma è stato calcolato che affinché l’organismo avverta la scarsità<br />

di sali minerali ci vogliono, in condizioni di temperatura ed umidità medie, almeno<br />

20 km di corsa, 100 km in bicicletta, 4 ore di tennis o 2 ore di pallacanestro. Il problema<br />

quindi riguarda quasi esclusivamente i veri sportivi. Dopo lo sport, quindi dell’acqua fresca<br />

va già bene, i sali minerali verranno reintegrati con il primo pasto successivo all’attività<br />

sportiva. Come abbiamo visto i minerali sono presenti in tutti gli alimenti, in particolar<br />

modo in frutta e verdura. Gli integratori in commercio comunque non fanno male,<br />

contengono acqua, un po’ di sali, soprattutto per evitare che l’acqua venga persa troppo<br />

53


<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:45 Pagina 54<br />

XIV<br />

54<br />

Attività fisica<br />

presto col sudore e dello zucchero per fornire ai muscoli un po’ di energia di pronto impiego.<br />

Una ricetta per preparare un ottimo reintegratore fatto in casa è la seguente: in<br />

un litro di acqua non oligominerale va spremuto un limone o un’arancia e versato un cucchiaino<br />

di sale da cucina e 5-6 cucchiaini di zucchero.<br />

L’attività fisica da proporre non deve prevedere allenamenti faticosi e massacranti ma<br />

un approccio morbido e graduale, che tenga conto delle reali possibilità motorie e fisiche<br />

individuali, della effettiva disponibilità di tempo e di mezzi, anche economici, e non ultimo<br />

anche delle preferenze e delle precedenti esperienze motorie e sportive.<br />

Come abbiamo precedentemente accennato è particolarmente utile aumentare le occasioni<br />

quotidiane di movimento spontaneo non solo nel tempo libero ma anche nel corso<br />

delle normali attività lavorative o domestiche.<br />

L’obiettivo finale non deve essere quello di trasformarci in atleti ma quello di indurre<br />

uno stabile cambiamento delle abitudini di vita che preveda di ridurre il più possibile le<br />

occupazioni sedentarie e l’inattività fisica e di aumentare per quanto possibile l’attività e<br />

le occasioni di movimento.<br />

Come programma motorio sono indicate tutte le possibili attività aerobiche (passeggiata,<br />

corsa, bicicletta, nuoto ecc.) di lunga durata e di media intensità, in quanto determinano<br />

una maggiore spesa energetica per minuto di allenamento.<br />

Infatti l’energia richiesta per sostenere le attività aerobiche deriva da una “miscela bilanciata”<br />

di glucidi e di lipidi, mentre il contributo degli aminoacidi delle proteine è solo<br />

marginale. La maggiore o minore utilizzazione dei lipidi rispetto agli zuccheri dipende dall’intensità<br />

e dalla durata dell’attività fisica: nel caso di attività brevi ma intense prevale il<br />

ricorso agli zuccheri (l’unico substrato utilizzabile in condizioni anaerobiche) mentre mano<br />

a mano che la durata del lavoro aumenta e l’intensità si riduce proporzionalmente,<br />

prevale l’utilizzazione dei substrati lipidici.<br />

L’esercizio fisico più semplice, che consente comunque di raggiungere una soglia allenante,<br />

per quanto blando, è costituito dalla marcia di buon passo e dalla corsa a ritmo<br />

lento. Non dimentichiamoci che per millenni, fino a qualche generazione fa, il genere<br />

umano è stato costretto, per procurasi il cibo cacciando o seguendo le mandrie nei pascoli<br />

o per spostarsi, a camminare o a correre a ritmo blando e quindi per il nostro organismo<br />

la marcia risulta particolarmente adatta. Un recente studio indicava in circa 10.000<br />

passi al giorno la quota di attività fisica consigliata per mantenersi in buone condizioni fisiche.<br />

Sia la marcia che la corsa sono attività con numerose caratteristiche favorevoli, tra<br />

le quali la possibilità di prevedere carichi progressivamente crescenti, con l’opportunità di<br />

adattarli alle reali necessità del paziente. Inoltre il percorso può risultare più o meno impegnativo,<br />

a seconda della distanza da percorrere, delle difficoltà incontrate (percorso<br />

piano oppure ondulato o addirittura in costante salita), della velocità di percorrenza, del<br />

ritmo imposto. L’esercizio può essere rallentato o addirittura interrotto, in relazione alle<br />

esigenze dell’organismo, così da favorire un sufficiente recupero ed essere successivamente<br />

ripreso. È un’attività che può essere praticata in qualsiasi luogo, a bassissimo costo,<br />

con qualsiasi terreno, adattando l’abbigliamento alle diverse condizioni climatiche,<br />

che non necessita di impianti o di attrezzature sportive specifiche e che non è legata ad<br />

orari particolari.<br />

Un semplice programma, consigliato dagli esperti del WHO nel 1997, consiste nel<br />

camminare per almeno 30 minuti al giorno, quanti più giorni la settimana, meglio se tutti<br />

i giorni. Eventualmente accanto a questo tipo di programma si può consigliare di praticare<br />

almeno 2 volte alla settimana della ginnastica aerobica o degli esercizi con i pesi,<br />

per 30-45 minuti.


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Attività fisica XIV<br />

Si può anche adottare, per esempio, la metodica dei circuiti (circuit training) che impegnino<br />

molti gruppi muscolari, con basso carico (pesi di modesta entità), molte ripetizioni<br />

e brevi intervalli di recupero tra una serie e l’altra di ripetizioni.<br />

Un altro fattore importante per indurre consumo energetico sufficiente, oltre alla frequenza,<br />

alla continuità ed alla durata, è l’intensità del lavoro muscolare. In linea generale,<br />

molti studi dimostrano che non sono necessarie sedute particolarmente affaticanti, ma<br />

basta praticare un’attività fisica che innalzi la frequenza cardiaca a riposo di un 50% per<br />

promuovere gli adattamenti ricercati.<br />

La frequenza cardiaca massima (FC max), in mancanza dei dati ottenuti da test ergonometrici,<br />

è possibile calcolarla sulla base delle seguenti formule:<br />

• donne e uomini sedentari FC max: 220 - età in anni<br />

• uomini attivi FC max: 205 - 1/2 età in anni<br />

• uomini e donne obesi FC max: 200 - 1/2 età in anni<br />

In alternativa, un metodo ancora più semplice per stabilire la giusta intensità di lavoro,<br />

sulla base delle sensazioni riferite, è quello del “tolk-test” secondo il quale l’intensità<br />

di lavoro adeguata è quella che consente di protrarre l’attività fisica per diversi minuti, riuscendo<br />

a sostenere facilmente una conversazione.<br />

(3) Con il contributo della Prof.ssa Serena Bellezza, docente di Scienze Motorie.<br />

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XV. La nuova piramide<br />

alimentare 2005<br />

Elaborazione della piramide alimentare 2005 sviluppata dall’USDA (U.S. Department of Agriculture)<br />

www.mypyramid.gov - www.hsph.harvard.edu/nutritionsource/pyramids.html


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Bibliografia<br />

L’intento di questo testo è di informare, in maniera chiara e scientificamente documentata,<br />

sugli elementi essenziali per un’alimentazione sana ed equilibrata e non ha certo la pretesa di<br />

essere esaustivo o di fornire diete “fai da te”.<br />

Per preparare questo testo ho attinto, a volte saccheggiato, in modo cospicuo e spero in<br />

modo proficuo, da numerose fonti bibliografiche. Ho ritenuto più utile fornire le indicazioni<br />

bibliografiche alla fine del testo piuttosto che interrompere la forma discorsiva semplice di<br />

questo lavoro con numerose citazioni.<br />

La bibliografia inerente l’alimentazione è molto vasta, il tema è molto di moda e c’è<br />

“fame” di informazioni corrette. Non a caso la nutrizione ha assunto una così grande rilevanza<br />

e, purtroppo, la “titolografia’ presente in libreria non é sempre di buon spessore.<br />

Gli autori ed i testi citati sono tutti di elevato livello, sia scientifico che divulgativo, ed i<br />

lettori eventualmente interessati ad approfondire alcuni argomenti particolari - da me a volte<br />

solo accennati per brevità - possono trovare i testi in questione molto facilmente, in qualsiasi<br />

buona libreria.<br />

1 Eugenio Del Toma, Il gourmet di lunga vita, Laterza 1999.<br />

2 Francesco Morelli, In forma con il metodo a dieta libera, Oscar Mondatori 1999.<br />

3 Fondazione IDIS, L’alimentazione, CUEN 1995.<br />

4 Carlo Cannella, Giovanni Carrada, I miti dell’alimentazione, TEA 1999.<br />

5 Elio Muti, La bibbia delle calorie, Demetra 2003.<br />

6 INRAN, Linee guida per una sana alimentazione italiana, 2003.<br />

7 Marvin Harris, Buono da mangiare, Einaudi 1992.<br />

8 Aldo Mariani Costantini, Carlo Cannella, Gianni Tomassi, Fondamenti di Nutrizione<br />

Umana, Il pensiero scientifico Editore 1999.<br />

9 Michelangelo Gianpietro, Raffaella Spada, Giovanni Caldarone, Attività fisica e obesità,<br />

prevenzione e trattamento, Medi Serve 2001.<br />

10 De Cristofaro, Basi metodologiche dell’approccio psiconutrizionale, SEE Firenze 2002.<br />

11 Gerard Apfeldorfer, Mangio, dunque sono, Marsilio 1993.<br />

12 Carlo Maria Rotella, Edoardo Mannucci, Valdo Ricca, L’obesità, SEE Firenze 1997.<br />

13 Giuseppe Arienti, Le basi molecolari della nutrizione, Piccin 1996.<br />

14 Franco Contaldo, Mario Mancini, Nutrizione Clinica Principi di Base, Gnocchi 1995.<br />

15 Eugenio Del Toma, Dietoterapia e nutrizione clinica, Il pensiero scientifico 2000.<br />

16 Flandrin J.L., Montanari M., Storia dell’alimentazione, Laterza 1999.<br />

17 Rosalba Mattei, Manuale di nutrizione clinica, Franco Angeli Ed. 2001.<br />

18 Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, Einaudi 1998.<br />

19 Giuseppe Fatati, Manuale clinico per la gestione del paziente obeso e in soprappeso, Il<br />

Pensiero Scientifico Editore 2000.<br />

20 Luciana Diodato, Il linguaggio del cibo, Rubbettino 2001.<br />

21 AA.VV., Il grande libro della salute alimentare, Oscar Guide Mondatori 2003.<br />

22 Massimo Montanari, La fame e l’abbondanza, Laterza 2003.<br />

23 Giovanni Rebora, La storia della forchetta, Laterza 2002.<br />

24 Madeleine Fievet-Izard, La dietetica in 200 domande e risposte, De Vecchi Editore 2002.<br />

25 AA.VV., Enciclopedia degli alimenti, Baroli Editori 2002.<br />

26 Arturo Cocchi, Il mio peso, la mia salute, Orme Editori 2003.<br />

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