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La donna usata dalla pubblicità_Panarese - Aiart

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tutti noi mentre partecipiamo alle situazioni sociali, e con lo stesso scopo: rendere leggibile un’azione<br />

intravista». 20<br />

Lo studio effettuato non prevede un’analisi del contenuto di tipo tradizionale (almeno perché le sue<br />

categorie non sono mutualmente esclusive), né può essere considerata una vera e propria indagine<br />

semiotica. Non si ispira nemmeno a forti paradigmi critici quale quello psicoanalitico. Compie piuttosto<br />

un’analisi visuale originale, in cui al materiale iconografico è data un’importanza centrale per analizzare il<br />

cerimoniale sociale, sviluppando un approccio che affonda le proprie radici nella tradizione antropologica di<br />

Bateson e Mead 21 .<br />

L’ipotesi messa alla prova e convalidata da Goffman è che la rappresentazione pubblicitaria dei generi<br />

sia fortemente sbilanciata a favore degli uomini. Tra i risultati più interessanti c’è la cosiddetta funzione<br />

gerarchica, secondo cui la maggior parte delle <strong>pubblicità</strong> che mettono in scena uomini e donne evocano più<br />

o meno apertamente divisioni e gerarchie tradizionali tra i sessi: la <strong>donna</strong> appare più spesso in posizione<br />

subalterna o ancillare, l’uomo, la cui statura più elevata indica uno status superiore, è rappresentato in una<br />

postura protettiva, che cambia secondo il legame sociale – familiare, professionale, amoroso – che<br />

intrattiene con le sue partner (Cfr. Fig. 46-48).<br />

Si registra anche il fenomeno dell'estraneazione, rilevabile quando la <strong>donna</strong> è raffigurata distratta e poco<br />

coinvolta <strong>dalla</strong> situazione, affidata alla vigilanza e al controllo dell’uomo. A questo proposito, il sociologo<br />

scrive:<br />

«Più degli uomini, le donne ci vengono mostrate in disposizioni che le allontanano mentalmente <strong>dalla</strong> situazione<br />

sociale ambientale, le lasciano disorientate in e verso di essa e dunque, apparentemente, in balia della protezione e<br />

della benevolenza eventualmente attuate dagli altri partecipanti (presenti o possibili).<br />

D’altra parte, quando una persona perde il controllo della sua espressione facciale, quando la sua emozione (riso o<br />

timidezza) «straripa», essa ha, per dissimulare in parte il suo cedimento, la risorsa di girarsi rispetto agli altri o di<br />

coprirsi il viso, in particolare la bocca, con le mani. Qui si tratta della ritualizzazione di un gesto associato all’infanzia»<br />

(Cfr. Fig. 52-55)<br />

Fig. 46-48. Esempi di funzione gerarchica tra gli annunci pubblicitari studiati da Goffman<br />

20<br />

Goffman E., Gender Advertisements, cit., p. 84.<br />

21<br />

Bateson G., Mead, M., The Balinese Character, New York Academy of Science, New York, 1942.<br />

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