MACBETH ATTO PRIMO SCENA PRIMA - Un luogo ... - KairosTeatro
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(Escono Banquo e Fleance)<br />
<strong>MACBETH</strong>: Va', di' alla tua padrona che quando la mia bevanda è pronta, batta un tocco di<br />
campanello. E vattene a letto. (Il Servo esce) E' un pugnale questo che mi vedo davanti, col<br />
manico rivolto verso la mia destra? Vieni, lascia ch'io t'afferri. Non ti sento in mano, e pur ti<br />
vedo ancora. Fatale visione, non sei dunque sensibile al tatto come alla vista? o sei soltanto un<br />
pugnale della immaginazione, un parto menzognero del cervello eccitato dalla febbre? Ti<br />
vedo ancora, e in una forma palpabile, come questo che or traggo. Tu mi guidi, come un<br />
araldo, a quella via per la quale io stesso mi mettevo; e tale, qual tu sei, è lo strumento ond'io<br />
dovevo servirmi. Gli occhi miei sono ludibrio degli altri sensi, o altrimenti essi valgono più di<br />
tutti loro messi insieme: io ti vedo ancora; e sulla tua lama e sull'impugnatura vedo stille di<br />
sangue, che prima non v'erano. No, non c'è nulla di simile. E' l'atto sanguinoso che sto per<br />
compiere, il quale prende corpo, così, davanti agli occhi miei. Ora sopra una metà del mondo<br />
la natura sembra morta, e malvagi sogni ingannano il sonno tra le sue cortine: la stregoneria<br />
celebra i riti della pallida Ecate e lo smunto assassinio, messo all'erta dalla sua sentinella, il<br />
lupo (il cui ululo è il suo grido d'allarme), con andar furtivo, coi passi lunghi del violatore<br />
Tarquinio, muove così incontro al suo disegno, simile ad uno spettro. Tu, salda e ben ferma<br />
terra, non sentire per quale via camminano i miei passi, per paura che le pietre stesse abbiano<br />
a chiacchierare del <strong>luogo</strong> ove io mi aggiro, e tolgano al momento l'orrore presente, che con<br />
esso s'accorda. Mentre lo minaccio, egli vive: le parole spirano un troppo freddo alito sul<br />
fuoco dell'azione.<br />
(<strong>Un</strong> campanello suona) Io vado, ed è fatta: il campanello m'invita. Non udirlo, Duncan,<br />
poiché è un rintocco funebre che ti chiama in cielo o all'inferno.<br />
(Esce)<br />
<strong>SCENA</strong> SECONDA - Lo stesso <strong>luogo</strong><br />
(Entra LADY <strong>MACBETH</strong>)<br />
LADY <strong>MACBETH</strong>: Ciò che ha reso ubriachi costoro, ha fatto audace me; ciò che li ha spenti,<br />
a me ha dato fuoco. Ascoltiamo! Zitti! E' stata la civetta che strideva, la fatale risvegliatrice,<br />
che dà la più sinistra buona notte. Egli è all'opera. Le porte sono aperte, e i servi rimpinzati si<br />
fanno beffe della loro consegna russando: io ho messo nelle loro bevande tante di quelle<br />
droghe, che la morte e la natura disputano se essi siano vivi o morti.<br />
<strong>MACBETH</strong> (di dentro): Chi c'è? olà, oh!