"Sport in Piemonte" Ago - CONI Piemonte

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14 attualità attualità S.O.S calcio La crisi colpisce tanti club tradizionali, fra i quali Ivrea e Biellese di Paolo Accossato C’era una volta il calciomercato dei giocatori. Numeri dieci inseguiti da mezzo Piemonte, mezzale di valore pronte a spostarsi da una provincia all’altra là dove si sentiva odore di promozione. E i presidenti spendevano, i costi salivano, i rimborsi spese si gonfiavano. Estate 2009: i pezzi pregiati, quelli più ricercati dalle società non hanno più 20 o 30 anni e non giocano neppure più a pallone da molto tempo. In un momento di forte crisi economica e di idee, con lo spettro del baratro del fallimento lì ad un passo, i sodalizi piemontesi hanno aperto una nuova caccia. Quella all’imprenditore in grado di garantire la sopravvivenza o, nel migliore dei casi, l’ambizione ad una scalata di categoria. Fondi nuovi, liquidità fresche per costruire rose in grado di fare il salto di qualità. Le alternative non sono molte: ridimensionamento, fusione, chiusura. Ed è puntualmente quello che è accaduto e sta accadendo in mezzo Piemonte. A fronte di spese di gestione sempre più alte e davanti al minor coinvolgimento economico di molti finanziatori che devono prima di tutto pensare alle proprie attività, il calcio piemontese (che non è quello lombardo) tentenna, barcolla e in qualche caso alza bandiera bianca. Gli esempi significativi non mancano: la situazione più eclatante si vive ad Ivrea dove la passione del patron Giuliano Zucco e sei anni di professionismo con la vetta della C1 non bastano. Da soli non si va da nessuna parte, to possibile perché le due società sono nella stessa provincia ma la città resta solo una settimana senza pallone perché subito i granata si fondono con la Pro loco Front (Prima Categoria) ripartendo dunque da lì, 3 campionati più in basso. Senza contare l’incredibile numero di fusioni (Saviglianese-Cervere,Libertas Biella-Cossatese, Orbassano-Gabetto, Villarvernia-Val Bor- Il presidente regionale della FIGC bera solo per citarne alcune) o di sparizio- Ermelindo Bacchetta ni (incredibile il caso della Marentinese in tre anni nessuno si fa avanti per non iscritta dal presidente Bordone alla prossima Pro- sostenere gli arancioni e così Zucco mozione per protesta contro i co- dice basta. Il risultato è la spariziosti sempre più elevati) che di fatto ne del calcio dalla città, un gioiel- ridisegnano la geografia del calcio lo come il “Pistoni” inutilizzato e piemontese. neppure una cordata locale in gra- La morale è unica: da soli si fa semdo di richiedere a Roma l’iscrizione pre più fatica ad andare avanti, i perlomeno in Eccellenza. Dalla Se- campanilismi si mettono da parte conda Divisione al nulla nel giro di di fronte alle esigenze di bilancio. un mese, quindici anni di costante Per il presidente regionale Erme- crescita e investimenti liquefatti in lindo Bacchetta è una necessità un attimo. dettata dalle contingenze econo- A Biella, pochi chilometri più in là, miche che però non snatura il mo- si assiste ad uno spettacolo simile: vimento: “Alla chiusura delle do- cavalcata trionfale e primo posto mande di iscrizione siamo di fronte nel Cnd, Seconda Divisione trion- ad una situazione non drammatifalmente (ri)conquistata e subito ca: nei massimi campionati regio- perduta perché patron Tescari non nali abbiamo tre o quattro casi di iscrive la squadra al campionato. reale difficoltà. Per il resto i soda- Lotta contro il tempo e richiesta di lizi si sono dati da fare attraverso una riammissione in Eccellenza, a fusioni o cambi di denominazione patto che nel frattempo qualcuno per continuare a fare attività. Cer- si faccia avanti senza farsi spavento, a fare notizia sono i casi di Ivrea tare dai costi. E scendendo di ca- e Biellese dove i problemi però mi tegoria le cose non vanno meglio sembrano più a livello di rapporto con fusioni a go go e compraven- con l’amministrazione comunale. dite di titoli sportivi da società or- Per il resto mi pare che si sia capito mai senza soldi a sodalizi più am- che è necessario tornare al diletbiziosi. Emblematico il caso della tantismo più puro, quello fatto di Rivarolese, la cui estate si gioca rimborsi spese adeguati, un livel- essenzialmente negli uffici dei nolamento verso il basso dei costi di tai: il calcio da Rivarolo si sposta a gestione e la riduzione delle prete- Chieri grazie ad un accorpamense da parte dei giocatori”.
Dai fossi agli ostacoli fino a Cuneo Il diciassettenne Josè Reynaldo Bencosme de Leon nuova promessa azzurra dell’atletica leggera di Giancarlo Spadoni E’ un simpatico coloured italiano dal nome spagnolescamente roboante, Josè Reynaldo Bencosme de Leon, diciassette anni appena compiuti, e nel mondo dell’atletica nazionale italiana già tutti parlano di lui. Abita a Borgo San Dalmazzo, a due passi da Cuneo, dove va a studiare e a frequentare l’Atletica Cuneo, allenato da Gigi Catalfamo al campo scuola comunale. E’ su quella pista che il 13 giugno scorso, durante i meeting “Trofeo Walter Merlo” il ragazzo venuto dai Caraibi si è imposto all’attenzione dell’atletica italiana e del suo presidente Franco Arese, che su quella pista aveva anche cominciato la sua carriera agonistica, correndo i 400 ostacoli in 51” e 50, nuovo record italiano allievi. E meno di un mese dopo, con un altro sorprendente salto di qualità, ancora più significativo, di cui parleremo più avanti, dopo la storia di questo nuovo protagonista dell’atletica arrivato da lontano, che è anche un caso di quell’integrazione in atto ai giorni nostri, che da anche nuovi personaggi allo sport italiano, come del resto era successo qualche anno fa, proprio nell’atletica, con Koura Kaba Fantoni, africano di Kinshasa e adottato da Milvio Fantoni, denominato “la freccia nera”, un velocista che in gioventù aveva vinto tutto, arrivando in azzurro alla presenza olimpica ad Atene e a vari campionati europei e mondiali di categoria, per poi perdersi nelle remore della prima notorietà. Pelle bruno scura dei mulatti caraibici, corpo longilineo e occhi vivaci, Josè Reynaldo Bencosme junior de Leon è nato il 16 di maggio del 1992 nell’isola Hispaniola, tra Cuba e Portorico, divisa tra Repubblica Domenicana e Haiti. Cristoforo Colombo vi sbarcò nel 1492 e la Foto Giancarlo Colombo per Omega/Fidal chiamò “La Espanola”, fondandovi la prima colonia del Nuovo Mondo. Josè Bencosme, fino a undici anni ha abitato nella cittadina di Barranca La Vega, Repubblica Dominicana, per gran parte con sua nonna Marcellina de Leon poiché sua madre Elena era già in Italia, a Borgo San Dalmazzo, come badante, raggiunta poi dal marito Josè, operaio. Lui, Josè junior, era rimasto a Barranca, dove si festeggia il più antico tra i tanti carnevali del Nuovo Mondo, e si divertiva in sacco: “Laggiù c’è un bel clima, ero sempre fuori con i compagni, si andava al fiume, si giocava a calcio e tornavo a casa la sera”. Ma la nonna Marcellina de Leon, con i suoi anni, faceva sempre più fatica a gestirlo, e così venne il momento che sua mamma lo chiamò in Italia. Certo, approdare a Borgo San Dalmazzo in pieno inverno, il 9 di gennaio, arrivando dai Caraibi, non è stato per Josè un impatto tanto felice, ma ritrovava i genitori, e in seguito un ambiente che lo accolse con simpatia, specie a scuola, dove lui si adattò velocemente, subito promosso al primo anno, e all’oratorio parrocchiale, dove riprese a giocare a calcio. Fu dopo qualche anno che un insegnante di un istituto tecnico di Cuneo, Paolo Berto, per formare la squadra del- emergenti emergenti 15 la scuola, lo istradò all’atletica, intravedendo subito in lui le doti fisiche per il salto ad ostacoli. Non passò molto tempo che approdò all’Atletica Cuneo, ben accolto dal presidente Valerio Romana, e soprattutto dal responsabile sportivo Gigi Catalfamo, sempre più convinto delle doti di quattrocentista hs del suo allievo. Che dopo il felice esordio al meeting Walter Merlo, col record italiano Allievi, veniva accreditato ai Mondiali Under 18 di atletica leggera l’11 luglio 2009 a Bressanone, dove, sempre nei 400 hs, compiva il suo secondo exploit, questa volta a livello mondiale, con buoni tempi in batteria, 52” 88, migliorandosi in semifinale, 52” 24, per salire sul podio del bronzo, con 51” 74, appena al di sotto del vincitore cubano Sotomayor, 51” 30, e del secondo, il keniota Mutai, 51” 45. Con sé aveva portato, con la prima maglia azzurra, il braccialetto che nonna Marcellina de Leon, 82 anni, gli ha mandato da Hispaniola, fatto di minuscole icone di legno con le madonne venerate nei Caraibi, che Josè porta sempre con sé, ma si toglie prima della gara, per non coinvolgere, lui religiosissimo, nonne e madonne. L’intervento subito dopo dell’entusiasta presidente della Federazione Italiana Franco Arese è stato quello di assicurare i dirigenti dell’Atletica Cuneo che il ragazzo italo caraibico potrà continuare ad allenarsi nel suo ambiente attuale, per il momento senza spostamenti, e se mai saranno i tecnici della federazione a venire a Cuneo a dar manforte a Gigi Catalfamo per contribuire alla sua formazione in una disciplina non semplice come quella degli ostacoli. Sebbene lui, Josè Reynaldo Bencosme de Leon, dica ridendo “Per me saltare non è difficile, l’ho sempre fatto anche da più giovane: saltavo i fossi, saltavo la finestra della casa di mia nonna per uscire, saltavo sui sassi del fiume. Per me che ho le gambe lunghe, saltare gli ostacoli in pista non è un problema!”
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