Libro W.MILANO.pdf - Progetto Benessere
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La Fondazione Mario Lugli<br />
riconosce la validità offerta<br />
dal "<strong>Progetto</strong> <strong>Benessere</strong>"<br />
come aiuto concreto<br />
alla persona con disturbo<br />
psichico grave e ne<br />
auspica l'integrazione<br />
nel piano terapeutico.
ITZYP00092
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Walter Milano
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Sommario<br />
3 I. Introduzione<br />
7 II. Principi alimentari: proteine, zuccheri, lipidi, vitamine,<br />
sali minerali, acqua, fibre alimentari<br />
15 III. Digestione ed assorbimento<br />
16 IV. Composizione corporea<br />
17 V. Metabolismo basale<br />
18 VI. Peso ideale<br />
21 VII. Sovrappeso ed obesità<br />
23 VIII. Un paio di falsi miti<br />
25 IX. Conservazione e cottura degli alimenti<br />
28 X. La spesa<br />
30 XI. Conoscere gli alimenti: cereali e derivati, legumi,<br />
frutta ed ortaggi, carni, pesce, latte, formaggi, uova,<br />
condimenti grassi, bevande alcoliche<br />
45 XII. Piramide alimentare<br />
47 XIII. Programma nutrizionale per la riduzione del peso<br />
50 XIV. Attività fisica<br />
56 XV. La nuova piramide alimentare 2005<br />
57 Bibliografia<br />
Dott. Walter Milano<br />
Specialista in Endocrinologia, Specialista in Psichiatria,<br />
Responsabile Ambulatorio Disturbi del Comportamento Alimentare<br />
UOSM Distretto 44, ASL Napoli 1
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I. Introduzione<br />
Il nostro corpo, il nostro cervello, come del resto tutto in natura, vengono continuamente<br />
ricostruiti con i materiali che ingeriamo attraverso l’alimentazione. Ogni cellula del<br />
nostro organismo si comporta come un individuo: assorbe materiali utili per il proprio metabolismo<br />
ed elimina quelli inutili.<br />
In altre parole il nostro corpo si disfa e si ricostruisce in continuazione, in un ciclo pressoché<br />
continuo. Il corpo che avevamo qualche tempo fa non esiste più: quello di cui siamo<br />
formati ora è costituito con molecole che prima erano animali, vegetali o sali minerali<br />
delle rocce. Anche per il cervello è così, ovvero il cervello che avevamo qualche anno<br />
fa oggi non esiste più, sarà atomi di carbonio di plancton in fondo al mare. Quello che<br />
possediamo ora è stato ricostruito con i cibi che abbiamo acquistato nei negozi o nei mercati<br />
o che abbiamo coltivato o allevato.<br />
È il codice genetico, selezionato in milioni di anni, a dirigere questo montaggio facendo<br />
in modo che ciascuna molecola vada a collocarsi nel giusto posto.<br />
Semplificando molto le cose si potrebbe dire che la cioccolata, i formaggi, la frutta, le<br />
melanzane o le salsicce che prendiamo dagli scaffali dei negozi vengono trasformati in<br />
strutture capaci di farci immaginare, di farci sognare o arrabbiare, di conservare i ricordi<br />
della nostra infanzia o le emozioni legate ad una poesia o ad una canzone o in combustibili<br />
necessari per il funzionamento di queste stesse strutture.<br />
Osservata così l’alimentazione si rivela un processo essenziale per il mantenimento ed<br />
il funzionamento del nostro organismo.<br />
L’alimentazione svolge, infatti, contemporaneamente almeno tre funzioni diverse: la<br />
prima è quella energetica, nel senso che fornisce carburante per le incessanti attività vitali;<br />
la seconda è quella plastica, con cui risponde all’usura dei tessuti e provvede alla loro<br />
ricostruzione; la terza è quella protettiva, esercitata da sostanze non caloriche presenti<br />
negli alimenti, come le vitamine e i minerali, cui spetta il compito di accelerare le reazioni<br />
chimiche e di garantire l’espletamento dei processi metabolici fondamentali.<br />
Nel linguaggio della scienza gli uomini si definiscono onnivori… Come gli<br />
altri membri della famiglia, tipo ratti, maiali e scarafaggi, possiamo soddisfare<br />
le nostre esigenze nutritive ingerendo una notevolissima varietà di sostanze.<br />
Possiamo mangiare e digerire di tutto, dalle secrezioni irrancidite delle<br />
ghiandole mammarie ai miceti alle rocce, ossia formaggio, funghi e sale, se<br />
preferite gli eufemismi. Al pari degli altri onnivori, però, non mangiamo precisamente<br />
di tutto…<br />
Marvin Harris<br />
3
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I<br />
4<br />
Introduzione<br />
Nei primi mesi di vita mangiare bene non è un problema, basta succhiare il seno materno<br />
per ricevere un liquido tiepido, dolce e assolutamente perfetto per nutrire il nostro<br />
organismo.<br />
Dopo, quando dobbiamo scegliere da soli, per sapere cosa mangiare dobbiamo avvalerci<br />
della cultura. Al contrario degli animali, che nella scelta del cibo sono guidati da<br />
un istinto reso pressoché infallibile da una lunga evoluzione, siamo costretti a fidarci della<br />
gastronomia della nostra regione, di quello che ci preparava la mamma da bambini, dei<br />
nostri gusti, dei consigli degli amici o delle suggestioni della pubblicità.<br />
Poter pensare e poter raccontare tutto quello che ci viene in mente ci ha dato un<br />
enorme vantaggio sugli altri animali con i quali dividiamo il pianeta, ma a tavola sicuramente<br />
no. A complicare ulteriormente le cose ci sono poi gli odori, i colori, i sapori dei<br />
cibi ma anche tutti gli altri strani significati di cui li abbiamo rivestiti e che nulla hanno<br />
a che vedere con le loro caratteristiche nutritive. Solo a noi, tra milioni di specie animali,<br />
potrebbe venire in mente di considerare un alimento di lusso o da poveri, di moda o<br />
superato, purificatore, consolatore o addirittura afrodisiaco. Ogni tipo di alimentazione<br />
dipende quindi non solo dalla geografia ma soprattutto da una geografia interiore, è figlio<br />
del suo tempo e così deve essere considerato. Solo il latte materno, almeno per ora,<br />
è rimasto uno dei pochissimi alimenti che abbiamo conservato in comune con i nostri<br />
trisavoli.<br />
A meno che non fossero discendenti dei pochissimi benestanti di una volta, i nostri<br />
bisnonni mangiavano poco e male. A tavola potevano trovare pane nero, patate, polenta,<br />
castagne, legumi, frutta e verdura e, quando c’era, carne ma solo molto raramente.<br />
Il loro cibo era monotono e spesso mal conservato. Non è un caso che solo cento anni fa<br />
le malattie dell’apparato digerente erano la seconda causa di morte in Italia.<br />
Se siamo più sani, più robusti, più alti e la durata della nostra vita è tanto superiore a<br />
quella dei nostri nonni, lo dobbiamo soprattutto al fatto che mangiamo molto meglio di<br />
loro. Lo dobbiamo all’efficace sinergia tra scienza ed agricoltura, tra scienza ed allevamento,<br />
se tutti noi e non più solo pochissimi privilegiati possiamo permetterci cibo abbondante<br />
e di buona qualità. Ed inoltre dobbiamo ringraziare l’industria alimentare, oltre<br />
a quel principe degli elettrodomestici che è il frigorifero, se quello che ci arriva è anche<br />
molto più sano di un tempo.<br />
Un tempo si mangiava quello che c’era, oggi per la prima volta nella storia dell’umanità<br />
possiamo scegliere. Il problema è che c’è sempre qualcuno ansioso di darci dei consigli,<br />
spesso non molto disinteressati.<br />
Se da un lato, come abbiamo visto, l’industria agroalimentare mette a nostra disposizione<br />
tanta roba di ottima qualità, dall’altro ci bombarda quotidianamente con la pubblicità<br />
dei suoi prodotti. È difficile resistere alle suggestioni dei pubblicitari e subdolamente<br />
buona parte di questi messaggi sono indirizzati ai più piccoli ed in tal modo si allevano<br />
nuove generazioni con idee sempre più confuse in fatto di alimentazione.<br />
Il trucco della pubblicità, spesso, è quello di associare ad un prodotto un nostro desiderio,<br />
per esempio essere più belli, più magri, più sani, più raffinati o evoluti degli altri.<br />
Così per rincorrere un sogno mangiamo senza chiederci se di quel prodotto abbiamo davvero<br />
bisogno. Ma questo non è ovviamente legato solo al cibo. Insomma non mangiamo<br />
male perché ci vendono roba di cattiva qualità, mangiamo male perché mangiamo troppo<br />
o senza criterio.<br />
L’importanza del cibo e la difficoltà di procurarselo sono probabilmente all’origine dei<br />
vari significati che l’umanità ha attribuito a molti alimenti: un valore mitico (la manna della<br />
bibbia), simbolico (l’alloro, l’ulivo) o religioso (il pane e il vino dei cristiani). Per l’uomo,
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Introduzione I<br />
infatti, non è soltanto una necessità, ma anche una manifestazione sociale, un piacere.<br />
“Mangiare”, preferibilmente in compagnia, è un rito che quasi sempre oltrepassa la semplice<br />
necessità nutritiva e spesso addirittura contrasta con le esigenze di una corretta alimentazione.<br />
Compagno deriva da cum paeneun, ovvero colui con cui condivido il pane,<br />
il cibo. Durante la messa, tanto per fare un esempio a noi vicino, condividiamo il cibo con<br />
Dio. Ancora oggi in molte regioni, durante le feste per le onoranze dei defunti, si suole<br />
portare alimenti sulle tombe, per continuare, in modo simbolico, a condividere il cibo con<br />
chi non c’è più se non nella memoria.<br />
L’alimentazione è quindi un fattore ambientale assolutamente determinante che influisce<br />
pesantemente sulla salute, sia quando è carente sia quando è eccessiva e che va<br />
quindi accuratamente controllata.<br />
Tutti siamo più o meno consapevoli dell’importanza che hanno le abitudini alimentari<br />
nel considerare la salute, l’efficienza e la qualità della vita. Ma pur nel gran parlare di<br />
alimentazione, non è affatto chiaro alla maggioranza della popolazione quali scelte risultino<br />
determinanti e quante rinunce e sacrifici dietetici siano davvero opportuni o non siano<br />
piuttosto il risultato di antichi pregiudizi o di vecchie dottrine mai verificate sperimentalmente.<br />
La realtà è che il modo di alimentarsi esercita la sua influenza non in pochi giorni ma<br />
nel corso di molti anni e decenni, per cui gli studiosi di questa materia debbono affrontare<br />
difficoltà talvolta notevoli per documentare scientificamente gli effetti di un modello<br />
alimentare.<br />
I mass media trattano spesso i problemi della nutrizione umana con la stessa superficialità<br />
con cui sfornano oroscopi o previsioni sulla moda. Le informazioni, spesso affidate<br />
a giornalisti o a presunti esperti del settore, finiscono sovente per contraddirsi o per<br />
seminare dubbi che scoraggiano il grosso pubblico. Non di rado vengono lanciati allarmi<br />
che poi verranno ritrattati oppure si pretende di mettere in discussione alimenti, come le<br />
carni o i formaggi per esempio, che hanno rappresentato la base dell’alimentazione umana<br />
per migliaia di anni.<br />
Questo spiega come mai fioriscano mode alimentari con una frequenza davvero eccezionale,<br />
quasi sempre illogiche ed irrazionali. Molto spesso si anticipano o si enfatizzano<br />
farmaci o studi che invece avrebbero bisogno di ulteriori convalide scientifiche prima<br />
di essere proposti come modelli di benessere agli incolpevoli consumatori. Un giorno leggiamo<br />
che lo zucchero fa male ed il giorno successivo che il cervello si nutre solo di glucosio.<br />
Un giorno sentiamo inneggiare alla dieta mediterranea al trionfo della pasta in<br />
America e all’improvviso qualcuno accusa la pasta di far ingrassare gli americani, dimenticando<br />
le lattine di coca cola, le patatine fritte e le montagne di salse e di grassi che accompagnano<br />
gli hamburger.<br />
Sicuramente il modello alimentare denominato dieta mediterranea è ritenuto particolarmente<br />
valido dalla comunità scientifica ma non bisogna dimenticare il ruolo che per le<br />
popolazioni mediterranee ha avuto nel passato il corrispondente stile di vita. La sobrietà<br />
alimentare, l’attività fisica, per molti più una necessità che una scelta, la disponibilità di<br />
prodotti come frutta e vegetali in abbondanza ne hanno determinato la particolare validità<br />
nutrizionale.<br />
Inoltre non possiamo non sottolineare che negli ultimi decenni, a causa della riduzione<br />
dell’attività muscolare e della spesa per il mantenimento della temperatura corporea,<br />
il costo energetico della nostra vita è diminuito di almeno 1000-1500 kcal al giorno, mentre<br />
allo stesso tempo è cresciuta enormemente la disponibilità di alimenti ad altissimo<br />
contenuto calorico.<br />
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I<br />
6<br />
Introduzione<br />
Siamo ammalati di una sedentarietà che nessuna dieta può risolvere. Non solo, ma<br />
disponiamo di cibi sempre più attraenti sul piano della presentazione e del gusto che colpiscono<br />
il nostro immaginario in modo sempre più efficace, spinti, come abbiamo già accennato,<br />
da una enorme pressione pubblicitaria, sempre più efficace e fascinosa.<br />
In altre parole si è incrinato il nostro rapporto con l’alimentazione. Troppe volte non<br />
mangiamo per vera fame biologica ma per noia, per abitudine, per adeguarci a stili alla<br />
moda. È facile allora ignorare il blando segnale della sazietà e scivolare nel sovrappeso e<br />
poi nell’obesità. In questa situazione non sarà un particolare alimento ad averci portato all’aumento<br />
di peso bensì la nostra scelta di vita, di cui l’introito calorico dell’alimentazione,<br />
non più in equilibrio con la spesa energetica, è soltanto un aspetto, non certo l’unico.<br />
Non è quindi negandoci dei particolari alimenti che si migliorano gli aspetti nutrizionali,<br />
come molte mode alimentari vogliono farci credere. Nessun alimento fa bene o fa<br />
male di per sé, ma è il totale delle scelte alimentari della giornata che deve essere caloricamente<br />
adeguato ai consumi e contemporaneamente equilibrato nei rapporti tra i vari<br />
nutrienti. Inoltre la varietà alimentare è anche garanzia di sufficiente copertura degli apporti<br />
vitaminici e minerali indispensabili.<br />
Insieme ad una predisposizione genetica al diabete, all’aterosclerosi, all’ipertensione<br />
e in parte anche ai tumori, il protrarsi degli eccessi quantitativi e qualitativi o la carenza<br />
di particolari sostanze protettive, possono anticipare la comparsa di patologie già latenti<br />
nei nostri geni. Non si può chiedere all’alimentazione più di quello che è ragionevole attendersi<br />
da essa, ma dobbiamo garantire la copertura dei fabbisogni metabolici, tacitamente<br />
insita nella varietà degli alimenti, la sobrietà alimentare, il mantenimento di uno<br />
stile fisicamente attivo, in cui l’alimentazione non è al centro degli interessi ma neppure<br />
ha perduto il suo innato valore gratificante.<br />
In un’epoca consumistica come la nostra, in cui la sedentarietà e la disinformazione,<br />
nascosta in un mare di presunta informazione, imperano, sapersi alimentare e nutrirsi<br />
correttamente rappresenta, senza dubbio, il miglior modo per mantenersi in perfetta forma<br />
e per combattere le numerose malattie tipiche della cosiddetta civiltà del benessere,<br />
malattie che quasi sempre sono il risultato di uno squilibrio globale in cui confluiscono,<br />
oltre a fattori ereditari ed ambientali, come abbiamo visto prima, anche e forse soprattutto<br />
fattori alimentari.<br />
Del resto, quando un evento morboso (diabete, iperlipemia ecc.) si rileva in tutta la<br />
sua gravità, quello che affiora è solo la punta di un iceberg che ha iniziato a formarsi molto<br />
prima, addirittura nei primi mesi di vita.<br />
Dunque si può affermare che una corretta alimentazione può giocare un ruolo fondamentale<br />
nella prevenzione di molte patologie, a conferma di quanto l’antico motto di<br />
Ippocrate “Il cibo è per tutti noi la migliore cura”, sia oggi a distanza di millenni, di estrema<br />
attualità.<br />
Questo breve testo desidera essere la base per tentare di ricostruire, attraverso la conoscenza,<br />
rigorosamente validata dal punto di vista scientifico ma esplorata in modo non<br />
molto formale, un rapporto quanto più normale con il cibo. Con la nostra testa potremo<br />
allora cercare di capire cosa può esserci utile e cosa no, accorgerci dei limiti entro i quali<br />
muoversi con tranquillità per mantenerci in equilibrio con il nostro corpo, con il nostro peso<br />
e per saper riconoscere i nostri bisogni sapendo veramente come ci stiamo nutrendo.
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II. Principi alimentari<br />
Come abbiamo visto, mangiare è essenziale per sopravvivere ed evolverci. In realtà<br />
mangiare significa procurarsi dei nutrienti. Una volta ingeriti, i mille sapori dei cibi che<br />
mangiamo non hanno più niente a che spartire con la pasta, la carne, la frutta o il gelato.<br />
Tutti i cibi sono stati smontati nei vari nutrienti, cioè i sei ingredienti di base di cui ciascuno<br />
di essi è composto e di cui noi stessi siamo fatti: zuccheri, proteine, grassi, sali minerali,<br />
vitamine ed acqua.<br />
Proprio come tutte le parole di un vocabolario sono fatte di sole ventuno lettere, tutti gli<br />
alimenti che conosciamo non sono altro che combinazioni diverse di questi sei nutrienti.<br />
Nel IV secolo a.C. Ippocrate ipotizzò che un solo principio alimentare fosse presente<br />
in tutti gli alimenti. Fu solo con Lavoisier, fine del XVII sec., che si giunse all’identificazione<br />
di quattro principi alimentari: glucidi, lipidi, acqua e sali minerali. Dopo oltre mezzo<br />
secolo Liebing determinò le proteine, successivamente classificate da Mulder. Solo nel<br />
1911 Casimiro Funk, chimico polacco, isolò il complesso B. Da allora ad oggi sono state<br />
scoperte tutta una serie di vitamine che costituiscono, almeno per ora, il sesto ed ultimo<br />
principio alimentare.<br />
Proteine<br />
Le proteine o protidi (parola di origine greca che significa “di primaria importanza”)<br />
sono composti per lo più quaternari ovvero formati per lo più da carbonio, idrogeno, ossigeno<br />
e azoto ed accanto ai quali a volte si trovano anche zolfo e fosforo, di origine prevalentemente<br />
animale ma anche vegetale.<br />
Le proteine sono costituite da molecole, da qualche centinaio ad alcune decine di migliaia,<br />
di aminoacidi che si uniscono in catene formando spirali ad andamento elicoidale.<br />
Gli aminoacidi che più comunemente si riscontrano nelle proteine alimentari sono circa<br />
venti e non tutti sono presenti nella stessa proteina e soprattutto non nello stesso ordine.<br />
Tra i vari aminoacidi ve ne sono otto definiti essenziali in quanto non potendo, a differenza<br />
degli altri, essere sintetizzati dall’organismo, è “essenziale” introdurli con l’alimentazione.<br />
Sono: triptofano, lisina, fenilalanina, leucina, isoleucina, treonina, valina e<br />
metionina. Durante il periodo della crescita diventano indispensabili anche altri due aminoacidi:<br />
arginina ed istidina.<br />
Quando mangiamo delle proteine, le scomponiamo negli aminoacidi, di cui sono<br />
composte e le utilizziamo per produrre nuove proteine, le nostre. Sono fatti di proteine i<br />
nostri muscoli ma anche la pelle, i capelli e le unghie per esempio. Microscopiche proteine<br />
sono anche gli enzimi, minuscoli attrezzi molecolari che compiono nelle cellule tutte<br />
le operazioni che ci tengono vivi e attivi.<br />
Alimenti ricchi di proteine sono la carne, il pesce, il latte e quindi i formaggi e lo yogurt,<br />
e le uova. Frutta, verdura, cereali e dunque pane e pasta, tuberi come per esempio<br />
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II<br />
8<br />
Principi alimentari<br />
le patate, ne hanno invece pochissime. I vegetali che contengono quantità apprezzabili<br />
di proteine sono i legumi, che per il loro prezzo ragionevolmente basso sono anche chiamati<br />
“la carne dei poveri”. Per coprire le necessità del continuo rimaneggiamento della<br />
materia vivente occorre circa 1 g di proteine per ciascun chilo del peso corporeo, il che è<br />
molto meno di quello che mangia ogni giorno l’uomo medio italiano.<br />
Zuccheri<br />
Gli zuccheri o glucidi, dal greco glucos che significa dolce, sono composti ternari, formati<br />
cioè da carbonio, idrogeno ed ossigeno, di origine quasi esclusivamente vegetale<br />
che comprendono i vari zuccheri, amidi e cellulosa. I glucidi vegetali si formano grazie al<br />
processo di fotosintesi clorofilliana che si svolge nelle parti verdi della pianta in presenza<br />
della luce solare, la quale fornisce l’energia necessaria per far avvenire le reazioni chimiche.<br />
Durante tale processo l’anidride carbonica proveniente dall’aria e l’acqua proveniente<br />
dal terreno si combinano formando zucchero ed ossigeno. Tra gli zuccheri vegetali<br />
i più comuni sono: glucosio, fruttosio e saccarosio.<br />
I primi due sono costituiti da molecole singole, dette monosaccaridi, presenti soprattutto<br />
nella frutta. Il terzo invece è formato dall’unione di una molecola di glucosio e una<br />
di fruttosio ed è detto anche disaccaride. All’interno delle cellule vegetali le molecole<br />
GLUCIDI ENERGIA<br />
g kcal<br />
Zucchero 104,5 392<br />
Caramelle alla menta 102,7 393<br />
Zucchero di canna grezzo 101,3 362<br />
Amido 100,1 379<br />
Dolcificante fruttosio 99,5 400<br />
Dolcificante a base di saccarina 98,6 397<br />
Gomme da masticare 96,7 341<br />
Tapioca 95,8 363<br />
Meringa 95,4 379<br />
Caramelle dure 91,6 343<br />
Patate, fecola 91,5 349<br />
Riso soffiato 89,7 369<br />
Fiocchi di mais 88,1 364<br />
Farina di riso 87,8 363<br />
Riso brillato 87,6 362<br />
Farina di grano saraceno 84,9 364<br />
Biscotti petit beurre 84,7 415<br />
Caramelle alla frutta 84,2 327<br />
Fette biscottate 83,0 410<br />
Pasta di semola 82,8 356<br />
Buccia d’arancia candita 82,7 313<br />
Farina lattea 81,5 415<br />
Farina di mais 81,5 365<br />
Riso sbramato integrale 81,3 357<br />
Castagne secche 80,9 349<br />
Orzo 80,9 372<br />
Glucidi disponibili ed energia<br />
(per 100 g di alimento)<br />
GLUCIDI ENERGIA<br />
g kcal<br />
Miele 80,3 303<br />
Cracker salati 80,1 428<br />
Farina d’orzo 80,0 360<br />
Fiocchi d’orzo 80,0 360<br />
Cracker senza grassi 79,6 393<br />
Riso tipo parboiled 79,3 364<br />
Sciroppo per bibite 79,0 297<br />
Cracotte 78,8 348<br />
Cono per gelato 78,8 366<br />
Pasta all’uovo secca 78,6 368<br />
Farina di frumento tipo 00 78,0 343<br />
Semola 77,6 341<br />
Biscotti wafer 77,6 454<br />
Pane grattugiato 77,5 354<br />
Fiocchi di riso 77,5 346<br />
Farina di frumento tipo 0 76,9 343<br />
Liquirizia dolce 76,7 349<br />
Popcorn 76,7 383<br />
Biscotti al latte 76,1 417<br />
Farina di segale integrale 75,9 335<br />
Mais 75,8 355<br />
Cereali aggregati 74,9 342<br />
Fette biscottate integrali 74,1 365<br />
Fiocchi d’avena 73,5 395<br />
Farina d’avena 72,9 388<br />
Uva sultanina 72,0 283
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Principi alimentari II<br />
di glucosio vengono montate in lunghe catene, per il 98% a struttura non ramificata, l’amilosio,<br />
e per il restante 2% a struttura ramificata, l’amilopectina, formata da circa un<br />
migliaio di molecole che costituiscono l’amido. L’amido si accumula come riserva alimentare<br />
in corrispondenza dei semi e nei fusti sotterranei come i tuberi delle patate. Gli organi<br />
di sostegno della pianta sono invece parzialmente formati da cellulosa, costituita da<br />
lunghissime catene di glucosio che si uniscono tra loro con un legame di tipo diverso rispetto<br />
a quello degli amidi. La cellulosa è uno dei componenti della fibra. La fibra è quella<br />
parte dei vegetali che non viene assimilata nel tratto gastrointestinale.<br />
I glucidi sono presenti in piccole quantità (1% circa) anche negli organismi animali:<br />
come glucosio in tutte le cellule e nel sangue, come glicogeno nel fegato e nel tessuto<br />
muscolare. Di origine animale sono anche il miele (contenente una miscela di glucosio,<br />
fruttosio e saccarosio) ed il lattosio (zucchero contenuto nel latte in misura del 5% circa)<br />
costituito dall’unione di una molecola di glucosio e una di galattosio.<br />
I glucidi sono la più importante fonte di energia del nostro organismo. Sono sostanze<br />
facilmente sintetizzabili a partire dalle diverse sostanze introdotte con gli alimenti e sono<br />
facilmente e continuamente disponibili per fornire energia necessaria per le varie funzioni<br />
di cellule e tessuti.<br />
Il cervello è particolarmente bisognoso dell’energia proveniente dai glucidi, in particolare<br />
di glucosio. Infatti, nonostante la sua relativamente piccola massa, che corrisponde<br />
a poco più dell’1% del peso corporeo di un adulto, utilizza dal 18 al 20% dell’energia<br />
che l’individuo spende in condizioni di riposo.<br />
Per tutti questi motivi mangiamo così tanti zuccheri. In media si consiglia che il 55-60<br />
% del totale delle calorie introdotte quotidianamente provenga dagli zuccheri.<br />
Inoltre è da ricordare che gli zuccheri presentano un diverso potere dolcificante: posto<br />
100 quello del saccarosio, per esempio il lattosio è 16, il glucosio è 74, il miele 90, il<br />
galattosio 32 ed il fruttosio 173.<br />
Nei glucidi il sapore dolce e la solubilità diminuiscono con l’aumentare delle molecole.<br />
Per tale motivo nonostante siano composti di glucidi, la farina (e quindi pane, pasta o<br />
la pizza per esempio), il mais, il riso o le patate non sono dolci.<br />
Lipidi<br />
I lipidi, parola di derivazione greca che significa “sostanza grassa”, in natura sono circa<br />
600, il 70% dei quali di origine vegetale (olive, arachidi, soia ec.) e il 30% di origine<br />
animale (burro, latte, formaggi, fegato di pesce, maiale ecc.).<br />
Quando il punto di fusione dei lipidi è:<br />
• inferiore a 20°C si hanno gli oli<br />
• superiore a 40°C si hanno i grassi<br />
• tra 20 e 40 °C si ha consistenza burrosa.<br />
I lipidi sono composti ternari formati da carbonio, ossigeno ed idrogeno. Sono generalmente<br />
costituiti da miscele di mono, di e trigliceridi, derivati da una molecola di glicerolo,<br />
rispettivamente con una, due o tre molecole di acidi grassi. Tra questi ultimi i più abbondanti<br />
sono i famosi trigliceridi. Gli acidi grassi possono essere di diverso tipo: da un<br />
punto di vista dietetico assume particolare importanza la divisione tra acidi saturi ed insaturi<br />
in base all’assenza o alla presenza di uno o più doppi legami. Gli acidi grassi insaturi<br />
contengono meno atomi di idrogeno dei saturi e sono a temperatura ambiente liquidi<br />
o semisolidi. Tra gli insaturi, i moninsaturi sono prevalentemente presenti nell’olio d’oliva<br />
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Principi alimentari<br />
e di arachidi mentre i polinsaturi abbondano negli oli di semi vegetali (mais, sesamo, soia,<br />
girasole ecc.). Gli acidi grassi insaturi vengono considerati utili per abbassare i livelli di colesterolo<br />
nel sangue, se usati nella dieta al posto dei grassi saturi. I grassi polinsaturi si<br />
trovano anche negli oli dei pesci. I grassi saturi sono grassi idrogenati al massimo. Si trovano<br />
principalmente nei prodotti di origine animale (carne, uova, lardo, burro, panna, latte<br />
intero e suoi derivati) e per lo più sono solidi a temperatura ambiente. Si trovano anche<br />
negli oli vegetali di palma e di cocco.<br />
Come esistono gli amminoacidi essenziali, esistono gli acidi grassi essenziali ovvero<br />
che l’organismo non può sintetizzare da solo.<br />
Ormai vi è un generale consenso nel considerare opportuno non superare il 30% (nei<br />
soggetti a rischio meglio il 25%) delle calorie giornaliere sotto forma di grasso. Perciò,<br />
per esempio, nel caso di un adulto sano, che consumi quotidianamente circa 2000 kcal,<br />
l’aliquota calorica proveniente dai grassi, dovrà essere, al massimo di 600 kcal, ossia 65<br />
g di grassi. Di questi 65 g di grasso ipotizzati, non più di 15-18 g dovrebbero essere costituiti<br />
da acidi grassi saturi, altrettanti da polinsaturi e la maggior parte, circa 30-35 g,<br />
dagli acidi grassi moninsaturi. Per non complicarsi troppo la vita, basterà sapere che nell’olio<br />
d’oliva queste proporzioni sono naturalmente garantite, mentre nei grassi di deposito<br />
dei tessuti animali prevalgono i grassi saturi.<br />
Infine è da ricordare che i grassi alimentari non rappresentano qualcosa di voluttuario,<br />
un aspetto puramente edonistico della gastronomia, destinato solo a creare problemi<br />
di sovrappeso o di colesterolo. Nella giusta misura, che grossolanamente abbiamo indicato,<br />
sono preziosissimi per il nostro organismo. Ad esempio, le cellule del nostro organismo<br />
sono circondate da membrane costituite soprattutto da lipidi ed il buon funzionamento<br />
di tutti gli organi dipende proprio dalla loro salute. Senza i grassi, alcune vitamine,<br />
le liposolubili A, K, D ed E, che regolano importanti fenomeni tra i quali la difesa<br />
dai radicali liberi, la vista e la crescita, non sarebbero presenti nel nostro organismo. I<br />
grassi, inoltre, sono una scorta di energia concentrata: un uomo di 70 Kg può arrivare a<br />
sopravvivere fino a due mesi senza man-<br />
giare, utilizzando i 10-12 kg di grasso delle<br />
sue riserve.<br />
In più sono loro, i grassi, a rendere<br />
spesso gustosi molti cibi che mangiamo.<br />
Vitamine<br />
Sono sostanze chimiche molto varie,<br />
di origine prevalentemente vegetale, presenti<br />
negli alimenti e nel corpo umano in<br />
quantità minime. Vengono indicate con<br />
alcune lettere dell’alfabeto e altre denominazioni<br />
che tengono conto della loro<br />
struttura chimica o delle funzioni che svolgono.<br />
Vengono divise in dipendenza della<br />
loro solubilità in grassi (liposolubili) o in<br />
acqua (idrosolubili).<br />
Sono sostanze di tipo assai diverso ma<br />
con funzioni prevalentemente protettive.<br />
Classificazione delle vitamine<br />
NOME COMUNE GRUPPO NOME CHIMICO<br />
Vitamina A liposolubile retinolo<br />
Vitamina B12 idrosolubile cianocobalamina<br />
Vitamina C idrosolubile acido ascorbico<br />
Vitamina D liposolubile calciferolo<br />
Vitamina E liposolubile tocoferolo<br />
Vitamina K liposolubile naftochinone<br />
Vitamina B1 idrosolubile tiamina<br />
Vitamina B2 idrosolubile riboflavina<br />
Vitamina B3/PP idrosolubile niacina<br />
Vitamina B5 idrosolubile acido pantotenico<br />
Vitamina B6 idrosolubile piridossina<br />
Vitamina B8/H idrosolubile biotina<br />
Vitamina B9 idrosolubile acido folico,<br />
folacina<br />
Colina idrosolubile colina<br />
Inositolo idrosolubile inositolo<br />
PABA idrosolubile acido paraaminobenzoico
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Principi alimentari II<br />
Il nostro organismo non è capace di sintetizzarne neppure una e quindi deve trovarle<br />
nel cibo. Un’alimentazione variata è in genere più che sufficiente per dare al nostro organismo<br />
tutte le vitamine di cui ha bisogno, che sono comunque abbondanti soprattutto<br />
nel fegato, nella frutta, nelle verdure e negli ortaggi. Negli alimenti di origine vegetale<br />
sono contenute tutte le vitamine con l’eccezione della D, presente nel latte e nel burro<br />
e della B12, presente nella carne e nel fegato.<br />
Sali minerali<br />
Alcuni minerali nelle principali categorie di alimenti<br />
CALCIO FERRO FOSFORO MAGNESIO RAME<br />
Carne – = = – =<br />
Pesce – – = = =<br />
Uova – + = – –<br />
Latte = – – – –<br />
Formaggio + – + = –<br />
Burro – – – – –<br />
Olio d’oliva // – // // –<br />
Cereali integrali – + + + –<br />
Cereali raffinati – = = = –<br />
Legumi = + + + +<br />
Soia + + + + +<br />
Germe di grano = + + + +<br />
Patate – – – = –<br />
Verdure fresche – – – – –<br />
Frutta – – – – –<br />
Frutta secca + + + + +<br />
Legenda: + Abbondante; = Medio; – Scarso; // Assente<br />
Sono sostanze di natura chimica molto varia che vengono introdotte nell’organismo<br />
essenzialmente in modo indiretto, sono infatti contenute nell’acqua e negli alimenti vegetali<br />
ed animali, ma anche in modo diretto per esempio con il sale da cucina.<br />
Anche se sono presenti quasi sempre in quantità molto piccole, i sali minerali nel nostro<br />
organismo fanno un po’ di tutto.<br />
Come le vitamine, anche i minerali non forniscono calorie ma catalizzano molte reazioni<br />
metaboliche e regolano molte funzioni dell’organismo.<br />
Il calcio ad esempio forma la parte dura delle ossa e dei denti, oltre a regolare l’attività<br />
dei muscoli e la coagulazione del sangue. Il fosforo, oltre ad essere presente nelle ossa<br />
e nei denti, partecipa a tutti gli scambi di energia dell’organismo. Sodio e potassio sono<br />
indispensabili per il funzionamento del sistema nervoso. Il ferro serve a trasportare l’ossigeno<br />
alle cellule. Il fluoro protegge i denti dalla carie e gli esempi sarebbero tantissimi.<br />
Almeno 21 minerali sono considerati essenziali per l’uomo, alcuni nell’ordine di grammi<br />
(calcio, fosforo, cloro, potassio, zolfo, sodio e magnesio), altri in quantità minime, tali<br />
da giustificare il termine di oligoelementi o minerali traccia.<br />
I sali minerali si trovano in tutti gli alimenti ma sono in genere più abbondanti nella<br />
frutta, nella verdura e negli ortaggi, perché le piante li assorbono direttamente dal terreno.<br />
Alcuni però vengono assimilati più facilmente se sono contenuti negli alimenti di origine<br />
animale, come per esempio il ferro della carne ed il calcio dal latte.<br />
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Principi alimentari<br />
Basilico secco 2110<br />
Maggiorana 1990<br />
Timo secco 1890<br />
Salvia secca 1650<br />
Origano secco 1580<br />
Menta secca 1370<br />
Parmigiano 1340<br />
Rosmarino secco 1280<br />
Cannella 1228<br />
Finocchio, semi 1200<br />
Timo secco 123,6<br />
Maggiorana 82,7<br />
Cumino 66,4<br />
Origano secco 44,0<br />
Alloro secco 43,0<br />
Basilico secco 42,0<br />
Bovino, milza 42,0<br />
Prezzemolo secco 41,5<br />
Timo fresco 41,2<br />
Fiocchi di crusca di grano 40,0<br />
Cannella 38,1<br />
Rosmarino secco 29,3<br />
Pepe nero 28,9<br />
Funghi secchi 28,9<br />
Acqua<br />
Contenuto di calcio in alcuni alimenti<br />
(mg per 100 g di alimento)<br />
Contenuto di ferro in alcuni alimenti<br />
(mg per 100 g di alimento)<br />
Pecorino romano 1160<br />
Emmenthal 1145<br />
Groviera 1123<br />
Prezzemolo secco 1080<br />
Latte 1057<br />
Montasio 950<br />
Provolone 881<br />
Fontina 870<br />
Caciocavallo 860<br />
Acciughe sotto sale 542<br />
Salvia secca 28,1<br />
Vongole in scatola, al naturale 28,0<br />
Paprika 23,6<br />
Suino, fegato 18,0<br />
Lievito di birra 17,3<br />
Cacao amaro, in polvere 14,3<br />
Ovino, fegato 12,6<br />
Finocchio, semi 12,3<br />
Zafferano 11,1<br />
Germe di grano 10,0<br />
Menta fresca 9,5<br />
Noce moscata 9,3<br />
Pomodori secchi 9,1<br />
Ceci secchi 6,1<br />
È un composto binario formato da idrogeno ed ossigeno che si trova in quantità più<br />
o meno rilevante in quasi tutti gli alimenti vegetali o animali. Naturalmente, oltre che con<br />
gli alimenti o con le bevande, vino, bibite ecc., viene introdotto nell’organismo nella sua<br />
forma naturale.<br />
Non è ovviamente necessario sottolineare l’importanza dell’acqua nell’alimentazione<br />
umana: basta ricordare che costituisce il componente principale (in media circa il 65%)<br />
dei tessuti del corpo umano.<br />
Possiamo digiunare per delle settimane ma proprio non possiamo sopravvivere senza<br />
acqua. Una perdita d’acqua corrispondente ad appena il 7% del peso corporeo può già<br />
provocare allucinazioni e perdita di coscienza. Tutte le cellule del nostro organismo sono<br />
piene d’acqua e solo nell’acqua possono avvenire le reazioni chimiche che ci tengono in<br />
vita. L’acqua, inoltre, mantiene il nostro corpo sempre alla temperatura giusta e poi è sempre<br />
lei a distribuire i nutrienti in ogni parte del corpo ed a portar vie le scorie prodotte.
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Principi alimentari II<br />
Tutti hanno piccole o grandi riserve di grasso ma nessuno ha adeguate riserve di liquidi<br />
(ascite o edemi sono ritenzioni patologiche) per cui quando non si può bere a sufficienza<br />
ed il bilancio idrico va in passivo (disidratazione) tutte le funzioni organiche sono<br />
coinvolte in un’emergenza metabolica gravissima che porta alla morte nel volgere di pochi<br />
giorni.<br />
Tra urina, sudore e respiro si perdono obbligatoriamente non meno di due litri di acqua<br />
al giorno. Inoltre la fisiologia della nutrizione insegna che per ogni caloria introdotta<br />
con i cibi dovremmo assumere anche un millilitro di acqua, il che vuol dire che per un<br />
PORZIONE FIBRA<br />
Crusca di grano 100 42,4<br />
Carciofi 200 15,6<br />
Mandorle 100 12<br />
Arachidi 100 11<br />
Fagioli freschi 100 10,6<br />
Datteri 100 9<br />
Piselli in scatola 100 9,7<br />
Farina integrale 100 9,6<br />
Nocciole 100 8<br />
More 100 7,3<br />
Broccoli 200 7,2<br />
Fagioli secchi 30 7,2<br />
Farina d’avena 100 7<br />
Lamponi 100 7<br />
Castagne 100 7<br />
Fagioli in scatola 100 6,8<br />
Farina di frumento 0 100 6,8<br />
Cetrioli 100 6,4<br />
Melanzane 200 6,4<br />
Cavolini di Bruxelles 200 6,3<br />
Fagiolini 200 5,8<br />
Ceci secchi 30 5,6<br />
Cavolfiori 200 5,4<br />
Lenticchie secche 30 5,4<br />
Lenticchie in scatola 100 5,3<br />
Pasta 100 5,3<br />
Pere 200 5,2<br />
Piselli freschi 100 5,2<br />
Fichi d’india 100 5<br />
Fave fresche 100 5<br />
Prezzemolo 100 5<br />
Piselli secchi 30 5<br />
Carote 200 4,8<br />
Spinaci 200 4,4<br />
Semola 100 4<br />
Mele 200 4<br />
Ribes 100 4<br />
Arance 200 3,8<br />
Finocchi 200 3,8<br />
Dove trovare le fibre alimentari<br />
contenuto in fibra (g) per porzione (g)<br />
PORZIONE FIBRA<br />
Melone 400 3,6<br />
Fiocchi d’avena 50 3,5<br />
Farina di frumento 00 100 3,4<br />
Cornflakes 30 3,3<br />
Fette biscottate integrali 30 3,3<br />
Albicocche 150 3,1<br />
Susine 150 3,1<br />
Asparagi 200 3<br />
Avocado 100 3<br />
Fave secche sgusciate 30 3<br />
Kaki 100 3<br />
Farina di mais 100 3<br />
Porri 100 3<br />
Rape 100 3<br />
Pane integrale 50 2,8<br />
Pesche 200 2,8<br />
Banane 150 2,7<br />
Orzo perlato 30 2,7<br />
Pomodori da insalata 200 2,6<br />
Prugne secche 15 2,6<br />
Bietole 200 2,4<br />
Fragole 100 2,2<br />
Kiwi 100 2<br />
Patate 100 2<br />
Mandaranci 100 2<br />
Fichi 100 2<br />
Sedano 50 1,6<br />
Uva 100 1,5<br />
Pane bianco 50 1,4<br />
Ananas 100 1,2<br />
Peperoni verdi 100 1,2<br />
Fette biscottate normali 30 1,1<br />
Indivia 50 1,1<br />
Amarene 100 1<br />
Peperoni gialli 100 0,9<br />
Lattuga 50 0,7<br />
Cipolle 50 0,6<br />
Riso 100 0,6<br />
Ravanelli 50 0,5<br />
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II<br />
14<br />
Principi alimentari<br />
consumo giornaliero di 2000 kcal occorrono non meno di due litri di acqua, di cui però<br />
quasi la metà viene fornita dagli stessi alimenti (verdura e frutta contengono l’80-90 %<br />
di acqua) e l’altra metà dovrà essere introdotta in forma diretta di acqua o di bibite.<br />
Fibre alimentari<br />
Con l’espressione fibra alimentare si indicano tutti i componenti delle cellule vegetali<br />
degli alimenti che non vengono assorbiti dal tratto gastrointestinale. Anche se non è un<br />
nutriente dei sei fondamentali, in un’alimentazione equilibrata non devono mancare.<br />
La fibra alimentare comprende almeno cinque diversi componenti: cellulosa, emicellulose,<br />
lignina, pectina e gomme. Pur non fornendo calorie svolge funzioni molto utili all’organismo.<br />
La frazione idrosolubile (pectina, guar, galattomannani) rallenta sensibilmente<br />
l’assorbimento dei carboidrati e del colesterolo, la fibra insolubile (cellulosa, emicellulose<br />
e lignina) ha invece indicazione nella stipsi e nella prevenzione della diverticolosi<br />
intestinale. Inoltre, la fibra favorisce la digestione perché dà volume agli alimenti e così<br />
quando si trova nello stomaco crea una sensazione di sazietà che ci aiuta a non mangiare<br />
troppo. Nell’intestino poi gli alimenti più voluminosi stimolano i movimenti delle pareti<br />
e viaggiano più velocemente, liberando prima il tratto digerente.
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III. Digestione ed assorbimento<br />
La digestione che avviene nella cavità orale, nello stomaco e nella parte dell’intestino<br />
tenue, ha essenzialmente il compito di trasformare i principi alimentari in modo che,<br />
giunti nell’intestino tenue, possano essere assorbiti ed entrare infine direttamente nel torrente<br />
circolatorio e nelle vie linfatiche.<br />
Nella bocca gli alimenti subiscono l’azione meccanica dei denti ed enzimatica della saliva.<br />
Il boccone lubrificato (bolo) viene spinto dalla lingua verso la faringe (deglutizione) e<br />
quindi nell’esofago che con le sue ritmiche contrazioni, alla velocità di circa 2-4 cm al secondo,<br />
giunge allo stomaco. Nello stomaco il continuo movimento dei muscoli e i succhi<br />
gastrici favoriscono la formazione di una poltiglia (chimo) che spinta attraverso il piloro<br />
giunge nell’intestino tenue. Il tempo necessario per il completo svuotamento dello stomaco<br />
dipende da un’adeguata peristalsi, dalla quantità e dalla natura dei cibi ingeriti e<br />
può variare da 2 a 6 ore.<br />
Nell’intestino tenue, lungo circa 7 m nell’adulto, si attua la trasformazione del chimo<br />
in chilo, poltiglia più fluida e finemente omogenea. A tale trasformazione concorrono fattori<br />
meccanici, contrazioni peristaltiche, e sopratutto chimico-enzimatiche.<br />
Dopo circa tre ore di permanenza nell’intestino tenue, il chilo, privato quasi completamente<br />
dei suoi principi nutritivi assorbiti dai villi intestinali, passa attraverso la valvola<br />
ileo-cecale nell’intestino crasso (lungo circa 1,7 m). Il contenuto intestinale, costituito da<br />
residui della digestione (cellulosa, sostanze grossolane, ecc.), batteri, cellule di desquamazione<br />
della mucosa intestinale, giunge infine al retto ove si arricchisce di muco che ne<br />
favorisce l’espulsione attraverso l’ano. I residui intestinali di un pasto vengono eliminati<br />
nella misura di un terzo dopo 24 ore, due terzi dopo 48 ore, completamente in 96 ore.<br />
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IV. Composizione corporea<br />
A titolo puramente indicativo, per chiarezza di esposizione, il corpo di un uomo adulto<br />
di circa 70 Kg, contiene circa:<br />
• acqua: 49,2 kg<br />
• proteine: 10,3 kg<br />
• grassi: 8,35 kg<br />
• glucidi: 0,2 kg<br />
• ceneri ovvero minerali non combustibili: 3,25 kg.<br />
Da alcuni anni è possibile attraverso la bioimpedenzometrica verificare la composizione<br />
corporea. Senza entrare in dettagli complessi di biofisica, si può dire che il corpo umano<br />
è composto fondamentalmente in due componenti:<br />
• Massa lipidica totale (FM, fat mass): è misurata in kg e in condizioni fisiologiche<br />
è pari a circa il 15-20% del peso totale nel maschio e del 25-30% del peso corporeo<br />
nella femmina.<br />
• Massa corporea alipidica, massa magra (FFM, free fat mass): anch’essa è misurata<br />
in kg ed è costituita dai muscoli scheletrici, dai muscoli non scheletrici, dai<br />
tessuti magri, dallo scheletro e dall’acqua.<br />
Questa distinzione non è priva di significato clinico, in quanto i tessuti metabolicamente<br />
più attivi e quindi a maggior dispendio energetico sono costituiti dalla massa magra<br />
e soprattutto dai muscoli, mentre al contrario la massa grassa ha un consumo di energia<br />
molto più basso.<br />
Di conseguenza, se è fuori di dubbio che chi possiede più massa magra è un individuo<br />
metabolicamente più attivo, è anche vero però che i rapporti fra massa magra e massa<br />
grassa variano sia durante l’intero arco della vita che fra i due sessi.<br />
In generale si può dire:<br />
• da 1-6 anni all’adolescenza il grasso corporeo è leggermente maggiore nelle femmine<br />
che nei maschi e tale differenza è ancora più pronunciata nell’adolescenza;<br />
• dopo i 50 anni in entrambi i sessi si ha una diminuzione della massa magra tanto che<br />
in un individuo di 85 anni la massa magra ha un valore di 3/4 rispetto ad un adulto<br />
quarantenne.<br />
Una considerazione importante è che chiunque osservi delle diete dimagranti squilibrate,<br />
troppo drastiche o dissociate, non perde solo peso ma modifica, anche profondamente,<br />
la propria costituzione corporea, perdendo sì massa grassa ma anche e soprattutto<br />
massa magra, cosa ovviamente poco consigliabile in generale, e per di più metabolicamente<br />
più attiva.
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V. Metabolismo basale<br />
Si indica tecnicamente con il termine metabolismo basale la minima quantità di energia<br />
necessaria all’organismo, nelle 24 ore, in condizioni di assoluto riposo psichico e fisico<br />
alla temperatura ambiente, a digiuno rigoroso da 12 ore, per l’espletamento delle pure<br />
funzioni vegetative (normali attività degli organi compresa la termoregolazione).<br />
In maniera più semplificata si può definire come consumo calorico corrispondente per<br />
ogni ora a circa 1 caloria per ogni chilogrammo di peso corporeo. Perciò un uomo di 70<br />
Kg consuma ogni ora circa 70 kcal, cioè 1680 Kcal al giorno per il solo mantenersi in vita.<br />
A tale valore dovranno poi aggiungersi le spese inerenti alle varie attività fisiche volontarie.<br />
Il calcolo del metabolismo basale è importante in quanto ci dà la stima della necessità<br />
di calorie da ingerire, a cui poi aggiungere quelle del consumo volontario, per mantenere<br />
un livello calorico equilibrato alle proprie esigenze.<br />
Il metabolismo basale risulta influenzato poi da numerosi fattori: dall’età al sesso, dal<br />
clima alle condizioni nutritive del soggetto, dalla minore o maggiore sedentarietà, da condizioni<br />
fisiologiche come gravidanza, allattamento ecc., a condizioni patologiche.<br />
• Età: da circa 26/cal/m2/h nel neonato, raggiunge un massimo tra i 3 ed i 6 anni, diminuendo<br />
successivamente in modo più o meno graduale.<br />
• Sesso: nell’uomo è più elevato di circa il 7% rispetto alla donna.<br />
• Dimensioni del soggetto: il metabolismo aumenta all’aumentare della superficie<br />
corporea.<br />
• Condizioni nutritive: il metabolismo diminuisce in condizioni di iponutrizione, per<br />
esempio dopo un mese di digiuno se ne riscontra in alcuni soggetti una riduzione del<br />
20%. Questa considerazione è particolarmente importante perché ci spiega come mai<br />
durante regimi dietetici ipocalorici prolungati nel tempo, il dimagrimento si riduce progressivamente.<br />
In tale evenienza diventa quindi fondamentale aumentare il metabolismo<br />
incrementando l’attività fisica.<br />
• Sedentarietà: il metabolismo si riduce significativamente nei soggetti sedentari.<br />
• Allattamento: aumenta di circa il 3-6%.<br />
• Sonno: si abbassa del 6-13%.<br />
• Clima: un aumento della temperatura oltre i 30°C provoca in genere un leggero aumento<br />
del metabolismo, necessario per la sudorazione, mentre una diminuzione della<br />
temperatura al di sotto dei 15°C induce un suo aumento sensibile. In tal caso si ha una<br />
termodispersione dalla sorgente calda, il corpo, a quella più fredda, l’ambiente.<br />
• Temperatura corporea: negli stati febbrili il metabolismo aumenta di circa il 13% per<br />
ogni grado di temperatura superiore ai 37°C.<br />
• Gravidanza: durante il primo trimestre resta immutato, aumenta dell’8% circa al<br />
quinto mese arrivando ad un aumento intorno al 14-33% negli ultimi due mesi (in<br />
questa fase infatti risulta uguale alla somma di quello della madre più quello del feto).<br />
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18<br />
VI. Peso ideale<br />
Molto spesso ci si domanda quale sia il peso giusto per ognuno di noi, quanto si dovrebbe<br />
pesare per potersi considerare in forma.<br />
Per quanto possa sembrare strano sono stati i grandi istituti d’assicurazione americani<br />
ad elaborare per primi dei parametri di correlazione tra peso e mortalità, intorno agli<br />
anni ’50-60. Numerosi studi epidemiologici hanno confermato in maniera incontrovertibile<br />
che nelle diverse fasce d’età, sono le persone con il maggior peso corporeo a pagare<br />
il tributo maggiore alla mortalità. L’esatta determinazione del “peso ideale”, per età,<br />
sesso e costituzione fisica, è tutt’altro che semplice, e se fissata in termini troppo rigidi rischia<br />
di essere arbitraria.<br />
Dal punto di vista clinico, quando si parla di peso ottimale, desiderabile o ideale, non<br />
ci si riferisce ad un peso esatto ma ad un intervallo, relativamente ampio, in cui il peso<br />
può oscillare senza aumento di rischio. Ci si riferisce cioè ad una fascia, un intervallo di<br />
peso entro la quale si ha il minimo rischio per la salute e contemporaneamente la migliore<br />
efficienza fisica. Al di sopra, ma anche al di sotto della banda di oscillazione, il rischio di<br />
mortalità comincia a farsi statisticamente più probabile. Molti studiosi hanno proposto<br />
svariati metodi per identificare il peso desiderabile ma il parametro di riferimento più idoneo<br />
è certamente quello della statura.<br />
Allo stato attuale, al di là di procedimenti costosi e troppo sofisticati (quali il Tobec, la<br />
RMN ecc.) e di conseguenza non applicabili nell’uso comune, il metodo comunemente<br />
considerato il più affidabile è l’Indice di Massa Corporeo (o Body Mass Index, BMI), che<br />
consente di esprimere il rapporto peso/altezza con una sola cifra. Il BMI si calcola: peso<br />
(kg) /altezza in metri al quadrato. Per esempio: un soggetto maschio adulto del peso di<br />
70 Kg e di 1,65 m di altezza, non importa l’età, avrà un BMI di 25,7 pari al risultato di<br />
70 (il peso) diviso 2,72 (il prodotto dell’altezza per se stesso). A questo punto basta per<br />
interpretare il significato dell’indice 25,7, riferirsi alle fasce predisposte dagli esperti per<br />
la valutazione del BMI.<br />
I limiti di oscillazione dell’indice sono:<br />
• meno di 18,5: sottopeso<br />
• tra 18,5 e 24,9: normopeso<br />
• tra 25 e 29,9: sovrappeso<br />
• oltre 30: obesità<br />
• oltre 40: grande obesità<br />
Esistono dei regoli o della tabelle molto semplici da usare che consentono di calcolare<br />
sia il BMI che l’interpolazione nelle fasce di peso per valutare l’eventuale rischio.<br />
Il nostro soggetto usato per l’esempio comincia ad essere in sovrappeso. Si tratta di poca<br />
cosa, pochi chilogrammi in più del peso accettabile, però per esperienza si può dire che<br />
se non prende subito qualche contromisura, anche un banale sovrappeso è destinato ad aggravarsi<br />
con l’avanzare dell’età, per una serie di fattori fisiologici e socio comportamentali.
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Peso ideale VI<br />
Il numerino espresso dal peso e quindi anche il BMI, per quanto utile, esprime solo<br />
una valutazione quantitativa ovvero non ci dice di cosa è formato quel soggetto, cioè non<br />
ci fornisce informazioni sulla qualità della composizione corporea. Non ci indica di quanto<br />
incidono sul peso complessivo la massa magra e la massa grassa, che come abbiamo<br />
già visto, incidono diversamente sull’economia dei fenomeni metabolici. Facendo un altro<br />
esempio due soggetti coetanei, di pari peso e di pari altezza possono presentare lo<br />
stesso BMI, però il primo presenta un 20% di grasso corporeo (massa grassa abituale in<br />
un soggetto giovane e normotipo) mentre l’altro, complessivamente più sedentario e meno<br />
muscoloso, raggiunge il 25% di massa grassa. Il loro BMI potrà risultare equivalente<br />
ma dal punto di vista clinico la situazione del primo soggetto, quello con minore massa<br />
grassa, è nettamente preferibile. Ancora, per esempio, un soggetto molto sportivo, con<br />
molti muscoli, sarà in apparenza in sovrappeso, mentre in realtà la sua massa grassa potrebbe<br />
essere ridotta a percentuali modestissime.<br />
Ma i problemi relativi alla quantità ed alla qualità del peso hanno anche altre variabili.<br />
Molti studi hanno dimostrato anche l’importanza della localizzazione prevalente del<br />
grasso in eccesso.<br />
Non si corrono gli stessi rischi di insorgenza di patologie metaboliche se il grasso tende<br />
ad accumularsi soprattutto a livello ventrale o piuttosto sui glutei e sulle cosce. Esiste<br />
una distinzione tra obesità tipicamente femminile o ginoide (definita anche a pera) e<br />
quella tipicamente maschile o androide (a mela).<br />
L’obesità androide, con accumulo di tessuto grasso nell’addome e nella parte superiore<br />
del corpo, comporta un maggior rischio di ipertensione, di ipercolesterolemia e di<br />
diabete ed una ridotta tolleranza al glucosio. Nell’obesità prevalentemente sottocutanea<br />
e periferica di tipo ginoide, invece, le complicanze metaboliche sono minori e perfino irrilevanti.<br />
Altezza (m)<br />
2,00<br />
1,95<br />
1,90<br />
1,85<br />
1,80<br />
1,75<br />
1,70<br />
1,65<br />
1,60<br />
1,55<br />
1,50<br />
1,45<br />
1,40<br />
Magrezza grave<br />
Magrezza<br />
Sottopeso<br />
moderata<br />
Normopeso<br />
IMC 16,0 17,0 IMC 18,5<br />
40,0 45,0 50,0 55,0 60,0 65,0 70,0 75,0 80,0 85,0 90,0 95,0 100,0 105,0 110,0<br />
Peso (kg)<br />
Sovrappeso<br />
IMC 25,0<br />
IMC 30,0<br />
Obesità<br />
moderata<br />
IMC 40,0<br />
Obesità<br />
grave<br />
19
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VI<br />
20<br />
Peso ideale<br />
Queste osservazioni sul diverso intreccio di concause e di complicanze dell’obesità<br />
spiegano perché alcuni soggetti in forte sovrappeso non vadano incontro a gravi complicanze,<br />
a parte quelle meccaniche, mentre in altri soggetti un’obesità anche di grado più<br />
modesto, ma con prevalente localizzazione addominale, provochi gravi complicanze metaboliche<br />
e cardiovascolari.<br />
Un semplice ma efficace sistema di distinzione consiste nel misurare con un banale<br />
metro le circonferenze della vita. Se la circonferenza della vita (waist ratio W/R) supera i<br />
102 cm nell’uomo e 88 cm nella donna la possibilità di avere complicanze metaboliche e<br />
cardiovascolari è significativamente più alta.
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VII. Sovrappeso ed obesità<br />
Per obesità (termine che deriva dal latino obedo, “mangiare in eccesso”) o polisarcia,<br />
si intende un consistente aumento di peso e di volume corporeo, dovuto ad accumulo di<br />
grasso, soprattutto trigliceridi, nel tessuto adiposo.<br />
L’obesità di un qualsiasi individuo è la prova evidente che l’apporto calorico dei cibi di<br />
cui ci si alimenta è superiore al dispendio energetico del suo organismo.<br />
Quando l’apporto calorico è superiore al dispendio energetico si ha sovrappeso ed<br />
obesità; quando l’apporto calorico è uguale al dispendio energetico si ha peso costante;<br />
quando invece l’apporto calorico è inferiore al dispendio si ha dimagrimento.<br />
Con una certa approssimazione si può affermare che per ogni 7000 calorie introdotte<br />
in eccesso il grasso corporeo aumenta di 1 kg circa.<br />
Con l’espressione caloria intendiamo l’unità di misura che esprime il valore energetico<br />
degli alimenti ed il consumo di energia dell’organismo. La chilocaloria (kcal) corrisponde<br />
alla quantità di calore necessaria per innalzare di un grado centigrado la temperatura<br />
di un kg di acqua. Nel prossimo futuro, per convenzione internazionale, dovremmo<br />
usare come unità di misura il joule (J) che corrisponde a 0,239 kcal (1 kcal = 4,19 J).<br />
In generale è bene ricordare che un g di grasso fornisce 9 kcal, un g di proteine o di zuccheri<br />
4 kcal e un g di alcol circa 7 kcal.<br />
Le cause che alterano l’equilibrio tra apporto energetico e dispendio, generando obesità,<br />
sono numerose. Le fondamentali, ma ci limitiamo solo ad elencarle senza entrare<br />
nello specifico, sono:<br />
• riduzione del dispendio energetico<br />
• anomalie del comportamento alimentare (possono derivare sia da condizioni ambientali<br />
e socioecomiche, sia da motivazioni psicologiche)<br />
• alterazione della regolazione della fame<br />
• alterazione del numero e delle funzioni delle cellule adipose<br />
• alterazioni endocrine (rare).<br />
L’obesità, oltre a costituire un fattore di rischio per numerose malattie, rappresenta<br />
una grave minaccia per la salute, in quanto non esiste alcun organo del corpo che non<br />
ne subisca il sovraccarico.<br />
Obesità ed apparato cardiovascolare<br />
Il cuore dell’obeso, la cui funzionalità è compromessa da un’anomala infiltrazione di<br />
grassi, deve nutrire una massa corporea superiore al previsto ed è costretto ad effettuare<br />
un maggior lavoro che può favorire l’ipertensione (il 25-30% degli individui ipertesi sono<br />
obesi) e la predisposizione all’insufficienza cardiaca.<br />
Obesità ed apparato digerente<br />
Le persone obese sono più frequentemente colpite da patologie del fegato (nel quale<br />
21
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VII<br />
22<br />
Sovrappeso ed obesità<br />
si verifica un’abnorme infiltrazione di lipidi), della colecisti, delle vie biliari (colelitiasi, coledocolitiasi,<br />
colecistite) e del pancreas (pancreatine acuta e cronica).<br />
Obesità ed apparato respiratorio<br />
Nell’obeso l’accumulo di grasso in sede addominale determina un innalzamento del<br />
diaframma, ciò riduce la ventilazione polmonare e la capacità vitale, favorendo la bronchite<br />
cronica e aumentando la difficoltà respiratoria (dispnea) nel caso di enfisema polmonare<br />
o di asma.<br />
Obesità e derma<br />
La pelle è più soggetta ad affezioni infiammatorie per la maggiore secrezione sudorale<br />
che favorisce l’annidamento di batteri e agenti infiammatori.<br />
Obesità e diabete mellito<br />
L’obesità aumenta la frequenza degli scompensi metabolici ed in particolare, negli<br />
adulti geneticamente predisposti al diabete, riduce la tolleranza al glucosio. Circa il 50%<br />
degli obesi di età compresa tra i 30 ed i 60 anni sono diabetici.<br />
Obesità ed artropatie<br />
Il peso in eccesso, gravando sulle articolazioni, determina varie forme di artropatie.<br />
Dalle statistiche emerge che gli ammalati di artrite deformante sono, nel 60% dei casi,<br />
obesi. Inoltre, queste alterazioni limitano ulteriormente la possibilità di movimento e<br />
quindi il dispendio energetico; di conseguenza favoriscono un ulteriore aumento ponderale.<br />
Obesità e gotta<br />
Negli obesi il livello di acido urico nelle urine è generalmente superiore ai valori normali.<br />
L’iperuricemia può essere influenzata da un elevato e costante consumo di nucleoproteine,<br />
presenti nella carne.<br />
Obesità e durata della vita<br />
Da numerosi lavori epidemiologici è emersa una marcata correlazione negativa tra<br />
obesità e durata della vita: un eccesso ponderale di circa il 50% correla con una riduzione<br />
della sopravvivenza del 50%.
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VIII. Un paio di falsi miti<br />
Molto spesso si crede che siano gli sporadici luculliani pasti legati alle feste o ai banchetti<br />
a dieci portate, tutte ipercaloriche, di cerimonie varie, a far ingrassare di quei 4-5<br />
kg l’anno piuttosto che i piccoli vizi quotidiani che ci concediamo.<br />
“Non si ingrassa tra Natale e Capodanno ma tra Capodanno e Natale”, con questo<br />
assioma caro al prof. Del Toma, uno dei più noti specialisti in scienze dell’alimentazione,<br />
si intende che sono le piccole e spesso evitabili trasgressioni quotidiane a far incamerare<br />
chilogrammi e non i “pranzoni” sporadici.<br />
Per aumentare di 2 kg di grasso in un giorno, per esempio Natale, si dovrebbe aggiungere<br />
ad un pasto medio una a scelta, tra le seguenti proposte:<br />
• 4 panettoni interi farciti da 1 kg<br />
• 25 tavolette di cioccolata da 1 etto<br />
• 20-22 porzioni medie di pasta alla carbonara<br />
• 28-30 piatti di spaghetti al pomodoro<br />
• 18-20 porzioni usuali (non fette, ma piatti in cui le fette spesse sono almeno 4-5)<br />
di zampone o cotechino con legumi<br />
• la somma di 1 kg di ravioli a crudo, conditi con 200 gr di olio o burro, 1/2 kg di antipasti<br />
tra salumi, pesci, frutti di mare, 2 etti di cioccolata, 1 kg di arrosto condito<br />
con 1 etto d’olio, 1 panettone da 1 kg. Tutto ciò per il pranzo. Ed in più a cena 3<br />
etti di risotto con 1/2 etto d’olio e 1 etto di cioccolato.<br />
Tutto ciò si spiega tenendo presente che per aumentare di 1 kg di grasso occorrerebbero<br />
7000 calorie in più ad un pasto di 2000 calorie, che consenta di stare in pari.<br />
Quindi per prendere 2 kg si dovrebbero ingerire 16.000 calorie in 24 ore, quante appunto<br />
ne arrivano seguendo uno dei sei suggerimenti citati. Il peso aumentato che ci si<br />
ritrova il giorno dopo un lauto pasto è dovuto prevalentemente all’acqua, non solo quella<br />
ingerita ma anche l’acqua che l’organismo richiede per svolgere al meglio il superlavoro<br />
chimico-metabolico cui è costretto dall’inusuale introito di calorie e nutrienti.<br />
Esagerando alla grande, per quanto si mangi nelle grandi occasioni non si riesce ad incamerare<br />
che 2400-2600 calorie in più del solito, equivalenti a 300-400 gr di grasso.<br />
Basterebbe una settimana di morigeratezza e del banchetto l’organismo non conserverebbe<br />
più alcuna traccia.<br />
All’inverso, se pensiamo ad una persona normale che decidesse di passare dai 4 caffè<br />
al giorno dolcificati con un cucchiaino di zucchero l’uno agli 8 caffè al giorno, oppure<br />
se decidesse solo di raddoppiare i cucchiaini di zucchero, aumenterebbe, in un anno,<br />
di 4 kg. Facciamo i conti: un cucchiaino di saccarosio pesa 5 g e fornisce 20 calorie, 4<br />
cucchiaini in più al giorno sono 80 calorie in più al giorno. In 28-31 giorni avrebbe già<br />
pareggiato i conti con il pranzo di Natale. In 12 mesi sarebbero 29.000 calorie circa che<br />
diviso 7000 corrispondenti ad 1 kg di grasso, in un anno fanno 4 kg di grasso in più.<br />
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VIII<br />
24<br />
Un paio di falsi miti<br />
Questo piccolo esempio, senza criminalizzare lo zucchero, serve ad evidenziare che<br />
sono le piccole ed apparentemente trascurabili infrazioni, coltivate con cura nel tempo, a<br />
causare il progressivo ingrassamento.<br />
Un ultimo esempio. Un uomo alto 180 cm che a 30 anni pesava 77 kg (BMI=24, perfetto)<br />
e a 45 ne pesa 87 (BMI=27,3, sovrappeso) dove avrà preso i 10 kg in più? Ha accumulato<br />
circa 70.000 calorie di troppo in 15 anni ovvero 13 calorie al giorno in più: lo<br />
si può quantificare in poco più di mezzo cucchiaino di zucchero al dì o 3 spaghetti sconditi<br />
o in 2-3 fragole o in 2 ciliegie o in mezza caramella al giorno<br />
Lo stesso discorso vale per verificare le possibilità di perdere peso. Se analizziamo il<br />
classico messaggio-bidone di molte proposte dietetiche oggi alla moda si può verificare<br />
l’infondatezza di tanti presunti esperti. Immaginiamo di seguire il famoso slogan del film<br />
di Carlo Verdone, in cui si prometteva la perdita di 7 kg in 7 giorni. In teoria, fermo restando<br />
il digiuno totale, si dovrebbero perdere 5000 calorie al giorno per tutta la settimana.<br />
Basterebbe riuscire a correre per 14-16 ore, ovvero tra i 100 e 110 km, anche a<br />
ritmo lento, equivalenti a due maratone e mezzo al dì. Il giorno dopo pedalare per 18-<br />
20 ore cioè circa 260-280 km equivalenti ad una Milano-Sanremo, il giorno dopo ancora<br />
scendere una novantina di volte dalla torre di Pisa o lavare 15-16 auto (un’ora e mezza<br />
l’una) e così via per tutta la settimana, fermo restando il digiuno assoluto.<br />
La regola numero uno è, come afferma Arturo Cocchi nel suo brillante libro sulle diete,<br />
una dieta dimagrante è tanto meno attendibile quanto più promette.
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IX. Conservazione e cottura<br />
degli alimenti<br />
Una volta il rischio alimentare era abbastanza elevato sia perché le norme igieniche<br />
erano approssimative, sia perché i sistemi di conservazione, salatura, affumicatura, speziatura<br />
ecc., erano decisamente poco efficaci, sia perché i controlli erano praticamente<br />
inesistenti.<br />
Nel Rinascimento c’era l’abitudine di speziare abbondantemente le carni, un po’ per<br />
allungare la conservazione e un po’ per nascondere il progressivo cattivo sapore prodotto<br />
dal loro decadimento.<br />
I primi esperimenti di conservazione in barattoli sterilizzati risalgono a due secoli fa,<br />
mentre appena un secolo ci divide da Louis Pasteur e dal più famoso sistema di conservazione<br />
mediante riscaldamento, la cosiddetta “pastorizzazione” e soltanto sessant’anni<br />
dai primi alimenti surgelati. Poco più di un secolo fa sono apparsi i primi alimenti prodotti<br />
su scala industriale di cui il capostipite è l’estratto di carne prodotto in Uruguay nel 1872<br />
dalla società Liebig, che sfruttava industrialmente le scoperte del grande chimico tedesco<br />
J. Von Liebig.<br />
Nell’ultimo secolo la tecnica della conservazione degli alimenti ha fatto passi da gigante.<br />
In particolare la congelazione e poi la surgelazione con la catena del freddo ed il<br />
frigorifero dotato di freezer, hanno fornito e continuano a fornire alimenti molto ben<br />
conservati.<br />
Tutti i metodi di conservazione servono, in un modo o nell’altro, sia a distruggere i microrganismi<br />
o a rallentarne lo sviluppo, sia a inattivare gli enzimi che li modificano. Tra i<br />
metodi fisici vanno ricordati il riscaldamento ed il raffreddamento, l’eliminazione dell’acqua,<br />
l’impiego di radiazioni ionizzanti, l’uso di atmosfere controllate (per esempio la polvere<br />
di caffè sotto vuoto o sotto azoto, le bibite gassate ecc.). I metodi chimici, che si basavano<br />
essenzialmente sull’aggiunta agli alimenti di sostanze naturali (sale, zucchero,<br />
aceto, olio) in dosi piuttosto elevate, si sono ampliati grazie all’uso di sostanze di sintesi,<br />
periodicamente assai discusse (additivi chimici: come i conservanti, gli antiossidanti o antimicrobici)<br />
che hanno effetti diversi, talvolta solo estetici, come nel caso dei coloranti, a<br />
seconda della loro struttura molecolare. I metodi biologici bloccano lo sviluppo dei microrganismi<br />
nocivi agevolando lo sviluppo di microrganismi benefici, come nel caso dello<br />
yogurt. I metodi chimici più antichi, come aggiunta di zucchero o di sale funzionano sottraendo<br />
acqua agli alimenti e rendendo quindi difficile lo sviluppo di microrganismi mentre<br />
la conservazione in olio protegge dall’ossidazione.<br />
Infine è bene ricordare che i maggiori pericoli per quanto riguarda la conservazione,<br />
al giorno d’oggi, dipendono più dalle nostre abitudini che dalle aziende agroalimentari.<br />
La possibilità di contaminazioni microbiologiche è più frequente nelle nostre cucine per<br />
scarsa attenzione alle basilari norme igieniche.<br />
Anche per quanto riguarda la cottura, le possibilità a nostra disposizione sono sicuramente<br />
aumentate. Negli ultimi cinquant’anni la tecnologia ci ha fornito strumenti molto<br />
utili che hanno soppiantato o affiancato, in alcuni casi, i tradizionali sistemi. I forni<br />
25
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IX<br />
26<br />
Conservazione e cottura degli alimenti<br />
elettrici o a gas, i frullatori di vario genere, il forno a microonde, le vaporiere, le friggitrici<br />
ecc. sono ormai tecnologie a disposizione di tutti.<br />
La cottura degli alimenti è una tecnica molto vantaggiosa, non solo perché fa divenire<br />
gradevoli e più appetitosi i cibi ma rende commestibili vari alimenti che non lo sarebbero<br />
in natura, si pensi ai fagioli, ai piselli o alle patate che contengono sostanze dannose<br />
che solo la cottura può rendere innocue. Inoltre consente agli alimenti di essere più digeribili,<br />
anticipando processi simili alla digestione e garantisce l’igiene, distruggendo molti<br />
microrganismi (batteri, parassiti, microbi ecc.) presenti negli alimenti.<br />
La cottura d’altro canto presenta alcuni svantaggi: può ridurre il valore nutritivo di vari<br />
cibi riducendo la presenza di alcuni principi nutritivi, di vitamine o di sali minerali ecc.<br />
Inoltre può indurre la produzione di sostanze tossiche come i perossidi e i radicali liberi<br />
specie nel caso degli oli o delle sostanze grasse.<br />
Metodi di cottura<br />
Lessatura: è un metodo valido purché si consumino anche i liquidi di cottura dove si è<br />
trasferita buona parte delle vitamine.<br />
A pressione: è uno dei sistemi più efficienti di cottura perché conserva meglio le vitamine.<br />
In umido: contrariamente all’idea comune è tra i sistemi più vantaggiosi, in quanto si<br />
possono preparare dei cibi particolarmente gustosi senza perdere sostanze nutritive, che<br />
rimangono nel condimento. Unica precauzione è quella di tenere la fiamma bassa e non<br />
abbondare con i grassi.<br />
A vapore: è sicuramente il migliore per cucinare verdure, carne e pesce. I cibi cotti a vapore<br />
restano leggeri anche se probabilmente si perdono alcune vitamine come la B1, la<br />
B12, la C e l’acido folico.<br />
Alla griglia: certamente è uno dei metodi più veloci anche se a causa delle alte temperature<br />
raggiunte c’è il rischio che si possano produrre sostanze potenzialmente nocive come<br />
gli idrocarburi policiclici. È bene evitare di cuocere l’alimento sulla fiamma viva e farlo<br />
invece su una griglia. Inoltre bisogna evitare di bruciare l’alimento, perché oltre a renderlo<br />
poco gradevole ed indigesto, i grassi bruciati possono liberare l’acroleina, una sostanza<br />
epatotossica.<br />
Al forno: è un tipo di cottura che offre molti vantaggi, alto valore nutritivo, sapore gradevole,<br />
scarso utilizzo di grassi.<br />
Microonde: premesso che cuocere i cibi con le microonde non provoca formazione di<br />
sostanze tossiche o potenzialmente cancerogene, rispetto ai sistemi tradizionali consente<br />
di cucinare senza l’aggiunta di grassi, provoca una ridotta alterazione dei principi nutritivi<br />
ed è l’ideale per riscaldare i cibi precotti e surgelati.<br />
Frittura: è uno dei metodi di cottura che rendono i cibi più gustosi anche se, a causa delle<br />
alte temperature raggiunte, vengono distrutti molti nutrienti. In fatto di digeribilità,<br />
carne e verdure risultano più digeribili delle patate. Dal punto di vista nutrizionale è bene<br />
tagliare gli alimenti in piccoli pezzi, in modo che restino il minor tempo possibile nell’olio,<br />
non raggiungere mai il punto di fumo (ossia quando l’olio diventa fumante) perché<br />
in quel momento si formano le sostanze tossiche (l’acroleine), non riciclare mai l’olio<br />
usato e scolare bene gli alimenti a cottura ultimata.<br />
Infine per ottenere una frittura leggera, ovvero che contenga meno olio possibile, occorre,<br />
anche se può sembrare paradossale, molto olio e che sia ben caldo. Questo perché<br />
quando immergiamo per esempio una patatina nell’olio caldo della padella, le
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Conservazione e cottura degli alimenti IX<br />
molecole della sua superficie reagiscono tra loro e formano una crosticina rigida che rende<br />
il fritto croccante. Uno dei pregi della crosticina è quello di essere impermeabile e di<br />
impedire all’olio di penetrare all’interno. La funzione dell’olio non è quella di condire ma<br />
quella di far giungere calore alla superficie del cibo da friggere. Quando la patatina, tanto<br />
per continuare questo esempio ma ciò è valido per qualsiasi cibo adatto, libera un po’<br />
d’acqua (è l’acqua infatti che fa sfrigolare la frittura, non l’olio), questa abbassa per alcuni<br />
istanti la temperatura. Se nella padella c’è poco olio, o non è abbastanza caldo, la<br />
temperatura resta troppo bassa perché sulla patatina si formi subito la crosticina impermeabile.<br />
Se la crosticina tarda a formarsi, l’olio ha tutto il tempo di impregnare la patatina.<br />
Quindi più olio c’è nella padella meno si abbassa la temperatura all’ingresso della<br />
patatina, prima si forma la crosticina, meno olio entra ed il fritto non solo è più buono<br />
ma è anche più leggero.<br />
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28<br />
X. La spesa<br />
Imparare a fare la spesa è certamente il primo passo per impostare un corretto piano<br />
di riabilitazione nutrizionale. Lo shopping sfrenato nei supermercati o nelle boulangerie<br />
alla moda è certamente da ridimensionare, bisogna cominciare ad avere le idee chiare su<br />
quello che bisogna comprare, evitando di cadere nella trappola delle offerte di prodotti<br />
appetibili, intriganti o molto pubblicizzati ma ricchi di calorie vuote.<br />
La prima cosa da imparare a fare è un elenco di ciò di cui si necessita e con l’elenco<br />
in mano o ben chiaro nella testa si va al mercato o al supermercato. Se si è a regime si<br />
controlla quello di cui si abbisogna e quello che è già presente nel frigo o nella dispensa,<br />
poi si può pianificare la spesa quotidiana o settimanale.<br />
Quando si arriva al supermercato per prima cosa è utile recarsi al banco della frutta e<br />
verdura dove ci si può sbizzarrire negli acquisti ma è preferibile scegliere quella di stagione<br />
più ricca di vitamine e di minerali e meno trattata dal punto di vista organolettico.<br />
Non limitiamoci alle solite insalatine, buone ma decisamente monotone, ma siano<br />
benvenuti i cavolfiori, i broccoli, il cappuccio, la verza e via di seguito.<br />
Stesso discorso per la frutta seguendo l’aforisma caro ai nutrizionisti “mangiate ogni<br />
giorno qualcosa di rosso, di verde e di giallo”. Il patrimonio vitaminico della frutta non è<br />
mai completo e varia da un tipo di frutta all’altro. Dietro il rosso di un’arancia si nasconde<br />
molta vitamina C, un po’ di vitamina PP e di B12. Altrettanto per il verde limone, che<br />
come tutti gli agrumi abbonda di vitamina C ma non certo delle vitamine del complesso<br />
B. Neppure la gialla banana ha un esaltante patrimonio di complesso B o di vitamina A<br />
mentre le albicocche si distinguono per il loro altissimo contenuto di carotene, progenitore<br />
della vitamina A ma hanno uno scarso contenuto di vitamina C. Occorre quindi attenersi<br />
alla semplice regola di alternare la frutta sulla propria tavola, secondo le stagioni,<br />
per attingere nella rotazione a tutto il patrimonio di vitamine e minerali di cui l’organismo<br />
ha bisogno. Ecco l’importanza dei colori: dietro il rosa pesca o il rosa albicocca ma<br />
anche nella frutta giallo-arancione, come cachi o melone, esiste una notevole ricchezza<br />
di caroteni dalla spiccata attività provitaminica A, dalle presumibili potenzialità difensive<br />
verso i radicali liberi e dagli stimoli cancerogeni.<br />
Seguendo un ipotetico percorso è poi utile recarsi al banco del latte e dei latticini dove<br />
è sempre preferibile scegliere il latte parzialmente scremato che contiene meno grassi<br />
e lo stesso contenuto in calcio, gli yogurt ottimi per gli spuntini o per la prima colazione.<br />
Per quanto riguarda i formaggi o i latticini questi non devono mancare ma attenzione alle<br />
quantità.<br />
Quindi passare al banco delle carni dove acquistare almeno due o tre porzioni di carne<br />
rossa o bianca, necessarie da ingerire per settimana. Un’altra importante tappa è nel<br />
settore della pescheria per scegliere almeno un paio di porzioni di pesce che posseggono,<br />
come abbiamo già visto, un ottimo rapporto tra proteine e grassi insaturi. Condizione<br />
essenziale è la freschezza del prodotto: l’odore deve essere tenue, le squame ben aderenti<br />
con branchie rosse o rosee ed umide, l’occhio vivo e lucente, il ventre elastico e
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La spesa X<br />
turgido e la coda sufficientemente rigida. Naturalmente è possibile scegliere anche del<br />
pescato congelato che, se la catena del freddo è stata mantenuta efficiente, possiede all’incirca<br />
le stesse caratteristiche del pesce fresco.<br />
Nella spesa settimanale non bisogna dimenticare la pasta, che possiede una buona digeribilità<br />
e un buon indice glicemico ovvero, la scissione digestiva dell’amido della pasta<br />
è più lenta rispetto ad un analogo quantitativo di amido del riso o del pane o peggio delle<br />
patate e ciò si traduce in un minor contraccolpo sulla glicemia e quindi in un vantaggio<br />
metabolico. Ancora meglio se alla pasta aggiungiamo dei cereali, che in un’alimentazione<br />
razionale non devono mai mancare. Infatti la presenza di fibre solubili, di cui i cereali<br />
sono molto ricchi, rallenta ulteriormente la velocità di assorbimento dei carboidrati.<br />
Inoltre la presenza di proteine nei cereali arricchisce il primo piatto trasformandolo in un<br />
piatto unico molto saziante e sufficientemente bilanciato. Naturalmente è il tipo e la<br />
quantità di condimento che fa aumentare la componente calorica.<br />
Infine, per concludere il giro, al banco dei prodotti da forno è preferibile scegliere del<br />
pane, integrale se piace, per la maggiore presenza di fibra che tra i vari vantaggi fornisce<br />
un maggiore potere saziante, rispetto ai vari crakers o grissini che posseggono inoltre più<br />
grassi e quindi più calorie.<br />
Un utile, anche se superfluo consiglio, è di fare la spesa quando non si ha fame, perché<br />
in questo caso diventa difficile non riempire il carrello di dolci, merendine o altri alimenti<br />
ipercalorici di cui bisogna cercare di fare un uso decisamente moderato.<br />
29
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30<br />
XI. Conoscere gli alimenti(1)<br />
Cereali e derivati<br />
La denominazione di questa categoria di vegetali (frumento, riso, mais, avena, orzo,<br />
segale, ecc.) deriva da Cerere, nome della dea protettrice delle messi nei riti pagani. Da<br />
millenni i cerali rappresentano uno degli alimenti più frequentemente utilizzati da gran<br />
parte dell’umanità, per le loro caratteristiche di adattamento ambientale alla coltivazione<br />
nelle diverse regioni del globo, per la facile e lunga conservabilità della parte edibile (i semi),<br />
per l’agevole reperibilità e trasportabilità, per il basso costo e la versatilità nella preparazione<br />
dei cibi diversi e gustosi.<br />
Frumento<br />
È il cerale di maggior impiego, data l’enorme varietà dei suoi derivati.<br />
Il frumento contiene protidi, che sono costituti prevalentemente da glutine che possiede<br />
quelle caratteristiche di elasticità così importanti per la panificazione; glucidi, che<br />
dal punto di vista quantitativo costituiscono la componente più importante; lipidi, che<br />
sono localizzati per lo più nel germe e hanno un elevato contenuto di acidi grassi insaturi.<br />
Il frumento contiene elementi minerali in quantità superiore nelle farine integrali ed<br />
i più rappresentati sono fosforo e potassio mentre contengono scarsissime quantità di<br />
vitamine.<br />
Il pane e le paste alimentari sono i derivati più diffusi. Il pane è il prodotto da forno<br />
più leggero perché è fatto solo con acqua, farina, sale e lievito. Crakers, fette biscottate<br />
e grissini forniscono al nostro organismo molte più calorie, perché per farli vengono<br />
usati anche grassi: strutto o grassi vegetali. 100 g di fette biscottate contengono 6 g di<br />
grassi e sviluppano 410 cal. 100 g di crakers contengono 10 g di<br />
grassi e sviluppano 428 calorie. 100 g di grissini, i magri per<br />
eccellenza, contengono addirittura 14 g di grassi e forniscono<br />
433 calorie. 1 etto di pane, invece, contiene<br />
meno di 1/2 g di grassi e sviluppa solo 290 calorie.<br />
In altri termini mangiare 1 etto di grissini è come<br />
mangiare 150 g di pane.<br />
Riso<br />
È il cereale più largamente usato dopo il<br />
frumento. Il riso possiede un minor contenuto<br />
proteico (circa 7%) rispetto alla pasta (10%). I<br />
glucidi sono costituiti da amido e da piccole<br />
quantità di cellulosa. Il contenuto lipidico è<br />
trascurabile specie nei risi lavorati. Le vitamine
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(soprattutto del gruppo B) sono situate prevalentemente nella<br />
pula che però viene eliminata con il processo della sbiancatura,<br />
per tale ragione è da preferirsi il riso integrale, di colore<br />
bruno. Gli elementi minerali sono presenti in percentuali modeste<br />
che si riducono poi con la lavorazione. Il riso possiede<br />
una elevata digeribilità e pertanto non affatica l’apparato digerente;<br />
sosta poco nello stomaco, circa un’ora, ed è molto<br />
indicato in tutte quelle patologie gastroenteriche ed epatiche<br />
in cui si deve alleggerire la funzione digestiva.<br />
Conoscere gli alimenti XI<br />
Mais<br />
Il mais o granoturco è un cereale originario dell’America<br />
centrale, fu introdotto in Europa alla fine del XV secolo, con la<br />
colonizzazione delle Americhe.<br />
Il contenuto proteico risulta percentualmente inferiore al frumento<br />
ma i lipidi contenuti nel mais posseggono una elevata percentuale<br />
di acidi grassi insaturi e sono localizzati per l’80% nel germe, dal quale<br />
si ricava un olio particolarmente adatto nella dieta degli aterosclerotici. I glucidi sono<br />
quasi completamente costituiti da amido con piccole quantità di cellulosa. Il contenuto<br />
vitaminico è molto limitato. Per la carenza di vitamina PP le popolazioni che si nutrivano<br />
quasi esclusivamente di polenta, si ammalavano di pellagra. Gli elementi minerali sono<br />
contenuti in percentuali modeste.<br />
Il mais, con il quale si prepara la polenta, dà un buon apporto calorico. Risulta però<br />
carente dal punto di vista plastico e biodinamico, per cui è necessario integrarlo con opportuni<br />
condimenti. La digeribilità della polenta è direttamente proporzionale al suo grado<br />
di cottura.<br />
Orzo<br />
L’orzo, cerale originario dell’Asia, è attualmente diffuso ovunque in quanto coltivabile<br />
anche nei terreni più poveri. L’orzo, così come il grano, si divide in tenero e duro; il tenero<br />
viene destinato all’industria per la produzione di birra, whisky e malto; l’orzo duro<br />
(a più alto contenuto proteico) è invece destinato all’alimentazione.<br />
Cereali<br />
Legumi<br />
Ortaggi e frutta<br />
Carni e pesci<br />
Latte e formaggi<br />
Oli e grassi<br />
Zuccheri e dolcificanti<br />
Livelli di nutrienti nei vari tipi di alimenti<br />
ENERGIA PROTEINE VITAMINE SALI MINERALI<br />
31
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XI<br />
32<br />
Conoscere gli alimenti<br />
Le caratteristiche nutritive dell’orzo risultano analoghe a quelle del mais, ma è meno<br />
ricco in lipidi e più ricco in glucidi. La farina d’orzo contiene piccole quantità di glutine,<br />
tuttavia miscelandola al 50% con farina di frumento dà origine a una buona qualità di<br />
pane.<br />
Legumi<br />
Con il termine legumi si indicano i semi commestibili contenuti nel baccello delle leguminose.<br />
I legumi, in particolare quelli secchi, rappresentano indubbiamente la maggiore<br />
fonte di proteine nell’ambito vegetale.<br />
L’elevato contenuto glucidico conferisce ai legumi un buon potere energetico, tuttavia<br />
l’alta percentuale di fibra (se non si adottano particolari cotture) potrebbe ostacolare<br />
la digestione e l’assorbimento. I lipidi sono presenti in quantità relativamente modesta.<br />
Tra le vitamine, particolarmente abbondante risulta la B1. I legumi costituiscono una buona<br />
fonte di ferro e di potassio, discreto risulta anche il contenuto di calcio e altri elementi<br />
minerali.<br />
Dovendo operare una classifica dei legumi, basata sulle loro caratteristiche nutrizionali,<br />
i ceci occuperebbero il primo posto per il discreto indice chimico delle proteine e perché,<br />
se cucinati opportunamente, non posseggono particolari controindicazioni.<br />
Nonostante ciò, i ceci sono tra i legumi meno usati in Italia.<br />
Il secondo posto spetterebbe ai fagioli, le cui proteine hanno un indice chimico inferiore<br />
a quello dei ceci. Contengono composti (glucodrine) che riducono la glicemia ed anche<br />
una sostanza velenosa (fasina) che si distrugge con la cottura. Al terzo posto dovrebbero<br />
essere collocate le fave che hanno contenuto e qualità proteiche analoghe a<br />
quelle dei ceci, il pregio di presentarsi già pronte al consumo ma anche il difetto di non<br />
poter essere consumate oltre certi limiti in quanto possono dare manifestazioni allergiche.<br />
In ultimo, in questa ipotetica classifica, si pongono i piselli e le lenticchie, per le loro<br />
minori qualità nutrizionali e per l’elevato contenuto purinico, controindicato per gli uricemici<br />
ed i gottosi.<br />
Sarebbe bene consumare i legumi in forma di purè, utilizzando anche parte dell’acqua<br />
di cottura ricca di sali minerali e vitamine, insieme a pasta o riso. Così facendo aumenta<br />
il valore nutritivo sia dei cereali che dei legumi, aumenta la digeribilità e l’assorbimento<br />
e si evita il meteorismo e la fermentazione intestinale, molto frequente con l’uso<br />
dei legumi.<br />
Anche la soia, le arachidi ed i lupini sono da considerarsi legumi.<br />
Frutta ed ortaggi<br />
Esistono spesso notevoli discordanze tra il concetto botanico di frutto ovvero prodotto<br />
di trasformazione dell’ovaio dopo la fecondazione, che comprende anche alcuni ortaggi<br />
(melanzane, pomodori, ecc.) ed il significato che comunemente gli viene attribuito. A complicare<br />
ulteriormente le idee intervengono falsi frutti come le fragole, di cui la parte edibile<br />
è il ricettacolo dei fiori e il cui frutto è rappresentato dai numerosi puntini affioranti.<br />
Ancora, come abbiamo visto prima, le arachidi appartengono alla famiglia dei legumi, ecc.<br />
Per quanto riguarda la frutta, data l’estrema varietà del contenuto di principi alimentari,<br />
si usa suddividerla in:
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Conoscere gli alimenti XI<br />
• frutta acidula: contiene circa il 15% di zuccheri e fornisce un apporto calorico massimo<br />
di circa 60 calorie (limone, melone, albicocche, arance, mele, ciliegie ecc.), ovviamente<br />
per 100 g di parte edibile;<br />
• frutta zuccherina: contiene dal 15% al 75% di glucidi, fornisce un apporto calorico<br />
compreso tra 70 e 370 calorie (castagne secche) comprende frutta fresca e secca<br />
(cachi, fichi freschi e secchi, banane, datteri, castagne, ecc.);<br />
• frutta oleosa: è caratterizzata da un elevato contenuto di lipidi (50-65%) e protidi<br />
(10-20%) oltre che da un discreto contenuto di glucidi (15-20%). Il loro apporto<br />
calorico si aggira mediamente intorno alle 600-650 calorie (mandorle, noci, nocciole,<br />
pinoli, pistacchi, ecc.).<br />
Gli ortaggi possiedono, invece, un patrimonio calorico e glucidico paragonabile a<br />
quello della frutta acidula.<br />
Il valore nutritivo della frutta e degli ortaggi è dato sia dall’apporto in principi nutritivi<br />
sia da numerosi altri principi attivi (oli essenziali, flavonoidi, pectine, alcaloidi, tannini,<br />
ecc.) molto utili nell’economia complessiva del nostro organismo. In molti casi gli stessi<br />
composti chimici isolati, purificati e somministrati, non sortiscono gli stessi benefici effetti<br />
in quanto viene a mancare l’importante azione sinergica degli altri componenti vegetali.<br />
Sia la frutta che gli ortaggi sono particolarmente ricchi di vitamine e sali minerali come<br />
calcio, ferro, rame, cobalto, manganese e zinco.<br />
Una interessante annotazione a proposito del ferro è che questo minerale è particolarmente<br />
importante perché è la porzione centrale dell’emoglobina, la proteina che trasporta<br />
l’ossigeno nel sangue. Poca emoglobina vuol dire quindi poca energia e quindi debolezza,<br />
caratteristica delle sindromi da carenza di ferro (anemia sideropenica). È opinione<br />
comune che alcuni vegetali, specie gli spinaci (Braccio di Ferro insegna), sono molto<br />
utili perché ricchi di ferro. Tutto vero, gli spinaci sono particolarmente ricchi di ferro, più<br />
di tutte le altre verdure, ma solo una minima parte, circa l’1,5% di questo ferro può essere<br />
assorbito dal nostro intestino ed essere poi utilizzato. Il punto è la biodisponibilità,<br />
ovvero la capacità di assorbimento da parte dell’intestino e poi l’assimilazione nelle cellule<br />
che lo devono utilizzare. Molti fattori, anche se non tutti chiariti, riducono la biodisponibilità<br />
del ferro di origine vegetale. La vitamina C, l’acido fitico e soprattutto la cellulosa<br />
riducono drasticamente l’assorbimento di ferro. La carne rossa ed il fegato ancora<br />
di più non solo posseggono tanto ferro ma hanno anche un’ottima biodisponibilità, circa<br />
il 20%. Questo significa che per ottenere la stessa quantità di ferro di una porzione di<br />
filetto di 200 g si dovrebbero consumare oltre 5 kg di spinaci.<br />
La frutta e gli ortaggi sono particolarmente ricchi di vitamine e minerali perché i vegetali,<br />
utilizzando l’energia solare, si costruiscono tutte le molecole di cui hanno bisogno<br />
a partire proprio dai sali minerali del terreno e dall’anidride carbonica dell’aria. Minerali e<br />
vitamine si trovano quindi concentrati nei tessuti<br />
che compiono tutte queste reazioni,<br />
che sono nella polpa e non nei tessuti<br />
di protezione, che sono<br />
quelli della buccia. La funzione<br />
della buccia è solo<br />
quella di proteggere il<br />
frutto dai parassiti e<br />
dai microrganismi e<br />
per questo è fatta di<br />
dura fibra cellulosica.<br />
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XI<br />
34<br />
Conoscere gli alimenti<br />
Per questa ragione non è affatto essenziale<br />
mangiare la frutta con la buccia, dove<br />
tra l’altro si depositano i pesticidi con i<br />
quali la frutta viene trattata per impedire<br />
che venga rovinata dagli insetti.<br />
Per poter utilizzare in modo ottimale il<br />
contenuto di principi alimentari ed attivi,<br />
la frutta e gli ortaggi andrebbero consumati<br />
subito dopo il raccolto (molti principi,<br />
soprattutto le vitamine, si riducano col<br />
trascorrere del tempo dal momento del<br />
raccolto) e crudi (per evitare con la cottu-<br />
ra la perdita di sostanze termolabili quali le vitamine A, B, C ed E). La cottura andrebbe<br />
riservata ai casi in cui sia indispensabile modificare il gusto e aumentare la digeribilità dei<br />
cibi, limitando i tempi di esposizione al calore e l’aggiunta di acqua.<br />
Carni<br />
Fast food<br />
(per 100 g di alimento)<br />
GRASSI COLESTEROLO FIBRE ENERGIA<br />
g mg g kcal<br />
Big Burger 26,3 58 2,5 510<br />
Fishburger 24,3 24 1,1 423<br />
Hamburger 8,8 23 1,3 254<br />
Maionese 70 70 0 655<br />
Patate fritte 16,6 2 1,1 321<br />
Ketchup - - 0,9 98<br />
Con il termine di carne si indicano generalmente le masse muscolari<br />
ed i tessuti commestibili annessi degli animali da macello,<br />
da cortile e della selvaggina.<br />
Le carni, dal punto di vista delle caratteristiche nutritive,<br />
contengono proteine di ottima qualità, quantità e digeribilità.<br />
I glucidi sono presenti in percentuali molto<br />
basse sotto forma di glicogeno e diminuiscono ulteriormente<br />
durante la frollatura e la cottura, in seguito a<br />
processi idrolitici. Nei muscoli si hanno mediamente<br />
percentuali glucidiche dello 0,5% con un massimo del<br />
1,1% in quelli di cavallo, le cui carni presentano infatti<br />
un caratteristico sapore dolciastro.<br />
I lipidi sono presenti dal 2% (carne di bue magra) al<br />
35% (carne di maiale grassa). Gli elementi minerali raggiungono<br />
mediamente l’1%; tra di essi assume particolare<br />
importanza il ferro, localizzato in modo particolare nel fegato.<br />
Le vitamine B1, B2, PP sono presenti in quantità discrete mentre le<br />
vitamine A, D ed E sono presenti in quantità modesta.<br />
Negli ultimi vent’anni per incrementare la vendita di carne suina, penalizzata da una<br />
maggiore concentrazione di grassi, la suinocoltura ha selezionato razze di suini a bassa<br />
concentrazione di grassi e per la macellazione si usano suini più giovani, di peso intorno<br />
ai 100 kg nei quali il tessuto adiposo è minimo. La carne di suino magro può essere utilizzata<br />
senza alcun timore, al pari di quella bovina, nell’alimentazione quotidiana.<br />
Un’ulteriore considerazione da fare è che non esistono carni migliori di altre o che le rosse<br />
siano di maggior pregio rispetto alle bianche. I maggiori costi non sono in relazione alla<br />
qualità ma ai maggiori costi di allevamento. Che siano 100 g di pollo o di manzo, il<br />
contenuto proteico è sempre di 20 g di proteine pregiate, il cui valore nutritivo è secondo<br />
solo alle uova. L’unica vera differenza è tra le carni degli animali adulti e giovani, i secondi<br />
contengono un po’ più acqua e un po’ meno proteine e grassi.
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Pesce<br />
Con questa generica denominazione vengono indicati<br />
tutti i prodotti della pesca, marina, lacustre o<br />
fluviale, destinati all’alimentazione umana.<br />
Il pesce contiene proteine simili a quelle della<br />
carne per qualità, quantità e digeribilità. Le<br />
proteine vengono utilizzate dall’organismo in<br />
un’alta percentuale, circa il 95%, data la scarsa<br />
presenza di tessuto connettivo, inferiore rispetto<br />
agli animali terresti. Per quanto riguarda i lipidi, questi<br />
assumono un valore nutritivo superiore a quello della carne<br />
per l’elevata percentuale di acidi grassi insaturi, fosfati e lecitine. I glucidi sono in genere<br />
contenuti in percentuali prossime allo zero, come la carne e assumono valori più consistenti,<br />
tra il 2 ed 5%, nei molluschi (cozze, vongole, ostriche, ecc.). Gli elementi minerali<br />
variano dallo 0,8% al 2%, soprattutto il calcio, lo iodio, il fosforo, il fluoro e lo zinco e<br />
sono presenti in misura maggiore nel pesce di mare. Le vitamine A, D, e B12 sono abbondanti<br />
nel fegato di merluzzo e di tonno, le B1 e B2 sono presenti in più larga misura<br />
nei pesci grassi (salmone, anguilla, sgombro ecc.). La PP è notevolmente presente nelle<br />
acciughe. Naturalmente la conservazione e la cottura depauperano il patrimonio vitaminico<br />
dei prodotti ittici.<br />
Concludendo si può affermare che il pesce, possedendo dal punto di vista proteico<br />
una piena intercambiabilità con la carne, una maggiore digeribilità ed una minore percentuale<br />
di grassi saturi, rappresenta un vantaggio notevole per i consumatori dei paesi<br />
industrializzati, dove i disturbi del metabolismo dei lipidi e l’eccesso di peso, sono tra i<br />
maggiori fattori di rischio nelle cardiopatie degenerative, dall’aterosclerosi all’ipertensione.<br />
L’assunzione abituale di elevate porzioni di pesce, almeno due o tre porzioni la settimana,<br />
può modificare favorevolmente il livello delle frazioni lipidiche circolanti, soprattutto<br />
per quanto riguarda l’ipertrigliceridemia.<br />
Latte<br />
Conoscere gli alimenti XI<br />
Millenni di tradizione presso tutti i popoli e un’ampia documentazione<br />
scientifica, collocano il latte tra gli alimenti<br />
fondamentali nell’intero arco vitale dell’uomo. Vi sono<br />
diversi tipi di latte, in relazione all’animale che lo<br />
produce (per esempio di capra, di pecora, ecc.), qui<br />
però parleremo di quello maggiormente diffuso<br />
ovvero di mucca. Il latte di asina è quello che più<br />
si avvicina a quello di donna, tant’è che un tempo<br />
era usato nei casi di impossibilità di allattamento<br />
umano.<br />
La composizione del latte, nell’ambito della<br />
stessa specie animale, varia con l’alimentazione, la<br />
fisiologia individuale, l’età e la stagione dell’anno.<br />
Le proteine rappresentano il 3% del prodotto e<br />
posseggono un’alta digeribilità. La loro composizione<br />
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XI<br />
36<br />
Conoscere gli alimenti<br />
Alimenti ipercalorici<br />
(kcal per 100 g di alimento oppure kcal per 100 ml di bevanda alcolica)<br />
Olio di oliva 900<br />
Olio di semi vari 900<br />
Olio di semi di arachidi 900<br />
Olio di semi di girasole 899<br />
Olio di germe di grano 899<br />
Olio di semi di mais 899<br />
Olio di cocco 899<br />
Olio di soia 899<br />
Olio di sesamo 898<br />
Strutto 892<br />
Lardo 891<br />
Midollo 822<br />
Margarina 760<br />
Burro 758<br />
Margarina vegetale 746<br />
Pancetta di maiale 661<br />
Noci secche 660<br />
Maionese 655<br />
Nocciole 625<br />
Burro di arachidi 623<br />
Farina di cocco 604<br />
Arachidi tostate e salate 602<br />
Pistacchi tostati e salati 601<br />
Arachidi tostate 597<br />
Noci fresche 582<br />
Girasole, semi 581<br />
Pistacchi secchi 577<br />
Uovo di gallina intero, polvere 574<br />
Cioccolato con nocciole 571<br />
Pinoli 567<br />
Cioccolato al latte 565<br />
Pasta sfoglia 560<br />
Cioccolato fondente 542<br />
Mandorle dolci 542<br />
Crema di cacao e nocciole 537<br />
Patatine in sacchetto 536<br />
Cioccolato bianco 529<br />
Biscotti ricoperti al cioccolato 524<br />
Ciccioli 523<br />
Burrini 517<br />
Alcol puro 516<br />
Salsiccia di suino, secca 514<br />
Salatini 514<br />
Cioccolato gianduia 509<br />
Cracker al formaggio 502<br />
Coppa 494<br />
Biscotti frollini 493<br />
Latte di vacca intero, polvere 484<br />
Pasta frolla 480<br />
Torrone con mandorle 479<br />
Salame di suino 475<br />
Pasta di mandorle 467<br />
media è: 78% caseina, 20% lattoalbumina e 2% lattoglobulina. I lipidi sono di facile digeribilità<br />
ed assimilazione e sono presenti al 3,5% nel latte intero, 1,5% nel latte parzialmente<br />
scremato e 0,2% nel latte magro.<br />
I glucidi costituiscono il 5% del prodotto e sono rappresentati per la quasi totalità<br />
da lattosio. Le vitamine sono quasi tutte presenti anche se in quantità estremamente<br />
variabili a seconda dell’alimentazione, della stagionalità ecc. Sono assenti la PP e la C.<br />
La vitamina A e le liposolubili in genere sono più presenti nel latte intero che in quello<br />
scremato.<br />
Per quanto riguarda i minerali, il latte svolge un ruolo insostituibile nella calcificazione<br />
delle ossa, perché contiene calcio e fosforo in quantità e rapporto ideale.<br />
Il latte è un alimento completo fino ai 6-8 mesi di vita, poi va naturalmente opportunamente<br />
integrato ma deve essere considerato un componente fisso nell’alimentazione<br />
di ogni individuo. Si consiglia, come razione giornaliera, 1 litro nelle nutrici, 3/4 nelle gestanti<br />
e negli adolescenti, 1/2 litro nei bambini tra i 2 e di 4 anni e negli anziani ed almeno<br />
1/4 negli adulti.<br />
Per quanto riguarda il derivato del latte più diffuso, lo yogurt, questo non è altro che<br />
latte fermentato da specifici batteri. Questi batteri non fanno altro che nutrirsi del lattosio,<br />
trasformandolo in acido lattico, lo stesso presente nei muscoli dopo uno sforzo particolarmente<br />
intenso. Non solo ma vi aggiungono vitamine ed enzimi che iniziano a predigerire<br />
il latte. Tutto ciò significa che lo yogurt conserva tutti i preziosi valori nutritivi del
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latte, con il vantaggio di essere più digeribile. Infatti le persone che soffrono di intolleranza<br />
al latte perché mancano di lattasi, l’enzima necessario alla digestione del lattosio,<br />
possono trovare nello yogurt un valido sostituto, perché l’enzima viene fornito in grandi<br />
quantità dai batteri.<br />
Formaggi<br />
Costituiscono indubbiamente l’alimento a più alto contenuto nutritivo<br />
dato che contengono in forma concentrata la maggior parte<br />
dei principi nutritivi del latte. Il loro minore contenuto idrico<br />
(da 70% a meno del 25% in quelli più stagionati), rispetto al<br />
latte che presenta un contenuto idrico di circa il 90%, li rende<br />
più nutrienti e più conservabili.<br />
In generale si può dire che da 100 kg di latte si ottengono<br />
mediamente, a seconda del tipo, 12-15 kg di formaggi freschi<br />
o poco stagionati e 7-10 kg di formaggi stagionati. Dal<br />
punto di vista dietetico si possono considerare magri i formaggi a<br />
contenuto lipidico inferiore al 20%, semigrassi a contenuto lipidico<br />
compreso tra 20 e 32%, e grassi superiore al 32%.<br />
Dal punto di vista nutrizionale i formaggi posseggono un elevato valore plastico con<br />
una concentrazione proteica tra il 17 ed il 37%, un elevato valore energetico, fornito essenzialmente<br />
dai lipidi, che variano dal 15% della mozzarella di bufala al 47% del mascarpone,<br />
un discreto valore biodinamico per la presenza di calcio, fosforo e di vitamina<br />
A e un buon indice di digeribilità.<br />
L’occhiatura ovvero la presenza dei famosi buchi in alcuni tipi di formaggio, come<br />
l’emmenthal o la fontina, è dovuta alla presenza di bolle di gas che si formano per la trasformazione<br />
del lattosio. L’allontanamento verso l’esterno del gas lascia poi vuoto lo spazio<br />
occupato, con la formazione di buchi.<br />
Oggi si tende molto a criminalizzare i formaggi, così come gli insaccati o le uova, per<br />
l’alta presenza di lipidi ma una normale porzione di formaggio stagionato, come per<br />
esempio il parmigiano, di circa 60 g, contiene meno di 20 g di grasso, prevalentemente<br />
saturo, ma sempre meno del totale giornaliero considerato accettabile da chiunque. Il solo<br />
problema potrebbe derivare dal grande potenziale energetico dei formaggi, basterà allora<br />
non considerare i formaggi come una portata aggiuntiva o come un dessert ma come<br />
una pietanza completa, da alternare con la carne, le uova o con il pesce. Soltanto per<br />
gli obesi o per coloro che hanno alti livelli di colesterolo, si consiglia non l’esclusione dei<br />
formaggi dalla dieta ma un orientamento più mirato: solo eccezionalmente i formaggi<br />
grassi o stagionati, meglio i freschi ed in particolare la ricotta di mucca, che essendo prodotta<br />
riscaldando (ri-cotta) il siero proveniente dalla lavorazione di altri formaggi, contiene<br />
meno calorie.<br />
Uova<br />
Conoscere gli alimenti XI<br />
L’uovo contiene tutti gli elementi di un organismo animale ed ha quindi elevate proprietà<br />
nutritive. Del resto ciò non dovrebbe stupirci dal momento che l’uovo è stato progettato<br />
dall’evoluzione proprio per essere un alimento mentre la carne, che è un muscolo,<br />
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XI<br />
38<br />
Conoscere gli alimenti<br />
Affettato magro 300<br />
Anatra laccata 900<br />
Arrosto di maiale 350<br />
Asparagi alla parmigiana 271<br />
Avocado con gamberetti 375<br />
Baccalà alla veneta 367<br />
Barretta energetica 150<br />
Bastoncini di pesce fritto (150 g) 225<br />
Big Mac 510<br />
Birra (lattina) 156<br />
Bollito misto 1200<br />
Brasato 444<br />
Brioche 185<br />
Brodo di dado 17<br />
Budino al latte (120 g) 398<br />
Burro (20 g) 155<br />
Caffè con latte e zucchero 30<br />
Caffè nero 0<br />
Caffè turco 35<br />
Calamari in umido 160<br />
Cappuccino con zucchero 120<br />
Cappuccino senza zucchero 80<br />
Carne cruda (tartare) 330<br />
Carpaccio 268<br />
Cavolfiori al gratin 210<br />
Cavolfiori all’agro 130<br />
Cernia alla griglia 80<br />
Cheesburger 310<br />
Chili con carne 575<br />
Cioccolata calda 180<br />
Cocktail di gamberetti 300<br />
Coniglio arrosto 340<br />
Consommé 15<br />
Cotoletta alla milanese (125 g) 480<br />
Crauti in insalata 250<br />
Crème caramel 260<br />
Crêpe 140<br />
Crêpe Suzette 520<br />
Crocchette (1) di patate 130<br />
Crostata alla crema cotta 350<br />
Crostata di marmellata 408<br />
Dentice in padella 178<br />
Entrecôte (200 g) 230<br />
Fagiano 530<br />
Farinata di ceci 164<br />
Filetto alla griglia 310<br />
Filetto con crema 360<br />
Filetto di sogliola 194<br />
Finocchi all’agro 105<br />
Finocchi gratinati 183<br />
Focaccia 292<br />
Foie gras 250<br />
Valore calorico di alcuni cibi pronti*<br />
*Una porzione media servita al ristorante, self-service, supermercato.<br />
Fonduta di formaggio 1200<br />
Formaggio grasso 530<br />
Frappè vaniglia 389<br />
Frittata 200<br />
Frittelle (1) 130<br />
Funghi porcini trifolati 125<br />
Gamberoni alla piastra 131<br />
Gateau di patate 155<br />
Gnocchi 200<br />
Gnocchi di pane 410<br />
Gnocchi di patate al burro 471<br />
Gnocchi di semolino 485<br />
Grappa 99<br />
Grappa alla frutta 210<br />
Grigliata mista 350<br />
Grissini (4) 46<br />
Goulash 500<br />
Hot dog 480<br />
Insalata di patate 270<br />
Insalata di pollo 350<br />
Insalata di riso 810<br />
Insalata olio e aceto 120<br />
Insalata russa 191<br />
Insalatona con tonno 300<br />
Involtini di carne con sugo 630<br />
Krapfen 210<br />
Lasagne 1200<br />
Lumache (6) 250<br />
Macedonia 150<br />
Maiale in agrodolce 355<br />
Minestrone 184<br />
Moussaka 615<br />
Mousse au chocolat 240<br />
Nasi Goreng 450<br />
Nizzarda 270<br />
Oca al forno 800<br />
Omelette (1 uovo) 105<br />
Paella 435<br />
Pane bianco (150 g) 390<br />
Parmigiano (1 cucchiaino) 13<br />
Pasta al pomodoro 207<br />
Pasta al ragù 479<br />
Pasti dietetici sostitutivi 355<br />
Patate al forno 330<br />
Patate all’olio 330<br />
Patate con burro 300<br />
Patate fritte 330<br />
Patatine in sacchetto (1 patatina) 10<br />
Pecorino 366<br />
Peperoni ripieni di riso 330<br />
Pere alla Belle Helene 400<br />
Pesca melba 340
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Pizza margherita 271<br />
Pizzoccheri 930<br />
Polenta 339<br />
Pollo arrosto 144<br />
Polpo in insalata (150 g) 176<br />
Pomodori in insalata 130<br />
Prosciutto e melone 210<br />
Purè di patate 150<br />
Quiche Lorraine 300<br />
Raclette 815<br />
Ragù 360<br />
Ratatouille 260<br />
Riso bollito 190<br />
Risotto alle verdure 290<br />
Roastbeaf (200 g) 420<br />
Rotolo di marmellata 200<br />
Salame cacciatore 424<br />
Salmone affumicato 195<br />
Salsiccia di suino fresca 304<br />
Sarde gratinate 260<br />
Scaloppa vitello (125 g) 250<br />
Seppie al vino bianco (150 g) 147<br />
Sofficini al formaggio surgelati 278<br />
Valore calorico di alcuni cibi pronti*<br />
*Una porzione media servita al ristorante, self-service, supermercato.<br />
Conoscere gli alimenti XI<br />
Spezzatino di vitello 430<br />
Spiedini di carni miste 300<br />
Strudel 600<br />
Tè al latte 10<br />
Tè al limone 2<br />
Tiramisù 440<br />
Toast 300<br />
Torta al formaggio 410<br />
Torta alla panna 450<br />
Torta al cioccolato 300<br />
Torta di noci 390<br />
Tortellini alla panna 600<br />
Trota al burro 350<br />
Trota alla mugnaia 450<br />
Uova e pancetta 380<br />
Verdure grigliate 170<br />
Vino (bicchiere) 175<br />
Whisky (4 cl) 100<br />
Würstel di maiale (150 g) 545<br />
Zabaione 190<br />
Zucchini ripieni 280<br />
Zuppa di cipolle gratinate 200<br />
Zuppa di pesce 500<br />
è stata fatta per far muovere gli animali. L’uovo non è altro che una enorme cellula riproduttiva<br />
di uccello ed è quindi un concentrato di sostanze nutritive che deve assicurare<br />
al pulcino tutto ciò di cui ha bisogno per il suo sviluppo.<br />
Tra i diversi tipi di uova, quelle di gallina risultano le più usate (90% circa) nell’alimentazione<br />
in quanto, pur non differendo molto per valore nutritivo da quelle di altri volatili<br />
(faraona, tacchino, anatra, ecc.), sono prodotte in quantità maggiore e con una possibilità<br />
di inquinamento assai inferiore rispetto, per esempio, a quelle degli uccelli acquatici.<br />
Una gallina inizia a deporre uova già dal sesto mese, con una media annuale che oscilla<br />
da 80-100 se di razza comune a 250-300 se di razza selezionata. A partire dal secondo<br />
anno la produttività diminuisce gradualmente.<br />
Il peso medio di un uovo si aggira sui 55 g, di cui il guscio pesa 6 g, il tuorlo 17-18<br />
g, l’albume 30-32 g.<br />
La composizione chimica del tuorlo e dell’albume è ovviamente diversa, visto le diverse<br />
funzioni di queste due strutture. Il tuorlo è infatti la porzione da cui si svilupperà il<br />
pulcino mentre l’albume è una soluzione acquosa ricca di proteine che funge da riserva<br />
energetica per la crescita dell’embrione.<br />
L’albume è costituito da acqua 87%, protidi 11%, lipidi 0,25%, sali minerali 0,8% e<br />
solo tracce di glucidi. Il tuorlo invece è costituito da acqua 50%, protidi 16%, lipidi 32%,<br />
sali minerali 0,5-2% e glucidi 0,7%.<br />
L’uovo contiene proteine di ottima digeribilità e qualità con un valore biologico massimo.<br />
Infatti il valore biologico delle proteine si ottiene confrontando la composizione in<br />
aminoacidi delle proteine di un qualsiasi alimento con quella di una proteina ideale. Se<br />
consideriamo uguale a 100 il punteggio della miscela di aminoacidi della proteina ideale<br />
(che non esiste), le uova di gallina valgono 97 mentre la carne ne vale tra 75 e 80 a se-<br />
39
<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 40<br />
XI<br />
40<br />
Conoscere gli alimenti<br />
conda dei tipi. Dopo vengono i legumi che si attestano sui 65-70, i cereali con 55-60 ed<br />
infine gli ortaggi con 30-50. Minore è il punteggio e meno la proteina è capace di soddisfare<br />
le necessità in aminoacidi del nostro organismo.<br />
A causa della quasi totale assenza di glucidi l’uovo, analogamente alla carne ed al pesce,<br />
non può essere considerato un alimento completo. Particolarmente abbondanti risultano<br />
le vitamine A, B2, B6 mentre è nullo il contenuto di vitamina C. I lipidi dell’uovo<br />
sono presenti quasi esclusivamente nel tuorlo e sono costituiti da trigliceridi, fosfolipidi<br />
(lecitina, cefalica e sfingomielina) e steroli. Tra gli steroli il colesterolo è di gran lunga il<br />
più presente: ogni uovo ne contiene circa 0,2 g, equivalente a quello di 300 g di carne.<br />
Per quanto riguarda il colesterolo esiste il pregiudizio che le uova fanno aumentare<br />
il rischio di malattie al sistema cardiocircolatorio. Se è vero che le uova contengono una<br />
discreta quantità di colesterolo è vero anche che il nostro organismo produce normalmente<br />
il colesterolo di cui ha bisogno per fabbricare le membrane delle nuove cellule e<br />
molti tipi di ormoni. Se altro colesterolo entra insieme ai cibi, l’organismo ne produce di<br />
meno. Il problema del colesterolo non riguarda in particolare le uova o un qualsiasi alimento<br />
che ne contenga, riguarda invece la quantità in generale che ne introduciamo.<br />
Se la nostra dieta è troppo ricca in calorie e non necessariamente di colesterolo, il nostro<br />
organismo non può far altro che immagazzinare l’energia in eccesso in grasso che<br />
si accumula sotto forma di tessuto adiposo. E tra i grassi inevitabilmente c’è anche il colesterolo.<br />
Inoltre mentre gli altri grassi possono essere ritrasformati in energia se l’organismo<br />
ne ha bisogno, per esempio se si è a dieta ipocalorica, il colesterolo può soltanto<br />
essere utilizzato nelle stesse quantità di sempre per formare membrane cellulari, ormoni<br />
ecc. e pertanto può accumularsi nel sangue e danneggiare cuore ed arterie.<br />
Un altro vecchio pregiudizio è che le uova facciano male al fegato o che siano di difficile<br />
digestione. È vero che chi ha un fegato che non funziona bene può trovare difficoltà<br />
a digerire le uova ma non perché sono uova ma perché sono grasse. Se un alimento è<br />
ricco di grassi il fegato è sottoposto ad uno sforzo maggiore e quindi le uova hanno le<br />
stesso effetto sul fegato di tutti gli alimenti che hanno lo stesso contenuto di grassi, dal<br />
formaggio alla cioccolata. Le uova però, a differenza di altri cibi grassi, contengono, come<br />
abbiamo visto, molti fosfolipidi, un particolare tipo di grasso che attenua il lavoro del<br />
fegato. Inoltre, come i legumi, le uova sono ricche di lecitina, un fosfolipide che aiuta il<br />
fegato a neutralizzare molte sostanze tossiche introdotte nell’organismo.<br />
Per quanto riguarda le presunte difficoltà digestive dell’uovo, si è riscontrato che l’uovo<br />
fresco o leggermente bollito lascia lo stomaco in meno di due ore e quello sodo o a<br />
frittata dopo tre ore circa, cioè nello stesso tempo che occorre per digerire la carne.<br />
L’equivoco sui presunti cattivi rapporti tra uova e fegato e digestione nasce dal fatto che<br />
l’uovo ha la particolare capacità di stimolare le contrazioni della colecisti ma questa funzione<br />
è dannosa o dolorosa solo se la colecisti è infiammata o ripiena di calcoli.<br />
Grazie a queste importanti capacità nutrizionali ed al basso costo (le proteine dell’uovo<br />
hanno un costo che è circa la metà della carne) questo alimento entra di diritto tra<br />
i cardini dell’alimentazione umana.<br />
Condimenti grassi<br />
La quota lipidica giornaliera è composta dai grassi naturalmente contenuti negli alimenti<br />
e da quelli denominati condimenti che vengono aggiunti alle pietanze per migliorare<br />
il gusto e la sapidità.
<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 41<br />
Olio d’oliva<br />
Viene estratto dai frutti (drupe) dell’olea europea, presente soprattutto nel bacino del<br />
Mediterraneo, mediante frangitura e torchiatura. Da un quintale di olive si ricavano in<br />
media 20 kg di olio. La composizione dell’olio risente delle condizioni ambientali: gli oli<br />
centromeridionali posseggono per esempio una maggiore percentuale di acidi grassi polinsaturi<br />
(10-15%) rispetto a quelli settentrionali (6-12%).<br />
Oli di semi<br />
In commercio vi sono oli estratti dal mais, girasole, soia, vinaccioli, colza, cartamo,<br />
arachide ecc. e miscele di semi vari. Tra gli oli ad elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi<br />
ricordiamo quello di girasole, cartamo e di vinaccioli, particolarmente indicati nelle<br />
cardiopatie anche per l’elevata digeribilità.<br />
Burro<br />
È un prodotto che si ottiene dalla crema ricavata dal latte di mucca per affioramento<br />
naturale o per centrifugazione. Il burro viene digerito e assimilato dall’organismo abbastanza<br />
rapidamente. Contiene discrete quantità di carotene e di vitamine A, D, E, K e per<br />
legge non meno dell’82% di lipidi che sono in prevalenza saturi e ricchi di colesterolo<br />
(250 mg).<br />
Margarina<br />
È stata concepita nel 1872 da Mouries come surrogato del burro del quale rispecchia<br />
la composizione di base (84% di lipidi, 14% di acqua) e l’apporto calorico ma non il valore<br />
biologico per l’assenza di vitamine, lecitine e per l’alterazione subita dagli acidi grassi<br />
insaturi durante il processo di idrogenazione.<br />
Lardo<br />
È costituito dal tessuto adiposo sottocutaneo di dorso, groppa e natiche del suino. Ha<br />
un discreto valore nutrizionale per il suo contenuto di acidi grassi polinsaturi.<br />
Strutto<br />
Si ottiene estraendo a caldo i tessuti adiposi addominali del suino.<br />
Conoscere gli alimenti XI<br />
Per il condimento a crudo è bene scegliere l’olio di oliva per il miglior rapporto tra acidi<br />
grassi insaturi e saturi.<br />
Un luogo comune da sfatare è che la margarina sia da preferire al burro per la presunta<br />
maggiore leggerezza. La margarina fu inventata in Francia, come<br />
abbiamo visto, circa un secolo fa per cercare di sostituire il burro diventato<br />
troppo caro. La trovata fu di utilizzare gli oli vegetali più a<br />
buon mercato del latte e trasformarli per renderli il più possibile<br />
simili al burro. Il problema è che i grassi vegetali a temperatura<br />
ambiente sono liquidi perché, come abbiamo visto precedentemente,<br />
contengono acidi grassi insaturi. I grassi animali, che<br />
hanno gli acidi grassi saturi sono, a temperatura ambiente, solidi.<br />
La fabbricazione della margarina consiste proprio nella trasformazione<br />
dei grassi vegetali da insaturi a saturi attraverso un<br />
processo industriale detto di idrogenazione. In tal modo divengono<br />
solidi e con l’aiuto dei coloranti giusti come ad esempio il<br />
41
<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 42<br />
XI<br />
42<br />
Conoscere gli alimenti<br />
carotene, arrivano ad assomigliare molto al burro. Ma con questo sistema i grassi insaturi<br />
degli oli vegetali diventano grassi saturi ed hanno lo stesso effetto sul sistema cardiocircolatorio<br />
del burro, non solo ma pensando di avere a che fare con un alimento più sano<br />
o più leggero abbondiamo con la margarina, cosa che magari con il pesante burro<br />
non faremmo. Inoltre il burro oltre ad essere più saporito della margarina, è una delle poche<br />
fonti di vitamina D, importante per il metabolismo del calcio e per il buon sviluppo<br />
delle ossa. E per quanto riguarda il colesterolo in un etto di burro c’è ne quanto in un uovo<br />
ma per mangiare un etto di burro ce ne vuole! Infine, quindi, il burro non è da criminalizzare,<br />
purché non se ne usi troppo o come abbiamo già detto anche per gli altri alimenti<br />
grassi, non si consumino già troppi grassi animali ovvero carni grasse o formaggi.<br />
Bevande alcoliche<br />
Le bevande alcoliche sono costituite, oltre che da acqua, da alcol etilico (o etanolo).<br />
Una restante minima quota è rappresentata da composti aromatici, coloranti, antiossidanti,<br />
vitamine ecc.<br />
L’etanolo è una sostanza estranea all’organismo e non essenziale, anzi per molti versi<br />
tossica. Pur non essendo un nutriente, l’alcol apporta una cospicua quota di calorie che<br />
si sommano a quelle apportate dagli alimenti e possono contribuire all’aumento ponderale.<br />
L’etanolo viene assorbito nelle prime porzioni del tratto gastroenterico ed in modeste<br />
proporzioni persino nella bocca. Alcuni fattori modificano i tempi di assorbimento; la<br />
presenza di cibo li rallenta mentre la presenza di anidride carbonica (soda, spumanti ed<br />
altre bevande frizzanti) li accelera.<br />
Il nostro organismo non possiede la capacità di stoccare in qualche modo l’alcol, per<br />
cui deve rapidamente metabolizzarlo. Questa trasformazione dell’etanolo avviene ad<br />
opera di alcuni enzimi specifici, sia a livello gastrico ma soprattutto nel fegato. La capacità<br />
degli enzimi presenti nel fegato di metabolizzare l’etanolo è limitata. In condizioni<br />
normali il fegato è in grado di rimuovere fino a 6 g di etanolo che<br />
corrispondono a mezza Unità Alcolica, in un’ora. Una Unità Alcolica<br />
(UA) è l’equivalente di 12 g di etanolo ovvero la quantità di etanolo<br />
contenuto in un bicchiere (125 ml) di vino di media gradazione<br />
o in una lattina di birra (330 ml) o in una porzione<br />
(40 ml) di superalcolico. L’equivalente calorico di 1 g di alcol<br />
è pari a 7 cal.<br />
Inoltre è da ricordare che una piccolissima quota di<br />
etanolo, circa il 2-10%, viene eliminata inalterata attraverso<br />
i polmoni, urina, sudore ecc. È proprio sfruttando<br />
questo sistema di eliminazione che si possono effettuare<br />
i test non invasivi (per esempio il palloncino) che permettono<br />
di valutare la quota di alcol presente nel sangue.<br />
In alcuni individui, in alcune razze e nelle donne l’efficienza<br />
di questo sistema è molto ridotta, pertanto<br />
queste persone sono molto più sensibili all’alcol. Inoltre<br />
i bambini ed i ragazzi non possedendo ancora gli enzimi<br />
adatti alla metabolizzazione dell’etanolo subiscono in<br />
maniera devastante l’azione dell’alcol.
<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 43<br />
Conoscere gli alimenti XI<br />
La concentrazione dell’etanolo nel sangue dipende quindi da vari fattori: dalla<br />
quantità ingerita, dalla modalità di ingestione (a digiuno o a pasto), dalla composizione<br />
corporea, dalla quantità di acqua corporea, dalla capacità individuale di metabolizzare<br />
l’alcol.<br />
L’abuso cronico di alcol può indurre gravi danni: da quelli sul sistema nervoso che vanno<br />
dal tremore alle allucinazioni ed alla demenza, a quelle sul sistema digerente che possono<br />
provocare ulcere, emorragie, cirrosi epatica e danni al pancreas. L’alcol agisce anche<br />
sul sistema cardiovascolare aumentando la pressione arteriosa e la possibilità di cardiopatie<br />
e sulle possibilità di indurre neoplasie in vari organi.<br />
Alcuni studi però hanno anche accostato l’uso moderato di vino, specie di quello rosso,<br />
ad una minore incidenza di cardiopatia ischemica, rispetto a chi non beve o a chi lo<br />
fa in maniera eccessiva. Il vino sembra esercitare un ruolo protettivo superiore rispetto alla<br />
birra, mentre i superalcolici non hanno alcuna capacità protettiva.<br />
Un consumo moderato può essere indicato entro i limiti di 2-3 UA al giorno (pari a<br />
circa 2 bicchieri di vino) per l’uomo e di 1-2 UA per la donna. Tale quantità, da assumersi<br />
durante i pasti è da considerarsi il limite massimo oltre il quale gli effetti negativi cominciano<br />
a prevalere su quelli positivi.<br />
Estrema attenzione deve essere posta al problema delle interazioni tra alcol e farmaci.<br />
Principali interazioni tra alcol e farmaci<br />
FARMACI EFFETTO DELL’ETANOLO<br />
Sedativi, ipnotici, anticonvulsivanti, Potenziamento degli<br />
antidepressivi, ansiolitici, effetti dell’etanolo<br />
analgesici (come gli oppiacei)<br />
Sedativi, ipnotici, narcotici, Aumentata attività e/o<br />
antidepressivi, ansiolitici concentrazione nel sangue<br />
analgesici, barbiturici,<br />
antipsicotici<br />
Anticoncezionali orali, Diminuita attività e/o<br />
anticoagulanti, concentrazione nel sangue<br />
antibiotici (tetracicline, chinoloni, ecc.)<br />
Antipsicotici (neurolettici), Instabilità dei livelli<br />
anticonvulsivanti, del farmaco nel sangue<br />
ipoglicemizzanti orali<br />
Paracetamolo, Possibilità di effetti tossici<br />
altri analgesici-antinfiammatori-antipiretici o dannosi<br />
(anche acido acetilsalicilico),<br />
ipoglicemizzanti orali (sulfaniluree)<br />
antibiotici, sulfamidici,<br />
alcuni antimicotici (metronidazolo)<br />
43
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XI<br />
44<br />
Conoscere gli alimenti<br />
Un altro punto interessante da ricordare è che non è vero che l’alcol a fine pasto aiuti<br />
a digerire, anzi oltre una certa misura rallenta la digestione. Solo gli amari possono dare<br />
una mano, non tanto per la quota di alcol ma perché contengono alcune sostanze,<br />
presenti nelle erbe con le quali vengono prodotti, che stimolano la secrezione biliare e<br />
quindi la digestione dei grassi, i nutrienti più difficili da digerire, ma naturalmente essendo<br />
anche loro alcolici affaticano il fegato. Lo stesso effetto digestivo lo può dare però anche<br />
un contorno di cicoria, di rucola o carciofi.<br />
Come abbiamo già ricordato 1 g d’alcol fornisce ben 7 calorie e tanto per tener presente<br />
le proporzioni bisogna ricordare che 1 g di zucchero o di proteine libera circa 4 calorie<br />
mentre 1 g di grasso raggiunge le 9 calorie. Quindi parlando di calorie possiamo ricapitolare<br />
che un quarto di vino di media gradazione, ovvero due bicchieri corrisponde a<br />
160 calorie, una lattina di birra normale libera circa 105 calorie ed un bicchierino di superalcolico<br />
da 40 ml fornisce poco più di 100 calorie. Per chi ha problemi di sovrappeso<br />
è utile ricordare che è decisamente antieconomico introdurre calorie “vuote”, cioè calorie<br />
senza alcun valore nutritivo, per poi doversi limitare nei confronti di alimenti che dispongono<br />
non solo di maggiori valori nutritivi ma anche di maggior potere saziante.<br />
(1) In collaborazione con il Dott. Luca Milano, responsabile progetto “Alimentazione e Sport” ASL BN1, Benevento.
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XII. Piramide alimentare<br />
Abbiamo già ricordato come tutti gli alimenti siano importanti per mantenere in efficienza<br />
ed in buona salute il nostro organismo ed è bene ricordare anche che non esiste,<br />
né come prodotto naturale né come trasformato, l’alimento completo o ideale, che contiene<br />
tutte le sostanze necessarie e nella giusta quantità e che quindi è in grado di soddisfare<br />
da solo le nostre esigenze nutrizionali.<br />
*Semplificata e integrata da:<br />
La nuova piramide alimentare 2005<br />
(vedi pag. 56)<br />
Piramide alimentare*<br />
mangiatene poco<br />
mangiatene<br />
senza eccedere<br />
mangiatene<br />
molto<br />
Il modo, quindi, più semplice ed efficace per garantire, in misura adeguata, l’apporto<br />
di tutte le sostanze nutrienti indispensabili, è quello di variare il più possibile le scelte e di<br />
combinare opportunamente i diversi alimenti.<br />
Diversificare le scelte alimentari, non solo riduce i rischi di un’alimentazione non adatta<br />
con i possibili squilibri metabolici, ma assicura una maggiore protezione dello stato di salute<br />
attraverso un più completo apporto di minerali, vitamine e altre sostanze protettive.<br />
Da un punto di vista pratico la traduzione di queste indicazioni nella dieta di tutti i<br />
giorni può essere più facile se si raggruppano i diversi alimenti secondo le loro caratteristiche<br />
nutritive principali, come li abbiamo elencati precedentemente.<br />
Per realizzare una dieta completa ed adeguata sarà sufficiente fare in modo che nell’alimentazione<br />
quotidiana ogni gruppo sia rappresentato da almeno una porzione degli<br />
alimenti che ne fanno parte, avendo cura anche di variare abitualmente le scelte nell’ambito<br />
di ciascun gruppo.<br />
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<strong>Libro</strong> Alimentazione.qxd 2-12-2005 14:44 Pagina 46<br />
XII<br />
46<br />
Piramide alimentare<br />
Sono cinque i principali gruppi di alimenti:<br />
1) Gruppo cereali, loro derivati e tuberi, comprende:<br />
pane, pasta, riso, altri cereali come<br />
mais, avena, orzo, farro ecc., oltre che patate.<br />
2) Gruppo frutta ed ortaggi, comprende anche<br />
legumi freschi.<br />
3) Gruppo latte e derivati comprende: latte,<br />
yogurt, latticini ed i formaggi.<br />
4) Gruppo carne, pesce ed uova, comprende<br />
anche i legumi secchi.<br />
5) Grassi da condimento, comprende tanto i<br />
grassi di origine vegetale quanto quelli di<br />
origine animale.<br />
Il concetto di porzione riferito ai diversi<br />
alimenti è difficile da quantificare per le note-<br />
Numero porzioni giornaliere<br />
circa 2100 kcal<br />
CEREALI E TUBERI<br />
Pane 5<br />
Prodotti da forno 1<br />
Pasta o riso 1<br />
Patate 2 (a settimana)<br />
voli varietà in gioco. Una porzione corrisponde a un certo quantitativo in grammi, che si<br />
è cercato di ricavare sulla base dei consumi medi degli alimenti nella popolazione italiana,<br />
degli alimenti e pietanze tipici della tradizione e delle grammature di alcuni prodotti<br />
confezionati. Nel modello denominato della piramide alimentare si consiglia il numero di<br />
porzioni, per gruppo alimentare, da assumersi giornalmente, per osservare un regime alimentare<br />
bilanciato e normocalorico.<br />
GRUPPO DI ALIMENTI ALIMENTI PORZIONI PESO (g)<br />
CEREALI E TUBERI<br />
Pane 1 rosetta piccola/1 fetta media 50<br />
Prodotti da forno 2-4 biscotti/2,5 fette biscottate 20<br />
Pasta o riso (*) 1 porzione media 80<br />
Pasta fresca all’uovo (*) 1 porzione piccola 120<br />
Patate 2 patate piccole 200<br />
ORTAGGI E FRUTTA<br />
Insalate 1 porzione media 50<br />
Ortaggi 1 finocchio/2 carciofi 250<br />
Frutta o succo 1 frutto medio (arance, mele) 150<br />
2 frutti piccoli (albicocche, mandarini) 150<br />
CARNE, PESCE, UOVA, LEGUMI<br />
Carne fresca 1 fettina piccola 70<br />
Carne stagionata (salumi) 3-4 fette medie prosciutto 50<br />
Pesce 1 porzione piccola 100<br />
Uova 1 uovo 60<br />
Legumi secchi 1 porzione media 30<br />
Legumi freschi 1 porzione media 80-120<br />
LATTE E DERIVATI<br />
GRASSI DA CONDIMENTO<br />
(*) in minestra metà porzione<br />
ORTAGGI E FRUTTA<br />
Ortaggi o insalata 2<br />
Frutta 3<br />
CARNE, UOVA, PESCE O LEGUMI 2<br />
LATTE E DERIVATI<br />
Latte o yogurt 3<br />
Formaggi 3 (a settimana)<br />
GRASSI DA CONDIMENTO<br />
Olio, burro o margarina 3<br />
Entità delle porzioni standard nell’alimentazione italiana<br />
Latte 1 bicchiere 125 (un bicchiere)<br />
Yogurt 1 confezione piccola 125 (un vasetto)<br />
Formaggio fresco 1 porzione media 100<br />
Formaggio stagionato 1 porzione media 50<br />
Olio 1 cucchiaio 10<br />
Burro 1 porzione 10<br />
Margarina 1 porzione 10
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XIII. Programma nutrizionale<br />
per la riduzione del peso(2)<br />
Per il controllo del sovrappeso o dell’obesità indotta da sovraconsumo alimentare si<br />
impone un regime alimentare caratterizzato da un’efficace e bilanciata riduzione dell’apporto<br />
calorico giornaliero.<br />
Il decremento ponderale deve necessariamente prevedere, inoltre, una modifica delle<br />
abitudini di vita ed alimentari. L’attività fisica, come meglio si dirà poi, risulta infatti indispensabile<br />
ma non sufficiente per il raggiungimento dell’obbiettivo: essa va sempre associata<br />
ad un programma nutrizionale di restrizione calorica.<br />
Un buon programma “dietetico” deve necessariamente partire dall’attenta valutazione<br />
delle reali abitudini di vita ed alimentari del paziente, ivi comprese le preferenze alimentari,<br />
gli orari dei pasti, l’eventuale abitudine di mangiare fuori casa, la “reale” attività<br />
fisica quotidiana, etc.<br />
Dieta da 1300 kcal<br />
COLAZIONE Caffè o tè non zuccherati<br />
Un vasetto di yogurt magro 125 g<br />
Due fette biscottate integrali 16 g<br />
SPUNTINO Un frutto 200 g<br />
PRANZO Carne magra rossa<br />
o bianca 100 g<br />
Verdura cruda o cotta 200 g<br />
Pane integrale 50 g<br />
Un frutto 200 g<br />
CENA Pasta in brodo 30 g<br />
Pesce 120 g<br />
Verdura cruda o cotta 200 g<br />
Pane integrale 50 g<br />
Un frutto 200 g<br />
CONDIMENTO A DISPOSIZIONE: olio di oliva 25 g<br />
EQUIVALENZE:<br />
125 g di yogurt = latte scremato 125 g<br />
100 g di carne = pesce 120 g<br />
magra pesce sott’olio 50 g<br />
pesce al naturale 80 g<br />
un uovo<br />
formaggio 50 g<br />
prosciutto/bresaola 60 g<br />
30 g di pasta = 30 g di riso<br />
in brodo 50 g di minestra con<br />
legumi secchi<br />
Dieta da 1700 kcal<br />
COLAZIONE Caffè o tè con 10 g di zucchero<br />
Un vasetto di yogurt magro 125 g<br />
Due fette biscottate integrali 16 g<br />
SPUNTINO Un frutto 200 g<br />
PRANZO Pasta 80 g<br />
Carne magra rossa o bianca 120 g<br />
Verdura cruda o cotta 200 g<br />
Pane integrale 50 g<br />
Un frutto 200 g<br />
CENA Pasta in brodo 30 g<br />
Pesce 150 g<br />
Verdura cruda o cotta 200 g<br />
Pane integrale 50 g<br />
Un frutto 200 g<br />
CONDIMENTO A DISPOSIZIONE: olio di oliva 30 g<br />
EQUIVALENZE:<br />
125 g di yogurt = latte scremato 125 g<br />
80 g di pasta = riso 80 g o patate 300 g<br />
120 g di carne = pesce 150 g<br />
magra pesce sott’olio 60 g<br />
pesce al naturale 90 g<br />
due uova<br />
formaggio 60 g<br />
prosciutto/bresaola 70 g<br />
30 g pasta = riso 30 g o minestra<br />
in brodo con legumi secchi 50 g<br />
47
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XIII<br />
48<br />
Programma nutrizionale<br />
La composizione del regime alimentare<br />
deve permettere inoltre, oltre alla riduzione<br />
o al mantenimento del peso corporeo, il miglioramento<br />
dell’insulino-resistenza e del<br />
compenso metabolico e la prevenzione o il<br />
rallentamento delle complicanze aterogene<br />
legate all’eventuale dislipemia.<br />
Attualmente viene considerata ottimale<br />
una perdita di peso non superiore ad 1 kg<br />
per settimana, per la quale si rende necessaria<br />
una restrizione di circa 1000 Kcal/die<br />
rispetto all’introito calorico abituale.<br />
Per quanto riguarda la composizione<br />
della dieta, particolare attenzione va rivolta<br />
al contenuto proteico, che deve rispettare il<br />
bilancio azotato; viene considerato ottimale<br />
un apporto proteico compreso tra 0.8-1 g<br />
di proteine per chilogrammo di peso, pari a<br />
circa il 18-20% della dieta.<br />
Il contenuto in glucidi non deve essere<br />
inferiore al 50-60%, onde evitare la comparsa<br />
di chetosi. I carboidrati utilizzati dovrebbero<br />
essere soprattutto quelli complessi<br />
ricchi di fibre (almeno 30 g/die), con una<br />
riduzione drastica degli zuccheri semplici.<br />
Il restante 20-25% è rappresentato dalla<br />
quota lipidica costituita in maggioranza da<br />
acidi grassi poli e mono insaturi (olio d’oliva):<br />
inevitabilmente si tratta di schemi lievemente<br />
ipolipidici, il che risulta anche in ac-<br />
Dieta da 2200 kcal<br />
COLAZIONE Caffè o tè con 10 g di zucchero<br />
Un vasetto di yogurt magro 125 g<br />
Due fette biscottate integrali 20 g<br />
SPUNTINO Un frutto 200 g<br />
Cracker integrali 20 g<br />
PRANZO Pasta 100 g<br />
Carne magra rossa o bianca 150 g<br />
Verdura cruda o cotta 200 g<br />
Pane integrale 50 g<br />
Un frutto 200 g<br />
SPUNTINO Un bicchiere di latte magro 150 g<br />
Un frutto 200 g<br />
CENA Pasta in brodo 30 g<br />
Pesce 150 g<br />
Verdura cruda o cotta 200 g<br />
Pane integrale 50 g<br />
Un frutto 200 g<br />
CONDIMENTO A DISPOSIZIONE: olio di oliva 40 g<br />
EQUIVALENZE:<br />
125 g di yogurt = latte scremato 125 g<br />
100 g di pasta = riso 100 g o patate 400 g<br />
150 g di carne = pesce 170 g<br />
magra pesce sott’olio 70 g<br />
pesce al naturale 100 g<br />
due uova<br />
formaggio 70 g<br />
prosciutto/bresaola 80 g<br />
30 g di pasta = riso 30 g o minestra<br />
in brodo con legumi secchi 50 g<br />
cordo con l’ipotesi di Blundell sul paradosso dei grassi: l’ipotesi è che i grassi presentino<br />
un potere saziante “effimero” e, quindi, siano in grado di stimolare un maggior introito<br />
calorico nel pasto che segue quello ricco in lipidi.<br />
In definitiva la dieta deve contenere in quantità adeguate sia i macro che i micronutrienti<br />
e deve essere varia; di fatto non è importante che i carboidrati siano rappresentati<br />
da pasta o riso o che venga consumato un ortaggio piuttosto che un altro: è invece<br />
fondamentale assicurare l’apporto proteico e contenere il consumo dei grassi. Dovrebbe,<br />
inoltre, presentare un buon potere saziante, favorito dall’uso di carboidrati a lento assorbimento<br />
e da alimenti ricchi in fibre.<br />
La prescrizione dietetica deve anche essere capace di soddisfare le diverse esigenze e<br />
le diverse capacità del paziente: dovrebbe essere adattata alle abitudini ed alle preferenze<br />
non del singolo paziente ma di tutto il gruppo familiare. È molto importante, infatti,<br />
che il paziente a dieta non si senta emarginato e che riesca a gestire la propria alimentazione<br />
anche in situazioni conviviali; in tal modo la dieta potrà essere seguita anche per<br />
tempi assai lunghi senza compromettere l’adesione del paziente.<br />
Gli alimenti prescritti devono essere facilmente reperibili e graditi al paziente ed inoltre<br />
si devono insegnare al paziente ed eventualmente ai suoi familiari le buone regole alimentari<br />
senza stravolgere le abitudini del paziente stesso.
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Programma nutrizionale XIII<br />
Non va dimenticato, infatti, che la dieta rappresenta uno strumento utile per perdere<br />
peso ma soprattutto necessario a modificare le abitudini alimentari in maniera definitiva.<br />
Molti studi negli ultimi anni hanno dimostrato che riduzioni anche minime, 4-5 Kg ottenute<br />
in uno o due anni, consentono significative riduzioni dell’incidenza del diabete,<br />
anche del 30%.<br />
A modello esplicativo si allegano alcuni schemi di dieta a differente contenuto calorico,<br />
1300 – 1700 – 2200, da poter utilizzare per differenti pazienti in relazione all’età, al<br />
sesso, alla costituzione fisica ed all’apporto calorico abituale.<br />
(2) Con il contributo della Dott.ssa Emilia De Filippo, assistente I livello, Clinica Medica Università “Federico II”, Napoli.<br />
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50<br />
XIV. Attività fisica(3)<br />
La struttura fisica dell’uomo è più adatta al movimento che alla sedentarietà e ciò è<br />
evidente se si esamina l’evoluzione storica dell’uomo in rapporto all’attività fisica.<br />
Durante il paleolitico, iniziato circa un milione di anni fa e terminato 10.000 anni fa, gli<br />
uomini per sopravvivere erano in continuo movimento, visto che dovevano raccogliere i<br />
frutti nati spontaneamente dalla terra ed inseguire le loro prede che catturavano con il<br />
semplice uso di armi ed utensili in pietra scheggiata. Il neolitico, durato da circa 10.000<br />
a 4.000 anni fa, fu un periodo relativamente più tranquillo dal punto di vista dell’attività<br />
fisica, dato che l’uomo imparò progressivamente ad allevare il bestiame e a coltivare i<br />
campi. Successivamente si ebbe un impiego sempre più vasto di arnesi metallici con il<br />
passaggio dalla preistoria alla storia, che iniziò appunto intorno a 4.000 anni fa, quando<br />
gli uomini cominciarono a lasciare documenti scritti sulle loro attività. Da allora sino alla<br />
metà del secolo scorso l’evoluzione è stata più lenta rispetto agli ultimi 100 anni, determinanti<br />
per il progresso scientifico e tecnologico in tutti i settori. I risultati conseguiti da<br />
tale progresso si sono tuttavia diffusi a livello di massa, solo negli ultimi 40 anni, durante<br />
i quali l’attività fisica dell’uomo si è ridotta molto di più che non nelle migliaia e migliaia<br />
di anni precedenti della sua storia. Questo repentino mutamento di abitudini, responsabile<br />
di molte malattie del nostro tempo, ha inciso profondamente sul nostro organismo:<br />
l’estrema diffusione dei casi di sovrappeso ed obesità, presso le popolazioni tecnologicamente<br />
più progredite, ne costituisce appunto uno dei segni più evidenti.<br />
Il progresso ci mette a disposizione più cibo e minori possibilità di smaltire l’apporto<br />
calorico; ecco perché l’attività fisica, che esplica utili effetti fisiologici sull’organismo merita<br />
una sua collocazione definitiva nella vita quotidiana di ogni individuo ed in particolare<br />
nella prevenzione e nel trattamento dell’obesità.<br />
Sono molti coloro che ritengono l’attività fisica utile come terapia per il sovrappeso o<br />
per l’obesità e più in generale per la salute, pochi però quelli che la esercitano con costanza.<br />
In genere si adduce, come scusa per la propria pigrizia, la cronica mancanza di tempo<br />
ma pochi minuti dedicati quotidianamente ad una corsa nel parco o ad una attività ricreativa<br />
oppure ad esercizi di ginnastica, potrebbero consentire di guadagnare anni di vita attiva.<br />
L’esercizio fisico dovrebbe essere considerato un piacevole e salutare complemento dell’attività<br />
quotidiana per qualsiasi persona, in relazione alle proprie capacità fisiche, all’età<br />
ecc. Per tutti rappresenta, unitamente ad una alimentazione più razionale, il solo mezzo naturale<br />
e fisiologico per equilibrare il bilancio tra apporto calorico e spesa energetica.<br />
Come abbiamo già detto, nel corso dei millenni, l’attività lavorativa per il sostentamento<br />
è molto diminuita (per fortuna!) fino alla drastica riduzione degli ultimi decenni.<br />
Risulta pertanto indispensabile aumentare altre tipologie di attività fisica, come quelle<br />
abitudinarie o ricreative o domestiche, fino alla pratica di attività sportive.<br />
Nella categoria attività abitudinarie comprendiamo tutte quelle attività che compiamo<br />
abitualmente durante la giornata. Tra di esse è possibile incrementare quelle che a causa<br />
dei moderni mezzi di trasporto sono diventate pressoché nulle: salire o scendere le scale a
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La corsa nel programma di ricondizionamento generale<br />
• Brevi percorsi di corsa a ritmo lento alternati a tratti di passo con brevi pause di ristoro:<br />
Attività fisica XIV<br />
1ª SETTIMANA: Camminare per 400 metri tutti i giorni<br />
2ª SETTIMANA: Camminare per 800 metri tutti i giorni<br />
3ª SETTIMANA: Camminare per 1200 metri tutti i giorni<br />
4ª SETTIMANA: Camminare per 1600 metri tutti i giorni<br />
5ª SETTIMANA: Camminare per 1600 metri tutti i giorni<br />
6ª SETTIMANA: Camminare per 1600 metri tutti i giorni<br />
7ª SETTIMANA: Camminare per 400 metri, corsa leggera per 400 metri, camminare per altri 800 metri,<br />
tutti i giorni<br />
8ª SETTIMANA: Camminare per 400 metri, corsa leggera per 800 metri, camminare per altri 400 metri,<br />
tutti i giorni<br />
9ª SETTIMANA: Camminare per 400 metri, corsa leggera per 1200 metri, camminare per altri 400 metri,<br />
tutti i giorni<br />
• La distanza da percorrere all’inizio del programma deve essere indicata dal medico curante<br />
• Durata dell’allenamento: almeno 30 minuti di attività, da integrare con gradualità fino a 60 minuti<br />
effettivi<br />
• Gli esercizi di ginnastica e la corsa devono essere sempre preceduti e seguiti da 10-15 minuti di allungamento<br />
muscolare<br />
piedi, fare anche brevi tratti di strada a piedi, non usare sempre il telecomando della tv o<br />
il telefono cordless, ecc. Un recente studio ha dimostrato che se per un anno ci si alzasse<br />
a cambiare il canale tv senza usare il telecomando o ci si dovesse spostare per casa per rispondere<br />
al telefono, si consumerebbero le calorie corrispondenti a circa 4 kg di peso.<br />
Tra le attività fisiche ricreative bisognerebbe incrementare quelle non sedentarie, quindi<br />
meno tv e più tempo da dedicare alle passeggiate o alle escursioni o al giardinaggio o<br />
al ballo per esempio. Un’ora di rock and roll o di un altro ballo veloce fa consumare 7 calorie<br />
per kg corporeo come un’ora di tennis (per una persona di 70 kg circa 500 calorie<br />
ovvero l’equivalente di un primo e di una fetta di carne).<br />
Per attività sportive invece si intendono tutte quelle attività fisiche caratterizzate da un<br />
certo grado di agonismo dove per agonismo indichiamo l’atteggiamento di misurarci con<br />
altri in un confronto liberamente scelto. Questa caratteristica è tipica dell’essere umano<br />
ed è facilmente osservabile a tutti i livelli ed in particolare nei bambini che fanno gare per<br />
determinare chi è il più forte o il più veloce o il più abile ecc. È una delle conseguenze<br />
psicologiche derivate dall’innato istinto di conservazione dell’uomo, da sempre costretto<br />
ad una lotta quotidiana per la sopravvivenza e dal fatto che l’uomo è un animale da branco<br />
in cui è decisivo imporre una scala gerarchica. La costante e continua repressione di<br />
questi impulsi potrebbe infatti, nel tempo, alterare l’equilibrio psichico. Ecco perché ci si<br />
può rilassare rispetto alle lotte quotidiane impegnandosi spontaneamente in un’altra<br />
competizione, come per esempio un’attività sportiva, che permette di aggredire senza<br />
provocare gravi conseguenze e propone situazioni difficili offrendo la possibilità di misurarsi<br />
senza creare grossi problemi.<br />
Gli sport si possono dividere in varie tipologie.<br />
Sport di abilità in cui si richiedono elevata reattività psichica, come prontezza di riflessi,<br />
concentrazione, ecc., modesto lavoro muscolare, modesto dispendio energetico nell’unità<br />
di tempo. Per esempio il tiro a segno, il golf, il tiro con l’arco o il ping-pong.<br />
51
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XIV<br />
52<br />
Attività fisica<br />
Sport di resistenza in cui è necessaria un’elevata resistenza fisica, una modesta reattività<br />
psichica, un’elevata capacità respiratoria e cardiovascolare (lavoro aerobico), una<br />
buona capacità muscolare ed un buon dispendio energetico. Per esempio: la corsa, il podismo,<br />
il ciclismo, lo sci di fondo, il pattinaggio, il nuoto o il canottaggio ecc.<br />
Sport di agilità e resistenza in cui si richiedono elevata reattività psichica e fisica (agilità),<br />
elevata resistenza fisica, elevata attività respiratoria e cardiovascolare (lavoro in parte<br />
aerobico e in parte anaerobico), movimenti veloci, discreta potenza muscolare e buon<br />
dispendio energetico. Per esempio: calcio, tennis, pallacanestro, rugby, scherma, pallanuoto<br />
e così via.<br />
Sport di forza che richiedono elevata forza applicata per breve tempo, elevata attività<br />
cardiorespiratoria per breve tempo, elevato dispendio energetico nell’unità di tempo. Per<br />
esempio: sollevamento pesi, ginnastica agli attrezzi, lancio del peso o del disco ecc.<br />
Naturalmente per il problema del controllo del dispendio energetico in pazienti che<br />
vogliono ridurre il sovrappeso sono da preferirsi gli sport di resistenza, da praticarsi con<br />
regolarità. Infatti queste attività fisiche consentono un costante allenamento articolare,<br />
muscolare, respiratorio (lavoro aerobico) e circolatorio.<br />
SMETTERE<br />
QUESTE ATTIVITÀ<br />
Guardare la TV,<br />
giocare con il<br />
computer, stare<br />
seduti più di 30 minuti<br />
3-7 volte<br />
alla settimana<br />
ESERCIZI PER<br />
LA FLESSIBILITÀ<br />
Golf, bowling,<br />
softball, bricolage, ecc.<br />
3-6 volte alla settimana,<br />
più di 20 minuti continui<br />
ESERCIZI AEROBICI<br />
Camminare a passo veloce,<br />
nuoto, bicicletta, salire le scale,<br />
esercizi in acqua, tapis roulant, ecc.<br />
e/o<br />
e/o<br />
Piramide delle attività<br />
2-3 volte<br />
alla settimana<br />
8-12 ripetizioni<br />
1-3 serie di<br />
ESERCIZI PER LA FORZA<br />
Con attrezzi,<br />
a corpo libero,<br />
piegamenti, saltelli, ecc.<br />
3-6 volte alla settimana,<br />
più di 20 minuti continui<br />
SPORT ATTIVO E RICREATIVO<br />
Escursioni a piedi, tennis,<br />
ballo, calcio, pallacanestro, ecc.<br />
OGNI GIORNO (il più a lungo possibile)<br />
Camminare con il cane, fare la strada più lunga, fare le scale ed evitare l’ascensore,<br />
andare a piedi per fare la spesa, o altri servizi (ufficio postale, banca, ecc.), fare<br />
giardinaggio, parcheggiare più lontano, camminare più a lungo durante la giornata.
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Attività fisica XIV<br />
FORMA DI ATTIVITÀ PER 70 KG PER KG<br />
(peso medio dell’uomo)<br />
Durante il sonno 65 0,93<br />
In stato di veglia ma a riposo 77 1,10<br />
Seduto 100 1,43<br />
Mentre si legge ad alta voce 105 1,50<br />
In stato di rilassamento 105 1,50<br />
Cucendo a mano 111 1,59<br />
Prestando attenzione 115 1,63<br />
Facendo la calza (23 punti/minuto o più) 116 1,66<br />
Vestendosi o svestendosi 118 1,69<br />
Cantando 122 1,74<br />
Lavoro da sarto 135 1,93<br />
Scrivendo a macchina rapidamente 140 2,00<br />
Stirando (con ferro da stiro da 2 kg) 144 2,06<br />
Lavando i piatti 144 2,06<br />
Rilegando i libri 169 2,41<br />
Pulendo il pavimento 170 2,43<br />
Lavoro da calzolaio 180 2,57<br />
Camminando lentamente (3 km/ora) 200 2,86<br />
Lavoro da carpentiere, da metallurgico 240 3,43<br />
Camminando abbastanza velocemente (5 km/ora) 300 4,28<br />
Scendendo le scale 364 5,20<br />
Lavorando la pietra 400 5,71<br />
Segando la legna 480 6,86<br />
Nuotando 500 7,14<br />
Camminando molto velocemente (8 km/ora) 570 8,14<br />
Correndo (8 km/ora) 650 9,28<br />
Salendo le scale 1.100 15,8<br />
* Shermann, Chemistry of Food and Nutrition<br />
Consumo di energia (cal) per ora<br />
in relazione a diverse attività muscolari *<br />
Sono graduabili secondo le possibilità individuali come età, sesso ed efficienza fisica.<br />
Inoltre sono abbastanza gradevoli e gratificanti purché si rimanga sul piano dell’agonismo<br />
ricreativo e consentono un dispendio energetico abbastanza elevato accelerando,<br />
insieme ad un idoneo programma alimentare, il decremento ponderale.<br />
Tuttavia può risultare utile inserire in un programma motorio, al fine di renderlo più<br />
vario e divertente, qualche sport di abilità o di agilità.<br />
Uno dei miti da sfatare, nonostante quello che dice la pubblicità, è quello che chi fa<br />
sport, per il sudore profuso, ha bisogno di reintegrare i sali minerali persi.<br />
Concettualmente è corretto ma è stato calcolato che affinché l’organismo avverta la scarsità<br />
di sali minerali ci vogliono, in condizioni di temperatura ed umidità medie, almeno<br />
20 km di corsa, 100 km in bicicletta, 4 ore di tennis o 2 ore di pallacanestro. Il problema<br />
quindi riguarda quasi esclusivamente i veri sportivi. Dopo lo sport, quindi dell’acqua fresca<br />
va già bene, i sali minerali verranno reintegrati con il primo pasto successivo all’attività<br />
sportiva. Come abbiamo visto i minerali sono presenti in tutti gli alimenti, in particolar<br />
modo in frutta e verdura. Gli integratori in commercio comunque non fanno male,<br />
contengono acqua, un po’ di sali, soprattutto per evitare che l’acqua venga persa troppo<br />
53
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XIV<br />
54<br />
Attività fisica<br />
presto col sudore e dello zucchero per fornire ai muscoli un po’ di energia di pronto impiego.<br />
Una ricetta per preparare un ottimo reintegratore fatto in casa è la seguente: in<br />
un litro di acqua non oligominerale va spremuto un limone o un’arancia e versato un cucchiaino<br />
di sale da cucina e 5-6 cucchiaini di zucchero.<br />
L’attività fisica da proporre non deve prevedere allenamenti faticosi e massacranti ma<br />
un approccio morbido e graduale, che tenga conto delle reali possibilità motorie e fisiche<br />
individuali, della effettiva disponibilità di tempo e di mezzi, anche economici, e non ultimo<br />
anche delle preferenze e delle precedenti esperienze motorie e sportive.<br />
Come abbiamo precedentemente accennato è particolarmente utile aumentare le occasioni<br />
quotidiane di movimento spontaneo non solo nel tempo libero ma anche nel corso<br />
delle normali attività lavorative o domestiche.<br />
L’obiettivo finale non deve essere quello di trasformarci in atleti ma quello di indurre<br />
uno stabile cambiamento delle abitudini di vita che preveda di ridurre il più possibile le<br />
occupazioni sedentarie e l’inattività fisica e di aumentare per quanto possibile l’attività e<br />
le occasioni di movimento.<br />
Come programma motorio sono indicate tutte le possibili attività aerobiche (passeggiata,<br />
corsa, bicicletta, nuoto ecc.) di lunga durata e di media intensità, in quanto determinano<br />
una maggiore spesa energetica per minuto di allenamento.<br />
Infatti l’energia richiesta per sostenere le attività aerobiche deriva da una “miscela bilanciata”<br />
di glucidi e di lipidi, mentre il contributo degli aminoacidi delle proteine è solo<br />
marginale. La maggiore o minore utilizzazione dei lipidi rispetto agli zuccheri dipende dall’intensità<br />
e dalla durata dell’attività fisica: nel caso di attività brevi ma intense prevale il<br />
ricorso agli zuccheri (l’unico substrato utilizzabile in condizioni anaerobiche) mentre mano<br />
a mano che la durata del lavoro aumenta e l’intensità si riduce proporzionalmente,<br />
prevale l’utilizzazione dei substrati lipidici.<br />
L’esercizio fisico più semplice, che consente comunque di raggiungere una soglia allenante,<br />
per quanto blando, è costituito dalla marcia di buon passo e dalla corsa a ritmo<br />
lento. Non dimentichiamoci che per millenni, fino a qualche generazione fa, il genere<br />
umano è stato costretto, per procurasi il cibo cacciando o seguendo le mandrie nei pascoli<br />
o per spostarsi, a camminare o a correre a ritmo blando e quindi per il nostro organismo<br />
la marcia risulta particolarmente adatta. Un recente studio indicava in circa 10.000<br />
passi al giorno la quota di attività fisica consigliata per mantenersi in buone condizioni fisiche.<br />
Sia la marcia che la corsa sono attività con numerose caratteristiche favorevoli, tra<br />
le quali la possibilità di prevedere carichi progressivamente crescenti, con l’opportunità di<br />
adattarli alle reali necessità del paziente. Inoltre il percorso può risultare più o meno impegnativo,<br />
a seconda della distanza da percorrere, delle difficoltà incontrate (percorso<br />
piano oppure ondulato o addirittura in costante salita), della velocità di percorrenza, del<br />
ritmo imposto. L’esercizio può essere rallentato o addirittura interrotto, in relazione alle<br />
esigenze dell’organismo, così da favorire un sufficiente recupero ed essere successivamente<br />
ripreso. È un’attività che può essere praticata in qualsiasi luogo, a bassissimo costo,<br />
con qualsiasi terreno, adattando l’abbigliamento alle diverse condizioni climatiche,<br />
che non necessita di impianti o di attrezzature sportive specifiche e che non è legata ad<br />
orari particolari.<br />
Un semplice programma, consigliato dagli esperti del WHO nel 1997, consiste nel<br />
camminare per almeno 30 minuti al giorno, quanti più giorni la settimana, meglio se tutti<br />
i giorni. Eventualmente accanto a questo tipo di programma si può consigliare di praticare<br />
almeno 2 volte alla settimana della ginnastica aerobica o degli esercizi con i pesi,<br />
per 30-45 minuti.
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Attività fisica XIV<br />
Si può anche adottare, per esempio, la metodica dei circuiti (circuit training) che impegnino<br />
molti gruppi muscolari, con basso carico (pesi di modesta entità), molte ripetizioni<br />
e brevi intervalli di recupero tra una serie e l’altra di ripetizioni.<br />
Un altro fattore importante per indurre consumo energetico sufficiente, oltre alla frequenza,<br />
alla continuità ed alla durata, è l’intensità del lavoro muscolare. In linea generale,<br />
molti studi dimostrano che non sono necessarie sedute particolarmente affaticanti, ma<br />
basta praticare un’attività fisica che innalzi la frequenza cardiaca a riposo di un 50% per<br />
promuovere gli adattamenti ricercati.<br />
La frequenza cardiaca massima (FC max), in mancanza dei dati ottenuti da test ergonometrici,<br />
è possibile calcolarla sulla base delle seguenti formule:<br />
• donne e uomini sedentari FC max: 220 - età in anni<br />
• uomini attivi FC max: 205 - 1/2 età in anni<br />
• uomini e donne obesi FC max: 200 - 1/2 età in anni<br />
In alternativa, un metodo ancora più semplice per stabilire la giusta intensità di lavoro,<br />
sulla base delle sensazioni riferite, è quello del “tolk-test” secondo il quale l’intensità<br />
di lavoro adeguata è quella che consente di protrarre l’attività fisica per diversi minuti, riuscendo<br />
a sostenere facilmente una conversazione.<br />
(3) Con il contributo della Prof.ssa Serena Bellezza, docente di Scienze Motorie.<br />
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XV. La nuova piramide<br />
alimentare 2005<br />
Elaborazione della piramide alimentare 2005 sviluppata dall’USDA (U.S. Department of Agriculture)<br />
www.mypyramid.gov - www.hsph.harvard.edu/nutritionsource/pyramids.html
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Bibliografia<br />
L’intento di questo testo è di informare, in maniera chiara e scientificamente documentata,<br />
sugli elementi essenziali per un’alimentazione sana ed equilibrata e non ha certo la pretesa di<br />
essere esaustivo o di fornire diete “fai da te”.<br />
Per preparare questo testo ho attinto, a volte saccheggiato, in modo cospicuo e spero in<br />
modo proficuo, da numerose fonti bibliografiche. Ho ritenuto più utile fornire le indicazioni<br />
bibliografiche alla fine del testo piuttosto che interrompere la forma discorsiva semplice di<br />
questo lavoro con numerose citazioni.<br />
La bibliografia inerente l’alimentazione è molto vasta, il tema è molto di moda e c’è<br />
“fame” di informazioni corrette. Non a caso la nutrizione ha assunto una così grande rilevanza<br />
e, purtroppo, la “titolografia’ presente in libreria non é sempre di buon spessore.<br />
Gli autori ed i testi citati sono tutti di elevato livello, sia scientifico che divulgativo, ed i<br />
lettori eventualmente interessati ad approfondire alcuni argomenti particolari - da me a volte<br />
solo accennati per brevità - possono trovare i testi in questione molto facilmente, in qualsiasi<br />
buona libreria.<br />
1 Eugenio Del Toma, Il gourmet di lunga vita, Laterza 1999.<br />
2 Francesco Morelli, In forma con il metodo a dieta libera, Oscar Mondatori 1999.<br />
3 Fondazione IDIS, L’alimentazione, CUEN 1995.<br />
4 Carlo Cannella, Giovanni Carrada, I miti dell’alimentazione, TEA 1999.<br />
5 Elio Muti, La bibbia delle calorie, Demetra 2003.<br />
6 INRAN, Linee guida per una sana alimentazione italiana, 2003.<br />
7 Marvin Harris, Buono da mangiare, Einaudi 1992.<br />
8 Aldo Mariani Costantini, Carlo Cannella, Gianni Tomassi, Fondamenti di Nutrizione<br />
Umana, Il pensiero scientifico Editore 1999.<br />
9 Michelangelo Gianpietro, Raffaella Spada, Giovanni Caldarone, Attività fisica e obesità,<br />
prevenzione e trattamento, Medi Serve 2001.<br />
10 De Cristofaro, Basi metodologiche dell’approccio psiconutrizionale, SEE Firenze 2002.<br />
11 Gerard Apfeldorfer, Mangio, dunque sono, Marsilio 1993.<br />
12 Carlo Maria Rotella, Edoardo Mannucci, Valdo Ricca, L’obesità, SEE Firenze 1997.<br />
13 Giuseppe Arienti, Le basi molecolari della nutrizione, Piccin 1996.<br />
14 Franco Contaldo, Mario Mancini, Nutrizione Clinica Principi di Base, Gnocchi 1995.<br />
15 Eugenio Del Toma, Dietoterapia e nutrizione clinica, Il pensiero scientifico 2000.<br />
16 Flandrin J.L., Montanari M., Storia dell’alimentazione, Laterza 1999.<br />
17 Rosalba Mattei, Manuale di nutrizione clinica, Franco Angeli Ed. 2001.<br />
18 Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, Einaudi 1998.<br />
19 Giuseppe Fatati, Manuale clinico per la gestione del paziente obeso e in soprappeso, Il<br />
Pensiero Scientifico Editore 2000.<br />
20 Luciana Diodato, Il linguaggio del cibo, Rubbettino 2001.<br />
21 AA.VV., Il grande libro della salute alimentare, Oscar Guide Mondatori 2003.<br />
22 Massimo Montanari, La fame e l’abbondanza, Laterza 2003.<br />
23 Giovanni Rebora, La storia della forchetta, Laterza 2002.<br />
24 Madeleine Fievet-Izard, La dietetica in 200 domande e risposte, De Vecchi Editore 2002.<br />
25 AA.VV., Enciclopedia degli alimenti, Baroli Editori 2002.<br />
26 Arturo Cocchi, Il mio peso, la mia salute, Orme Editori 2003.<br />
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